A.N.A.L.E.- ( “Qualcuno sta rapendo i più grandi scrittori ER del Mondo)

di
genere
pulp

A.N.A.L.E.-

(oppure “Qualcuno sta rapendo i più grandi scrittori del Mondo)

In caserma. Il maresciallo Castro mi aspetta sulla soglia del suo ufficio, mani dietro la schiena, petto in fuori, con il suo mascellone quadrato in avanti che sembra una rompighiaccio pronto a spezzare un iceberg: “Dunque” esordisce “Cos’hai da dire in merito?”
“In merito a cosa, maresciallo?” sono confuso, messo sotto inquisizione per un fatto che ignoro
“Di là abbiamo un tale che dice di conoscerti che ha raccontato una storia strampalata di rapimenti e attacchi di amnesia”
“E chi è questo tale?”
Mi dice il nome. Scuoto la testa perplesso; “Mai sentito”
“Lui dice di sì. Afferma di avere ricevuto un invito per un ipotetico festival della scrittura erotica, pensa , all’hotel Boston”
Scrittura erotica “Oh, cazzo”
“Per caso ha dato un altro nome?”

Entro in una saletta, quella destinata agli interrogati. Un tavolo, due sedie poste una di fronte all’altra ai lati del tavolo. C’è un tizio, forse 45, forse di più, aria distinta, capello mosso, vestito con giacca marrone, jeans e anfibi. Il volto non mi dice nulla ma, lo conosco sotto pseudonimo e come contatto face book “Herman”
Lui si alza, sembra sollevato e mi tende la mano “Felice di vederti”
Sì, l’ultima volta che ci siamo visti era una festa, dove si festeggiavano e venivano premiati i migliori scrittori di ER d’Italia. Io solo come paparazzo. Non abbiamo avuto modo di parlare veramente quella volta. Nemmeno quando siamo finiti in massa al pronto soccorso, imbottiti di non so cosa. O meglio, loro erano imbottiti di non so che. Io, essendo astemio, mi ero salvato dal delirio anche se, un poliziotto ottuso, mi aveva atterrato con una mossa stile Hulk Hogan dei tempi migliori, facendomi finire sul vaso di una pianta grassa.
E al pronto soccorso c’ero finito anche io, con gli aghi del cactus infilzati nel culo e le manette ai polsi. Fortuna che, ho incontrato Yuko che mi ha tirato via da quella situazione spinosa..
“Allora, come sei finito qui?” chiedo sedendomi
“Ah, ho la testa che sembra una trottola. Ti dico quello che mi ricordo. Ho ricevuto un biglietto d’invito per una riunione con gli scrittori ER. Sulle prime ero un po’ dubbioso, visto come era conclusa la precedente ma, poi, Yuko mi ha spronato.. e, beh, lei è venuta da me e poi, in sella, da Parma a qui. All’inizio pensavo che l’invito venisse da te. Quando ho visto Garlasco..”
“L’hai con te il biglietto?”
“Mmm” si fruga nei taschini della giacca “Ecco” mi porge un biglietto bianco. Sopra c’è scritto “Le signorie vostre sono cordialmente invitate a partecipare ad un micro festival della letteratura erotica che si terrà a Garlasco,PV, all’hotel Boston, ore 23.59” Che strano orario
“Non il mio stile” nessun altra scritta, nessuna firma “Se mi scrivevi ti dicevo che era una bufala colossale”
