Come una vita può cambiare 12 - p1

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COMPLESSI DI COLPA
Passarono quindici giorni senza che io e Daniela ci sentissimo, durante il periodo Natalizio lei andò in montagna con il marito e successivamente a Londra dalla figlia; per mia sfortuna al contrario, dovetti rimanere in ufficio a lavorare, anche perché ero gerarchicamente il suo sostituto.
Le mie vacanze furono più brevi, intervallate tra pranzi e cene di famiglia, l’unica cosa positiva il trasferimento a casa mia di Sofia, che ci diede modo di passare molto tempo insieme.
Mi rendevo conto di aver trovato una persona davvero speciale, l’amavo profondamente ed insieme stavamo veramente bene, però la mia Capa ed il sesso con lei erano di ben altra portata.
Tornata finalmente dalle ferie la trovai un po’ sulle sue, per qualche giorno fu sfuggente, a pranzo si sedeva lontano da me, durante la pausa caffè cercava sempre qualche scusa, non capivo molto questo suo atteggiamento; volli arrivare infondo alla questione così le chiesi:
o Tutto bene? Ti vedo distaccata.
o No, non va tutto bene, in questi quindici giorni non ho voluto scriverti, perché volevo stare un po’ con i miei pensieri e capire.
o E?
o Ed invece anche se con mio marito sto bene, mi sono divertita e rilassata, non riesco a non pensare a quello che c’è tra di noi, alla nostra intesa sessuale.
o Anche per me è uguale. Non capisco il problema. Meglio entrare nel tuo ufficio.
(Entrammo e richiudemmo la porta alle spalle).
o Ho paura di perderti, che ci stanchiamo.
o Ma perché pensi a quello che accadrà e non a quello che abbiamo ora?
o Forse è stato il troppo tempo lontani, il senso di colpa verso la mia famiglia.
o Vuoi che ci prendiamo una pausa?
o Non riesco, ieri sono andata da Sonia e lei mi ha detto che il mio problema si chiama astinenza da cazzo, all’inizio mi sono sentita offesa, però adesso mi accorgo che ha ragione, ma l’unico che voglio è il tuo.
o Quindi cosa vorresti fare?
o Sono confusa.
o Allora torniamo a lavorare, poi andiamo a bere un aperitivo?
o Meglio.
Passato il pomeriggio inviai un messaggio a Sofia, che avrei tardato, mi rispose di non preoccuparmi tanto si sarebbe recata in palestra; con Daniela ci saremo trovati ad un bar conosciuto prettamente come ritrovo per il dopo cena, così saremo riusciti ad essere tranquilli.
La vidi arrivare in tutta la sua sensualità, all’inizio cominciò a chiedermi scusa per cose veramente inutili, forse stanco da questa sua negatività mi avvicinai a lei e la baciai, dopo un iniziò di sorpresa la sentii rilassarsi e lo capii anche dalle sue prime parole:
o Mi mancavano tantissimo le tue labbra.
o A me mancava la mia Capa.
o A me il mio “ingegneretto cazzuto”.
Come per magia ritornò tutto alla normalità sputò fuori tutti i suoi dubbi, le apprensioni, per poi dirmi che forse era veramente come aveva detto Sonia, mettendosi a ridere; non ci mise molto a dirmi che questo weekend sarebbe rimasta a casa da sola e se avessi avuto voglia avrei potuto passare a trovarla.
Il punto non era su quanto mi aveva detto, oramai stava tornando tutto alla normalità era il modo in cui me lo aveva detto, leccando quasi a simulare un bocchino, alla cannuccia del cocktail, terminammo di bere l’aperitivo, andai a pagare e ci ritrovammo nel parcheggio davanti alle rispettive auto:
o Sei fortunato che questa sera devo tornare a casa, ti avrei fatto volentieri la festa.
o Ma non eri pensierosa?
o Hai detto bene, ero… meglio godersi il momento.
Dimenticavo Sonia mi ha chiesto di darle il tuo numero, dovrà chiederti qualcosa.
o Sì..sì.. hai fatto bene. (So io quella cosa vuole).
o Ci vediamo domani al lavoro.
o A domani.
