Siamo figli di Mazinga

di
genere
sentimentali

Siamo figli di Mazinga

Noi che siamo figli di Mazinga. Ma anche di Goldrake, Daitarn III, capitan HArlock e ken il guerriero. Noi che veniamo da quell'epoca di giovani reduci dei film Disney che ha trovato nuova linfa vitale nei cartoni animati giapponesi.
Noi che si andava a scuola e si discuteva di quei robot giganteschi con armi fantastiche e nemici temibili. Che si facevano mille avventure nella testa immaginandosi a guidare la Match Patrol, a pilotare il Brain Condor o il Jet Scrander, a gridare ‘Miwa lanciami i componenti’, ad immaginarci al fianco di ‘un pirata tutto nero che casa solo ha il suo velier’
Cartoni animati(anime come avrei scoperto anni dopo), che si distinguevano per messaggi di libertà, uguaglianza ma anche di violenza che tanto aveva indignato i genitori dell’epoca
Goldrake fu il primo: amore a prima vista, la novità, l’evasione ai film buonisti come la Sirenetta, Pinocchio o Cenerentola. Maglio perforante, raggio gamma, attacco solare, i nemici spesso brutti, i robot mostruosi, il pathos per ogni volta che il nostro eroe si trovava in difficoltà e poi, colpo di coda, il nemico era sconfitto
Per le signorine c’era Candy Candy, Peline story, Anna dai capelli rossi. Per noi, tutta un’infinita schiera di robot e astronavi.
Storie del passato, della nostra infanzia.
Per molti di noi, la passione di Goldrake e di tutti i suoi derivati, non è mai sopita, è sempre lì, pronta ad essere rispolverata. Perché è ciò che siamo stati e fanno parte di ognuno di noi

