La Luna di Fiele: Un Orgasmo Squassante
di
Patrizia V.
genere
etero
Getto un ultimo sguardo al campetto da tennis e soprattutto all’albero contro il quale Fulvio mi ha ingravidata dopo avermi fottuta come una bestia tanti anni prima...
Il frutto di quella sveltina animalesca ha già preso l’autobus con la sua sorellina per andare a trovare suo padre a Cortina.
Io sono pronta a partire a mia volta: Hans è già andato a Brunico, così viene a salutarmi Greta, con un sorriso imbarazzato. Non sono sicura di come abbia metabolizzato la lesbicata della notte prima, così evito gesti inconsulti: in fondo per me si è trattato di una botta e via...
È lei che a sorpresa mi bacia in bocca e mi fa sentire la lingua; la stringo un po’ più forte anch’io, palpeggiandole delicatamente il culo, e la sento rispondere leggermente al mio tocco indiscreto.
Poi si ritrae e mi invita a tornare quando voglio insieme alla Giulia, e magari anche alla mia compagna.
Così mi piace.
Salto in sella alla moto e indosso il casco con un ultimo gesto di saluto, poi metto in moto e rombo via salutando fra me il lago di Braies.
Ridiscendo in Pusteria sfidando la neve che cade leggera, poi a Dobbiaco svolto a sud. Sulle montagne raggiungo e supero la corriera con sopra le ragazze e raggiungo Cortina per scoprire che lì il tempo è decisamente migliore: un pallido sole riscalda la capitale delle Dolomiti e io posso parcheggiare comodamente e andarmi a prendere un caffè al bar mentre aspetto l’arrivo dell’autobus.
Contatto Fulvio per telefono avvertendolo che sono arrivata, e lui mi dà appuntamento in piazza di lì a mezz’ora. Mi rassegno ad aspettare: in fondo la Giulia ha diritto di gestire questa cosa come preferisce.
Quando mi presento in piazza il grande momento si è già consumato: le ragazze sono sedute al bar con un tipo bruno e abbronzato, e chiaramente sono tutti e tre di buon umore.
Mi avvicino e lui si alza galantemente in piedi per salutarmi.
Mi compiaccio con me stessa: ho saputo scegliere bene il maschio con cui accoppiarmi.
Fulvio ha cinquant’anni giusti, ma è in forma perfetta. Ha ancora tutti i capelli, striati d’argento in maniera piuttosto sexy, e non ha un filo di grasso addosso almeno per quanto posso vedere. Il sorriso simpatico è rimasto lo stesso, e la stretta di mano è piacevolmente vigorosa.
- Patrizia! Complimenti, sembri ancora la stessa di diciassette anni fa...
Il marpione ha fatto altri cento punti.
Ci squadriamo a vicenda dalla testa ai piedi, e chiaramente sembriamo entrambi apprezzare ciò che vediamo. Io sono in tuta e di me a parte la faccia si indovinano al massimo le forme, ma lui è vestito sportivo come se dovesse andare a sciare, e probabilmente è così vista la stagione e dove ci troviamo, e quindi lascia vedere benissimo il fisico atletico e vigoroso...
Lo voglio. Qui e adesso...
OK, prima sarà il caso di liberarci delle ragazze... Non è facile: Giulia vuole conoscere suo padre; e Giorgia dovrà restare con lui per tornare all’albergo insieme.
Cazzo: mi tocca comportarmi bene. Almeno per il momento...
Chiacchieriamo per almeno un’ora: lui ci dice di lui, della sua vita da scapolo a cavallo delle Dolomiti, l’attività di maestro di sci d’inverno e di roccia d’estate, la sua parte nella gestione dell’albergo, la gioia di veder crescere così bene la Giorgia e di poterla allenare personalmente per le gare di sci... Giulia dice della Serenissima e del collegio, e della sua decisione di andare in Accademia a Livorno.
La Giorgia è colpita: l’idea di una sorella in Marina la affascina quanto e più di quella che noi viviamo su una barca. Giulia replica invitandola a venire a visitarci a Venezia, naturalmente con suo padre...
Finiamo al ristorante tutti e quattro.
Il tempo passa piacevolmente: devo dire che sia Fulvio che la Giorgia sono di ottima compagnia, e non è affatto semplice lasciarli per tornare a casa...
Alla fine, mi rendo conto che si è fatto davvero troppo tardi: non ce la faremo a rientrare prima di notte in Laguna.
Fulvio ha la soluzione pronta: possiamo dormire a Cortina, lui conosce una pensioncina dove ci faranno un buon prezzo...
Le ragazze non stanno in sé dalla gioia di passare la notte insieme, e io mi rassegno: vorrà dire che telefonerò in collegio per giustificare il mancato rientro con importanti ragioni di famiglia.
Si tratta della stessa pensione dove Fulvio passa la notte ogni volta che viene a Cortina... Cioè quando non dorme a casa del banchiere a cui si sbatte la moglie.
Prendiamo due camere: una per me e una per le ragazze, che vogliono assolutamente dormire insieme.
