L'alfabeto degli amori (Settima parte)
di
Aramis
genere
gay
Riccardo, Sandro, Thai
Riccardo
Gian Paolo Battista, Direttore Esecutivo Fotografico. Un bel titolo non è vero? Lo pensavo anche quando Adamo mi offrì il ruolo. Dopo 40 anni di servizio per la società, il nostro adorato Antonio Cafulli aveva deciso di smetterla e di passare il resto della vita su di un'isola tropicale in mezzo al Pacifico dove non c'erano giornali. A quel punto Adamo aveva deciso di rivedere la struttura della società ed aveva creato due nuove posizioni: Direttore Fotografico e Direttore Editoriale. Questi direttori riportavano direttamente a lui e sorvegliavano la parte scritta e fotografica di tutti i periodici. L’ha proposto a me e Jake ed ambedue abbiamo accettato immediatamente.
Lo devo ammettere, ero un po’ preoccupato a lavorare così vicino ad Adamo. I miei sentimenti per lui erano ancora intatti, con un paio di livello di categoria tra noi, era facile per me negare ed ignorare quei sentimenti ma ora che lo avrei visto e gli avrei parlato pressoché ogni giorno, io avevo paura che quei sentimenti cominciassero a riemergere. Era un rischio che ero disposto a correre, specialmente perché la promozione prevedeva un consistente aumento di salario ed un enorme ufficio d’angolo con vista sul parco.
L'ufficio di Jake era in comunicazione col mio e mi aspettavo che avremmo passato i primi giorni gettandoci palline di carta l'un l'altro. Invece fummo bombardati con pile di lettere, promemoria, fax che elencavano problemi, iniziative... ed era solamente il nostro primo giorno di quel lavoro. Guardai Jake alla sua scrivania che leggeva la sua pila di documenti. Ero felice di vedere che stava prendendo il suo nuovo lavoro molto seriamente e motivato dalla sua tenacia, afferrai un’altra cartelletta e cominciai a leggere.
Alcuni minuti più tardi vi fu un tonfo sulla mia scrivania accompagnato dal solito triste annuncio "Posta". Alzai lo sguardo per vedere chi mi aveva portato l’ultima pila di documenti da Adamo. Singhiozzai e lo ringraziai; lui alzò gli occhi al cielo e si allontanò, non capivo cosa significasse quell’atteggiamento ma, francamente, non avevo tempo per curarmene.
Ritornai alla mia lettura quando improvvisamente il ragazzo della posta chiese, "È vero quello che si dice di lei?"
Alzai gli occhi dalla mia lettura e dissi "Scusi?"
"Beh... che lei è gay o roba del genere."
"Bene, sì, se lo vuoi sapere, io sono gay. Qualche cosa in contrario?"
"Non so, solo mi sembra una cosa strana."
"Bene, non ci pensare."
"Come faccio? Ogni volta che le sarò vicino penserò che sta guardando il mio culo o il mio inguine o qualche cosa del genere. Mi sembra una cosa così... sporca!"
Lo fissai incredulo, la mia reazione iniziale fu di congedarlo e tornare ai miei affari ma, per una ragione imperscrutabile, decisi di continuare quella conversazione infantile.
"Non preoccuparti" dissi dandogli un'occhiata rapida. "Non c'è niente nel tuo aspetto esterno che mi farebbe venir voglia di guardarti."
Il ragazzo diventò rosso ed iniziò a balbettare qualche cosa di inintelligibile, ma non proseguì col discorso, prese il suo carrello della posta e si precipitò fuori dal mio ufficio. Mentre si allontanava verificai il suo culo, era grassoccio, ma sodo e sembrava gridasse fottimi. Il vedere il suo corpo nei pantaloni neri mi provocò una lieve erezione. "Non va, non è gay" pensai.
Voltai lo sguardo e vidi Jake scuotere la testa ghignando, evidentemente mi aveva visto esaminare il piccolo. Gli feci l'occhiolino, dissi "Scommettiamo?" e ritornai alla mia lettura.
La mattina seguente vidi il ragazzo passare col carrello da una scrivania all’altra; lo chiamo 'ragazzo' perché, comparato a me, era precisamente quello, un ragazzo. Dubitavo fosse maggiorenne, ma era tuttavia un bel ragazzo, da farsi più volte in una notte. Oltre a quel bel culo, aveva un corpo che sembrava scolpito da Michelangelo stesso, anche attraverso la camicia di cotone bianco larga, potevo vedere la definizione del torace e delle braccia. Aveva l’aspetto del ragazzo della porta accanto ad eccezione del suo sorriso subdolo. Arrivò ai nostri uffici; prima lasciò la posta di Jake poi attraversò la sala fino alla mia scrivania.
"Il capo vi vuole bene oggi". Il suo tentativo di conversazione sembrava rigido ed artificiale, ma era molto meglio del suo solito annuncio.
"Grazie, Riccardo" dissi prendendo la pila di posta dalla sua mano.
"Come fa a conoscere il mio nome?" sbottò fuori.
Ho chiesto in giro. Ho pensato che poiché ci vedremo ogni giorno, dovevo conoscere almeno il tuo nome. Non pensavo che te ne avessi a male" dissi con un sogghigno astuto sul viso.
"Beh, io...io, no, non ne ho a male" balbettò.
"Bene" dissi io e cominciai ad ordinare la mia posta. Con la coda dell’occhio vidi che Riccardo stava ancora davanti alla mia scrivania, ma finsi di non notarlo.
"Quando fece quel commento sul mio aspetto esterno ieri, cosa voleva dire precisamente?"
Lo guardai e sventolai con noncuranza la mano. "Oh nulla" risposi.
"No, realmente... Io voglio sapere" mi esortò. "Sì, il più sinceramente possibile, so dicono che i gay hanno gli stessi gusti delle ragazze"
"Io non dovrei dirlo perché è solo la mia opinione, ma... no, niente, dimentica."
"No! Avanti! Mi dica!"
Ho sospirato. "Va bene, ma prometti di non prenderlo nel modo sbagliato."
"Lo prometto."
"È solo che sembri un ragazzo con una camicia enorme ed i pantaloni abbassati sulle anche. Vuoi sembrare professionale o no, deciditi dopo di che piacerai alle ragazze."
"Veramente? La pensa così?"
"Completamente" dissi.
"Grazie signor Battista!"
