Il pompino

di
genere
incesti

Questo e' un racconto di fantasia, ripeto e' solo fantasia. Vittorio di solito viene a fare il suo dovere di amante con mia madre il sabato, quando dice alla moglie che va al bar cogli amici mentre invece viene a dare la sua parte di cazzo alla mia mamma adorata affamata d'amore e di sesso. Per il resto della settimana e' una tragedia perche' una donna giovane e bella e soprattutto carnale ha bisogno di cazzo piu' volte e sopratutto piu' spesso. Infatti la povera anima in pena si aggira per casa cogli occhi sbarrati sul vuoto le mani che annaspano ed afferrano ogni cosa il culo che dondola per niente il seno che sussulta ad ogni sospiro la bocca che aspira l'aria impregnata dei suoi umori. Entra ed esce dal bagno dove passa ore a rimirarsi allo specchio a guardare la curva del culo il gonfiore dei seni la perfezione delle cosce ed ama guardarsi, mentre pettina colle dita affusolate, i peli folti del pube. Li scompiglia li arruffa li tende li tiracchia ed accompagna i gesti con gridolini di piacere e di volutta'. A volte siede sullo sgabello colla fica aperta davanti allo specchio e sta ore a titillarsi colle dita falliche fino a che brilla qualche stilla d'umore, strizza con rabbia il grilletto quando eccitato mostra la testolina, infila nella vagina tre dita a cuneo e simula la penetrazione del cazzo di Vittorio che la fotte solo una volta alla settimana. Sa di essere bella, e' narcisa della sua bellezza, ama ammirarsi ed a volte non bastando passeggia nuda per casa perche' lo veda anche io quanto e' bella mia madre. La ricordo sempre nuda specie in quei pomeriggi estivi in cui l'aria afosa ristagna e si boccheggia dal caldo. Lasciava dell'acqua scorrere dalla testa ai piedi senza asciugarsi. Le gocce che brillavano sul suo corpo dalla pelle delicata ed appena abbronzata. Vedevo il nero triangolo pubico in netto contrasto sulla pelle diafana e leggevo sul suo viso il piacere di mostrarlo. E' sempre stata esibizionista mia madre, le e' sempre piaciuto mostrare le bellezze del suo giovane corpo. Non disdegnava abbassarsi per mostrare il culo scoperto o i seni che tracimavano dalla scollatura quando occhi curiosi la spiavano. Lo faceva con eleganza, persino quando in casa sculettava nuda sotto il mio sguardo curioso la vedevo compiaciuta di essere spiata. Quante pugnette il suo corpo mi ha ispirato, dio quante. Sono cresciuto a pane e pugnette. Se fosse vera la diceria che le seghe indeboliscono la vista dovrei essere cieco come una talpa invece mi e' solo venuto un muscolo grosso cosi al braccio destro. La mia mamma sapeva benissimo che la spiavo per rifugiarmi poi in bagno ad imbiancare le pareti col mio seme. Appena ne uscivo lei vi entrava e poco dopo trovavo le pareti linde, segno che era corsa a pulire il liquido colloso che vi avevo schizzato. Solo un paio di volte passandomi la mano tra i capelli e scuotendo il ciuffo mi disse di non abusarne, che quel coso col quale giocavo cosi spesso non era un rubinetto che avrebbe dato acqua all'infinito. Un giorno il caldo era stato opprimente oltre ogni limite. Per tutto il pomeriggio siamo rimasti chiusi in casa colle imposte accostate perche' il sole non vi entrasse ma il caldo era entrato lo stesso e ci spossava. Io sonnecchiavo sul divano e mia madre con indosso la sola vestaglia svolazzante era sbracata su una poltrona colle gambe divaricate sui braccioli e la fica aperta ed una volta gli occhi abituati alla penombra della sala era ben visibile colle pareti luccicanti tra le grandi labbra spalancate. I seni gonfi esibivano le aureole scure nascondendo i capezzoli. Se Goya l'avesse vista ne avrebbe disegnato il quadro creando una nuova opera immorale e lasciva. Io trovo che la donna e' eccitante per natura ma quando aspetta il maschio esprime il massimo della libidine. Quando senti che la femmina e' in calore come una cagna quando le vedi le narici aperte la punta del naso esangue le labbra strette e gli occhi umidi capisci quanto bisogno abbia di un cazzo che la impali. E mia madre passava la maggior parte del tempo ad aspettare arrapata l'arrivo del cazzo di Vittorio. Io la osservavo quando china a culo all'aria riempiva la vasca da bagno vi gettava i sali e dimenava le chiappe quando agitava l'acqua per scioglierli. Che spettacolo impagabile. Il buco del culo che appariva colla sua raggiera e spariva, di sotto si vedeva la fica come una prugna appena aperta colle sue pareti interne di un rosa delicato ed i peli del pube simili alla barbetta di un capra. Era quel pelo che mi faceva battere il cuore tremare le labbra e pulsare la minghia. Il lenzuolo era spinto in su come il palo spinge la tenda. Spesso mia madre vi aveva poggiato lo sguardo e le si erano illuminati gli occhi. La troia conosceva quale era il mio desiderio di incularla e giocava con me come il gatto col topo. Piegava le ginocchia e spingeva in fuori il culo mentre cercava nel como' l'intimo pulito, in piedi accanto al letto col pelo della fica esibito sotto il mio naso mi chiedeva cosa volessi l'indomani a pranzo, era tutta una scusa per farmi sentire l'odore intenso di una fica in calore. Appoggiava i pugni sul letto e mentre mi confidava che Vittorio era molto virile ma precario lasciava che le pastrugnassi i seni che rotondi e polposi mi sfioravano le labbra. Mamma mia, non c'e' troia piu' troia di una puttana. Mi stavo godendo una pugnetta dopo aver ben ammirato il culo rotondo che tutti guardano quando mamma passa per la via e avevo nascosto la testa sotto il lenzuolo per godere di piu'. Sara' stato il lenzuolo mosso sara' stato la sagoma del cazzo disegnato dal lenzuolo sara' stata che la troia mi conosce bene sta di fatto che proprio nel momento in cui lo zampillo cerca sfogo verso il cielo la bastarda tira via con uno strattone il riparo e le spruzzo in faccia la mia gioia di maschio. I capelli riflettono le gocce di perla il viso ne e' impiastricciato e alcuni schizzi le raggiungono persino la bocca. La troia afferra il cazzo che svetta furioso verso il soffitto lo avvolge con le labbra che gia' tanti cazzi hanno succhiato e si disseta alla mia fontana, al mio rubinetto. Le afferro i capelli e la costringo ad affondarlo in gola fino a che non smanazza perche' le manca il fiato. Mi guarda con odio ma quando sorridendo le carezzo il viso e spingendo in alto il bacino offro alle sue tumide labbra il cazzo piu' voglioso di prima lo accoglie e lo pompa fino a che non scarico nella sua bocca le ultime gocce cremose rimaste nei coglioni. Non perche' e' mia madre ma i pompini come li fa lei non li fa nessuno. E' nata per quello, e' la sua specialita' e' il suo estro. Il cazzo manco a dirlo e' rimasto in tensione e benche' la preghi con afflato e le garantisca di essere saggio non accetta di farsi chiavare. Un pompino non si nega a nessuno ma la fica e' solo per pochi.
di
scritto il
2011-07-06
1 8 . 9 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La mamma

racconto sucessivo

La campagna
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.