L'avvocatessa Cap 10 (-Il cliente _parte quarta_)
di
IL PENSIONATO
genere
sadomaso
L'A V V O C A T E S S A
( Cap.10- Il cliente _ quarta parte_)
Le ore sembrano non passare mai, mi sono preparata puntigliosamente: un lungo abito nero, fasciante, con un generoso spacco che mostra la coscia tornita, intimo ridotto al minimo, solo mutandine di pizzo, senza reggiseno perché ancora non ne ho bisogno, due gocce di chanel n.5 dietro le orecchie e sui polsi.
Suonano alla porta, è il taxi, mi infilo un leggero soprabito e vado incontro al mio destino.
Mi apre, presumo, Alex, un bellissimo ragazzo di colore, più alto anche di Michel, che con un piccolo inchino mi invita ad entrare, mi prende il soprabito e mi conduce verso un salone dove, in piedi, vicino al tavolo con un bicchiere di liquido ambrato in mano ed il solito sorriso ambiguo stampato in volto, mi attende il dr. Giuliani. Mi accorgo di camminare a scatti, non il mio solito passo fluido ed elegante, ma lo stato d'animo non è sereno, non so quello che mi aspetta, anche se sono curiosa ed eccitata: probabilmente l'uomo se ne accorge e con fare suadente mi invita a bere qualcosa ed accomodarmi sul divano: “Grazie quello che beve lei” gli dico. “ Allora mettiamo in chiaro una cosa, mi risponde, da ora in poi non esiste il “lei, il dottore, l'avvocato”, ma semplicemente Giovanna e Antonio, poi, se le cose evolveranno, come spero, vedremo...”
Mi siedo, mi porge il bicchiere :” E' un cognac Hennessy invecchiato trent'anni, degno di una donna come te.” Lo porto alle labbra ha un gusto profondo e potente, ma al contempo elegante, quasi nobile, mi scivola in gola riscaldandomi, anche se non ho affatto bisogno, sono già calda di mio. “Allora cara, come è andato l'incontro con la mia ex, cosa ti ha raccontato che non ti ha convinto?” mi chiede sedendo accanto a me poggiando lo sguardo sulla mia coscia che lo spacco generosamente mostra. “Nei filmati che mi hai mandato non sembra che la cosa trascenda un rapporto, si particolare, ma comunque entro i limiti, e, per di più, lei sembra partecipare attivamente e con piacere. Il suo racconto poi non è che abbia aggiunto tanto altro, salvo interrompersi sul più...bello”. La pausa sortisce il suo effetto, vedo i suoi occhi traversati da un lampo:”Senti, saltiamo i convenevoli, non ci sono proprio portato, perché sei qui? Vuoi provare anche te? Hai mai partecipato ad incontri sado-maso? Dimmelo, perché mi devo regolare, devo sapere fino a che punto posso spingermi!””Vedo che non perdi tempo. Certamente non sono una verginella, nel sesso ho provato di tutto, ma un rapporto sado-maso mi manca. Ti dirò che sono molto curiosa, anzi non semplicemente curiosa, ho proprio voglia di essere sottomessa, punita, umiliata; non so forse sono malata, ma con te mi si presenta l'occasione di provarlo, senza che la cosa si sappia in giro.”
“La tua sottomissione sarà totale?” “Naturalmente, non sono una bambina, so a che vado incontro, anzi, lo immagino; vogliamo incominciare?”
