Una sera all'opera
di
Aramis
genere
gay
“Ma nonna, devo proprio venire?”
Mi lamentai mentre mi mettevo la giacca dello smoking.
“Sciocchezze, caro, devi imparare a coltivare le arti. La tua cravatta è un po’storta, caro, raddrizzala.”
Mi avvicinai a uno specchio sul muro del soggiorno e mi sistemai la cravatta.
Avrei voluto che la nonna mi avesse permesso di mettermi un falso davantino per lo smoking invece della camicia vera. La gente ride dello ‘sparato’ ma onestamente la camicia rigida che indossi con uno smoking è molto scomoda.
Dopo averlo fatto controllai i capelli. In realtà mi stavo ammirando.
“Ti divertirai, caro.” Disse la nonna.
Conoscevo quel tono di voce troppo bene.
“Chi è lei, nonna?”
“Cosa vuoi dire?”
Disse lei innocentina.
“Ogni volta che mi dici che mi divertirò, incontro una ragazza che tu hai scelto per me.”
“Non so di cosa stai parlando.” Obiettò lei.
Poco male, mi dissi.
“Allora, quali sono i nostri posti?”
“Ho procurato il palco di seconda fila, il terzo a destra.”
I miei sospetti divennero certezza.
“E chi sono gli altri due che verranno con noi?”
I palchi del teatro dell’opera erano per quattro!
“Alessandra e suo marito. Quindi puoi evitare di pensare che stasera voglia combinare matrimoni.”
“Va bene, nonna, mi dispiace.”
Le diedi un bacio sulla bianca guancia appassita. Lei sorrise e uscimmo ad attendere la limousine.
La limousine della nonna, era lei quella con i soldi, io ero solo il ragazzo fortunato che avrebbe ereditato un mucchio di soldi quando sarebbe passata a miglior vita... non era che volessi spingere mia nonna nella tomba. Lei era una meravigliosa vecchia ragazza e quando fosse morta avrei dovuto partecipare a molte riunioni di azionisti, leggere prospetti e partecipare a riunioni del consiglio di amministrazione e tutte le altre stronzate che arrivano con una proprietà di circa duecento milioni di euro. No, sarebbe stato meglio che la nonna vivesse per sempre, per me sarebbe stato fantastico!
Ecco spiegato perché, quando voleva andare all’opera, venivo arruolato come sua scorta. Era un piccolo prezzo da pagare... se non ti dispiace stare seduto per ore ascoltando Verdi o Paganini un paio di volte al mese. Avevo una piccola radio in tasca e potevo tranquillamente infilare l’auricolare dopo che la nonna si era distratta.
Era fortemente devota ai classici, in particolare a “La Traviata”, che era quello che avremmo visto (di nuovo!) quella sera.
Arrivammo al teatro dell’opera e fu allora che la nonna si scoprì.
“Oh, Miriam, cara!” Agitò allegramente la mano: “Guarda, Dario, è Miriam, è la figlia di Alessandra.”
Una ragazza piuttosto carina della mia età, che irradiava felicità, ci venne incontro quasi ballando. Beh, disinvoltamente avrebbe potuto essere la parola migliore, sapete, quando una ragazza ti si avvicina e vuole fare buona impressione su di te? Quel tipo di camminata.
“Mi dispiace, signora Conti, ma mia madre e mio padre non sono riusciti a farcela stasera.”
Disse Miriam fissandomi nel modo in cui un contadino fissa un porco che sta pensando di acquistare!
“Mi hanno dato i biglietti in modo da non lasciarvi sola stasera. Spero non le dispiaccia, perché io adoro l’opera!”
“Oh, niente affatto, cara.”
Gorgheggiò la nonna.
“Miriam, questo è mio nipote, Dario, figlio unico del mio caro figlio Gerardo.”
Mio padre e mia madre erano morti in un incidente quando avevo solo due anni, i miei unici ricordi di loro erano fotografie e alcuni vecchi film casalinghi.
“È un bravo ragazzo, mi porta a tutti questi eventi.”
“Piacere, Miriam.”
Dissi mentre le prendevo la mano. Non stringi la mano di una donna, le dai una breve presa e poi lasci andare.
Miriam mi diede una stretta mentre lo facevo, ma feci finta che non lo avesse a sufficienza da farmelo notare.
“Hai portato una scorta con te stasera?”
“Mio fratello, Giordano.”
Disse Miriam annuendo
“Deve essere qui da qualche parte.”
Giordano lo conoscevo di vista, avevamo frequentato la stessa scuola ma lui aveva quattro anni più di me, si era trasferito con la sua famiglia quando avevo circa nove anni. ‘È un ragazzino carino’ ricordo di aver pensato a quei tempi.
“Oh, conosco Giordano.”
Disse la nonna.
“Ah, eccolo! Oh, ciao, Giordano!”
La nonna gli fece segno sventolando la mano.
