Una Parentesi

di
genere
etero

-Mi chiedo solo se sia possibile...
Durante il nostro incontro i tuoi occhi hanno vagato per ogni dove, hanno scrutato gli avventori del locale, hanno guardato il pavimento e i bicchieri, a volte si sono posati sui miei capelli e spesso sulle tue mani, ma difficilmente si sono immersi nei miei di occhi. Adesso che qui fuori stiamo tentando di congedarci da vecchi conoscenti, da persone civili, mirano lontano, oltre la strada, forse oltre la città e ho l'impressione che tu stia aspettando solo un pretesto che ti dia il coraggio di completare la frase e coinvolgermi in un pensiero che è stato latente finora e che sarebbe meglio continuassi a tenere per te.
-... Cosa...?
-... Che tu non sia cambiata.
Riporti lo sguardo vicino a noi, percorre a ritroso il viale alberato e segue la tua mano che lentamente abbandona la tasca dei pantaloni per sollevarsi nell'aria e toccarmi.
Le dita, con gesto reverenziale, mi sfiorano la pelle, si posano sotto l'orecchio e scendono lievi, fino a che il semicerchio della scollatura le arresta. In passato nulla ti avrebbe impedito dal proseguire, il contatto con la mia pelle nuda, era un'ossessione per te.
-Ti ho dato questa impressione?
-Non lo so. Non so se siamo cambiati entrambi o se siamo gli stessi di anni fa, ma non riesco a pensare ad altro. Inutile che ti dica il contrario.
Le tue mani, che ora riporti al sicuro nelle tasche, le conosco bene come loro conoscono bene ogni parte del mio corpo. Qualcos'altro però conosco alla perfezione di te, ed è la tua indole. O almeno questo credevo fino ad un minuto fa. Prima che leggessi incertezza nella tua espressione, prima che sentissi leggerezza nel tuo tocco. Capisco che qualcosa è mutato, ma non sei tu. La sostanza del tuo essere non può farlo e non vorrei neanche che accadesse. Se ho conosciuto tutte le sfumature della passione, lo devo a ciò che sei e che non può trovarsi in nessun altro uomo su questa terra.
Sono certa che neanche la mia di indole sia cambiata. Il richiamo di te è ancora forte, il suo eco, non si è attutito affatto e il solo sfiorarmi, me l'ha ricordato. Ma qualcosa di diverso c'è, anche se non comprendo cosa, ed è evidente che il medesimo pensiero, ce l'hai anche tu.
-È passato tanto tempo vero, ma non siamo diversi, forse fingiamo solo di esserlo.
-Allora perché, dopo il malo modo in cui ci siamo lasciati e il totale silenzio che ne è seguito in questi anni, mi hai chiamato adesso?
-Perché questa città è piccola, perché dovevo tornarci ed ero sicura che la voce in qualche maniera ti sarebbe arrivata.
-Ricordi bene come funzionano le cose qui. Infatti sapevo già che eri tornata.
-Evidentemente qualcuno è arrivato prima, ma dovevo farlo io. Non credevo che mi avresti proposto di vederci, in realtà, pensavo che non mi rispondessi affatto.
Le tue labbra si piegano in un sorriso amaro, neanche adesso hai il coraggio di guardarmi mentre pensi, immagino, che infatti avresti fatto meglio a non rispondermi al telefono.
-Quante volte ho provato a chiamarti neanche te lo immagini. Ma lo sai come sono.
-Sei come me. Distruggiamo ogni cosa di bello che ci capita perché non crediamo sia vero, non pensiamo che...
-...Qualcosa di bello possa capitare anche a noi.
L'ultima volta che ci siamo visti, queste parole ce la siamo sputate in faccia con rabbia, dopo che avevamo scopato, dopo che ti avevo messo a conoscenza del mio imminente trasferimento lontano, troppo lontano per continuare.
Quel giorno mi avevi fatto godere così tanto che il solo pensiero di non averti potuto più avere tra le cosce mi aveva fatto star male. E mentre mi urlavi contro il disprezzo per la fredda e materiale ragazzina che ero, io avevo ancora nelle orecchie le tue imprecazioni di piacere mentre ti cavalcavo e sulle labbra, ancora il sapore del tuo sperma.
-Non sono scappata da te. Qui sarei appassita senza crescere. Tu eri un uomo affermato e io una giovane donna in gabbia. Ho avuto l'occasione di poter costruire qualcosa, l'ho colta e mi è andata bene. Non puoi farmene una colpa.
-Lo so. Ho avuto voce anche dei tuoi successi e sono contento, credimi. Però ogni volta che per caso qualcuno mi parlava di ciò che facevi, di dove ti trovavi, nulla sapendo di cosa eravamo stati noi, io avevo un solo pensiero in testa.
-Quale?
-Se avevi ancora negli occhi quello sguardo da puttana che mi faceva perdere ogni contatto con la realtà, che mi gonfiava il cazzo e mi svuotava la mente.
-È per questo che hai evitato di guardarmi negli occhi per tutto il tempo? Per timore di trovarlo ancora o di non trovarlo più?
-Per timore sì, e non sopporto questa mia debolezza. Volevo incontrarti per averne la prova ma ora credo di aver sbagliato. È stata una parentesi la nostra, qualcosa che forse sarebbe stato meglio non iniziare mai e stare qui ora, non ha alcun senso.
-Dove sono finite le tue lezioncine su una scrittura perfetta? Credi che le abbia dimenticate? Tu le parentesi le odi!
Questa volta il sorriso che mi rivolgi è sincero, le tue critiche su come scrivere correttamente sono un mantra per chiunque, compresa me e lo sai bene.
-Vero. Utilizzare le parentesi non serve. Complica la lettura, la interrompe, deconcentra, irrita. Alcune persone però non possono essere altro che una parentesi nella nostra vita.
-Allora non hai più nulla da perdere adesso. Guardami. Guardami e dimmi quale sguardo ha questa parentesi e chiudiamola.
Mi avvicino a te quanto basta per occupare tutta la tua visuale e lo fai. Mi guardi dritto negli occhi. Passi la lingua ad inumidirti le labbra, un gesto istintivo che fa parte di te, un movimento veloce e impercettibile che hai sempre fatto. Lo facevi anche ogni volta che mi chiedevi di venire mentre me la leccavi e io impazzivo, imprigionata in una gabbia di piacere dove le catene erano la tua bocca, le tue mani, e quegli occhi colmi di lussuria che mi fissavano da dietro le cosce spalancate.
Il tuo sguardo all'inizio incredulo muta. Prende vita, si illumina e io ci leggo meraviglia e passione, ci leggo sesso.
-Cazzo... Ce l'hai, ce l'hai ancora...
Mi avvicino ancora, voglio che tu senta il brivido sulla pelle di ciò che anni fa era stata solo una sensazione ma che oggi è certezza.
-Nessuno a parte te ha visto lo sguardo da puttana che ho e sai perché? Perché è nato con te e ce l'ho solo quando ho te davanti, quando la mia testa è affollata di intenzioni su come farti godere e su come io voglia godere con te.
Di nuovo le tue dita si avvicinano per sfiorarmi il collo, ma questa volta mi stringono il viso e lo accostano al tuo ad un soffio dall'incontrare le bocche. Una mossa che ti garantiva di goderci l'uno l'orgasmo dell'altro in un unico gemito quando sentivi il cazzo scoppiarti perché la mia fica pulsava intorno ad esso.
-Lo sospettavo e ora lo so. So perché per raggiungere un orgasmo annullante devo pensare a noi due mentre scopavamo. So perché tengo gli occhi chiusi quando me lo succhiano, perché alle altre manca quello sguardo fisso nel mio. Capisci? Dovevo sapere se avevi ancora quegli occhi da puttana anche in pubblico, quando mi fissavi e non mi facevi capire più nulla se non che mi volevi dentro di te, a fondo e subito.
-E adesso, cosa voglio?
-Quello che voglio io. Vuoi scopare. E vuoi scopare me. Ora.
-Forse quella parentesi è ancora aperta per entrambi.

