Visita in ambulatorio
di
Jimpoi
genere
tradimenti
Mancava poco alla fine della giornata di lavoro. I pazienti erano stati tanti ed io, abbastanza stanca, allungai le gambe sotto alla mia scrivania di medico di base, sgranchendole.
«Avanti», esclamai pensando: “Meno male che è l’ultimo per stasera”.
La porta del mio studio si aprì ed entrò mio cognato, Luca.
«Ciao, Roby. Come stai?», mi chiese.
«Ciao, Luca. Io tutto bene, grazie. Tu invece non tanto, visto che sei venuto da me», risposi facendolo accomodare.
«E si. Ho un problemino. Solo che è una cosa un po’ imbarazzante…”.
«Tranquillo, sono comunque un medico, non pensare che sono tua cognata. Dimmi tutto», lo incoraggiai.
«Ok. Beh, vedi... da un po’ che quando…», fece una piccola pausa ed arrossì, «faccio l’amore con tua sorella… beh… ho uno strano dolore all’inguine…».
«Non c’è da vergognarsi. Sicuramente è qualcosa di non grave. Però dovrei dare un occhiata».
Luca rimase immobile, non aveva capito cosa intendevo, così fui più esplicita guardandolo sorridente: «Togliti pantaloni e mutande e mettiti sul lettino».
Arrossì ancora di più, ma senza dire niente, si spogliò e si sedette sul lettino. Non avevo mai visto mio cognato nudo e quindi scoprii con leggera invidia di mia sorella che era ben messo lì sotto.
Mi misi i guanti di lattice e mi avvicinai a Luca: «Sdraiati», dissi.
Lui era molto imbarazzato al pensiero di farsi toccare dalla sorella di sua moglie sule parti intime, così lo rassicurai: «Farò in fretta, do solo un’occhiata», poi gli chiesi: «Fumare non fumi, vero?», fece no con la testa.
«Attività fisica ne fai?».
«Qualche corsetta ogni tanto».
«Il sesso con mia sorella come va? Quanto spesso lo fate?»
«Beh, abbastanza bene. Però non lo facciamo molto spesso, tipo una volta al mese o giù di li».
«Allora farai spesso da solo», dissi ridendo. Luca non rispose, ma arrossì.
Gli presi in mano il pene e lo alzai, tastando i testicoli pelosi.
«Sembra che qui non ci sia niente di strano», dissi, palpando forse una volta in più del dovuto i suoi testicoli sode.
Iniziai a tastare il pene, in cerca di qualche anomalia, però non sembravano essercene.
Tirai giù la pelle che ricopriva la cappella e tastai sotto al glande e anche proprio la cappella. Il cazzo si era pian piano ingrossato leggermente.
«Scusa…», disse Luca, ma io gli risposi: «Tranquillo, non succede niente. Ti fa male quando è in erezione?».
«Beh… si. A riposo non mi fa male».
«Allora è meglio se facciamo una visitina in erezione, se non ti da fastidio», dissi con un tono a metà tra il professionale ed il malizioso.
«Se bisogna farlo, è meglio farlo», mi rispose Luca.
Io allora mi sbottonai due bottoni del camice: faceva molto caldo e quindi sotto indossavo solo un reggiseno nero lucido a coprire la mia terza. Luca strabuzzò gli occhi, ma sentii subito un fremito al suo pene.
«Così facciamo prima», gli dissi facendogli l’occhiolino.
Iniziai a massaggiargli i testicoli e così in poco tempo aveva il pene duro come una pietra. Notai che era molto grosso in erezione, più di quello del mio ragazzo. Iniziavo a sentirmi leggermente umida fra le gambe, ma dissi con tono più professionale possibile: «Adesso ti fa male?».
«No, adesso no», rispose. Sentii l’eccitazione nella sua voce.
Iniziai a segarlo lentamente, percorrendo con la mano ancora guantata tutta la lunghezza del suo pene. Dopo due o tre volte chiesi di nuovo: «Ti fa male così?».
Fece no con la testa. Strinsi di più con la mano mentre aumentavo un po’ la velocità.
«Adesso?», di nuovo rispose negativamente.
Io ormai ero completamente bagnata: il fatto di masturbare mio cognato era strano, ma fatalmente eccitante.
«Allora dobbiamo proseguire con un esame più accurato», dissi.
Mi tolsi i guati di lattice e ripresi in mano il suo pene, lo sentivo meglio a mani nude: era duro e con una grossa vena che lo percorreva sopra. Con l’altra mano gli massaggiavo con forza i testicoli, quasi a spremerlo.