"Per favore, chiamami Gian Paolo" gli dissi e mentre usciva diedi un altro sguardo al suo culo per buona misura. Mi aggiustai il cazzo formicolante e ripresi ad ordinate la mia posta.
Il giorno seguente alle 8 in punto Riccardo arrivò per la prima consegna di posta del giorno. Non mi accorsi che stava venendo , mise la posta sulla mia scrivania e rimase lì silenziosamente per un paio di minuti.
"Quindi, che ne pensa?" poi chiese.
Stava in piedi di fronte alla mia scrivania con le braccio distese per la mia ispezione, il povero ragazzo non sapeva che l'avevo già ispezionato. Già prima andava bene ma quel giorno era assolutamente perfetto; i pantaloni andavano meglio, tirati su dove dovevano stare, ed accentuavano il suo culo da amare. La sua camicia era un po’ più stretta, ma non troppo stretta, e esaltava il suo fisico potente. Aveva anche una cravatta! Era una cravatta a tinta unita e raffinata con un'ombra sbalorditiva di blu ghiaccio simile ai suoi occhi. Niente male per un ragazzo etero. Mi appoggiai indietro ed appoggiai le mani tra le gambe come se stessi prendendo tempo per ponderare la situazione. In verità stavo tentando di celare il mio cazzo che si stava esaltando nel sogno di poter pugnalare quella gioventù.
"Mmm, sì, ora andiamo bene" affermai con solo un accenno di libidine negli occhi e nella voce.
Riccardo diventò color barbabietola e sembrò estremamente disturbato dal mio commento. "Cosa non va? Non è l'effetto che volevi?" chiesi.
"Sì, ma non da Lei!"
"Perché no? Se io penso che tu sembri eccitante, anche le ragazze lo penseranno, non pensi?"
"Lo penso... ma mi sembra una cosa sporca sentirlo da un altro ragazzo."
"Un complimento è un complimento, e tu dovresti sentirti onorato specialmente perché io non distribuisco complimenti così a chiunque."
Mi sembrò non gli piacesse l’idea che lo trovassi desiderabile, ma comunque mi ringraziò. Riprese il suo fare allegro e non lo rividi fino al giro pomeridiano. Quella fu la routine per i due giorni seguenti. Riccardo si precipitava nel mio ufficio per permettermi di ispezionare la sua tenuta. Io gli dicevo quanto era piacevole, lui mi ringraziava e spariva per resto del giorno. Dalla fine della settimana, però, cominciò a fare anche delle piccole conversazioni dopo la mia ispezione; nulla di troppo profondo, solo chiacchiere. Si fermava anche durante il giro pomeridiano per chiacchierare un po'. Lo trovavo un ragazzo veramente bello, anche se era dolorosamente omofonico, seppi che aveva giocato a calcio al liceo e ciò spiegava il suo fisico, voleva diventare un disegnatore grafico (un artista... interessante).
Alcune settimane più tardi le ispezioni erano diventate la normalità, gli dissi che aveva acquistato gusto e la mia approvazione non era più necessaria, comunque si fermò due volte al giorno per parlare. Le nostre conversazioni divennero più lunghe, più profonde e più personali ogni giorno e, presto, iniziammo a chiacchierare come vecchi amici.
Il nuovo stile evidentemente stava funzionando, le ragazze lo guardavano ed era tutto un ronzio fra i ragazzi gay dell'ufficio, ma questo decisi di non dirgliela, l'idea che tanti ragazzi lo osservavano gli avrebbe dato un aneurisma.
Un giorno si sedette e cominciò a parlare di un appuntamento che aveva avuto con una bella brunetta poi cominciò a spiegare la sua esperienza sessuale e selvaggia in dettaglio. Per non essere battuto da un diciannovenne, decisi di raccontargliene uno dei miei. Non ero neppure a metà quando mi interruppe.
"Ehi, aspetti... non voglio sentire questa merda!" gemette.
"Perché no? Io ho ascoltato la tua storia di fica."
"Quello è diverso; non è sporco."
"Lo è per me."
Si fermò a pensare a quello che avevo detto. Con un'espressione addolorata sulla faccia, disse, "Penso lei abbia ragione. Quello che è giusto è giusto."
"Dimentica se ti dispiace..."
"No, è giusto. Se dobbiamo essere amici io mi devo abituare a questo."
Gli chiesi se ne fosse sicuro, lui disse di si, così io continuai a parlare di una notte di sesso selvaggio sulla spiaggia con un surfista ed il suo amico. Riccardo fu preso dalla mia storia molto esplicita di sesso caldo tra tre giovani, eccitati uomini. Rimase seduto, a bocca aperta ed occhi sbarrati e quando ho finito tutto quello che riuscì a dire fu "merda!"
Guardai il mio orologio. "Cazzo! Mi dispiace, devo mandarti via, ho una riunione."
"Sì... sicuro... nessun problema" disse e si alzò. Io non potei fare a meno di osservare il bel bozzo nella parte anteriore dei suoi pantaloni prima che lui si girasse per allontanarsi.
Lo seguii con lo sguardo e lo vidi tentare di aggiustare di nascosto il pacco. "A presto" disse spingendo il carrello fuori dal mio ufficio.
Chiusi la porta dietro di lui e borbottai "Tu certamente lo desideri."
Non parlammo molto quel pomeriggio, ma la mattina seguente Riccardo aveva una nuova storia su quella pervertita brunetta. Ascoltai con disgusto come raccontava il suo ultimo episodio di conquista vaginale, la cosa non fu interessante finché non parlò di sesso anale. Quella era una cosa in cui avevo esperienza.
"Non lo crederà! Le piace prenderlo sul culo!" disse in un bisbiglio.
"Buondio, anch’io lo faccio" obiettai facendo fremere Riccardo di disgusto. "Mi spiace, non volevo metterti a disagio."
"È tutto a posto" disse, poi rimanemmo seduti silenziosi per un minuto. Non sapevo cosa c’era nella sua mente, ma stavo pensando ad un modo per cambiare il soggetto della conversazione in qualche cosa d’altro che non fosse il sesso. Poi divenne ovvio che la sua mente era ancora fermamente su quel soggetto.
"Quindi, le piace prenderlo?" chiese.
