L'avvocatessa (Cap. VII Il cliente - prima parte-)

di
genere
bisex

L' A V V O C A T E S S A
(Cap 7 Il Cliente_ prima parte_)

Passata la notte in un sonno senza sogni, ma ristoratore, il giorno successivo lo accompagno all'aeroporto, al momento di salutarlo mi prende per mano e mi trascina verso le toilette, entra in quello degli uomini e mi spinge in un box (certo che ne ha fatta di strada da quella prima volta nell'agriturismo!), chiede la porta a chiave mi fa inginocchiare, si apre la patta e mi mostra la sua virilità completamente in tiro, come saluto non è niente male, me lo passa sul viso, col rischio di rovinarmi il trucco, lo lecco con molto piacere, gusto le prime goccioline del suo sperma, me lo ficco tutto in bocca ed inizio a succhiarlo. Sarà la posizione, la location ma sento che Michel non riesce a trattenersi e mi viene in bocca con un fiotto caldo e denso; cerco di non sporcarmi e inghiotto tutto, poi lo ripulisco per benino mi rialzo e lo bacio. Cercando di capire dai rumori esterni se ci sono altre persone, usciamo alla svelta, mi rifugio nella toilette delle signore e mi do una riaggiustata al trucco; esco lo prendo sottobraccio:”Che peccato la tua partenza, ma forse è anche un bene, altrimenti avrei dimenticato il lavoro e tutto il resto, pur di stare con te!” “Anche per me è la stessa cosa, mi risponde, ma a Londra, oltre il lavoro, ho moglie e due bambini che mi aspettano!” La notizia mi colpisce come una frustata, lo guardo con disappunto, mi sorride, ma del resto cosa mi potevo aspettare, l'avrei dovuto immaginare che un bell'uomo come lui avesse una relazione stabile. “Non te la prendere, Giovanna, con te è sesso allo stato puro e spero che se ci sarà un'altra occasione, potremo ancora divertirci insieme!” Lo fisso negli occhi, vedo il suo sorriso come di scusa, non posso arrabbiarmi con lui, ha il potere di farmi perdere ogni freno inibitore, immagino sarà stata quella nostra prima esperienza comune di dieci anni fa, ma non gli posso negare nulla, anzi so che con lui avrei potuto superare ogni limite. Gli sorrido a mia volta, lo stringo sottobraccio, appoggio la testa alla sua spalla, sembriamo due innamorati languidi al momento dell'addio, ci salutiamo al gate d'imbarco con un casto bacio in punta di labbra, spero che non sia un addio, ma un semplice arrivederci a presto.

Torno a studio, quella viperetta di Angela, una delle mie segretarie, mi scruta come volesse farmi una radiografia, “Tutto a posto Giovanna? Ti vedo un poco stanca!!” “ Si, si tutto a posto”, le rispondo sbrigativamente e con un tono un poco scocciato, “che appuntamenti abbiamo?” “Abbiamo il dott. Giuliani che ti aspetta già da un poco.” “Fallo accomodare tra un attimo” Mi reco in bagno e mi guardo allo specchio, in effetti, nonostante la mia età, qualche traccia delle due intense giornate con Michel si possono leggere sul mio volto; provvedo immediatamente a rinfrescarmi il trucco, mi liscio la gonna e mi presento al dott. Giuliani: un uomo che subito mi colpisce per il suo aspetto: un quarantino (come direbbe Montalbano) con i capelli ricci neri appena striati di bianco raccolti in una lunga coda, occhi nerissimi, profondi ed indagatori, naso aquilino e labbra ben disegnate senza essere molto carnose, la carnagione è olivastra; non rimango indifferente al suo sguardo, anzi mi sento quasi a disagio ( non è il massimo per un avvocato ), sento un formicolio lungo la schiena, del resto l'uomo non mi toglie gli occhi di dosso, dimostrando una forte personalità ed una attitudine al comando, di chi è abituato a farsi obbedire senza tante storie.
