L'iniziazione di Francesco Cap.: I
di
bepi0449
genere
prime esperienze
Cap.: I
Aveva conosciuto Alessandro e suo fratello Massimo nel suo lavoro di sala in una domenica sera, pressappoco alla chiusura del locale. L’ambiente, frequentato da famiglie del luogo e nelle serate festive anche da coppiette, si stava svuotando. Gli ultimi, intenti a consumare l’ultima richiesta o a chiedere qualche cortesia, osservavano il personale che rimetteva in ordine i tavoli per la riapertura post chiusura settimanale. L’anno scolastico era terminato, non aveva materie da recuperare, ma solo letture, per cui aveva cercato e accettato di fare il cameriere di sala in un ristorante vicino casa sua, per racimolare un po’ di soldi per i suoi futuri bisogni, senza chiederne alla madre Margherita.
Costoro, negli abboccamenti successivi verificatisi in breve tempo, chiedevano con semplicità e gentilezza ogni volta che arrivavano, il solito posto, per avere l’opportunità di toccarlo, non osservati e impossibilitati ad essere visti, per la posizione del tavolo e delle sedie, tra cui doveva sostare per accontentarli. … e quando capitava … brividi e desiderio di aprire le ginocchia lo prendevano. Gli piacevano quelle mani che salivano per accarezzare. Si sentiva …. Lo trattavano come fosse stato da sempre un loro caro amico, bisognoso d’affetto, non compreso e gratificato come si doveva. Gli chiedevano informazioni sul suo tempo libero e quando lo poteva avere, … sui suoi studi e le sue passioni, … sulle sue conoscenze e desideri di compagnie, di giochi … Entrambi lo incoraggiavano e gli chiedevano di confidarsi.
Vigorosi, spumeggianti, con la battuta facile, con un profumo aspro ed intenso, lo turbavano e incuriosivano. Sapeva, perché avvertito, che verso fine serata arrivavano e attendevano che quel tavolo fosse libero, lasciandogli ogni volta un lauto extra. Era agitato, nervoso e sudaticcio per il ritardo … forse, … non so. Quelle mani gli avevano destato bisogni e piaceri che sino ad allora non aveva mai provato e che loro, con maestria e molta accortezza avevano fatto palesare.
Quella sera, preannunciati, ma fuori orario … “Ciao Francesco, abbiamo fatto tardi?”
“Ohhhh, Alessandro … Massimo, finalmente siete arrivati! Non ci speravo più. Come state? … Si, la cucina è già chiusa, … mi dispiace, … e il cuoco se ne è già andato! Cosa posso fare o servirvi … il vostro angolo è libero e in sala non c’è nessuno a quest’ora. … vi farò compagnia io, … se non vi disturbo.”
“Questo tuo pensare ed agire ci rallegra. Significa che ci stavi pensando e forse … Beh, vista l’ora, portaci due gelati alla crema con un po’ di Lucano. … Ohh, … aspetta … aspetta che ne pensi di venire via con noi dopo il tuo fine lavoro? Domani avvisi che non ci sei e poi ci sarà la giornata di chiusura e …, Potresti visionare la nostra collezione di stampe e di libri e dopo, se pensi … riposare da noi.” Francesco aveva compreso. Quello era un invito per una esperienza nuova, eccitante che lui sognava e quei due non avevano più dubbi sulla sua natura, messa in luce, evocata e svegliata dalle loro mani.
“Accomodatevi, che vi porto le due coppe.” Stupito da simile proposta, ma non impreparato, Francesco con il cuore turbato e scosso, dopo una breve combattuta riflessione avvisò i suoi che sarebbe andato a Jesolo per un po’ di giorni da un suo compagno con altri amici. I suoi si fidavano e poi … consideravano opportuno concedergli un po’ di libertà, a patto che tenesse un comportamento corretto e irreprensibile. Doveva solamente raccogliere un po’ di abbigliamento e qualcosa per la sua igiene.
“Devo passare per casa per cogliere un po’ di cose che mia madre mi ha preparato e poi … sono con voi. Mi raccoglierete lungo la strada che porta in centro paese. Vi precederò un po’, poiché non desidero che mi vedano salire in auto con voi.”