Rimasi scioccato, non dalla domanda ma dalla sua sincerità. Lui sembrava volerlo sapere sinceramente. Prima di allora mi aveva ascoltato controvoglia parlare di cose gay. "Sicuro... qualche volta mi piace anche darlo. Tutto dipende dal ragazzo."
"Cosa di sente? Voglio dire... Mmm... ad essere fottuti."
"È difficile spiegarlo, veramente. Può fare un po’ male qualche volta, ma la maggior parte delle volte la sensazione è incredibile... specialmente se il ragazzo sa come colpire il Punto."
"Il Punto?"
"Sì... il tuo Punto G... la tua prostata." Sembrò confuso. "Nessuno ti ha mai infilato un dito mentre ti faceva un pompino?"
"No" Gli lanciai uno sguardo di incredulità. "OK, una volta appena appena ma io non le ho permesso di farlo un’altra volta."
"OK... e non ricordi una sensazione di formicolio?"
"Sì" disse poi arrossì comprendendo di aver confessato inconsapevolmente che qualcuno aveva giocato con il suo culo.
"Bene quello è il tuo punto G. Se le avessi permesso di mettere dentro il suo dito, lei l’avrebbe colpito e sarebbe stato cento volte meglio".
Aggrottò le ciglia e scosse la testa. Alzai gli occhi. "Ascolta, Riccardo, io devo finire questo piano di bilancio per domani, così probabilmente starò qui tutta la notte, così è meglio che mi dia da fare."
"Va bene. Vuole che non le porti la sua posta questo pomeriggio?"
"No, non sarò in grado di conversare come faccio di solito, ma questo non vuole dire che non ti puoi fermare a salutarmi."
Lui sorrise. "Eccezionale. Ci vediamo questo pomeriggio." Agitò la mano e se ne andò con la stessa protuberanza nei suoi pantaloni del giorno prima.
Il bilancio era uno degli aspetti del nuovo lavoro che Adamo si era dimenticato di menzionare quando mi aveva offerto la direzione. Non mi piaceva anche se la cosa era bilanciata dal libretto degli assegni, certamente progettare un bilancio era una cosa senza la quale avrei potuto vivere, ma doveva essere fatto. Mi concentrai tanto che saltai anche il pranzo, lavorai tutto la mattina ed il pomeriggio, fermandomi di tanto in tanto a guardare Jake lottare col suo dannato bilancio, e poi di nuovo al lavoro finché Riccardo non arrivò con la posta del pomeriggio.
"Gesù! Sono solamente le 3? Mi sembra di aver lavorato tutto il giorno su questo dannato bilancio!" Mi lagnai col ragazzo.
"Veramente sono le 7 e mezza, ha lavorato tutto il giorno."
Guardai il mio orologio e poi il sole fuori dalla finestra. L'ufficio era vuoto. Anche Jake aveva abbandonato ed era andato a casa; non lo avevo sentito salutarmi... o forse era troppo stanco e non lo aveva detto affatto.
"Wow! Non avevo idea di quanto fosse tardi" confessai. "Cosa stai facendo così tardi qui?"
"Sono venuto per la sua posta."
"Alle 7 e mezza sera?"
"Sembrava tanto compreso nel suo lavoro che ho pensato di portargliela un po’ più tardi. Poi ho pensato che probabilmente avrebbe avuto fame, così sono uscito a prenderle la cena" disse mettendo un sacchetto sul mio tavolo delle riunioni. "Le piace la cucina tailandese non è vero?"
"Sì, è una delle mie favorite... è veramente bello da parte tua. Quanto ti devo?"
"Per ora non si preoccupi, ora si affretti... sto morendo di fame!"
"Ti unisci a me?"
"Se non le dispiace."
"Per niente" dissi facendogli segno di sedersi.
Ci sedemmo e mangiammo, a dire il vero io mi ingozzai mentre lui mangiò. Se lui stava morendo di fame, io dovevo patire di malnutrizione. Facevamo un po’ di conversazione, soprattutto lui parlava dei soldi che stava risparmiando per andare a scuola, non voleva rimanere un addetto alla posta che vive con la madre per il resto della sua vita. La conversazione non ci impediva di mangiare, cosa che abbiamo fatto fino al punto di essere troppo pieni per muoverci. Siamo rimasti seduti sulle nostre sedie fissandoci l'un l'altro con un sorriso di appagamento inciso sul viso.
"Era eccellente!" Dissi. "Grazie di nuovo."
"Di niente... era il minimo che potessi fare. Lei è stato veramente gentile con me anche se io sono stato una sega."
"Non direi, non sei stato una sega... un buco di culo forse, ma non una sega."
Abbiamo riso per un minuto prima di precipitare in un altro silenzio.
"Ho una confessione da fare" disse. Io ero tutto orecchi mentre lui continuava, "io uscivo con quella ragazza a cui piaceva toccare il mio culo, ma non ho sentito niente di particolarmente piacevole; l'unica ragione per cui le ho permesso di farlo è stato perché lei era ben disposta verso di me ed io non volevo smettesse di darmela."
"Come sei romantico" dissi. "Mi spiace che tu non ne abbia tratto piacere... lei probabilmente lo faceva nella maniera sbagliata."
Lui alzò le spalle. "No, io non penso di essere quel genere di merda."
"Che genere di merda?"
"Sa... essere gay."
"Avere qualcuno che si diverte col tuo culo non è essere gay. Conosco tonnellate di uomini etero a cui piacce avere un dito o due su per il culo."
"Sì, ma io non sono uno di quelli!"
"OK, OK. Sto dicendo solo che se lei te l’avesse infilato nella maniera giusta, tu ora avresti una visione diversa della cosa."
Lui mi fissò, la sua era un’occhiata tra l'indignazione e disgusto. Io non avevo pensato che la cosa fosse così importante per lui, ma evidentemente lo era.
"Pensa che lei riuscirebbe a farlo meglio?" chiese fissandomi intensamente.
"So di poterlo fare." E lo fissai con altrettanta intensità, uno sguardo che voleva dire che non credevo avesse il fegato di fare ciò che stava proponendo.
"Lo provi." Si leccò le labbra e fece l’occhiolino; il suo coraggio stava già venendo meno. "Io le permetterò di toccarmi il culo ed io scommetto io non diventerò neppure un po’ rigido."
"Non so" dissi io tentando di fargli avere la sensazione che fossi io a non avere il coraggio e che lui avesse il controllo della situazione, non volevo privarlo di tutta la sua virilità.