“Dott. Giuliani, esordisco, in cosa posso esserle utile?” sperando che le mie parole non tradiscano il mio stato d'animo, ma distolgo io per prima lo sguardo ( questo è chiaramente un segno di debolezza ), mentre lui seguita a scrutarmi, sembra quasi voglia spogliarmi con gli occhi; con un leggero sorriso, come di chi ha capito benissimo la situazione, mi risponde “Lei non è un avvocato divorzista?” e senza attendere la risposta “devo difendermi da una causa di divorzio intentatami da mia moglie.” “Posso sapere la causa di questa richiesta di divorzio?” chiedo cercando di recuperare un tono professionale e distaccato; la risposta mi lascia allibita : “ Crudeltà mentale e fisica e pratiche sessuali coercitive.” Rispondendomi mi guarda dritto negli occhi, cercando di cogliere una mia reazione, ne ho sentite tante, ma questa è la prima volta che mi si presenta, cercando di immaginare così su due piedi che cosa volesse dire; probabilmente nota il mio moto di sorpresa e, sempre con quel suo sorriso ambiguo,:” Prima mi dica se accetta l'incarico poi le spiegherò la situazione nei minimi particolari” calcando su “minimi particolari” “ potrei anche fornirle della documentazione filmata. Allora che mi dice: accetta?”. Il mio istinto mi dice di no, ma la curiosità è femmina e poi, immagino, potrei poi sempre declinare successivamente. “Va bene accetto, mi spieghi meglio!” Il suo sorriso ambiguo si accentua, prende dalla borsa, che aveva con sé, dei fogli che hanno l'aria di un contratto, li poggia sulla scrivania e li spinge verso di me:”Al tempo avvocato prima legga, poi firmi ed io le risponderò su tutto quello che vorrà sapere”. Gli diedi una rapida scorsa, oltre la sottintesa condizione della non divulgazione di notizie e fatti comunque venuti a mia conoscenza, c'era anche una clausola che mi avrebbe impedito di abbandonare l patrocinio se non dietro il pagamento di una penale stratosferica: un milione di euro, quindi il mio piano di fuga va a farsi benedire, ciò nonostante firmo il documento e lo restituisco, sono sicura che me ne pentirò, ma il dado è tratto. Lo guardo con aria interrogativa:” Mia moglie chiede il divorzio perché l'avrei costretta ad attività sessuali, per così dire, estreme, che hanno a che vedere con il sado-masochismo; sottolineo costretta, mentre invece era pienamente consenziente. Ora vuole sganciarsi ed ottenere un risarcimento e degli alimenti esagerati, anche in assenza di prole, oltre naturalmente che, se tutto quello di cui mi si accusa verrà provato, ci sarebbe l'aspetto penale. Mi affido a lei!” Tace guardandomi sempre con quel mezzo sorriso stampato in faccia: non so che darei per farglielo ingoiare. “Posso avere un'idea più precisa delle accuse?” “Mi aspettavo questa richiesta ed ho portato un piccolo esempio.” Riapre la borsa e ne estrae una pen drive che mi porge :”Vede, avevo l'abitudine di registrare i nostri, diciamo, giochi; qui troverà solo un piccolo estratto, se poi vorrà le consegnerò riprese più esaustive!” E dagli con quel sorrisetto. “Le consiglio di vederlo da sola!” Prende il blocchetto degli assegni, ne stacca uno lo riempe e me lo porge:” Credo che, come anticipo, sia sufficiente!” Ciò detto si alza, mi porge la mano:”A presto risentirci avvocato!” Gli stringo la mano, asciutta e forte, ora non sorride più, ma un lampo gli attraversa gli occhi. Mentre si avvia alla porta getto uno sguardo all'assegno: cinquantamila euro come anticipo erano più che sufficienti.
