Psyco BDSM
di
scopertaeros69
genere
dominazione
Premessa: sinceramente non ricordo se ho mai pubblicato questo racconto, di sicuro so di non averlo pubblicato qui. Si trova in dominazione, ma credo che potrebbe star bene anche in pulp....o forse in nessuno dei due...uno dei miei esperiementi narrativi.
L'uomo si avvicina alla porta e si ferma dinanzi ad essa come se avesse dimenticato qualcosa, avvicina la chiave alla toppa ma indugia...si ferma tentenna , la mano trema impercettibilmente come se fosse combattuto.
Da uno sguardo al telefono, no non quello ufficiale, l'altro e guarda c'è un messaggio di lei ma è del giorno prima...comunicare a volte è difficile.
Poi si risolve che fuori sul pianerottolo non può stare ed entra, l'ambiente è disadorno non è una casa non è un focolare, è una tana, un alcova un luogo, un posto dove trovarsi.
Il letto sfatto i giocattoli per terra, quasi vola a culo sul pavimento per aver messo il piede sul manico del flogger abbandonato.
Diavolo potrebbe almeno mettere in ordine! Dopotutto lei è la slave...ma dopo regoleremo anche questa, sorride tra se e se.
In fondo non sei davvero un master se non hai una slave che ti riconosce come tale...e Lei dovrà riconoscerti tale ancora ed ancora.
Si guarda attorno, sono solo tre stanze, ma gli sembrano tre magazzini aeroportuali per il loro vuoto , un cesto, l'armadio aperto con tutti i vestiti e alcuni attrezzi appesi, si avvicina li scorre con la mano...ondeggiano al tocco delle dita.
Stanze vuote...vita vuota, un altra occhiata al cellulare che rimane muto
Lei è da sola nella stanza, guarda la finestra rannicchiata sul letto sfatto, vuoto eccetto il suo corpo,
quella camera adesso è troppo fredda e la luce del sole lo è anche di più, le ante dell'armadio aperte,
gli abiti paiono guardarli inframmentati tra le grucce vuote e gli attrezzi della sessione parimenti sospesi...le dita accarezzano la parrucca che aveva messo per lui.
Uno sguardo al cellulare... il suo whattapp che non si collega da ore...il senso dell'assenza...uno sguardo ad internet, al loro blog, le storie di lui, fantasiose, romanzate, incredibili e incomprensibili...un sorriso che si apre per spegnersi rapidamente ….
Le mani volano a toccare la pelle dove la frusta si è abbattuta....
L'uomo è in piedi nella stanza e finalmente la vede, vorrebbe chiamarla la la voce gli si spegne in gola, eccola li in piedi nuda con i suoi lividi, la parrucca che le ha regalato per farla sua per spogliarla della sua identità, cauto le si avvicina, occhi negli occhi, che lo fissano...Lei non arretra, sarà bellissimo scrivere sul blog di questo momento...pensa a quanti li invidieranno disperatamente per quello che lui ha e che molti vorrebbero.
Stende la mano e lei fa lo stesso, mentre un sorriso si disegna sul viso di entrambi al contatto del polpastrello sullo....specchio.... ora l'inganno è perfetto.
L'uomo si avvicina alla porta e si ferma dinanzi ad essa come se avesse dimenticato qualcosa, avvicina la chiave alla toppa ma indugia...si ferma tentenna , la mano trema impercettibilmente come se fosse combattuto.
Da uno sguardo al telefono, no non quello ufficiale, l'altro e guarda c'è un messaggio di lei ma è del giorno prima...comunicare a volte è difficile.
Poi si risolve che fuori sul pianerottolo non può stare ed entra, l'ambiente è disadorno non è una casa non è un focolare, è una tana, un alcova un luogo, un posto dove trovarsi.
Il letto sfatto i giocattoli per terra, quasi vola a culo sul pavimento per aver messo il piede sul manico del flogger abbandonato.
Diavolo potrebbe almeno mettere in ordine! Dopotutto lei è la slave...ma dopo regoleremo anche questa, sorride tra se e se.
In fondo non sei davvero un master se non hai una slave che ti riconosce come tale...e Lei dovrà riconoscerti tale ancora ed ancora.
Si guarda attorno, sono solo tre stanze, ma gli sembrano tre magazzini aeroportuali per il loro vuoto , un cesto, l'armadio aperto con tutti i vestiti e alcuni attrezzi appesi, si avvicina li scorre con la mano...ondeggiano al tocco delle dita.
Stanze vuote...vita vuota, un altra occhiata al cellulare che rimane muto
Lei è da sola nella stanza, guarda la finestra rannicchiata sul letto sfatto, vuoto eccetto il suo corpo,
quella camera adesso è troppo fredda e la luce del sole lo è anche di più, le ante dell'armadio aperte,
gli abiti paiono guardarli inframmentati tra le grucce vuote e gli attrezzi della sessione parimenti sospesi...le dita accarezzano la parrucca che aveva messo per lui.
Uno sguardo al cellulare... il suo whattapp che non si collega da ore...il senso dell'assenza...uno sguardo ad internet, al loro blog, le storie di lui, fantasiose, romanzate, incredibili e incomprensibili...un sorriso che si apre per spegnersi rapidamente ….
Le mani volano a toccare la pelle dove la frusta si è abbattuta....
L'uomo è in piedi nella stanza e finalmente la vede, vorrebbe chiamarla la la voce gli si spegne in gola, eccola li in piedi nuda con i suoi lividi, la parrucca che le ha regalato per farla sua per spogliarla della sua identità, cauto le si avvicina, occhi negli occhi, che lo fissano...Lei non arretra, sarà bellissimo scrivere sul blog di questo momento...pensa a quanti li invidieranno disperatamente per quello che lui ha e che molti vorrebbero.
Stende la mano e lei fa lo stesso, mentre un sorriso si disegna sul viso di entrambi al contatto del polpastrello sullo....specchio.... ora l'inganno è perfetto.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
“La leggenda dell'Ineffabile Master Frank” : Le origini - Settima ed ultima puntataracconto sucessivo
Tempo
Commenti dei lettori al racconto erotico