Accadde in Sicilia 1
di
giammilluccu
genere
incesti
PER UN ERRORE DELL'AUTORE IN ALCUNI RACCONTI SUCCESSIVI L'AUTORE RISULTA
CON QUALCHE DIFFERENZA TIPO Giammilluccu o Giammilluccu 1 o 2 scusate IN FUTURO
SARA' SOLO giammilluccu
ACCADDE IN SICILIA I (Rusina e Accursio)
Chiedo scusa a coloro che vorranno leggere questo racconto ed, eventualmente, i successivi, per lo stile naif e poco professionale. Avrei voluto inserire più termini o frasi in siciliano, ma, per rispetto a chi legge, ho evitato. Quasi mai nella vita si riesce a realizzare tutto ciò si desidera.
“Basta.!!! Non ne posso più, ho solo un paio di lenzuola e mi tocca lavarle ogni giorno”. Queste parole Rusina le ripeteva da parecchi giorni. Accursio, il figlio di vent'anni continuava a far trovare a sua madre ogni mattina le lenzuola sporche di sperma non ancora raggrumato. Anche se Rusina si rendeva conto che il figlio stava attraversando un periodo di esuberanza ormonale, e che forse erano manifestazioni incontrollate, decise che ormai era necessario affrontare il problema. Se avesse avuto un marito o un compagno avrebbe scaricato, anche se con un certo rossore e pudicizia, su di lui questo compito, ma non l'aveva, per cui bisognava prendere il toro per le corna e agire. Rusina e Accursio vivevano in un piccolo casale nei dintorni di un piccolo paese della Sicilia negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. La casa era stata donata a Rusina da un suo zio vent'anni prima.- Rusina aspettò con ansia e trepidazione il ritorno del figlio dal turno nella miniera di zolfo.
Come ogni sera gli fece trovare, nel cortiletto sul retro della casa, la “pila” (vasca di legno usata di giorno per lavare la biancheria) colma di acqua ed essendo sabato anche un pezzo di sapone, dopo di che rientrò in casa per dare a suo figlio un po' di intimità. Il motivetto di “si maritau Rosa” fischiato e cantato annunciò l'arrivo di Accursio che spogliandosi, camminando, si avvicinò alla pila. Dopo una sguardo superficiale verso la casa, si spogliò del tutto ed entrò nella pila. Mentre se la versava addosso, l'acqua cominciava a diventare giallognola e Accursio cominciò a passarsi il sapone su tutto il corpo. Rusina non vista, osservava, con una curiosità che non aveva mai avuto, il suo corpo muscoloso e, in particolare era attratta dalla sua minchia che, man mano che veniva sfiorata, cominciava ad assumere proporzioni ragguardevoli. Rusina cominciò a sentire, dopo parecchi anni un formicolio tra le cosce ed una voglia sfrenata di toccarsi, cosa che fece sollevandosi il vestito e introducendosi due dita nella fica. Accursio da parte sua, dando sempre un'occhiata verso la casa, cominciò una lenta masturbazione facilitata dal sapone che, anche se a stento, riusciva a fare della schiuma. Rusina continuava ad osservare Accursio nella sua lenta masturbazione e quasi si sentiva in simbiosi con il figlio, e con ciò che anch'essa stava praticando. Accursio forse in previsione di una masturbazione futura, fatta senza alcuna circospezione, si bloccò finendo di insaponarsi e quindi sciacquandosi uscì dalla pila. Mentre Accursio si asciugava e si dirigeva verso casa, Rusina era sempre più attratta da quel cazzo che ora tendeva verso l'esterno il telo da bagno, un pò logoro, che si era avvolto attorno. Asciugatosi anche i capelli, Accursio si rivestì con la “mutanna” (cambio di biancheria settimanale) che la madre gli aveva disposto sul muretto accanto.
Rusina non riuscì a godere ma quando Accursio, poco dopo, entrò in casa la trovò molto agitata e un po' frastornata tanto da far preoccupare il figlio.
”matri chi aviti, un vi sentiti bona?”
“Tranquillo Accursio solo un po' di mal di testa, siedi e mangia e lascia tutto sul tavolo, io mi metto un po' a letto e poi sparecchio.”
Ritiratasi nella sua cameretta Rusina, senza spogliarsi, si buttò sul letto, anche questo matrimoniale come quello della camera di Accursio e già nella casa quando lei ne era entrata in possesso, tirandosi sulla pancia vestito e sottana e togliendosi le mutande si accarezzò la fica che era già rorida e i peli umidicci. Anche se erano anni che non si dava piacere, due dita presero possesso della sua intimità ed iniziarono quasi di propria iniziativa ad entrare ed uscire mentre un terzo iniziò ad accarezzare il clitoride. Quasi all'improvviso un orgasmo spossante la scosse e artigliando i piedi e le mani ed emettendo involontariamente dei sospiri emise gemiti di piacere che non riuscì a reprimere.
Accursio, che già era un poco preoccupato, udendo quei suoni, si precipitò nella stanza di sua madre ancor prima che ella riuscisse a ricomporsi e rimase imbambolato alla vista della madre che aveva ancora le dita nella fica.