Parcheggio l’auto in prossimità della palestra Ugo Foscolo. Il parcheggio è quasi pieno. Scendo, forse un po’ nervoso e mi incammino verso l’ingresso. Sopra la porta a vetri d’ingresso c’è lo striscione “Siamo figli di Mazinga”, classe 1970. Da dentro rimbomba il frastuono di sigle jap “Vaaaa! Distruggi il male va’” mi saluta la musica quando apro la porta. Dentro, una ventina di persone, tra i quaranta e i cinquanta, che si dimena a luci stroboscopiche neanche fossimo ad un rave con Guetta alla consolle. Ma c’è gente anche più giovane, forse accompagnatori, forse semplici curiosi.
C’è un banco all’ingresso e una tipa con una vistosa maglia aderente bianca con su la faccia di Fujiko Miine. Non è una della mia generazione: avrà 25 anni, i capelli ricci e neri legati a pon pon ai lati della testa, ben carrozzata, che mastica gomma come un mantice. Davanti a sé ha un registro aperto su cui sono annotate delle firme “Ehi vecchio” mi saluta Vecchio? Beh, non ha tutti i torti
“Ehi giovane” ricambio “Devo firmare?”
“Nome, cognome, classe e soprannome” picchietta l’indice sulle pagine
“Parecchia gente stasera” commento
“Mia madre è vicino al posto delle bibite” dice lei
Perché ha sentito il bisogno di dirmelo? “Mi fa piacere”
“Non fare lo gnorri Mauro”
La guardo, aggrotto le sopracciglia “Scusa, sarà l’età ma..”
“Alessia Barbieri, figlia di Sonia Rossi”
“Venus” faccio stupito. La mia fidanzatina delle medie. Dio santo, una figlia così grande?. I primi rudimenti sul sesso l’ho fatto con lei. Abbiamo fatto anche le superiori insieme. Poi lei ha proseguito ed è andata in Università e io ho scelto una via diversa. Da quanto tempo non sentivo parlare di lei?
“Ehilà” un tizio basso e tondo con incipiente calvizie mi arriva contro. Sembra Boss Hogg, solo più basso. Sul maglione ha appuntata una patacca che lo identifica come Boss “Guardalo qui, il Koji”
“Gualtiero Boss robot” goffo quanto il personaggio da cui ha preso il nome “Vedo che gli anni non ti hanno cambiato”
“Ah, si” fa compiaciuto picchiettandosi le mani sul ventre prominente “Sempre in linea”
Sì, a guardarlo bene, sembra che boss robot se lo sia mangiato “Hai già incontrato Venus?”
“Sono appena arrivato. Ma ho conosciuto la figlia”
“Bel bocconcino, non credi? D'altronde, da una madre così, poteva venire fuori un rospo?” mi prende sottobraccio e pilota fino alla zona bar. Si spacca in quattro lui, si fa una croce su e tu non ci sei più. Folla, gente che beve, scherza, ride e balla. Un uomo di bell’aspetto con una maglia di Mazinga Z. Un altro barbuto con la faccia del dottor Hell. Tutte magliette con i nostri eroi preferiti: Grande Mazinga, Trider G7, Aphrodite A, Jeeg, Goldrake, Gundam. Riunione di Nerd a tutta manetta
“Ehi Koiji” sì, Koiji e non Rio come inizialmente si pensava. Colpa delle traduzioni deviate che si facevano quando arrivavano i cartoni Jap. Grenzinger e non Goldrake, Amuro Rei e non Peter Rei, Koji Kabuto e non Rio o Alcor. Alcor, cazzo è, un tonno in scatola.
E poi c’è lei, invecchiata ma bene, fisico asciutto, proporzionato al punto giusto, con i capelli lunghi e castani, il viso di una trentenne e quei lineamenti uguali in tutto e per tutto a June, il pilota di Venus Alpha del Grande Mazinga
Alla sua vista, il cuore manca un battito mentre, nella sala rimbomba un’altra canzone ‘Trema, il regno delle tenebre e del Male, dalla Fortezza delle scienze arriva, con i suoi pugni atomici Mazinga, robot’
E lei che si sofferma più del dovuto a fissarmi. E io che mi sento rimescolare il sangue e i ricordi che riaffiorano prepotenti “Mauro” mi saluta lei
“Sonia” dico io
Stiamo lì a fissarci mentre tutto attorno a noi è una cacofonia di suoni,luci e colori “Mi spiace” all’unisono
“Io” dico
“Aspetta” dice lei
Ci fermiamo, sorridiamo “Sei sempre una vista magnifica” riesco a dire alla fine
“Pensavo non venissi”
“Beh, era difficile rinunciare al richiamo di questo tuffo nel passato” mi avvicino al bancone. Dietro una ragazza robusta sta sceverando qualcosa che vers dentro un bicchiere e lo piazza davanti a me “Coctail analcolico per Koji” ride
“Lei è Dania, la ricordi?”
La guardo meglio. Il ricordo che ho di Dania non corrisponde a quello che vedo. Ricordo una ragazza piuttosto brutta, con gli occhiali spessi da uomo talpa, l’apparecchio ai denti e la faccia cosparsi di lentiggini. Ora vedo una donna alta, bionda e a forma fisica di Arnold Schwarzeneggher ai tempi di Conan il barbaro “Ma dai?”
Si mette le mani ai fianchi “Visto che roba?” si sporge verso di me e chiede “Adesso dimmi la verità: mi bomberesti volentieri, nevvero?”
Io la guardo serio, incapacitato di pensare. Poi lei scoppia a ridere e ed esclama “Dai che scherzo. Sono una donna sposata” e mi mostra la fede che porto al dito e indica alle mie spalle un tizio alto e palestrato che sta parlando con Boss “Mio marito, lo riconosci?”
“No, chi è?”
“il dottor Hell?”
“Giammarco? Quello che ti bullizzava sei giorni su sette?”
“Proprio lui” scoppia a ridere “Da non crederci. Quando ci siamo rivisti anni dopo, volevo spaccargli il grugno. Ma lui, si è limitato a guardarmi e mi ha detto ‘Dio che gra topa che sei diventata’ E da lì, amore a prima vista”
L’Inferno si è gelato e il Mondo è cambiato “E sì, parole che colpiscono” commento. Torno a guardare Sonia “Ho conosciuto tua figlia”
“Gran bella ragazza”
“E tuo marito?” bevo e la guardo di sottecchi
“Sparito con una che ha l’età di nostra figlia”
“Uh, mi spiace”
“Dillo che un po’ ci speravi”
“Ma..”
“Sei sposato? Fidanzato?”
“Single”
“Abbiamo qualcosa in comune”
Sorridiamo.