“Ti fidi e ti fa piacere venire con noi?”
“Si!”
“Sei un bel ragazzo, … tanto, … tanto profumato di primavera! Fortunato chi coglierà il tuo fiore.”
“Che cosa significa?”
“Vai, … te lo spiegheremo dopo in auto.”
Francesco, lasciato il locale dopo aver conferito con il suo padrone e preso ciò che gli spettava, corse a casa per prendere quanto la madre gli aveva preparato e ritornare sulla via principale come stabilito. I due non tardarono a raggiungerlo e, fattolo salire tra loro sui sedili degli invitati, si avviarono verso quella meta che dava ansia e trepidazione al piccolo. Avevano l’autista.
“Che cosa volevate dire prima e qual’ è il mio fiore?”
“Da come abbiamo potuto conoscerti, abbiamo intravisto in te un ragazzino con una forte, straordinaria inclinazione e vocazione all’omosessualità. Ci avevi raccontato che le figure femminili non suscitavano il tuo interesse, … che non ti dicevano nulla; ma che avresti colto un invito per farti conoscere solo da persone come noi. Avrai qualche nozione di cosa significhi, ma non sai che cosa si prova. Ne sentirai il bisogno, come un desiderio struggente, vivo, acuto di avere qualcosa dentro di te; che ti penetra lentamente e pacatamente esce per rientrare donandoti, dopo una estenuante lotta amorosa, un piacere non descrivibile. … e allora? …”
“Si, è vero; ma non ho mai provato e neanche ne sentivo il bisogno, ma ora …. Ho un po’ di timore, … ma … con voi … Però desidero avere ancora le vostre mani che corrono, solleticano, raspano le mie ginocchia, che graffiano dolcemente la mia area lombare e sacrale o che artigliano il mio culetto per squagliare quei muscoli. A volte dovevo reggermi al tavolo per non piegarmi e cadere. Mi deliziava e piaceva tantissimo. Quando vi sognavo e le sognavo, mi ritrovavo al risveglio sempre bagnato e il piacere che provavo era fortissimo.” Mentre l’auto scorreva tra filari di luci e qualche volta un volto, senza espressione, veniva illuminato repentinamente per sparire subito dopo nell’ignoto della notte, il sederino del giovinetto fu sollevato dal sedile per dar spazio alle mani di tastarlo, palparlo per eccitarlo ed indurlo a farsi conoscere totalmente.
“Ti piace?”
“Si!”
“Abbassati i pantaloni con le mutandine, che vogliamo vederti un po’ anche là.”
“Mi vergogno, perché altri potrebbero vedermi.”
“Su, fallo … è buio e nessuno potrà scorgere se sei seduto senza pantaloni e mutandine e poi sei tra noi. Su, … dai … che vogliamo guardare, … esaminare, e contemplare quelle tue parti anatomiche.” L’auto scorreva e loro, oltre ad aiutarlo a sfilarsi gli indumenti richiesti sino alle caviglie, ora lo accarezzavano anche sul pube cospargendogli sulla tenera fresca asta il suo gocciolante desiderio. Era la sua prima mappatura con masturbazione che riceveva e a cui rispondeva contraendosi, ansando e uggiolando.
“Ohhhhhhhhhhh, … fermi, … fermi … Alessandro … Massimo. Stooooo, …” Una stretta gli bloccò un repentino piacere, sino ad allora, a lui sconosciuto.
“Ehhhhh, … ehhhhhhhhhhhh, … ehhh” La respirazione, grazie alle mani che si erano allontanate, stava decelerando e lui, ansimante e felice, si era abbandonato a quelle che ora analizzavano e approfondivano la conoscenza del suo fisico.
“Riconosci, … tra poco sarai nostro ospite e, in quell’ambiente, li potrai esaminare, possedere e provare, se vorrai.” … e, prendendo le sue mani, i due le posarono sui loro inguini coperti e avvolti da leggeri tessuti.
