La campagna
di
mitana
genere
incesti
Questo e' un racconto di pura fantasia, ripeto e' solo fantasia. Mia madre e' appoggiata coi gomiti sul davanzale della finestra e guarda i frettolosi passanti con alcuni dei quali scambia un commento, in genere di argomento sessuale, riferito al seno procace che trasborda dalla scollatura. La eccitano i commenti specie se volgari ed infatti eccola che dimentica che io la osservo dal divano e comincia ad agitare i fianchi mentre cerca di penetrarsi la fica col pomello in cima alla spalliera della sedia. E solita masturbarsi con lo spigolo della lavatrice o quello di un tavolo, basta sentire qualcosa di rigido tra le cosce e parte in quarta. Il movimento e' rotatorio per cercare la posizione giusta quindi si alza sulla punta dei piedi per sistemare bene il pomello quindi ridiscende con un gemito e sospirando e soffiando inizia una penetrazione piu' fantasiosa che reale. La sua eccitazione e' clitoridea, a lei basta fregare il grilletto contro qualcosa che si gonfia e la porta all'orgasmo. Da ragazzino era mio compito fungere da fallo vivente, usava la mia mano o il ginocchio o il corpo tutto per fregarlo contro il grilletto e raggiungeva cosi il suo piacere. D'altronde la mancanza di un marito l'assenza di un amante abbastanza libero che trascorresse con lei intere ore la costringeva a rimediare il piacere con le poche cose che le capitavano. Si divertiva vedermi eccitato cercare di montarla mentre lei pur provando un piacere straordinario cercava di allontanarmi. A volte fingeva di dormire mentre io le ravanavo nel canale dei glutei e cercavo di penetrare le sue cavita' col pistolino da ragazzo. Immancabilmente appena la capocchietta le scivolava dentro come risucchiata le allagavo l'orifizio e lei smanava per scacciarmi. Un giorno eravamo in campagna, lei era salita su un fico a raccogliere i frutti maturi ed io da sotto ammiravo i peli della fica che spuntavano oltre il bordo delle mutandine. Lo spettacolo era unico ed io allupato come un mandrillo. Ad un certo punto dimentico che eravamo in aperta campagna dimentico che lei da sopra vedeva benissimo quello che facevo e dimentico infine che quella vagina pelosa mi aveva dato la vita tirai fuori il cazzo e lo smanettai arrapato come un riccio. L'effetto immediato fu che mamma per equilibrarsi meglio sulla pianta allargo' le cosce e mi permise di ammirare con agio il panorama. Una sua particolarita' e' l'esibizionismo. Mi spugnettavo a scatti, spesso, cioe', sul piu' bello mi fermavo per non godere presto e lasciar durare la sega piu' a lungo. Mi ero accorto che mamma mi osservava. Aveva un volto paonazzo gli occhi umidi spalancati e le tremavano le labbra. Aveva tralasciato di raccogliere i frutti per seguire il mio piacere, che in fondo altro non era che un maschile omaggio alla bellezza del suo corpo esibito. Sentimmo gemere la pianta ed il ramo sul quale gravava il suo peso si apri come fosse stato di plastica e scivolo' lentamente a terra scorticando la pianta ed adagiando mia madre che spaventata non sapeva cosa fare. Appena a terra cadde lunga distesa e la gonna sollevata le scopri perfino la pancia. In un attimo mi passo' per la mente come un flash la mia vita di segaiolo davanti a questa puttana che tanti uomini ha ospitato nel suo corpo e la vidi come una perfetta sconosciuta con la fica al vento. Sicuramente spinto dall'eccitazione ma senza rendermi conto che quella donna era mia madre le saltai addosso e le strappai con rabbia le mutande. Lei rideva per la caduta e mi ingiuriava perche' le facevo violenza. Quando apparve la fica nel suo pieno splendore nascosta da un folto bosco di pelo nero e riccio profumato di sudore e di ciprino le afferrai la testa e mentre la obbligavo a ricambiare il bacio se non voleva che le ferissi le labbra le misi un ginocchio tra le gambe ed una volta la fica aperta la penetrai con forza e decisiobe. Non avevo piu' il cazzo da bambino, ormai il mio era un cazzo da adulti, un cazzo in grado di rienmpirle la fica di sbatterle l'utero di farle godere gli affondi. All'inizio aveva cercato di respingermi con le ingiurie e usando la forza poi era passata alle preghiere ma visto il continuo sfregamento ad un certo punto essendo di sangue caldo anche lei si arrese e partecipo' ad una chiavata agreste non programmata. Il bacio era iniziato con rabbia, era stato rubato adesso era reciproco era voluto era ricambiato e succhiai la lingua fino a prosciugarla della saliva. Lei continuava a chiedermi - perche', ma perche' - e senza aspettare risposta prese a succhiare il cazzo duro come un piolo e finalmemnte la vidi godere per merito mio. In fondo e' femmina anche una mamma. Restammo a lungo abbracciati accanto al ramo del fico che me l'aveva praticamente portata dal cielo e quando eccitato cominciai a farle intendere che ero pronto a bere ancora alla sua fonte mi venne sopra e mi cavalco' felice di essere impalata sul mio cazzo. Il cazzo che lei stessa aveva modellato.
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