Menage perfetto 3
di
Troy2a
genere
incesti
Non poteva essere un cambiamento repentino! Sicuramente ero qualcosa che mi portavo dentro da sempre, una sorta di personalità nascosta, che aspettava solo di essere stimolata per venire a galla. Comunque fosse, la realtà era che ci avevo preso gusto e scopavo con mio figlio con una certa regolarità, compatibilmente con la presenza di mio marito. Mi portò ancora un apaio di volte in quella villetta, una di queste con Luca e di dissero che era un puro caso che entrambe le volte non ci fossero mia sorella e mio cognato. Con entrambi, ci era capitato di incontrarci, di parlare anche delle nostre esperienze e delle nostre fantasie, condividendo di conservare l'assoluto segreto nei confronti di mio marito.
“A lui non credo piacerebbe scoprire di essere cornuto!” risi con mio cognato, complimentandosi per il suo enorme palco.
Ma inutile dilungarsi su queste facezie! Vorrei, piuttosto, raccontare quel che avvenne l'estate successiva.
Tradizionalmente, prendevamo in affitto due appartamenti in una località diversa ogni anno: uno per noi ed uno per mia sorella. Se ne occupava sempre mio marito e, devo dire, aveva fatto sempre scelte azzeccate, sia che optasse per il mare, come quando, invece, sceglieva la montagna. Neanche i ragazzi, che erano sempre venuti con noi, si erano mai lamentati. Sinceramente, ora di Luca sapevo anche il perché: lui si divertiva con sua madre. Ma Marco no! Eppure era venuto sempre di buon grado.
Verso la fine di Aprile, mio marito, a conclusione di una cena con la famiglia di mia sorella, aveva annunciato.
“Ragazzi, quest'anno ho avuto non poche difficoltà a trovare un posto carino. Potrei stare a raccontarvi che era tutto occupato, o altre cazzate del genere: la verità è che ho avuto (ed ho) poco tempo. Comunque ho fatto come ogni anno: due appartamenti vicini... al mare. Non è proprio quella che si dice una ridente località balneare, ma perdonatemi.”
“Dai, fa nulla!” disse mia sorella, per trarlo d'impaccio “Dove si va?”
“Francia! È un posto vicino a Montpellier: si chiama Marseillan!”
I ragazzi scattarono subito alla ricerca del posto su maps.
“Beh, non è male! Non è la Costa Azzurra, ma su internet si parla bene!”
“Meglio così! Ve l'ho detto: ho preso quasi a scatola chiusa. Se è un bel posto, sono contento, ma, davvero non ho nessun merito. Spero solo di liberarmi e venire anch'io.”
“Perché, scusa, c'è anche questo rischio?” chiesi.
“Adele, sarò tanto anche che ci possa andare tu. È un periodo difficile, pieno!”
“Ma anche ad Agosto!”
“Forse sarà ancora peggio!”
Manco a dirlo.
Arrivati a ridosso della partenza, mio marito ci comunicò che doveva rinunciare alla prima settimana e che ci avrebbe raggiunti, forse, a ridosso della settimana di ferragosto. Proposi di restare anch'io, ma lui insistette perché io e Marco andassimo. Così fu!
Mio figlio e Luca sembravano particolarmente entusiasti della destinazione e parlottavano spesso con Cristina, che, per la prima volta, sarebbe venuta con noi.
Così partimmo! Mio cognato andava avanti con la sua famiglia e noi lo seguivamo. Marco guidava ed io ne approfittai per sonnecchiare un po'. Mi svegliò la sua mano che si muoveva lenta sulla mia coscia. Gli sorrisi.
“Perché vi piace tanto questo posto?” chiesi.
“Perché è vicino a Cap d'Agde!”
“E cos'è?”
“Mamma! Ma è la spiaggia più trasgressiva del mondo, forse!”
“In che senso?”
“Nel senso che si va tutti nudi, ma anche che ognuno fa ciò che gli pare! Saranno una decina di chilometri da dove andiamo a stare noi!”
“E voi vorreste andarelì?”