Guardai, ora sì che ero interessato! Nel caso vi stiate chiedendo perché non stavo dando a Miriam (una ragazza abbastanza carina e di una buona famiglia) qualcosa di più di un lieve interesse, era la solita ragione e la prova era nel mio sguardo fisso sul fusto dai capelli ramati che si avvicinava. Gli smoking a questo livello della società sono sempre adatti al portatore, ma nel caso di Giordano si adattavano oltre ogni dire! La mascella era liscia e forte, il naso perfettamente modellato e proporzionato e due occhi color acciaio penetranti che ti avrebbero spogliato con uno sguardo, quei denti erano perle perfette.
Sotto quel volto elegantemente bello c’era il corpo di un atleta, con le braccia forti, i fianchi sottili.
“Ah, Giordano, è così bello vederti dopo, quanto? Due anni?”
Disse la nonna.
“Qualcosa del genere.”
Concordò Giordano, ma i suoi occhi erano su di me.
“Lui è Dario?”
Diede alla nonna una leggera stretta di mano che non avrebbero spezzato una bolla di sapone. Considerate l’età della nonna.
“Sì, questo è Dario. Giordano è il fratello maggiore di Miriam.”
Mi informò e questo fu tutto.
“Sono molto felice di conoscerti, Giordano.”
Gli strinsi la mano. Dio, quella era la morsa di un assassino! Mi fece sussultare, resistetti ma non credo stesse cercando di farmi male, penso che fosse solo forte!
Anch’io strinsi ma parve non accorgersene.
“Sarà ora di raggiungere i nostri posti.” Disse Giordano alla nonna.
“Sì, andiamo.”
La nonna si appese al suo braccio.
Non potevo fare a meno di porgere un gomito a Miriam che vi si sciolse sopra come una mozzarella di scarsa qualità sulla pizza, mi feci coraggio e salii con lei la scala verso il palco. Fortunatamente era solo una rampa o lei avrebbe potuto gocciolare e macchiarmi lo smoking, provocando un lavaggio a secco prima che fossimo arrivati!
La nonna prese il posto a sinistra come al solito. Giordano, la scorta che lei aveva rapito, sedeva accanto a lei. Mi sedetti accanto a lui, lasciando Miriam all’estrema destra.
Il mio compito era quello di fare una breve chiacchierata con i nostri compagni e prima che Miriam potesse rubare la mia attenzione, dissi a Giordano: “Allora, Giordano, dove vai all’università?”
“Mi sono laureato quest’anno. A dicembre, per la verità, ho perso un paio di lezioni e sono dovuto tornare quest’anno per finire, ma...” e Miriam rimase trascurata mentre io ero incantato.
Prima che Miriam potesse fregarmi, iniziò la musica e, come tradizione, tutti i discorsi cessarono.
La ragazza allungò una mano, prese la mia e mi sorrise quando la guardai, spaventato; mi voltai e lasciai la mia mano inerte tra le sue e lei dopo un po’ la abbandonò. Non era stupida, a quel punto si arrese e mi accinsi a sopportare i travagli e lo stupido vagare di Violetta e del suo altrettanto stupido amore a prima vista, Alfredo. Quei due idioti si erano guardati una sola volta e si erano subito innamorati persi. Il che, quando ci penso, può funzionato nell’opera ma non nella vita reale, non è vero?
Quindi rimasi lì zitto, aspettando che finisse il primo dei tre atti, mentre avrei potuto parlare ancora con Giordano.
Non lo avevo più incontrato da quando eravamo cresciuti (se l’avessi fatto, sicuramente me lo sarei ricordato!), la sua famiglia si era trasferita e questo l’aveva portato a vivere a centinaia di chilometri da me.
Mentre riflettevo sentii di nuovo afferrare la mia mano. Ma questa volta era l’altra mano!
La guardai e vidi che Giordano aveva messo la sua mano sul bracciolo vicino a me. Le sue dita mi sfiorarono il dorso. Lo guardai, stava fissando il palco. Il passo successivo fu il mio!
Spostai delicatamente la mano su e giù, sfiorandogli la punta delle dita. Il suo viso si volse verso di me ed io risposi al suo sguardo con un sorriso che lui ricambiò, le nostre mani armeggiarono brevemente una con l’altra e poi si presero.
In quella posizione diedi una rapida occhiata alla nonna. Come al solito, era incantata dai travagli di Violetta, oh, lo strazio di essere una squillo di classe nell’alta società e di essere adorata da tutti gli uomini! La nonna stava accennando il canto insieme a Violetta. Immagino si fosse identificata con Violetta, perché la nonna era stata una ragazza rigorosamente borghese quando il nonno l’ha trovata. Avrebbe potuto essere anche lei una ragazza squillo o come le chiamavano allora. Comunque sia aveva sposato il nonno ed i giorni della privazione erano finiti per sempre.
Giordano guardò sua sorella dall’altra parte e, quando i miei occhi incontrarono di nuovo i suoi, sorrise e mi suggerì un ‘dai un’occhiata’ con una specie di spostamento degli occhi e delle sopracciglia.
