Riti della luna sorgente
di
Vandal
genere
pulp
Riti della luna sorgente
I
Striscia. Ombra sinuosa si ramifica sulla terra. Ombra su ombre. Come una serpe sulla terra ghiaiosa e sulle sterpi. Nasce dalle radici di un antico oscuro, nel cuore più profondo del bosco. Lì, da tempo immemore, germoglia una volta all’anno, boccioli di rosa blu. Nessun insetto in esso vi posa. Nessun nettare da esso raccolto. Ma, qualcosa vi depone ogni luna sorgente. Leggiadra figura, sinuosa e piacente alla vista. Si inchina dinnanzi alla maestosità con riverenza ad una regina. Quando la luna sorge nel cielo cosparso di stelle, ella si unisce alla corteccia e ai suoi rami, lascia che tutto l’avvolga, lascia che essi si insinuano. Come una veste l’avvolgono, i rami che strisciano sui suoi seni, lungo i fianchi, dentro il suo sesso. Ella si abbandona ad un lungo amplesso e lascia che il tronco si nutra dei suoi umori. E nascono i boccioli blu notte, si schiudono nella brezza della notte. Ricerca fertile, un tempo Dio del deserto, ascolta il mio richiamo, le mie labbra dischiuse. Assaggia il mio icore, bevi il mio sesso. Io ti chiamo a ridestare. Tu, mio sposo per l’Eterna Notte. Tu mio Signore e sposo. Tu, che forgiasti la Notte. Accetta il mio dono, dal mio grembo. L’orgasmo che io raccolgo è un’offerta e un sacrificio per te. Oh tu, mio diletto sposo, destati e appagati di quello che io ti dono
II
Una Dea. Marco osserva Nikkal dai lunghi capelli neri e dagli occhi profondi come un cielo stellato. I capelli le scendono fino alle caviglie. Marco non ha mai visto dei capelli così. Ha occhi da pantera, blu scuri con fini pagliette dorate. Grandi seni e capezzoli scuri, ventre piatto e un taglio perfetto tra le gambe. Al collo una collana di lapislazzuli che lei depose sul ripieano di una scrivania.
Marco nudo, con il sesso eretto, lui appoggiato contro una pila di cuscini, in attesa che quella dea lo avvolga nelle sue morbide labbra.
Lei sinuosa, scivola su di lui, con se porta la fragranza di una terra lontana, dove nascono i miti, nelle profondità di un continente che ha cullato le civiltà.
Le disse di provenire da una città chiamata Ugarit, nell’antica regione che un tempo aveva il nome di Canaan. Gli disse che aveva un marito che l’attendeva ma, che non poteva raggiungere subito. Gli disse che lui aveva un aspetto che gli ricordava Yarikh, con la pelle abbronzata e gli occhi che sembravano due lune di zaffiri.
Marco fu catturato dallo sguardo di quella donna, ancora prima di scrutare le sue forme. Qualcosa di magnetico l’attirava e, sapeva, che presto, l’avrebbe fatta sua. Sulle prime, pensò = E’ pericoloso frequentare una donna già sposata. Prima o poi, questi segreti vengono a galla e, tanti saluti = Ma, lo pensò ma non lo disse. Il suo sguardo, le sue movenze, la sua voce. Lo avvolsero, lo incatenarono, lo fecero sua.
E, senza fermarsi a riflettere sulle conseguenze, l’aveva seguita in una casa appena fuori città, a ridosso di un grande bosco e si era lasciato andare alla musica delle sue parole e alla danza del suo corpo ogni volta che si muoveva.
Bastò poco per finire a letto, catturato dalla sensualità di quella magnifica apparizione che si professava Dea di un mondo lontano a cui doveva donare al marito sopito, il frutto di una notte d’amore.
Marco si fece possedere, lasciò che lei lo cavalcasse, sentiva le sue labbra che strusciavano sul sesso eretto, liberò la sua danza, meravigliosa, i capelli che ondeggiavano come un volo di corvi. Durò a lungo e poi venne, liberatorio fu l’orgasmo
“Ti rivedrò ancora?” aveva chiesto lui?
“Quando la luna sorgerà nuovamente, mio caro” aveva risposto lei allontanandosi
III
E così fu, per ogni volta che la luna sorgeva, la Dea tornava da lui e danzavano nell’amore.
Una notte, Marco decise di seguire Nikkal nel bosco, a debita distanza. Fluttuava nuda nel bosco, con gli alberi che vibravano e parevano inchinarsi al suo passaggio. La luna sorgente emanava un debole chiarore e le ombre disegnavano un sentiero di rami e ghiaia.