Abbiamo sempre iniziato a scoparci con gli occhi ed è stato così anche oggi. Siamo arrivati a letto affamandoci sempre più. Poco importa se chiuso il portone te l'avevo già preso in bocca e se le tue dita mi avevano già dato un orgasmo. Finalmente nudi mi sei dentro e sembra tu voglia goderti ogni affondo. Inarco la schiena e ti lascio entrare completamente dentro. I tuoi occhi sono ancorati ai miei e si spostano solo alcuni istanti per compiacerti dello spettacolo del tuo cazzo bagnato che esce da me. Il ritirarti dalla mia carne mi fa male, un allontanamento infinitesimale che però risveglia nella mente l'assenza di questi anni trasformandosi all'istante in dolore fisico. Ti sto cavalcando come l'ultima volta, ti lascio entrare ed uscire lento, preciso, il sesso si confonde con la cura alle ferite mai guarite, le tue, le mie, quelle che ci siamo inferti quando il tempo pareva eterno, trascorrendo tra un mai e un sempre e che solo ora, mentre il mio bacino scende ed il tuo sale per penetrarmi completamente, prende la vera forma che avremmo dovuto dargli fin dal primo istante, un piccolo distacco dalla realtà, il mero tempo di un orgasmo.
Non so neanche quanto mi fermerò e tu neanche l'hai chiesto ma non conta.
Forse siamo stati realmente una parentesi, qualcosa che collega due parti di vita e che, di norma, non assume molta importanza. Eppure le parentesi, a volte, sono le uniche parti di esistenza che si ricordano e che contano davvero.
Oppure siamo stati sempre parte integrante del discorso senza accorgercene, lo siamo stati quando ero qui e anche quando me ne sono andata, senza bisogno di sapere se lo siamo ancora o se è solo suggestione.
Ecco cosa c'è di diverso in noi, ora sappiamo di non poter dare un nome alla nostra passione.


https://youtu.be/6hJysSjprmw?si=QBZAVgGno8ThDAyL


scritto il
2024-09-16
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