Il mare della follia
di
scopertaeros69
genere
poesie
Premessa: come qualcuno avrà visto mi piace variare argomento e tematiche, a volte stile, quindi non scrivo solo di passione, amore, attrazione e abbandono, ma anche i suoi rovesci. Questo scritto si trova in poesie, ma potrebbe a parer mio stare tranquillamente anche in Pulp o sentimentali. IL monito, se così vogliamo definirlo, è uno solo: non date nulla per scontato.
Il Mare della Follia
Vedere la primavera divenire inverno,
la sabbia scorrere inesorabile
per la strozzatura del tempo,
spostando il suo volume da ciò che poteva essere
a quel che non sarebbe mai diventato.
Due, insieme, sull’acqua che non conosce fine,
nessuno dei due ha mai saputo,
nessuno conosce con certezza il momento,
in cui il mare ha cambiato umore.
La navigazione è divenuta tumultuosa,
uno preoccupato e concitato al timone,
l’altro seccato e noncurante in cuccetta.
Poi l’uno rassegnato, legato all’albero maestro,
per non finire fuoribordo, l’altro in isterico panico.
Rottami galleggianti, da viaggio a naufragio,
da meta a indeterminato.
Poi tra i flutti, senza vele e timone,
la rabbia prima e alla quiete,
non sollievo, ma indifferenza.
Il tempo non le lenisce le ferite,
il tempo le piaga,
l’espone al sole impietoso,
frenesia alimentare di squali di rancore,
si che l’importante,
non è restare a galla,
raggiungere la costa,
ma tirare sotto l’altro.
Ciechi, al punto da non scorgere il naviglio che li sfiora,
non due naufraghi, ma eccentrici bagnanti autolesionisti,
troppo occupati a divenire carogna,
una storia da raccontare tra le sudicie calate dei moli.
Il Mare della Follia
Vedere la primavera divenire inverno,
la sabbia scorrere inesorabile
per la strozzatura del tempo,
spostando il suo volume da ciò che poteva essere
a quel che non sarebbe mai diventato.
Due, insieme, sull’acqua che non conosce fine,
nessuno dei due ha mai saputo,
nessuno conosce con certezza il momento,
in cui il mare ha cambiato umore.
La navigazione è divenuta tumultuosa,
uno preoccupato e concitato al timone,
l’altro seccato e noncurante in cuccetta.
Poi l’uno rassegnato, legato all’albero maestro,
per non finire fuoribordo, l’altro in isterico panico.
Rottami galleggianti, da viaggio a naufragio,
da meta a indeterminato.
Poi tra i flutti, senza vele e timone,
la rabbia prima e alla quiete,
non sollievo, ma indifferenza.
Il tempo non le lenisce le ferite,
il tempo le piaga,
l’espone al sole impietoso,
frenesia alimentare di squali di rancore,
si che l’importante,
non è restare a galla,
raggiungere la costa,
ma tirare sotto l’altro.
Ciechi, al punto da non scorgere il naviglio che li sfiora,
non due naufraghi, ma eccentrici bagnanti autolesionisti,
troppo occupati a divenire carogna,
una storia da raccontare tra le sudicie calate dei moli.
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