“Al tempo, Giovanna, prima dobbiamo cenare, ho fatto preparare un vassoio di crudité di mare accompagnate da un eccellente champagne, dai accomodiamoci!” mi dice mentre con noncuranza appoggia la sua mano sulla mia coscia: provo un brivido, ma quale potere aveva quell'uomo che mi dà piacere con una semplice carezza? Ci accomodiamo entrambi a capotavola, l'uno di fronte all'altra: entra Alex, indossa un abbigliamento strano. Un perfetto frac, con un gilet bianco, camicia bianca con cravattino nero, ma nulla nella parte bassa, i suoi gioielli, di notevoli proporzioni, pendono oscenamente, “ciondolando” secondo i suoi passi: si ferma davanti a me e mi porge il vassoio da cui mi servo con le mani non essendoci posate da portata, poi si dirige verso Antonio e non posso non guardare il suo sedere sodo e muscoloso ed intravedere fra le sue gambe il membro di notevole grandezza; dopo che anche Antonio si è servito torna da me mi prende la destra e se la porta alla bocca e la ripulisce con la lingua, poi la spinge verso il suo sesso; guardo istintivamente il ospite che con una smorfia di sufficienza :”Devi semplicemente masturbarlo, cara, non è difficile! Su dai è solo il primo atto! Non avevi detto di voler essere sottomessa, ed allora!” Stringo il sesso di Alex, che in breve diventa turgido e si ingrossa, lo masturbo sempre più velocemente sento che è arrivato al limite, guardo Antonio, in attesa di comandi, lui allarga le braccia, Alex prende la valva di un'ostrica e ci rovescia dentro il suo sperma, che esce copioso. Me la porge, in un attimo capisco quello che si vuole da me: la porto alle labbra, mi colpisce lo sguardo gelido di Antonio, è quello che mi eccita, lecco languidamente il bianco liquido e lo succhio in bocca, intensificando il risucchio come se sorbissi maleducatamente un brodo, durante l'operazione non distolgo mai lo sguardo dai suoi occhi, dentro di me sento che ha capito di aver trovato una valida avversaria, crede di comandare, ma comando io, almeno fino ad adesso. So di rischiare, lo sto sfidando e, come diceva Angela, è meglio non fidarsi di questi soggetti. Dopo aver ingoiato, mi pulisco vezzosamente gli angoli della bocca e sorseggio un poco di champagne. Intanto Alex cambia i piatti e porta un dessert flambè molto scenografico: Dopo averci servito, scompare sotto il tavolo, immediatamente sento trafficare sul mio spacco, per agevolarlo mi tiro su il vestito fino alle reni allargo le gambe, sento le sue mani che scostano le mutandine e la sua lingua che si insinua fra le mia grandi labbra, provocandomi un piacere intenso: ci sa fare il ragazzo, è instancabile, mentre cerco di mantenere la calma assaporando il dolce, Alex accentua il movimento della lingua, mi agito sulla seggiola, il boccone mi va quasi di traverso, ma non voglio dare soddisfazione a quell'uomo che mi scruta dall'altro capo del tavolo; stringo le gambe imprigionando il povero Alex fra le mie cosce; poi il piacere prende il sopravvento spalanco le gambe, mi abbandono sulla spalliera della sedia e squirto direttamente in bocca al ragazzo, che dopo avermi ripulito per bene riemerge dalla sua scomoda posizione. Antonio si alza, viene verso di me, mi porge la mano :”Vogliamo andare?” “Andiamo nella tua sala giochi?” lo sfido altezzosamente; mi stringe forte la mano fino a costringermi a piegarmi su me stessa:”In questo gioco, non ti è permesso parlare, a meno che non te lo dica io, hai capito?” Annuisco, ci avviamo verso uno scantinato:Alex ci precede, apre la porta e si sposta di lato per farci passare, entro per prima e mi si presenta una stanza come me lo aveva descritta Gaia (ex moglie di Antonio n.d.a.) le pareti sono ricoperte da pannelli rosso scuro, probabilmente fono assorbenti, in mezzo alla stanza troneggia un tavolo con cinghie contenitive all'altezza delle braccia e delle gambe, spostato c'è un cavalletto, mentre dal soffitto pendono catene, come catene sono presenti sul pavimento, alle pareti sfaffili e fruste di ogni genere mentre su una mensola fanno bella mostra di sé dildo di svariate misure elettrici e no. Alex chiude la porta, si pone dietro la cinepresa e la accende:” Togliti le mutandine!” ordina Antonio “ e fammela vedere!” Detto così non sembrerebbe niente, ma vi assicuro che è molto più umiliante che se mi avesse strappato il vestito di dosso: obbedisco mi tolgo le mutandine, poi sollevo il vestito facendogli vedere il mio sesso che lui accarezza, provocandomi un brivido di piacere, lo spingo verso la sua mano, ma ricevo uno schiaffo in pieno viso:” Allora non hai capito! Non puoi prendere iniziative di nessun genere, e devi godere solo se lo voglio io. Anzi sappi che se godrai senza il mio consenso sarai punita!”.
