Paolo cap XI Il rito: la confessione
di
bepi0449
genere
bondage
questo è il capitolo XII
“Fratelli, … oggi è stata accettata fra noi Paoletta, un giovinetto che vuole percorrere la strada della lussuria più lasciva, sfrenata, libidinosa, carnale, impudica … degenerata che si possa conoscere. Lei è a conoscenza che nessuna parte del suo corpo può esserci vietata di vedere, controllare e di conoscere, come i nostri non saranno preclusi a lei. Potrà e potremmo godere anche dei nostri o suoi bisogni e necessità, poiché sono frutti del nostro fisico.
Prima di permetterti di ingerire la comunione, è doveroso e giusto da parte tua, voglioso ragazzino, confessare i difetti, che si sono trasformati in mancanze comportamentali, come mancanza di rispetto o di fiducia. Svela ad alta voce gli errori in cui sei scivolato.”
“Non so, … può essere una mancanza aver iniziato tardi a voler conoscermi? Non penso.”
“Io, … Paoletta, forse … non ti ho consigliato di partecipare con entusiasmo, … allegria sincera, spontanea, fresca, candida agli incontri senza avere delle riserve? … con la signora Carmela, come ti sei comportato? … Lei chiedeva di avere piacere da una lingua senza esperienza … e tu …
… e poi perché, prima dell’evento, … per te programmato e organizzato, hai dubitato, … perso fiducia nei tuoi pedagoghi. Non dirmi del sogno, … quello era un sogno e tale era; per cui …”
“Lei, Grande Maestro, ha ragione, ma …”
“Non c’è nessun -ma- che tenga. Hai mancato di rispetto e di fiducia.”
“Cosa devo fare per farmi perdonare, mio … amato Maestro.”
“Sarai punito, e per ricordarti delle colpe, degli errori in cui sei incorso, è opportuno che tu subisca un castigo, adeguato alla negligenza, atto a rammentarti o a non scordare la strada che hai intrapreso; … che, se segui i consigli sarà facile, ma, se opponi resistenze, sarà ardua, faticosa, tormentata anche per i tuoi insegnanti. Ora avanza, … poggia la pancia sopra il tavolo e allungati. Manifesta ai presenti il desiderio di emendarti accettando l’umiliazione e la sofferenza. Ti saranno impartiti venti sculaccioni alternati tra loro, dieci dalla signora Carmela e dieci dal signor Nicola; … e da me … venti colpi con il cingolo; … non risparmiando la valle del desiderio. Ai presenti e a noi non interessa il tuo pianto, ma la tua formazione. Non ribellarti, non gridare, non proteggere le parti colpite e a fine esecuzione, … ringrazia per l’insegnamento e per l’assoluzione ricevuta. Solleva la tunica e presenta le tue natiche ai commensali, qui ritrovati per la festa della tua adesione alla confraternita. E’ un delitto offendere questo sederino, … arrossarlo, infiammarlo, … striarlo; ma tu l’hai voluto.”
Era la sua prima punizione e non sapeva … Il primo di Nicola arrivò secco e deciso; non fece in tempo ad esternare un soprassalto che giunse quello di Carmela. Suocero da una parte e nuora dall’altra colpivano alternativamente, chi un gluteo chi l’altro, facendo attenzione ad arrossare bene, uniformemente le superfici di quel sedere rotondo e morbido, tremante, … meraviglioso.
Il primo smack non fu molto doloroso e neanche i successivi, ma superata la dozzina, il dolore iniziava a farsi sentire. I colpi continuavano ad arrivare imperterriti, incuranti delle lamentele, dei piagnistei e delle contorsioni per alleviare o deviare gli sculaccioni.
Smack! Smack! Smack!
Le gote del ragazzo erano bagnate di lacrime che avevano iniziato a sgorgare senza che lui nemmeno se ne accorgesse. All’improvviso le botte smisero. Occorsero però diversi secondi perché Paolo, singhiozzante, se ne rendesse conto.
“Sei stato molto bravo. I presenti godono nel vedere il tuo sedere arrossato, tremare o sussultare se sfiorato; hanno il membro in mano e chiamano, vogliono che ti fustighi, anche se hai le natiche roventi. Mi serve il cingolo che vesti.”