‘C’è qualcuno lassù, oltre il cielo stellato, un nemico invisibile matto’ attacca un’altra canzone “C’è troppa confusione qui” si allontana e mi fa cenno di seguirla. Verso la zona bagni. Troviamo due che limonano al buio “Quindi” dice lei “Cos’hai fatto in questi anni?”
“Dimmelo tu. Sei sparita dai radar e non ho più avuto tue notizie”
“Sono andata all’estero. Ho lavorato per Medici senza frontiere nei luoghi caldi del pianeta. Gratificante ma anche, psicologicamente stancante. Li ho conosciuto il mio primo marito. Un medico anche lui, un fuoco di paglia durato meno di un anno. Dopo il divorzio sono tornato in Italia e ho conosciuto il padre di Alessia. Dieci anni di matrimonio. Poi lui ha fatto il coglione e..” allarga le braccia, alza le spalle “Eccomi qui”
“Fai ancora il medico?”
“Sì. Sono al pronto soccorso. E, no, non ho nessuno al momento. Tu, come sei messo?”
“Impiegato in un ditta di import export. Banale routine, amori occasionali, nessun legame e nessuna prole in giro per il Mondo. Fine di una storia triste”
Lei sorride. Siamo seduti sugli spalti del campo d’atletica, all’esterno. Da dentro, la musica ovattata sparata a palla = corri ragazzo laggiù= Mi viene da ridere “Ti ricordi Giorgio?” chiedo
“Miwa, lanciami i componenti” scoppia a ridere “Dio che ridere”
“Il lancio dalla finestra è stato memorabile. Fortuna che eravamo al primo piano. Un po’ di sfortuna che il Giorgio abbia beccato la 126 del bidello. Ahahaha, Che è saltato fuori con la ramazza e si è messo a rincorrerlo per tutto il cortile e tutta la scuola affacciata alle finestre a ridere come matti”
“E tu che dicevi alla prof di matematica… =Prof non ho fatto i compiti.. Eh, c’era la mega puntata del Grande Mazinga, imperdibile, che distruggeva Mikenes..= 3 sul diario”
“La verità è che, da quegli anni, ho smesso di crescere, almeno mentalmente. Sono un eterno Peter Nerd. La mia mente rimane relegata in questa illusione adolescenziale mentre tutti intorno il Mondo cresce e cambia. Tutti si adattano, dimenticano di essere stati giovani, si sposano, hanno figli o nipoti; e la loro mente deperisce, non ha più la forza di pensare, di creare. Una volta, mi trovavo in una fumetteria che vendeva anche Giochi di Ruolo. E la tipa che era con me mi chiese =Ma non sei troppo vecchio per giocare?= E io gli risposi che =non si è mai troppo vecchi per farlo= La mente giovane.”
Mi sento sfiorare la mano. Sento un brivido, qualcosa che fa eco da un passato primordiale “Perché te ne sei andato?”
“Perché.. perché in quel momento, era la cosa più sensata che potessi fare” sospiro “Ero giovane, passavo da un lavoro all’altro, pensavo più a me stesso che ad altro. Cosa potevo offrirti? Come potevo pretendere di stare vicino a te senza essere.. Senza essere una persona giusta”
“Io ti amavo per quello che eri, Mauro. Non importava se eri un perdi balle, un peter pan, o un cazzone senza speranze. Io provavo sentimenti per te”
“E’ questo il mio problema. Tutto quello che tocco, distruggo. Tutti quelli che si avvicinano, si allontanano”
Per un po’ rimaniamo in silenzio , lo sguardo fisso sulla pista di atletica. Dentro, la festa continuava sulle note di “C’era tanto tempo fa un’antica civiltà, c’era Atlantide si sa ma nessuno sa dov’è”
“e adesso siamo qui a piangerci addosso..Almeno, io mi piango addosso.” Cerco la sua mano, gliela stringo, lei non la ritrae
“Speravo che tu venissi questa sera” dice lei “Non era per i nostri gusti da nerd ma, per vedere te”
“Anche io ci speravo” lei mi strinse ancora di più la mano “Cosa si vuol fare?”
“Credo non sia troppo tardi per ricucire un po’ i cocci”
“possiamo provarci”
“Un passo alla volta” dice lei
“Adesso, rovinerei tutto se ti baciassi?”
Lei mi guarda e scuote la testa. Mi avvicino, premo le labbra contro le sue. Mi ricorda alla memoria quegli esperimenti fatti nel buio delle scale, quando si cercava di capire la nostra sessualità e si giocava al dottore come facevano altri nostri coetanei.
“Perché Koiji e non Tetsuya?” mi chiede dopo un po’ di apnea
“Non so, Koji mi è sempre sembrato più cazzuto anche se, in Goldrake è tornato a bordo di quella scodella volante inutile e non sul Mazinga. Mai capito, scelte di mercato. E le tette di Venus?”
“Le mie o quelle del robot”
“Beh.. le tue vanno bene.. Io, mi riferivo a quelle del robot. Sparava missili più larghi del robot stesso. Ma come diavolo era possibile?”
“Boh, io non mi facevo questi problemi. La guardavo e mi facevo i miei film mentali. June sul Venus a combattere i Mikenes al pari di Mazinger. Quante volte le sarà andato bene nel combattere i mostri? Si contano sulle dita della mano. In ogni puntata veniva ampiamente sezionata dal mostro di turno”
“Beh, ma nell’ultima puntata è riuscita ad uccidere due generali”
“Fortuna”
Stiamo per un po’ a guardarci poi, come due adolescenti alle prime armi, scoppiamo a ridere sonoramente “Raggi laser che sembran fulmini è protetto da scudi termici, sentinella lui ci fa. Ma chi è? Ma chi è?”
“E tua figlia che dice?”
“Alexia? Oh lei ha preso da me. Pensavo si attaccasse a cose più da ragazze ma” si stringe nelle spalle “Tale madre, tale figlia”
“Che ne dici di una sera a cena?” chiedo così “Ti avverto che io sono più da pizzeria che di ristorante”
“Per me va bene. Che ne dici di questo sabato. Vicino al Kursall c’è una pizzeria che fa una pizza spettacolo. E, indovina che fanno al Kursall?”
“Una maratona di robottoni come piace a noi: Mazinga contro Goldrake, Mazinga contro Getter Robot, Goldrake, Grande Mazinga e Jeeg contro il drago sauro. Non mi stancherò mai di vederli”
“mai” lei mi bacia ancora. Questa volta la lingua entra e la mano sinistra mi passa sul pacco
“Lasciamo la festa?”
“No” scuote la testa “Questa sera è nostra. Ma, sabato, chissà cosa accadrà”

