Niente baci sulla bocca
di
Paoletta80
genere
etero
-Qui?! Adesso??!-
I tuoi occhi sbarrati, fissi nei miei, rivelano una nota di voluttà, seppur celata dall'ironica meraviglia con cui ribatti alla mia affermazione. Attendi riprova che quella frase sia stata davvero pronunciata dalla mia bocca. T'ho sorpreso dicendo di volerti succhiare il cazzo. Sì, succhiarti il cazzo. Qui e adesso.
Sono incredula anch'io in realtà, ma ho necessità di sentirti godere, e desidero farlo in questo modo.
Non schiuderò le labbra per risponderti e tu non le aprirai di nuovo per chiedermelo una seconda volta, sai che con la bocca faccio ciò che voglio ed ora, di certo, non la userò per parlare, la userò solo per farti un pompino.
Le tue spalle, al contrario dello sguardo, tradiscono già una resa poggiandosi lentamente al tronco dell'albero, mentre le mie dita scendono ad accarezzarti attraverso la stoffa dei pantaloni.
Le parole sono superflue, ti sto dando conferma con gli occhi, con le ginocchia che toccano il prato e con le mani che, proprio in questo istante, tirano giù cerniera e slip per avere il tuo ventre nudo.
Perfino il suono delicato del tessuto scostato riesce a riempirci le orecchie, tanto è lieve quello emesso dalle fronde che ondeggiano silenziose nella brezza umida, lungo la riva del lago.
Siamo fogli sparsi, pochi frammenti sopravvissuti al tempo. Uno stralcio di libro consunto di cui solo alcuni paragrafi sono rimasti a testimoniarne l'esistenza.
Uno spezzone di vita comparso d'improvviso e che, senza sfumare, si interromperà bruscamente per eclissarsi, inghiottito dal nulla da dove è venuto.
Non c'è modo di conoscere l'intera storia, siamo un singolo brano con il titolo impresso sul margine della pagina a suggerire una via per individuare la trama, oppure per portare totalmente fuori strada.
Sullo sfondo solo acqua, un sommesso e docile sciabordio sulla ghiaia.
Le tue resistenze si stanno dissolvendo nella nebbia serale che avanza ma, come noi, ancora non sono pronte a svanire del tutto. I tuoi occhi si portano oltre, verso un orizzonte montano che per le mie abitudini è limitato, poiché comunque troppo vicino.
-E se qualcuno ci vedesse?-
-Non c'è nessuno... e anche se ci fosse, ti importerebbe davvero?-
Il tuo sguardo muta. Si anima e si scalda. Ecco il tuo esibizionismo venire a galla, so che ti stuzzica l'idea che qualcuno possa scoprirci e forse scandalizzarsi, ma ti piace ancor più l'idea che quella persona possa invece eccitarsi e restare in disparte a godersi la scena, magari masturbandosi, al riparo della vegetazione qui intorno. Ci uniamo in un sorriso complice e la mia mano può finalmente concentrarsi su ciò che ora è dormiente avvicinandolo alle labbra per baciarlo. Percepisco subito la reazione al mio tocco, quella sorta di magia che lo porterà pian piano a crescere e riempirmi completamente la bocca, fino a lasciarmi senza fiato.
Il fulcro delle mie iridi sono le tue, godo di ciò che mi rimandano, godo nel vederle brillare di una luce lussuriosa che fende il buio trafiggendomi. Il tuo sguardo mi parla più di quanto pensi, e per me che ti so leggere, è un fiume in piena di parole, una bocca incapace di tacere. Le vibrazioni che ti percorrono la pelle, ora sfiorata solo dal calore del mio respiro, mi raggiungono propagandosi attraverso il palmo di vuoto che ci separa ancora, dandomi scosse di piacere che si incanalano nella parte più atavica della mia mente.
Attendi impaziente la mia lingua, quel guizzo che parte dall'interno coscia e si fa spietato quando gioca intorno alla punta.
È proprio da lì che inizio, da quel segno dove la gamba termina cedendo il passo al ventre esposto alle mie intenzioni.
È diventata un'esigenza quella di averti, di sentir crescere e pulsare tra le labbra la tua voglia e godere del tuo respiro che presto, tramuterà in gemito.
Mi insinuo nella piega con l'estremità della lingua e poi apro le labbra per accogliere i testicoli, prima l'uno, dopo l'altro. Senza fretta li vezzeggio, ne saggio l'elasticità, la pienezza e solo dopo risalgo lenta dal centro, leccando la nervatura che sta dando forma alla tua erezione.
