Fuerteventura 1

di
genere
incesti

Approfittando di un volo low coast, mio marito aveva prenotato un viaggio a Fuerteventura, optando per un appartamento che, per 15 giorni, sarebbe costato solo 450 €. L’unico inconveniente era che aveva solo una camera, con due letti matrimoniali ed uno singolo: quindi mio figlio ventenne avrebbe dovuto dormire nella nostra stessa camera. Per il resto, aveva tutti i confort: quindi, misi da parte i dubbi ed accettai di partire di buon grado perché avevo proprio bisogno di una vacanza. A dirla tutta, non è che siamo mai stati una famiglia bigotta, senza mai trascendere. Raggiungiamo Bari con la nostra macchina, la lasciamo al parcheggio e con la navetta raggiungiamo l’aeroporto. Volo tranquillo di qualche ora, noleggiamo un auto e raggiungiamo il nostro appartamento, poco lontano da una spiaggia, non certo la più rinomata del luogo, ma comodissima da raggiungere a piedi. Ci sistemiamo, do una pulita perché non mi fido mai di chi ha pulito prima di me ed andiamo in spiaggia.
“Ma tu guarda: avete visto quante persone completamente nude? Sarà mica una spiaggia nudista?”
“Mamma, in Spagna non c’è il divieto di andare nudi in spiaggia, sicché puoi farlo anche tu!” e ride come un cretino.
Guardo mio marito che fa spallucce. Saranno diventati scemi tutti e due?
“Se pensate che io mi spogli, vi sbagliate di grosso!”
“Non sei obbligata, ma se vuoi puoi farlo, visto che qua non ci conosce nessuno. Io, quasi quasi, lo faccio!” mi fa mio marito. Mi volto e mio figlio lo ha già fatto: aperto l’asciugamano sulla sabbia, se ne sta disteso con il suo grosso arnese in bella mostra.
“Fate come vi pare: io mi tengo il mio costume!” ci stendiamo anche noi, ma la presenza di mio marito accanto a me, tutto nudo, mi turba. A mio figlio non ci penso proprio. mi guardo intorno, come se cercassi qualche faccia conosciuta, ma, a parte una coppia che ha fatto il viaggio con noi, non vedo nessuno. “Vabbè: il topless si usa anche da noi, anche se l’anno scorso non è che ne abbia visti tanti!” slaccio il reggiseno del bikini e lascio penzolare le mie tette extralarge, cosa mai fatta prima d’ora. Mio marito apre gli occhi, sorride e fa spallucce. Devo dire che, a parte il primissimo momento, non sento imbarazzo, anche se mio figlio è lì, a pochi passi, ma non sembra interessato ad ammirarmi. Mi sento un po’ infastidita da quel suo palese ignorarmi. Anzi, mi sento frustrata come donna, non certo come madre. Quel suo atteggiamento è come se dicesse che una vecchia come me non lo stimola.e allora tolgo anche le mutandine e lo faccio dicendolo ad alta voce, in modo che sappia che lo sto facendo. Si solleva sui gomiti e mi osserva mentre le sfilo, visto, pivello, che ti smuovo?
“Ah, però!”
“Ah, però cosa?”
“Ah, però non mi aspettavo avessi una fica così curata. Proprio bella!”
“Pensavi fossi una sciatta?”
“No! Ma neanche ci tenessi tanto.”
“Ma lo senti questo?” chiedo a mio marito, ma lui si limita a fare spallucce.
“E se per questi quindici giorni facessimo finta di essere un trio?” chiede mio figlio. Stavolta è mio marito a sollevarsi interessato.
“Un trio? Che vuoi dire?” chiedo.
“Ma sì: facciamo finta che voi due siete la coppia ed io non vostro figlio, ma il bull della signora, in vacanza con voi.
“Bull?”
“Si, quello che ti scopa, insomma.”
“Ma ti dà di volta il cervello? Ma lo hai sentito ‘sto ragazzino?” cosa vi aspettate che faccia mio marito? Spallucce.
“Ma mamma, sarebbe solo per finta, per vedere la reazione degli altri un gioco.”
“E come si giocherebbe a questo gioco?”
“Tipo che ti abbraccio,che ti prendo per mano e andiamo insieme in acqua mentre papàresta a guardare, che ti spalmo io la crema solare. Cosa di questo genere: non mi sembra la fine del mondo.”
“E cosa ti aspetti facciano gli altri?”
“Qualcuno ci ignorerà, magari ci invidierà. Altri ci criticheranno. Ma tanto non ci conosce nessuno.”
Devo dire che la cosa un po’ mi incuriosiva e non pensavo certo che la situazione potesse sfuggirmi di mano, conoscendomi. O meglio: credendo di conoscermi.