La raggiunse ma rimase ben nascosto, nel fitto del bosco, dove un grosso albero simile ad una quercia, dominava sugli altri alberi. Lei, in piedi davanti a quell’albero, s’inchina e si genuflette come una devota di fronte alla propria divinità. Allorchè, il tronco di questo albero, si muove e si adatta in una nicchia, trasformandosi in un’alcova che Nikkal utilizza rannicchiandosi dentro.
E poi, la corteccia si chiude a poco a poco e rami strisciano sul terreno. E il sesso tra Dea e Natura ha inizio, lei che geme mentre un ramo la penetra e poi, l’orgasmo, Nikkal che viene assorbita dalla corteccia.
Affascinato ed incapace di proferir parola, convinto di aver assistito ad un prodigio, Marco si avvicina all’albero, la bocca ancora aperta, la mano protesa verso la corteccia. Cos’è? Un battito? Cos’è? Un sospiro? Forse un gemito, forse un altro orgasmo. Quale prodigio ha mai vissuto? Allora era vero? Lei era un’Antica Dea in cerca del suo sposo? Una manifestazione della Natura che si manifesta al sorgere della luna a richiedere un atto d’amore.
Ora Marco vede delle rose blu sbocciare su quella quercia e sa che un prodigio sta per avvenire. Non teme nulla ma arretra. S’inchina alla quercia e poi si allontana. Sa che deve tacere e lasciare quel segreto nel mito e nella leggenda
IV
“Un prodigio ti dico” Franco, il contadino che abita vicino a casa sua, seduto sullo steccato della sua fattoria. Sta bevendo della birra e indica il frutteto davanti a sé “Era spacciato e poi.. PUFF, il frutteto più bello della valle. Come diavolo è potuto accadere?”
Marco, che ama passeggiare lungo il sentiero a fianco del frutteto, fermo a tirare il fiato, osserva Franco e si stringe nelle spalle “Gli Dei sono stati favorevoli” e riprende a camminare, ridendo, sapendo come è andata la cosa, lasciando Franco a borbottare insieme alla sua amata birra
Il frutteto di Franco era stato secco per molti mesi. Tutti lo davano per spacciato. Poi, il miracolo che lo aveva fatto risorgere. E Marco sapeva che, parte del merito, era sua. Il seme di una notte d’amore con’antica divinità dell’agricoltura. Un sogno, una favola, una leggenda.
Marco era tornato nel bosco con la luce del giorno ma, della quercia strana e della Dea, non aveva trovato traccia. Sapeva che, da qualche parte, nel mondo, un altro frutteto necessitava di una rinascita. Pensava che, ovunque fosse, lei avrebbe trovato qualcuno che le donasse il seme per far rinascere la vita. Pensò ed invidiò colui che avrebbe beneficiato del sesso di quella meravigliosa Dea sbucata nel nulla e pregò di poterla rincontrare nuovamente, anche solo per un istante…
=Fine=
Fonte della leggenda su wikipedia
P.S.: Nikkal era una dea venerata dapprima nella sola città di Ugarit e successivamente anche in tutta la zona di Canaan. Era la dea dei frutteti, il cui nome significa "Grande Signora e feconda" e deriva dall'accadico/semitico occidentale "'ilat'Inbi" ("Dea della frutta").
Era figlia di Khirkhibi, dio dell'estate, ed era sposa del dio lunare Yarikh, il quale le donò, come dono di nozze, una collana di lapislazzuli. Il loro matrimonio viene descritto nel testo ugaritico "Nikkal e Kathirat". Probabilmente vi era una festa a lei dedicata in estate, quando si provvedeva a raccogliere la frutta dagli alberi. La sua controparte sumera era la dea Ningal, la madre delle dee Inanna ed Ereshkigal
Yarikh, conosciuto anche come Jerah, Jarah, Jorah (pronuncia ebraica ירח) o Yarkhibol in fenicio, è il dio della luna nella religione cananea i cui epiteti sono "illuminatore dei cieli" ', "illuminatore delle miriadi di stelle" e "signore della falce" (quest'ultimo epiteto potrebbe essere ricondotto alla fase lunare della luna crescente). Yarikh è conosciuto anche come il fornitore di rugiada notturna, ed è sposato con la dea Nikkal, signora dei frutteti. L'umidità del dio bagna il deserto, facendo fiorire i frutteti. La città di Gerico porta questo nome in suo onore.