Ceniamo di nuovo al ristorante, e questa volta mi lascio indurre in tentazione e mi faccio una bella birra, tanto non devo guidare.
Verso le undici le ragazze vanno nella loro camera, e io rimango lì con il mio amante di quasi vent’anni fa.
Ci guardiamo, prendendoci le misure, entrambi consapevoli di quello che succederà.
Sogghigno attraverso il bicchiere di birra ormai vuoto: - La mia camera o la tua?
Lui risponde con un mezzo sorriso: - Facciamo da te: la mia è un disastro. Sai, noi scapoli impenitenti...
Saliamo quasi di corsa su per le scale di legno.
Lui mi branca mentre cerco di aprire la porta, e mi caccia la lingua in bocca con una prepotenza che mi manda subito in brodo di giuggiole: adoro quando un uomo è abbastanza maschio da prendere l’iniziativa con una come me.
Ho tolto la tuta ore fa, e adesso ho i jeans con la camicetta: Fulvio ne approfitta e allunga le mani mentre ci baciamo, pastrugnandomi di gusto le chiappe mentre mi schiaccia contro la porta ancora chiusa. Io gli getto un braccio al collo mentre nell’altra mano ho ancora le chiavi, e intanto strofino eccitata l’inguine contro la sua patta. Siamo alti uguale, e io avverto con gioia la sua prepotente erezione contro il pube.
- Hmmm... Vedo che ti piaccio ancora!
- Mi vai a sangue, Patrizia – rantola lui arrapato – Ti voglio: qui, subito...
- Sei matto: siamo nel corridoio...
Lui non sembra darsene molto peso: mentre mi bacia l’incavo del collo e con una mano continua a palparmi il culo, con l’altra mi fa saltare uno dopo l’altro tre bottoni della camicetta e mi scodella fuori una tetta.
Ovviamente ho i capezzoli eretti come V2, e lui mi addenta quello che ha messo a nudo facendomi squittire di piacere. Poi la mano con cui mi ha denudata scende in basso e comincia a trafficare con la lampo dei jeans.
- Fulvio! Potrebbe arrivare qualcuno...
- Chissenefrega... Ti voglio ora!
Cazzo come mi piace quando un maschio mi prende così! Il residente a Cortina è lui: se dare spettacolo non lo preoccupa, io non mi tiro certo indietro...
La zip cede abbastanza facilmente, e lui mi caccia una mano nelle mutande già belle umidicce. Sento le sue dita ravanare nel pelo finché non riesce a slabbrarmi la fica e allora mi sento penetrare con decisione.
- Oohhh! Piano, non sono ancora pronta...
Nessuna risposta: Fulvio è troppo occupato a succhiarmi il capezzolo mentre mi tiene ferma per le chiappe e comincia a masturbarmi con l’altra mano.
- Ooh! Cazzo, Fulvio, così mi fai venire subito...
Sembra proprio quella la sua intenzione: mi sditalina con una foga che non ricordo da tempo, come un invasato. Io sono nel pucio più completo, e non oppongo proprio nessuna resistenza mentre le sue ditaccia scavano nella mia carne bollente.
- Oohhh... Hmmm... Sì, mi piace...
Vengo con un brivido. Breve, bruciante, per niente soddisfacente: ho dieci volte più voglia di prima, sono inzuppata fradicia e a questo punto mi lascerei fare davanti a una prima elementare...
- Non ce la faccio più, stronzo – annaspo senza fiato – Dammelo, Fulvio: fottimi!
Lo aiuto ad abbassarmi i jeans a mezza coscia con una serie di movimenti convulsi e scoordinati.
Lui vorrebbe prendermi da davanti, ma ho gli stivali ed è quasi impossibile sfilare anche solo una gamba dei jeans; allora mi giro con la faccia contro la porta e spingo il culo all’indietro per farmi prendere da tergo.
Fulvio mi prende per i fianchi e sento la sua erezione rovente premermi fra le natiche.
- Ficcamelo dentro – ansimo con voce strozzata – Infilzami!
Sento la cappella che si abbocca all’entrata della fica e scivola agevolmente dentro; poi lui spinge con forza e mi trafigge il cuore.
- Aahhh!
Mi sembra di essere stata inchiodata alla porta per come mi ha impalata di forza: spero che il mio strillo non si sia sentito di sotto... O che non richiami l’attenzione di qualcuno già nella sua camera al piano.
Mi tengo con le mani allo stipite della porta mentre lui comincia a scoparmi energicamente, una botta dopo l’altra, facendomelo sentire mentre cerca di farsi strada attraverso la bocca dell’utero...
Fulvio è di calibro standard, ma ce l’ha piacevolmente ruvido e nerboso, durissimo... Ma soprattutto è lungo quasi venti centimetri, e me li serve tutti in profondità. Mi strappa gemiti strozzati ad ogni affondo, e io mi sento rapidamente indebolire le gambe mentre vengo sbattuta a quel modo contro la porta della mia stessa camera d’albergo...
- Oh cazzo... Oh cazzo... – ansimo, stravolta dalla libidine – Mi stai squassando! Hmmm!
Ha un ritmo incredibile: partito già veloce, continua ad accelerare lentamente ma costantemente, finché mi fa urlare.