“Ho avuto dei problemi con il wifi e tutto il resto. Beh, non ci ho pensato. Yuko fa =Ma si, andiamo fino a là e facciamo bagordi=” e siamo arrivati troppo presto. E abbiamo deciso per una pizza e poi ti avremmo chiamato. E siamo andati in un posto, credo si chiami Scoglio” annuisco “Pizza, un bicchiere di vino per stare in allegria e poi Yuko mi fa =Vado in bagno= e io ordino altro vino. E dopo venti minuti, Yuko non è tornata. Allora sono andato a cercarla e, beh, ho chiamato ma lei non rispondeva. Al che, cellulare e, nulla, squillo a vuoto. Allora che faccio, me ne sbatto ed entro nel bagno delle donne, chiamandola. Ma nulla. Esco, chiedo ai camerieri se avessero visto la ragazza che era con me ma, nessuno sembra aver visto nulla. E via, che non capivo più nulla e la testa che girava, sono uscito, ho chiamato ancora sul cellulare e, l’ho sentito squillare. Ed era dentro un cassonetto dell’indifferenziata. E poi ho cominciato a muovermi inquieto, la vista che si annebbia, qualcuno che mi chiede se sto bene e poi.. boh, tutta nebbia”
“Hai raccontato tutto questo al maresciallo?”
“Sì e il suo ringraziamento è stato quello di chiudermi qua dentro come persona sospetta”
“Sospetta di cosa?”
“Di rapimento” interviene il maresciallo entrando nella saletta “Sembra chiaro: un bicchiere di troppo, l’addormenti, la chiudi dentro qualche parte e poi, chiederai un riscatto”
“Maresciallo.. Non credo sia andata così”
Lui agita una mano come per scacciare una fastidiosa mosca “Sciocchezze. Non crederai davvero a questa fandonia della droga che offusca la mente?” ridacchia “E questo ER, ma dai, che roba è?”
“Esiste, glielo posso assicurare. Io, sono uno di loro”
Mi guarda con un’espressione di sdegno “Tu scrivi porcherie?”
“Un modo come un altro per sfogare la propria verve creativa”
“Tz”
“Beh, gliel’avrete fatta l’analisi del sangue no?”
“Tz”
Un carabiniere si affaccia alla porta e chiama il maresciallo. Lui si avvicina al giovane, li sento confabulare. Il maresciallo chiede “Ne sei sicuro?” quello annuisce. Il maresciallo si gira verso di noi, si schiarisce la voce un paio di volte e dice “Beh, pare che nel sangue sia stato trovata traccia di roipnol”
“La droga dello stupro?” Herman aggrotta le sopracciglia e assume un’aria preoccupata “Uh..”
“Come è fnito qui?” chiedo al maresciallo
“Qualcuno lo ha visto accasciarsi a terra. C’era un tizio che lo stava aiutando ma, quando si sono avvicinati gli altri per prestare soccorso, il tizio se ne andato via”
“Via?” sospetto
“Hanno rapito Yuko e volevano fare lo stesso con me. Perché?”
“Non ne ho la più pallida idea. Ma, ti posso dire che, l’hotel Boston non è più agibile da diversi anni. Quindi, impossibile che si possa fare qualcosa lì dentro. In più, se si fosse organizzato qualcosa del genere, lo avremmo saputo.”
“Una trappola? Ma a chi interesserebbe rapire gente come noi? Tu hai ricevuto il biglietto?”
“No”
“Allora, solo Yuko ed io?”
“Hai sentito gli altri?”
“Non ancora. Non ho potuto.. Provo a chiamarli..”
“Ti serve un caffè” mi alzo, vado nel corridoio dove ci sono le macchinette. Non il massimo, il liquido scuro che scende nel bicchiere ha lo stesso sapore di un calzino bagnato. Evito ed opto per un cappuccino che è un po’ più decente. Torno nella salette e trovo Herman che fissa il cellulare con la faccia aggrottata, immobile, come se si aspettasse che saltasse fuori qualcosa a sorpresa “Qualcosa non va?”
“Ho telefonato ad Alba e Browerfest. Nulla. Gli altri, boh?”
“Tieni” gli porgo il cappuccino “Ora, che ne diresti di cercare di capire cosa diavolo sta succedendo?”