Non mi chiedi mai nulla ed è probabilmente questo il motivo che mi spinge a volerti donare ogni cosa, non solo ciò che desideri, ma soprattutto, ciò di cui hai bisogno.
Le tue necessità non sono un segreto per me, neanche quando tenti di negarle o di privartene. Conosco la motivazione che ti porta a rifugiarti qui perché è la stessa che ti spinge a cercarmi. Un bisogno di calma, di insenature nascoste, di dilatazione che riesca a smorzare il tuo temperamento inquieto e lunatico.
È scavando nelle nostre diversità che ci siamo trovati simili, tu possiedi l'irruenza in me latente ed io, ho la placidità che tu non riesci a mostrare. Il segreto è tutto in questo binomio in cui affondano le nostre radici ed il nostro istinto che, stasera, ha portato te a resistere e me ad insistere.
Null'altro ti inibisce ora che la mia bocca avvolge la punta e comincia a riempirsi avanzando. La pelle è ormai tesa e sulle labbra sento distintamente le venature che la rigano e l'arroganza della tua eccitazione crescente.
La mano stringe la base, si muove, tira, ma è la lingua quella che più si sta prendendo cura di te. Concentrata sulla cappella gira sul contorno, preme sulla sommità, lambisce il frenulo teso al massimo e poi torna ad accarezzare lasciva.
Alzo lo sguardo per cercarti, hai gli occhi chiusi, ma nonostante ciò, continui a parlarmi. Non solo il tuo corpo fremente lo fa, ma anche la bocca che, muta di parole sensate, proferisce lunghi sospiri, gemiti strozzati e brevi imprecazioni. In questa atmosfera surreale, in cui siamo attori davanti ad una platea inesistente, i suoni emessi dalle mie labbra voraci diventano musica, e i tuoi versi di piacere, si spandono nell'aria come un canto.
Pagine a caso di un libro sconosciuto, poche righe in cui l'inchiostro ha già iniziato a disperdersi lungo i bordi, leggere o ignorare i fogli sgualciti non cambierà il nostro percorso. Non c'è un inizio e non ci sarà un finale da ricordare o da dimenticare. Ogni altra spiegazione è preclusa, nessuna gioia o rimpianto saranno narrati, nulla a proposito dei luoghi che abbiamo visto o su quelli dove non andremo mai, velate anche tutte le verità ingombranti e le bugie recitate.
Per noi non c'è possibilità di spiccare il volo, abbiamo anime pesanti dentro corpi incatenati in questo metro quadro di selciato che a tratti, ha la consistenza delle sabbie mobili. Evadere è un'utopia, ma ciò non ci impedisce, qui e adesso, di sporcarci con la nostra passione.
Una tua mano, quasi tremante, esce dall'oscurità in cui l'hai tenuta e si posa sulla mia nuca. Intuisco cosa significa questo gesto, ma prima che tu possa rendertene conto, la stringo tra le dita e la sposto sul mio viso per baciarla.
Le hai nascoste fino ad ora, in tasca o dietro la schiena. Lo so che hai remore nel mostrarle martoriate come sono, ma sono le tue mani, vederle non potrebbe mai cambiare ciò che sei per me, guardarle non influirà minimamente su ciò che sto facendo e che desidero fare. Adesso sono imperfette, è vero, ma lo sono esattamente come noi.
Apri gli occhi e segui il mio movimento comprendendo, finalmente, ciò che è inutile dire a parole perché si può solo dimostrare nei fatti. Ora sì, ti senti libero di agire e non perdi tempo portandole entrambe tra i miei capelli e spingendomi la testa verso di te. Spingi con un colpo secco, facendo ciò che sapevo fin dal primo momento, riempirmi la bocca sino in fondo, sino a togliermi il fiato.
Non ti muovi con l'intento di suggerirmi il ritmo desiderato, mi stai letteralmente scopando la bocca prendendoti ciò di cui hai bisogno, un godere senza limitazioni. Il tuo corpo, prima rilassato e ora smanioso, convulso quasi, mi dà le risposte che volevo sentire, risposte a nessuna domanda, esistono e basta.
Sono in apnea ma non demordo, con te ho scoperto una resistenza che non credevo di possedere. Aspetto l'esplosione del tuo orgasmo stringendo le labbra, tastandoti le palle che sento gonfie e sull'orlo di liberarsi, invece d'improvviso fermi la tua furia sfilandoti dalla bocca e lasciandomi interdetta.
Un filo sottile di saliva lega ancora le mie labbra al tuo cazzo bagnato, tu lo guardi con attenzione, come con attenzione guardi il mio viso stravolto dalla tua passione prorompente.
