Tra le mie mani
di
Malena N
genere
etero
Sorrido, pensando ancora al tempo che ho impiegato a scegliere quest'olio.
Ferma, quasi imbambolata, davanti ai numerosi scaffali dell'Erbolario e senza ancora decidermi, pensavo già all’uso che ne avrei fatto. Osservando le numerose bottigliette colorate, ho pensato al profumo che può emanare un essenza e a quanto può impregnare l’aria della sua fragranza. Ho pensato al tuo corpo nudo e alla tua bellissima schiena. Alle tue spalle larghe e alla tua pelle scivolosa sotto le mie mani. Mani impazienti di massaggiarti. Mani smaniose di toccarti.
"Posso aiutarla? Cerca qualcosa in particolare?"
Solo la voce pimpante e impostata di una brunetta minuta ha interrotto i miei pensieri sconci.
"Ho fatto, grazie. Prendo questo.”
"È un regalo?"
"No, non si preoccupi."
Non è un regalo, non stavolta, mi sono detta mentre pagavo e uscivo. Un regalo prevede che io ti faccia fare un pacchetto, un fiocco. Un regalo prevede che scelga una busta carina e che ti faccia una sorpresa. Ma non voglio che sia come è già stato, tanto ormai te lo aspetti. È il mio rituale preferito. L'abituale e consueto cerimoniale prima di ogni tua stagione lavorativa. E lo so che ti piace. E lo so che ti piace anche se non lo ammetterai mai! Fosse solo per non darmi soddisfazione.
Ma tanto la mia soddisfazione arriverà comunque. Quando ti sentirò rilassato e abbandonato al piacere che le mie mani sanno darti. Quando mi prenderai con forza e scaricherai su di me tutta la tensione di questi giorni.
Faccio una doccia veloce e indosso poche cose che tanto non vedrai. Voglio essere in camera prima di te e fuori dalla camera dopo di te. E non per tua scelta stavolta. Oggi faccio tutto io, più di qualsiasi altra volta.
La ragazza alla reception mi conosce ormai bene così come ormai bene conosce te. Le dò il mio documento e come sempre le dico che mi raggiungerai poi.
In fondo preferisco quando ci incontriamo qui. Quando non devo farmi il problema che ci possano sentire o vedere. Mi eccita si, e sai quanto, arrivare da sola in albergo e chiudermi la porta alle spalle, lasciando fuori tutto quello che non si può fare e che non si può dire.
Mi piace aspettarti, consumarmi nell’attesa e godere del piacere che mi dà l’attesa stessa. Guardarmi allo specchio, completamente nuda, e sfiorarmi la carne bollente nel silenzio di questa stanza illuminata solo da luci calde e soffuse. Nessun intimo oggi. Nessuna inutile stoffa. Il mio corpo nudo è tutto ciò che, di me, ho preparato per te.
La moquette scura e curata, come i tendaggi che coprono l’unica finestra, mi invita a sdraiarmi. Sciolgo i capelli e mi stendo a terra facendo aderire, quanto più mi è possibile, la schiena al pavimento.
Se potessi non alzarmi per aprirti, mi farei trovare così. E una volta davanti a me ti farei segno di tacere. Di non parlare. Di non proferire parola. Strusciando i piedi, avvicinerei le gambe al bacino e aprirei le cosce sguaiatamente. Darei fiato alla bocca solo per chiederti di scoparmi e così, vestito ancora, ti pretenderei su di me a sbattermi fino a farmi male.
È colpa tua però. È colpa tua perché male mi hai fatto quando, sempre a terra, hai preteso il tuo orgasmo scopandomi ogni buco senza amore. È colpa tua perché ho goduto di ogni colpo furioso e anche del dolore che si prova a non essere su un letto comodo. E ora mi tocco. Le dita scivolano giù per accarezzare i contorni morbidi della mia fica gonfia e imbrattata di umori vecchi e nuovi. Quante cose mi passano per la testa. Vorrei che la mia mente fosse languida e lasciva così come il mio corpo. Vorrei sentirmi vuota e leggera e poi piena, ma solo del tuo cazzo. Dimostrarti che so stare zitta. Che sono la stessa donna che parla, parla e parla. Che a volte ti affligge affliggendo se stessa. La stessa donna che poi tace. Che ti urla in faccia il suo orgasmo e poi gode silenziosa nella tua bocca.
Mi alzo perché bussi. Cancello dal volto l'espressione pensierosa di un attimo fa e ti apro. Il tuo sorriso più bello mi investe appena mi scopri completamente nuda. Occhi negli occhi, immobili, poi mi squadri e ti squadro e dalla testa ai piedi. Stare zitti è quello che ci siamo imposti. Nessun ciao come stai. Nessun che mi racconti? Nessuna frase di circostanza. Nessuna confidenza sulla mia o sulla tua vita. E se ho domande che battono in testa, in testa devo lasciarle anche se dovessero battere senza tregua.