Qualche volta aveva cercato di sbirciare sua madre mentre si lavava o si chinava per raccogliere qualcosa, ma mai aveva immaginato di vedere sua madre con le cosce aperte e la mano dentro la fica e con gli occhi quasi rivolti all'indietro. Il cazzo, rispondendo ad un riflesso incondizionato si drizzò del tutto
CON QUALCHE DIFFERENZA TIPO Giammilluccu o Giammilluccu 1 o 2 scusate IN FUTURO
SARA' SOLO giammilluccu
ACCADDE IN SICILIA I (Rusina e Accursio)
Chiedo scusa a coloro che vorranno leggere questo racconto ed, eventualmente, i successivi, per lo stile naif e poco professionale. Avrei voluto inserire più termini o frasi in siciliano, ma, per rispetto a chi legge, ho evitato. Quasi mai nella vita si riesce a realizzare tutto ciò si desidera.
“Basta.!!! Non ne posso più, ho solo un paio di lenzuola e mi tocca lavarle ogni giorno”. Queste parole Rusina le ripeteva da parecchi giorni. Accursio, il figlio di vent'anni continuava a far trovare a sua madre ogni mattina le lenzuola sporche di sperma non ancora raggrumato. Anche se Rusina si rendeva conto che il figlio stava attraversando un periodo di esuberanza ormonale, e che forse erano manifestazioni incontrollate, decise che ormai era necessario affrontare il problema. Se avesse avuto un marito o un compagno avrebbe scaricato, anche se con un certo rossore e pudicizia, su di lui questo compito, ma non l'aveva, per cui bisognava prendere il toro per le corna e agire. Rusina e Accursio vivevano in un piccolo casale nei dintorni di un piccolo paese della Sicilia negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. La casa era stata donata a Rusina da un suo zio vent'anni prima.- Rusina aspettò con ansia e trepidazione il ritorno del figlio dal turno nella miniera di zolfo.
Come ogni sera gli fece trovare, nel cortiletto sul retro della casa, la “pila” (vasca di legno usata di giorno per lavare la biancheria) colma di acqua ed essendo sabato anche un pezzo di sapone, dopo di che rientrò in casa per dare a suo figlio un po' di intimità. Il motivetto di “si maritau Rosa” fischiato e cantato annunciò l'arrivo di Accursio che spogliandosi, camminando, si avvicinò alla pila. Dopo una sguardo superficiale verso la casa, si spogliò del tutto ed entrò nella pila. Mentre se la versava addosso, l'acqua cominciava a diventare giallognola e Accursio cominciò a passarsi il sapone su tutto il corpo. Rusina non vista, osservava, con una curiosità che non aveva mai avuto, il suo corpo muscoloso e, in particolare era attratta dalla sua minchia che, man mano che veniva sfiorata, cominciava ad assumere proporzioni ragguardevoli. Rusina cominciò a sentire, dopo parecchi anni un formicolio tra le cosce ed una voglia sfrenata di toccarsi, cosa che fece sollevandosi il vestito e introducendosi due dita nella fica. Accursio da parte sua, dando sempre un'occhiata verso la casa, cominciò una lenta masturbazione facilitata dal sapone che, anche se a stento, riusciva a fare della schiuma. Rusina continuava ad osservare Accursio nella sua lenta masturbazione e quasi si sentiva in simbiosi con il figlio, e con ciò che anch'essa stava praticando. Accursio forse in previsione di una masturbazione futura, fatta senza alcuna circospezione, si bloccò finendo di insaponarsi e quindi sciacquandosi uscì dalla pila. Mentre Accursio si asciugava e si dirigeva verso casa, Rusina era sempre più attratta da quel cazzo che ora tendeva verso l'esterno il telo da bagno, un pò logoro, che si era avvolto attorno. Asciugatosi anche i capelli, Accursio si rivestì con la “mutanna” (cambio di biancheria settimanale) che la madre gli aveva disposto sul muretto accanto.
Rusina non riuscì a godere ma quando Accursio, poco dopo, entrò in casa la trovò molto agitata e un po' frastornata tanto da far preoccupare il figlio.
”matri chi aviti, un vi sentiti bona?”
“Tranquillo Accursio solo un po' di mal di testa, siedi e mangia e lascia tutto sul tavolo, io mi metto un po' a letto e poi sparecchio.”
Ritiratasi nella sua cameretta Rusina, senza spogliarsi, si buttò sul letto, anche questo matrimoniale come quello della camera di Accursio e già nella casa quando lei ne era entrata in possesso, tirandosi sulla pancia vestito e sottana e togliendosi le mutande si accarezzò la fica che era già rorida e i peli umidicci. Anche se erano anni che non si dava piacere, due dita presero possesso della sua intimità ed iniziarono quasi di propria iniziativa ad entrare ed uscire mentre un terzo iniziò ad accarezzare il clitoride. Quasi all'improvviso un orgasmo spossante la scosse e artigliando i piedi e le mani ed emettendo involontariamente dei sospiri emise gemiti di piacere che non riuscì a reprimere.
Accursio, che già era un poco preoccupato, udendo quei suoni, si precipitò nella stanza di sua madre ancor prima che ella riuscisse a ricomporsi e rimase imbambolato alla vista della madre che aveva ancora le dita nella fica.
Qualche volta aveva cercato di sbirciare sua madre mentre si lavava o si chinava per raccogliere qualcosa, ma mai aveva immaginato di vedere sua madre con le cosce aperte e la mano dentro la fica e con gli occhi quasi rivolti all'indietro. Il cazzo, rispondendo ad un riflesso incondizionato si drizzò del tutto
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