La Virtù meno apparente
di
Paoletta80
genere
esibizionismo
Sono talmente sicuri del mio stacanovismo che neanche mi hanno chiamata al cellulare, hanno telefonato direttamente in Procura, certi di trovarmi lì, a lavoro, anche di domenica mattina.
Sorvoliamo sulla mia vita privata, quello che conta è che svolgo egregiamente il mio mestiere e lo sanno bene.
Se tutti i magistrati fossero come me, i tempi dei processi si ridurrebbero, e di molto anche.
E invece che fanno? Aprono i giornali, leggono: venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa? Si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità.
Si lamentano solo. Ma io sono sveglia, intelligente, veloce!
Infatti sono arrivata qui subito. Il tempo di prendere il trolley, sempre pronto per ogni evenienza, ed ero già al volante della mia Panda rossa fiammante.
Mi piace arrivare in anticipo, studiare la scena prima di mettermi nelle mani delle forze dell'ordine, farmi una mia idea, quasi sempre quella giusta.
Nei paesi la vita scorre a velocità diversa, e non di rado tocca a me prendere per mano i militari, altro che farmi guidare io da loro sul posto. Se non fosse stato per quel particolare dubbio, gli avrebbero già fatto il funerale.
Ogni volta che me li trovo davanti ho una stretta al cuore, se invidia o malinconia dipende. Ho sempre desiderato entrare nell'Arma, fin da bambina: la Benemerita! Che meraviglia quella divisa! Il rispetto! Il timore che suscita! Mi preparai per entrare come ufficiale, prima di scontrarmi con la dura realtà: ero troppo bassa.
Già, perché a crescere sono cresciuta, ma non in altezza. Che rabbia! Come se non bastassero le battute che mi riservavano le persone.
A scuola alcuni mi chiamavano "Dotta l'edotta", perché ero bassa sì, ma sapevo tutto.
Rimaneva solo un'altra strada da prendere: se non potevo intimorire i cattivi con l'uniforme, dovevo sbatterli in galera con la toga! Nessuno mi deride più adesso che sono magistrato e chissà, un giorno potrei anche divenire la prima donna Presidente della Repubblica, circondata da Corazzieri, alla faccia dell'essere nana!
Ho preso una stanza nell'unico albergo del paese, proprio in centro: Hotel Supramonte si chiama, inutile fare avanti e indietro dalla città, spero di risolvere in un paio di giorni, intanto scorro il fascicolo fornitomi dai Carabinieri via mail riguardo i precedenti, e dal balcone sulla piazza osservo il palcoscenico post sagra.
Ho visto il manifesto fuori dall'albergo, ieri sera c'era un dj a metter musica, ma dove sono finiti i bei tempi in cui alle sagre si potevano ascoltare le vecchie glorie? Shel Shapiro ad esempio, quelli alti mi hanno sempre fatto sangue.
A proposito di altezza, devo avvisare il mio uomo che sono partita, lo farò dopo, tanto sarà impegnato a pomparsi i muscoli e a farsi bello, meglio così, lo voglio in forma o lo mollo su due piedi!
Mi accendo una sigaretta, la piazza è quasi deserta, c'è un tizio strano davanti al bar, occhiali da sole, si guarda intorno circospetto ma gongolante, sarà il piccolo spacciatore di paese, di giorno lo schifano, poi la notte, tutti a cercarlo.
Quanti ne vedo come lui, prima strafottenti, poi a piangere come bimbi in Procura.
Ma dove saranno tutti gli altri?
Avranno i postumi della serata, a giudicare dalle facce di quei pochi in giro.
Ecco i rintocchi delle campane a festa, mi sembra di tuffarmi in quella vecchia canzone: c'è chi va a messa e c'è chi pensa di fumare, come aperitivo, prima di mangiare.
Da qui abbraccio il paese con un solo sguardo, il bar, la chiesa, la Caserma.