Sei di fronte al letto grande, ora, e io, dietro di te, inizio a sbottonarti la camicia.
“Hai già bevuto? Non mi hai neanche aspettato.”
È la prima cosa che dici guardando il calice di aglianico mezzo vuoto e sporco del mio rossetto.
“Un sorso, solo uno, per ingannare l’attesa.”
Ti versi un bicchiere per metterti alla pari, io continuo a spogliarti ma la mia irrequietezza ci travolge. Lo bevi tutto d’un fiato e sfili via le mutande lasciando spazio a null’altro che non sia il piacere che voglio darti. Ora vorrei sentire la tua pelle calda contro la mia e il tuo cazzo spingermi addosso tutta la sua erezione. Vorrei che si facesse strada fra queste cosce chiuse, in piedi, così come stiamo. Vorrei che mandasse a puttane i miei piani e che avesse un incontrollabile urgenza di entrami dentro.
“Vieni, vieni sul letto.” Ti sussurro sul collo.
La bottiglietta di unguento è poggiata e aperta sul comodino. La annusi con curiosità prima di stenderti lentamente a pancia sotto. Sei venuto a prenderti la smania che ho di toccarti. E a bere l’impazienza che ho fra le cosce. Verso qualche goccia di olio sulle mani e un intenso e gradevole profumo di mandorle si spande subito nell’aria.
Salgo con le ginocchia sul letto, apro le gambe e mi metto a cavalcioni su di te, mi siedo sul tuo culo. Mi manda fuori di testa questa posizione. Avere il controllo del tuo corpo e guardarti disteso, di spalle. Averti sotto. Averti sotto e spingerti la fica aperta sul culo e bagnarlo della mia eccitazione. Inizio a massaggiarti piano. Come ha fatto Gaia con me, ricordi? Anche lei mi era seduta sul culo e anche lei mi strusciava le tette sulla schiena come sto facendo io con te. Mi piego ancora un po’ in avanti per raggiungere il tuo orecchio. I capezzoli duri ti spingono addosso e ti sento fremere.
“Voglio che ti rilassi. E voglio che tu pensi ad oggi ogni volta che sarai in tensione o sotto pressione.”
Avvicino la bocca alla tua. Ti lecco le labbra.
“Voglio che pensi alle mie mani addosso e al profumo di mandorle che senti ora. Voglio che tu corra da me ogni volta che ne senti l’esigenza. Chiudi gli occhi ora e goditi questo momento. Godi delle mie mani. Del mio corpo nudo sul tuo corpo nudo. Godi ora. Oggi. Oggi che sei mio.”
Ferma, quasi imbambolata, davanti ai numerosi scaffali dell'Erbolario e senza ancora decidermi, pensavo già all’uso che ne avrei fatto. Osservando le numerose bottigliette colorate, ho pensato al profumo che può emanare un essenza e a quanto può impregnare l’aria della sua fragranza. Ho pensato al tuo corpo nudo e alla tua bellissima schiena. Alle tue spalle larghe e alla tua pelle scivolosa sotto le mie mani. Mani impazienti di massaggiarti. Mani smaniose di toccarti.
"Posso aiutarla? Cerca qualcosa in particolare?"
Solo la voce pimpante e impostata di una brunetta minuta ha interrotto i miei pensieri sconci.
"Ho fatto, grazie. Prendo questo.”
"È un regalo?"
"No, non si preoccupi."
Non è un regalo, non stavolta, mi sono detta mentre pagavo e uscivo. Un regalo prevede che io ti faccia fare un pacchetto, un fiocco. Un regalo prevede che scelga una busta carina e che ti faccia una sorpresa. Ma non voglio che sia come è già stato, tanto ormai te lo aspetti. È il mio rituale preferito. L'abituale e consueto cerimoniale prima di ogni tua stagione lavorativa. E lo so che ti piace. E lo so che ti piace anche se non lo ammetterai mai! Fosse solo per non darmi soddisfazione.
Ma tanto la mia soddisfazione arriverà comunque. Quando ti sentirò rilassato e abbandonato al piacere che le mie mani sanno darti. Quando mi prenderai con forza e scaricherai su di me tutta la tensione di questi giorni.
Faccio una doccia veloce e indosso poche cose che tanto non vedrai. Voglio essere in camera prima di te e fuori dalla camera dopo di te. E non per tua scelta stavolta. Oggi faccio tutto io, più di qualsiasi altra volta.
La ragazza alla reception mi conosce ormai bene così come ormai bene conosce te. Le dò il mio documento e come sempre le dico che mi raggiungerai poi.
In fondo preferisco quando ci incontriamo qui. Quando non devo farmi il problema che ci possano sentire o vedere. Mi eccita si, e sai quanto, arrivare da sola in albergo e chiudermi la porta alle spalle, lasciando fuori tutto quello che non si può fare e che non si può dire.