Dopo aver ricevuto il cinto il celebrante chiese con un segno al giovane di riprendere la posizione. Paolo si chinò disciplinatamente sul piano concedendo al sacerdote il potere di sistemargli la tunica, come riteneva più conveniente, in modo da scoprire i glutei che avevano da tempo perso il loro colorito bianco per assumere una tonalità di rosso acceso. Thwack! Un primo colpo si era abbattuto sui lombi, preannunciato dal sinistro sibilo della corda nell’aria. Già al secondo colpo l’iniziando aveva dovuto urlare dal dolore. Il trattamento che aveva ricevuto in precedenza moltiplicava l’effetto di ogni frustata, rendendola insopportabile. La battuta procedeva inesorabile.
Il prete non si doveva nemmeno preoccupare di imprimere forza. Sapeva che, nelle condizioni in cui Paolo si trovava, il dolore sarebbe comunque stato notevole. Il ritmo era costante e leggermente accelerato, incalzante, senza accenno di pietà. I colpi erano equamente ripartiti tra i glutei e i polpacci. Il sibilo del cordone, il suono dell’impatto sulla pelle e l’urlo di dolore eccitavano la platea. Dopo i primi colpi dati in rapida successione per mettere la vittima nel giusto stato d’animo, … presa una breve pausa per permettergli di assaporare il crescente supplizio, tornò a colpire. Questa volta i colpi erano ben distanziati l’uno dall’altro. Ogni volta, che la corda con i nodi colpiva, si avvolgeva sinuosamente attorno alle bianche rotondità dei glutei e dei fianchi del sacrificando, che riusciva a stento a conservare la posizione; a volte colpiva in verticale, lambendo il suo fiore. Al termine le natiche erano solcate da numerose linee color rosso fuoco che risaltavano fiere sulla carnagione pallida, … come ciliege marosticane. Quando i colpi cessarono, il giovinetto non era assolutamente in grado di muoversi o di dire una parola. Solo il pianto e la respirazione affannata, ansimante dal continuo singhiozzare, scuotevano il suo corpo altrimenti immobile.
“Coraggio, piccolo mio. Ora ungerò e manipolerò un po’ il culetto per alleviarti il dolore.” … Gli disse poi il sacerdote, sorridendogli dolcemente, mentre le mani sante cospargevano e distribuivano gli omaggi di alcuni dei presenti.
“Sì, direttore” rispose un Paolo accorato e boccheggiante.
“Vieni piccola vocazione alla lussuria, … vieni, … vieni con me per fare atto di contrizione, … di pentimento raccogliendoti in preghiera davanti ad un immagine sacra; ma prima rimettiamo il cingolo, … lasciando esposti i glutei, affinché nel girare fra i tavoli tutti possano ammirarli e tastandoti, conoscere il piacere che hai avuto dal pentimento.”
“Ohhhh, … ennfffhh!”
“Su … su, non frignare; … che ti piace. Il piacere dei sensi non è separato, scollato dal dolore. Dopo la prima volta, dolorosa, non hai più smesso di accoglierne per il piacere che sentivi … Il supplizio affina la sensibilità, … l’eccitabilità, … la reattività. Vieni! Eccoci davanti a fratel Romeo: è con noi da tempo indeterminato e ha un buon manganello, … ma il suo piacere più grande è dato dal riceverlo. Con lui rifletterai dopo che ti avrà segnato. Accostati, … inginocchiati, … prendiglielo con entrambe le mani, … accarezzalo con le lacrime che ti rigano il volto, … con gli occhi, … con le guance; odoralo e inspira il suo profumo di membro barzotto, ancora moscio; non vuole essere subito eccitato e condotto alla sua maestosità; ricevilo fra le labbra e fallo entrare per dargli modo di segnarti, di marcare le tue tonsille, la tua gola. Non inghiottire, ma fai fluire all’esterno, … che scorra sul tuo vestito. E’ importante, … ora ci sta a stento, ma dopo che avrai pregato con lui, lo vedrai in tutta la sua magnificenza.
Fratel Romeo, prendilo pure e posizionalo come meglio ti va bene per irrorarlo, … per fargli sentire ulteriori bruciori. Non importa se ti vomita addosso, … se gliela fai uscire anche dalle narici: è la penitenza che ha chiesto di ricevere, … che ha accettato di avere.”