“Ne approfittiamo fino a che non arriva papà, almeno!”
“Gli zii...”
“Scherzi? Quella troia di zia Paola andrà a nozze in un posto simile.”
“Parli così anche di me?”
“Se anche fosse, per me troia è un complimento!”
“Sarà!”
Giungemmo a Marseillan che era ormai notte. Ad una stazione di servizio dell'Agip, a Meze, avevamo preso le chiavi e ricevuto le indicazioni per arrivare a destinazione precisa. Ervamo tutti visibilmente stanchi: nonostante l'aria condizionata, il viaggio era stato estenuante. Il nostro alloggio era una villetta su due piani: decidemmo che al piano terra sarebbe andata Paola, noi saremmo stati su. Presi i bagagli, ci scambiammo la buonanotte e ce ne andammo ognuno al proprio alloggio.
Entrati, tirai un sospiro di sollievo: la casa era tenuta benissimo e molto pulita. Le lenzuola erano fresche e profumate e la temperatura gradeviolmente mitigata dal condizionatore. Mi voltai verso Marco, gli misi le braccia intorno al collo.
“Cosa vuoi fare? Vuoi dormire nel tuo letto, o vuoi condividere il mio, fino a che non c'è papà?”
“Me lo chiedi davvero?”
Mi staccai da lui e cominciai a spogliarmi.
“Sai, un conto è scopare, un altro passare una vacanza con la mamma!”
“Non è la prima! Questa, anzi, è la migliore!”
Tornai a sorridergli, mentre andavo in bagno. Lui mi seguì ed attese che liberassi il water per fare pipì anche lui. Ci sciacquammo molto velocemente e ce ne andammo a letto. Nessuno dei due aveva voglia d'altro se non di dormire, ma volli, lo stesso, prima fargli una domanda.
“Tesoro, ma tu ce l'hai una ragazza?”
“Non mi serve: io ho te, mamma!”
“Sciocco! Non intendevo dire per scopare. Anche Luca si scopa la zia e, talvolta, anche me; ma è fidanzato con Cristina, no!”
“Lo hai detto, tu! Lui si scopa zia Paola.”
“Quindi?”
“Io, te, ti amo!”
“Ma che stronzata dici?”
“Quello che penso. Per me non si tratta solo di scoparti, ma molto di più!”
“E non ti dà fastidio vedermi con altri?”
“Nessuno! Anzi.”
“Certo che sei un bel tipo, figlio mio!”
Ci addormentammo vicini: la frescura generata dal condizionatore ci regalava la possibilità di stare vicini senza soffrire l'afa. Faticai ad addormentarmi, perché tornavo sulle parole di mio figlio e, ancora, non riuscivo a trovare nulla di sconveniente. Mi sentivo solo gratificata e ringiovanita: amata da un ragazzo!
Ci svegliammo intorno a mezzogiorno. Affacciata al balcone, vidi mia sorella già in cortile.
“Facciamo colazione insieme?” le chiesi.
“Dai scendete che è pronta!” rispose.
Facemmo colazione sulla verandina, parlando, naturalmente, dei programmi per la giornata.
“I ragazzi propongono di andare alla spiaggia naturista di Cap d'Agde!” disse Paola.
“Ma va? Chissà perché non mi meraviglia per niente. Voi che dite?”
“Per noi va benissimo!”
“E allora si va!” chiusi io.
Bastò arrivare tra le strade del quartiere naturista di Cap per chiarirmi le idee su quello che avrei trovato. Mi resi conto che avevo tanto ancora da sperimentare in fatto di perversione, o meglio di libertà sessuale e mi dissi che sarei stata libera a a qualsiasi costo.
“Voglio essere troia!” dissi a Marco, abbracciandolo e baciandolo sulle labbra.
“Sono sicuro che ce la farai!” rispose lui quando ci staccammo.
“Sono la donna che vuoi?”
“Proprio quella che cercavo, mamma!”
“Allora sono la tua donna, amore!”