Devo ammettere che nel tratto in macchina erano due i miei pensieri, il primo che Sonia tra i racconti che le venivano fatti da Daniela e la sua “troiaggine” non perse molto tempo; infatti mi aspettavo una sua telefonata nel breve periodo. Ero molto curioso di vedere a quanto si sarebbe spinta, l’ultima volta che ci eravamo visti mi aveva annunciato che “mi avrebbe tolto quel sorrisetto dalla faccia”.
L’altro pensiero era ovviamente trovare una scusa per andare a casa della Capa, mi stavo già pregustando quelle ore, la sua carica erotica iniziava a mancarmi ogni ora di più.
Il resto della settimana passò in maniera molto tranquilla, feci capire a Sofia che probabilmente il sabato sarei dovuto andare al lavoro, poco male, tanto lei il mattino è a scuola, ed il pomeriggio ne avrebbe approfittato per fare un giro con la moglie di Andrea, il tutto era perfettamente organizzato.
Venerdì durante il ritorno dalla pausa pranzo ci accordammo che sarei andato da lei verso le 9, per un’intensa giornata di lavoro, purtroppo avevamo molto arretrato e la giornata sarebbe stata molto lunga e faticosa, mentre guidava allungò una mano sulla mia patta, dicendomi che ero proprio uno stacanovista del lavoro.
Mentre proseguivo il lavoro alla mia scrivania mi si aprì una chat segreta sul mio cellulare (tutto si sarebbe cancellato nel giro di trenta secondi):
o Ciao mandrillo, domani ti aspettano gli straordinari.
Se vuoi un massaggio “defaticante” la prossima settimana te lo potrei concedere.
Le ho chiesto il numero, come scusa, se te lo chiedesse dille che era per un amico che mi hai mandato.
o Ciao Sonia, ti mancavo?
o Non fare troppo lo spiritoso.
o Tutto bene? Cosa intendi per “defaticante”?
o Sta a te provarlo…
o Non capisco.. nel caso quando potresti?
o Potremmo fare mercoledì verso le 12.30?
(Inoltrandomi una foto in allegato, di lei piegata a novanta, dalla vita in giù completamente nuda).
o Per me va bene…. forse ho capito qualcosa.
o Tranquillo cercherò di essere il più chiara possibile.
Usa questo weekend come preparazione, io non sono una da scopatine adolescenziali.
Divertiti… ciao..
o Stanne certa.. ciao..
Volevo fare un po’ il finto stupido e un po’ tirarle frecciatine, questa cosa doveva darle profondamente fastidio.
Il sabato mattina presi il pc, i faldoni e partii per andare in ”ufficio”, come concordato lascai la macchina in una via limitrofa ed indossai un cappellino da baseball, nessuno si sarebbe accorto di nulla, ma dato che eravamo a casa sua, non volevamo rischiare, mentre mi appropinquavo la vidi affacciata alla finestra mi salutò e si catapultò ad aprirmi, al citofono mi disse “ti stavo aspettando, quinto piano”.
Quando arrivai al piano con l’ascensore, uscii sul pianerottolo, mi si aprii una delle porte ed entrai di tutta fretta:
o Ciao.. per fortuna non hai trovato nessuno, sai qua sono tutti anziani e con gli occhi rivolti agli spioncini.
o Direi che il gioco vale la candela, ti sei vestita come quella sera che sono uscito la prima volta con Sofia (baby-doll beige calze autoreggenti e un sandalo in legno da casa).
o Volevo vedere che effetto avrebbe fatto su di te.
o Non ti salto addosso solo perché ho preso le brioches per fare colazione e le mandai un bacino.
(Entrambi scoppiammo a ridere).
Dopo aver preparato il caffè venne a sedersi su uno degli sgabelli che attorniavano la penisola della cucina, proprio difronte a me, prese una delle brioches dal sacchetto, mi ero assicurato che ci fosse quella al pistacchio, la sua preferita e chiacchierando ci dedicammo alla colazione.