-Quando vuoi fare la troia non ti batte nessuna... Volevi questo da subito, vero?-
-No... So cosa significa questo giorno, ho avvertito la tua necessità ed è... Diventata anche la mia...-
-Tu hai sempre saputo leggermi...-
Ansante ti sfido a continuare, piantando gli occhi dritto dentro i tuoi.
-Fammi essere una troia fino in fondo allora... Ho sete...-
-Oh sì, puoi scommetterci che lo sei, sei la mia troia però, Mia e basta!-
Ti chini su di me fulmineo con l'intento di sollevarmi, per pochi istanti i nostri visi sono talmente vicini da contendersi la stessa porzione di ossigeno, ma senza sfiorarsi. Un attimo ancora di tentennamento e poi con un lungo sospiro la tua schiena torna a poggiarsi contro la superficie ruvida dell'abete, mentre le mie ginocchia restano sull'erba, ormai bagnata dalla nebbia.
Riprendo ad accarezzarti con la lingua attraverso molli pennellate sulla cappella, una tua mano si poggia tra i miei capelli restando però immobile, è il tuo bacino che si muove lentamente avanti e indietro. Intingi la punta del cazzo tra le mie labbra per poi ritrarlo, io seguo questo gioco che sembra piacerti, ma sul tuo volto vedo disegnata l'espressione di chi sta pensando a tutt'altro.
-Torna da me...-
-Sono con te. È a te che penso. Penso all'immagine delle tue cosce strette ai miei fianchi mentre inverto i ruoli e ti scopo inchiodandoti a quest'albero come una farfalla, penso all'immagine della tua bocca piena che mi succhia facendomi sborrare anche l'anima e... penso al fatto che tu invece... non dovresti neanche essere qui...-
-Vuoi che me ne vada?-
-No... No. È un giorno traditore e al contempo fedele. Posso finirlo solo con te...-
-Non pensare allora. Fottimi... Fottimi e basta...-
Pochi fogli umidi e logorati che scivolano tra le mani, gocce brevi ed improvvise, ma talmente dense da rimanere attaccate alle dita.
Un piacere che incolla, in cui si rimane invischiati, come quello che sta per esplodere a fiotti nella mia bocca, come quello che resta sospeso, tra le pagine mancanti di una storia perduta.
https://youtu.be/eJGKoCCqSRQ
I tuoi occhi sbarrati, fissi nei miei, rivelano una nota di voluttà, seppur celata dall'ironica meraviglia con cui ribatti alla mia affermazione. Attendi riprova che quella frase sia stata davvero pronunciata dalla mia bocca. T'ho sorpreso dicendo di volerti succhiare il cazzo. Sì, succhiarti il cazzo. Qui e adesso.
Sono incredula anch'io in realtà, ma ho necessità di sentirti godere, e desidero farlo in questo modo.
Non schiuderò le labbra per risponderti e tu non le aprirai di nuovo per chiedermelo una seconda volta, sai che con la bocca faccio ciò che voglio ed ora, di certo, non la userò per parlare, la userò solo per farti un pompino.
Le tue spalle, al contrario dello sguardo, tradiscono già una resa poggiandosi lentamente al tronco dell'albero, mentre le mie dita scendono ad accarezzarti attraverso la stoffa dei pantaloni.
Le parole sono superflue, ti sto dando conferma con gli occhi, con le ginocchia che toccano il prato e con le mani che, proprio in questo istante, tirano giù cerniera e slip per avere il tuo ventre nudo.
Perfino il suono delicato del tessuto scostato riesce a riempirci le orecchie, tanto è lieve quello emesso dalle fronde che ondeggiano silenziose nella brezza umida, lungo la riva del lago.
Siamo fogli sparsi, pochi frammenti sopravvissuti al tempo. Uno stralcio di libro consunto di cui solo alcuni paragrafi sono rimasti a testimoniarne l'esistenza.
Uno spezzone di vita comparso d'improvviso e che, senza sfumare, si interromperà bruscamente per eclissarsi, inghiottito dal nulla da dove è venuto.
Non c'è modo di conoscere l'intera storia, siamo un singolo brano con il titolo impresso sul margine della pagina a suggerire una via per individuare la trama, oppure per portare totalmente fuori strada.
Sullo sfondo solo acqua, un sommesso e docile sciabordio sulla ghiaia.
Le tue resistenze si stanno dissolvendo nella nebbia serale che avanza ma, come noi, ancora non sono pronte a svanire del tutto. I tuoi occhi si portano oltre, verso un orizzonte montano che per le mie abitudini è limitato, poiché comunque troppo vicino.