Iniziò a gemere piano, ma non di dolore. A quel punto io ero eccitata al massimo, sbottonai completamente il camice e lo lasciai scivolare a terra, mi tolsi le decolté nere con il tacco 10 e salii sul lettino a cavalcioni di Luca, spostai di lato il perizoma aperto sul davanti e coordinato con il reggiseno e feci entrare il suo pene durissimo dentro di me. Scivolò dentro senza sforzo.
Luca era ammutolito, ma ormai era in balia di me e della sua eccitazione. Iniziai a muovermi su e giù sentendo il suo pene grosso aprirmi e arrivarmi fino in fondo alla vagina.
Iniziai a gemere di piacere e gli chiesi: «Adesso ti fa male?».
Lui come risposta iniziò a sbattermi forte muovendo il bacino, io slacciai il reggiseno e lo gettai a terra, offrendogli da baciare il mio seno sodo. Lui mi baciò e mordicchiò i capezzoli mentre mi palpava insistentemente il sedere con ancora il perizoma.
«Cambiamo posizione, così vediamo se ti farà male», dissi quasi gridando di piacere.
Mi misi a pecorina i piedi, con la pancia appoggiata al lettino, lui si mise dietro di me e iniziò a leccarmi la vagina, strappandomi gemiti di piacere. Spostò di nuovo di lato il perizoma e poi mi penetrò con forza facendomi venire più volte.
Stringeva le mie chiappe tonde facendomi quasi male, ma la cosa mi eccitava ancora di più, così iniziai a muovermi anche io a ritmo gemendo forte. I nostri corpi sudati scontrandosi producevano dei forti schiocchi.
«Non venirmi dentro! Devo prendere un campione della tua sborra», dissi sentendo che i movimenti di Luca si facevano più irregolari. Mi inginocchiai davanti a lui ed iniziai a segarlo velocemente. Quasi subito lo sperma schizzò violentemente dalla suo glande gonfio raggiungendo la mia bocca, il mio viso e colò anche sul seno. Ne aveva davvero tantissima e molto densa e calda.
Io ingoiai quella che avevo in bocca e ripulii con la mano quella che avevo addosso, poi gli dissi ansimando: «Anche l’esame dello sperma è a posto. Per il resto, quando vuoi fare un’altra visita di controllo sai dove trovarmi».
per commenti, critiche e richieste antom93@libero.it
«Avanti», esclamai pensando: “Meno male che è l’ultimo per stasera”.
La porta del mio studio si aprì ed entrò mio cognato, Luca.
«Ciao, Roby. Come stai?», mi chiese.
«Ciao, Luca. Io tutto bene, grazie. Tu invece non tanto, visto che sei venuto da me», risposi facendolo accomodare.
«E si. Ho un problemino. Solo che è una cosa un po’ imbarazzante…”.
«Tranquillo, sono comunque un medico, non pensare che sono tua cognata. Dimmi tutto», lo incoraggiai.
«Ok. Beh, vedi... da un po’ che quando…», fece una piccola pausa ed arrossì, «faccio l’amore con tua sorella… beh… ho uno strano dolore all’inguine…».
«Non c’è da vergognarsi. Sicuramente è qualcosa di non grave. Però dovrei dare un occhiata».
Luca rimase immobile, non aveva capito cosa intendevo, così fui più esplicita guardandolo sorridente: «Togliti pantaloni e mutande e mettiti sul lettino».
Arrossì ancora di più, ma senza dire niente, si spogliò e si sedette sul lettino. Non avevo mai visto mio cognato nudo e quindi scoprii con leggera invidia di mia sorella che era ben messo lì sotto.
Mi misi i guanti di lattice e mi avvicinai a Luca: «Sdraiati», dissi.
Lui era molto imbarazzato al pensiero di farsi toccare dalla sorella di sua moglie sule parti intime, così lo rassicurai: «Farò in fretta, do solo un’occhiata», poi gli chiesi: «Fumare non fumi, vero?», fece no con la testa.
«Attività fisica ne fai?».
«Qualche corsetta ogni tanto».
«Il sesso con mia sorella come va? Quanto spesso lo fate?»
«Beh, abbastanza bene. Però non lo facciamo molto spesso, tipo una volta al mese o giù di li».
«Allora farai spesso da solo», dissi ridendo. Luca non rispose, ma arrossì.
Gli presi in mano il pene e lo alzai, tastando i testicoli pelosi.
