Reb&Ale (conclusione)
di
Rebecca Barr
genere
etero
PROLOGO: Dopo il loro ultimo incontro, terminato in una notte di passione quando Ale era ospite di Rebecca, sono entrambi tornati alle rispettive vite. Ale è tornato a casa riaccolto da Amelia e Rebecca continua la sua vita con Daniele spesso lontano per lavoro. Per Alessio però quella notte è cambiato qualcosa, portandolo a evitare Rebecca. Fino a questo incontro, raccontato dal suo punto di vista, vissuto attraverso le sue sensazioni e le sue emozioni.
Aspetto le 15.30 di oggi pomeriggio dal momento in cui hai chiuso la chiamata con la mia segretaria questa mattina.
-Sono Rebecca, dica per cortesia al Dottore che passo in ufficio verso le 15.30 per gli atti di vendita, se ci fossero problemi mi avverta così non allungo la strada inutilmente –
Non sono riuscito a rispondere, ho ascoltato la tua voce, allegra, calda, un abbraccio in cui vorrei addormentarmi ogni sera e svegliarmi ogni mattina.
Devi passare a lasciare dei documenti. Di tuo marito. Il mio migliore amico.
Nessun film stavolta, passi tu perché lui non c’è.
Il mio film invece è quella notte. Mi ha segnato dentro, in maniera indelebile, perché adesso so cosa voglio e so che non lo potrò mai avere. E così ha segnato anche il nostro rapporto… Ti evito, evito ogni possibile incontro, declino ogni invito, dando la colpa ad Amelia, dicendo che è lei che ne ha sempre una. Ma questo tu non lo sai.
Sto perdendo la tua amicizia di proposito perché di te mi resta un’unica cosa: il Desiderio. Con la D maiuscola.
Tanto…. Un desiderio bruciante. Come bruciante è il ricordo di quella sola notte trascorsa con te. È talmente vivido che se respiro a fondo posso sentire il profumo dei tuoi capelli o avvertire sui polpastrelli la morbidezza della tua pelle e delle tue curve…
È da quella sera che non abbiamo contatti.
Mi hai chiamato, mi hai inviato qualche whatsapp, non ti ho mai risposto. Nemmeno questa mattina, ho lasciato lo facesse una delle segretarie. Solo che questo incontro non lo posso evitare.
Mi guardo come se mi guardassi tu, chiedendomi cosa vedrai, o cosa vorrai vedere.
Sei arrivata. Avevo chiesto in reception di avvertirmi con due squilli di interfono per venire di persona ad accoglierti, cercando di salvare delle inutili apparenze.
Mentre ti apro la porta e ti faccio entrare resto come sempre stregato dai tuoi seni, resi ancora più provocanti dalla profonda scollatura della maglietta che indossi.
Sei splendida. Come sempre. Jeans skinny e tacco 12, capelli raccolti in un disordine delizioso, trucco appena accennato e quell’aria da ragazzina impertinente che mi ha conquistato la prima volta che ci siamo incontrati.
Mi abbracci come hai sempre fatto, mi sorridi e mi dai i soliti tre baci sulle guance – devono essere dispari i baci secondo te oppure portano sfortuna – ti comporti come sempre, sei la Rebecca di sempre, la Rebecca che vorrei anche qui in ufficio, adesso.
Mi stai spiegando il motivo di questa documentazione, del fatto che sia urgente ma ci sono problemi con le firme visto che tuo marito è lontano. Io invece di ascoltare sto ricordando il tuo viso quando ti ho fatto usare le gheisha balls al cinema…. quando ti ho visto uscire nuda dalla doccia arrabbiatissima perché ti avevo portato via il telo,a quando stretta a me mi hai chiesto se volevo vedere gli effetti dello zenzero….tu parli… e io guardando il tuo viso penso a quel meraviglioso momento in cui le tue labbra si sono strette intorno a me iniziando a succhiare…
…. E così sono passata io per evitare che ….
Riesco a scuotermi e decido di prendere in mano la situazione, prima finiamo prima te ne andrai.
-Sono contento di vederti..Sei in splendida forma…
La segretaria mi ha spiegato tutto, vieni, accomodati, ti illustro i passaggi che dovrai fare e dove presentare i documenti una volta terminato di raccogliere gli atti -.