Ho rincontrato anche una mia vecchia conoscenza, il gestore del ristorante credo, l'ho visto aprire la saracinesca poco fa. E già, tra le mie doti c'è anche questa: non dimentico mai né un viso né un nome. Fui io a chiedere per lui il rinvio a giudizio, il giudice gli diede quattro anni, il massimo, doveva essere di esempio per chi continuava a muoversi in quello schifo pensando di farla franca. Ha scontato la sua pena e si è rifatto una vita a quanto pare, spero abbia imparato la lezione e che non c'entri con questo presunto omicidio, un pregiudicato come lui, rischierebbe di marcire dietro le sbarre.
Mi sento osservata, c'è qualcuno che mi studia dal palazzo accanto, scorgo una giovane donna con larghi occhi, appena sul davanzale della finestra, le faccio un sorriso ma lei, di tutta risposta, tira la tenda e scompare, richiamata da una voce femminile all'interno, sembra una mammola.
Al Maresciallo ho annunciato la mia presenza poco fa, ha detto che mi farà assistere dall'Appuntato tra un'ora, perché lui è impegnato, c'è la processione tra poco.
Siamo ancora con il potere spirituale che prevarica quello temporale, non iniziamo affatto con il piede giusto.
Dovevo portarmi dietro il Toy Boy, almeno riempivo i tempi morti con delle sane sedute di sesso. In effetti ho già un certo languorino alle parti basse.
Che faccio ora? Se prendo un altro caffè divento nervosa e inizio a mangiarmi le parole quando apro bocca, e poi vedere di nuovo quel cameriere nella hall che mi fissa non mi va proprio: "lei mi ricorda qualcuno", quante volte mi sento dire questa frase. Forse devo cambiare pettinatura e colore, così la smettono e poi il caschetto effettivamente, non mi dona.
Masturbiamoci va! Davanti lo specchio, nuda, tengo anche la finestra aperta, pensare che qualcuno mi possa vedere mentre mi stringo un capezzolo e mi sbatto con le dita, mi eccita ancora di più. Piegata così, leggermente in avanti, mi guardo di profilo, gli occhi incollati al movimento delle dita. Quanto sono bagnata, ne devo mettere tre dentro o non ci arrivo all'orgasmo! Non sarò una donna mondana... Ma tra le mie cosce ne sono passati di maschi dotati, tutti a voler scoprire la mia virtù meno apparente ma tra le virtù, la più indecente. Lo sento montare, oh sì! Sì! Mi tremano le gambe! Quanto sono brava a fottermi! Ora sì che sono rilassata, mi lecco le dita e mi riprendo un attimo, ho il fiato corto, ma è meglio che mi prepari e che vada in Caserma, in fondo lì, mi sento come a casa.
Attraverso la piazza sentendomi Clint Eastwood in uno spaghetti western, si ode solo il rumore delle mie scarpe sul selciato e i pochi paesani in giro, seguono ogni mio passo, come se avessi la scritta lampeggiante "straniera" in fronte.
Un ragazzo con l'inalatore davanti al bar, confabula con una donna in grembiule, lo spacciatore si fuma la sua pseudo sigaretta artigianale, davanti il ristorante la mia vecchia conoscenza è insieme ad una donna procace e appariscente.
Tutti mi fissano.
L'unica che non mi guarda affatto, anzi, appena mi scorge abbassa la testa e aumenta la velocità della camminata, è una fanciulla con grandi occhi color di foglia che interrompe la sua corsa solo sulla gradinata della chiesa.
Arrivo in Caserma e mi annuncio, il piantone avvisa il Maresciallo della mia presenza, sento sbraitare negli uffici retrostanti e poi eccolo che arriva, sorridente e in gran uniforme, ha pure il cappello con il pennacchio. Si scusa per l'assenza, sarà di ritorno presto, ma i Santi è meglio non farli attendere troppo, dice. Prima di congedarsi torna indietro, mi guarda ad occhi stretti e di nuovo quella frase: "lei mi ricorda qualcuno", per fortuna irrompe nella stanza quello che, presumo, sia l'Appuntato, un bell'uomo, alto anche, un pensiero erotico ce lo faccio d'istinto, parte di default nel cervello: vedo distintamente le sue dita stuzzicarmi i pantaloni fino a farmi spalancare la bocca, ma poi lo scaccio subito, non è perché non voglio tradire il mio ragazzino, è che nel lavoro sono integerrima! Magari prima di ripartire lo trascinerò nella mia tana!