- Aahhh... Aahhh... Aahhh!
Godo di nuovo, e questa volta è un orgasmo vero, intenso, completo...
La porta della camera accanto si apre, e una tizia sulla settantina si affaccia con un’espressione allibita.
Bofonchia qualcosa in una lingua che non capisco, e la mando a farsi fottere... Anche lei!
Quella esclama qualcosa stizzita e richiude la porta sbattendola indignata.
Fulvio ride divertito e mi schiaffeggia allegramente una chiappa.
Io sono al di là del bene e del male, e me ne frego.
Sento l’uccellone ancora durissimo che mi scivola fuori e mi risollevo a fatica, cercando di infilare la chiave nella toppa con la mano che mi trema visibilmente.
Fulvio mi aiuta, e in qualche modo riusciamo a svicolare dentro la camera e a richiuderci la porta alle spalle prima che qualcun altro ci colga in flagrante fottisterio...
Ci rotoliamo sul letto, più affamati che mai: lui ancora non si è sfogato, e ha gli occhi fuori dalla testa per la foia. Sono completamente in sua balìa e non mi sembra vero di poter finalmente soggiacere alle voglie di un maschio degno di questo nome.
Questa volta stivali e jeans mi vengono strappati di dosso con burbera efficienza e mi ritrovo stesa di schiena sul letto con solo la camicetta aperta ancora addosso.
Fulvio si ferma un momento per liberarsi anche dei suoi vestiti, e io mi prendo un momento per valutare il mio maschio mentre lo guardo spogliarsi: piacevolmente muscoloso senza essere esagerato, abbronzato dal sole dell’estate precedente quando faceva lezione di roccia in alta montagna chiaramente anche a torso nudo... Poco peloso ma non depilato, bruno ma non irsuto, e con un’aria decisa che mi attira ancora più della sua splendida struttura fisica.
Mi accorgo che mi sto toccando mentre lo guardo, e lui se n’è accorto perfettamente.
- Sei ancora più porca di come ti ricordavo, Patrizia...
- Sì – ammetto – Sono peggiorata parecchio negli ultimi anni... Adesso però vieni qui e scopami di nuovo!
Discinta nel letto di una camera d’albergo, a gambe larghe di fronte a un cazzo duro: la Visentin al meglio di sé. Mi scordo anche di finire di togliere la camicetta, che ormai è completamente aperta, lasciando che il turgore esagerato dei miei capezzoli tradisca la mia foia altrettanto fuori scala.
Fulvio, ormai nudo a parte l’orologio e il tatuaggio della Tridentina sul braccio, mi guarda un istante, compiaciuto nel vedere che ho ripreso a masturbarmi.
Poi mi salta addosso.
Questa volta lo facciamo alla maniera classica.
Mi scopa alla mamma e papà in mezzo al letto, con io che lo stringo fra le cosce e gli graffio la schiena mentre lui mi sbatte di forza contro il materasso, mandando a sbattere il letto contro la parete di legno ad ogni affondo che mi sferra nel ventre.
Per assurdo, anche se mi ha avuta dozzine di volte durante la mia luna di miele, credo che questa sia la prima volta che mi scopa in un letto; che mi stia imborghesendo?
- Aahhh... Aahhh... Aahhh...
Mi piace da impazzire. Uno dei maschi migliori della mia vita, decisamente. Sono contenta che sia stato lui a mettermi incinta...
- Vengo... Godo...
- Eccomi, ti riempio... Oohhh!
Fulvio mi schizza dentro nello stesso istante in cui io esplodo per la terza volta, contorcendomi tutta mentre tendo le dita dei piedi contro il soffitto di legno...
Quando riprendo i sensi, Fulvio mi sta coccolando nel lettone in cui mi ha scopata senza pietà fino a pochi minuti prima.
Mi piace essere coccolata, anche se non capita spesso: è questione di ruoli, di solito è il partner dominante ad accarezzare l’altro dopo il piacere... E normalmente quello sono io. E’ una piacevole variante trovarmi ad essere dall’altra parte.
- Dici che abbiamo fatto una sorellina per la Giulia?
Sorrido: - Non c’è pericolo: questa volta sono protetta...
Mi stiracchio. Ho sete.
Mi alzo, infilo gli stivali perché sui pavimenti tirolesi ho il terrore delle schegge; vado al minibar e preparo due bicchieri di prosecco.
Fulvio mi guarda, e io istintivamente cerco di mettermi nella luce migliore: mi piace essere guardata da lui, e voglio dargli il meglio che ho da vedere...
Stivali da motociclista e camicetta aperta, orologio da uomo e abbronzatura uniforme e senza tracce di costume (merito della nostra torrida estate naturista a Cap) ... Gambe lunghe, culo alto, stomaco piatto. Mi metto istintivamente di tre quarti per ridurre l’effetto “pialla di san Giuseppe” e nel contempo ravvio i capelli con un raro vezzo femminile.
- Sei uno schianto.
Lo adoro.
No, non fraintendetemi! Non mi sto innamorando... È solo che per una volta mi capita di stare con un uomo che non mi delude. Una rarità...