Mi siedo alla scrivania e tu, anziché sederti di fronte a me prendi una sedia e la metti accanto alla mia. Non lo avevo previsto. Non avevo previsto di averti di nuovo così vicina.
Il tuo profumo, Gabrielle di Chanel, mi arriva a ondate ogni movimento che fai. Ne ho regalata una confezione anche ad Amelia per poterlo sentire quando sei lontana… lo trova troppo poco intenso… lo ha messo via, chissà dove.
Stai leggendo ogni foglio che ti passo con attenzione, sei concentrata, lo vedo da come tieni la matita appoggiata alle labbra e da come fermi il piede che dondola indolente, quando un passaggio non ti è chiaro.
– No, proprio no. Su questo Ale non sono decisamente d’accordo. –
Ti sei alzata di scatto quasi sbattendo il foglio sulla scrivania. Sei in piedi dietro di me, e per farmi vedere il passaggio incriminato ti chini in avanti appoggiando una mano sulla mia spalla. Il tuo viso è esattamente accanto al mio. Se mi voltassi ti potrei baciare tanto sei vicina. Ma soprattutto, chinata così, mi stai inconsapevolmente offrendo lo spettacolo dei tuoi seni racchiusi in una bralette di pizzo beige che non lascia quasi nulla all’immaginazione.
Niente sta andando come mi ero immaginato.
– Rebecca capisco tu possa non essere d’accordo ma i termini sono chiari e tra l’altro, non per essere cinico, li ha stesi tuo marito. È a lui che dovresti dire che non sei d’accordo -.
– Mai -. Lo hai detto a bassa voce, senza però riuscire a nascondere la rabbia che conteneva.
Tra voi le cose ultimamente non vanno benissimo, me lo ha confidato Daniele, il fatto che lui passi via così tanto tempo sta mettendo un po’ in crisi la vita di coppia. E tu, con il caratterino poco incline alla diplomazia che spesso dimostri di avere stai rendendo tutto ancora più complicato.
– Reb posso provare a parlare con lui, non prometto nulla, ma ci posso provare… se vuoi..-
Mi manca quasi l’aria da quanto ti voglio, ti offro la mia mediazione sapendo in anticipo che non servirà a nulla ai fini pratici, ma sarà utilissima a calmarti e a far sì che tu finalmente esca da qui. E in senso metaforico anche dalla mia vita.
Il tuo abbraccio mi travolge letteralmente, seguito da un bacio sulla guancia carico di entusiasmo.
– Grazie, lo sapevo che mi avresti aiutata – me lo dici staccandoti appena e guardandomi con quegli occhi verdi che tanto spesso sembrano leggermi dentro. La tua mano mi sfiora il viso in una carezza leggera.
È come dar fuoco alla paglia. È un attimo e sei di nuovo tra le mie braccia mentre la mia bocca cerca la tua. Sapevo di non doverlo fare e lo sto facendo, come so di non doverti desiderare, senza aver mai smesso di farlo.
Sei sorpresa e per un momento quasi non reagisci, poi le tue labbra si schiudono rispondendo al mio bacio con dolcezza. Un bacio lunghissimo. Le tue mani che si allacciano dietro la mia nuca mentre le mie scivolano lungo i tuoi fianchi fino a fermarsi sul tuo sedere.
– Mi sei mancata così tanto…- te lo dico mentre percorro lo spazio tra la clavicola e il collo con tanti piccoli baci, e contemporaneamente ti sfilo la maglietta. Posso sentire di nuovo la tua pelle sotto le dita, respirarne il profumo ambrato.
– Ale io -…. Non ti lascio finire la frase, ti chiudo la bocca con un altro bacio, stavolta molto più profondo e carico di desiderio. Mi stai slacciando la camicia, mentre io ti sollevo la bralette liberando il tuo seno sodo che subito calamita le mie mani.
Mi sfili la camicia guardandomi negli occhi. Conosco quello sguardo. E sempre guardandomi ti sfili la bralette.
-Siediti- E accompagni la richiesta spingendomi fisicamente sulla poltrona del mio ufficio.