“Alex!” dice, basta questo perché il ragazzo fissi la cinepresa, mi sposta su un segno impresso in terra, probabilmente serve per l'inquadratura, mi stringe il collo con un collare di pelle al cui anello aggancia un guinzaglio, mi benda e mi toglie il vestito, mi fa stendere sul tavolo, mi assicura i polsi e le caviglie, quindi nel buio più assoluto sono alla loro mercé , con le gambe aperte e tutte le mie fessure violabili. Sento un rumore di ruote e poi qualcosa che punta il mio sesso, sembra gomma, ma dura, un leggero rumore e l'oggetto penetra dentro di me lentamente, per poi riuscire e fermarsi. Capisco che si tratta di quelle macchinette, le così dette sex machine, di cui si fa largo uso nei films porno, ecco che il leggero rumore ricomincia, e vengo di nuovo penetrata dal pene di gomma, questa volta non riesce del tutto ma inizia un leggero avanti e indietro che mi fa mugolare di piacere, sento il mio sesso che si bagna cerco di divincolarmi ma le cinghie mi tengono ferma, la velocità aumenta, ansimo, sto per venire, ma all'improvviso tutto si ferma ed io rimango a metà, avrei voluto che la “tortura” proseguisse fino all'orgasmo. “Alex!” altro ordine, sento la lingua del ragazzo che mi accarezza in mezzo alle gambe e poi si trasferisce alla mia bocca che avidamente beve, e succhia quella lingua piena dei miei umori, mi contorco, cercando di evitare l'orgasmo, ma la situazione non me lo permette e vengo scossa da fremiti incontrollati ed incontrollabili.
“Allora, ancora una volta, non hai capito; hai goduto senza il mio permesso ed adesso dovrai essere punita!” era la voce di Antonio, che non nascondeva un certa soddisfazione. Adesso che cosa mi aspettava? Avevo voluto giocare ed adesso dovevo giocare fino in fondo.
( Cap.10- Il cliente _ quarta parte_)
Le ore sembrano non passare mai, mi sono preparata puntigliosamente: un lungo abito nero, fasciante, con un generoso spacco che mostra la coscia tornita, intimo ridotto al minimo, solo mutandine di pizzo, senza reggiseno perché ancora non ne ho bisogno, due gocce di chanel n.5 dietro le orecchie e sui polsi.
Suonano alla porta, è il taxi, mi infilo un leggero soprabito e vado incontro al mio destino.
Mi apre, presumo, Alex, un bellissimo ragazzo di colore, più alto anche di Michel, che con un piccolo inchino mi invita ad entrare, mi prende il soprabito e mi conduce verso un salone dove, in piedi, vicino al tavolo con un bicchiere di liquido ambrato in mano ed il solito sorriso ambiguo stampato in volto, mi attende il dr. Giuliani. Mi accorgo di camminare a scatti, non il mio solito passo fluido ed elegante, ma lo stato d'animo non è sereno, non so quello che mi aspetta, anche se sono curiosa ed eccitata: probabilmente l'uomo se ne accorge e con fare suadente mi invita a bere qualcosa ed accomodarmi sul divano: “Grazie quello che beve lei” gli dico. “ Allora mettiamo in chiaro una cosa, mi risponde, da ora in poi non esiste il “lei, il dottore, l'avvocato”, ma semplicemente Giovanna e Antonio, poi, se le cose evolveranno, come spero, vedremo...”