Per quanto avessi ormai optato per assecondare quella che sentivo essere la mia natura e fossi convinta di poter giungere a qualsiasi depravazione, non avevo la minima idea di quello che la spiaggia di Cap d'Agde stava per riservarmi. Lasciammo le auto in un parcheggio custodito e ci incamminammo verso la spiaggia. Eravamo gli unici che si muovevano in gruppo pari, cioè tanti uomini ed altrettante donne. Gli altri o erano in coppia, o una donna si muoveva con due o più uomini. Ma non era tanto questo a sconvolgermi e neanche il fatto che i più fossero completamente nudi. I primi che incontrammo, per strada, furono due uomini ed una donna: due maturi, molto probabilmente marito e moglie, ed il terzo abbondantemente più giovane. Quelli che io identificai come coniugi avevano entrambi un plug infilato nel culo, da cui partiva una coda da cavallo che ostentavano orgogliosi. L'altro, che teneva per mano la donna, esibiva una serie di anelli che pendevano dal cazzo. Poco oltre, incontrammo un'altra donna: portava a passeggio i suoi due esemplari caneuomo, rigorosamente al guinzaglio e con la museruola. Come fosse assoluta normalità, si fermava ad osservare le vetrine, o scambiare un saluto con qualche conoscente, mentre i due al guinzaglio, si fermavano, mantenendosi un passo dietro di lei. Feci notare a Marco che eravamo tra i pochi ad avere indosso almeno il pezzo sotto del costume e lui mi disse che, se volevo, potevo anche toglierlo, ma io preferì tenerlo.
“Tanto lo toglierai in spiaggia!” disse Marco.
Ed in spiaggia, davvero, sarebbe stato un problema tenerlo. Nessuno, o quasi, indossava nulla.
Ma a colpirmi fu la naturalezza con cui più d'uno faceva i suoi comodi, senza curarsi degli altri, neanche di chi si accalcava per godere lo spettacolo. Una brunetta, proprio all'inizio della spiaggia, si alternava a lavorare di bocca due ragazzotti, mentre un terzo uomo, che poi identificai come il marito, continuava ad accarezzarla e rispondere a che chiedeva se poteva fermarsi anche lui.
Poco più avanti, un'attempata signora si accingeva a sedersi sul cazzo eretto dl compagno, scuotendo un po' la sabbia che le si era incollata sulle cosce a causa del sudore. Non avrei mai immaginato che ci fossero così tanti praticanti del naturismo!
Trovammo un posto e ci fermammo anche noi: Cristina fu la prima a liberarsi del...superfluo, rimanendo nuda e sistemando un telo, dove c'era abbastanza spazio per lei e Luca ed anche per qualcun altro. Marco la seguì a ruota: poi anche Paola. Quando $Ettore, mio cognato, sfilò le sue mutande, notai che aveva il cazzo costretto in una gabbietta.
“Che roba è, quella?” chiesi a Marco.
“Quello è il simbolo della sua posizione: è un cornuto che deve stare al suo posto e servire la moglie ed il suo amante. Guarda! La zia ha una cavigliera a destra, con dei ciondoli inequivocabili. Significa che è disponibile a qualsiasi avventura e che il marito e consenziente e servizievole.”
“Ma anche Cristina ha la cavigliera a destra!” notai.
“Sì! Ma senza simboli e Luca è senza gabbietta. Significa che lei è disponibile, ma che lui è partecipe.”
“Ed io?”
“Tu... non vuoi metterla anche tu?”
“Non ne ho mai avuta una.”
Si chinò e prese una scatolina dal suo zaino.
“Per la mia donna e per tutti i suoi futuri amanti!” disse, porgendomela.
Dentro c'era una cavigliera di corallo, con un cuor e un paio di corna in oro.
“Posso avere l'onore di mettertela io?” mi chiese.
Lo baciai con passione.
“Certo, mio cavaliere. Ma prima, permettimi di sfilare queste: non credo mi servano!” dissi, togliendo anche io le mutandine.