“Orgghh, … orggghhhhhh, … oggggggggghhh!”
“Piscia, … piscia fratello, … piscia; … che l’odore di urina lo copra, … lo vesta! Deve essere la sua sottoveste, … il suo abbigliamento intimo, … che annebbiandolo lo conduca agli stadi successivi di questo suo percorso.”
“Sono felice di aver dato il mio contributo a marcarlo. Ora vorrei sentire la sua lingua non solo sul glande, ma su tutta l’asta. Prete celebrante invitalo con le tue parole a venerare le sacche, le vene, la peluria, la custodia e il cordoncino elastico che chiude il glande.”
“Paoletta, hai sentito cosa ti ha chiesto fratel Romeo? I tuoi occhi lucidi per le lacrime versate devono essere su quelli del nostro confratello, mentre la tua lingua deve strisciare, serpeggiare, leccare, sfregarsi su quello che tieni in mano. I conati non devono bloccarti; insaliva sfiorando, strascicando, picchiettando, venerando e inala il suo balsamo; risucchia il liquido che rimane nell’uretra, come leccornia; dal basso all’alto e viceversa, procedi lentamente e poi guizza veloce per colpire i testicoli annidati e difesi da una folta coltre nera o quel frenulo, chiave della porta del piacere. … e quando percepirai il momento, … schiacciagli le ghiandole osservandogli più intensamente la reazione sul volto, … e se tutto si tranquillizza, … invitalo a farsi baciare le terga e il suo nascosto fiore. Potresti trovarlo unto, impiastricciato, non lavato, forse … non importa. Procedi ugualmente; medita, prega e scrostalo, lavalo con le tue salive … ungendo, … oliando bene, … in profondità, … fin dove potrai spingere la lingua … per prepararlo ad essere, successivamente, penetrato, inculato, sodomizzato.
Attorno, ragazzina, si è riunita una consistente schiera che si sta masturbando, … che vorrà omaggiarti per la passione, … per l’entusiasmo che metti nello svolgere le mansioni che ti vengono richieste.”
“Fratelli, … oggi è stata accettata fra noi Paoletta, un giovinetto che vuole percorrere la strada della lussuria più lasciva, sfrenata, libidinosa, carnale, impudica … degenerata che si possa conoscere. Lei è a conoscenza che nessuna parte del suo corpo può esserci vietata di vedere, controllare e di conoscere, come i nostri non saranno preclusi a lei. Potrà e potremmo godere anche dei nostri o suoi bisogni e necessità, poiché sono frutti del nostro fisico.
Prima di permetterti di ingerire la comunione, è doveroso e giusto da parte tua, voglioso ragazzino, confessare i difetti, che si sono trasformati in mancanze comportamentali, come mancanza di rispetto o di fiducia. Svela ad alta voce gli errori in cui sei scivolato.”
“Non so, … può essere una mancanza aver iniziato tardi a voler conoscermi? Non penso.”
“Io, … Paoletta, forse … non ti ho consigliato di partecipare con entusiasmo, … allegria sincera, spontanea, fresca, candida agli incontri senza avere delle riserve? … con la signora Carmela, come ti sei comportato? … Lei chiedeva di avere piacere da una lingua senza esperienza … e tu …
… e poi perché, prima dell’evento, … per te programmato e organizzato, hai dubitato, … perso fiducia nei tuoi pedagoghi. Non dirmi del sogno, … quello era un sogno e tale era; per cui …”
“Lei, Grande Maestro, ha ragione, ma …”
“Non c’è nessun -ma- che tenga. Hai mancato di rispetto e di fiducia.”
“Cosa devo fare per farmi perdonare, mio … amato Maestro.”
