Nel mio culo
di
Malena N
genere
etero
Non voglio fare nient'altro che non sia ciò che mi chiedi. E lo ripeto a me stessa come se dovessi convincermene, quando poi, non potrei esserne più convinta! E lo ripeto. E lo voglio. E lo aspetto. E lo pretendo. Adesso, in questa stanza che mi vede ancora qui, immobile e arresa alla smania che ti è venuta di scoparmi il culo. È questa la sensazione che mi fa perdere la testa. Sentirmi molle e sfatta. Consapevolmente ed irrimediabilmente persa tra le tue mani. Ferma qui, in piedi, poggiata allo stipite della porta del cesso a godere oscenamente del tuo corpo nudo sul mio.
Mi sento sporca. E mi sento più sporca ora, che colo fradicia implorandoti di scoparmi il culo, di quanto mi sentirò poi ad avere il tuo cazzo dentro a lacerarmi la carne.
E vorrei che mi prendessi ora senza più parlare. Senza sfinirmi nell’estenuante seppur eccitante attesa a cui mi hai abituata.
Senza farmi consumare nel desiderio incessante e malato di darti tutto. Anche il mio culo.
Sei ancora dietro di me. Sempre gonfio. Sempre duro. Sempre pulsante, sempre vivo.
Mi sei addosso, ti sento. Mi mordi l'orecchio e il tuo respiro, semmai fosse possibile, è ancora più intenso.
"Sto aspettando che mi racconti. Che c'è? Non sei sulla porta come volevi? Non sei in piedi come piace a te? E allora? Fammi sentire la voce. Fammela sentire."
Quel fottuto video. I miei fottuti audio. Fottuti ed indecenti come indecente è la voglia di te che quando mi assale devo sfogare!
E ora che ti ho qui, nella realtà che mi piace, nella realtà lontana da tutti gli impedimenti che posso mandare finalmente a puttane, vuoi che parli. Vuoi che parli e che parli ancora. Che ti dica che ho la fottuta voglia di farmi scopare il culo, in piedi, come in quel fottuto video porno che ho visto! Vuoi che parli. Io! Io che parlo tanto e che ora invece voglio starmene zitta. Io che voglio aprire la bocca solo per succhiarti il cazzo e farti sentire come godo. Io che oggi ti ho davanti e dietro e voglio solo averti addosso e dentro. Io che voglio essere lasciva e sconcia e dare un senso a tutti i miei assoli. Come prima, sul letto. Sopra di te e poi sotto di te.
Non mi muovo. Voglio restare qui, così. Impaziente. Irrequieta. Voglio strusciarmi sul tuo cazzo e morire dalla voglia di sentirlo tutto dentro. Prima lento, poi più audace.
“Se ti interessa così tanto il video, prendi il cellulare che te lo faccio vedere.”
Non fiati.
Rimani zitto e fermo mentre ti sussurro in bocca tutta la mia irriverenza.
Diventi più pesante. Le mani, con uno spietato controllo, dalle spalle scivolano giù, lungo le braccia per poi afferrare i seni. Mi tiri a te facendomi sentire ancora di più quanto è duro il tuo cazzo. Mi abbassi leggermente in avanti continuando a stringere tra le dita i capezzoli turgidi. Mi baci il collo e la tua lingua mi bagna la pelle lasciando una scia di sporco piacere.
“Io voglio vedere te, non il video.”
Mi giro più che posso per cercarti ancora la bocca. Ti spingo a me afferrandoti per la nuca. Non ho voce ma devi sentire ciò che ho da dire anche se già lo sai.
“Quel video mi è servito solo a portarti qui, da me. Nel mio culo. Non lo voglio quel cazzo. Voglio te, figlio di puttana, solo te e nel culo!”
Mi afferri le coscia affondando nella mia carne umida mentre l’altra mano, nei capelli, mi costringe a girare la faccia verso la tua. Ti tengo testa senza mai distogliere lo sguardo e con ogni centimetro di questo corpo ti imploro di fottermi ogni buco.
