Free Jazz
di
Paoletta80
genere
etero
Qualsiasi cosa facciamo, ogni sforzo per tentare di essere uguali a tutti gli altri è vano. Non riusciremmo mai in un rapporto duraturo con qualcuno, ci sarebbe sempre una nota stonata che rovinerebbe la melodia e non potremmo far nulla per evitarlo, perché quella nota stonata, siamo noi. Noi che vogliamo sempre andare per conto nostro, noi che ci svincoliamo da ogni percorso segnato, noi che suoniamo solo per noi stessi. Noi che però, abbiamo una sintonia inusuale, forse perché due note stonate, possono comunque essere in armonia, anche se solo per il breve tempo di una battuta musicale. È proprio per l'abitudine al continuo e naturale scambio di battute che adesso, io ne rimango senza.
-Come sarebbe tra noi, riesci a immaginarlo?
Non so che risponderti. La domanda confonde me è vero, ma anche te, che nascondi l'imbarazzo per averla formulata dietro un sorriso forzato e braccia conserte.
-Una stonatura...?
-Ma dai, smettila. Sono seriamente curioso...
Cerco le parole ma, per la prima volta con te, le scarto una ad una senza pronunciarle. L'attesa si trasforma in una lunga e insolita pausa che entrambi non riusciamo a interrompre. Le tue dita giocano nevrotiche con le chiavi, le mie, sono strette intorno alla borsa.
La distanza è sempre stata un'attenuante per limitarci, ma anche una scusa per aprirci. L'abbiamo misurata mettendo in fila tutti i nostri difetti e ora, la stiamo misurando con l'unica cosa a cui non eravamo preparati: il silenzio.
Ci siamo guardati con occhi diversi stasera, ma fino alla tua domanda, forse, neanche me n'ero accorta. Ho trovato attraente il modo in cui muovevi le mani, in cui inclinavi la testa di lato per seguire i miei discorsi e il tuo profumo, che mi arrivava suadente fin nella mente.
Il linguaggio del corpo è divenuto predominante, il tono della voce si è fatto più basso e caldo, i miei movimenti diventati languidi e i tuoi, irrequieti.
Se mi sono comportata così è perché inconsciamente ho letto uno sguardo nuovo nei tuoi occhi e sono certa che tu, lo abbia letto nei miei. Eravamo comunque in sintonia: avevamo fame, ma una fame diversa da quella che sentivano gli altri avventori del ristorante, una fame rimasta latente perché non poteva essere soddisfatta lì e che ora, davanti al portone di casa tua, è tornata a farsi viva chiedendo di essere saziata.
Il silenzio pian piano ci porta ad una presa di coscienza, non è più sinonimo di turbamento, ma diviene metamorfosi di linguaggio. Evitare di parlare non è né un segno di vittoria, né quello di una resa, è solo il preludio a ciò che sta per accadere.
I nostri respiri, sguardi e gesti, si parlano creando una forma di comunicazione che ci invita a vedere se due note stonate possono davvero essere in armonia.
Gli occhi si parlano e sentenziano tacitamente: "Facciamolo".
Fuggiamo dalla stanchezza di amare, oppure, dal pensiero di non essere mai riusciti a farlo.
Il tempo che ci separa dall'abbandonare la strada notturna e rifugiarci nell'appartamento, diviene una prova strumentale, nessun accordo pregresso, semplice fluidità, come se suonassimo la medesima musica.
Smetti di torturare le chiavi solo quando le abbandoni nello svuota tasche nell'ingresso e voltandoti, trovi qualcos'altro da tormentare: me. Me che appoggiata alla parete inarco la schiena spingendo il bacino in avanti e tu, di risposta, fai avanzare una mano sotto la gonna risalendo la coscia finché le tue dita incontrano lo slip e, scostandolo, mi accarezzi.
Non c'è spartito, non c'è overture. C'è solo istinto in questo momento.
Sento il mio ventre incendiarsi, sento il calore spandersi e attraversare l'aria che mi circonda e arrivare nella tua mente eccitandola. Percepisco le vibrazioni del tuo corpo fin dentro i pantaloni, dove la reazione al mio calore, è indiscutibilmente visibile e io, la raggiungo con la mano per renderla anche tangibile. Mentre mi muovo assecondando le tue dita dentro di me, mi faccio spazio tra i tuoi vestiti toccando l'erezione. La sensazione che mi dà la tua pelle tesa, dura, ma al contempo estremamente morbida, mi cattura i sensi. La graffio, tiro, massaggio, fino a strapparti un'imprecazione di lussuria dalle labbra, la prima parola ad interrompere il silenzio che c'ha portato qui.
La tua bocca rimane schiusa nel gemito che segue e io mi avvicino con la mia. Precipitiamo in un bacio, il primo, sporco come la tua imprecazione di poco fa, sporco come le tue dita dentro di me.