“Sarai punito, e per ricordarti delle colpe, degli errori in cui sei incorso, è opportuno che tu subisca un castigo, adeguato alla negligenza, atto a rammentarti o a non scordare la strada che hai intrapreso; … che, se segui i consigli sarà facile, ma, se opponi resistenze, sarà ardua, faticosa, tormentata anche per i tuoi insegnanti. Ora avanza, … poggia la pancia sopra il tavolo e allungati. Manifesta ai presenti il desiderio di emendarti accettando l’umiliazione e la sofferenza. Ti saranno impartiti venti sculaccioni alternati tra loro, dieci dalla signora Carmela e dieci dal signor Nicola; … e da me … venti colpi con il cingolo; … non risparmiando la valle del desiderio. Ai presenti e a noi non interessa il tuo pianto, ma la tua formazione. Non ribellarti, non gridare, non proteggere le parti colpite e a fine esecuzione, … ringrazia per l’insegnamento e per l’assoluzione ricevuta. Solleva la tunica e presenta le tue natiche ai commensali, qui ritrovati per la festa della tua adesione alla confraternita. E’ un delitto offendere questo sederino, … arrossarlo, infiammarlo, … striarlo; ma tu l’hai voluto.”
Era la sua prima punizione e non sapeva … Il primo di Nicola arrivò secco e deciso; non fece in tempo ad esternare un soprassalto che giunse quello di Carmela. Suocero da una parte e nuora dall’altra colpivano alternativamente, chi un gluteo chi l’altro, facendo attenzione ad arrossare bene, uniformemente le superfici di quel sedere rotondo e morbido, tremante, … meraviglioso.
Il primo smack non fu molto doloroso e neanche i successivi, ma superata la dozzina, il dolore iniziava a farsi sentire. I colpi continuavano ad arrivare imperterriti, incuranti delle lamentele, dei piagnistei e delle contorsioni per alleviare o deviare gli sculaccioni.
Smack! Smack! Smack!
Le gote del ragazzo erano bagnate di lacrime che avevano iniziato a sgorgare senza che lui nemmeno se ne accorgesse. All’improvviso le botte smisero. Occorsero però diversi secondi perché Paolo, singhiozzante, se ne rendesse conto.
“Sei stato molto bravo. I presenti godono nel vedere il tuo sedere arrossato, tremare o sussultare se sfiorato; hanno il membro in mano e chiamano, vogliono che ti fustighi, anche se hai le natiche roventi. Mi serve il cingolo che vesti.”
Dopo aver ricevuto il cinto il celebrante chiese con un segno al giovane di riprendere la posizione. Paolo si chinò disciplinatamente sul piano concedendo al sacerdote il potere di sistemargli la tunica, come riteneva più conveniente, in modo da scoprire i glutei che avevano da tempo perso il loro colorito bianco per assumere una tonalità di rosso acceso. Thwack! Un primo colpo si era abbattuto sui lombi, preannunciato dal sinistro sibilo della corda nell’aria. Già al secondo colpo l’iniziando aveva dovuto urlare dal dolore. Il trattamento che aveva ricevuto in precedenza moltiplicava l’effetto di ogni frustata, rendendola insopportabile. La battuta procedeva inesorabile.
Il prete non si doveva nemmeno preoccupare di imprimere forza. Sapeva che, nelle condizioni in cui Paolo si trovava, il dolore sarebbe comunque stato notevole. Il ritmo era costante e leggermente accelerato, incalzante, senza accenno di pietà. I colpi erano equamente ripartiti tra i glutei e i polpacci. Il sibilo del cordone, il suono dell’impatto sulla pelle e l’urlo di dolore eccitavano la platea. Dopo i primi colpi dati in rapida successione per mettere la vittima nel giusto stato d’animo, … presa una breve pausa per permettergli di assaporare il crescente supplizio, tornò a colpire. Questa volta i colpi erano ben distanziati l’uno dall’altro. Ogni volta, che la corda con i nodi colpiva, si avvolgeva sinuosamente attorno alle bianche rotondità dei glutei e dei fianchi del sacrificando, che riusciva a stento a conservare la posizione; a volte colpiva in verticale, lambendo il suo fiore. Al termine le natiche erano solcate da numerose linee color rosso fuoco che risaltavano fiere sulla carnagione pallida, … come ciliege marosticane. Quando i colpi cessarono, il giovinetto non era assolutamente in grado di muoversi o di dire una parola. Solo il pianto e la respirazione affannata, ansimante dal continuo singhiozzare, scuotevano il suo corpo altrimenti immobile.
“Coraggio, piccolo mio. Ora ungerò e manipolerò un po’ il culetto per alleviarti il dolore.” … Gli disse poi il sacerdote, sorridendogli dolcemente, mentre le mani sante cospargevano e distribuivano gli omaggi di alcuni dei presenti.