Mentre ancora Marco mi agganciava la cavigliera, rigorosamente a destra, si avvicinò mia sorella. Guardandola da seduta, ebbi modo di notare quanto fossimo strutturalmente diverse. Lei longilinea, con un seno alquanto piccolo, una seconda credo, ed iio, invece, rotondetta e con un seno grande e pesante. L'età era a suo favore, perché il seno piccolo faceva notare meno che fosse pendulo.
“Tu, il mio Luca, te lo sei passato per bene, mi pare. Non credi che sarebbe il caso di ricambiare.” mi sorrise.
“Diciamo che le nostre porte e le nostre fiche saranno sempre aperte per entrambi!” le risposi io.
“Ottima risposta, sorellina. Potrei offrirti anche Ettore, ma, credimi, non ne vale la pena. Come amante è zero. In compenso è un ottimo lacchè segaiolo!”
Arrivò Cristina, ad interrompere quel dialogo.
“Dai, Paola! Andiamo a fare un bagno.”
Le guardai allontanarsi: i loro culi si muovevano in un'andatura armoniosa, avvicinandosi al bagnasciuga. Pensai che fossero entrambe veramente belle, nonostante la differenza d'età!
“Zia, perché tu e Marco non venite a stendervi qui con me? Magari potremmo fare uno spettacolino e vedere se qualcuno e interessato:” Luca mi strappò ai miei pensieri e, prima che avessi tempo di formulare una risposta, Marco mi prese per mano e mi aiutò a rialzarmi. Si stese accanto al cugino e, invitandomi, mi disse:
“Perché non ci trastulli un po' di bocca?”
Così, stesi al sole, erano decisamente invitanti. Mi stesi tra di loro, io a pancia in giù e loro supini, in modo che la mia testa fosse al livello dei loro bacini. Cominciai a giocare coi loro cazzi mosci, partendo da quello di Luca, poi, sempre da mio nipote, cominciai a giocare con la lingua lungo tutta l'asta, scendendo fino alle palle e a lambire il buco del culo. Avevo notato che era una cosa che faceva impazzire entrambi. Un paio di uomini si avvicinò e cominciò a menarselo; noi proseguimmo ignorandoli, mentre quei due giovani cazzi prendevano consistenza e svettavano orgogliosi verso il cielo, ma soprattutto verso la mia bocca, che non si stancava di deliziarli di leccate e ciucciate.
“Minchia, sorellina! Sei davvero brava!”
Sollevai lo sguardo: Paola e Cristina, gocciolanti d'acqua, si erano unite al gruppetto di spettatori, che si era, nel frattempo, infoltito. Sorrisi, senza smettere il mio impegno.
“Italiani anche voi?” sentii pronunciare da uno dei primi due che si erano avvicinati e che, intanto, aveva pensato bene di valutare la consistenza del culo di mia sorella. Era un giovane all'apparenza sui 30/35 anni, che ora si faceva una doppietta, allungando l'altra mano sul culo di Cristina, dove già aveva preso posizione il suo compagno. Cristina, riconoscente, gli aveva afferrato il cazzo e continuava lei, quel lavoro che aveva cominciato da solo. Mi resi conto che stavo distraendomi dal mio incarico e tornai a dedicarmi ai miei ragazzi.
“Dai, fatti più in là!” mi ordinò Paola, inginocchiandosi dalla parte di Marco e sottraendomi il cazzo di lui. Mi spostai sul lato di Luca e mi misi in ginocchio anche io. Qualcuno, che non saprei indicare, prese la nostra posizione come un invito ed io e mia sorella ci ritrovammo infilzate allo spedo, col cazzo di uno sconosciuto in fica e quello dei nostri nipoti in bocca. Non sto a raccontarvi quale goduria fosse tutta la situazione: due cazzi che ti deliziano, mentre una folla di gente sempre più numerosa e senza distinzione di sesso ti attornia e, a tratti, hai la sensazione che faccia il tifo per te. Il mio amante sconosciuto venne dopo un tempo relativamente breve, ma che non mi impedì di apprezzare le dimensioni del suo uccello e la sua abilità nell'usarlo, spruzzandomi dei fiotti di calda crema sulla schiena. Quello di Paola durò qualche minuto in più ed arrivò al orgasmo insieme ai nostri due ragazzi,, che ci innaffiarono la bocca.