Il bel Carabiniere mi accompagna nello studio del Comandante di stazione, la scrivania è occupata per metà da foto incorniciate, in cui è possibile riconoscere le varie fasi di crescita di una ragazza, suppongo sia la figlia del maresciallo e che questi, la porti sul palmo della mano come ogni padre, venerandola.
L'Appuntato è un po' sfasato, cerca di spiegarmi l'accaduto, facendo la spola con lo sguardo tra me e uno dei ritratti della giovane, in cui questa esibisce un invidiabile corpo in costume da bagno.
Lo interrompo dicendogli che ho letto il fascicolo e che, se non vogliamo perder tempo, è il caso di metterci in moto ed iniziare a vedere il luogo del reato, prima però, gli offrirò un buon caffè, notando il suo risveglio traumatico non solo dalle occhiaie, ma anche dalla patta dei pantaloni lasciata aperta.
Nel momento in cui ci approntiamo ad uscire dalla caserma, pure lui esclama "lei mi ricorda qualcuno", ma subito arriva di corsa verso di noi la giovane dagli occhi color di foglia che, in lacrime, placca il Carabiniere, e dopo averlo afferrato per il braccio, lo implora con lo sguardo di seguirla, senza proferir parola.
La ragazza ci trascina nell'appartamento privato destinato ai funzionari, dietro la chiesa, e tra lei che piange e il parroco che si dispera per l'imminente processione del santo, in mezzo alla stanza, appeso al soffitto con un cappio al collo c'è un uomo, pare sia don Bruno, il diacono.
Scambio uno sguardo cinico con il Carabiniere e con il parroco e l'unica cosa che riesco a dir loro è che oggi a quanto pare è proprio una giornata sfortunata per il paese, più che la domenica di festa, è la domenica delle salme. Ero venuta qui per un morto e me ne ritrovo due, imprevisti del mestiere.
Un omaggio sfacciato a De André, ma dedicato a voi, anzi, a noi, nane...
https://youtu.be/0x3JQiLorCM
Sorvoliamo sulla mia vita privata, quello che conta è che svolgo egregiamente il mio mestiere e lo sanno bene.
Se tutti i magistrati fossero come me, i tempi dei processi si ridurrebbero, e di molto anche.
E invece che fanno? Aprono i giornali, leggono: venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa? Si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità.
Si lamentano solo. Ma io sono sveglia, intelligente, veloce!
Infatti sono arrivata qui subito. Il tempo di prendere il trolley, sempre pronto per ogni evenienza, ed ero già al volante della mia Panda rossa fiammante.
Mi piace arrivare in anticipo, studiare la scena prima di mettermi nelle mani delle forze dell'ordine, farmi una mia idea, quasi sempre quella giusta.
Nei paesi la vita scorre a velocità diversa, e non di rado tocca a me prendere per mano i militari, altro che farmi guidare io da loro sul posto. Se non fosse stato per quel particolare dubbio, gli avrebbero già fatto il funerale.
Ogni volta che me li trovo davanti ho una stretta al cuore, se invidia o malinconia dipende. Ho sempre desiderato entrare nell'Arma, fin da bambina: la Benemerita! Che meraviglia quella divisa! Il rispetto! Il timore che suscita! Mi preparai per entrare come ufficiale, prima di scontrarmi con la dura realtà: ero troppo bassa.
Già, perché a crescere sono cresciuta, ma non in altezza. Che rabbia! Come se non bastassero le battute che mi riservavano le persone.
A scuola alcuni mi chiamavano "Dotta l'edotta", perché ero bassa sì, ma sapevo tutto.
Rimaneva solo un'altra strada da prendere: se non potevo intimorire i cattivi con l'uniforme, dovevo sbatterli in galera con la toga! Nessuno mi deride più adesso che sono magistrato e chissà, un giorno potrei anche divenire la prima donna Presidente della Repubblica, circondata da Corazzieri, alla faccia dell'essere nana!