Ti guardo bene. Guardo la tua faccia da schiaffi pensando a tutte le volte che la vorrei fra le cosce. La faccia insolente che mi ritrovo davanti ogni volta che godo sola e che urlo in uno schermo i miei orgasmi. Ogni volta che non mi fai vedere il cazzo e ogni volta che mi sego con i tuoi dannati occhi addosso.
“Non mi guardare così. Lo sai che ho una fottuta voglia di mettertela in bocca. Di averti sotto di me e di sedermi sulla tua faccia togliendoti il respiro. Di essere leccata, succhiata. Bevuta.”
E se non avessi così urgenza di averti nel culo è proprio lì che sarei ora. A godermi la tua espressione accesa mentre banchetti ingordo alla mia ricca tavola.
Le mani sul culo ora ti fanno strada, mi sento completamente aperta. Sento il tuo cazzo dietro, durissimo e pronto. Me lo appoggi, poi lo impugni ed entri deciso. Mi sbatti e mi fotti con tutta la foga di cui sei capace e sono così bagnata, schifosamente fradicia, che ti chiedo di scoparmelo ancora. E sei animale mentre la tua mano sul collo mi spezza la voce in gola. E sei senza grazia mentre schiacci il mio corpo con il tuo non lasciandomi scampo. Perché tu sei così. Ed è così che ti voglio. Stai per venire e nel mio culo. Mi abbandono al piacere che sai darmi. Al tuo cazzo che ancora mi sbatte.Vengo, soffocando in gola ogni parola. Ogni maledetta parola interrotta dalla tua mano che mi tappa la bocca rimandando indietro le mie oscenità.
Il tuo orgasmo esplode furioso. Mi invadi. Mi travolgi. Ti sento godere mentre con violenza mi svuoti dentro il tuo piacere, nelle viscere, nella pancia.
È questa sensazione che mi manda fuori di testa. Sapermi, come sempre, senza pudore e senza vergogna. A godere del tuo cazzo grande e duro prima e del tuo seme caldo e denso dopo. Ti allontani.
Siamo sfiniti. Con le cosce sporche della tua sborra e la carne impregnata della tua essenza, mi stendo senza forze sul letto. Mi raggiungi e, come me, ti abbandoni al silenzio assordante che è piombato nella stanza.
Ti guardo. Mi guardi.
Il silenzio. Il fottuto silenzio che ci siamo imposti. Il fottuto silenzio che già mi fa mancare l’aria. Il fottuto silenzio che nulla può di fronte ai nostri occhi che dicono tutto quello che non si può più dire.
Mi sento sporca. E mi sento più sporca ora, che colo fradicia implorandoti di scoparmi il culo, di quanto mi sentirò poi ad avere il tuo cazzo dentro a lacerarmi la carne.
E vorrei che mi prendessi ora senza più parlare. Senza sfinirmi nell’estenuante seppur eccitante attesa a cui mi hai abituata.
Senza farmi consumare nel desiderio incessante e malato di darti tutto. Anche il mio culo.
Sei ancora dietro di me. Sempre gonfio. Sempre duro. Sempre pulsante, sempre vivo.
Mi sei addosso, ti sento. Mi mordi l'orecchio e il tuo respiro, semmai fosse possibile, è ancora più intenso.
"Sto aspettando che mi racconti. Che c'è? Non sei sulla porta come volevi? Non sei in piedi come piace a te? E allora? Fammi sentire la voce. Fammela sentire."
Quel fottuto video. I miei fottuti audio. Fottuti ed indecenti come indecente è la voglia di te che quando mi assale devo sfogare!
E ora che ti ho qui, nella realtà che mi piace, nella realtà lontana da tutti gli impedimenti che posso mandare finalmente a puttane, vuoi che parli. Vuoi che parli e che parli ancora. Che ti dica che ho la fottuta voglia di farmi scopare il culo, in piedi, come in quel fottuto video porno che ho visto! Vuoi che parli. Io! Io che parlo tanto e che ora invece voglio starmene zitta. Io che voglio aprire la bocca solo per succhiarti il cazzo e farti sentire come godo. Io che oggi ti ho davanti e dietro e voglio solo averti addosso e dentro. Io che voglio essere lasciva e sconcia e dare un senso a tutti i miei assoli. Come prima, sul letto. Sopra di te e poi sotto di te.