“Ok! Proviamo: ma a condizione che posso ritirarmi quando voglio. Tesoro, spalmami la crema, dai!” dissi, canzonandolo ed al tempo stesso cercando di indovinare il pensiero degli altri che lo guardavano avvicinarsi, scavalcare mio marito e mettersi in ginocchio tra le mie gambe; prendere il flacone di crema, versarla sulla mia schiena e spalmarla, dapprima con una mano, poi con due, passando intorno al collo, sulle scapole, sotto le ascelle fino ad arrivare a parte del seno. Aprivo gli occhi e vedevo diverse persone che ci osservavano, in particolare uomini. Non so cosa mi prese, ma volli aggiungere del pepe e cominciai a mugolare.
“Ah, sì! Così, così è bellissimo! Amore sei fantastico: mi porti in paradiso così.”
Mio figlio si stese su di me.
“Che fai?” sussurrai, allarmata.
“Mamma, me lo hai fatto venire duro con quei tuoi gemiti. Devo coprirmi.”
“Madonna, quanto sei sensibile: ti bastano quattro gemiti per eccitarti? Dai, tesoro, non ti fermare. Continua a spalmarmi la crema!” le ultime parole avevo ripreso a dirle a voce alta. Mio figlio scivolò in basso, mise della crema sulle chiappe e riprese a spalmarla. “Oh, amore: lì, lì in mezzo al solco. Ho la pelle particolarmente sensibile e non voglio scottarmi.” La sua mano si intrufolò tra le mie chiappe fino al buchino ed ancora più giù, tra le cosce.
“E sarei io quello che si eccita con poco? Stai colando come una fontana! Papà, vieni a vedere!”
Mio marito si avvicinò e mise anche lui una mano sulla fica.
“Ma sei davvero una troia: ti ecciti solo perché ti spalmano la crema?”
Potevo chiaramente sentire dal tono della sua voce che non era per niente arrabbiato e che, anzi, si stava eccitando anche lui.
“Tanto qui non ci conosce nessuno, no? Bel posto la Spagna!”
“Lo sai, mamma, che in Spagna l’incesto tra adulti consenzienti non è reato?”
“Ora corri troppo: siamo un trio solo per finta, ricordalo!”
“Sì, ma tutti e tre eccitati!”
Tornati a casa, mio figlio si chiuse in bagno per farsi una sega.
“Amore, falla durare un po’: anche io e papà abbiamo bisogno di sfogarci!”
“Già: io solo soletto e voi in due…”
“Noi siamo una coppia vera, tu sei un terzo per finta! Vero, amore?” chiesi a mio marito e lui…solite spallucce.
Ma quando scopava, niente spallucce: ci dava dentro e mi faceva godere davvero tanto e non c’era ragione che mi trattenessi nello sfogare rumorosamente tutto il mio piacere. Era talmente presa, che non mi accorsi che mio figlio era uscito dal bagno e, seduto sul suo letto, si stava segando guardandoci. Lo vidi solo quando mio marito mi fece mettere alla pecorina per incularmi come piaceva a lui ed anche a me. Mi fece pena: gli volevo un gran bene. Gli feci segno di avvicinarsi e lui non se lo fece ripetere due volte. Glielo presi in bocca, ma faticavo a tenerlo, squassata dai colpi tremendi che mio marito mi assestava da dietro. Ci fu di certo un cenno di intesa tra i due, visto che mi trovai, in due mosse, stesa a pancia in su, con il cazzo sempre ben piantato in culo, e la fica oscenamente offerta mio figlio. Si inginocchiò e cominciò a leccarmela. Ci sapeva fare il ragazzino e sperai che si fermasse lì: non avevo ancora del tutto vinto i miei tabù. Invece lui, dopo avermela leccata per bene, mordicchiandomi il clitoride, mi puntò la cappella diretta sulla fica e, chiedendo tacitamente spazio a suo padre, mi infilzò per ben. Se non avete mai provato una doppia, non sapete quel che vi site perso. Posso solo dirvi che fin dai primi momenti quella sarebbestata la mia prima, ma non l’ultima.
“Bastardo! Ti stai chiavando tua madre senza vergogna. Sei un pervertito: almeno cerca di fare il tuo dovere fino in fondo. Hai visto cornuto quanto sa essere troia tua moglie? Ti piaccio così? “ ed il cornuto grugnì, facendomi sentire nell’intestino quanto quell’atto definito innaturale lo avesse eccitato.
“Tu non fare come quel cornuto di tuo padre: sono ancora fertile e non voglio complicazioni.” Mio figlio sorrise, dette ancora un paio di colpi, devastandomi. Poi lo tirò fuori e lo presentò alle mie labbra, continuando a segarsi. E poi uno, due, tre, quattro fiotti belli corposi nella mia bocca aperta ed un po’ sul naso, gli occhi e gocce su tutta la faccia. Glielo ripulì per bene prima di stenderci sul letto.
“Cazzo se sappiamo fingere bene! Vero?”
Scoppiammo a ridere tutti e tre.


di
scritto il
2024-10-09
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