– Mi sei mancato anche tu – mi sussurri sedendoti a cavalcioni sopra di me. Le nostre bocche si cercano di nuovo con passione mentre con il pollice e l’indice stringo i tuoi capezzoli fino a farti gemere. So quanto sei sensibile così oltre a strizzarli inizio a succhiarli facendoti inarcare la schiena e aderire ancora di più a me. Una mano scende lungo la tua pancia fino al bottone dei jeans, li slaccio e te li abbasso quel tanto che basta a incontrare il pizzo della brasiliana, ma a questo punto mi fermi. Scendi dalla poltrona e con movimenti sinuosi ti togli le scarpe e ti sfili i pantaloni, poi, rimetti le scarpe, restando con la brasiliana e i tacchi. Sei uno schianto.
I pochi passi che ci separano li fai come una passerella, fermandoti in piedi esattamente tra le mie gambe. Sono attimi sospesi in cui ci guardiamo negli occhi senza parlare.
E poi, con un sorriso malizioso ti inginocchi, e mi slacci i pantaloni. Mi lascio andare contro lo schienale della poltrona chiudendo gli occhi.
Sento le tue mani che con movimenti sapienti iniziano un massaggio e poi…. la tua bocca… calda, accogliente… sento la tua lingua che mi percorre, le tue labbra che stringono… alterni leggeri colpi di lingua a profonde succhiate…
Gli unici suoni della stanza sono quelli prodotti dalla tua bocca e i miei gemiti. Vorrei fermarti, metterti sulla scrivania e prenderti,subito, ma sono totalmente in balia delle tue labbra, non riesco a muovermi. Seguo i movimenti della tua testa accarezzandoti i capelli, scendo lungo una spalla, ti sfioro un seno, lo afferro e lo stringo nel momento in cui tu stringi di nuovo la bocca. Sento l’eccitazione montare come una marea per quello che stai facendo, per come lo stai facendo, per i tuoi sospiri quando ti stringo il capezzolo uniti ai i miei che si fanno sempre più vicini e difficili da controllare.
La tua lingua che sale e scende mi sta dando i brividi.
L’orgasmo e’ come una valanga che mi travolge, mi manca quasi il fiato.
Mi guardi con un sorriso che sembra compiaciuto passandoti un dito sul labbro in un gesto lento ed erotico, ti alzi e lo passi sulle mie labbra. Ti chini, mi baci.
Sono tornato a casa.
Aspetto le 15.30 di oggi pomeriggio dal momento in cui hai chiuso la chiamata con la mia segretaria questa mattina.
-Sono Rebecca, dica per cortesia al Dottore che passo in ufficio verso le 15.30 per gli atti di vendita, se ci fossero problemi mi avverta così non allungo la strada inutilmente –
Non sono riuscito a rispondere, ho ascoltato la tua voce, allegra, calda, un abbraccio in cui vorrei addormentarmi ogni sera e svegliarmi ogni mattina.
Devi passare a lasciare dei documenti. Di tuo marito. Il mio migliore amico.
Nessun film stavolta, passi tu perché lui non c’è.
Il mio film invece è quella notte. Mi ha segnato dentro, in maniera indelebile, perché adesso so cosa voglio e so che non lo potrò mai avere. E così ha segnato anche il nostro rapporto… Ti evito, evito ogni possibile incontro, declino ogni invito, dando la colpa ad Amelia, dicendo che è lei che ne ha sempre una. Ma questo tu non lo sai.
Sto perdendo la tua amicizia di proposito perché di te mi resta un’unica cosa: il Desiderio. Con la D maiuscola.
Tanto…. Un desiderio bruciante. Come bruciante è il ricordo di quella sola notte trascorsa con te. È talmente vivido che se respiro a fondo posso sentire il profumo dei tuoi capelli o avvertire sui polpastrelli la morbidezza della tua pelle e delle tue curve…
È da quella sera che non abbiamo contatti.
Mi hai chiamato, mi hai inviato qualche whatsapp, non ti ho mai risposto. Nemmeno questa mattina, ho lasciato lo facesse una delle segretarie. Solo che questo incontro non lo posso evitare.
Mi guardo come se mi guardassi tu, chiedendomi cosa vedrai, o cosa vorrai vedere.