“Lo voglio.” Accompagnando quell’espressione con “Non l’ho mai fatto.” Con gli occhi più luminosi del solito, Francesco, sotto l’effetto delle contorsioni e delle emozioni che le mani e gli sguardi dei due avevano su di lui, assentì, anche verbalmente, a fare la conoscenza di quello che il suo tatto percepiva. Pensieri, scene oniriche già viste, presagi, affioravano nella mente dai sogni in cui aveva sperimentato pesci che entravano o pizzicavano il suo corpo, uccelli che beccavano la sua lingua o stimolavano il suo piccolo anello, viscidi e lucidi serpenti che cercavano un nascondiglio nei suoi fori, genitali spropositati di esseri d’argilla che diventavano reali, vivi, pulsanti dentro di lui.
“Ti vediamo pensieroso. … Non temere. … Entrerai tra poco in un mondo per te sconosciuto, ma che palpiti, brami e ardi di conoscere … e il tuo fisico, da come avvertiamo, lo sta manifestando.” … Alessandro con quelle parole gli posò un casto bacio sulla nuca, mentre Massimo con estrema facilità se lo prese in braccio. L’auto silenziosa rallentava la sua corsa per arrestarsi, dopo il varco di un cancello, davanti ad una villetta immersa nel verde di cespugli e grandi alberi.
“Siamo arrivati a casa. Accederemo in essa per l’entrata degli ospiti, quella che guarda le placide, silenziose, tranquille, verdi e vive acque del Sile che bagnano il bordo ovest del parco. Sarai salutato da subito da Placido, nostro amico e a volte compagno di giochi. Non spaventarti per la sua mole: è un buontempone, … un allegrone con l’ospite, mentre con l’intruso e l’indesiderato diviene aggressivo e violento. … Ecco quella massa scura, che si avvicina zampettando, è il nostro angelo custode e nessuno entrerà in questa casa se non ha il nostro e il suo consenso. È stato ammaestrato a salutare in modo inconsueto e singolare l’invitato ad un solo nostro gesto, … e lui, ora, sa che deve accoglierti e onorarti. Ti annuserà, ti bacerà e leccherà il tuo culetto come gli è stato insegnato. Lascialo fare e abbandonati alla sua lingua! … e che le tue labbra perdano la rigidità e acconsentano ad essere visitate e lascino esaminare l’interno da loro custodito a qualunque! Hai timore?”
“No! Mi attraggono e affascinano i cani; soprattutto quelli dalle masse notevoli, poiché sono docili, buoni e allegri amiconi.”
“Quindi, … Federicooo … facci uscire! … e … conducici sino all’aiuola verde dove riceverà e darà un saluto al nostro molosso. Io, Massimo ti porterò in braccio al luogo e poi in casa come una vergine, tenera, inesperta sposa; mentre Alessandro ti svestirà del tutto degli indumenti. … Vuoi, da questo momento, essere il nostro giovane, spontaneo compagno per le ore che potrai stare lontano dai tuoi?”
“Si, … lo voglio.”
Era buio. Tra le fronde delle piante si intravedevano i riflessi argentei della luna nell’acqua scura, flessuosa, quieta. Dopo aver affidato all’autista – domestico factotum - gli indumenti, il giovinetto fu posato su un morbido tappeto erboso per prendere e dare un saluto a Placido. Francesco accarezzò pacatamente quel muso, anche con leggere grattatine al grifo rugoso del cane che l’annusava sfiorandolo per aspirare il profumo che la pelle del ragazzino emetteva. Un leggero bacio di Francesco venne ricambiato da un altro del molosso che dopo, salitogli sopra, iniziò a slinguarlo dal mento alla fronte, ripetutamente, con insistenza sino a riuscire a salutare anche le sue labbra leggermente dischiuse. La massa addominale della bestia, nel muoversi, strusciava di continuo, in un verso o in un altro, la sua area pubica, procurandogli una nuova incontrollata, dolorosa, umida erezione. Ad un battito di mani la curiosità di quella bestia si indirizzo verso la sua area pubica, non ancora coperta da peluria per leccare con grandi, lunghe spazzolate un pene da adolescente, sino a farlo urlare di piacere e chiedere ai due fratelli che glielo togliessero da sopra per non resistere a quella dolce tortura comminategli dal cane; anzi i due, tenendolo per le braccia e inseritogli in bocca una ball gag per silenziare i suoi urli, consegnata loro da Federico, assecondavano le sevizie offrendo alla bestia, dopo averlo arcuato, la sensibilissima area del sederino e del suo anello sfinterico. Tra contorcimenti, spasmi, contrazioni e distensioni, strabuzzamenti e torsioni il piccolo offriva senza interruzione le sue aree nevralgiche di forte sensibilità a quella lingua che in poco tempo lo spossò e snervò sino a spingerlo a un completo abbandono sul manto erboso.