Andammo a sciacquarci in mare e, al ritorno, mi chinai su Marco e lo baciai
“Credo che questa vacanza sarà molto interessante. Almeno fino a che non arriverà tuo padre!” gli dissi.
Lui mi sorrise e si attaccò a succhiarmi il seno!
“A lui non credo piacerebbe scoprire di essere cornuto!” risi con mio cognato, complimentandosi per il suo enorme palco.
Ma inutile dilungarsi su queste facezie! Vorrei, piuttosto, raccontare quel che avvenne l'estate successiva.
Tradizionalmente, prendevamo in affitto due appartamenti in una località diversa ogni anno: uno per noi ed uno per mia sorella. Se ne occupava sempre mio marito e, devo dire, aveva fatto sempre scelte azzeccate, sia che optasse per il mare, come quando, invece, sceglieva la montagna. Neanche i ragazzi, che erano sempre venuti con noi, si erano mai lamentati. Sinceramente, ora di Luca sapevo anche il perché: lui si divertiva con sua madre. Ma Marco no! Eppure era venuto sempre di buon grado.
Verso la fine di Aprile, mio marito, a conclusione di una cena con la famiglia di mia sorella, aveva annunciato.
“Ragazzi, quest'anno ho avuto non poche difficoltà a trovare un posto carino. Potrei stare a raccontarvi che era tutto occupato, o altre cazzate del genere: la verità è che ho avuto (ed ho) poco tempo. Comunque ho fatto come ogni anno: due appartamenti vicini... al mare. Non è proprio quella che si dice una ridente località balneare, ma perdonatemi.”
“Dai, fa nulla!” disse mia sorella, per trarlo d'impaccio “Dove si va?”
“Francia! È un posto vicino a Montpellier: si chiama Marseillan!”
I ragazzi scattarono subito alla ricerca del posto su maps.
“Beh, non è male! Non è la Costa Azzurra, ma su internet si parla bene!”
“Meglio così! Ve l'ho detto: ho preso quasi a scatola chiusa. Se è un bel posto, sono contento, ma, davvero non ho nessun merito. Spero solo di liberarmi e venire anch'io.”
“Perché, scusa, c'è anche questo rischio?” chiesi.
“Adele, sarò tanto anche che ci possa andare tu. È un periodo difficile, pieno!”
“Ma anche ad Agosto!”
“Forse sarà ancora peggio!”
Manco a dirlo.
Arrivati a ridosso della partenza, mio marito ci comunicò che doveva rinunciare alla prima settimana e che ci avrebbe raggiunti, forse, a ridosso della settimana di ferragosto. Proposi di restare anch'io, ma lui insistette perché io e Marco andassimo. Così fu!
Mio figlio e Luca sembravano particolarmente entusiasti della destinazione e parlottavano spesso con Cristina, che, per la prima volta, sarebbe venuta con noi.
Così partimmo! Mio cognato andava avanti con la sua famiglia e noi lo seguivamo. Marco guidava ed io ne approfittai per sonnecchiare un po'. Mi svegliò la sua mano che si muoveva lenta sulla mia coscia. Gli sorrisi.
“Perché vi piace tanto questo posto?” chiesi.
“Perché è vicino a Cap d'Agde!”
“E cos'è?”
“Mamma! Ma è la spiaggia più trasgressiva del mondo, forse!”
“In che senso?”
“Nel senso che si va tutti nudi, ma anche che ognuno fa ciò che gli pare! Saranno una decina di chilometri da dove andiamo a stare noi!”
“E voi vorreste andarelì?”
“Ne approfittiamo fino a che non arriva papà, almeno!”
“Gli zii...”
“Scherzi? Quella troia di zia Paola andrà a nozze in un posto simile.”
“Parli così anche di me?”
“Se anche fosse, per me troia è un complimento!”
“Sarà!”