Lo feci e sorrisi. Lacara Miriam, che ‘adora l’opera’, aveva un filo che correva dall’orecchio alla borsetta! Aveva gli occhi chiusi e probabilmente stava per addormentarsi!
La mano di Giordano strinse la mia e io strinsi la sua. Puoi dire tanto con la tua mano se la lasci fare, stava parlando per me e stava dicendo: sì, sì, sì!
Tuttavia tenere la mano, anche se di un bel fusto, può diventare un po’ pericoloso e stavo cominciando a pensare a come avrei potuto districarla dalla sua prima di essere sorpresi e cosa avrei potuto fare poi, quando Giordano sfilo la sua mano dalla mia.
Rimasi sorpreso e lo guardai (fino a quel momento avevo finto interesse per l’opera, Violetta era svenuta senza una buona ragione considerato che Alfredo ne era perdutamente innamorato, lei era sdraiata sul divano e lui sta versando il suo cuore in una romanza per lei), e vidi la sua mano tornare ed aprire la mia. Una mano potrebbe non essere molto e non significare nulla, specialmente durante l’ascolto di Verdi.
Ma la sua mano vagava sulla mia come un aereo da bombardamento che andava poi a colpire il bersaglio, che era la mia gamba.
Non troppo in alto, appena sopra il ginocchio, ma con le dita ben fissate all’interno della gamba.
Diedi un’occhiata.
La nonna era più estasiata di prima. Miriam sembrava che si fosse addormentata.
Gli sorrisi ed aspettai per vedere cosa avrebbe fatto.
Una macchina da corsa mi percorse l’interno coscia fino all’inguine!
Quando prese a coppa il pacco, emisi un forte gorgoglio che mi sorprese e la nonna lo sentì, mi guardò.
Ero in preda al panico ma fece solo “shhh!” e tornò a guardare il palco.
Non aveva cercato di capire perché avevo fatto quel rumore. Forse aveva pensato che avessi ruttato!
Nel frattempo la mano di Giordano si stava familiarizzando intimamente con il mio cavallo.
Io continuavo a smorzare i miei lamenti, ma era dannatamente difficile.
La nonna poteva essere così affascinata dall’opera, Miriam poteva essere così annoiata; saremmo passati inosservati?
Ora la mano di Giordano era sulla mia patta ed il suo intento era ovvio; stava per aprirla!
“Accidenti, Giordano!” Sibilai: “Non dovremmo uscire per farlo?”
“Shhh!” fu l’unico commento della nonna.
Le labbra di Giordano si avvicinarono tanto al mio viso che pensai che mi avrebbe baciato. Invece sussurrò piano: “Rilassati, Dario. Dov’è il tuo spirito di avventura?”
“Uuuuhh!” Fu tutto ciò che riuscii a fare sussurrando.
Ora aveva aperto la cerniera e stava armeggiando dentro. Avrei voluto non aver indossato gli slip ma dannazione, ma chi si aspetta di farsi fare un pompino all’opera? Ma Giordano trafficò finché non riuscì a infilare la mano nel risvolto dei slip e poi... “Ahh… ahhhh!” Dissi.
“Calmati, Dario.”
Disse la nonna sottovoce.
“Stai fermo e fammi godermi lo spettacolo.”
Se solo avesse potuto capire con chi parlavo! Ma Giordano era seduto un po’ in avanti e sembrava stesse seguendo lo spettacolo. La nonna si era appoggiata allo schienale per parlare con me e da lì non poteva vedere il mio inguine. Comunque non aveva alcuna intenzione di vedere, stava solo cercando di farmi smettere di gemere e lamentarmi.
Quindi mi morsi le labbra e rimasi fermo.
Rimasi in silenzio mentre Giordano afferrava il mio uccello e lo tirava fuori all’aria aperta, rimasi fermo mentre la sua mano si cominciò a muovere su e giù sulla mia lunghezza, anche se ora dovevo fare smorfie per resistere.
Riuscii a mantenere silenzioso il mio sospiro di soddisfazione mentre cedevo al ritmo dei movimenti della sua mano sul mio pene, lasciando che i vecchi, familiari piaceri della masturbazione si facessero strada lungo il mio corpo fino al mio cervello, per annidarsi lì come vecchi amici familiari ed erano davvero i benvenuti.
Pensai che quello sarebbe stato tutto.
Giordano avrebbe avuto la soddisfazione di masturbarmi e forse avrei potuto fare lo stesso a lui (non potevo farlo in quel momento, non con lui in quella posizione in avanti, non senza che se ne accorgessero), ed avremmo potuto guardare il resto dell’opera nello stato più rilassato di due uomini che si erano svuotati le palle.
Più tardi, dopo aver visto la nonna tornare in salvo nella sua limousine, avrei potuto aiutare Giordano a liberarsi di sua sorella e poi avremmo potuto…
Giordano si spostò e solo la mia ferrea volontà mi permise di non emettere alcun suono mentre le sue labbra si abbassavano ad avvolgere il mio cazzo.