Sei arrivata. Avevo chiesto in reception di avvertirmi con due squilli di interfono per venire di persona ad accoglierti, cercando di salvare delle inutili apparenze.
Mentre ti apro la porta e ti faccio entrare resto come sempre stregato dai tuoi seni, resi ancora più provocanti dalla profonda scollatura della maglietta che indossi.
Sei splendida. Come sempre. Jeans skinny e tacco 12, capelli raccolti in un disordine delizioso, trucco appena accennato e quell’aria da ragazzina impertinente che mi ha conquistato la prima volta che ci siamo incontrati.
Mi abbracci come hai sempre fatto, mi sorridi e mi dai i soliti tre baci sulle guance – devono essere dispari i baci secondo te oppure portano sfortuna – ti comporti come sempre, sei la Rebecca di sempre, la Rebecca che vorrei anche qui in ufficio, adesso.
Mi stai spiegando il motivo di questa documentazione, del fatto che sia urgente ma ci sono problemi con le firme visto che tuo marito è lontano. Io invece di ascoltare sto ricordando il tuo viso quando ti ho fatto usare le gheisha balls al cinema…. quando ti ho visto uscire nuda dalla doccia arrabbiatissima perché ti avevo portato via il telo,a quando stretta a me mi hai chiesto se volevo vedere gli effetti dello zenzero….tu parli… e io guardando il tuo viso penso a quel meraviglioso momento in cui le tue labbra si sono strette intorno a me iniziando a succhiare…
…. E così sono passata io per evitare che ….
Riesco a scuotermi e decido di prendere in mano la situazione, prima finiamo prima te ne andrai.
-Sono contento di vederti..Sei in splendida forma…
La segretaria mi ha spiegato tutto, vieni, accomodati, ti illustro i passaggi che dovrai fare e dove presentare i documenti una volta terminato di raccogliere gli atti -.
Mi siedo alla scrivania e tu, anziché sederti di fronte a me prendi una sedia e la metti accanto alla mia. Non lo avevo previsto. Non avevo previsto di averti di nuovo così vicina.
Il tuo profumo, Gabrielle di Chanel, mi arriva a ondate ogni movimento che fai. Ne ho regalata una confezione anche ad Amelia per poterlo sentire quando sei lontana… lo trova troppo poco intenso… lo ha messo via, chissà dove.
Stai leggendo ogni foglio che ti passo con attenzione, sei concentrata, lo vedo da come tieni la matita appoggiata alle labbra e da come fermi il piede che dondola indolente, quando un passaggio non ti è chiaro.
– No, proprio no. Su questo Ale non sono decisamente d’accordo. –
Ti sei alzata di scatto quasi sbattendo il foglio sulla scrivania. Sei in piedi dietro di me, e per farmi vedere il passaggio incriminato ti chini in avanti appoggiando una mano sulla mia spalla. Il tuo viso è esattamente accanto al mio. Se mi voltassi ti potrei baciare tanto sei vicina. Ma soprattutto, chinata così, mi stai inconsapevolmente offrendo lo spettacolo dei tuoi seni racchiusi in una bralette di pizzo beige che non lascia quasi nulla all’immaginazione.
Niente sta andando come mi ero immaginato.
– Rebecca capisco tu possa non essere d’accordo ma i termini sono chiari e tra l’altro, non per essere cinico, li ha stesi tuo marito. È a lui che dovresti dire che non sei d’accordo -.
– Mai -. Lo hai detto a bassa voce, senza però riuscire a nascondere la rabbia che conteneva.
Tra voi le cose ultimamente non vanno benissimo, me lo ha confidato Daniele, il fatto che lui passi via così tanto tempo sta mettendo un po’ in crisi la vita di coppia. E tu, con il caratterino poco incline alla diplomazia che spesso dimostri di avere stai rendendo tutto ancora più complicato.
– Reb posso provare a parlare con lui, non prometto nulla, ma ci posso provare… se vuoi..-
Mi manca quasi l’aria da quanto ti voglio, ti offro la mia mediazione sapendo in anticipo che non servirà a nulla ai fini pratici, ma sarà utilissima a calmarti e a far sì che tu finalmente esca da qui. E in senso metaforico anche dalla mia vita.