Mi piace aspettarti, consumarmi nell’attesa e godere del piacere che mi dà l’attesa stessa. Guardarmi allo specchio, completamente nuda, e sfiorarmi la carne bollente nel silenzio di questa stanza illuminata solo da luci calde e soffuse. Nessun intimo oggi. Nessuna inutile stoffa. Il mio corpo nudo è tutto ciò che, di me, ho preparato per te.
La moquette scura e curata, come i tendaggi che coprono l’unica finestra, mi invita a sdraiarmi. Sciolgo i capelli e mi stendo a terra facendo aderire, quanto più mi è possibile, la schiena al pavimento.
Se potessi non alzarmi per aprirti, mi farei trovare così. E una volta davanti a me ti farei segno di tacere. Di non parlare. Di non proferire parola. Strusciando i piedi, avvicinerei le gambe al bacino e aprirei le cosce sguaiatamente. Darei fiato alla bocca solo per chiederti di scoparmi e così, vestito ancora, ti pretenderei su di me a sbattermi fino a farmi male.
È colpa tua però. È colpa tua perché male mi hai fatto quando, sempre a terra, hai preteso il tuo orgasmo scopandomi ogni buco senza amore. È colpa tua perché ho goduto di ogni colpo furioso e anche del dolore che si prova a non essere su un letto comodo. E ora mi tocco. Le dita scivolano giù per accarezzare i contorni morbidi della mia fica gonfia e imbrattata di umori vecchi e nuovi. Quante cose mi passano per la testa. Vorrei che la mia mente fosse languida e lasciva così come il mio corpo. Vorrei sentirmi vuota e leggera e poi piena, ma solo del tuo cazzo. Dimostrarti che so stare zitta. Che sono la stessa donna che parla, parla e parla. Che a volte ti affligge affliggendo se stessa. La stessa donna che poi tace. Che ti urla in faccia il suo orgasmo e poi gode silenziosa nella tua bocca.
Mi alzo perché bussi. Cancello dal volto l'espressione pensierosa di un attimo fa e ti apro. Il tuo sorriso più bello mi investe appena mi scopri completamente nuda. Occhi negli occhi, immobili, poi mi squadri e ti squadro e dalla testa ai piedi. Stare zitti è quello che ci siamo imposti. Nessun ciao come stai. Nessun che mi racconti? Nessuna frase di circostanza. Nessuna confidenza sulla mia o sulla tua vita. E se ho domande che battono in testa, in testa devo lasciarle anche se dovessero battere senza tregua.
Sei di fronte al letto grande, ora, e io, dietro di te, inizio a sbottonarti la camicia.
“Hai già bevuto? Non mi hai neanche aspettato.”
È la prima cosa che dici guardando il calice di aglianico mezzo vuoto e sporco del mio rossetto.
“Un sorso, solo uno, per ingannare l’attesa.”
Ti versi un bicchiere per metterti alla pari, io continuo a spogliarti ma la mia irrequietezza ci travolge. Lo bevi tutto d’un fiato e sfili via le mutande lasciando spazio a null’altro che non sia il piacere che voglio darti. Ora vorrei sentire la tua pelle calda contro la mia e il tuo cazzo spingermi addosso tutta la sua erezione. Vorrei che si facesse strada fra queste cosce chiuse, in piedi, così come stiamo. Vorrei che mandasse a puttane i miei piani e che avesse un incontrollabile urgenza di entrami dentro.
“Vieni, vieni sul letto.” Ti sussurro sul collo.
La bottiglietta di unguento è poggiata e aperta sul comodino. La annusi con curiosità prima di stenderti lentamente a pancia sotto. Sei venuto a prenderti la smania che ho di toccarti. E a bere l’impazienza che ho fra le cosce. Verso qualche goccia di olio sulle mani e un intenso e gradevole profumo di mandorle si spande subito nell’aria.
Salgo con le ginocchia sul letto, apro le gambe e mi metto a cavalcioni su di te, mi siedo sul tuo culo. Mi manda fuori di testa questa posizione. Avere il controllo del tuo corpo e guardarti disteso, di spalle. Averti sotto. Averti sotto e spingerti la fica aperta sul culo e bagnarlo della mia eccitazione. Inizio a massaggiarti piano. Come ha fatto Gaia con me, ricordi? Anche lei mi era seduta sul culo e anche lei mi strusciava le tette sulla schiena come sto facendo io con te. Mi piego ancora un po’ in avanti per raggiungere il tuo orecchio. I capezzoli duri ti spingono addosso e ti sento fremere.
“Voglio che ti rilassi. E voglio che tu pensi ad oggi ogni volta che sarai in tensione o sotto pressione.”
Avvicino la bocca alla tua. Ti lecco le labbra.
“Voglio che pensi alle mie mani addosso e al profumo di mandorle che senti ora. Voglio che tu corra da me ogni volta che ne senti l’esigenza. Chiudi gli occhi ora e goditi questo momento. Godi delle mie mani. Del mio corpo nudo sul tuo corpo nudo. Godi ora. Oggi. Oggi che sei mio.”
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