“Non ricordo il tizio che mi stava aiutando e poi è scappato” dice Herman sconfortato
“Il maresciallo dice che possiamo andare ma devi tenerti a disposizione” gli faccio cenno di uscire “Vieni, torniamo allo Scoglio e vediamo di ricostruire qualcosa”
E siamo sul piazzale, parcheggio davanti alla veranda del ristorante. Nel piazzale ci sono un paio di camion e una decina di auto. Scendiamo e saliamo nel ristorante. Thomas, uno dei camerieri, ci vede e il suo volto si esibisce in un sorriso “Ah, sta bene, mi fa piacere”
“Thomas, vorremmo farti alcune domande su quanto successo qui” dico “Ricordi quando lui e la sua amica giapponese sono entrati qui?”
“Certo che sì. L’ha trovata la sua amica?”
“Non ancora” risponde Herman “Speravo potessi aiutarmi”
“Io..”
“Thomas, servivi tu ai tavoli?”
“Sì”
“Dimmi, hai visto la ragazza che si alzava?”
“Sì, l’ho vista andare verso il bagno”
“E poi?”
“Poi, nulla, ho servito ai tavoli”
“Non hai visto se è uscita?”
“E no, non ci ho fatto caso. Il locale era pieno e, era l’ora di punta, pausa pranzo”
“Quindi, non hai nemmeno visto se qualcun altro è entrato in bagno nei venti minuti successivi”
“No. Ho visto solo lui che usciva dal bagno e chiedeva se avessi visto la sua amica” si stringe nelle spalle “Di certo non è passata dalla sala, me ne sarei accorto”
“Hai detto che c’era gente e non hai fatto caso a lei”
“Sì, per il fatto che non guardo chi va in bagno ed esce. MA, una bellezza così, la si nota subito se ti passa davanti” sorride
“C’è un ingresso secondario?” chiede Herman
“C’è quello che usiamo per portare la spazzatura fuori, o fumare” dice Thomas
“Telecamere?”
“Non dentro il locale”
“Fuori?”
“Solo quella che sorveglia il piazzale ma, quello è comunale”
“Ok. Chi era di turno oggi, oltre a te?”
“Mara, Giorgio, Valerio, Bruno. Poi Enrico e Radji in cucina e il boss al bancone del bar”
“Chi è uscito a buttare la spazzatura?”
“In quei venti minuti, nessuno ma, Valerio esce una volta all’ora a fumarsi una sigaretta. Esce, si mette vicino ai cassonetti e poi rientra”
“E’ qui Valerio?”
“Finisce il turno tra dieci minuti”

Valerio sta fumando, guarda caso, vicino ai cassonetti del cartone e del vetro “Una ragazza giapponese dite?” Valerio si gratta il mento pensieroso “Diavolo, sì. Gran pezzo di figliola, se mi è permesso dire”
“Ti ricordi se era sola?”
“Mmm, no, era con uno”
“Chi?” chiede Herman ansioso
“Non l’ho visto bene. Mi sembrava un pelato un po’ sovrappeso. Sorreggeva la ragazza che sembrava un po’ ubriaca. Sono andati fino ad un furgone vintage parcheggiato là” e indica un punto proprio sotto al telecamera del comune “Poi, il tizio è salito alla guida ma, è rimasto lì”
“Non se n’è andato?”
“No”
“Poi, cosa è successo?”
“Nulla. Ho finito di fumare e sono rientrato a lavorare”

“Ma, guarda, mi cogli impreparato. Facce nuove e vecchie mi sfilano sotto il naso tutto il giorno” il boss mi guarda perplesso, la testa che si muove a destra e sinistra come un pendolo “Mi ricordo di lui e la sua amica, facce mai viste. Per il resto, normale routine”
“Io, invece, ricordo qualcosa” dice Bruno, uno dei camerieri, grande e grosso “Un tizio di quel tipo l’ho visto al tavolo in fondo alla sala, quello un po’ nascosto e in ombra. Ha ordinato una birra e null’altro”
“L’hai visto bene in faccia?”
“Faccia tondo, calvo, occhialetti tondi in metallo, cappello di paglia color bianco calcato in testa”
“E basta?”
“E, c’era gente..”