"No, lei ha sollevato la questione, così vediamo quello che sa fare." Così giovane, così credulone.
"È una cosa stupida."
"Lei ha solo paura che non mi piacerà e farà la figura dello stupido."
"Non è così."
"Allora lo faccia."
Finsi di pensarci anche se la mia decisione era già stata presa quando aveva prospettato la cosa. "Va bene, facciamolo."
Vidi sorpresa nei suoi occhi, pensava che io non avrei accettato, ma quel culo mi eccitava da settimane, ma non avevo mai pensato seriamente all’occasione di averlo. Ed ora lui era intrappolato, non poteva indietreggiare senza sembrare un cagasotto.
"OK" disse alzandosi e mettendo le mani sulla fibbia della cintura.
Io guardai fingendo disinteresse mentre lui allentava la fibbia e slacciava i pantaloni. Quando caddero dalla vita alle caviglie, per la prima volta fui in grado di vedere il suo pacco nerboruto. Era coperto parzialmente dai lembi della camicia ma ero in grado di vedere abbastanza e potevo vedere come fosse affollata la borsa delle mutande dalla sua attrezzatura.
"Come lo vuole fare?" chiese. Sentivo l'incertezza nella sua voce, ma dovevo fare in modo che quasi tutte le sue preoccupazioni sparissero.
"Non ha importanza... Probabilmente però ti piacerà di più se ti volti e ti chini in avanti un po’."
Accennò col capo e si girò così il suo bel culo era girato verso di me. Si chinò sul tavolo da riunione ed aspettò le ulteriori istruzioni. Tutto ciò che si frapponeva tra me ed il bel culo rotondo del giovane erano la sua camicia, la sua biancheria intima e circa una spanna d’aria. Mi leccai le labbra ed alzai lentamente il primo ostacolo per trovare che era l’unico, lui portava i sospensori! Con la camicia alzata, il suo bel di culo bronzeo finalmente mi si rivelava; ed era come me lo aspettavo e anche di più! Aveva il più grande, più rotondo, più sodo culo che avessi mai avevo visto su di un uomo. Era completamente senza peli ed abbronzato come il resto della sua pelle. Immediatamente afferrai quel culo duro come pietra e gli diedi una bella stretta.
"Ehi! Non così... solo quello che abbiamo concordato!" abbaiò.
Strinsi le labbra, finalmente avevo quel culo perfetto a mia disposizione e lui non mi permetteva di apprezzarlo pienamente. Gliel’ avrei insegnata io! Aprii le due colline carnose e magnifiche e vi ficcai la lingua.
"Aspetti un attimo! Cosa cazzo sta facendo?" protestò.
"Sto lubrificandoti, non vorrai che conficchi il dito asciutto, vero? Ora sta zitto e voltati.
"Bene" disse imbronciato e si voltò di nuovo per permettermi di finire. "Ma non esageri."
"Va bene, va bene!" Acconsentii anche se non avevo nessuna intenzione di tenere conto della sua richiesta.
Gli aprii di nuovo le chiappe e circondai il suo buco vergine con la mia lingua bagnata e piatta; sentii il suo corpo tendersi a quella sensazione strana. Bagnai il buco con la mia lingua finché non fu fradicio poi piegai la lingua in un punto e circondai delicatamente l’increspatura stretta e rosea. Il suo culo si strinse ancora di più ma io ero implacabile nella mia stimolazione. Solleticai i piccoli peli che circondavano lo sfintere finché non lo sentii allentarsi; dapprima leggermente, ma sempre più ad ogni passaggio della mia lingua affamata. Avevo tutta la notte ed avrei potuto spenderne il resto leccando il suo culo muschiato.
"Nessuno me l’aveva mai leccato prima" commentò mentre il suo sfintere lentamente mi dava accesso alle sue profondità interne.
"Hmm, Mm", io canterellai.
Prendendo al volo quell'opportunità doro, spinsi la punta della lingua nel suo buco stretto. Le gambe di Riccardo si scossero ed io lo sentii borbottare vagamente "Oh merda!" Approfittando di quella risposta positiva, cominciai a fotterlo con la lingua lubrificandolo e allentandolo sempre più. Dai rumori sibilanti e dai lamenti che emetteva, era evidente che non aveva più obiezioni a quel modo di procedere e chiaramente mi dava licenza di muovermi al livello seguente.
Era il momento di presentargli il suo punto G. Con la lingua ancora sepolta nel suo grosso turacciolo, feci scivolare dentro come casualmente un dito, ma per un culo vergine una cosa del genere non può essere casuale. Riccardo era completamente consapevole del mio dito conficcato dentro di lui ed il suo culo immediatamente si chiuse stringendo con forza il mio dito e la mia lingua. Roteai il dito tentando di muoverlo nella sua strettezza incredibile, ma lui mi resistette ad ogni più piccolo movimento.
"Va bene; non voglio continuare" uggiolò.
Io avevo la mia mano nel vaso di Pandora, letteralmente, e doveva essere pazzo a pensare che avrei abbandonato il suo dolce culo senza lottare, avevo un'opportunità per riuscirci.
Angolai il dito, lo raddrizzai e lo spinsi con la maggior forza possibile nel suo culo provocante. Entrò completamente, fino alla nocca, e trovò il suo obiettivo. Trovai il punto, Riccardo ansò e vibrò e chiuse il retto aperto su di me.
"Vuoi ancora voglia che mi fermi?" Chiesi spingendo e solleticandogli la prostata sensibile con la punta del dito.
Non rispose. Il suo orgoglio era non gli permetteva di ammettere che c’ero riuscito così facilmente, ma io sapevo la verità. Sentii il suo corpo tremare ogni volta che colpivo delicatamente la sua ghiandola; sentii il suo respiro diventare più pesante ogni volta che il mio dito scivolava indietro nella sua condotta; vidi il suo cazzo indurirsi e riempire i sospensori. Oh sì, capii.
Feci scivolare un altro dito nel suo buco ora avido. Non fece obiezioni a questa ultima intrusione, infatti il suo culo si aprì ulteriormente ed obbedientemente per accettare il secondo dito. Mentre raggiungevo un buon ritmo facendo scivolare le mie dita dentro e fuori del suo buco stretto, mi ero eccitato dannatamente, abbassai le mani e mi aprii i pantaloni per liberare la mia bestia adirata dalla sua prigione. Implorava di essere seppellito nelle profondità oscure di Riccardo, ma doveva accontentarsi della presa stretta del mio pugno. Mi accarezzai la verga fantasticando di usarla per aprire Riccardo invece delle mie dita.