I
Striscia. Ombra sinuosa si ramifica sulla terra. Ombra su ombre. Come una serpe sulla terra ghiaiosa e sulle sterpi. Nasce dalle radici di un antico oscuro, nel cuore più profondo del bosco. Lì, da tempo immemore, germoglia una volta all’anno, boccioli di rosa blu. Nessun insetto in esso vi posa. Nessun nettare da esso raccolto. Ma, qualcosa vi depone ogni luna sorgente. Leggiadra figura, sinuosa e piacente alla vista. Si inchina dinnanzi alla maestosità con riverenza ad una regina. Quando la luna sorge nel cielo cosparso di stelle, ella si unisce alla corteccia e ai suoi rami, lascia che tutto l’avvolga, lascia che essi si insinuano. Come una veste l’avvolgono, i rami che strisciano sui suoi seni, lungo i fianchi, dentro il suo sesso. Ella si abbandona ad un lungo amplesso e lascia che il tronco si nutra dei suoi umori. E nascono i boccioli blu notte, si schiudono nella brezza della notte. Ricerca fertile, un tempo Dio del deserto, ascolta il mio richiamo, le mie labbra dischiuse. Assaggia il mio icore, bevi il mio sesso. Io ti chiamo a ridestare. Tu, mio sposo per l’Eterna Notte. Tu mio Signore e sposo. Tu, che forgiasti la Notte. Accetta il mio dono, dal mio grembo. L’orgasmo che io raccolgo è un’offerta e un sacrificio per te. Oh tu, mio diletto sposo, destati e appagati di quello che io ti dono
II
Una Dea. Marco osserva Nikkal dai lunghi capelli neri e dagli occhi profondi come un cielo stellato. I capelli le scendono fino alle caviglie. Marco non ha mai visto dei capelli così. Ha occhi da pantera, blu scuri con fini pagliette dorate. Grandi seni e capezzoli scuri, ventre piatto e un taglio perfetto tra le gambe. Al collo una collana di lapislazzuli che lei depose sul ripieano di una scrivania.
Marco nudo, con il sesso eretto, lui appoggiato contro una pila di cuscini, in attesa che quella dea lo avvolga nelle sue morbide labbra.
Lei sinuosa, scivola su di lui, con se porta la fragranza di una terra lontana, dove nascono i miti, nelle profondità di un continente che ha cullato le civiltà.
Le disse di provenire da una città chiamata Ugarit, nell’antica regione che un tempo aveva il nome di Canaan. Gli disse che aveva un marito che l’attendeva ma, che non poteva raggiungere subito. Gli disse che lui aveva un aspetto che gli ricordava Yarikh, con la pelle abbronzata e gli occhi che sembravano due lune di zaffiri.
Marco fu catturato dallo sguardo di quella donna, ancora prima di scrutare le sue forme. Qualcosa di magnetico l’attirava e, sapeva, che presto, l’avrebbe fatta sua. Sulle prime, pensò = E’ pericoloso frequentare una donna già sposata. Prima o poi, questi segreti vengono a galla e, tanti saluti = Ma, lo pensò ma non lo disse. Il suo sguardo, le sue movenze, la sua voce. Lo avvolsero, lo incatenarono, lo fecero sua.
E, senza fermarsi a riflettere sulle conseguenze, l’aveva seguita in una casa appena fuori città, a ridosso di un grande bosco e si era lasciato andare alla musica delle sue parole e alla danza del suo corpo ogni volta che si muoveva.
Bastò poco per finire a letto, catturato dalla sensualità di quella magnifica apparizione che si professava Dea di un mondo lontano a cui doveva donare al marito sopito, il frutto di una notte d’amore.
Marco si fece possedere, lasciò che lei lo cavalcasse, sentiva le sue labbra che strusciavano sul sesso eretto, liberò la sua danza, meravigliosa, i capelli che ondeggiavano come un volo di corvi. Durò a lungo e poi venne, liberatorio fu l’orgasmo
“Ti rivedrò ancora?” aveva chiesto lui?
“Quando la luna sorgerà nuovamente, mio caro” aveva risposto lei allontanandosi
III
E così fu, per ogni volta che la luna sorgeva, la Dea tornava da lui e danzavano nell’amore.
Una notte, Marco decise di seguire Nikkal nel bosco, a debita distanza. Fluttuava nuda nel bosco, con gli alberi che vibravano e parevano inchinarsi al suo passaggio. La luna sorgente emanava un debole chiarore e le ombre disegnavano un sentiero di rami e ghiaia.
