Mamma Femmina. Il Seguito

di
genere
etero

Mia moglie chiuse la porta della camera alle spalle con un tonfo e mi lascio' col cazzo in mano che lo guardavo senza sapere dove posarlo. Mi sedetti sconsolato sul divano e prima di aprirlo per coricarmi strinsi la testa tra le mani e riflettei su quello che mi stava capitando. Oddio, mia moglie non era certo la prima puttana che cornificava il marito. Anzi, a dirla tutta, ero stato io piu' volte a pregarla di farlo con uno sconosciuto. Ma uno sconosciuto pero', non con nostro figlio, cazzo! Beh, pero', in fondo, diciamo, piuttosto che uno sconosciuto magari malato o drogato meglio con uno di famiglia. Beh, insomma. In fondo mio figlio non era altro che io rinato. E pensare che intanto che stavo ad arrovellarmi il cervello magari mia moglie glielo stava succhiando come ben sapevo che amava fare e mi faceva andare fuori di testa. Mi tirai addosso la coperta e a fatica mi addormentai riconoscendo che mio figlio aveva sotto un bel cazzo davvero. Al mattino ricevetti in pieno viso uno straccio umido e puzzolente e mentre sollevai la testa mi stropicciai gli occhi vidi illuminata da un raggio di sole la mia donna che sbraiatava concitata e m'ingiuriava, ma non capivo una parola. Raccolse da terra lo straccio e me lo lancio' con ancora piu' violenza ribadendo che ero un porco un maniaco uno sporcaccione e cio' che m'inquietava era la sua voce bassa con la quale mi inveiva che pareva uscire dalle profondita' della terra. Mi tolsi dal volto lo straccio che vi si era incollato e lei che ripeteva: - Mangialo, mangialo porco e' roba tua, bastardo. Ma che cazzo volesse dire non riuscivo a capirlo. Mentre corse in cucina ne approfittai per alzarmi ma rimasi interdetto quando come una furia con uno straccio pulito in mano si accoccolo' davanti la porta che separava la casa dalla scuola e lo frego' con rabbia per terra quindi visto che stavo scappando vigliaccamente in bagno me lo tiro' addosso e fece centro. Scrollai la testa e lo straccio cadde a terra. Avevo capito tutto l'arcano. Mi ricordai all'improvviso delle gocce di perla iridate che avevano brillato quando avevo sborrato col cazzo simile ad un idrante. Non avevo avuto modo di pulire e ne' ci avevo pensato. Minghia, aveva scoperto che avevo assistito alla cavalcata incestuosa. Mi salvo' mio figlio che mi raggiunse in bagno e quando lui entro' in cucina a bere il caffe' io scappai fuori ed il caffe' lo bevvi al bar. A mezzogiorno la vidi alla finestra della cucina e quando agitai la mano per salutarla fece il gesto che mi avrebbe picchiat. Mia moglie non serba rancore a lungo, per cui benche' timoroso la raggiunsi che era affaccendata davanti al lavandino, stava lavando la scarola. Le abbracciai le spalle le strizzai il seno le spinsi il cazzo contro il culetto piu' eccitante al mondo e mi agitai fino a che l'inquilino di sotto sollevo' la testa. - Ti desidero da morire. Non fece nessun segno neanche quando armeggiai coi pantaloni e li feci scivolare a terra, continuava a lavare l'insalata ne' diede segni di vita quando le sollevai la vestaglia e spostata da parte la mutandina cercai di penetrarla. - Piegati un po'. Non si mosse. - Apri un po' le gambe. Macche', se non le avessi spinto un ginocchio tra i suoi ancora adesso non sarei dentro. Lei non dava segni di vita ma la fica parlava per lei. Venni risucchiato letteralmente tanto era bagnata e vogliosa. La cosa mi diede coraggio perche' avevo capito che era eccitata anche lei. - Brava, cosi ti voglio, bella e troia. Si piego' un po' perche' mi assestassi meglio. - Sei la mia puttana adorata, la mia puttana fottuta da tutti. Appoggio' le mani sulle mie che strizzavano i seni e le accompagno' perche' non le facessi male. - Troia, sei la mia troia, la mia vacca adorata, la mia cagna sempre in