Il tuo abbraccio mi travolge letteralmente, seguito da un bacio sulla guancia carico di entusiasmo.
– Grazie, lo sapevo che mi avresti aiutata – me lo dici staccandoti appena e guardandomi con quegli occhi verdi che tanto spesso sembrano leggermi dentro. La tua mano mi sfiora il viso in una carezza leggera.
È come dar fuoco alla paglia. È un attimo e sei di nuovo tra le mie braccia mentre la mia bocca cerca la tua. Sapevo di non doverlo fare e lo sto facendo, come so di non doverti desiderare, senza aver mai smesso di farlo.
Sei sorpresa e per un momento quasi non reagisci, poi le tue labbra si schiudono rispondendo al mio bacio con dolcezza. Un bacio lunghissimo. Le tue mani che si allacciano dietro la mia nuca mentre le mie scivolano lungo i tuoi fianchi fino a fermarsi sul tuo sedere.
– Mi sei mancata così tanto…- te lo dico mentre percorro lo spazio tra la clavicola e il collo con tanti piccoli baci, e contemporaneamente ti sfilo la maglietta. Posso sentire di nuovo la tua pelle sotto le dita, respirarne il profumo ambrato.
– Ale io -…. Non ti lascio finire la frase, ti chiudo la bocca con un altro bacio, stavolta molto più profondo e carico di desiderio. Mi stai slacciando la camicia, mentre io ti sollevo la bralette liberando il tuo seno sodo che subito calamita le mie mani.
Mi sfili la camicia guardandomi negli occhi. Conosco quello sguardo. E sempre guardandomi ti sfili la bralette.
-Siediti- E accompagni la richiesta spingendomi fisicamente sulla poltrona del mio ufficio.
– Mi sei mancato anche tu – mi sussurri sedendoti a cavalcioni sopra di me. Le nostre bocche si cercano di nuovo con passione mentre con il pollice e l’indice stringo i tuoi capezzoli fino a farti gemere. So quanto sei sensibile così oltre a strizzarli inizio a succhiarli facendoti inarcare la schiena e aderire ancora di più a me. Una mano scende lungo la tua pancia fino al bottone dei jeans, li slaccio e te li abbasso quel tanto che basta a incontrare il pizzo della brasiliana, ma a questo punto mi fermi. Scendi dalla poltrona e con movimenti sinuosi ti togli le scarpe e ti sfili i pantaloni, poi, rimetti le scarpe, restando con la brasiliana e i tacchi. Sei uno schianto.
I pochi passi che ci separano li fai come una passerella, fermandoti in piedi esattamente tra le mie gambe. Sono attimi sospesi in cui ci guardiamo negli occhi senza parlare.
E poi, con un sorriso malizioso ti inginocchi, e mi slacci i pantaloni. Mi lascio andare contro lo schienale della poltrona chiudendo gli occhi.
Sento le tue mani che con movimenti sapienti iniziano un massaggio e poi…. la tua bocca… calda, accogliente… sento la tua lingua che mi percorre, le tue labbra che stringono… alterni leggeri colpi di lingua a profonde succhiate…
Gli unici suoni della stanza sono quelli prodotti dalla tua bocca e i miei gemiti. Vorrei fermarti, metterti sulla scrivania e prenderti,subito, ma sono totalmente in balia delle tue labbra, non riesco a muovermi. Seguo i movimenti della tua testa accarezzandoti i capelli, scendo lungo una spalla, ti sfioro un seno, lo afferro e lo stringo nel momento in cui tu stringi di nuovo la bocca. Sento l’eccitazione montare come una marea per quello che stai facendo, per come lo stai facendo, per i tuoi sospiri quando ti stringo il capezzolo uniti ai i miei che si fanno sempre più vicini e difficili da controllare.
La tua lingua che sale e scende mi sta dando i brividi.
L’orgasmo e’ come una valanga che mi travolge, mi manca quasi il fiato.
Mi guardi con un sorriso che sembra compiaciuto passandoti un dito sul labbro in un gesto lento ed erotico, ti alzi e lo passi sulle mie labbra. Ti chini, mi baci.
Sono tornato a casa.
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