-E se qualcuno ci vedesse?-
-Non c'è nessuno... e anche se ci fosse, ti importerebbe davvero?-
Il tuo sguardo muta. Si anima e si scalda. Ecco il tuo esibizionismo venire a galla, so che ti stuzzica l'idea che qualcuno possa scoprirci e forse scandalizzarsi, ma ti piace ancor più l'idea che quella persona possa invece eccitarsi e restare in disparte a godersi la scena, magari masturbandosi, al riparo della vegetazione qui intorno. Ci uniamo in un sorriso complice e la mia mano può finalmente concentrarsi su ciò che ora è dormiente avvicinandolo alle labbra per baciarlo. Percepisco subito la reazione al mio tocco, quella sorta di magia che lo porterà pian piano a crescere e riempirmi completamente la bocca, fino a lasciarmi senza fiato.
Il fulcro delle mie iridi sono le tue, godo di ciò che mi rimandano, godo nel vederle brillare di una luce lussuriosa che fende il buio trafiggendomi. Il tuo sguardo mi parla più di quanto pensi, e per me che ti so leggere, è un fiume in piena di parole, una bocca incapace di tacere. Le vibrazioni che ti percorrono la pelle, ora sfiorata solo dal calore del mio respiro, mi raggiungono propagandosi attraverso il palmo di vuoto che ci separa ancora, dandomi scosse di piacere che si incanalano nella parte più atavica della mia mente.
Attendi impaziente la mia lingua, quel guizzo che parte dall'interno coscia e si fa spietato quando gioca intorno alla punta.
È proprio da lì che inizio, da quel segno dove la gamba termina cedendo il passo al ventre esposto alle mie intenzioni.
È diventata un'esigenza quella di averti, di sentir crescere e pulsare tra le labbra la tua voglia e godere del tuo respiro che presto, tramuterà in gemito.
Mi insinuo nella piega con l'estremità della lingua e poi apro le labbra per accogliere i testicoli, prima l'uno, dopo l'altro. Senza fretta li vezzeggio, ne saggio l'elasticità, la pienezza e solo dopo risalgo lenta dal centro, leccando la nervatura che sta dando forma alla tua erezione.
Non mi chiedi mai nulla ed è probabilmente questo il motivo che mi spinge a volerti donare ogni cosa, non solo ciò che desideri, ma soprattutto, ciò di cui hai bisogno.
Le tue necessità non sono un segreto per me, neanche quando tenti di negarle o di privartene. Conosco la motivazione che ti porta a rifugiarti qui perché è la stessa che ti spinge a cercarmi. Un bisogno di calma, di insenature nascoste, di dilatazione che riesca a smorzare il tuo temperamento inquieto e lunatico.
È scavando nelle nostre diversità che ci siamo trovati simili, tu possiedi l'irruenza in me latente ed io, ho la placidità che tu non riesci a mostrare. Il segreto è tutto in questo binomio in cui affondano le nostre radici ed il nostro istinto che, stasera, ha portato te a resistere e me ad insistere.
Null'altro ti inibisce ora che la mia bocca avvolge la punta e comincia a riempirsi avanzando. La pelle è ormai tesa e sulle labbra sento distintamente le venature che la rigano e l'arroganza della tua eccitazione crescente.
La mano stringe la base, si muove, tira, ma è la lingua quella che più si sta prendendo cura di te. Concentrata sulla cappella gira sul contorno, preme sulla sommità, lambisce il frenulo teso al massimo e poi torna ad accarezzare lasciva.
Alzo lo sguardo per cercarti, hai gli occhi chiusi, ma nonostante ciò, continui a parlarmi. Non solo il tuo corpo fremente lo fa, ma anche la bocca che, muta di parole sensate, proferisce lunghi sospiri, gemiti strozzati e brevi imprecazioni. In questa atmosfera surreale, in cui siamo attori davanti ad una platea inesistente, i suoni emessi dalle mie labbra voraci diventano musica, e i tuoi versi di piacere, si spandono nell'aria come un canto.
Pagine a caso di un libro sconosciuto, poche righe in cui l'inchiostro ha già iniziato a disperdersi lungo i bordi, leggere o ignorare i fogli sgualciti non cambierà il nostro percorso. Non c'è un inizio e non ci sarà un finale da ricordare o da dimenticare. Ogni altra spiegazione è preclusa, nessuna gioia o rimpianto saranno narrati, nulla a proposito dei luoghi che abbiamo visto o su quelli dove non andremo mai, velate anche tutte le verità ingombranti e le bugie recitate.