“Xxancoraaaaaaaaaa, … sxxxxxxiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, … xvai dentro, … xentra, xxxentra, …xxxxxxxxxxx … entra … aaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhxxxx, … siiiiiiiiiiiiii, … cheeeeeeeeeeeeeexxx … beeeeeeeeelloooooooooooooo!”
Dal forellino del suo seviziato organo sessuale zampillò dapprima una crema trasparente venata di strie bianche opalescenti e poi fluirono pigramente liquidi paglierini; mentre dalla bocca otturata sgocciolavano pacatamente bave e dal suo sfintere anale fluiva una panna ombrata e cremosa. I suoi tremori erano accompagnati da movimenti e da urli strozzati dalla pallina forata.
“Ha quasi perso conoscenza per il forte piacere ricevuto, … togliamogli quella ball affinché respiri meglio e si calmi più in fretta. Ha avuto, penso, il suo primo violento orgasmo provocato dalla ruvida, lunga, bavosa lingua di Placido a cui fece seguito il quieto svuotamento della vescica.”
Ora l’orgasmo del ragazzino era solo di tepide urine che scendevano dall’addome verso l’erba. Ancora tremante, con lacrime agli occhi per il fortissimo godimento avuto, ringraziò il cane abbracciandolo, stringendolo a sé e baciandolo sull’umido grifo come siamo soliti fare con una persona cara.
“Portiamolo in bagno, rinfreschiamolo e laviamolo … e poi, visto che Federico ha già preparato uno spuntino, mangeremo assieme. Deve recuperare energie.” … e Massimo, seguito da Placido e da Alessandro, ripresolo in braccio ancora frastornato e confuso con il culetto lordato di feci liquide, varcata la soglia dell’abitazione, lo portò in bagno per una doccia rinfrescante e distensiva. Fuori il canto della civetta era continuo e insistente.
“Ti ha soddisfatto e appagato il saluto? … vuoi continuare dopo lo snack ad offrire il tuo fisico per conoscere te stesso tramite noi due? … anche passando attraverso il dolore per avere un piacere non descrivibile ed impagabile?”
“Con lui ho rivisto la visione in cui un uccellino-lingua mi beccava le labbra, pizzicava e mordeva il mio inguine e poi martellava e batteva il mio forellino dandomi immenso appagamento, … sfinendomi, tanto che anelo di riprovare simile esperienza, come fosse un bisogno. Voi sapete, … io non so cosa e come fare per dare anche a voi piacere. …
Mi avete chiesto di essere la vostra sposa … penso che corrisponda all’apparizione in sogno delle serpi che entrarono in me per annidarsi nel mio retto, riempendomi, … dandomi sazietà e appagamento. Si, voglio essere la vostra sposa, … il vostro giovane amante. Da voci, tra compagni di scuola, so cosa significa. Prendetemi e fatemi vostro. Insegnatemi a godere e a darvi piacere possedendomi. … Essere lavato da voi è stato farmi ritornare bambino, … come quando la mamma mi accarezzava e lambiva toccandomi anche là. Mangiamo, poiché dopo voglio riprendere la lezione.”
“Prima di riprendere con una pulizia interna, è opportuno che tu veda cosa faremo, osservando alcune stampe della nostra collezione erotica e, dopo, starai attento a come il nostro autista spoglierà Massimo, come lo riverirà e onorerà, poiché, subito dopo, eseguirai, quello che hai visto, su di me.”