Mi siedo, mi porge il bicchiere :” E' un cognac Hennessy invecchiato trent'anni, degno di una donna come te.” Lo porto alle labbra ha un gusto profondo e potente, ma al contempo elegante, quasi nobile, mi scivola in gola riscaldandomi, anche se non ho affatto bisogno, sono già calda di mio. “Allora cara, come è andato l'incontro con la mia ex, cosa ti ha raccontato che non ti ha convinto?” mi chiede sedendo accanto a me poggiando lo sguardo sulla mia coscia che lo spacco generosamente mostra. “Nei filmati che mi hai mandato non sembra che la cosa trascenda un rapporto, si particolare, ma comunque entro i limiti, e, per di più, lei sembra partecipare attivamente e con piacere. Il suo racconto poi non è che abbia aggiunto tanto altro, salvo interrompersi sul più...bello”. La pausa sortisce il suo effetto, vedo i suoi occhi traversati da un lampo:”Senti, saltiamo i convenevoli, non ci sono proprio portato, perché sei qui? Vuoi provare anche te? Hai mai partecipato ad incontri sado-maso? Dimmelo, perché mi devo regolare, devo sapere fino a che punto posso spingermi!””Vedo che non perdi tempo. Certamente non sono una verginella, nel sesso ho provato di tutto, ma un rapporto sado-maso mi manca. Ti dirò che sono molto curiosa, anzi non semplicemente curiosa, ho proprio voglia di essere sottomessa, punita, umiliata; non so forse sono malata, ma con te mi si presenta l'occasione di provarlo, senza che la cosa si sappia in giro.”
“La tua sottomissione sarà totale?” “Naturalmente, non sono una bambina, so a che vado incontro, anzi, lo immagino; vogliamo incominciare?”
“Al tempo, Giovanna, prima dobbiamo cenare, ho fatto preparare un vassoio di crudité di mare accompagnate da un eccellente champagne, dai accomodiamoci!” mi dice mentre con noncuranza appoggia la sua mano sulla mia coscia: provo un brivido, ma quale potere aveva quell'uomo che mi dà piacere con una semplice carezza? Ci accomodiamo entrambi a capotavola, l'uno di fronte all'altra: entra Alex, indossa un abbigliamento strano. Un perfetto frac, con un gilet bianco, camicia bianca con cravattino nero, ma nulla nella parte bassa, i suoi gioielli, di notevoli proporzioni, pendono oscenamente, “ciondolando” secondo i suoi passi: si ferma davanti a me e mi porge il vassoio da cui mi servo con le mani non essendoci posate da portata, poi si dirige verso Antonio e non posso non guardare il suo sedere sodo e muscoloso ed intravedere fra le sue gambe il membro di notevole grandezza; dopo che anche Antonio si è servito torna da me mi prende la destra e se la porta alla bocca e la ripulisce con la lingua, poi la spinge verso il suo sesso; guardo istintivamente il ospite che con una smorfia di sufficienza :”Devi semplicemente masturbarlo, cara, non è difficile! Su dai è solo il primo atto! Non avevi detto di voler essere sottomessa, ed allora!” Stringo il sesso di Alex, che in breve diventa turgido e si ingrossa, lo masturbo sempre più velocemente sento che è arrivato al limite, guardo Antonio, in attesa di comandi, lui allarga le braccia, Alex prende la valva di un'ostrica e ci rovescia dentro il suo sperma, che esce copioso. Me la porge, in un attimo capisco quello che si vuole da me: la porto alle labbra, mi colpisce lo sguardo gelido di Antonio, è quello che mi eccita, lecco languidamente il bianco liquido e lo succhio in bocca, intensificando il risucchio come se sorbissi maleducatamente un brodo, durante l'operazione non distolgo mai lo sguardo dai suoi occhi, dentro di me sento che ha capito di aver trovato una valida avversaria, crede di comandare, ma comando io, almeno fino ad adesso. So di rischiare, lo sto sfidando e, come diceva Angela, è meglio non fidarsi di questi soggetti. Dopo aver ingoiato, mi pulisco vezzosamente gli angoli della bocca e sorseggio un poco di champagne. Intanto Alex cambia i piatti e porta un dessert flambè molto scenografico: Dopo averci servito, scompare sotto il tavolo, immediatamente sento trafficare sul mio spacco, per agevolarlo mi tiro su il vestito fino alle reni allargo le gambe, sento le sue