Ora ero sicuro che fosse pazzo, il rampollo pazzo di una famiglia benestante che aveva gettato al vento tutta la sua rispettabilità.
Ce ne sono molti, compaiono regolarmente sui giornali scandalistici, ma questa sarebbe stata un gossip nuovo. Farlo durante la “La Traviata!”, Giordano doveva essere assolutamente fuori di testa!
Ma in qualsiasi stato fosse la sua mente, la sua bocca era completamente sotto controllo. Dio, non avevo avuto molta esperienza sessuale prima, ma questo era proprio con il miglior pompino che mi avessero mai fatto!
Forse era il luogo pubblico, la possibilità di essere sorpresi, di essere umiliati, ma amavo la sensazione delle sue labbra sul mio uccello, il modo in cui mi succhiava, mi resi conto che i suoi movimenti erano in sintonia con la musica!
Ogni parola che recitava Violetta mentre esternava l’opportunità o meno di innamorarsi di Alfredo (Aveva una scelta? Non se ci sarebbe stata opera!), Ogni nota era spunto per Giordano di spingersi il mio cazzo in fondo alla gola. Se lei faceva una pausa, anche lui la faceva, ed era come se l’opera e il pompino si integrassero in una cosa sola. Mentre la musica esplodeva anche la mia passione lo faceva, mentre la musica si attenuava, così il mio desiderio diminuiva.
La musica aumentò rabbiosamente poi diminuì, continuo col suo andamento altalenante fino al crescendo in cui riuscii a malapena a ridurre al minimo i miei gemiti appassionati mentre sceglieva la libertà, la libertà! O come diceva “Sempre libera!” Libera, libera! Sì sì sì!
“Uuhh… huhhh!” è stato il suono che emisi mentre raggiungevo l’apice e sprizzavo il mio sperma nella gola affamata di Giordano e Violetta finiva la sua romanza tra gli applausi che scuotevano il teatro.
La nonna non mi sentì, era troppo impegnata ad applaudire.
Chiusi gli occhi e lasciai esplodere i fuochi d’artificio dietro le mie palpebre mentre lanciavo il mio sperma e Giordano lo inghiottiva, finii mentre le luci si stavano alzando, frettolosamente rimisi l’uccello nei pantaloni e, non avendo tempo di chiudere la cerniera, tenni la mano sull’inguine in quella che speravo sembrasse una posizione rilassata mentre Giordano si raddrizzava.
“Non è stato un bel primo atto?”
Chiese la nonna a Giordano.
“Adorabile, signora.”
Le disse sinceramente Giordano.
“L’ho trovato saporito.” Dissi
“Vedremo come di sviluppa il secondo atto.”
Questo era rivolto a Giordano che colse il riferimento e sorrise
“Miriam? Miriam, cara?” Disse la nonna andando verso la ragazza.
Io colsi l’occasione per chiudere la cerniera.
Miriam stava dormendo nonostante il fracasso.
Aveva entrambe le orecchie tappate dagli auricolari, la musica era stata alzata al massimo e si poteva sentire il suono metallico di una band heavy metal.
“Mi dispiace tanto, signora. La notte scorsa non ho dormito molto e credo di aver più sonno di quanto pensassi.”
“Va tutto bene, cara.” Disse la nonna: “Il mio autista potrebbe portarti a casa e Dario, Giordano e io ci godremo il resto dell’opera.”
Miriam sorrise di gratitudine (dal momento che sicuramente non sarebbe riuscita a catturarmi) e uscì con grazia.
Questo permetteva che durante il secondo e terzo atto ci fosse un posto vuoto tra noi e la nonna, in cui poter ‘giocare’.
Osai persino mettermi in ginocchio e succhiare il cazzo di Giordano. La nonna era troppo impegnata a guardare il padre di Alfredo convincere Violetta a rinunciare agli affetti di suo figlio per il bene della sua posizione sociale, e lei era tanto debole da accettare, così riuscii a trovare il suo pene e farlo venire prima che Alfredo dicesse a Violetta che era finita.
Il terzo atto fu di gioia per me e Giordano, due amanti sfiniti che si tenevano per mano e aspettavano il momento di uscire.
Ci accordammo per incontrarci il giorno successivo e fu così che con cuor leggero, al termine dell’opera, Violetta morta per una malattia non specificata e Alfredo che piangeva al suo fianco, prendemmo la nostra limousine e ci avviammo verso casa.
“Ti sei divertito stasera, caro?” Mi chiese la nonna.
“Sì, nonna. Ma vorrei che tu non provassi più a combinare matrimoni.”
“Ma io ti conosco meglio di chiunque altro.”
Protestò la nonna.
“Beh, immagino di sì. Ma ogni volta che l’hai fatto finora è stata un disastro completo.”
“Peccato. Questa volta pensavo che Giordano fosse perfetto per te. Almeno questa volta non hai passato tutta la sera a parlare con la donna anziché con l’uomo che avevo scelto per te.”
Stupito, guardai mia nonna, improvvisamente enigmatica come la Sfinge, e la limousine proseguì nella notte calda e buia verso casa.
