Amanti del crepuscolo

di
genere
gay

L’aria calda sopra lo stagno si deformava sotto l’intenso calore del sole estivo. Il globo di luce, portatore di vita, stava lentamente scendendo all’orizzonte occidentale. Il cielo si stava trasformando da ceruleo in incantevole ametista, aveva solo leggeri veli di nuvole. Il vento caldo soffiava tra i miei corti capelli, facendoli danzare come l’erba umida ma secca sotto di me.
Chiusi gli occhi, allargai le braccia come le ali di un’aquila e abbracciai la brezza. Lo stagno luccicava come un gioiello mentre la luce del sole rimbalzava sulla sua superficie. Mi stava chiamando, invitandomi allo stagno.
Lentamente mi avvicinai, spargendo parte dei miei vestiti ad ogni passo. Il sole riscaldava la mia pelle nuda e la brezza mi accarezzava delicatamente. L’acqua era cristallina, eppure vidi un riflesso nudo dietro le scintille. Come Narciso, mi innamorai.
C’era un tenero sorriso sul suo viso. L’adorazione e il desiderio crebbero dentro di me. Allungai la mano, cercando di raggiungerlo, ma mi fermai. Non volevo che sparisse per il mio tocco. Le mie dita iniziarono ad arricciarsi mentre mi tiravo indietro. All’improvviso l’acqua si mosse, eppure era ancora lì.
Vide la mia esitazione e mi offrì la sua mano, calda e ferma.
Mi condusse nello stagno.
Sospirai mentre il mio corpo vi entrava. Sopra la superficie c’era calore, ma la profondità era fredda e immobile.
Lui ridacchiò divertito.
Fu allora che lo volli. Volevo devastarlo come un animale, ma sentivo che dovevo essere paziente.
Mi portò al centro dello stagno e mi lasciò andare.
Quindi iniziò a nuotare intorno a me.
I suoi occhi blu cielo mi ammiravano come un’opera d’arte trasformata in carne.
Il dorso della sua mano mi si avvicinò e mi accarezzò le guance in modo affettuoso. Il suo indice mi salì sulla fronte e seguì con calma la fronte, il naso, le labbra e il mento. Mentre saliva ancora una volta, gli diedi un bacio. Inumidì le mie labbra carnose prima di mordicchiarle piano, mentre io pensavo ai suoi capezzoli induriti.
Ora mi era più vicino, gli occhi ancora fissi nei miei, alla ricerca della mia anima.
Le sue mani catturarono le mie guance e le nostre labbra si toccarono.
Il mondo scomparve. C’eravamo solo io e lui.
Dalle mie labbra avanzò lungo la guancia destra, poi lungo il collo.
Gemetti, alleviando la tensione nel mio cuore ancora pulsante.
La mia mano virò sul suo liscio dorso di bronzo e salì verso gli ondulati capelli biondi. Erano lisci come seta e brillavano come oro.
Scese fino al mio petto ed il mio stomaco si annodò per l’attesa.
Sentii il mio corpo bruciare di lussuria e desiderio.
Quelle sue labbra di seta mi fecero rabbrividire la pelle. Quelle labbra convinsero, senza parole, il mio cuore pieno di speranza di pazientare ancora un po’ e promettevano l’estasi.
Si fermò quando raggiunse l’ombelico e sollevò gli occhi su di me con un sorriso malizioso.
Poi scomparve sotto la mia vita, sotto l’acqua.
Una sensazione intensa mi colpì senza preavviso. Mi inarcai indietro, sollevai la testa in alto verso il cielo e gemetti forte.
Caddi schizzando sull’acqua e rimasi senza fiato, respirando affannosamente.
Emerse dall’acqua, la mia asta era immersa nella sua bocca potente.
Mi venne voglia di urlare mentre afferravo i suoi capelli bagnati e li scompigliavo.
Una parte di me non riusciva a gestire la situazione, ma un’altra voleva sempre di più, sempre di più.
Quando la mia canna uscì dalla sua bocca, la sua lingua cominciò a leccarla, giocandoci.
I miei occhi si rovesciarono dietro le palpebre. Fu una sensazione stupenda.
La mia respirazione divenne rumorosa e irregolare, ogni muscolo del mio corpo si scuoteva in estasi. Mi sentivo come se il tempo avesse accelerato e mi bloccai. Le nuvole sopra di me volavano veloci come il mio sangue.
Non potevo aspettare ulteriormente!
Mi allontanai da lui prima di saltare nel suo abbraccio.
Le nostre labbra ritornarono ad essere una cosa sola e le nostre lingue scivolose si contesero.
Le mie mani strisciarono attorno alle sue costole, lungo la schiena e strinsero le sue natiche muscolose strette.
Potevo sentire la sua asta crescere, indurirsi e sfregare contro la mia. Gli morsi leggermente le labbra mentre cercavo di contenere l’impulso che stava rapidamente prendendomi. Volevo che la nostra carne e il nostro spirito diventassero una cosa sola. Lo volevo dentro di me.