Riccardo guardò in basso per vedere quello che stavo facendo. "Buona idea" disse, diede uno strattone al suo cazzo ed alle palle per farli uscire dai sospensori e cominciò ad accarezzarlo.
"Bella attrezzatura" commentai occhieggiando il suo gagliardo cazzo e le sue noci enormi e pelose.
"Grazie" disse. "Non bello come il suo tuttavia."
Fui sorpreso che facesse commenti sulla taglia del mio cazzo, solo ad udirlo mi eccitai. Feci scivolare le dita ancora più profondamente per mostrare il mio apprezzamento. In risposta Riccardo afferrò il suo uccello e cominciò a masturbarlo. Le sue grosse palle ondeggiavano al ritmo della pompa; non potevo fare a meno di sporgermi a leccarle e succhiarle ogni volta che penzolavano verso di me. Prima le bagnavo di saliva e poi le succhiavo asciugandole. Riccardo pompò il suo cazzo sempre più velocemente finché il suo sacco non venne a schiaffeggiare le mie labbra.
"Rallenta, Tigre" dissi estraendo le dita dal suo culo. "Cos’è questa fretta?"
"È così maledettamente bello" disse tirando la sua verga di considerevoli dimensioni.
Se volevo che il tutto durasse, dovevo prendere la questione nelle mie mani. "Voltati" comandai.
Si voltò e quasi mi accecò col suo attizzatoio duro. Io ridacchiai per fargli sapere che era eccezionale, lo aiutai ad uscire dai sospensori e poi ingoiai il suo cazzo giù nella mia gola.
"Gesù!" esclamò quando sentì la sua verga scivolare oltre le mie tonsille.
Il suo corpo rabbrividì e le sue anche si spinsero in avanti per alimentarmi ulteriormente della sua carne che io accettai volentieri. Lanciai la sua cravatta al di là della sua spalla perché non mi intralciasse e poi cominciai a pompare il suo cazzo. Mi concentrai per permettergli di apprezzare completamente l’effetto del mio pompino esperto. Penso, dai suoi gemiti selvaggi, che apprezzasse veramente le mie abilità. Una volta sicuro che fosse contento del pompino, reintrodussi le mie dita nel suo culo trascurato. L'assalto a due facce fu sufficiente per estrarre un ruggito possente dal giovane impiegato; non sapeva se continuare a spingere il cazzo nella mia gola o spingere il buco del culo contro le mie dita invadenti. Bloccai le sue anche con la mano libera e raddoppiai i miei sforzi.
Dopo alcuni minuti di succhiare e spingere le dita, sentii la mano di Riccardo abbassarsi alle mie dita che lo sondavano, all'improvviso sentii una delle sue dita unirsi alle mie nei confini stretti del suo culo di vergine. Le nostre dita spingevano all’unisono ed allargavano il buco a limiti nuovi, ma ancora non era sufficiente. Lui aggiunse un altro dito nel culo avido e cominciò a muoverli febbrilmente.
Mi tolsi il cazzo dalla bocca e guardai il lascivo giovane cucciolo. I suoi occhi erano chiusi e stava veramente godendo. Non penso che avesse notato o si fosse preoccupato che non stavo più succhiando il suo cazzo, non finché il suo culo non fosse stato riempito.
"Quindi, ti piace la sensazione, huh?" chiesi.
"Cazzo sì!" rispose tenendo gli occhi chiusi e mentre le sue dita non smettevano di colpire il suo buco.
"Vuoi qualche cosa di più grosso?"
Riccardo si lamentò un po' mentre si concentrava sul suo buco eccitato. Improvvisamente i suoi occhi si sgranarono quando si rese conto di quello che stavo proponendo. Guardò il mio cazzo che ora stavo pompando lentamente ed un'espressione di panico attraversò la sua faccia.
"Dannazione no! Non lascerò che nessun uomo mi fotta!"
"Perché no? Hai lasciato che un uomo ti succhiasse il cazzo e ti infilasse le dita nel culo. Infatti, le dita di quel tizio sono ancora nel tuo culo e sono unite a due delle tue."
"Io non sono gay!" protestò ma non fece nessun tentativo di spostarsi.
"No, tu non sei gay... ma evidentemente ti piace quello che stiamo facendo. Perché non smetti?"
Spinsi profondamente nei suoi intestini ed accarezzai il punto che rende tutti gli uomini deboli. Riccardo non era un’eccezione. Senza alcuna ulteriore protesta estrasse le sue dita dal buco, si voltò e mi propose silenziosamente il suo culo vergine. Normalmente gli avrei chiesto se era sicuro, ma questa volta non volevo lasciarlo fuggire. Prima che potesse cambiare idea, sputai sul suo buco lievemente aperto e rivestii l’apertura di saliva con le mie dita. Sputai sul mio cazzo alcune volte e lo resi ben scivoloso, poi mi misi dietro a Riccardo e spinsi il mio pistone nel suo cilindro.
"È probabile che faccia un po' male " lo avvertii prima di spingere nelle sue profondità.
Ho già spiegato che piacere si prova a sfottere un culo vergine (vedi Jake). Ora prendete quella sensazione e moltiplicatela per tre ed avrete il piacere che provai scivolando dentro Riccardo. La soddisfazione fisica e normale di aprire il culo di quello stallone fu amplificata dalla soddisfazione della conquista. Quel ragazzo era solo poche settimane prima, omofobico; solo il pensiero di qualsiasi cosa gay lo rendeva isterico. Ora aveva il mio cazzo da ventitre centimetri che scivolava lentamente nel suo culo molto stretto, molto dolce.
Alzai la sua camicia per non avere la visuale ostruita della mia verga che spingeva nella sua strettezza calda. Ero così assorbito nel penetrare le sue profondità che non pensai a come lui la stava prendendo finché non fui completamente seppellito dentro di lui.
"Tutto OK?" chiesi.
