Il culo di mamma

di
genere
incesti

Guardavo mia madre, intenta a pulire il lavandino: il suo enorme culo mi rimbalzava davanti agli occhi, compresso in un paio di fuseaux che era solita usare per fare le pulizie. Adoravo quel suoculo spropositato, in un corpo leggermente sovrappeso.ma quel giorno ero anche turbato dai suoi continui sospiri e dalla frenesia dei suoi movimenti. Era lapalissiano che ci fosse qualcosa che non andava e, stupendo me stesso, presi un’iniziativa che fantasticavo da tanto senza avera mai il coraggio di osare. Mi avvicinai a lei e la cinsi sui fianchi.
“Dai, mamma! Andiamo di là che ti rilassi; si vede da lontano che sei stressata. Magari ti faccio un massaggio e…”
“Orazio, credi che non mi sia accorta di come mi guardi il culo? Credi non abbia capito cosa vorresti farmi? Altro che massaggio!”
“E quindi?”
“Quindi, sarò anche pazza, ma ho un tale bisogno di cazzo che non mi tiro indietro. Ma ti giuro che se ci sgamano ti farò pentire.”
“Mamma, se devo essere sincero, mi piaci talmente tanto, che mi piacerebbe scoparti in compagnia. Ma …”
“Per chi mi hai preso? Per una troia?”
“beh, un po’ lo sei: lo hai detto tu stessa che senti bisogno di cazzo, al punto di scoparti tuo figlio!”
“Che significa? Sì, il cazzo mi piace e con tuo padre scopiamo forse 4 volte l’anno… Ho voglia di cazzo, e allora?”
“Ti capisco, davvero! Ma per questo dovresti averne più d’uno a disposizione.”
“Non mi dispiacerebbe. Ma non voglio essere scoperta.”
“Tu fidati di me!”
Dicendo queste ultime parole, la mia bocca era andata alla ricerca della sua e la mia mano, finalmente, si muoveva liberamente su quel culo fantastico che catturava i miei sogni, sia che dormissi, che quando ero sveglkio.
“Orazio, non immagini quanta voglia di cazzo ho!”
“Lo immagino, invece. Hai già bafgnato tutti i fuseaux!”
“Ero nervosa anche perché non riuscivo a farti capire di osare, ma tu sei stato più bravo di me, per fortuna!”
Si era impossessata del mio cazzo e mi segava con maestria, con lentezza esasperata, mentre ci muovevamo per raggiungere il salotto. Sapevamo di avere almeno un paio d’ore tutte per noi e non c’era motivo di non godersele fino in fondo, mentre già nella testa avevo un turbinio di pensieri trasgressivi, che, lo sapevo, non avrei faticato a realizzare con lei.
Le sfilai i fuseaux, finalmente: il suo culo si offriva alla mia vista, ora coperto solo da un ridottissimo perizoma, che serviva solo ad aumentare a dismisura la mia già enorme eccitazione.
“Io ho voglia di cazzo, vero! Ma anche tu mi sembri in astinenza di fica.”
“Ti sbagli, mamma! Io scopo ed anche tanto: ma i miei sogni diventano realtà solo oggi, con te!”
“Addirittura! Ti piaccio così tanto?”
“Ti adoro, mamma! Non sai quanto sonno mi ha rubato il tuo culo e mi piacerebbe esporlo il più possibile!”
“Ti ho già detto che non voglio sputtanarmi.”
“Ma hai anche detto che hai voglia di cazzo!”
Mi guardò dal basso, dove era scesa ad ingozzarsi il mio stantuffo Si vedeva che faticava a trovare una risposta, poi si decise e, liberandosi la bocca per un attimo
“ Se sei capace di salvaguardare la privacy, sono diposta a prendere tutti i cazzi che vuoi. Credo che tu abbia ragione: mi sento troia e voglio provare ad esserlo!”