Non mi muovo. Voglio restare qui, così. Impaziente. Irrequieta. Voglio strusciarmi sul tuo cazzo e morire dalla voglia di sentirlo tutto dentro. Prima lento, poi più audace.
“Se ti interessa così tanto il video, prendi il cellulare che te lo faccio vedere.”
Non fiati.
Rimani zitto e fermo mentre ti sussurro in bocca tutta la mia irriverenza.
Diventi più pesante. Le mani, con uno spietato controllo, dalle spalle scivolano giù, lungo le braccia per poi afferrare i seni. Mi tiri a te facendomi sentire ancora di più quanto è duro il tuo cazzo. Mi abbassi leggermente in avanti continuando a stringere tra le dita i capezzoli turgidi. Mi baci il collo e la tua lingua mi bagna la pelle lasciando una scia di sporco piacere.
“Io voglio vedere te, non il video.”
Mi giro più che posso per cercarti ancora la bocca. Ti spingo a me afferrandoti per la nuca. Non ho voce ma devi sentire ciò che ho da dire anche se già lo sai.
“Quel video mi è servito solo a portarti qui, da me. Nel mio culo. Non lo voglio quel cazzo. Voglio te, figlio di puttana, solo te e nel culo!”
Mi afferri le coscia affondando nella mia carne umida mentre l’altra mano, nei capelli, mi costringe a girare la faccia verso la tua. Ti tengo testa senza mai distogliere lo sguardo e con ogni centimetro di questo corpo ti imploro di fottermi ogni buco.
Ti guardo bene. Guardo la tua faccia da schiaffi pensando a tutte le volte che la vorrei fra le cosce. La faccia insolente che mi ritrovo davanti ogni volta che godo sola e che urlo in uno schermo i miei orgasmi. Ogni volta che non mi fai vedere il cazzo e ogni volta che mi sego con i tuoi dannati occhi addosso.
“Non mi guardare così. Lo sai che ho una fottuta voglia di mettertela in bocca. Di averti sotto di me e di sedermi sulla tua faccia togliendoti il respiro. Di essere leccata, succhiata. Bevuta.”
E se non avessi così urgenza di averti nel culo è proprio lì che sarei ora. A godermi la tua espressione accesa mentre banchetti ingordo alla mia ricca tavola.
Le mani sul culo ora ti fanno strada, mi sento completamente aperta. Sento il tuo cazzo dietro, durissimo e pronto. Me lo appoggi, poi lo impugni ed entri deciso. Mi sbatti e mi fotti con tutta la foga di cui sei capace e sono così bagnata, schifosamente fradicia, che ti chiedo di scoparmelo ancora. E sei animale mentre la tua mano sul collo mi spezza la voce in gola. E sei senza grazia mentre schiacci il mio corpo con il tuo non lasciandomi scampo. Perché tu sei così. Ed è così che ti voglio. Stai per venire e nel mio culo. Mi abbandono al piacere che sai darmi. Al tuo cazzo che ancora mi sbatte.Vengo, soffocando in gola ogni parola. Ogni maledetta parola interrotta dalla tua mano che mi tappa la bocca rimandando indietro le mie oscenità.
Il tuo orgasmo esplode furioso. Mi invadi. Mi travolgi. Ti sento godere mentre con violenza mi svuoti dentro il tuo piacere, nelle viscere, nella pancia.
È questa sensazione che mi manda fuori di testa. Sapermi, come sempre, senza pudore e senza vergogna. A godere del tuo cazzo grande e duro prima e del tuo seme caldo e denso dopo. Ti allontani.
Siamo sfiniti. Con le cosce sporche della tua sborra e la carne impregnata della tua essenza, mi stendo senza forze sul letto. Mi raggiungi e, come me, ti abbandoni al silenzio assordante che è piombato nella stanza.
Ti guardo. Mi guardi.
Il silenzio. Il fottuto silenzio che ci siamo imposti. Il fottuto silenzio che già mi fa mancare l’aria. Il fottuto silenzio che nulla può di fronte ai nostri occhi che dicono tutto quello che non si può più dire.
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