Gli porgo il bicchiere e lui tocca il mio prima di sorseggiarne il contenuto.
Scambiamo qualche banalità, del tipo “ti ho pensato spesso”, oppure “sei sempre in gran forma”.
Scherziamo sul baccano che abbiamo fatto: la tipa stagionata nella stanza accanto protesterà sicuramente con la direzione...
- Oh, non ti preoccupare: io sono un cliente fisso, non ci faranno storie. Piuttosto, nell’altra camera ci sono le ragazze: si saranno scandalizzate?
Ridacchio: - La Giulia no di sicuro: sa che sono una tipa piuttosto promiscua, e c’è abituata. E la Giorgia?
- Oh, lei sa che sono un incorreggibile dongiovanni. Sai bene che la nostra famiglia è piuttosto moderna...
- Già: quasi quanto la nostra. Probabilmente se la staranno ridendo fra loro...
- Com’è andata poi con tuo marito? Quello che pescava le trote?
- Oh, ho gettato la fede in mare già da qualche anno – ammetto – Adesso sto con una donna, lo sai.
- Questa Eva, di cui ci ha parlato la Giulia?
- Esatto. Già da qualche anno... Lo sapevi che io vado indifferentemente con gli uomini o con le donne...
- Sì, ricordo. Com’è andata fra te e Greta?
Sorrido: - E’ andata.
- Incredibile: non credo sia mai stata con un’altra donna, nemmeno per sbaglio o da ubriaca... Ci sai fare davvero!
- Sì, sono piuttosto brava, specialmente con le donne... Ma di solito me la cavo anche con gli uomini.
- Hmmm... Decisamente, posso confermare...
Ci baciamo: adoro il sapore del maschio abbinato al Valdobbiadene.
Mentre facciamo linguainbocca, lui mi prende un seno e lo spreme delicatamente... I miei capezzoli si arrapano quasi all’istante.
Gli prendo il cazzo in mano e lo sento sussultare: la carne di maschio si intosta velocemente.
- Hai ancora voglia?
- Hmmm... Sempre!
Ci limoniamo ancora un po’, poi io mi abbasso per prenderglielo in bocca: ancora non lo ho assaggiato, e dopo il prosecco mi viene sempre un certo languorino...
Lo spompino con calma, gustandomi la fellatio senza la fretta che di solito mi prende di essere scopata prima che il maschio di turno si spompi troppo: Fulvio mi ha già fatta godere due volte, quasi tre, e adesso posso davvero gustarmi questo splendido esemplare di maschio di montagna.
Quando è duro al massimo lo osservo con languida nostalgia: sì, è proprio come lo ricordavo: lungo, slanciato, duro e nodoso... Il cazzo che ha fatto di me una madre.
Hmmm...
Alzo gli occhi e lo fisso intensamente: - Adesso lo voglio nel culo.
Lui mi guarda allupato: non penso che dovrò faticare a convincerlo.
Mi distendo sulla schiena e sollevo le gambe puntando gli stivali neri verso il soffitto, poi mi infilo due dita nel culo e mi allargo il buco: - Avanti, spaccami in due!
Lui si lecca i baffi (che non ha) e mi punta la cappella larga e durissima contro il buco mentre io aggiungo altre due dita per facilitargli il compito.
Poi il cazzo mi entra dentro lo sfintere e lui spinge con forza per sodomizzarmi.
- Aahhh! – grido, sentendomi lacerare il buco – Mi sfondi...
Ritraggo le dita: ormai il maschio può incularmi a piacimento, e io non chiedo di meglio che lasciargli l’iniziativa.
Fulvio è ben saldo sulle ginocchia e mi tiene le gambe spalancate serrando le sue forti dita intorno alle suole degli stivali: lo guardo dal basso con gli occhi sgranati mentre m’incula a tavoletta, scatenato nella sua furia sodomitica. Il letto torna a scuotersi e a sbattere con la testata contro la parete con tonfi ritmici che coprono i miei gemiti di dolore.
- Aah! Aah! Aah...
Mi slabbro la fica con le dita mentre lui mi scovola il culo, così ad ogni colpo sferrato in fondo al retto dalla vagina mi sgorga un rivoletto di sborra biancastra: la venuta che mi aveva depositato in pancia al giro precedente sta tornando fuori un po’ alla volta, spinta dalle sue furiose pompate nel culo...
Un’inculata bestiale, rabbiosa, interminabile...
Mi fa godere di culo, come una vera troia: grido di nuovo, più forte di prima, perché questa volta al piacere selvaggio di quell’accoppiamento contro natura si somma il dolore sublime della sodomia.
- Sborro... Sborro... AAGHHH!!!
Uno degli orgasmi più violenti di sempre. Devastante, squassante, di quelli che ti lasciano senza fiato e con un sibilo nelle orecchie...
Di nuovo lui mi allaga le viscere con una sborrata alluvionale, solo che questa volta mi gonfia il culo.
Il calore dello sperma che mi riempie il retto in fiamme placa finalmente la furia dei sensi che mi ha presa nel momento in cui Fulvio mi ha brancata davanti alla porta; mi affloscio stremata, finalmente soddisfatta come con un uomo solo non mi capitava da tantissimo tempo...