Giungemmo a Marseillan che era ormai notte. Ad una stazione di servizio dell'Agip, a Meze, avevamo preso le chiavi e ricevuto le indicazioni per arrivare a destinazione precisa. Ervamo tutti visibilmente stanchi: nonostante l'aria condizionata, il viaggio era stato estenuante. Il nostro alloggio era una villetta su due piani: decidemmo che al piano terra sarebbe andata Paola, noi saremmo stati su. Presi i bagagli, ci scambiammo la buonanotte e ce ne andammo ognuno al proprio alloggio.
Entrati, tirai un sospiro di sollievo: la casa era tenuta benissimo e molto pulita. Le lenzuola erano fresche e profumate e la temperatura gradeviolmente mitigata dal condizionatore. Mi voltai verso Marco, gli misi le braccia intorno al collo.
“Cosa vuoi fare? Vuoi dormire nel tuo letto, o vuoi condividere il mio, fino a che non c'è papà?”
“Me lo chiedi davvero?”
Mi staccai da lui e cominciai a spogliarmi.
“Sai, un conto è scopare, un altro passare una vacanza con la mamma!”
“Non è la prima! Questa, anzi, è la migliore!”
Tornai a sorridergli, mentre andavo in bagno. Lui mi seguì ed attese che liberassi il water per fare pipì anche lui. Ci sciacquammo molto velocemente e ce ne andammo a letto. Nessuno dei due aveva voglia d'altro se non di dormire, ma volli, lo stesso, prima fargli una domanda.
“Tesoro, ma tu ce l'hai una ragazza?”
“Non mi serve: io ho te, mamma!”
“Sciocco! Non intendevo dire per scopare. Anche Luca si scopa la zia e, talvolta, anche me; ma è fidanzato con Cristina, no!”
“Lo hai detto, tu! Lui si scopa zia Paola.”
“Quindi?”
“Io, te, ti amo!”
“Ma che stronzata dici?”
“Quello che penso. Per me non si tratta solo di scoparti, ma molto di più!”
“E non ti dà fastidio vedermi con altri?”
“Nessuno! Anzi.”
“Certo che sei un bel tipo, figlio mio!”
Ci addormentammo vicini: la frescura generata dal condizionatore ci regalava la possibilità di stare vicini senza soffrire l'afa. Faticai ad addormentarmi, perché tornavo sulle parole di mio figlio e, ancora, non riuscivo a trovare nulla di sconveniente. Mi sentivo solo gratificata e ringiovanita: amata da un ragazzo!
Ci svegliammo intorno a mezzogiorno. Affacciata al balcone, vidi mia sorella già in cortile.
“Facciamo colazione insieme?” le chiesi.
“Dai scendete che è pronta!” rispose.
Facemmo colazione sulla verandina, parlando, naturalmente, dei programmi per la giornata.
“I ragazzi propongono di andare alla spiaggia naturista di Cap d'Agde!” disse Paola.
“Ma va? Chissà perché non mi meraviglia per niente. Voi che dite?”
“Per noi va benissimo!”
“E allora si va!” chiusi io.
Bastò arrivare tra le strade del quartiere naturista di Cap per chiarirmi le idee su quello che avrei trovato. Mi resi conto che avevo tanto ancora da sperimentare in fatto di perversione, o meglio di libertà sessuale e mi dissi che sarei stata libera a a qualsiasi costo.
“Voglio essere troia!” dissi a Marco, abbracciandolo e baciandolo sulle labbra.
“Sono sicuro che ce la farai!” rispose lui quando ci staccammo.
“Sono la donna che vuoi?”
“Proprio quella che cercavo, mamma!”
“Allora sono la tua donna, amore!”
