Meravigliosi, Tediosi, Risvegli

di
genere
bisex



L’oscurità è una coltre profonda e calda nel quale sprofondare in compagnia del tepore della tua pelle nuda, tale è la condizione in cui mi hai abbandonato al sopraggiungere del sonno.
Ci siamo presi a modo nostro, senza regole o intenzioni dichiarate in un trascendere di violenza e dolcezza senza una continuità, come due pesci che sfruttano la corrente e assestano qualche colpo di pinna per correggere la direzione.
I capezzoli delle tue tette sudaticcie contro la mia schiena, il calore della tua fica bagnata contro il mio culo, la tua mano contro il mio fianco a cingermi mentre ne incroci le gambe.
Ci godiamo la calma, dopo la tempesta tra le onde scomposte delle coltri del letto, così ho chiuso gli occhi stanco e fiducioso alla notte.
Il mio risveglio è dolce, insinuante e nel contempo vi è qualcosa di incompleto in esso, il mio orecchio lambito da calda umidità, che la coscienza riemersa dal torpore identifica con la tua lingua, un attimo ancora prima di rendermi conto che ho le braccia immobilizzate al pari delle gambe.
Piccola carognetta… hai avuto mano leggera, impadronendoti dei miei polsi e delle mie caviglie senza ridestarmi.
Vorrei poter tornare a dormire, ma anche il mio cazzo cinto dalla tua mano, la pensa diversamente, non posso ignorarti, non vuoi che ti ignori, non ti sei data tanto da fare per nulla.
Sono ancora deliziato, ma non rassicurato dalle tue tette schiacciate contro la schiena, dal turgore dei tuoi capezzoli impuntati su di essa, non avverto la tua fica, che immagino ancora oscenamente umida di desiderio contro il mio culo… il mio culo si.
Il mio culo dove la tua mano rimasta solca oziosamente con un dito la carne divisa dalle natiche, ti muovi spostando il peso sul materasso variando posizione, senza dire una parola, non ti posso vedere ma riesco ad immaginare il tuo sorriso nell’oscurità, la gioia ferina di predatrice che avrai negli occhi.
“ Da bravo collabora, fai felice mammina” la tua voce beffarda e maliziosa, se potessi girarmi liberamente ti affronterei, cercherei il tuo sguardo da sostenere, ma hai saputo prevenirmi, controllerai questa fase del gioco, il nostro gioco, sino in fondo.
Le tette si staccano dalla mia schiena restituendomi una strana frescura appena sotto le scapole, presto sostituita dal contatto alieno più fresco di qualcosa che dalla nuca fai scivolare con lentezza esasperante lungo tutta la colonna vertebrale sino all’incavo del culo e poi risalire, in uno stillicidio di sensazioni.
Ti odio e ti amo quando mi esasperi così, quando mi porti alla disperazione del desiderio di un contatto, di un qualsiasi contatto con te, di una tua iniziativa che risolva l’empasse di questo tedio, di questa voglia crudele e crescente che mi divora.
Le mano che cingeva l’asta del cazzo si spinge più sotto insinuandosi tra le cosce a stringere con delicata fermezza il sacco scrotale, poi solo con il medio sollecita i bordi del buco.
L’oggetto che percorre la mia schiena, si stacca dalla mia pelle per restituirmi il bollore delle tue tette contro di essa nuovamente, qualcosa mi sfiora le labbra e l’intuito, prima ancora che la percezione tattile delle labbra capisca e identifichi, la cappella del fallo che mi stai spingendo tra di esse.
Non resisto , mi arrendo alla pressione e lascio che entri nella bocca, lingua e naso ne percepiscono gli effluvi della fica dove precedentemente li avevi infilati… lecco ed insalivo in una sorta di strana gratitudine per avermi palesato le tue intenzioni.
Potevi chiedermelo, ma non lo hai fatto, hai preferito prenderti quello che è tuo senza preamboli, sorprendendomi, in una sorta di atto volto a sottolineare la totale disponibilità del mio corpo per te.
Lunghi minuti nei quali come una consumata puttana, mi fai fare ginnastica di labbra su quel simulacro di silicone, sino a quando te lo riprendi per infilartene un estremità tra le cosce e puntare l’altra nel solco del mio culo.
Una pressione costante, non violenta ma decisa, irremovibile, mentre si fa spazio tra la mia pelle chiusa, dilatando la mia carne.
“Aspetta...” sibilo un attimo nell’oscurità… inascoltato
Entri e e ti fermi solo quando è sprofondato per tutta la lunghezza che hai deciso dentro di me, una sosta necessaria a permetterti di farmi riprovare ancora il contatto delle grandi labbra divaricate ed umide, da quello stesso oggetto.
Le tue mani che mi si serrano intorno ai fianchi, facendomi ruotare sulla pancia, si spostano sulle spalle mentre ti assicuri nella nuova posizione che non possa disarcionarti, mentre schiacci la mia erezione, ora un po’ in crisi, sotto di noi.
Sento il rumore dell’interruttore dell’applique, prima ancora che la luce inizi a ferirmi gli occhi, mi cavalchi impalandoti su di me in un lento crescendo di spinte di movimenti del tuo bacino, di respiri che crescono d’intensità.
Gemo sotto le spinte come una verginella riluttante, in parte per non fare rumore, in parte per provocarti, per non darti subito quella soddisfazione a cui tanto agogni.
L’idea di essere violato, di essere tuo anche così è una frusta alle sinapsi che a tratti copre la sensazione fisica della mia carne che si deve adattare ad accoglierti.
Lunghi lunghissimi minuti, non ti permetti un rapido appagamento, al contrario ti spingi sino al vertice della tua resistenza, per scemare e riprendere con un ritmo diverso...continui ad esasperarmi, ad esasperarti.
Verrai ...oh si che verrai facendo violenza a te stessa, al tuo stesso resistere, al tuo malizioso dilungarti in me...ma verrai al fine.
Un guaito quasi canino, un mugolio trattenuto tra le labbra serrate davanti a denti stretti, mentre il tiepido fluire dalle tue cosce mi cola giù per il culo sino all’attaccatura dei coglioni, il peso indosso sottolineato dall’umido turgore delle tue tette ancora una volta schiacciate sotto le mie scapole.
Ancora lunghi minuti prima di essere liberato e...svuotato.
L’abbraccio tra noi riprende forma...non spengo la luce, cerco il tuo viso, bello e sudato.
“Ne avevo voglia” … mi dici semplicemente con gli occhi semichiusi e un mezzo sorriso.
“Lo avevo intuito” ti rispondo causando una piccola risata tra noi…
Un bacio…. “Ora se mi addormento io, mi stupri?”
“Ci puoi contare “ la mia risposta, mentre ti sistemo una ciocca di capelli…
“Bello” la tua voce scema nel sonno.
scritto il
2019-03-10
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