Mi lamentai mentre mi mettevo la giacca dello smoking.
“Sciocchezze, caro, devi imparare a coltivare le arti. La tua cravatta è un po’storta, caro, raddrizzala.”
Mi avvicinai a uno specchio sul muro del soggiorno e mi sistemai la cravatta.
Avrei voluto che la nonna mi avesse permesso di mettermi un falso davantino per lo smoking invece della camicia vera. La gente ride dello ‘sparato’ ma onestamente la camicia rigida che indossi con uno smoking è molto scomoda.
Dopo averlo fatto controllai i capelli. In realtà mi stavo ammirando.
“Ti divertirai, caro.” Disse la nonna.
Conoscevo quel tono di voce troppo bene.
“Chi è lei, nonna?”
“Cosa vuoi dire?”
Disse lei innocentina.
“Ogni volta che mi dici che mi divertirò, incontro una ragazza che tu hai scelto per me.”
“Non so di cosa stai parlando.” Obiettò lei.
Poco male, mi dissi.
“Allora, quali sono i nostri posti?”
“Ho procurato il palco di seconda fila, il terzo a destra.”
I miei sospetti divennero certezza.
“E chi sono gli altri due che verranno con noi?”
I palchi del teatro dell’opera erano per quattro!
“Alessandra e suo marito. Quindi puoi evitare di pensare che stasera voglia combinare matrimoni.”
“Va bene, nonna, mi dispiace.”
Le diedi un bacio sulla bianca guancia appassita. Lei sorrise e uscimmo ad attendere la limousine.
La limousine della nonna, era lei quella con i soldi, io ero solo il ragazzo fortunato che avrebbe ereditato un mucchio di soldi quando sarebbe passata a miglior vita... non era che volessi spingere mia nonna nella tomba. Lei era una meravigliosa vecchia ragazza e quando fosse morta avrei dovuto partecipare a molte riunioni di azionisti, leggere prospetti e partecipare a riunioni del consiglio di amministrazione e tutte le altre stronzate che arrivano con una proprietà di circa duecento milioni di euro. No, sarebbe stato meglio che la nonna vivesse per sempre, per me sarebbe stato fantastico!
Ecco spiegato perché, quando voleva andare all’opera, venivo arruolato come sua scorta. Era un piccolo prezzo da pagare... se non ti dispiace stare seduto per ore ascoltando Verdi o Paganini un paio di volte al mese. Avevo una piccola radio in tasca e potevo tranquillamente infilare l’auricolare dopo che la nonna si era distratta.
Era fortemente devota ai classici, in particolare a “La Traviata”, che era quello che avremmo visto (di nuovo!) quella sera.
Arrivammo al teatro dell’opera e fu allora che la nonna si scoprì.
“Oh, Miriam, cara!” Agitò allegramente la mano: “Guarda, Dario, è Miriam, è la figlia di Alessandra.”
Una ragazza piuttosto carina della mia età, che irradiava felicità, ci venne incontro quasi ballando. Beh, disinvoltamente avrebbe potuto essere la parola migliore, sapete, quando una ragazza ti si avvicina e vuole fare buona impressione su di te? Quel tipo di camminata.
“Mi dispiace, signora Conti, ma mia madre e mio padre non sono riusciti a farcela stasera.”
Disse Miriam fissandomi nel modo in cui un contadino fissa un porco che sta pensando di acquistare!
“Mi hanno dato i biglietti in modo da non lasciarvi sola stasera. Spero non le dispiaccia, perché io adoro l’opera!”
“Oh, niente affatto, cara.”
Gorgheggiò la nonna.
“Miriam, questo è mio nipote, Dario, figlio unico del mio caro figlio Gerardo.”
Mio padre e mia madre erano morti in un incidente quando avevo solo due anni, i miei unici ricordi di loro erano fotografie e alcuni vecchi film casalinghi.
“È un bravo ragazzo, mi porta a tutti questi eventi.”
“Piacere, Miriam.”
Dissi mentre le prendevo la mano. Non stringi la mano di una donna, le dai una breve presa e poi lasci andare.
Miriam mi diede una stretta mentre lo facevo, ma feci finta che non lo avesse a sufficienza da farmelo notare.
“Hai portato una scorta con te stasera?”
“Mio fratello, Giordano.”
Disse Miriam annuendo
“Deve essere qui da qualche parte.”
Giordano lo conoscevo di vista, avevamo frequentato la stessa scuola ma lui aveva quattro anni più di me, si era trasferito con la sua famiglia quando avevo circa nove anni. ‘È un ragazzino carino’ ricordo di aver pensato a quei tempi.
“Oh, conosco Giordano.”
Disse la nonna.
“Ah, eccolo! Oh, ciao, Giordano!”
La nonna gli fece segno sventolando la mano.