Lui accennò col capo lentamente. Direi che faceva male, ma lui era troppo macho per ammetterlo ed era troppo eccitato per chiedermi di fermarmi. Ed io facevo quello che gli uomini gay e compassionevoli farebbero nella mia situazione, lo chiavavo. Il suo culo era mio, era squisito, ed io non ci rinunciavo. Si sarebbe adattato abbastanza presto, pensai, e lui lo fece. Dopo un po' allargò le gambe, si arcuò indietro e cominciò a spingere sul mio cazzo che lo trafiggeva. Era il suo modo di chiedere di più senza compromettere la sua virilità, io ero disposto a giocare a lungo ed aderire alla sua richiesta.
Gli afferrai le spalle e cominciai a fotterlo con maggior forza. Riccardo piagnucolò ogni volta che le mie anche schiaffeggiavano contro il suo bel culo, i due rumori erano come musica alle mie orecchie. Imparò rapidamente come aprire il culo per accettare il mio cazzo che sbatteva dentro di lui, e stringere i suoi muscoli incredibilmente potenti. Mi munse il cazzo come un professionista. Troppo presto sentii il formicolio nel mio inguine che annunciava il mio orgasmo.
Avrei dovuto estrarlo ma non lo feci, non potevo lasciarlo. "Solo alcuni altri colpi" dissi a me stesso ma i colpi divennero pochi e, prima che potessi capirlo, stavo esplodendo profondamente nei suoi intestini. Era un grosso carico, non venivo da un mese, sparato fuori con forza estrema nel culo di Riccardo che non se lo aspettava. Quando si rese conto di quello che stava avvenendo, io avevo già scaricato mezzo litro di crema di uomo ed stavo per servire l’altro mezzo litro.
"Cazzo! Mi sei venuto nel culo!" gridò.
"Spiacente, ragazzo, non sono riuscito a resistere. Il tuo culo era troppo invitante." Lui era troppo sconvolto per apprezzare il complimento così io gli offrii un'altra forma di conforto. "Se la cosa ti può far piacere ti permetterò di farlo a me."
Vidi una luce nei suoi occhi e capii che tutte le mie trasgressioni erano state perdonate. "Sì?" chiese. Io risposi slacciandomi i pantaloni e lasciandoli precipitare ai miei piedi. Andai ancheggiando alla tavola, diedi uno strattone in giù alla mia biancheria intima e mi misi in posizione. Riccardo non sprecò tempo a lubrificare la sua verga e spingerla nel mio condotto.
Mi chiavò con tutta la fragilità ed arroganza che uno si aspetterebbe da un etero. Non fu la miglior fottuta che avessi mai avuto, ma capii che stava facendo del suo meglio. Non parliamo di capacità di resistenza! Oh, essere di nuovo giovane. Quando ebbe finito lo estrasse e crollammo ambedue esauriti sul pavimento. Lui immediatamente cominciò a sentire la colpa e l'ansia per aver avuto il suo primo incontro sessuale uomo contro uomo. Gli dissi che era naturale per dei ragazzi etero volere sperimentare e che lui era ancora lo stesso giovane che inseguiva le fiche, etero che avevo incontrato alcune settimane prima. Sembrò felice delle mie parola. Ci vestimmo e ci salutammo. Lui mi permise anche di dargli un piccolo bacio sulle labbra.
La mattina seguente le cose ritornarono normali... in gran parte. Riccardo venne a portarmi la posta la mattina e a conversare. Era un po' più amichevole del normale, ma per il resto si comportò come lo stesso vecchio ragazzo che conoscevo ed amavo. Jake entrò alla fine della nostra conversazione e dovette osservare la sottile differenza perché, appena Riccardo andò via, si rivolse a me con un'occhiata esasperata sulla faccia.
"L’hai etichettato, non è vero?" chiese.
"Yep! Paga, credulone" io risposi tenendo la mano.
Jake estrasse cinquanta euro dalla tasca. "Io non so come fai" commentò dandomi di malavoglia i soldi.
Io ammiccai d’intesa prima che lui si precipitasse fuori del mio ufficio.
Riccardo ed io non lo facemmo più, ma non importa. Io avevo vinto la mia scommessa con Jake e trasformato un omofobo in un amico. Ora se solamente potessi finire quel bilancio.
Sandro
Ricordo chiaramente il giorno che ho incontrato Sandro per la prima volta. È come inciso permanentemente nel mio io come la capacità di parlare o di allacciarmi le scarpe. Non succede spesso che tu veda qualcuno che lavora in un ufficio e comprendi che lui è l'uomo con cui vorresti passare il resto della tua vita. Momenti speciali come questo rimangono con te per sempre, che tu lo voglia o no. Va bene, forse sto drammatizzando troppo. Non sapevo quale ruolo Sandro avrebbe avuto nella mia vita, tutto quello sapevo era che volevo conoscerlo,con tutte le mie forze.
Sandro era nuovo nella società, o perlomeno doveva essere nuovo perché mi sarei ricordato prima di una tale perfezione. Non era molto alto ma l’aura che lo circondava era molto più grande, riempiva la stanza e ti costringeva ad accorgerti della sua presenza. Trasudava intimità come un potente faro che spediva segnali diritto al mio cuore ed al mio inguine; ed una volta preso in trappola dal suo carisma, era impossibile ignorarlo. Chi non avrebbe voluto fissare i suoi begli occhi marrone chiaro; o essere accecato dal suo sorriso che brillava ed ascolta la sua risata contagiosa; o guardarlo far scorrere le dita nella massa di capelli spessi, ricci e neri o carezzarsi la barbetta a punta ben regolata? Non potevo immaginare nessuno che fosse così sciocco. Io non avevo la forza di volontà di distogliere gli occhi dalla sua bellezza divina. Solamente la vergogna che avrei provato se lui mi avesse scoperto a fissarlo era abbastanza forte da farmi girare altrove.
Io afferrai Johnny per un braccio quando entrò e lo tirai da parte, Johnny è la fonte principale di informazioni gay in società. Se tu lavori per la ditta ed hai atteggiamenti che deviano dalla norma, lui ti cataloga subito. Di solito non davo retta ai suoi pettegolezzi, ma questa volta speravo che avesse delle informazioni sulla nuova bellezza.
"Cosa sai su quella cosa eccitante che c’è in quei 411 di Armani?"
Superato lo shock del mio avvicinarmi per una domanda, Johnny seguì il mio sguardo, poi si girò verso di me e, nel suo consueto mormorio, disse, "Oh sì, il tuo gusto in fatto di uomini è buono come il tuo gusto in fatto di vestiti. Il nome di quel piccolo ciondolo è Sandro. È nuovo, è qui da tre settimane. Lavora in contabilità ed è chiaramente gay... ma ho sentito dire che è una principessa di ghiaccio. Hanno già fallito Michele, Edoardo e Vittorio, vuoi entrare anche tu nel club?"