Aveva conosciuto Alessandro e suo fratello Massimo nel suo lavoro di sala in una domenica sera, pressappoco alla chiusura del locale. L’ambiente, frequentato da famiglie del luogo e nelle serate festive anche da coppiette, si stava svuotando. Gli ultimi, intenti a consumare l’ultima richiesta o a chiedere qualche cortesia, osservavano il personale che rimetteva in ordine i tavoli per la riapertura post chiusura settimanale. L’anno scolastico era terminato, non aveva materie da recuperare, ma solo letture, per cui aveva cercato e accettato di fare il cameriere di sala in un ristorante vicino casa sua, per racimolare un po’ di soldi per i suoi futuri bisogni, senza chiederne alla madre Margherita.
Costoro, negli abboccamenti successivi verificatisi in breve tempo, chiedevano con semplicità e gentilezza ogni volta che arrivavano, il solito posto, per avere l’opportunità di toccarlo, non osservati e impossibilitati ad essere visti, per la posizione del tavolo e delle sedie, tra cui doveva sostare per accontentarli. … e quando capitava … brividi e desiderio di aprire le ginocchia lo prendevano. Gli piacevano quelle mani che salivano per accarezzare. Si sentiva …. Lo trattavano come fosse stato da sempre un loro caro amico, bisognoso d’affetto, non compreso e gratificato come si doveva. Gli chiedevano informazioni sul suo tempo libero e quando lo poteva avere, … sui suoi studi e le sue passioni, … sulle sue conoscenze e desideri di compagnie, di giochi … Entrambi lo incoraggiavano e gli chiedevano di confidarsi.
Vigorosi, spumeggianti, con la battuta facile, con un profumo aspro ed intenso, lo turbavano e incuriosivano. Sapeva, perché avvertito, che verso fine serata arrivavano e attendevano che quel tavolo fosse libero, lasciandogli ogni volta un lauto extra. Era agitato, nervoso e sudaticcio per il ritardo … forse, … non so. Quelle mani gli avevano destato bisogni e piaceri che sino ad allora non aveva mai provato e che loro, con maestria e molta accortezza avevano fatto palesare.
Quella sera, preannunciati, ma fuori orario … “Ciao Francesco, abbiamo fatto tardi?”
“Ohhhh, Alessandro … Massimo, finalmente siete arrivati! Non ci speravo più. Come state? … Si, la cucina è già chiusa, … mi dispiace, … e il cuoco se ne è già andato! Cosa posso fare o servirvi … il vostro angolo è libero e in sala non c’è nessuno a quest’ora. … vi farò compagnia io, … se non vi disturbo.”
“Questo tuo pensare ed agire ci rallegra. Significa che ci stavi pensando e forse … Beh, vista l’ora, portaci due gelati alla crema con un po’ di Lucano. … Ohh, … aspetta … aspetta che ne pensi di venire via con noi dopo il tuo fine lavoro? Domani avvisi che non ci sei e poi ci sarà la giornata di chiusura e …, Potresti visionare la nostra collezione di stampe e di libri e dopo, se pensi … riposare da noi.” Francesco aveva compreso. Quello era un invito per una esperienza nuova, eccitante che lui sognava e quei due non avevano più dubbi sulla sua natura, messa in luce, evocata e svegliata dalle loro mani.
“Accomodatevi, che vi porto le due coppe.” Stupito da simile proposta, ma non impreparato, Francesco con il cuore turbato e scosso, dopo una breve combattuta riflessione avvisò i suoi che sarebbe andato a Jesolo per un po’ di giorni da un suo compagno con altri amici. I suoi si fidavano e poi … consideravano opportuno concedergli un po’ di libertà, a patto che tenesse un comportamento corretto e irreprensibile. Doveva solamente raccogliere un po’ di abbigliamento e qualcosa per la sua igiene.
“Devo passare per casa per cogliere un po’ di cose che mia madre mi ha preparato e poi … sono con voi. Mi raccoglierete lungo la strada che porta in centro paese. Vi precederò un po’, poiché non desidero che mi vedano salire in auto con voi.”