Per quanto avessi ormai optato per assecondare quella che sentivo essere la mia natura e fossi convinta di poter giungere a qualsiasi depravazione, non avevo la minima idea di quello che la spiaggia di Cap d'Agde stava per riservarmi. Lasciammo le auto in un parcheggio custodito e ci incamminammo verso la spiaggia. Eravamo gli unici che si muovevano in gruppo pari, cioè tanti uomini ed altrettante donne. Gli altri o erano in coppia, o una donna si muoveva con due o più uomini. Ma non era tanto questo a sconvolgermi e neanche il fatto che i più fossero completamente nudi. I primi che incontrammo, per strada, furono due uomini ed una donna: due maturi, molto probabilmente marito e moglie, ed il terzo abbondantemente più giovane. Quelli che io identificai come coniugi avevano entrambi un plug infilato nel culo, da cui partiva una coda da cavallo che ostentavano orgogliosi. L'altro, che teneva per mano la donna, esibiva una serie di anelli che pendevano dal cazzo. Poco oltre, incontrammo un'altra donna: portava a passeggio i suoi due esemplari caneuomo, rigorosamente al guinzaglio e con la museruola. Come fosse assoluta normalità, si fermava ad osservare le vetrine, o scambiare un saluto con qualche conoscente, mentre i due al guinzaglio, si fermavano, mantenendosi un passo dietro di lei. Feci notare a Marco che eravamo tra i pochi ad avere indosso almeno il pezzo sotto del costume e lui mi disse che, se volevo, potevo anche toglierlo, ma io preferì tenerlo.
“Tanto lo toglierai in spiaggia!” disse Marco.
Ed in spiaggia, davvero, sarebbe stato un problema tenerlo. Nessuno, o quasi, indossava nulla.
Ma a colpirmi fu la naturalezza con cui più d'uno faceva i suoi comodi, senza curarsi degli altri, neanche di chi si accalcava per godere lo spettacolo. Una brunetta, proprio all'inizio della spiaggia, si alternava a lavorare di bocca due ragazzotti, mentre un terzo uomo, che poi identificai come il marito, continuava ad accarezzarla e rispondere a che chiedeva se poteva fermarsi anche lui.
Poco più avanti, un'attempata signora si accingeva a sedersi sul cazzo eretto dl compagno, scuotendo un po' la sabbia che le si era incollata sulle cosce a causa del sudore. Non avrei mai immaginato che ci fossero così tanti praticanti del naturismo!
Trovammo un posto e ci fermammo anche noi: Cristina fu la prima a liberarsi del...superfluo, rimanendo nuda e sistemando un telo, dove c'era abbastanza spazio per lei e Luca ed anche per qualcun altro. Marco la seguì a ruota: poi anche Paola. Quando $Ettore, mio cognato, sfilò le sue mutande, notai che aveva il cazzo costretto in una gabbietta.
“Che roba è, quella?” chiesi a Marco.
“Quello è il simbolo della sua posizione: è un cornuto che deve stare al suo posto e servire la moglie ed il suo amante. Guarda! La zia ha una cavigliera a destra, con dei ciondoli inequivocabili. Significa che è disponibile a qualsiasi avventura e che il marito e consenziente e servizievole.”
“Ma anche Cristina ha la cavigliera a destra!” notai.
“Sì! Ma senza simboli e Luca è senza gabbietta. Significa che lei è disponibile, ma che lui è partecipe.”
“Ed io?”
“Tu... non vuoi metterla anche tu?”
“Non ne ho mai avuta una.”
Si chinò e prese una scatolina dal suo zaino.
“Per la mia donna e per tutti i suoi futuri amanti!” disse, porgendomela.
Dentro c'era una cavigliera di corallo, con un cuor e un paio di corna in oro.
“Posso avere l'onore di mettertela io?” mi chiese.
Lo baciai con passione.
“Certo, mio cavaliere. Ma prima, permettimi di sfilare queste: non credo mi servano!” dissi, togliendo anche io le mutandine.
Mentre ancora Marco mi agganciava la cavigliera, rigorosamente a destra, si avvicinò mia sorella. Guardandola da seduta, ebbi modo di notare quanto fossimo strutturalmente diverse. Lei longilinea, con un seno alquanto piccolo, una seconda credo, ed iio, invece, rotondetta e con un seno grande e pesante. L'età era a suo favore, perché il seno piccolo faceva notare meno che fosse pendulo.
“Tu, il mio Luca, te lo sei passato per bene, mi pare. Non credi che sarebbe il caso di ricambiare.” mi sorrise.