Il frutto di quella sveltina animalesca ha già preso l’autobus con la sua sorellina per andare a trovare suo padre a Cortina.
Io sono pronta a partire a mia volta: Hans è già andato a Brunico, così viene a salutarmi Greta, con un sorriso imbarazzato. Non sono sicura di come abbia metabolizzato la lesbicata della notte prima, così evito gesti inconsulti: in fondo per me si è trattato di una botta e via...
È lei che a sorpresa mi bacia in bocca e mi fa sentire la lingua; la stringo un po’ più forte anch’io, palpeggiandole delicatamente il culo, e la sento rispondere leggermente al mio tocco indiscreto.
Poi si ritrae e mi invita a tornare quando voglio insieme alla Giulia, e magari anche alla mia compagna.
Così mi piace.
Salto in sella alla moto e indosso il casco con un ultimo gesto di saluto, poi metto in moto e rombo via salutando fra me il lago di Braies.
Ridiscendo in Pusteria sfidando la neve che cade leggera, poi a Dobbiaco svolto a sud. Sulle montagne raggiungo e supero la corriera con sopra le ragazze e raggiungo Cortina per scoprire che lì il tempo è decisamente migliore: un pallido sole riscalda la capitale delle Dolomiti e io posso parcheggiare comodamente e andarmi a prendere un caffè al bar mentre aspetto l’arrivo dell’autobus.
Contatto Fulvio per telefono avvertendolo che sono arrivata, e lui mi dà appuntamento in piazza di lì a mezz’ora. Mi rassegno ad aspettare: in fondo la Giulia ha diritto di gestire questa cosa come preferisce.
Quando mi presento in piazza il grande momento si è già consumato: le ragazze sono sedute al bar con un tipo bruno e abbronzato, e chiaramente sono tutti e tre di buon umore.
Mi avvicino e lui si alza galantemente in piedi per salutarmi.
Mi compiaccio con me stessa: ho saputo scegliere bene il maschio con cui accoppiarmi.
Fulvio ha cinquant’anni giusti, ma è in forma perfetta. Ha ancora tutti i capelli, striati d’argento in maniera piuttosto sexy, e non ha un filo di grasso addosso almeno per quanto posso vedere. Il sorriso simpatico è rimasto lo stesso, e la stretta di mano è piacevolmente vigorosa.
- Patrizia! Complimenti, sembri ancora la stessa di diciassette anni fa...
Il marpione ha fatto altri cento punti.
Ci squadriamo a vicenda dalla testa ai piedi, e chiaramente sembriamo entrambi apprezzare ciò che vediamo. Io sono in tuta e di me a parte la faccia si indovinano al massimo le forme, ma lui è vestito sportivo come se dovesse andare a sciare, e probabilmente è così vista la stagione e dove ci troviamo, e quindi lascia vedere benissimo il fisico atletico e vigoroso...
Lo voglio. Qui e adesso...
OK, prima sarà il caso di liberarci delle ragazze... Non è facile: Giulia vuole conoscere suo padre; e Giorgia dovrà restare con lui per tornare all’albergo insieme.
Cazzo: mi tocca comportarmi bene. Almeno per il momento...
Chiacchieriamo per almeno un’ora: lui ci dice di lui, della sua vita da scapolo a cavallo delle Dolomiti, l’attività di maestro di sci d’inverno e di roccia d’estate, la sua parte nella gestione dell’albergo, la gioia di veder crescere così bene la Giorgia e di poterla allenare personalmente per le gare di sci... Giulia dice della Serenissima e del collegio, e della sua decisione di andare in Accademia a Livorno.
La Giorgia è colpita: l’idea di una sorella in Marina la affascina quanto e più di quella che noi viviamo su una barca. Giulia replica invitandola a venire a visitarci a Venezia, naturalmente con suo padre...
Finiamo al ristorante tutti e quattro.
Il tempo passa piacevolmente: devo dire che sia Fulvio che la Giorgia sono di ottima compagnia, e non è affatto semplice lasciarli per tornare a casa...
Alla fine, mi rendo conto che si è fatto davvero troppo tardi: non ce la faremo a rientrare prima di notte in Laguna.
Fulvio ha la soluzione pronta: possiamo dormire a Cortina, lui conosce una pensioncina dove ci faranno un buon prezzo...
Le ragazze non stanno in sé dalla gioia di passare la notte insieme, e io mi rassegno: vorrà dire che telefonerò in collegio per giustificare il mancato rientro con importanti ragioni di famiglia.
Si tratta della stessa pensione dove Fulvio passa la notte ogni volta che viene a Cortina... Cioè quando non dorme a casa del banchiere a cui si sbatte la moglie.
Prendiamo due camere: una per me e una per le ragazze, che vogliono assolutamente dormire insieme.
Ceniamo di nuovo al ristorante, e questa volta mi lascio indurre in tentazione e mi faccio una bella birra, tanto non devo guidare.
Verso le undici le ragazze vanno nella loro camera, e io rimango lì con il mio amante di quasi vent’anni fa.