“Ti fidi e ti fa piacere venire con noi?”
“Si!”
“Sei un bel ragazzo, … tanto, … tanto profumato di primavera! Fortunato chi coglierà il tuo fiore.”
“Che cosa significa?”
“Vai, … te lo spiegheremo dopo in auto.”
Francesco, lasciato il locale dopo aver conferito con il suo padrone e preso ciò che gli spettava, corse a casa per prendere quanto la madre gli aveva preparato e ritornare sulla via principale come stabilito. I due non tardarono a raggiungerlo e, fattolo salire tra loro sui sedili degli invitati, si avviarono verso quella meta che dava ansia e trepidazione al piccolo. Avevano l’autista.
“Che cosa volevate dire prima e qual’ è il mio fiore?”
“Da come abbiamo potuto conoscerti, abbiamo intravisto in te un ragazzino con una forte, straordinaria inclinazione e vocazione all’omosessualità. Ci avevi raccontato che le figure femminili non suscitavano il tuo interesse, … che non ti dicevano nulla; ma che avresti colto un invito per farti conoscere solo da persone come noi. Avrai qualche nozione di cosa significhi, ma non sai che cosa si prova. Ne sentirai il bisogno, come un desiderio struggente, vivo, acuto di avere qualcosa dentro di te; che ti penetra lentamente e pacatamente esce per rientrare donandoti, dopo una estenuante lotta amorosa, un piacere non descrivibile. … e allora? …”
“Si, è vero; ma non ho mai provato e neanche ne sentivo il bisogno, ma ora …. Ho un po’ di timore, … ma … con voi … Però desidero avere ancora le vostre mani che corrono, solleticano, raspano le mie ginocchia, che graffiano dolcemente la mia area lombare e sacrale o che artigliano il mio culetto per squagliare quei muscoli. A volte dovevo reggermi al tavolo per non piegarmi e cadere. Mi deliziava e piaceva tantissimo. Quando vi sognavo e le sognavo, mi ritrovavo al risveglio sempre bagnato e il piacere che provavo era fortissimo.” Mentre l’auto scorreva tra filari di luci e qualche volta un volto, senza espressione, veniva illuminato repentinamente per sparire subito dopo nell’ignoto della notte, il sederino del giovinetto fu sollevato dal sedile per dar spazio alle mani di tastarlo, palparlo per eccitarlo ed indurlo a farsi conoscere totalmente.
“Ti piace?”
“Si!”
“Abbassati i pantaloni con le mutandine, che vogliamo vederti un po’ anche là.”
“Mi vergogno, perché altri potrebbero vedermi.”
“Su, fallo … è buio e nessuno potrà scorgere se sei seduto senza pantaloni e mutandine e poi sei tra noi. Su, … dai … che vogliamo guardare, … esaminare, e contemplare quelle tue parti anatomiche.” L’auto scorreva e loro, oltre ad aiutarlo a sfilarsi gli indumenti richiesti sino alle caviglie, ora lo accarezzavano anche sul pube cospargendogli sulla tenera fresca asta il suo gocciolante desiderio. Era la sua prima mappatura con masturbazione che riceveva e a cui rispondeva contraendosi, ansando e uggiolando.
“Ohhhhhhhhhhh, … fermi, … fermi … Alessandro … Massimo. Stooooo, …” Una stretta gli bloccò un repentino piacere, sino ad allora, a lui sconosciuto.
“Ehhhhh, … ehhhhhhhhhhhh, … ehhh” La respirazione, grazie alle mani che si erano allontanate, stava decelerando e lui, ansimante e felice, si era abbandonato a quelle che ora analizzavano e approfondivano la conoscenza del suo fisico.
“Riconosci, … tra poco sarai nostro ospite e, in quell’ambiente, li potrai esaminare, possedere e provare, se vorrai.” … e, prendendo le sue mani, i due le posarono sui loro inguini coperti e avvolti da leggeri tessuti.