Torniamo nella baraonda. Boss si è lanciato in un’improbabile breakdance insieme a Giorgio del lancio di componenti, sotto la musica concitata di Planet o, prima sigla di Lupin III
Facciamo notte. La folla si disperde “Ne dobbiamo fare un’altra raga” dice Boss caracollando verso di noi. Si sente che è un po’ brillo “l’anno prossimo. Però portiamo più gnocca”
“Ehilà, gente” saluta Giorgio Jeeg
“Giorgio, niente lancio di componenti?” chiede Venus
“Eh, non ho più l’età”
Fanculo, hai la mia stessa età.
“Però, il prossimo anno, la facciamo con i cattivi” dice mr Hell arrivando a braccetto con Dania “Io mi sono sentito un po’ fuori posto stasera”
“Ma se hai ballato come un dannato” lo rimbecca Dania
“Se non puoi combatterli, fatteli amici” ride
“Andiamo va, che io e questo tanghero abbiamo della prole da controllare” e si allontanano sottobraccio come due vecchi marinai ubriachi
“Prole?”
“Un maschio di sette anni e una bimba di dieci. Matilde Venusia Maria e Giovanni Actarus Francesco”
“Veramente?”
“Ma no, Venusia e Actarus non sono sulla carta d’identità” scoppia a ridere
Piano piano sfilano davanti a noi gli altri invitati con le T shirt dei loro eroi: Goldrake, Mazinga, Lupin III, capitan Harlock, Baldios, Fantaman, etc..
C’è una certa malinconia nello sfilare di quella gente che, come me, non ha voluto crescere. Vecchi dinosauri che non si vogliono estinguere, figli di quegli anni spensierati cresciuti a pane, nutella e robot Jap. Prima di uscire con la figlia Alessia, Sonia si gira verso di me e mi bacia appassionatamente. Qualcuno fischia e applaude. Boss ci passa accanto volteggiando “Io vi aspetto in auto” dice Alessia saltellando via
Mi fermo, guardo indietro. Sonia mi chiede “Hai già nostalgia?”
“Sempre” sorrido “Siamo figli di Mazinga, degli anni più belli. E ora siamo qui, a ricordare quanto belli e spensierati erano quegli anni” la prendo per mano e ci avviamo all’auto
Dietro di noi, le luci si spengono ma solo una ne rimane accesa. Mi sento come Garrison sul finale di Daitarn 3. Sonia se ne accorge e mi stringe la mano. Batto il piede a terra e alzo la mano, gridando “Daitarn! Tre!”

Ma voi volete sapere com’è andata a finire sabato? Beh, direi alla grande..

=Fine=

NOTE.. 1)Ho voluto fare qualcosa di diverso. Non so, mi è venuta questa nota di malinconia e ho voluto scrivere un racconto non erotico. Sembra che, ultimamente, è un’abitudine positiva che abbiamo noi di ER 2)Sono rimasto sul filo della nostalgia e del sentimento, di quegli anni vissuti in pieno dai 50enni come me, di chi non sente completamente adulto e che ha voglia ancora di sognare. Di quegli amori perduti, dispersi lungo la strada e mai ritrovati, di quell’infanzia felice e spensierata(a me solo per metà).. 3)Il Mauro del racconto rappresenta in parte ciò che sono: un Peter Pan che si rifiuta di crescere e che ha voglia di tenere la propria mente la più fresca possibile 4) Spero non ci siano problemi di copyright con tutti quei frammenti di canzoni. Ne avete indovinati qualcuno? 5) ma avete mai capito perché le tette di Venus erano più larghe del robot? E che lei sembrava averne ad infinito dentro di sé?
di
scritto il
2021-01-26
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