Con le bocche impegnate a mordersi indietreggi togliendoti la giacca e sfilando la camicia, io apro il vestito e lo lascio scivolare a terra. Quando ci ritroviamo al bordo del letto, siamo già completamente nudi. Mi inginocchio ai tuoi piedi e prendo tra le labbra il tuo cazzo, non so se sia più lui a volere me o io a volere lui, certo è che mi perdo nel mio assolo incanalandoci tutte le mie sensazioni e tu, con i sospiri e i gemiti, sei un perfetto accompagnamento. Perdo la cognizione del tempo succhiandoti, le labbra e la lingua rispondono istintivamente a ciò che desideri senza che tu ne faccia menzione.
Abbiamo la stessa lunghezza d'onda, seppur distanti nel carattere, nella mente e nelle abitudini, ci stiamo trovando perfettamente in sincrono nell'istinto, come se tu fossi una naturale prosecuzione di me e io, lo fossi di te.
Forse è talento questo, e non l'abbiamo mai saputo.
Allontani sfinito la mia testa dal tuo corpo, ora tocca a te. Tocca a te prenderti la scena stendendomi sulle lenzuola e divaricando con prepotenza le mie cosce. Prima di gettarti con la bocca tra di esse ti tuffi sulle mie labbra, come se volessi prenderti il testimone da esse. I miei baci bollenti ti sciolgono la pelle mentre i tuoi, irruenti, mi sommergono come un fiume.
Tramonti tra le mie gambe e mi rendi strumento su cui la tua bravura si riversa in tutto il suo talento, adesso sono io che ad ogni tocco di lingua e di labbra sospiro in sottofondo mentre liberi la tua maestria. Il mio corpo è una cassa armonica e tu, quello che sa farla vibrare.
Sono io quella arrivata al limite adesso e non voglio cedere all'orgasmo così. Ti voglio dentro, desidero sentirmi piena di te, stringerti tra le cosce togliendoti il fiato e poi ridartelo, solo per il gusto di togliertelo nuovamente.
Risalgo il tuo corpo baciandoti la pelle, ti scavalco e blocco con le cosce, assaporo il desiderio che precede la penetrazione e poi assaporo il tuo cazzo che mi scivola dentro. Immobile mi godo la sensazione di pienezza, ancora il silenzio a farci da sottofondo.
È l'attesa della mia mossa successiva che crea l'atmosfera e, al contempo, lo è anche la scelta della tua mossa, questa pausa è essa stessa musica, creata tra una nota e l'altra.
Inizio a muovermi lenta, il bacino ondeggia sul tuo che si solleva a tratti per affondi completi, ci affidiamo all'esperienza, alla sintonia, alla passione. Desideriamo esplorare, inseguire ed essere inseguiti.
Stringi forte i miei fianchi e mi tiri a te, poi assecondi i miei movimenti. Improvvisiamo senza alcun timore o aspettativa del risultato, ci mettiamo in gioco scavalcando ogni possibile dubbio.
Abbiamo afferrato il momento perché alla nostra età è stupido sprecare tempo tentando di ignorare la realtà. Possiamo fare ciò che più desideriamo, senza seguire schemi già imposti o meccaniche condivise, basta lasciarsi andare.
Un nuovo cambio di registro, il tuo, capovolge l'amplesso. Adesso sono io a trovarmi sotto di te e per brevi istanti ci troviamo viso a viso, occhi negli occhi. Tra le rughe del tuo volto cerco la sintonia con le mie. È con quei segni del tempo che stiamo scrivendo la nostra musica ed è in questa, che troviamo conforto.
Con lo sguardo inchiodato al mio mi scivoli dentro con un ritmo che capiamo subito, ci porterà all'orgasmo. Insieme i nostri corpi sono strumenti capaci di esprimere tutte le note che possiedono e ogni loro gradazione di colore, si spande in libertà. I sensi sono acuiti ora che i gemiti si fanno serrati e ogni gesto, diviene il gesto per eccellenza. È un'alchimia sottotraccia che accorda e amalgama anche ciò che credevamo impossibile.
Mi ancoro alla tua schiena mentre il piacere cresce ed esplode, mi sento precipitare e mi ancoro per non cadere ma sento precipitare anche te in quel burrone.
Un amplesso diverso dai soliti, rubato al tempo e ancor più sorprendente perché più intenso di quello che potevamo immaginare. Un orgasmo agognato, a denti stretti contro ogni nostra forma di malinconia, follia, logica e razionalità.
Alternando sontuose assonanze a dissonanze infernali raggiungiamo l'estasi con l'abbandono delle menti, lontano dal brutto che siamo e di cui ci circondiamo.
Per quell'attimo non siamo più musiche distinte e separate, ma in qualche modo, io divento la tua creazione e tu, la mia. Due opere figlie e madri allo stesso tempo, in grado di fare musica, senza suonare alcuna nota predefinita.
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