“Lo voglio.” Accompagnando quell’espressione con “Non l’ho mai fatto.” Con gli occhi più luminosi del solito, Francesco, sotto l’effetto delle contorsioni e delle emozioni che le mani e gli sguardi dei due avevano su di lui, assentì, anche verbalmente, a fare la conoscenza di quello che il suo tatto percepiva. Pensieri, scene oniriche già viste, presagi, affioravano nella mente dai sogni in cui aveva sperimentato pesci che entravano o pizzicavano il suo corpo, uccelli che beccavano la sua lingua o stimolavano il suo piccolo anello, viscidi e lucidi serpenti che cercavano un nascondiglio nei suoi fori, genitali spropositati di esseri d’argilla che diventavano reali, vivi, pulsanti dentro di lui.
“Ti vediamo pensieroso. … Non temere. … Entrerai tra poco in un mondo per te sconosciuto, ma che palpiti, brami e ardi di conoscere … e il tuo fisico, da come avvertiamo, lo sta manifestando.” … Alessandro con quelle parole gli posò un casto bacio sulla nuca, mentre Massimo con estrema facilità se lo prese in braccio. L’auto silenziosa rallentava la sua corsa per arrestarsi, dopo il varco di un cancello, davanti ad una villetta immersa nel verde di cespugli e grandi alberi.
“Siamo arrivati a casa. Accederemo in essa per l’entrata degli ospiti, quella che guarda le placide, silenziose, tranquille, verdi e vive acque del Sile che bagnano il bordo ovest del parco. Sarai salutato da subito da Placido, nostro amico e a volte compagno di giochi. Non spaventarti per la sua mole: è un buontempone, … un allegrone con l’ospite, mentre con l’intruso e l’indesiderato diviene aggressivo e violento. … Ecco quella massa scura, che si avvicina zampettando, è il nostro angelo custode e nessuno entrerà in questa casa se non ha il nostro e il suo consenso. È stato ammaestrato a salutare in modo inconsueto e singolare l’invitato ad un solo nostro gesto, … e lui, ora, sa che deve accoglierti e onorarti. Ti annuserà, ti bacerà e leccherà il tuo culetto come gli è stato insegnato. Lascialo fare e abbandonati alla sua lingua! … e che le tue labbra perdano la rigidità e acconsentano ad essere visitate e lascino esaminare l’interno da loro custodito a qualunque! Hai timore?”
“No! Mi attraggono e affascinano i cani; soprattutto quelli dalle masse notevoli, poiché sono docili, buoni e allegri amiconi.”
“Quindi, … Federicooo … facci uscire! … e … conducici sino all’aiuola verde dove riceverà e darà un saluto al nostro molosso. Io, Massimo ti porterò in braccio al luogo e poi in casa come una vergine, tenera, inesperta sposa; mentre Alessandro ti svestirà del tutto degli indumenti. … Vuoi, da questo momento, essere il nostro giovane, spontaneo compagno per le ore che potrai stare lontano dai tuoi?”
“Si, … lo voglio.”
Era buio. Tra le fronde delle piante si intravedevano i riflessi argentei della luna nell’acqua scura, flessuosa, quieta. Dopo aver affidato all’autista – domestico factotum - gli indumenti, il giovinetto fu posato su un morbido tappeto erboso per prendere e dare un saluto a Placido. Francesco accarezzò pacatamente quel muso, anche con leggere grattatine al grifo rugoso del cane che l’annusava sfiorandolo per aspirare il profumo che la pelle del ragazzino emetteva. Un leggero bacio di Francesco venne ricambiato da un altro del molosso che dopo, salitogli sopra, iniziò a slinguarlo dal mento alla fronte, ripetutamente, con insistenza sino a riuscire a salutare anche le sue labbra leggermente dischiuse. La massa addominale della bestia, nel muoversi, strusciava di continuo, in un verso o in un altro, la sua area pubica, procurandogli una nuova incontrollata, dolorosa, umida erezione. Ad un battito di mani la curiosità di quella bestia si indirizzo verso la sua area pubica, non ancora coperta da peluria per leccare con grandi, lunghe spazzolate un pene da adolescente, sino a farlo urlare di piacere e chiedere ai due fratelli che glielo togliessero da sopra per non resistere a quella dolce tortura comminategli dal cane; anzi i due, tenendolo per le braccia e inseritogli in bocca una ball gag per silenziare i suoi urli, consegnata loro da Federico, assecondavano le sevizie offrendo alla bestia, dopo averlo arcuato, la sensibilissima area del sederino e del suo anello sfinterico. Tra contorcimenti, spasmi, contrazioni e distensioni, strabuzzamenti e torsioni il piccolo offriva senza interruzione le sue aree nevralgiche di forte sensibilità a quella lingua che in poco tempo lo spossò e snervò sino a spingerlo a un completo abbandono sul manto erboso.