Ho preso una stanza nell'unico albergo del paese, proprio in centro: Hotel Supramonte si chiama, inutile fare avanti e indietro dalla città, spero di risolvere in un paio di giorni, intanto scorro il fascicolo fornitomi dai Carabinieri via mail riguardo i precedenti, e dal balcone sulla piazza osservo il palcoscenico post sagra.
Ho visto il manifesto fuori dall'albergo, ieri sera c'era un dj a metter musica, ma dove sono finiti i bei tempi in cui alle sagre si potevano ascoltare le vecchie glorie? Shel Shapiro ad esempio, quelli alti mi hanno sempre fatto sangue.
A proposito di altezza, devo avvisare il mio uomo che sono partita, lo farò dopo, tanto sarà impegnato a pomparsi i muscoli e a farsi bello, meglio così, lo voglio in forma o lo mollo su due piedi!
Mi accendo una sigaretta, la piazza è quasi deserta, c'è un tizio strano davanti al bar, occhiali da sole, si guarda intorno circospetto ma gongolante, sarà il piccolo spacciatore di paese, di giorno lo schifano, poi la notte, tutti a cercarlo.
Quanti ne vedo come lui, prima strafottenti, poi a piangere come bimbi in Procura.
Ma dove saranno tutti gli altri?
Avranno i postumi della serata, a giudicare dalle facce di quei pochi in giro.
Ecco i rintocchi delle campane a festa, mi sembra di tuffarmi in quella vecchia canzone: c'è chi va a messa e c'è chi pensa di fumare, come aperitivo, prima di mangiare.
Da qui abbraccio il paese con un solo sguardo, il bar, la chiesa, la Caserma.
Ho rincontrato anche una mia vecchia conoscenza, il gestore del ristorante credo, l'ho visto aprire la saracinesca poco fa. E già, tra le mie doti c'è anche questa: non dimentico mai né un viso né un nome. Fui io a chiedere per lui il rinvio a giudizio, il giudice gli diede quattro anni, il massimo, doveva essere di esempio per chi continuava a muoversi in quello schifo pensando di farla franca. Ha scontato la sua pena e si è rifatto una vita a quanto pare, spero abbia imparato la lezione e che non c'entri con questo presunto omicidio, un pregiudicato come lui, rischierebbe di marcire dietro le sbarre.
Mi sento osservata, c'è qualcuno che mi studia dal palazzo accanto, scorgo una giovane donna con larghi occhi, appena sul davanzale della finestra, le faccio un sorriso ma lei, di tutta risposta, tira la tenda e scompare, richiamata da una voce femminile all'interno, sembra una mammola.
Al Maresciallo ho annunciato la mia presenza poco fa, ha detto che mi farà assistere dall'Appuntato tra un'ora, perché lui è impegnato, c'è la processione tra poco.
Siamo ancora con il potere spirituale che prevarica quello temporale, non iniziamo affatto con il piede giusto.
Dovevo portarmi dietro il Toy Boy, almeno riempivo i tempi morti con delle sane sedute di sesso. In effetti ho già un certo languorino alle parti basse.
Che faccio ora? Se prendo un altro caffè divento nervosa e inizio a mangiarmi le parole quando apro bocca, e poi vedere di nuovo quel cameriere nella hall che mi fissa non mi va proprio: "lei mi ricorda qualcuno", quante volte mi sento dire questa frase. Forse devo cambiare pettinatura e colore, così la smettono e poi il caschetto effettivamente, non mi dona.
Masturbiamoci va! Davanti lo specchio, nuda, tengo anche la finestra aperta, pensare che qualcuno mi possa vedere mentre mi stringo un capezzolo e mi sbatto con le dita, mi eccita ancora di più. Piegata così, leggermente in avanti, mi guardo di profilo, gli occhi incollati al movimento delle dita. Quanto sono bagnata, ne devo mettere tre dentro o non ci arrivo all'orgasmo! Non sarò una donna mondana... Ma tra le mie cosce ne sono passati di maschi dotati, tutti a voler scoprire la mia virtù meno apparente ma tra le virtù, la più indecente. Lo sento montare, oh sì! Sì! Mi tremano le gambe! Quanto sono brava a fottermi! Ora sì che sono rilassata, mi lecco le dita e mi riprendo un attimo, ho il fiato corto, ma è meglio che mi prepari e che vada in Caserma, in fondo lì, mi sento come a casa.