“Diciamo che le nostre porte e le nostre fiche saranno sempre aperte per entrambi!” le risposi io.
“Ottima risposta, sorellina. Potrei offrirti anche Ettore, ma, credimi, non ne vale la pena. Come amante è zero. In compenso è un ottimo lacchè segaiolo!”
Arrivò Cristina, ad interrompere quel dialogo.
“Dai, Paola! Andiamo a fare un bagno.”
Le guardai allontanarsi: i loro culi si muovevano in un'andatura armoniosa, avvicinandosi al bagnasciuga. Pensai che fossero entrambe veramente belle, nonostante la differenza d'età!
“Zia, perché tu e Marco non venite a stendervi qui con me? Magari potremmo fare uno spettacolino e vedere se qualcuno e interessato:” Luca mi strappò ai miei pensieri e, prima che avessi tempo di formulare una risposta, Marco mi prese per mano e mi aiutò a rialzarmi. Si stese accanto al cugino e, invitandomi, mi disse:
“Perché non ci trastulli un po' di bocca?”
Così, stesi al sole, erano decisamente invitanti. Mi stesi tra di loro, io a pancia in giù e loro supini, in modo che la mia testa fosse al livello dei loro bacini. Cominciai a giocare coi loro cazzi mosci, partendo da quello di Luca, poi, sempre da mio nipote, cominciai a giocare con la lingua lungo tutta l'asta, scendendo fino alle palle e a lambire il buco del culo. Avevo notato che era una cosa che faceva impazzire entrambi. Un paio di uomini si avvicinò e cominciò a menarselo; noi proseguimmo ignorandoli, mentre quei due giovani cazzi prendevano consistenza e svettavano orgogliosi verso il cielo, ma soprattutto verso la mia bocca, che non si stancava di deliziarli di leccate e ciucciate.
“Minchia, sorellina! Sei davvero brava!”
Sollevai lo sguardo: Paola e Cristina, gocciolanti d'acqua, si erano unite al gruppetto di spettatori, che si era, nel frattempo, infoltito. Sorrisi, senza smettere il mio impegno.
“Italiani anche voi?” sentii pronunciare da uno dei primi due che si erano avvicinati e che, intanto, aveva pensato bene di valutare la consistenza del culo di mia sorella. Era un giovane all'apparenza sui 30/35 anni, che ora si faceva una doppietta, allungando l'altra mano sul culo di Cristina, dove già aveva preso posizione il suo compagno. Cristina, riconoscente, gli aveva afferrato il cazzo e continuava lei, quel lavoro che aveva cominciato da solo. Mi resi conto che stavo distraendomi dal mio incarico e tornai a dedicarmi ai miei ragazzi.
“Dai, fatti più in là!” mi ordinò Paola, inginocchiandosi dalla parte di Marco e sottraendomi il cazzo di lui. Mi spostai sul lato di Luca e mi misi in ginocchio anche io. Qualcuno, che non saprei indicare, prese la nostra posizione come un invito ed io e mia sorella ci ritrovammo infilzate allo spedo, col cazzo di uno sconosciuto in fica e quello dei nostri nipoti in bocca. Non sto a raccontarvi quale goduria fosse tutta la situazione: due cazzi che ti deliziano, mentre una folla di gente sempre più numerosa e senza distinzione di sesso ti attornia e, a tratti, hai la sensazione che faccia il tifo per te. Il mio amante sconosciuto venne dopo un tempo relativamente breve, ma che non mi impedì di apprezzare le dimensioni del suo uccello e la sua abilità nell'usarlo, spruzzandomi dei fiotti di calda crema sulla schiena. Quello di Paola durò qualche minuto in più ed arrivò al orgasmo insieme ai nostri due ragazzi,, che ci innaffiarono la bocca.
Andammo a sciacquarci in mare e, al ritorno, mi chinai su Marco e lo baciai
“Credo che questa vacanza sarà molto interessante. Almeno fino a che non arriverà tuo padre!” gli dissi.
Lui mi sorrise e si attaccò a succhiarmi il seno!
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