Alla fine abbandonai le sue labbra e supplicai piano nel suo orecchio: “Entra, voglio il tuo uccello nel culo...”
Il vento all’improvviso si fece forte. Il cielo viola si macchiò di vermiglio e rosa. Dietro di me, la notte si stava avvicinando. Le stelle si stavano rivelando. Brillavano come i suoi occhi di zaffiro, che mi fissavano mentre mi faceva sdraiare delicatamente nell’estremità poco profonda dello stagno.
Si distese su di me, il suo addome stretto sul mio.
Con un solo accenno delle labbra mi disse di prepararmi alla penetrazione.
Chiusi gli occhi e feci alcuni respiri profondi per rilassarmi.
La sua asta scivolò tra le mie gambe e si avvicinò alla mia apertura.
Rimasi senza fiato, quasi espellendo tutta l’aria dei miei polmoni come un grido.
Il dolore arrivò velocemente come un lampo e svanì rapidamente.
I muscoli della mia fessura ed intorno alla mia apertura si serrarono anche se solo la testa del suo pene riuscì ad entrare.
Il mio corpo era terrorizzato e faceva resistenza. Non voleva che entrasse l’organo estraneo.
Lo notò e mi stampò un altro bacio, questa volta in modo rassicurante, sul naso.
Il mio corpo iniziò a sciogliersi.
Attentamente riprese ad entrare dentro di me.
Iniziò lentamente, penetrandomi ad un ritmo poco doloroso, finché tutto il suo pene non fu dentro di me. Quindi uscì lo estrasse nello stesso modo.
Mentre lo faceva il dolore fece strada al piacere.
Lo ripeté più volte, entrando e uscendo da me, il suo movimento diventava ogni volta leggermente più veloce.
Man mano che il suo ritmo aumentava, il piacere dentro di me diveniva più forte, mentre il mio lamento aumentava.
Cominciò a gemere e grugnire insieme a me. La presa sulla mia spalla si strinse. Anche la mia presa su di lui lo fece.
La sua schiena si inarcò all’indietro mentre la mia si inarcava in avanti. Il suo respiro era al ritmo del mio. I nostri cuori battevano come stalloni selvaggi al galoppo.
Qualcosa stava salendo dentro di noi e presto sarebbe scoppiato.
Ci stavamo entrambi impegnando per mantenerlo, lasciarlo accumulare. Mi si strinsero i denti e anche i suoi. Le sue mani si posarono sul mio torace con forza mentre si piegava all’indietro, la testa sollevata verso il cielo al crepuscolo e iniziò a spingere più forte, sempre più forte.
Un po’ del dolore stava tornando. Le mie mani iniziarono ad artigliargli la schiena. Sentii il mio spirito lottare come un animale selvaggio per essere rilasciato dalla sua prigione, dal suo guscio.
Ci stavamo avvicinando al culmine. Lo sentivo.
Non potendo più contenere la sensazione, si fermò di colpo e si scosse, facendo uscire un grido di piacere e sollievo.
Gemetti più forte di quanto non avessi mai fatto mentre sentivo il suo fluido schizzare dentro di me, mentre il guscio che racchiudeva il mio spirito si frantumava.
Sentii la mia anima e la sua uscire dai nostri corpi e fondersi prima che lui cadesse inerte su di me.
In quel preciso momento eravamo un solo essere, sia i nostri corpi che i nostri spiriti. Il vento cessò ed il cielo divenne rosso.
Portai le braccia stanche sulla sua schiena e l’abbracciai.
Si mosse debolmente finché la sua asta non fu fuori dalla mia apertura e la sua testa si appoggiò sul mio petto.
“Devi andartene?”
Gli chiesi debolmente.
“Sì. Mi dispiace.”
“Non ti incontrerò mai più?”
“Ogni giorno, se lo desideri. Sai dove e quando trovarmi. Sarò sempre qui in questo momento. Sempre, amore mio.”
Mi rispose rassicurante, con il suo viso stupendo di fronte a me.
La sua mano si alzò e mi accarezzò la guancia ed i capelli prima di addormentarsi pacificamente sopra di me.
Sorrisi alla sua risposta ed iniziai ad accarezzare i suoi ricci capelli dorati. Ma anche i miei occhi erano diventati tanto pesanti che non riuscivo più a tenerli aperti. Alla fine mi arresi e caddi in un profondo sonno.
Mi svegliai non molto tempo dopo scoprendo che il cielo era diventato scuro. Il sole era sparito e anche lui.
Mi alzai e cercai nell’oscurità i miei vestiti. Ancora nudo, con i miei vestiti tra le braccia, partii verso la falce di luna crescente.
Dopo qualche passo mi fermai e guardai di nuovo lo stagno.
‘Domani ci sarà e io farò di nuovo l’amore con lui al crepuscolo.’
Sapevo che ci sarebbe stato perché era il mio amante del crepuscolo.
di
scritto il
2020-07-10
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