Scherzavamo parlando delle bugie che avevamo raccontato, alla fine credo che il senso di colpa riecheggiasse in entrambe le nostre coscienze, ma questa passione ci portava a rischiare forse anche più del dovuto.
Si accomodò trequarti, accavallando le gambe e tenendo il suo piedino all’estremità, con in bilico lo zoccolo, proseguiva nel gioco ogni qualvolta rivolgevo lo sguardo verso il basso, fino a quando lo lasciò cadere e si accostò alla mia gamba, iniziando ad accarezzarmi.
Il mio membro diventò immediatamente scomodo dentro i boxer, tanto che dovetti cambiare presto posizione allargando le gambe, lei non aspettava altro che quel mio movimento per insinuarsi in mezzo alle mie gambe adagiarlo e proseguendo lo strofinamento talune volte con la pianta ed altre solamente con le dita.
Scese nuovamente percorrendo ogni centimetro della gamba, calzò lo zoccolo, girò attorno bancone, si avvicinò a me baciandomi appassionatamente, ricambiai portando una mano sul suo culo, prima accarezzandoglielo dolcemente ed infine lasciando partire uno schiaffo.
Cominciò con il togliermi il maglione e sbottonarmi la camicia, scese bottone per bottone fino ad arrivare ai pantaloni, slacciò la cintura, li aprì ed infilò la mano dentro ai boxer:
o Mi sembra che gli sono mancata.
o Uhm… sembra proprio di sì…
(Le infilai la mano sinistra dentro alle mutandine, fino a farmi spazio con il dito medio).
o Lo sai che adoro quando mi tocchi così…
I sospiri di entrambi diventarono affannosi, ma nessuno dei due voleva mollare la presa, le nostre lingue ricominciarono ad attorniarsi, fino a quando “andiamo in camera, non resisto più”.
Entrammo in camera si tolse gli zoccoli e si inginocchiò sul letto, terminai di togliermi gli indumenti, lasciandomi solamente i boxer:
o E loro?
o Per quelli lascio a te l’onore…
Iniziò ad accarezzarlo da sopra, baciandomi il petto, poi mentre le afferrai la testa per baciarla inserì entrambi le mani avvinghiandolo e masturbandolo, fino ad inginocchiarmi sul letto, proseguimmo nelle effusioni fino a quando la spinsi facendola cadere di schiena e mi avventai sui lembi delle sue mutandine, gliela liberai e mi tuffai per regalarle un’emozione.
Prima iniziai con delle leccate, passai a darle piacere al clitoride e alle grandi labbra, questa cosa la faceva impazzire, iniziò a muoversi ritmicamente spostandomi la testa dove le dava più piacere, le sue stupende gambe si accingevano a stringermi la testa come un boa sulla sua preda, fino ad esprimere il raggiungimento del suo primo orgasmo “sei un porco, vengo!! vengo!!”.
Mi liberai della costrizione di quei maledetti boxer, lanciandoli il più lontano possibile, ritornai a baciarla e lei poco dopo essersi ripresa mi condusse fino a girarmi, le presi la testa fra le mani e la portai davanti al mio membro, non sarebbe servito indicarle la strada, ma lo volevo avvolto dalla sua bocca.
Iniziò con un ritmo delicato, spostandosi per tutta la sua interezza, fino ad arrivare alle palle, alzò lo sguardo e salì tenendo lo sguardo fisso su di me; “adesso ti faccio venire” aumentò il ritmo in modo indemoniato con una mano mi stuzzicava sotto e con la bocca saliva e scendeva come se volesse farsi scopare la cavità orale:
o Capa ti voglio sopra, voglio essere scopato.
o Non vedevo l’ora che me lo chiedessi.
(Gli diede le ultime leccate, si allungò aprì un cassetto e prese un profilattico, lo strappò con i denti e lo srotolò).
Stava per salirmi sopra, la spinsi fino a farle perdere l’equilibrio, mi guardò tanto contrariata quanto eccitata dalla cosa, mi posizionai in mezzo alle sue gambe e lo infilai:
o Quanto mi mancava il tuo cazzo, scopami… scopami…
o Con piacere..