Per noi non c'è possibilità di spiccare il volo, abbiamo anime pesanti dentro corpi incatenati in questo metro quadro di selciato che a tratti, ha la consistenza delle sabbie mobili. Evadere è un'utopia, ma ciò non ci impedisce, qui e adesso, di sporcarci con la nostra passione.
Una tua mano, quasi tremante, esce dall'oscurità in cui l'hai tenuta e si posa sulla mia nuca. Intuisco cosa significa questo gesto, ma prima che tu possa rendertene conto, la stringo tra le dita e la sposto sul mio viso per baciarla.
Le hai nascoste fino ad ora, in tasca o dietro la schiena. Lo so che hai remore nel mostrarle martoriate come sono, ma sono le tue mani, vederle non potrebbe mai cambiare ciò che sei per me, guardarle non influirà minimamente su ciò che sto facendo e che desidero fare. Adesso sono imperfette, è vero, ma lo sono esattamente come noi.
Apri gli occhi e segui il mio movimento comprendendo, finalmente, ciò che è inutile dire a parole perché si può solo dimostrare nei fatti. Ora sì, ti senti libero di agire e non perdi tempo portandole entrambe tra i miei capelli e spingendomi la testa verso di te. Spingi con un colpo secco, facendo ciò che sapevo fin dal primo momento, riempirmi la bocca sino in fondo, sino a togliermi il fiato.
Non ti muovi con l'intento di suggerirmi il ritmo desiderato, mi stai letteralmente scopando la bocca prendendoti ciò di cui hai bisogno, un godere senza limitazioni. Il tuo corpo, prima rilassato e ora smanioso, convulso quasi, mi dà le risposte che volevo sentire, risposte a nessuna domanda, esistono e basta.
Sono in apnea ma non demordo, con te ho scoperto una resistenza che non credevo di possedere. Aspetto l'esplosione del tuo orgasmo stringendo le labbra, tastandoti le palle che sento gonfie e sull'orlo di liberarsi, invece d'improvviso fermi la tua furia sfilandoti dalla bocca e lasciandomi interdetta.
Un filo sottile di saliva lega ancora le mie labbra al tuo cazzo bagnato, tu lo guardi con attenzione, come con attenzione guardi il mio viso stravolto dalla tua passione prorompente.
-Quando vuoi fare la troia non ti batte nessuna... Volevi questo da subito, vero?-
-No... So cosa significa questo giorno, ho avvertito la tua necessità ed è... Diventata anche la mia...-
-Tu hai sempre saputo leggermi...-
Ansante ti sfido a continuare, piantando gli occhi dritto dentro i tuoi.
-Fammi essere una troia fino in fondo allora... Ho sete...-
-Oh sì, puoi scommetterci che lo sei, sei la mia troia però, Mia e basta!-
Ti chini su di me fulmineo con l'intento di sollevarmi, per pochi istanti i nostri visi sono talmente vicini da contendersi la stessa porzione di ossigeno, ma senza sfiorarsi. Un attimo ancora di tentennamento e poi con un lungo sospiro la tua schiena torna a poggiarsi contro la superficie ruvida dell'abete, mentre le mie ginocchia restano sull'erba, ormai bagnata dalla nebbia.
Riprendo ad accarezzarti con la lingua attraverso molli pennellate sulla cappella, una tua mano si poggia tra i miei capelli restando però immobile, è il tuo bacino che si muove lentamente avanti e indietro. Intingi la punta del cazzo tra le mie labbra per poi ritrarlo, io seguo questo gioco che sembra piacerti, ma sul tuo volto vedo disegnata l'espressione di chi sta pensando a tutt'altro.
-Torna da me...-
-Sono con te. È a te che penso. Penso all'immagine delle tue cosce strette ai miei fianchi mentre inverto i ruoli e ti scopo inchiodandoti a quest'albero come una farfalla, penso all'immagine della tua bocca piena che mi succhia facendomi sborrare anche l'anima e... penso al fatto che tu invece... non dovresti neanche essere qui...-
-Vuoi che me ne vada?-
-No... No. È un giorno traditore e al contempo fedele. Posso finirlo solo con te...-
-Non pensare allora. Fottimi... Fottimi e basta...-
Pochi fogli umidi e logorati che scivolano tra le mani, gocce brevi ed improvvise, ma talmente dense da rimanere attaccate alle dita.
Un piacere che incolla, in cui si rimane invischiati, come quello che sta per esplodere a fiotti nella mia bocca, come quello che resta sospeso, tra le pagine mancanti di una storia perduta.
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