Guardai, ora sì che ero interessato! Nel caso vi stiate chiedendo perché non stavo dando a Miriam (una ragazza abbastanza carina e di una buona famiglia) qualcosa di più di un lieve interesse, era la solita ragione e la prova era nel mio sguardo fisso sul fusto dai capelli ramati che si avvicinava. Gli smoking a questo livello della società sono sempre adatti al portatore, ma nel caso di Giordano si adattavano oltre ogni dire! La mascella era liscia e forte, il naso perfettamente modellato e proporzionato e due occhi color acciaio penetranti che ti avrebbero spogliato con uno sguardo, quei denti erano perle perfette.
Sotto quel volto elegantemente bello c’era il corpo di un atleta, con le braccia forti, i fianchi sottili.
“Ah, Giordano, è così bello vederti dopo, quanto? Due anni?”
Disse la nonna.
“Qualcosa del genere.”
Concordò Giordano, ma i suoi occhi erano su di me.
“Lui è Dario?”
Diede alla nonna una leggera stretta di mano che non avrebbero spezzato una bolla di sapone. Considerate l’età della nonna.
“Sì, questo è Dario. Giordano è il fratello maggiore di Miriam.”
Mi informò e questo fu tutto.
“Sono molto felice di conoscerti, Giordano.”
Gli strinsi la mano. Dio, quella era la morsa di un assassino! Mi fece sussultare, resistetti ma non credo stesse cercando di farmi male, penso che fosse solo forte!
Anch’io strinsi ma parve non accorgersene.
“Sarà ora di raggiungere i nostri posti.” Disse Giordano alla nonna.
“Sì, andiamo.”
La nonna si appese al suo braccio.
Non potevo fare a meno di porgere un gomito a Miriam che vi si sciolse sopra come una mozzarella di scarsa qualità sulla pizza, mi feci coraggio e salii con lei la scala verso il palco. Fortunatamente era solo una rampa o lei avrebbe potuto gocciolare e macchiarmi lo smoking, provocando un lavaggio a secco prima che fossimo arrivati!
La nonna prese il posto a sinistra come al solito. Giordano, la scorta che lei aveva rapito, sedeva accanto a lei. Mi sedetti accanto a lui, lasciando Miriam all’estrema destra.
Il mio compito era quello di fare una breve chiacchierata con i nostri compagni e prima che Miriam potesse rubare la mia attenzione, dissi a Giordano: “Allora, Giordano, dove vai all’università?”
“Mi sono laureato quest’anno. A dicembre, per la verità, ho perso un paio di lezioni e sono dovuto tornare quest’anno per finire, ma...” e Miriam rimase trascurata mentre io ero incantato.
Prima che Miriam potesse fregarmi, iniziò la musica e, come tradizione, tutti i discorsi cessarono.
La ragazza allungò una mano, prese la mia e mi sorrise quando la guardai, spaventato; mi voltai e lasciai la mia mano inerte tra le sue e lei dopo un po’ la abbandonò. Non era stupida, a quel punto si arrese e mi accinsi a sopportare i travagli e lo stupido vagare di Violetta e del suo altrettanto stupido amore a prima vista, Alfredo. Quei due idioti si erano guardati una sola volta e si erano subito innamorati persi. Il che, quando ci penso, può funzionato nell’opera ma non nella vita reale, non è vero?
Quindi rimasi lì zitto, aspettando che finisse il primo dei tre atti, mentre avrei potuto parlare ancora con Giordano.
Non lo avevo più incontrato da quando eravamo cresciuti (se l’avessi fatto, sicuramente me lo sarei ricordato!), la sua famiglia si era trasferita e questo l’aveva portato a vivere a centinaia di chilometri da me.
Mentre riflettevo sentii di nuovo afferrare la mia mano. Ma questa volta era l’altra mano!
La guardai e vidi che Giordano aveva messo la sua mano sul bracciolo vicino a me. Le sue dita mi sfiorarono il dorso. Lo guardai, stava fissando il palco. Il passo successivo fu il mio!
Spostai delicatamente la mano su e giù, sfiorandogli la punta delle dita. Il suo viso si volse verso di me ed io risposi al suo sguardo con un sorriso che lui ricambiò, le nostre mani armeggiarono brevemente una con l’altra e poi si presero.
In quella posizione diedi una rapida occhiata alla nonna. Come al solito, era incantata dai travagli di Violetta, oh, lo strazio di essere una squillo di classe nell’alta società e di essere adorata da tutti gli uomini! La nonna stava accennando il canto insieme a Violetta. Immagino si fosse identificata con Violetta, perché la nonna era stata una ragazza rigorosamente borghese quando il nonno l’ha trovata. Avrebbe potuto essere anche lei una ragazza squillo o come le chiamavano allora. Comunque sia aveva sposato il nonno ed i giorni della privazione erano finiti per sempre.
Giordano guardò sua sorella dall’altra parte e, quando i miei occhi incontrarono di nuovo i suoi, sorrise e mi suggerì un ‘dai un’occhiata’ con una specie di spostamento degli occhi e delle sopracciglia.