Le tenevo le gambe aperte posizionando le mani dietro alle sue ginocchia, cercando di penetrarla il più profondamente possibile, come una trivella in cerca di petrolio, le portai le gambe sulle mie spalle proseguendo con la penetrazione, per durare di più diminuii il ritmo, appena se ne accorse si liberò della presa, scese con le gambe per attorniarle al mio bacino e posizionò le sue braccia sul mio tronco, era un chiaro segno che voleva prendere il comando.
Rotolammo dall’altra parte del letto, si sistemò con le mani sul mio petto e diede inizio alla danza, mi guardava fisso negli occhi, tranne quando si abbassava per baciarmi o per accelerare il ritmo, nel secondo caso lasciava cadere indietro la testa e faceva uscire dei mugolii estremamente eccitanti.
Si lasciò cadere al mio fianco, eravamo pronti per cambiare posizione, quando entrai in camera attrasse la mia attenzione un mobile antico in massello con specchiera, mi avvicinai al suo orecchio:
o Ti voglio a pecorina davanti alla specchiera (si alzò e vi si diresse, si piegò).
o Così va bene? (quel babydoll la rendeva ancora più sexy).
o Adesso ti rispondo alla domanda (mi alzai e mi infilai nuovamente in lei).
o Uhmmm…..
Durante la penetrazione la presi per i capelli, in seguito con la mano libera le afferrai un capezzolo:
o Così mi fai venire, porco..
o Dimmelo cosa sono…
o Sei il mio porco!! Uhmmm… che mi fa godere!!
o Dai.. che voglio sentirti urlare..
o Mettimi una mano sulla bocca.. ti prego!!
o Perché?? Sei troppo eccitata…
o Mettimela.. veloce… VEN…. UHHM.. UHHM..!!!
(Appena in tempo…. la sentii contrarsi, ci mise qualche minuto a riprendersi).
Mi staccai da lei, si girò e ricominciò a baciarmi, “mi farai impazzire”, la sua mano scese sul cazzo mi tolse il profilattico e ricominciò a menarmelo:
o Voglio farti un regalo.
o Che cos’hai in mente?
Ci appropinquammo vicino al letto, mi fece cenno di sedermi, si inginocchiò tra le mie gambe e riprese un sontuoso pompino, ero al limite le presi la testa tra le mani, si staccò dandomi un bacio sulla cappella.
Si girò prese l’antica sedia da camera, sembrava quasi un trono e la trascinò vicino al letto, vi si accomodò accavallò le gambe ed accarezzandosele, pronunciò in modo sensuale “ora ti faccio impazzire…”, non capivo le sue intenzioni, ma non mi lasciò per tanto tempo all’oscuro; scavallò le gambe, tenendole ben aperte, si grattò con le unghie le cosce coperte dalle autoreggenti ed infine le allungò fino a catturarmi con i suoi piedini il mio fallo.
Portai le mie mani all’indietro, accomodandomi sul materasso, vedevo il mio cazzo avvolto dai suoi piedi, che scendevano e salivano ritmicamente, quando alzavo lo sguardo la vedevo con gli occhi fissi e concentrata su quanto stava facendo.
Proseguiva la masturbazione variando la presa e le tecniche, era una vera artista; me lo strusciava, poi lo spingeva contro i miei addominali mentre con l’altro piede mi accarezzava le palle ed infine lo catturava lateralmente quando voleva aumentare il ritmo.
Era nata per quella pratica, molte volte mi aveva eccitato con questa tecnica, ma ora stavo raggiungendo il limite:
o Daniela così mi fai venire… rallenta!
o Dai… che voglio vederti spruzzare ovunque.
o Vengo..
o Vieni… vieni.. sbora.
Mi lasciai cadere per qualche minuto sul letto, quando fui risvegliato da un suo commento:
o Quanto sei venuto, mi hai sporcato completamente le calze.
o Merito tuo, sei una pazza, ho persino visto le stelle.
o Ti avevo detto che se te lo catturavo non avresti avuto scampo.
Alzati, la pausa è finita, andiamo a lavarci che mi è venuta anche fame, ti delizierò con qualcosa di buono.

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scritto il
2019-06-05
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