“Sai, adesso mi sembra di ricordare qualcosa” mi dice Herman mentre torniamo in auto “Il furgone vintage, stile figli dei fiori”
“Qui in paese ce n’è solo uno che ha un furgone del genere”
“Corrisponde alla descrizione?”
Decisamente no”
“Quindi, che si fa? Yuko è stata rapita da un maniaco e chissà cosa le sta facendo e noi non sappiamo che pesci pigliare”
“Andiamo dalla polizia locale” decido salendo in auto

Parcheggio facile, disco orario. Quasi non vedo il tizio che mi sbuca da destra “Ehchecazzo” esclamo
Lui alza le mani in segno di scusa, si gira dall’altra parte e prosegue sotto il torrione con la testa china, come se stesse cercando delle monete a terra.
“Ecco qui” dice l’agente Tancredi indicandomi lo schermo “Qui” il furgone vintage, azzurro confetto. Una figura ripresa dall’alto, l’inconfondibile cappello di paglia e Yuko sorretta dal soggetto“Sembra ubriaca”
“Invece è drogata” lo correggo “Riesci a vedere la targa?”
“No. L’angolazione è sbagliata e, la telecamera, è fissa, non mobile”
“Eh, ma che cazzo li spendete a fare i soldi dei contribuenti se poi usate delle telecamere scrause?”
“Questo è quello che passa il convento” fa risentito Tancredi
“Cos’è lì” indica Herman sullo schermo “Quello sfarfallio”
“Mmm, boh.. Sarà un bottone, un ciondolo, un riflesso di un’altra cosa”
“Ti senti ancora con tuo cugino Tommaso?”
“Sì, perché?”
“Passagli questo frammento di filmato e chiedigli se può migliorare qualche pixel”
“Eh, adesso, siamo mica a CSI”
“Tu prova”

Niente. Come cespugli che rotolano nel deserto, io ed Herman ci ritroviamo per le vie del centro cercando di fare mente locale di quello che sta accadendo. Mi squilla il cellulare “Pronto maresciallo”
“Allora, non so cosa sta succedendo ma, è meglio che porti il tuo compare qui in Caserma per sicurezza”
“Che succede?”
“Beh, ho fatto delle ricerche su questi altri scrittori di nicchia e, è saltato fuori che, almeno una decina di loro sono spariti nel nulla”
“Cazzo” faccio guardando verso Herman “VA bene, grazia” guardo verso di lui e dico “Ok, è ufficiale: qualcuno ce l’ha con noi”
La nostra camminata ci ha portati davanti alla facciata dell’hotel Boston. Bianco stinto, scritta vendesi che pende arrotolata da una parte, l’erba che cresce tra le piastrelle del marciapiede “Un tempo era un signor hotel. Anni 60 e 70. Qui è passata la creme della musica italiana: Lucio Dalla, Mina, Shel Shapiro. Un anno anche Madonna, prima che fosse qualcuno, una sconosciuta che si è esibita davanti a venti spettatori lì, alle Rotonde. Ora è un rudere che prende polvere”
“Si può entrare?”
“Vuoi fare un po’ di Urbex?”
“Quello lo lascio a te” si ficca le mani in saccoccia “Ma, tenendo conto che l’appuntamento era per qui.. “
“Mi chiedo perché, se l’hotel era una scusa per attirarvi dentro e rapirvi, correre il rischio di farlo nel parcheggio di un ristorante sotto gli occhi di tutti”
“E anche come faceva il rapitore a sapere che ci saremmo fermati allo Scoglio”
“Vi seguiva”
“Allora non è uno del posto”
“O forse sì”
“Non se ne esce più”
“Possiamo aspettare mezzanotte meno uno e vedere che succede”
“Pensi che si farà vedere?”
Mi stringo nelle spalle “Ci facciamo una birra?”