Lo feci e sorrisi. Lacara Miriam, che ‘adora l’opera’, aveva un filo che correva dall’orecchio alla borsetta! Aveva gli occhi chiusi e probabilmente stava per addormentarsi!
La mano di Giordano strinse la mia e io strinsi la sua. Puoi dire tanto con la tua mano se la lasci fare, stava parlando per me e stava dicendo: sì, sì, sì!
Tuttavia tenere la mano, anche se di un bel fusto, può diventare un po’ pericoloso e stavo cominciando a pensare a come avrei potuto districarla dalla sua prima di essere sorpresi e cosa avrei potuto fare poi, quando Giordano sfilo la sua mano dalla mia.
Rimasi sorpreso e lo guardai (fino a quel momento avevo finto interesse per l’opera, Violetta era svenuta senza una buona ragione considerato che Alfredo ne era perdutamente innamorato, lei era sdraiata sul divano e lui sta versando il suo cuore in una romanza per lei), e vidi la sua mano tornare ed aprire la mia. Una mano potrebbe non essere molto e non significare nulla, specialmente durante l’ascolto di Verdi.
Ma la sua mano vagava sulla mia come un aereo da bombardamento che andava poi a colpire il bersaglio, che era la mia gamba.
Non troppo in alto, appena sopra il ginocchio, ma con le dita ben fissate all’interno della gamba.
Diedi un’occhiata.
La nonna era più estasiata di prima. Miriam sembrava che si fosse addormentata.
Gli sorrisi ed aspettai per vedere cosa avrebbe fatto.
Una macchina da corsa mi percorse l’interno coscia fino all’inguine!
Quando prese a coppa il pacco, emisi un forte gorgoglio che mi sorprese e la nonna lo sentì, mi guardò.
Ero in preda al panico ma fece solo “shhh!” e tornò a guardare il palco.
Non aveva cercato di capire perché avevo fatto quel rumore. Forse aveva pensato che avessi ruttato!
Nel frattempo la mano di Giordano si stava familiarizzando intimamente con il mio cavallo.
Io continuavo a smorzare i miei lamenti, ma era dannatamente difficile.
La nonna poteva essere così affascinata dall’opera, Miriam poteva essere così annoiata; saremmo passati inosservati?
Ora la mano di Giordano era sulla mia patta ed il suo intento era ovvio; stava per aprirla!
“Accidenti, Giordano!” Sibilai: “Non dovremmo uscire per farlo?”
“Shhh!” fu l’unico commento della nonna.
Le labbra di Giordano si avvicinarono tanto al mio viso che pensai che mi avrebbe baciato. Invece sussurrò piano: “Rilassati, Dario. Dov’è il tuo spirito di avventura?”
“Uuuuhh!” Fu tutto ciò che riuscii a fare sussurrando.
Ora aveva aperto la cerniera e stava armeggiando dentro. Avrei voluto non aver indossato gli slip ma dannazione, ma chi si aspetta di farsi fare un pompino all’opera? Ma Giordano trafficò finché non riuscì a infilare la mano nel risvolto dei slip e poi... “Ahh… ahhhh!” Dissi.
“Calmati, Dario.”
Disse la nonna sottovoce.
“Stai fermo e fammi godermi lo spettacolo.”
Se solo avesse potuto capire con chi parlavo! Ma Giordano era seduto un po’ in avanti e sembrava stesse seguendo lo spettacolo. La nonna si era appoggiata allo schienale per parlare con me e da lì non poteva vedere il mio inguine. Comunque non aveva alcuna intenzione di vedere, stava solo cercando di farmi smettere di gemere e lamentarmi.
Quindi mi morsi le labbra e rimasi fermo.
Rimasi in silenzio mentre Giordano afferrava il mio uccello e lo tirava fuori all’aria aperta, rimasi fermo mentre la sua mano si cominciò a muovere su e giù sulla mia lunghezza, anche se ora dovevo fare smorfie per resistere.
Riuscii a mantenere silenzioso il mio sospiro di soddisfazione mentre cedevo al ritmo dei movimenti della sua mano sul mio pene, lasciando che i vecchi, familiari piaceri della masturbazione si facessero strada lungo il mio corpo fino al mio cervello, per annidarsi lì come vecchi amici familiari ed erano davvero i benvenuti.
Pensai che quello sarebbe stato tutto.
Giordano avrebbe avuto la soddisfazione di masturbarmi e forse avrei potuto fare lo stesso a lui (non potevo farlo in quel momento, non con lui in quella posizione in avanti, non senza che se ne accorgessero), ed avremmo potuto guardare il resto dell’opera nello stato più rilassato di due uomini che si erano svuotati le palle.
Più tardi, dopo aver visto la nonna tornare in salvo nella sua limousine, avrei potuto aiutare Giordano a liberarsi di sua sorella e poi avremmo potuto…
Giordano si spostò e solo la mia ferrea volontà mi permise di non emettere alcun suono mentre le sue labbra si abbassavano ad avvolgere il mio cazzo.
Ora ero sicuro che fosse pazzo, il rampollo pazzo di una famiglia benestante che aveva gettato al vento tutta la sua rispettabilità.