Riprese a spompinarmi, mentre io ero al settimo cielo per quel che avevo sentito. La feci alzare e la invitai a piegarsi, poggiando le mani sul tavolino. Mi accucciai tra le sue chiappe, enormi, burrose, con qualche accenno di cellulite. Le allargai bene: la sua rosellina era proprio davanti ame, invitante. Mi intrufolai, cominciando a leccarla e a spingere dentro lalingua per quanto potevo. L’odore forte degli umori che colavano abbondanti dalla sua fica si mischiavano a quelli che venivano dal suo intestino, generando una libido irrefrenabile.
“È proprio una fissa, il mio culo! Dai, approfittane!”
Non aspettavo certo il suo permesso: continuai a leccargli il buco del culo ancora un po’ scivolando di tanto in tanto a mordicchiarle il clitoride. Poi mi sollevai, presi bene la mira e lentamente feci scivolare il cazzo dentro il suo budello.
“Ah! “ gemette lei, di piacere “Finalmente, amore: lo aspettavo da tanto!”
“Finalmente, mamma! Abbiamo aspettato troppo. Ti amo!”
Mi muovevo dentro di lei, consapevole che stavo realizzando il sogno di una vita e che, per come erano andate le cose, avrei potuto concretizzare già da tempo: lo volevamo entrambi, maentrambi avevamo paura delle convenzioni.
Sbattevo col mio pube su quelle chiappe monumentali, mentre lei gemeva ad ogni colpo, invocando il dio cazzo a dar sollievo alle sue voglie.
“Ti immagini come sarebbe averne due ora?”
“Non ho avuto altro che il cazzo di tuo padre, fino ad oggi. Vorrei recuperare.”
“Certo, mamma. Ne hai diritto e sarà un piacere, perme, aiutarti. A patto che tu mi ami come ti amo io.”
“Anche di più, figlio mio. Come potrei non farlo?”
Avrei voluto continuare a scoparle il culo, ma mi rendevo conto, anche se lei non lo diceva, che anche la sua fica reclamava la sua razione di cazzo. Molto malvolentieri, lo tirai fuori da lì e lo spinsi direttamente nella sua fica. Un altro gemito e la sua mano che si muoveva ad avvolgere il mio collo in un qualche stile di ringraziamento. Devo ammettere che aveva una fica calda e decisamente piacevole da scopare. Ora era lei a muoversi, procurandomi ondate di piacere che nulla se non lei poteva placare. Le strizzavo i capezzoli, facendole volutamente male, ma lei non si lasciò sfuggire un lamento. Solo mi incitava a scoparla più forte, a farle sentire il mio cazzo tutto dentro: non le bastava mai ed io avrei voluto potergliene dare ancora di più, nonostante le mie misure si difendessero bene. Mi alternai tra la sua fica ed il suo culo, con la speranza di poter durare a lungo: gli orgasmi che si susseguivano in lei non la stancavano, anzi le mettevano in corpo altra voglia. Sentii che stavo arrivando…
“Amore, voglio il tuo seme in bocca. Voglio bere la tua sborra.”
Sono sicuro che avrebbe voluto continuare ancora, ma io ero ormai al capolinea. Mi tirai fuori e lei mi offrii la sua bocca spalancata perché io le riversassi dentro il mio piacere. Non tutti i fiotti andarono perfettamente a segno, alcuni le finirono sulla faccia, ma lei ingoiò tutto, o quasi, aiutandosi con le dita.
Guardai l’orologio: era trascorso ben più di un’ora: rimanemmo a coccolarci ancora un po’, seduti sul divano, esprimendo tutto il desiderio che quella storia non avesse fine.
“Appena avremo una serata libera, voglio che andiamo a mangiare una pizza: indosserai una minigonna che lasci scoperto il tuo culo ed una camicetta aperta per un’ampia veduta sulle tue tette.”
“Sei proprio un porco!”
“Da qualcuno avrò preso!”
Ridemmo entrambi, per poi baciarci nuovamente.




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scritto il
2024-08-08
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