Attraverso la piazza sentendomi Clint Eastwood in uno spaghetti western, si ode solo il rumore delle mie scarpe sul selciato e i pochi paesani in giro, seguono ogni mio passo, come se avessi la scritta lampeggiante "straniera" in fronte.
Un ragazzo con l'inalatore davanti al bar, confabula con una donna in grembiule, lo spacciatore si fuma la sua pseudo sigaretta artigianale, davanti il ristorante la mia vecchia conoscenza è insieme ad una donna procace e appariscente.
Tutti mi fissano.
L'unica che non mi guarda affatto, anzi, appena mi scorge abbassa la testa e aumenta la velocità della camminata, è una fanciulla con grandi occhi color di foglia che interrompe la sua corsa solo sulla gradinata della chiesa.
Arrivo in Caserma e mi annuncio, il piantone avvisa il Maresciallo della mia presenza, sento sbraitare negli uffici retrostanti e poi eccolo che arriva, sorridente e in gran uniforme, ha pure il cappello con il pennacchio. Si scusa per l'assenza, sarà di ritorno presto, ma i Santi è meglio non farli attendere troppo, dice. Prima di congedarsi torna indietro, mi guarda ad occhi stretti e di nuovo quella frase: "lei mi ricorda qualcuno", per fortuna irrompe nella stanza quello che, presumo, sia l'Appuntato, un bell'uomo, alto anche, un pensiero erotico ce lo faccio d'istinto, parte di default nel cervello: vedo distintamente le sue dita stuzzicarmi i pantaloni fino a farmi spalancare la bocca, ma poi lo scaccio subito, non è perché non voglio tradire il mio ragazzino, è che nel lavoro sono integerrima! Magari prima di ripartire lo trascinerò nella mia tana!
Il bel Carabiniere mi accompagna nello studio del Comandante di stazione, la scrivania è occupata per metà da foto incorniciate, in cui è possibile riconoscere le varie fasi di crescita di una ragazza, suppongo sia la figlia del maresciallo e che questi, la porti sul palmo della mano come ogni padre, venerandola.
L'Appuntato è un po' sfasato, cerca di spiegarmi l'accaduto, facendo la spola con lo sguardo tra me e uno dei ritratti della giovane, in cui questa esibisce un invidiabile corpo in costume da bagno.
Lo interrompo dicendogli che ho letto il fascicolo e che, se non vogliamo perder tempo, è il caso di metterci in moto ed iniziare a vedere il luogo del reato, prima però, gli offrirò un buon caffè, notando il suo risveglio traumatico non solo dalle occhiaie, ma anche dalla patta dei pantaloni lasciata aperta.
Nel momento in cui ci approntiamo ad uscire dalla caserma, pure lui esclama "lei mi ricorda qualcuno", ma subito arriva di corsa verso di noi la giovane dagli occhi color di foglia che, in lacrime, placca il Carabiniere, e dopo averlo afferrato per il braccio, lo implora con lo sguardo di seguirla, senza proferir parola.
La ragazza ci trascina nell'appartamento privato destinato ai funzionari, dietro la chiesa, e tra lei che piange e il parroco che si dispera per l'imminente processione del santo, in mezzo alla stanza, appeso al soffitto con un cappio al collo c'è un uomo, pare sia don Bruno, il diacono.
Scambio uno sguardo cinico con il Carabiniere e con il parroco e l'unica cosa che riesco a dir loro è che oggi a quanto pare è proprio una giornata sfortunata per il paese, più che la domenica di festa, è la domenica delle salme. Ero venuta qui per un morto e me ne ritrovo due, imprevisti del mestiere.
Un omaggio sfacciato a De André, ma dedicato a voi, anzi, a noi, nane...
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