Ci guardiamo, prendendoci le misure, entrambi consapevoli di quello che succederà.
Sogghigno attraverso il bicchiere di birra ormai vuoto: - La mia camera o la tua?
Lui risponde con un mezzo sorriso: - Facciamo da te: la mia è un disastro. Sai, noi scapoli impenitenti...
Saliamo quasi di corsa su per le scale di legno.
Lui mi branca mentre cerco di aprire la porta, e mi caccia la lingua in bocca con una prepotenza che mi manda subito in brodo di giuggiole: adoro quando un uomo è abbastanza maschio da prendere l’iniziativa con una come me.
Ho tolto la tuta ore fa, e adesso ho i jeans con la camicetta: Fulvio ne approfitta e allunga le mani mentre ci baciamo, pastrugnandomi di gusto le chiappe mentre mi schiaccia contro la porta ancora chiusa. Io gli getto un braccio al collo mentre nell’altra mano ho ancora le chiavi, e intanto strofino eccitata l’inguine contro la sua patta. Siamo alti uguale, e io avverto con gioia la sua prepotente erezione contro il pube.
- Hmmm... Vedo che ti piaccio ancora!
- Mi vai a sangue, Patrizia – rantola lui arrapato – Ti voglio: qui, subito...
- Sei matto: siamo nel corridoio...
Lui non sembra darsene molto peso: mentre mi bacia l’incavo del collo e con una mano continua a palparmi il culo, con l’altra mi fa saltare uno dopo l’altro tre bottoni della camicetta e mi scodella fuori una tetta.
Ovviamente ho i capezzoli eretti come V2, e lui mi addenta quello che ha messo a nudo facendomi squittire di piacere. Poi la mano con cui mi ha denudata scende in basso e comincia a trafficare con la lampo dei jeans.
- Fulvio! Potrebbe arrivare qualcuno...
- Chissenefrega... Ti voglio ora!
Cazzo come mi piace quando un maschio mi prende così! Il residente a Cortina è lui: se dare spettacolo non lo preoccupa, io non mi tiro certo indietro...
La zip cede abbastanza facilmente, e lui mi caccia una mano nelle mutande già belle umidicce. Sento le sue dita ravanare nel pelo finché non riesce a slabbrarmi la fica e allora mi sento penetrare con decisione.
- Oohhh! Piano, non sono ancora pronta...
Nessuna risposta: Fulvio è troppo occupato a succhiarmi il capezzolo mentre mi tiene ferma per le chiappe e comincia a masturbarmi con l’altra mano.
- Ooh! Cazzo, Fulvio, così mi fai venire subito...
Sembra proprio quella la sua intenzione: mi sditalina con una foga che non ricordo da tempo, come un invasato. Io sono nel pucio più completo, e non oppongo proprio nessuna resistenza mentre le sue ditaccia scavano nella mia carne bollente.
- Oohhh... Hmmm... Sì, mi piace...
Vengo con un brivido. Breve, bruciante, per niente soddisfacente: ho dieci volte più voglia di prima, sono inzuppata fradicia e a questo punto mi lascerei fare davanti a una prima elementare...
- Non ce la faccio più, stronzo – annaspo senza fiato – Dammelo, Fulvio: fottimi!
Lo aiuto ad abbassarmi i jeans a mezza coscia con una serie di movimenti convulsi e scoordinati.
Lui vorrebbe prendermi da davanti, ma ho gli stivali ed è quasi impossibile sfilare anche solo una gamba dei jeans; allora mi giro con la faccia contro la porta e spingo il culo all’indietro per farmi prendere da tergo.
Fulvio mi prende per i fianchi e sento la sua erezione rovente premermi fra le natiche.
- Ficcamelo dentro – ansimo con voce strozzata – Infilzami!
Sento la cappella che si abbocca all’entrata della fica e scivola agevolmente dentro; poi lui spinge con forza e mi trafigge il cuore.
- Aahhh!
Mi sembra di essere stata inchiodata alla porta per come mi ha impalata di forza: spero che il mio strillo non si sia sentito di sotto... O che non richiami l’attenzione di qualcuno già nella sua camera al piano.
Mi tengo con le mani allo stipite della porta mentre lui comincia a scoparmi energicamente, una botta dopo l’altra, facendomelo sentire mentre cerca di farsi strada attraverso la bocca dell’utero...
Fulvio è di calibro standard, ma ce l’ha piacevolmente ruvido e nerboso, durissimo... Ma soprattutto è lungo quasi venti centimetri, e me li serve tutti in profondità. Mi strappa gemiti strozzati ad ogni affondo, e io mi sento rapidamente indebolire le gambe mentre vengo sbattuta a quel modo contro la porta della mia stessa camera d’albergo...
- Oh cazzo... Oh cazzo... – ansimo, stravolta dalla libidine – Mi stai squassando! Hmmm!
Ha un ritmo incredibile: partito già veloce, continua ad accelerare lentamente ma costantemente, finché mi fa urlare.
- Aahhh... Aahhh... Aahhh!
