Araba Fenice
di
Paoletta80
genere
etero
Quale sia il tuo nome, io lo so bene.
È impresso come un tatuaggio sopra e sotto la mia pelle. È inciso nella mente.
Le lettere che lo compongono, mi segnano l'anima, ed ora, le stai scrivendo anche con la lingua tra le mie cosce.
Vuoi che sia ben chiaro a chi appartenga: a Te.
Chiudo gli occhi e mi inarco mentre con entrema lentezza e precisione, segui il contorno dell'ultima lettera proprio sopra il clitoride.
Divento liquida e calda sentendo la punta che preme, rotea, come il pennello di un Artista esperto sulla sua tela.
Le labbra della mia fica si aprono alla tua insistenza, quelle della mia bocca invece, si schiudono ansimando, per pronunciare il tuo nome.
Mi inspiri, mi respiri, mi bevi, mi mangi.
Il mio di nome invece, vuoi lo scriva sul tuo cazzo, ed è quello che sto facendo.
Bagno di saliva l'erezione, seguo l'increspatura delle vene con le dita, misuro i movimenti, parto leggera dalla base, e finisco avida con la lingua sulla cappella.
La succhio, come un punto esclamativo al termine della parola.
Apri le gambe chiedendo di più, vuoi che lo scriva ancora e ancora, ovunque, e la lingua continua a farlo sulle palle, sul perineo e infine sull'ano.
Ogni giorno scriverò il mio nome su di te e tu lo farai su di me.
Ne avremo mai abbastanza?
Domanda inutile e retorica. No. Ovvio che no.
Mi sfinirai, ti sfinirò. All'infinito.
Il tempo per noi non ha più importanza, non ha più sostanza. È pura convenzione.
Mi stendi sulla schiena, mi afferri i polsi, mi baci. Il tuo cazzo scivola dentro me.
Dillo adesso il mio nome, sussurralo con un filo di voce, lascia che prenda forma.
Le mie gambe allacciate intorno al tuo bacino ti inchiodano a me.
Penetrazioni lente e profonde, battiti di cuore accelerati e gemiti strozzati ad ogni tuo movimento.
Occhi negli occhi, bocche a sfiorarsi, pelle percorsa da brividi di piacere.
Nessun rimpianto, eravamo insieme, siamo insieme e lo saremo in eterno.
Scopami adesso.
Godiamo all'unisono.
Prenditi la mia forza, ruba il mio respiro, sfamati della mia tempra.
Incendiami e inganniamo il destino ora, prima che se ne accorga. Ti darò ogni cosa di me e così potrò assistere ogni volta alla tua rinascita, come l'Araba Fenice.
"Lui conobbe lei e sé stesso, perché in verità, non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e sé stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così"
(Il Barone Rampante - Calvino)
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