“Xxancoraaaaaaaaaa, … sxxxxxxiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, … xvai dentro, … xentra, xxxentra, …xxxxxxxxxxx … entra … aaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhxxxx, … siiiiiiiiiiiiii, … cheeeeeeeeeeeeeexxx … beeeeeeeeelloooooooooooooo!”
Dal forellino del suo seviziato organo sessuale zampillò dapprima una crema trasparente venata di strie bianche opalescenti e poi fluirono pigramente liquidi paglierini; mentre dalla bocca otturata sgocciolavano pacatamente bave e dal suo sfintere anale fluiva una panna ombrata e cremosa. I suoi tremori erano accompagnati da movimenti e da urli strozzati dalla pallina forata.
“Ha quasi perso conoscenza per il forte piacere ricevuto, … togliamogli quella ball affinché respiri meglio e si calmi più in fretta. Ha avuto, penso, il suo primo violento orgasmo provocato dalla ruvida, lunga, bavosa lingua di Placido a cui fece seguito il quieto svuotamento della vescica.”
Ora l’orgasmo del ragazzino era solo di tepide urine che scendevano dall’addome verso l’erba. Ancora tremante, con lacrime agli occhi per il fortissimo godimento avuto, ringraziò il cane abbracciandolo, stringendolo a sé e baciandolo sull’umido grifo come siamo soliti fare con una persona cara.
“Portiamolo in bagno, rinfreschiamolo e laviamolo … e poi, visto che Federico ha già preparato uno spuntino, mangeremo assieme. Deve recuperare energie.” … e Massimo, seguito da Placido e da Alessandro, ripresolo in braccio ancora frastornato e confuso con il culetto lordato di feci liquide, varcata la soglia dell’abitazione, lo portò in bagno per una doccia rinfrescante e distensiva. Fuori il canto della civetta era continuo e insistente.
“Ti ha soddisfatto e appagato il saluto? … vuoi continuare dopo lo snack ad offrire il tuo fisico per conoscere te stesso tramite noi due? … anche passando attraverso il dolore per avere un piacere non descrivibile ed impagabile?”
“Con lui ho rivisto la visione in cui un uccellino-lingua mi beccava le labbra, pizzicava e mordeva il mio inguine e poi martellava e batteva il mio forellino dandomi immenso appagamento, … sfinendomi, tanto che anelo di riprovare simile esperienza, come fosse un bisogno. Voi sapete, … io non so cosa e come fare per dare anche a voi piacere. …
Mi avete chiesto di essere la vostra sposa … penso che corrisponda all’apparizione in sogno delle serpi che entrarono in me per annidarsi nel mio retto, riempendomi, … dandomi sazietà e appagamento. Si, voglio essere la vostra sposa, … il vostro giovane amante. Da voci, tra compagni di scuola, so cosa significa. Prendetemi e fatemi vostro. Insegnatemi a godere e a darvi piacere possedendomi. … Essere lavato da voi è stato farmi ritornare bambino, … come quando la mamma mi accarezzava e lambiva toccandomi anche là. Mangiamo, poiché dopo voglio riprendere la lezione.”
“Prima di riprendere con una pulizia interna, è opportuno che tu veda cosa faremo, osservando alcune stampe della nostra collezione erotica e, dopo, starai attento a come il nostro autista spoglierà Massimo, come lo riverirà e onorerà, poiché, subito dopo, eseguirai, quello che hai visto, su di me.”
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