Segreti svelati

di
genere
etero

Difficile dire perchè ho lasciato che tutto accadesse, ma l'ho fatto. Non solo. Continuo a farlo e ne sono molto soddisfatta.
Sono sposata da anni, ho un figlio che va all'università; siamo una famiglia benestante e io non lavoro da tempo. Un matrimonio normale, fra alti e bassi. Poi è iniziata la mia doppia vita.
Stavo finendo di fare la spesa al supermercato quando un signore anziano mi ha chiesto se avessi potuto aiutarlo a mettere le sue cose in auto.
Era un tardo pomeriggio invernale, faceva già buio.
Lo accompagnai alla sua auto, che rimaneva in fondo al parcheggio; aprì la portiera e mentre mi piegai in avanti per mettere le sue sporte nel sedile posteriore lui mi spinse facendomi sbilanciare, tanto che mi appoggiai sui gomiti, lungo il sedile.
Fu una frazione di secondo.
In pratica ero piegata a 90 con i piedi per terra ed il corpo a metà dentro l'auto.
Non arrivai nè a pensare nè a parlare che mi sollevò cappotto e giacca e le sue mani si erano già insinuate al di sotto degli slip e mi stavano frugando, ruvide e pesanti, nell'intimo.
Avevo il respiro affannato, mentre lui mi parlava ed esplorava.
Mi diceva che le belle signore come me avevano tutte pensieri sporchi che non osavano esprimere; la mia eleganza non nascondeva la puttana che lui sapeva io fossi e che ci avrebbe pensato lui a farmi comprendere bene la mia natura.
Io ero già completamente bagnata, le sue dita stavano già scivolando dentro e fuori la mia figa completamente aperta e fradicia.
Vi giuro che non avevo mai tradito mio marito, pensavo di essere una donna di buoni principi morali, ma mi lasciai fare, in preda a un'eccitazione che non conoscevo.
Non pensai nemmeno che avrebbero potuto vederci.
Quando le sue palpazioni mi produssero l'orgasmo lui mi spinse ulteriormente dentro l'auto, mi disse di compormi e mi chiuse dentro.
Salì al posto di guida e partimmo verso non immaginavo quale posto.
Mentre guidava mi ordinò di spogliarmi ed io obbedìì senza esitazioni. Dentro di me dicevo che ero pazza, che non ero in me, ma il calore che sentivo fra le gambe mi sconvolgeva.
Era forse più vicino ai 70 anni, tarchiato e dall'aspetto dimesso, ma vedevo i suoi occhi nello specchietto: brillavano di eccitazione, le sue labbra sottili erano dischiuse in un ghigno quasi satanico.
Avrei dovuto avere paura mentre ero solo sempre più eccitata.
Il freddo aveva indurito i capezzoli a tale punto da fare male.
Lui fermò l'auto fra i filari di un frutteto, non eravamo lontani dal paese. Venne a sedersi al mio fianco e cominciò a limonarmi, usando la lingua anche per leccarmi il viso, per poi scendere a mordere con una certa foga le tette. Mi chiamava Signora Puttana e io mi abbandonavo alla sua bocca e alle sue mani che colavano dei miei umori.
All'ennesimo orgasmo si allontanò da me per aprirsi i pantaloni e tirare fuori il cazzo. Dall'odore era evidente che non si lavava da un pò, ebbi un moto di repulsione ma lui mi prese la testa e la portò verso il basso per farselo succhiare.
Lottai contro i conati del vomito, lo schifo per me era davvero tanto. Il cazzo finì di gonfiarsi nella mia bocca: era grosso. Non lunghissimo ma grosso, con la cappella rossa e lucidissima.
Mi fece mettere a pecora sul sedile e mi penetrò.
Mi sbattè a lungo, e pulito o no, godetti come una pazza mentre lui mi montava.
Quando infine venne dentro di me e si ritrasse mi sentii quasi svenire.
Mentre cercavo di rivestirmi si presentò, dicendomi che si chiamava Antonio e che era contento di avere individuato la puttana adatta a lui.
Ritornammo al parcheggio, mi chiese il numero di telefono, che gli diedi e mentre scendevo mi disse che mi avrebbe chiamata presto.
Arrivai a casa col cuore in tumulto, infilandomi di corsa sotto la doccia. Andai a letto subito, senza fermarmi a cena, adducendo un gran mal di testa.
