Cornuto: -- l'antipatico Arturo
di
Armando70
genere
tradimenti
Questo racconto è stato riscritto, corretto e migliorato
Lo potete trovare pubblicato su Amazon dalla casa editrice "SOGNI PICCANTI"
Nel libro e-book e cartaceo "DIARIO. Gioie e dolori coniugali"
Vi consiglio di leggerlo e non ve ne pentirete.
Capitolo nove
Lei si addormentò subito beatamente, io, invece quella sera non riuscivo proprio a dormire.
Mi sentivo agitato e nervoso. Pensavo alla visita di Arturo ormai prossima e mi teneva in tensione. Passò più di due ore prima che riuscissi a dormire e, appena chiusi gli occhi cominciai a sognare. Subito furono sogni confusi che nulla avevano a che vedere con la realtà, poi le cose cominciarono a delinearsi e, il sogno diventò chiaro, attinente al momento che si stava vivendo.
Allora! "Mi trovavo a rientrare a casa dopo la solita giornata di lavoro, era più tardi del solito. Da fuori notavi la luce della camera accesa. Entro casa, era tutto spento e silenzioso. Solo dalla camera da letto veniva una debole luce attraverso la porta socchiusa e, sentivo qualche silenzioso bisbiglio. Attaccato alla porta un biglietto con scritto. "Caro quando arrivi non disturbare." Guardai dentro da quel po' che la porta socchiusa mi permetteva di vedere e mi venne quasi un colpo. Mia moglie a novanta gradi con il culo pieno del cazzo di Arturo che l'inculava. Feci un urlo e mi svegliai di soprassalto, sudato ed eccitato. Ma la cosa sorprendente era che mi ritrovavo il cazzo duro come l'acciaio. Lei si svegliò spaventata. "Che succede...??", domandò, "hai avuto un incubo??" -- "No! Peggio...peggio", risposi, "ho sognato che...che." Balbettai senza finire la frase. "Cos'hai sognato...??" Domandò vedendomi con il pene così in tiro. "Hai sognato qualcosa che ti a eccitato così tanto??" Mi vergognavo a dirglielo ma, siccome lei m'incalzava d'un fiato sbottai. "Ho fatto un sogno che mi a spaventato ed eccitato allo stesso momento..." E lei. "Posso sapere di che si tratta??" Presi coraggio e glielo dissi. "Ho sognato Artuto che ti stava inculando. Capisci?? Ne abbiamo parlato tanto in questi giorni che alla fine ho sognato che lo stavi facendo."
A sentire quelle parole scoppiò in una risata tanto forte e tanto gustosa come mai l'avevo vista. "A quanto pare...", disse, cominciando a segarmi il cazzo, "il sogno tè piaciuto. Guarda un po' che cazzo duro ti ritrovi!" Si! Sentivo dentro di me che quel sogno m'era piaciuto, non potevo però ammetterlo con lei. Me lo impediva la gelosia e l'antipatia verso quell'uomo, poi, ammetterlo significava darle campo libero e magari si sarebbe sentita autorizzata a lasciarsi andare. No! Non potevo farlo, anche se il pensiero dentro di me mi faceva ribollire il sangue.
Smise di ridere e, senza dire nulla, come una bambina si chinò e prese a leccarmi il pene come fosse un gelato. Mi fece sborrare nuovamente, era la terza volta quella sera.
Poi disse. "Dai ora dormi e non pensare ad Arturo. Hai visto che ti fa male!?"
Così m'addormentai profondamente.
Il giorno dopo era venerdì. All'appuntamento con Arturo mancava solo un giorno. Un giorno che aspettavo e allo stesso tempo mi terrorizzava.
Continua.
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Capitolo nove
Lei si addormentò subito beatamente, io, invece quella sera non riuscivo proprio a dormire.
Mi sentivo agitato e nervoso. Pensavo alla visita di Arturo ormai prossima e mi teneva in tensione. Passò più di due ore prima che riuscissi a dormire e, appena chiusi gli occhi cominciai a sognare. Subito furono sogni confusi che nulla avevano a che vedere con la realtà, poi le cose cominciarono a delinearsi e, il sogno diventò chiaro, attinente al momento che si stava vivendo.
Allora! "Mi trovavo a rientrare a casa dopo la solita giornata di lavoro, era più tardi del solito. Da fuori notavi la luce della camera accesa. Entro casa, era tutto spento e silenzioso. Solo dalla camera da letto veniva una debole luce attraverso la porta socchiusa e, sentivo qualche silenzioso bisbiglio. Attaccato alla porta un biglietto con scritto. "Caro quando arrivi non disturbare." Guardai dentro da quel po' che la porta socchiusa mi permetteva di vedere e mi venne quasi un colpo. Mia moglie a novanta gradi con il culo pieno del cazzo di Arturo che l'inculava. Feci un urlo e mi svegliai di soprassalto, sudato ed eccitato. Ma la cosa sorprendente era che mi ritrovavo il cazzo duro come l'acciaio. Lei si svegliò spaventata. "Che succede...??", domandò, "hai avuto un incubo??" -- "No! Peggio...peggio", risposi, "ho sognato che...che." Balbettai senza finire la frase. "Cos'hai sognato...??" Domandò vedendomi con il pene così in tiro. "Hai sognato qualcosa che ti a eccitato così tanto??" Mi vergognavo a dirglielo ma, siccome lei m'incalzava d'un fiato sbottai. "Ho fatto un sogno che mi a spaventato ed eccitato allo stesso momento..." E lei. "Posso sapere di che si tratta??" Presi coraggio e glielo dissi. "Ho sognato Artuto che ti stava inculando. Capisci?? Ne abbiamo parlato tanto in questi giorni che alla fine ho sognato che lo stavi facendo."
A sentire quelle parole scoppiò in una risata tanto forte e tanto gustosa come mai l'avevo vista. "A quanto pare...", disse, cominciando a segarmi il cazzo, "il sogno tè piaciuto. Guarda un po' che cazzo duro ti ritrovi!" Si! Sentivo dentro di me che quel sogno m'era piaciuto, non potevo però ammetterlo con lei. Me lo impediva la gelosia e l'antipatia verso quell'uomo, poi, ammetterlo significava darle campo libero e magari si sarebbe sentita autorizzata a lasciarsi andare. No! Non potevo farlo, anche se il pensiero dentro di me mi faceva ribollire il sangue.
Smise di ridere e, senza dire nulla, come una bambina si chinò e prese a leccarmi il pene come fosse un gelato. Mi fece sborrare nuovamente, era la terza volta quella sera.
Poi disse. "Dai ora dormi e non pensare ad Arturo. Hai visto che ti fa male!?"
Così m'addormentai profondamente.
Il giorno dopo era venerdì. All'appuntamento con Arturo mancava solo un giorno. Un giorno che aspettavo e allo stesso tempo mi terrorizzava.
Continua.
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