«Sembra che qui non ci sia niente di strano», dissi, palpando forse una volta in più del dovuto i suoi testicoli sode.
Iniziai a tastare il pene, in cerca di qualche anomalia, però non sembravano essercene.
Tirai giù la pelle che ricopriva la cappella e tastai sotto al glande e anche proprio la cappella. Il cazzo si era pian piano ingrossato leggermente.
«Scusa…», disse Luca, ma io gli risposi: «Tranquillo, non succede niente. Ti fa male quando è in erezione?».
«Beh… si. A riposo non mi fa male».
«Allora è meglio se facciamo una visitina in erezione, se non ti da fastidio», dissi con un tono a metà tra il professionale ed il malizioso.
«Se bisogna farlo, è meglio farlo», mi rispose Luca.
Io allora mi sbottonai due bottoni del camice: faceva molto caldo e quindi sotto indossavo solo un reggiseno nero lucido a coprire la mia terza. Luca strabuzzò gli occhi, ma sentii subito un fremito al suo pene.
«Così facciamo prima», gli dissi facendogli l’occhiolino.
Iniziai a massaggiargli i testicoli e così in poco tempo aveva il pene duro come una pietra. Notai che era molto grosso in erezione, più di quello del mio ragazzo. Iniziavo a sentirmi leggermente umida fra le gambe, ma dissi con tono più professionale possibile: «Adesso ti fa male?».
«No, adesso no», rispose. Sentii l’eccitazione nella sua voce.
Iniziai a segarlo lentamente, percorrendo con la mano ancora guantata tutta la lunghezza del suo pene. Dopo due o tre volte chiesi di nuovo: «Ti fa male così?».
Fece no con la testa. Strinsi di più con la mano mentre aumentavo un po’ la velocità.
«Adesso?», di nuovo rispose negativamente.
Io ormai ero completamente bagnata: il fatto di masturbare mio cognato era strano, ma fatalmente eccitante.
«Allora dobbiamo proseguire con un esame più accurato», dissi.
Mi tolsi i guati di lattice e ripresi in mano il suo pene, lo sentivo meglio a mani nude: era duro e con una grossa vena che lo percorreva sopra. Con l’altra mano gli massaggiavo con forza i testicoli, quasi a spremerlo.
Iniziò a gemere piano, ma non di dolore. A quel punto io ero eccitata al massimo, sbottonai completamente il camice e lo lasciai scivolare a terra, mi tolsi le decolté nere con il tacco 10 e salii sul lettino a cavalcioni di Luca, spostai di lato il perizoma aperto sul davanti e coordinato con il reggiseno e feci entrare il suo pene durissimo dentro di me. Scivolò dentro senza sforzo.
Luca era ammutolito, ma ormai era in balia di me e della sua eccitazione. Iniziai a muovermi su e giù sentendo il suo pene grosso aprirmi e arrivarmi fino in fondo alla vagina.
Iniziai a gemere di piacere e gli chiesi: «Adesso ti fa male?».
Lui come risposta iniziò a sbattermi forte muovendo il bacino, io slacciai il reggiseno e lo gettai a terra, offrendogli da baciare il mio seno sodo. Lui mi baciò e mordicchiò i capezzoli mentre mi palpava insistentemente il sedere con ancora il perizoma.
«Cambiamo posizione, così vediamo se ti farà male», dissi quasi gridando di piacere.
Mi misi a pecorina i piedi, con la pancia appoggiata al lettino, lui si mise dietro di me e iniziò a leccarmi la vagina, strappandomi gemiti di piacere. Spostò di nuovo di lato il perizoma e poi mi penetrò con forza facendomi venire più volte.
Stringeva le mie chiappe tonde facendomi quasi male, ma la cosa mi eccitava ancora di più, così iniziai a muovermi anche io a ritmo gemendo forte. I nostri corpi sudati scontrandosi producevano dei forti schiocchi.
«Non venirmi dentro! Devo prendere un campione della tua sborra», dissi sentendo che i movimenti di Luca si facevano più irregolari. Mi inginocchiai davanti a lui ed iniziai a segarlo velocemente. Quasi subito lo sperma schizzò violentemente dalla suo glande gonfio raggiungendo la mia bocca, il mio viso e colò anche sul seno. Ne aveva davvero tantissima e molto densa e calda.
Io ingoiai quella che avevo in bocca e ripulii con la mano quella che avevo addosso, poi gli dissi ansimando: «Anche l’esame dello sperma è a posto. Per il resto, quando vuoi fare un’altra visita di controllo sai dove trovarmi».
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