Seduti al tavolino a sorseggiare una rssa(per me), una bionda(per lui). Una ragazza bassa e tarchiata ci vede e si avvicina. Grassoccia, riccioluta, le guance piene di efelidi “Ciao Mauro”
“Ehi, Jo” la presento ad Herman “Jo scrive anche lei. Le ho consigliato ER perché, secondo me, ha talento”
“Eh dai” fa lei arrossendo “Non sono storie.. Beh, voi siete più bravi.. Tu è un po’ che non scrivi”
“Eh, sono in una fase creativa di stand by. Tu, non hai ancora pubblicato nulla?”
“Mi vergogno un po’”
“Beh, basta usare uno pseudonimo..”
“Sì, ce l’ho”
“Carino quel ciondolo” dice Herman “Ti piacciono i nightmare”
Il ciondolo in questione raffigura un cavallo dalla chioma infuocata: un nightmare, una creatura fantastica tipica di D&D “Conosci i night mare?” fa stupita lei “Pensavo che Mauro fosse l’unico qui in paese”
“Ho avuto i miei momenti di gloria”
“E tu?” mi chiede lei “parteciperai al concorso indetto da ER?”
“Sì, sto cercando di finirlo. Niente pulp. Sarò romantico, spero. Tu Herman?”
“Sì, è una sfida interessante. Vediamo chi vincerà”
“Andrai sul podio” dice rivolta a me. Arrossisce mentre me lo dice “Beh, io vado ora. Ciao”
“E’ cotta di te” commenta Herman
“Sì, lo so ma…”
“Ma?”
“Per ora sono a posto così” ma lo dico con una punta di rammarico
Mi arriva una notifica di mex. Il disegno di una fenice come quella di Harry Potter, si materializza sul display. Il mio ammiratore segreto si fa vivo dopo tanto tempo. Apro il mex e ci trovo questa frase “So che dai la caccia ad un furgone vintage. Credo di averlo visto parcheggiato dietro l’ex cinema Rossi”
“risposta: Credi?”
“Ho sbirciato dal tetto di un palazzo in via Parini e ho guardato dall’alto quel cascinale abbandonato dietro al Rossi. Il furgone è lì, parcheggiato sotto un porticato”
“Hai visto per caso anche chi lo guidava?”
“Eh no, chiedi troppo”
Guardo Herman “Abbiamo una pista”

“Ci possiamo fidare di questa Fenice80?” chiede Herman
“Sì”
“Sicuro che non è in combutta con il rapitore solitario?”
“Sicuro?”
“Dico di sì”
“MA lo hai mai incontrato?”
“Sì”
“Ah”
“Mi fido ciecamente”
Siamo in via Parini, di fronte al portone del cascinale che si apre dietro di esso. Non si può entrare, a meno che non si conosce il proprietario. Si da il caso che lo conosco ma, attualmente, è fuori sede e, il cascinale è chiuso “Quindi, come si entra?”
“Con la chiave” dico armeggiando nelle tasche e traendo una chiave di metallo “Un dono da parte della figlia di questo tizio con cui ho avuto un rapporto di lavoro..”
“Ahah” dice poco convinto “E ti ha lasciato la chiave”
“Sì” infilo nella toppa, entro e ci si ritrova nel cortile “Eccolo lì” il furgone vintage sotto il portico. Ci avviciniamo con cautela, guardandoci intorno. Arriviamo ad esso, ci sbirciamo dentro. Fuori, il cielo si sta preparando a virare nella sera “Ahah” fa Herman “Cappello di paglia e occhiali tondi”
Io trovo il portellone del furgone aperto. Spalanco di colpo e.. vuoto “Vuoto” accendo la torcia del cellulare ed esploro il vano. Ci sono delle fascine di plastica, uno straccio imbevuto di una sostanza dal sapore penetrante, una siringa “Ok” mi squilla il cell. E’ Tancredi
“Ho chiamato mio cugino e, ha fatto in fretta a mettere a fuoco l’immagine”
“Speedy Gonzales colpisce ancora. Mi giri la foto?”
Mi arriva il bip del file in arrivo. Ringrazio Tancredi e apro il file. Beh, i pixel sono più distinguibili e.. il brillio si vede bene. E anche chi c’è dietro “Cazz” scatto verso Herman “Ehi Herman..”
MA Herman non c’è più. Rimango lì, a bocca aperta, a fissare il portico deserto, il cortile, il portone chiuso “Ma come?”