"No, penso di poter gestire la cosa da solo. Grazie, Johnny."
"Di niente, dolcezza... ma se non funziona tra te ed il piccolo stallone, io sono sempre disponibile."
"Forse in un'altra vita" dissi tra di me. Ridacchiai e lo ringraziai di nuovo. Lui mi soffiò un bacio come per condividere la magia delicata con un altro uomo gay in angoscia, lasciandomi a preparare un piano di attacco. Cosa mi preoccupava? Avevo mai avuto un problema ad avvicinare qualcuno; perché avrebbe dovuto essere una cosa diversa?
Avanzai fiduciosamente verso Sandro e mi presentai. Lui sorrise e si presentò. Disse che aveva sentito molto parlare di me, che io ero una celebrità nell'ufficio e che lui era contento di avermi finalmente conosciuto. Smisi di respirare per un momento ed il mio cuore sobbalzò. Riguadagnando la calma sfoderai il mio fascino e cominciai il mio gioco col ragazzo nuovo della città. Parlammo per un po', le solite cose ma con la mia capacità di incantare. Stava andando bene, penso. Lui sembrava sinceramente interessato alla conversazione, ma non sembrava interessato a me. Era abbastanza amichevole, ma non c'era quel flirtare sottile; nessuno sguardo furtivo al mio inguine; nessun linguaggio del corpo o indicazioni audio che lui era in me come io ero in lui.
Pensai che forse era timido, o che non avevo colto i segnali, quindi decisi di uscire allo scoperto e mettere le carte sul tavolo. L'invitai a pranzare, o a cena, cose che lui declinò cortesemente dicendo che aveva altri impegni. Capii, era una bugia; avrebbe potuto avere impegni, ma quella non era la vera ragione del rifiuto. Con la scusa di una riunione mi cavai dall’impaccio tentando di salvare faccia.
Che cosa umiliante, ero già stato rifiutato prima di allora, non spesso, ma il rifiuto di Sandro era come una pugnalata brutale nel mio cuore. Cos’era questa ossessione per lui? Non era solo libidine, avevo esperimentato quel sentimento migliaia di volte nella mia vita e non mi ero sentito mai così. E non era amore; io non conoscevo per niente il ragazzo. Qualunque cosa fosse, fu il rifiuto più duro da digerire, non posso negarlo.
Il giorno seguente partii per un servizio in Brasile. Mia madre venne con me, era la prima volta che viaggiavamo insieme ed era la prima volta che ritornava alla sua terra natia dopo più di 15 anni. Avrebbe dovuto essere un'opportunità l’emozione del ritorno a casa di mia madre, ma io passai la maggior parte del mio tempo a covare pensieri su Sandro, cercando di capire quello che non era andato bene e contando i giorni che mancavano al ritorno per riprovare. Come solamente madri sanno, mia mamma si accorse del mio problema di cuore ma non aveva disponibili i soliti saggi consigli.
"Sento che stai cercando qualche cosa" disse. "Questo Sandro di cui continui a parlare... Sembri pensare a lui, più che a tutto il resto."
"Cosa sto cercando?"
"Lo devi trovare da solo; la mamma non sa tutto."
Pensai a quello che mi aveva detto e, quando mi ripresi, decisi di tentare di nuovo con Sandro. Non ero sicuro di quello che volevo da lui, ma ero disposto a scoprirlo anche se rischiavo un altro rifiuto umiliante per il mio ego. Fortunatamente non fu quello che io trovai; Sandro accettò felice il mio invito a pranzo. Forse mi ero sbagliato prima; forse non aveva altre scuse. Non mi importava, ciò che ora mi importava era che lui aveva detto di sì. Passai il resto di quella mattina a pensare al pranzo, solo perché lui aveva accettato di venire a pranzo con me non voleva dire che era pronto a cedere i suoi “beni”. Era sembrato ancora un po' scostante, così ho capito che dovevo fare una buona impressione a pranzo se volevo portare la cosa al livello successivo.
Suggerii un bistro quieto vicino alla piazza, ma Sandro chiese di prendere un panino e mangiarcelo per la strada. La cosa mi sembrò quasi romantica, come potevo resistere? Quindi ci fermammo alla panineria preferita di Sandro e ci spostammo al parco. Era una bella giornata primaverile, il profumo dei fiori di ciliegio era diffuso dalla calda brezza ed il parco era pieno di vita. Mentre mangiavamo guardammo una partita di rugby estemporanea che stavano giocando sull'altro lato del laghetto e commentammo i fisici sbalorditivi dei giocatori. Dopo esserci saziati restammo seduti e cominciammo a parlare seriamente.
Il pranzo era terminato troppo presto quel giorno, io avrei potuto passare ore a parlare con Sandro. Era un ragazzo eccezionale, c'era molto più in lui della bellezza esterna che per prima cosa aveva attirato la mia attenzione. Era intelligente, divertente, fiducioso ed incredibilmente dolce e mentre parlavamo, mi trovai ad essere innamorato di lui. Non si trattava solo di voler dormire con lui, anche se la cosa mi attirava ancora, ma io stavo sinceramente innamorandomi di lui, e nel giro di un’ora capii quello che voleva dire mia madre. Quella cosa che mi mancava nella vita era l’amore, essere amato ed essere innamorato. Era una cosa che io non avevo più sentito da... Adamo.
Il ricordo di Adamo era stato con me sempre, appariva in lontananza nella mia mente ogni volta che incontravo qualcuno, non permettendomi di godere una relazione sana. Dopo anni dimenticai per la prima volta Adamo con Sandro, e fu bello. Misi la mia mano su quella di Sandro e la lisciai leggermente col pollice, sperando che lui sentisse la stessa cosa.
Andammo a pranzo insieme il giorno seguente ed il giorno dopo, e poi in ogni giorno della settimana. Ridemmo, parlammo e guardammo i giocatori di rugby. Sembravano bambini che camminano vicini in una visita ad un museo e parlano dei loro sogni di avere una famiglia un giorno. Durante una conversazione particolarmente profonda ed emotiva, Sandro smise di parlare e mi guardò; non disse niente ed i suoi occhi non diedero un indizio di quello che stava pensando. Agendo d’istinto, mi sporsi in avanti per dargli un bacio ma, invece della dolcezza delle sue labbra, assaggiai solamente il sapore amaro del rifiuto quando lui si ritirò.