Decido che il filmato me lo vedrò con calma a casa, ed anche se divorata dalla curiosità, ripongo la pen drive nella borsa: chiamo Angela, le consegno l'assegno, lo guarda e poi mi rivolge uno sguardo interrogativo:” Versalo, controlla che sia coperto, non si sa mai. Vado via, non credo di avere altri impegni.” “No, sei libera” mi risponde: Sono le sei di sera, è già buio, del resto siamo in febbraio, passo dal cinese, prendo la cena e poi vado a casa. Accendo il mio impianto stereo, l'ambiente si riempe della splendida voce di Mario Biondi, mi verso un mezzo calice di amarone, apro il computer sul basso tavolino di fronte al divano, inserisco la pen drive nella porta usb, mi metto comoda, togliendomi la gonna ed incrociando le gambe sotto il sedere e mi appresto a vedere i filmato: la prima immagine mi mostra una ragazza molto bella una bionda snella con i capelli lunghi fino, quasi, al fondo schiena, occhi chiari, poco truccata, del resto non ne ha affatto bisogno, labbra ben disegnate: indossa un intimo nero che mette in risalto la sua carnagione chiara, si accarezza i capelli e noto che porta la fede, desumo, quindi, che sia la moglie; lo sguardo che rivolge alla telecamera è malizioso, i suoi movimenti sinuosi, si vede che è abituata a stare davanti ad una telecamera che, a sua volta, è manovrata da mano esperta: ora in campo lungo la donna appare per intero mostrando delle gambe lunghe ed affusolate inguainate in calze nere con tanto di reggicalze dello stesso colore; si gira e dal tanga emergono due globi candidi e sodi, prontamente inquadrati in primo piano. Non ho una spiccata tendenza per l'amore saffico, ma queste immagini non mi lasciano indifferente. C'è stata un'interruzione ora la cinepresa sembra ferma, come fissata su un cavalletto ed inquadra un letto dalla cui spalliera pendono due coppie di manette rivestite di stoffa rosa: ora compaiono il mio cliente e signora, lui la fa sdraiare a pancia sotto, le assicura i polsi alle manette si mette a cavalcioni delle sue gambe e comincia a sculacciarla, prima dolcemente, poi sempre con maggiore violenza, senza però, a mio parere, superare i limiti: lei, per contro, si agita, sembra urlare (non c'è audio), il suo sedere in effetti diventa rosso; il marito inserisce una mano sotto di lei, sposta il sottile filo del tanga, la penetra dolcemente con il medio, poi introduce anche l'indice, inizia a muoverle sempre più velocemente fino a quando si vedono abbondanti gocce di liquido che schizzano sulla sua mano che viene portata alla bocca della donna che la lecca ad occhi chiusi.
La fa girare sciogliendo le manetta, per poi riassicurarla subito, si toglie la camicia, mettendo in mostra un corpo muscoloso ed asciutto, si slaccia i pantaloni e fa emergere un pene pienamente soddisfacente ben turgido che non ha difficoltà a penetrare la vagina all'apparenza abbondantemente bagnata.
La donna si agita, si inarca per favorire la completa penetrazione, l'uomo sembra più distaccato, compie l'atto meccanicamente, aumenta la velocità dell'amplesso, poi dopo circa cinque minuti si scioglie e mettendosi a cavallo del bel viso della donna lo imbratta completamente con una dose notevole di sperma; lei non sembra per nulla restia a ricevere quel liquido e lecca la parte che l'ha colpita sulle labbra. L'uomo si fa pulire dalla sua lingua, poi si alza e spegne la telecamera. Fine del filmato, che all'apparenza non sembra assolutamente possa essere causa di richiesta di divorzio per colpa, quindi ci deve essere dell'altro, che mi riservo di chiedere al mio cliente.
Solo in questo momento mi accorgo che le mie mutandine sono fradice, vado in camera, prendo il dildo che avevo usato con Michel, torno in sala riprendo a vedere il filmato dall'inizio.
scritto il
2020-04-29
5 . 3 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.