Forse che c’entrano gli alieni? Il capitano Kirk è passato con l’Enterprise e lo hanno teletrasportato via? Sia è aperto un passaggio dimensionale e lo ha risucchiato dentro? O si è nascosto da qualche parte per farmi uno scherzo?
Chi si nasconde dietro questo complotto? Qualcuno sta rapendo i più grandi scrittori ER del Mondo. Ed è uno che abita qui, a Garlasco. Per farne cosa?
Il mio piede urta qualcosa di metallico, quasi inciampo. Abbasso lo sguardo: una botola. Diavolo, che faccio? Non sono Indiana Jones e là sotto non c’è il Sacro Graal che mi aspetta. E io potrei essere la prossima vittima. Sarò venduto ad un harem di maniaci depravati? Oppure mi risveglierò in una vasca da bagno senza un rene? Oppure in mezzo ad un’orgia piena di gnocche che abusano sessualmente di me.. Uh, quasi spero che sia quest’ultima.
Sfido l’ignoto ed entro nel buco. Non prima di avere avvisato il maresciallo di quello che sto per fare..
Una decina di pioli, un corridoio buio, una luce tenue in fondo ad esso. Afferro una spranga di ferro e seguo la luce come una falena, sperando di non fare la stessa fine. Svolta a destra, poi a sinistra, perdo l’orientamento, arrivo ad altri pioli. Ok, o la và o la spacca. Salgo i pioli, altra botola. Mi sporgo come wile Coyote mentre tende un agguato a Beep Beep. Una cantina piena di vecchi mobili, manichini, locandine. Una locandina ritrae Lucio Dalla in concerto alle Rotonde. Cazzo, sarò mica al Boston?
Giro per un po’ fino a che non trovo delle scale, le salgo e , mi ritrovo nella hall dell’hotel,
uno scricchiolio alle mie spalle, mi giro abbastanza in fretta per vedere un tizio incappucciato armato di mazza da baseball. Sesto senso a mille, ma agilità di bradipo piaggiato, non riesco ad evitare del tutto la mazza, che mi colpisce alla spalla e mi fa cadere a terra come un sacco di patate. “Ehi, ferma lì!” urlo alla figura minacciosa “Jo”
la figura si blocca, sposta la testa di lato. Scosta il cappuccio “Non sono Jo”
La faccia di un uomo, con il ciondolo simile a quello di Jo “Chi cazzo sei?” ma nella mia memoria visiva latitante, mi sembra di averlo già visto
“Sono un tuo ammiratore” sorride “Ho letto tutte le tue storie e, sai, sono convinto che tu, sia il più meritevole”
“Meritevole di che? Cos’è questa storia?”
“Ma come? Il concorso, hai dimenticato?”
Di colpo, è come se una lampadina si fosse bruciata e con esso il mio cervello. Il concorso di ER? Ma che cazzo? Lo guardo a bocca aperta “Cioè, fammi capire: tu hai rapito gli autori ER perché vuoi far vincere me?”
“Sì” ride in maniera demente, come il Joker davanti Batman. Solo che io non sono Batman in quel momento, ma più un Roy Scheider in Misery. “Se non hai più concorrenti a confronto, rimani unico vincitori e ti prendi il premio”
“Vuoi farmi credere che hai rapito gli altri per questo motivo? Farmi vincere il concorso ER?”
“Sì”
“Ma tu sei completamente scemo” salto su come un pupazzo a molla, pentendomi subito dal dolore intercostale e dalla mia non più fresca giovane età “Hai il cervello di un bruco morto dentro una mela”
La faccia di lui si rabbuia e, il sorriso da Joker si distorce in maniera ancora più folle “Come osi insultarmi? Io l’ho fatto per te. E per Jo”
“Jo?”
“Sì, lei è mia sorella..Sorellastra. Lei si è invaghita di te e, mi aveva detto che desiderava tanto che tu vincessi. E il premio del viaggio.. Lei voleva farlo con te. E allora, perché deluderla?”
“Hai organizzato tutto questo per accontentare tua sorella e far fare il viaggio premio con me?”
“Sì. Terrò gli autori ER qui con me mentre tu vincerai e riscuoterai il premio”
“E poi?”
“E poi dipende da te”
“Tu sei malato. Io, tua sorella, per la carità, ragazza interessante ma.. Ho già chi viene con me” indietreggio, quando lui si avventa su di me a mazza alzata
SDENG! Una pala che si materializza all’improvviso e colpisce alla nuca il maniaco. Dietro, sorridente, Fenice 80 che mi strizza l’occhio.
Subito dopo, il commando dei Carabinieri irrompe nel hotel Boston come i Bersaglieri attraverso la Porta Pia “Fermi tutti, siete in arresto”
“Alla buonora, maresciallo”