calore. Appoggio' le mani al bordo del lavandino mi spinse indietro si tese e piego' ancora il culo. Il cazzo raggiunse lo stomaco in quella posizione. - Cosi ti voglio, disponibile con tutti e sempre accogliente. Volse indietro lo sguardo ed aveva gli occhi pieni di lacrime. Erano le lacrime del desiderio della libidine dell'eccitazione. Le afferrai i fianchi e spinsi piu' che potei mentre lei al contrario spingeva il culo verso di me, lo agitava per sentirsi piena. - T'inculo, amore voglio incularti. - Dopo... dopo... non fermarti proprio adesso... stronzo. La sborrata fu un'esplosione di libidine repressa, fu il fuoco d'artificio di una puttana felice e fiera di esserlo. Ed io il suo pappone vizioso. Ritrovai la mia troia infoiata la mia puttana dei primi tempi di quando cioe' si mostrava nuda agli sbalorditi turisti tra gli scogli di Capri o nei boschi resinosi di Paestum o sotto gli archi che circondano la passeggiata a mare di Amalfi. Restammo a lungo avvinghiati come se fossimo saldati. Sotto i miei occhi il suo bel culo rotondo e sodo con il forellino leggermente umido di sudore ed i pelini neri che disegnavano ghirigori con la raggiera. Le infilai il pollice e spinsi piu' che la infelice posizione mi permetteva ed eccola pisciare godimento come una fontana la puttana. La conoscevo bene la mia troia, quella che prima stuzzicava i bagnanti lungo il campo di granoturco sulla spiaggia di Numana ma quando qualcuno piu' audace le mostrava l'erezione che le sue tette esibite avevano provocato si rifugiava nella tenda e non ne usciva fin quando l'uomo non si era dileguato. Quante volte l'avevo spinta ad entrare in quel campo e di profittare del maschio arrapato che la chiamava per dare una calmata alla fica in fiamme. Era il mio sogno vederla colle cosce spalancate mentre un bel cazzo sconosciuto la impalava ma si era sempre trattenuta all'ultimo momento. Quante volte ne avevamo parlato e lei si era resa disponibile, ma ogni volta all'ultimo momento fuggiva e lasciava il maschio interdetto e deluso. Il massimo che mi aveva concesso era stato un paio di volte di lasciarsi inculare sul tram affollato mentre giravamo per Napoli. Vedere uno sconosciuto sbavare contro le chiappe della propria moglie mette addosso una frenesia che vorresti spogliarla e metterla a disposizione di tutti i viaggiatori. Quante volte prima che arrivasse l'erede queste fantasie avevano eccitati i nostri incontri amorosi. Come quella volta che volle essere inculata su un balcone di Jesolo mentre sotto passavano ignari bagnanti. O quella volta che sul traghetto che da Jesolo ci portava a Venezia mi fece una pompa stretti nella ressa di giapponesi e tedeschi increduli. Ora col dito infilato nel culo pisciava godimento e mentre le spingevo la testa contro il bordo del lavandino son certo che pensava al giovane cazzo di nostro figlio. Avevo voglia di sapere se mio figlio era entrato anche da quella porta. Immaginai di si visto che visitata da li la faceva impazzire. Per la stanchezza il cazzo senza nerbo scivolo' fuori e lei chiuse le gambe per evitare che lo sperma colasse fuori. Prese da qualche parte uno straccio me lo agito', ridendo ma guardandomi storto, sotto il naso e si puli la fica. Le presi il bel viso tra le mani e la costrinsi a baciarmi. I suoi occhi brillavano come quando ci eravamo conosciuti, tanti anni prima, e rispose al bacio con lo stesso ardore di un tempo. - Ti amo le dissi cogli occhi umidi. Lei si accorse che ero sincero e fissandomi negli occhi mi ripete': - Anche io ti amo, stronzo. Da quella volta a scanso di equivoci mi facevo sentire prima di arrivare in casa. E, come nelle fiabe serie, vivemmo tutti e tre felici e contenti.
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2011-06-26
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