“Sì, direttore” rispose un Paolo accorato e boccheggiante.
“Vieni piccola vocazione alla lussuria, … vieni, … vieni con me per fare atto di contrizione, … di pentimento raccogliendoti in preghiera davanti ad un immagine sacra; ma prima rimettiamo il cingolo, … lasciando esposti i glutei, affinché nel girare fra i tavoli tutti possano ammirarli e tastandoti, conoscere il piacere che hai avuto dal pentimento.”
“Ohhhh, … ennfffhh!”
“Su … su, non frignare; … che ti piace. Il piacere dei sensi non è separato, scollato dal dolore. Dopo la prima volta, dolorosa, non hai più smesso di accoglierne per il piacere che sentivi … Il supplizio affina la sensibilità, … l’eccitabilità, … la reattività. Vieni! Eccoci davanti a fratel Romeo: è con noi da tempo indeterminato e ha un buon manganello, … ma il suo piacere più grande è dato dal riceverlo. Con lui rifletterai dopo che ti avrà segnato. Accostati, … inginocchiati, … prendiglielo con entrambe le mani, … accarezzalo con le lacrime che ti rigano il volto, … con gli occhi, … con le guance; odoralo e inspira il suo profumo di membro barzotto, ancora moscio; non vuole essere subito eccitato e condotto alla sua maestosità; ricevilo fra le labbra e fallo entrare per dargli modo di segnarti, di marcare le tue tonsille, la tua gola. Non inghiottire, ma fai fluire all’esterno, … che scorra sul tuo vestito. E’ importante, … ora ci sta a stento, ma dopo che avrai pregato con lui, lo vedrai in tutta la sua magnificenza.
Fratel Romeo, prendilo pure e posizionalo come meglio ti va bene per irrorarlo, … per fargli sentire ulteriori bruciori. Non importa se ti vomita addosso, … se gliela fai uscire anche dalle narici: è la penitenza che ha chiesto di ricevere, … che ha accettato di avere.”
“Orgghh, … orggghhhhhh, … oggggggggghhh!”
“Piscia, … piscia fratello, … piscia; … che l’odore di urina lo copra, … lo vesta! Deve essere la sua sottoveste, … il suo abbigliamento intimo, … che annebbiandolo lo conduca agli stadi successivi di questo suo percorso.”
“Sono felice di aver dato il mio contributo a marcarlo. Ora vorrei sentire la sua lingua non solo sul glande, ma su tutta l’asta. Prete celebrante invitalo con le tue parole a venerare le sacche, le vene, la peluria, la custodia e il cordoncino elastico che chiude il glande.”
“Paoletta, hai sentito cosa ti ha chiesto fratel Romeo? I tuoi occhi lucidi per le lacrime versate devono essere su quelli del nostro confratello, mentre la tua lingua deve strisciare, serpeggiare, leccare, sfregarsi su quello che tieni in mano. I conati non devono bloccarti; insaliva sfiorando, strascicando, picchiettando, venerando e inala il suo balsamo; risucchia il liquido che rimane nell’uretra, come leccornia; dal basso all’alto e viceversa, procedi lentamente e poi guizza veloce per colpire i testicoli annidati e difesi da una folta coltre nera o quel frenulo, chiave della porta del piacere. … e quando percepirai il momento, … schiacciagli le ghiandole osservandogli più intensamente la reazione sul volto, … e se tutto si tranquillizza, … invitalo a farsi baciare le terga e il suo nascosto fiore. Potresti trovarlo unto, impiastricciato, non lavato, forse … non importa. Procedi ugualmente; medita, prega e scrostalo, lavalo con le tue salive … ungendo, … oliando bene, … in profondità, … fin dove potrai spingere la lingua … per prepararlo ad essere, successivamente, penetrato, inculato, sodomizzato.
Attorno, ragazzina, si è riunita una consistente schiera che si sta masturbando, … che vorrà omaggiarti per la passione, … per l’entusiasmo che metti nello svolgere le mansioni che ti vengono richieste.”
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Paolo cap XI Il rito: l'accettazioneracconto sucessivo
Paolo cap XIII Il rito: La comunione
Commenti dei lettori al racconto erotico