mani che scostano le mutandine e la sua lingua che si insinua fra le mia grandi labbra, provocandomi un piacere intenso: ci sa fare il ragazzo, è instancabile, mentre cerco di mantenere la calma assaporando il dolce, Alex accentua il movimento della lingua, mi agito sulla seggiola, il boccone mi va quasi di traverso, ma non voglio dare soddisfazione a quell'uomo che mi scruta dall'altro capo del tavolo; stringo le gambe imprigionando il povero Alex fra le mie cosce; poi il piacere prende il sopravvento spalanco le gambe, mi abbandono sulla spalliera della sedia e squirto direttamente in bocca al ragazzo, che dopo avermi ripulito per bene riemerge dalla sua scomoda posizione. Antonio si alza, viene verso di me, mi porge la mano :”Vogliamo andare?” “Andiamo nella tua sala giochi?” lo sfido altezzosamente; mi stringe forte la mano fino a costringermi a piegarmi su me stessa:”In questo gioco, non ti è permesso parlare, a meno che non te lo dica io, hai capito?” Annuisco, ci avviamo verso uno scantinato:Alex ci precede, apre la porta e si sposta di lato per farci passare, entro per prima e mi si presenta una stanza come me lo aveva descritta Gaia (ex moglie di Antonio n.d.a.) le pareti sono ricoperte da pannelli rosso scuro, probabilmente fono assorbenti, in mezzo alla stanza troneggia un tavolo con cinghie contenitive all'altezza delle braccia e delle gambe, spostato c'è un cavalletto, mentre dal soffitto pendono catene, come catene sono presenti sul pavimento, alle pareti sfaffili e fruste di ogni genere mentre su una mensola fanno bella mostra di sé dildo di svariate misure elettrici e no. Alex chiude la porta, si pone dietro la cinepresa e la accende:” Togliti le mutandine!” ordina Antonio “ e fammela vedere!” Detto così non sembrerebbe niente, ma vi assicuro che è molto più umiliante che se mi avesse strappato il vestito di dosso: obbedisco mi tolgo le mutandine, poi sollevo il vestito facendogli vedere il mio sesso che lui accarezza, provocandomi un brivido di piacere, lo spingo verso la sua mano, ma ricevo uno schiaffo in pieno viso:” Allora non hai capito! Non puoi prendere iniziative di nessun genere, e devi godere solo se lo voglio io. Anzi sappi che se godrai senza il mio consenso sarai punita!”.
“Alex!” dice, basta questo perché il ragazzo fissi la cinepresa, mi sposta su un segno impresso in terra, probabilmente serve per l'inquadratura, mi stringe il collo con un collare di pelle al cui anello aggancia un guinzaglio, mi benda e mi toglie il vestito, mi fa stendere sul tavolo, mi assicura i polsi e le caviglie, quindi nel buio più assoluto sono alla loro mercé , con le gambe aperte e tutte le mie fessure violabili. Sento un rumore di ruote e poi qualcosa che punta il mio sesso, sembra gomma, ma dura, un leggero rumore e l'oggetto penetra dentro di me lentamente, per poi riuscire e fermarsi. Capisco che si tratta di quelle macchinette, le così dette sex machine, di cui si fa largo uso nei films porno, ecco che il leggero rumore ricomincia, e vengo di nuovo penetrata dal pene di gomma, questa volta non riesce del tutto ma inizia un leggero avanti e indietro che mi fa mugolare di piacere, sento il mio sesso che si bagna cerco di divincolarmi ma le cinghie mi tengono ferma, la velocità aumenta, ansimo, sto per venire, ma all'improvviso tutto si ferma ed io rimango a metà, avrei voluto che la “tortura” proseguisse fino all'orgasmo. “Alex!” altro ordine, sento la lingua del ragazzo che mi accarezza in mezzo alle gambe e poi si trasferisce alla mia bocca che avidamente beve, e succhia quella lingua piena dei miei umori, mi contorco, cercando di evitare l'orgasmo, ma la situazione non me lo permette e vengo scossa da fremiti incontrollati ed incontrollabili.
“Allora, ancora una volta, non hai capito; hai goduto senza il mio permesso ed adesso dovrai essere punita!” era la voce di Antonio, che non nascondeva un certa soddisfazione. Adesso che cosa mi aspettava? Avevo voluto giocare ed adesso dovevo giocare fino in fondo.
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