Godo di nuovo, e questa volta è un orgasmo vero, intenso, completo...
La porta della camera accanto si apre, e una tizia sulla settantina si affaccia con un’espressione allibita.
Bofonchia qualcosa in una lingua che non capisco, e la mando a farsi fottere... Anche lei!
Quella esclama qualcosa stizzita e richiude la porta sbattendola indignata.
Fulvio ride divertito e mi schiaffeggia allegramente una chiappa.
Io sono al di là del bene e del male, e me ne frego.
Sento l’uccellone ancora durissimo che mi scivola fuori e mi risollevo a fatica, cercando di infilare la chiave nella toppa con la mano che mi trema visibilmente.
Fulvio mi aiuta, e in qualche modo riusciamo a svicolare dentro la camera e a richiuderci la porta alle spalle prima che qualcun altro ci colga in flagrante fottisterio...
Ci rotoliamo sul letto, più affamati che mai: lui ancora non si è sfogato, e ha gli occhi fuori dalla testa per la foia. Sono completamente in sua balìa e non mi sembra vero di poter finalmente soggiacere alle voglie di un maschio degno di questo nome.
Questa volta stivali e jeans mi vengono strappati di dosso con burbera efficienza e mi ritrovo stesa di schiena sul letto con solo la camicetta aperta ancora addosso.
Fulvio si ferma un momento per liberarsi anche dei suoi vestiti, e io mi prendo un momento per valutare il mio maschio mentre lo guardo spogliarsi: piacevolmente muscoloso senza essere esagerato, abbronzato dal sole dell’estate precedente quando faceva lezione di roccia in alta montagna chiaramente anche a torso nudo... Poco peloso ma non depilato, bruno ma non irsuto, e con un’aria decisa che mi attira ancora più della sua splendida struttura fisica.
Mi accorgo che mi sto toccando mentre lo guardo, e lui se n’è accorto perfettamente.
- Sei ancora più porca di come ti ricordavo, Patrizia...
- Sì – ammetto – Sono peggiorata parecchio negli ultimi anni... Adesso però vieni qui e scopami di nuovo!
Discinta nel letto di una camera d’albergo, a gambe larghe di fronte a un cazzo duro: la Visentin al meglio di sé. Mi scordo anche di finire di togliere la camicetta, che ormai è completamente aperta, lasciando che il turgore esagerato dei miei capezzoli tradisca la mia foia altrettanto fuori scala.
Fulvio, ormai nudo a parte l’orologio e il tatuaggio della Tridentina sul braccio, mi guarda un istante, compiaciuto nel vedere che ho ripreso a masturbarmi.
Poi mi salta addosso.
Questa volta lo facciamo alla maniera classica.
Mi scopa alla mamma e papà in mezzo al letto, con io che lo stringo fra le cosce e gli graffio la schiena mentre lui mi sbatte di forza contro il materasso, mandando a sbattere il letto contro la parete di legno ad ogni affondo che mi sferra nel ventre.
Per assurdo, anche se mi ha avuta dozzine di volte durante la mia luna di miele, credo che questa sia la prima volta che mi scopa in un letto; che mi stia imborghesendo?
- Aahhh... Aahhh... Aahhh...
Mi piace da impazzire. Uno dei maschi migliori della mia vita, decisamente. Sono contenta che sia stato lui a mettermi incinta...
- Vengo... Godo...
- Eccomi, ti riempio... Oohhh!
Fulvio mi schizza dentro nello stesso istante in cui io esplodo per la terza volta, contorcendomi tutta mentre tendo le dita dei piedi contro il soffitto di legno...
Quando riprendo i sensi, Fulvio mi sta coccolando nel lettone in cui mi ha scopata senza pietà fino a pochi minuti prima.
Mi piace essere coccolata, anche se non capita spesso: è questione di ruoli, di solito è il partner dominante ad accarezzare l’altro dopo il piacere... E normalmente quello sono io. E’ una piacevole variante trovarmi ad essere dall’altra parte.
- Dici che abbiamo fatto una sorellina per la Giulia?
Sorrido: - Non c’è pericolo: questa volta sono protetta...
Mi stiracchio. Ho sete.
Mi alzo, infilo gli stivali perché sui pavimenti tirolesi ho il terrore delle schegge; vado al minibar e preparo due bicchieri di prosecco.
Fulvio mi guarda, e io istintivamente cerco di mettermi nella luce migliore: mi piace essere guardata da lui, e voglio dargli il meglio che ho da vedere...
Stivali da motociclista e camicetta aperta, orologio da uomo e abbronzatura uniforme e senza tracce di costume (merito della nostra torrida estate naturista a Cap) ... Gambe lunghe, culo alto, stomaco piatto. Mi metto istintivamente di tre quarti per ridurre l’effetto “pialla di san Giuseppe” e nel contempo ravvio i capelli con un raro vezzo femminile.
- Sei uno schianto.
Lo adoro.
No, non fraintendetemi! Non mi sto innamorando... È solo che per una volta mi capita di stare con un uomo che non mi delude. Una rarità...
Gli porgo il bicchiere e lui tocca il mio prima di sorseggiarne il contenuto.