“E questo è quanto” dico ad un attonito herman e un’attonita Yuko, la vicenda di quella faccenda
“Cioè, sto sciroppato ci ha rapito e drogato, per impedirci di partecipare ad un concorso di ER? Per far vincere te?”
“Già”
“E io che pensavo di averle viste tutte” commenta Herman scuotendo la testa “Robe da pazzi”
“Mente disturbata. Ha fatto dentro e fuori dalle cliniche psichiatriche”
“ti ricordi dove l’hai visto?”
“Sì, il tizio che mi è quasi venuto addosso davanti alla caserma della polizia Locale. Che poi è sparito sotto il torrione”
“Ed era il fratellastro di Jo, la tua amica grassottella”
“Già”
“Lei sapeva di sta cosa?”
“Dice di no” mi stringo nelle spalle
“Fortuna che il tuo amico Fenice80 ti ha seguito e salvato il culo” commenta Herman
Già, l’amico che conosco solo io e che gli altri mai hanno visto “Poteva rimanere” commenta Yuko
“E’ fatto così”
“Quindi, cosa accadrà ora?”
“Luis finisce in carcere con l’accusa di sequestro di persona e aggressione aggravata per futili motivi. Per mio conto, opterei per una riapertura dei manicomi” sospiro “Tutto è bene quel che finisce bene”
“Possibile che, ogni volta che ci incontriamo, succede sempre un casino?”sbuffa Yuko
“Dobbiamo smetterla di vederci così” ride Herman
“Beh, è andata bene. Notizie degli altri?”
“Tutti sani e salvi. Sono tornati a casa e ringraziano ancora il tuo aiuto. E quello di fenice80”
“Sembra di essere finiti in uno dei racconti pulp tuoi” commenta Herman
“Sì, ma senza sesso”
“Che sollievo” dice Herman
“Non è una storia da ER” commento io ridendo afferrando un bicchiere di rossa e alzandolo verso di loro “Brindo alla conclusione di questa folle storia. E al futuro vincitore di ER”
“Prosit” dicono in coro Herman e Yuko

E la sapete una cosa? Giusto per concludere in maniera folle questa storia. Jo e io ci siamo visti qualche giorno dopo e, ci siamo parlati. E.. beh, magari ve lo scrivo sottoforma di racconta nel prossimo ER…

=Fine=

di
scritto il
2020-10-03
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