Il Patto - 1 - Le Presentazioni

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sentimentali

14 luglio

Quest'anno vado in campeggio per dieci giorni. Un anno dopo la fine del liceo, alcuni dei miei vecchi compagni di classe hanno deciso di organizzare questa specie di rimpatriata. Quando Marco mi ha chiamato per farmi la proposta, non ho fatto salti di gioia. Non ho un bel ricordo degli anni del liceo, e non avevo particolarmente legato con nessuno. Ma lui ha insistito, ha parlato un po', e alla fine ha detto la parolina magica che mi ha fatto accettare subito. Sono sicuro che sapeva benissimo come farmi dire di sì, lo stronzetto.

E così, eccoci qui, tutti impegnati a montare le tende. Nove ragazzi fra i 19 e i 21 anni. Mi fa abbastanza strano rivedere gli altri otto dopo un anno in cui non ci siamo visti né sentiti, soprattutto considerando che fra di loro hanno continuato a vedersi ogni tanto. Ancora non riesco a capire perché Marco abbia insistito per farmi venire con loro.
Marco ovviamente non sta montando le tende. Da bravo leader nato, sta dirigendo i lavori. E ovviamente si è tolto la maglietta tipo due secondi dopo essere arrivato, e già non so quante ragazze, passando, hanno omaggiato con sguardi languidi e risolini il suo fisico scolpito. Lui di sicuro non rimarrà a secco, qui. Si sente sempre superiore agli altri, e per questo spesso mi sta sullo stomaco. Ma d'altra parte ha un carisma innato, una capacità di coinvolgere gli altri, che lo rende amato da tutti. Le ragazze, poi, lo adorano.
Edoardo ha già montato la sua tenda e sta aiutando gli altri. È il simpaticone del gruppo, fisico robusto, barba folta e risata contagiosa. Al liceo era famoso per i suoi scherzi, che gli hanno fatto prendere un bel po' di note, e che gli avrebbero creato ancora più problemi se Marco non fosse intervenuto ogni volta a cavarlo dai guai.
Edoardo è fidanzato da parecchi anni con Giulia. Hanno attraversato buona parte del liceo insieme, immuni ai tira-e-molla che di solito caratterizzano questa età. Giulia è una ragazza dolce, un po' grassoccia, dall'aspetto materno. Tutti sono affascinati dal suo cuore tenero e dalla sua capacità di consolare tutti da qualsiasi guaio. È un po' come la nutella. Da parte mia, però, sono sempre rimasto affascinato dall'enorme ampiezza del suo seno.
Elena sta già facendo fotografie in giro. Nonostante sia la più giovane, ha un fisico giunonico. È alta quasi un metro e ottanta, capelli corti, gambe lunghe e sode e un seno prosperoso. Ha sempre avuto uno spirito indipendente e una passione per gli sport estremi. Nonostante sia molto bella, la sua energia quasi infinita e la sua intraprendenza tendono a scoraggiare i ragazzi. Un po' delusa dai maschi, dopo la fine del liceo si è messa con Valentina, un'altra nostra compagna di classe.
Anche Valentina è qui, e come al solito non sta dando una mano per niente. Capelli ricci, molti piercing, culo da favola, aria svampita, al liceo era famosa per non uscire mai di casa senza un po' di erba in tasca, e non sembra aver perso quest'abitudine.
Chiara è sempre uno schianto. Mentre è inginocchiata per terra a fissare i picchetti della tenda, ho una vista mozzafiato sul suo culetto, coperto da un paio di pantaloncini cortissimi che non lasciano nulla all'immaginazione. Con i suoi capelli rosso fiamma e le sue lentiggini, Chiara è sempre stata fra le ragazze più corteggiate della scuola. E a giudicare dai racconti, sembra che abbia soddisfatto molti dei suoi corteggiatori.
La tenda di Flavio è montata con una precisione millimetrica. Taciturno, occhiali e capelli neri, Flavio è un gran cervellone, e ora studia fisica. Non penso di aver scambiato più di due parole con lui in cinque anni, e credo che me lo sarei dimenticato del tutto se durante l'ultimo anno non fosse stato protagonista di un avvenimento che io chiamo "la catastrofe".
Ecco, la tenda di Flavio si apre, e alla luce del sole vedo spuntare una testa ricoperta di lisci e lucidi capelli castani, poi enormi occhi color nocciola e un sorriso da far sciogliere il cuore al peggiore degli assassini. È Ginevra. È la donna più bella del mondo. È la ragione per cui sono qui.
Mi innamorai perdutamente di Ginevra la prima volta che la vidi. Le fossette del suo sorriso, la dolcezza della sua voce, il suo profumo, il suo corpo perfetto, tutto in lei mi manda la testa nel pallone e mi fa perdere qualsiasi cognizione del dove e del quando. Al liceo stava al banco con Chiara, e l'accostamento non poteva essere dei più contrastanti. Accanto a Chiara, esperta, festaiola, disinibita, spiccava ancora di più il candore innocente di Ginevra. Molti ragazzi la corteggiavano. Ma lei era una di quelle che "aspettavano l'uomo giusto". Nella mia idiozia, pensavo di essere io l'uomo giusto, e mi facevo migliaia di pippe mentali e fisiche immaginando il nostro futuro insieme. Poi, all'ultimo anno, l'uomo giusto arrivò. E non ero io. Era Flavio. Questa è "la catastrofe". Fu come una mazzata sui denti. Da quel momento, crollarono tutte le mie illusioni, e attraversai il resto dell'anno scolastico in una specie di trance. Arrivai a giugno quasi senza accorgermene, non partecipai ai pianti e ai festeggiamenti di fine anno, me ne andai senza salutare nessuno e cercai di dimenticare.
Inutile dire che nessuno sentì la mia mancanza. D'altra parte ero io, Antonio, lo sfigato senza amici, non bello, non simpatico, non intelligente, non eccellevo neppure nel male come certi bulli, e l'unico traguardo che ero riuscito a raggiungere era di essere arrivato alla fine del liceo vergine. E lo sono tuttora. La mia vita non è cambiata parecchio. Ed è chiaro che non avessi molta voglia di venire qui, in mezzo a persone che, pur del tutto involontariamente, non fanno altro che accentuare la mia inettitudine con i loro pregi.
La possibilità di rivedere Ginevra mi ha fatto perdere la testa. Ma ora che sono qui, lei mi ha detto ciao e se ne è andata con Flavio, ora che gli altri hanno finito di montare le tende e sono pronti ad andare a divertirsi in spiaggia, ora mi rendo conto che mi aspettano dieci giorni d'inferno.
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scritto il
2020-12-19
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