Scambiamo qualche banalità, del tipo “ti ho pensato spesso”, oppure “sei sempre in gran forma”.
Scherziamo sul baccano che abbiamo fatto: la tipa stagionata nella stanza accanto protesterà sicuramente con la direzione...
- Oh, non ti preoccupare: io sono un cliente fisso, non ci faranno storie. Piuttosto, nell’altra camera ci sono le ragazze: si saranno scandalizzate?
Ridacchio: - La Giulia no di sicuro: sa che sono una tipa piuttosto promiscua, e c’è abituata. E la Giorgia?
- Oh, lei sa che sono un incorreggibile dongiovanni. Sai bene che la nostra famiglia è piuttosto moderna...
- Già: quasi quanto la nostra. Probabilmente se la staranno ridendo fra loro...
- Com’è andata poi con tuo marito? Quello che pescava le trote?
- Oh, ho gettato la fede in mare già da qualche anno – ammetto – Adesso sto con una donna, lo sai.
- Questa Eva, di cui ci ha parlato la Giulia?
- Esatto. Già da qualche anno... Lo sapevi che io vado indifferentemente con gli uomini o con le donne...
- Sì, ricordo. Com’è andata fra te e Greta?
Sorrido: - E’ andata.
- Incredibile: non credo sia mai stata con un’altra donna, nemmeno per sbaglio o da ubriaca... Ci sai fare davvero!
- Sì, sono piuttosto brava, specialmente con le donne... Ma di solito me la cavo anche con gli uomini.
- Hmmm... Decisamente, posso confermare...
Ci baciamo: adoro il sapore del maschio abbinato al Valdobbiadene.
Mentre facciamo linguainbocca, lui mi prende un seno e lo spreme delicatamente... I miei capezzoli si arrapano quasi all’istante.
Gli prendo il cazzo in mano e lo sento sussultare: la carne di maschio si intosta velocemente.
- Hai ancora voglia?
- Hmmm... Sempre!
Ci limoniamo ancora un po’, poi io mi abbasso per prenderglielo in bocca: ancora non lo ho assaggiato, e dopo il prosecco mi viene sempre un certo languorino...
Lo spompino con calma, gustandomi la fellatio senza la fretta che di solito mi prende di essere scopata prima che il maschio di turno si spompi troppo: Fulvio mi ha già fatta godere due volte, quasi tre, e adesso posso davvero gustarmi questo splendido esemplare di maschio di montagna.
Quando è duro al massimo lo osservo con languida nostalgia: sì, è proprio come lo ricordavo: lungo, slanciato, duro e nodoso... Il cazzo che ha fatto di me una madre.
Hmmm...
Alzo gli occhi e lo fisso intensamente: - Adesso lo voglio nel culo.
Lui mi guarda allupato: non penso che dovrò faticare a convincerlo.
Mi distendo sulla schiena e sollevo le gambe puntando gli stivali neri verso il soffitto, poi mi infilo due dita nel culo e mi allargo il buco: - Avanti, spaccami in due!
Lui si lecca i baffi (che non ha) e mi punta la cappella larga e durissima contro il buco mentre io aggiungo altre due dita per facilitargli il compito.
Poi il cazzo mi entra dentro lo sfintere e lui spinge con forza per sodomizzarmi.
- Aahhh! – grido, sentendomi lacerare il buco – Mi sfondi...
Ritraggo le dita: ormai il maschio può incularmi a piacimento, e io non chiedo di meglio che lasciargli l’iniziativa.
Fulvio è ben saldo sulle ginocchia e mi tiene le gambe spalancate serrando le sue forti dita intorno alle suole degli stivali: lo guardo dal basso con gli occhi sgranati mentre m’incula a tavoletta, scatenato nella sua furia sodomitica. Il letto torna a scuotersi e a sbattere con la testata contro la parete con tonfi ritmici che coprono i miei gemiti di dolore.
- Aah! Aah! Aah...
Mi slabbro la fica con le dita mentre lui mi scovola il culo, così ad ogni colpo sferrato in fondo al retto dalla vagina mi sgorga un rivoletto di sborra biancastra: la venuta che mi aveva depositato in pancia al giro precedente sta tornando fuori un po’ alla volta, spinta dalle sue furiose pompate nel culo...
Un’inculata bestiale, rabbiosa, interminabile...
Mi fa godere di culo, come una vera troia: grido di nuovo, più forte di prima, perché questa volta al piacere selvaggio di quell’accoppiamento contro natura si somma il dolore sublime della sodomia.
- Sborro... Sborro... AAGHHH!!!
Uno degli orgasmi più violenti di sempre. Devastante, squassante, di quelli che ti lasciano senza fiato e con un sibilo nelle orecchie...
Di nuovo lui mi allaga le viscere con una sborrata alluvionale, solo che questa volta mi gonfia il culo.
Il calore dello sperma che mi riempie il retto in fiamme placa finalmente la furia dei sensi che mi ha presa nel momento in cui Fulvio mi ha brancata davanti alla porta; mi affloscio stremata, finalmente soddisfatta come con un uomo solo non mi capitava da tantissimo tempo...
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