La raggiunse ma rimase ben nascosto, nel fitto del bosco, dove un grosso albero simile ad una quercia, dominava sugli altri alberi. Lei, in piedi davanti a quell’albero, s’inchina e si genuflette come una devota di fronte alla propria divinità. Allorchè, il tronco di questo albero, si muove e si adatta in una nicchia, trasformandosi in un’alcova che Nikkal utilizza rannicchiandosi dentro.
E poi, la corteccia si chiude a poco a poco e rami strisciano sul terreno. E il sesso tra Dea e Natura ha inizio, lei che geme mentre un ramo la penetra e poi, l’orgasmo, Nikkal che viene assorbita dalla corteccia.
Affascinato ed incapace di proferir parola, convinto di aver assistito ad un prodigio, Marco si avvicina all’albero, la bocca ancora aperta, la mano protesa verso la corteccia. Cos’è? Un battito? Cos’è? Un sospiro? Forse un gemito, forse un altro orgasmo. Quale prodigio ha mai vissuto? Allora era vero? Lei era un’Antica Dea in cerca del suo sposo? Una manifestazione della Natura che si manifesta al sorgere della luna a richiedere un atto d’amore.
Ora Marco vede delle rose blu sbocciare su quella quercia e sa che un prodigio sta per avvenire. Non teme nulla ma arretra. S’inchina alla quercia e poi si allontana. Sa che deve tacere e lasciare quel segreto nel mito e nella leggenda
IV
“Un prodigio ti dico” Franco, il contadino che abita vicino a casa sua, seduto sullo steccato della sua fattoria. Sta bevendo della birra e indica il frutteto davanti a sé “Era spacciato e poi.. PUFF, il frutteto più bello della valle. Come diavolo è potuto accadere?”
Marco, che ama passeggiare lungo il sentiero a fianco del frutteto, fermo a tirare il fiato, osserva Franco e si stringe nelle spalle “Gli Dei sono stati favorevoli” e riprende a camminare, ridendo, sapendo come è andata la cosa, lasciando Franco a borbottare insieme alla sua amata birra
Il frutteto di Franco era stato secco per molti mesi. Tutti lo davano per spacciato. Poi, il miracolo che lo aveva fatto risorgere. E Marco sapeva che, parte del merito, era sua. Il seme di una notte d’amore con’antica divinità dell’agricoltura. Un sogno, una favola, una leggenda.
Marco era tornato nel bosco con la luce del giorno ma, della quercia strana e della Dea, non aveva trovato traccia. Sapeva che, da qualche parte, nel mondo, un altro frutteto necessitava di una rinascita. Pensava che, ovunque fosse, lei avrebbe trovato qualcuno che le donasse il seme per far rinascere la vita. Pensò ed invidiò colui che avrebbe beneficiato del sesso di quella meravigliosa Dea sbucata nel nulla e pregò di poterla rincontrare nuovamente, anche solo per un istante…
=Fine=
Fonte della leggenda su wikipedia
P.S.: Nikkal era una dea venerata dapprima nella sola città di Ugarit e successivamente anche in tutta la zona di Canaan. Era la dea dei frutteti, il cui nome significa "Grande Signora e feconda" e deriva dall'accadico/semitico occidentale "'ilat'Inbi" ("Dea della frutta").
Era figlia di Khirkhibi, dio dell'estate, ed era sposa del dio lunare Yarikh, il quale le donò, come dono di nozze, una collana di lapislazzuli. Il loro matrimonio viene descritto nel testo ugaritico "Nikkal e Kathirat". Probabilmente vi era una festa a lei dedicata in estate, quando si provvedeva a raccogliere la frutta dagli alberi. La sua controparte sumera era la dea Ningal, la madre delle dee Inanna ed Ereshkigal
Yarikh, conosciuto anche come Jerah, Jarah, Jorah (pronuncia ebraica ירח) o Yarkhibol in fenicio, è il dio della luna nella religione cananea i cui epiteti sono "illuminatore dei cieli" ', "illuminatore delle miriadi di stelle" e "signore della falce" (quest'ultimo epiteto potrebbe essere ricondotto alla fase lunare della luna crescente). Yarikh è conosciuto anche come il fornitore di rugiada notturna, ed è sposato con la dea Nikkal, signora dei frutteti. L'umidità del dio bagna il deserto, facendo fiorire i frutteti. La città di Gerico porta questo nome in suo onore.
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