Non riuscii a prendere sonno, ero incapace di capire perchè lo avesi lasciato fare (avrei potuto tranquillamente andarmene) e nello stesso tempo ero ancora eccitata. Non mi sentivo così viva da tanto, troppo tempo.
Nei giorni successivi balzavo ad ogni rumore, ad ogni squillo di telefono, ma non si fece vivo. Mi sentivo sollevata e nello stesso tempo depressa.
Poi mi chiamò. Continuava a chiamarmi Signora Puttana e mi disse che stava aspettandomi. Mi dette un indirizzo e lo raggiunsi prima che potei.
Entrai in una stanza di un palazzo popolare.
Chiusi la porta dietro di me. Mi fece accomodare in un salotto dove erano accomodati altri tre uomini, seduti a fare chiacchiere in mutande. Più o meno della stessa età, uomini poco curati, poco educati. Fumavano, bevevano. Uno scoreggiò.
Antonio mi presentò come la puttana insaziabile che aveva trivellato e mi chiese mi mostrarmi nuda ai suoi amici.
Feci per girarmi ed andarmene, così era troppo ma incontrai il suo sguardo bramoso, poi vidi il suo grosso cazzo che aveva iniziato a menarsi.
Mi spogliai. Mi fece avvicinare a quegli uomini che iniziarono a palparmi e a fare apprezzamenti come se fossi una vacca al mercato.
Avevo e loro mani addosso, fino a che Antonio li fecde fermare perchè era il momento dello spettacolo.
Mi fece inginocchiare e davanti a tutti mi mise in bocca il suo cazzo. Lo leccai, lo succhiai fino a quando decise che era il momento di sbattermi.
D nuovo mi fece mettere a pecora, con il culo ben esposto agli sguardi degli altri uomini e mi infilò quel grosso cazzo che da giorni sognavo. quando fu al limite del suo orgasmo si tirò fuori e mi venne in faccia. ero nuda, semistesa davanti ad un pubblico di sconosciuti con la faccia imbrattata di sborra calda.
Io venni. Venni urlando e contemporaneamente avrei pianto per l'umiliazione, perchè non capivo cosa mi stava accadendo.
Due uomini si avvicinarono leccandomi via la sborra dal viso e quando fui ripulita mi fecero stendere sul pavimento, aprendomi le gambe.
Antonio era seduto su una poltrona e guardava mentre il terzo uomo mi veniva sopra e anche lui mi penetrò.
Sentivo il suo cazzo dentro di me, non veniva mai. Scivolava avanti e indietro e con mio stupore mi portò ancora all'orgasmo, mentre vedevo lo sguardo compiaciuto di Antonio.
Mi venne dentro per lasciare il posto prima ad uno e poi all'altro degli amici.
Mentre godevo delle loro attenzioni un pezzo del mio cervello registrava quello che vedeva. Uno di loro era un omino anonimo, gli altri erano davvero brutti. Uno grosso, direi grasso, uno magrissimo.
Uno aveva un cazzetto di modeste dimensioni, un altro aveva un arnese impegnativo come quello di Antonio. Questa dissociazione era quasi divertente.
S alzarono e rivestirono poi mentre uscirono misero mano al portafoglio ed ognuno lasciò ad Antonio 20 euro. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi.
Finalmente soli mi si avvicinò e prese la mia mano per portarsela al cazzo ora floscio. Mi baciava e mi toccava mentre glielo smanettavo fino a quando lo sentii nuovamente inturgidirsi.
Mi mise a pecora, nuovamente, ed iniziò a leccarmi figa e culo. Sentivo la punta della lingua insinuarsi all'interno del culo e feci per ritrarmi ma mi fermò il bacino con le mani. Appoggiò la cappella allo sfintere e spinse. Spinse mentre urlavo all'avanzare del suo grosso cazzo nel mio culo.
Fu terribile per qualche minuto. pensai che sarei morta, quando all'improvviso, nella frazione di niente, passai dal dolore più intenso a piacere.
Sotto i suoi colpi arrivai ancora, inaspettatamente all'orgasmo.
E capii che non sarebbe finita quel giorno...
E' passato un anno e mezzo.
Sono ancora la Signora Puttana. Lo frequento regolarmente almeno un paio di volte la settimana. Spesso soddisfo a pagamento altri uomini davanti a lui, e io mi godo appieno un sesso forse malato ma che mi soddisfa totalmente. Non pensavo che avrei mai goduto con tanti cazzi e bevuto tanta sborra. Ma mi piace e per ora va benissimo così
scritto il
2019-06-18
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