Ce ne sono molti, compaiono regolarmente sui giornali scandalistici, ma questa sarebbe stata un gossip nuovo. Farlo durante la “La Traviata!”, Giordano doveva essere assolutamente fuori di testa!
Ma in qualsiasi stato fosse la sua mente, la sua bocca era completamente sotto controllo. Dio, non avevo avuto molta esperienza sessuale prima, ma questo era proprio con il miglior pompino che mi avessero mai fatto!
Forse era il luogo pubblico, la possibilità di essere sorpresi, di essere umiliati, ma amavo la sensazione delle sue labbra sul mio uccello, il modo in cui mi succhiava, mi resi conto che i suoi movimenti erano in sintonia con la musica!
Ogni parola che recitava Violetta mentre esternava l’opportunità o meno di innamorarsi di Alfredo (Aveva una scelta? Non se ci sarebbe stata opera!), Ogni nota era spunto per Giordano di spingersi il mio cazzo in fondo alla gola. Se lei faceva una pausa, anche lui la faceva, ed era come se l’opera e il pompino si integrassero in una cosa sola. Mentre la musica esplodeva anche la mia passione lo faceva, mentre la musica si attenuava, così il mio desiderio diminuiva.
La musica aumentò rabbiosamente poi diminuì, continuo col suo andamento altalenante fino al crescendo in cui riuscii a malapena a ridurre al minimo i miei gemiti appassionati mentre sceglieva la libertà, la libertà! O come diceva “Sempre libera!” Libera, libera! Sì sì sì!
“Uuhh… huhhh!” è stato il suono che emisi mentre raggiungevo l’apice e sprizzavo il mio sperma nella gola affamata di Giordano e Violetta finiva la sua romanza tra gli applausi che scuotevano il teatro.
La nonna non mi sentì, era troppo impegnata ad applaudire.
Chiusi gli occhi e lasciai esplodere i fuochi d’artificio dietro le mie palpebre mentre lanciavo il mio sperma e Giordano lo inghiottiva, finii mentre le luci si stavano alzando, frettolosamente rimisi l’uccello nei pantaloni e, non avendo tempo di chiudere la cerniera, tenni la mano sull’inguine in quella che speravo sembrasse una posizione rilassata mentre Giordano si raddrizzava.
“Non è stato un bel primo atto?”
Chiese la nonna a Giordano.
“Adorabile, signora.”
Le disse sinceramente Giordano.
“L’ho trovato saporito.” Dissi
“Vedremo come di sviluppa il secondo atto.”
Questo era rivolto a Giordano che colse il riferimento e sorrise
“Miriam? Miriam, cara?” Disse la nonna andando verso la ragazza.
Io colsi l’occasione per chiudere la cerniera.
Miriam stava dormendo nonostante il fracasso.
Aveva entrambe le orecchie tappate dagli auricolari, la musica era stata alzata al massimo e si poteva sentire il suono metallico di una band heavy metal.
“Mi dispiace tanto, signora. La notte scorsa non ho dormito molto e credo di aver più sonno di quanto pensassi.”
“Va tutto bene, cara.” Disse la nonna: “Il mio autista potrebbe portarti a casa e Dario, Giordano e io ci godremo il resto dell’opera.”
Miriam sorrise di gratitudine (dal momento che sicuramente non sarebbe riuscita a catturarmi) e uscì con grazia.
Questo permetteva che durante il secondo e terzo atto ci fosse un posto vuoto tra noi e la nonna, in cui poter ‘giocare’.
Osai persino mettermi in ginocchio e succhiare il cazzo di Giordano. La nonna era troppo impegnata a guardare il padre di Alfredo convincere Violetta a rinunciare agli affetti di suo figlio per il bene della sua posizione sociale, e lei era tanto debole da accettare, così riuscii a trovare il suo pene e farlo venire prima che Alfredo dicesse a Violetta che era finita.
Il terzo atto fu di gioia per me e Giordano, due amanti sfiniti che si tenevano per mano e aspettavano il momento di uscire.
Ci accordammo per incontrarci il giorno successivo e fu così che con cuor leggero, al termine dell’opera, Violetta morta per una malattia non specificata e Alfredo che piangeva al suo fianco, prendemmo la nostra limousine e ci avviammo verso casa.
“Ti sei divertito stasera, caro?” Mi chiese la nonna.
“Sì, nonna. Ma vorrei che tu non provassi più a combinare matrimoni.”
“Ma io ti conosco meglio di chiunque altro.”
Protestò la nonna.
“Beh, immagino di sì. Ma ogni volta che l’hai fatto finora è stata un disastro completo.”
“Peccato. Questa volta pensavo che Giordano fosse perfetto per te. Almeno questa volta non hai passato tutta la sera a parlare con la donna anziché con l’uomo che avevo scelto per te.”
Stupito, guardai mia nonna, improvvisamente enigmatica come la Sfinge, e la limousine proseguì nella notte calda e buia verso casa.
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