"Devo andare" disse afferrando il suo sacchetto e scappando.
"Sandro, aspetta!" Lui continuò ad allontanarsi ed io non lo seguii.
Passai il resto del giorno seduto sull'erba sperando che il sole avrebbe sciolto il mio dolore o che un giocatore di rugby mi calpestasse e mi togliesse dal mio disagio. Non accadde nessuna di quelle cose, così io presi il sacchetto degli avanzi e quello che se n’era andato del mio cuore e mi sbarazzai di ambedue le cose. Era evidente che Sandro non aveva alcun interesse romantico per me e che probabilmente non mi avrebbe più parlato.
Ma avevo torto, lunedì mattina lo vidi avvicinarsi alla mia scrivania. Raramente i ragazzi dalla contabilità venivano al piano della produzione, così capii che stava venendo per me. Avevo avuto un fine settimana per pensare a quello che era successo il venerdì e rendermi conto di quanto lui mi piacesse realmente. Ma mi aveva già rifiutato due volte, non volevo succedesse ancora. Mentre si avvicinava il mio cuore mi arrivò in gola e mi sentii sul punto di svenire.
"Ciao" disse.
"Ciao" dissi rimanendo il più impassibile possibile.
"Possiamo parlare... da soli?"
Ci pensai e poi dissi "Va bene. Dove?"
Suggerì di andare nel deposito, accettai e lo seguii; chiuse la porta a chiave dietro a noi, pensai fosse un po' esagerato ma pensai che volesse mantenere un riserbo assoluto.
"Ti ho cercato per scusarmi di essere scappato l’altro giorno. È solo che... io non posso stare con te ora. Non è che non voglio ma vedi... io adesso sono con qualcun altro."
"Non mi hai mai parlato di un amico."
"Lo so. Le cose non stanno andando molto bene ultimamente tra di noi. Infatti penso che voglia separarsi da me, ma io non voglio fare nulla che sia una mancanza di rispetto verso di lui. Capisci?"
"Sì, capisco... ma perché mi dici tutto ciò? Penso che sarei stato più felice se fossi stato convinto di non piacerti. Ora stai dicendomi che non posso solo averti."
"Lo so e mi dispiace. Tu non sai quanto avrei voluto baciarti quel pomeriggio... e adesso."
Eravamo così vicini nella piccola stanza, io potevo sentire il calore del suo corpo che saliva alla mia faccia. Perché mi stava facendo questo? Una parte di me stava dicendo "Che si fotta il suo amico, è un suo problema" ma non era nel mio stile. Aprii la porta ed uscii rapidamente dalla stanza.
Cazzo! Lui avrebbe potuto essere quello giusto, lui mi avrebbe potuto aiutare a dimenticare Adamo. Invece si aggiungeva all'elenco degli altri. Tentai, con poco successo, di farlo uscire dalla mia mente. Il mio dolore fu distratto temporaneamente dall'arrivo del mio nuovo protetto, Elio. Decisi di dedicare tutto il mio tempo ed energia nel suo sviluppo come fotografo. Il viaggio in Svizzera mise della distanza tra Sandro e me e questo mi aiutò ad alleviare il disagio.
Mi sentii un po’ meglio al pensiero di essere riuscito a dimenticarlo, finché lui non si presentò, all'improvviso, alla festa di Elio. Il vederlo di nuovo fece crescere di nuovo tutti i sentimenti per lui, era passato troppo poco tempo, precipitai di nuovo. Dio, com’era bello con la camicia e la cravatta allentate che mostravano i piccoli ciuffi di peli del torace. Perché era là? Non conosceva Elio e non andava quasi mai con persone dell'ufficio. Provai a mischiarmi alla folla ma, prima che io potessi scappare, lui era di fronte al bar accanto a me.
"Pensavo che saresti stato qui" disse pagando il cameriere per la sua birra.
"Stavi cercandomi?" Lui prese un sorso della sua birra ed accennò col capo. "Perché?"
"Volevo vederti." e mise una mano sulla mia schiena. Io sentii il calore attraverso la camicia ed un formicolio nei miei lombi.
"Hai detto che non volevi essere coinvolto, Sandro ed io sono stato d’accordo. Quindi perché sei qui? Perché stai facendo questo?"
"So quello che ho detto, ma so anche quello che io sento; Gian Paolo sei la migliore cosa che mi sia accaduta da tanto tempo... sarei uno sciocco a lasciarla andare."
"Io non voglio essere l'altro uomo."
"Lo so, baby, e non lo sarai, tu meriti qualcosa di meglio di quello. Ma adesso non dirmi che non senti quello che io sto sentendo."
"Nausea?"
"Se non hai sentimenti per me, dimmelo adesso. Io mi allontanerò e non ti infastidirò più... ma non farlo alla leggera."
Avrei voluto dirgli che non l'amavo, avrebbe fatto le cose più semplici, ma sarebbe stata una bugia. Ci eravamo conosciuti per poco, ma io sentivo un collegamento innegabile con lui.
"Balli con me" disse. Io scossi la testa. "Su, solo un ballo... sarò buono; lo prometto."
Sapevo che sarebbe stato buono, ingoiai il mio gin tonic. "Va bene, ma solo un ballo."
Lui afferrò la mia mano e mi condusse sulla pista. La musica era un lento, quel genere che garantisce movimenti intimi tra partner di ballo. Sandro non esitò nell'approfittarne e presto aveva il corpo pigiato contro il mio. Dio, era una così bella sensazione ed aveva un profumo così buono. Sentii il suo alito contro le mie labbra poco prima che lui mi baciasse. Non so quanto tempo rimanemmo là, ballando e baciandoci, tre canzoni, forse quattro, ma non sembrò lungo a sufficienza. Sufficiente comunque per farci sapere quello che avremmo fatto poi.
"Usciamo di qui" suggerì Sandro.
"Va bene." L'avrei seguito anche sull'orlo di una rupe.
Abbandonammo il club in fretta, non perdemmo tempo neppure a salutare i nostri amici. Prendemmo la metropolitana che portava a casa mia ed occupammo il tempo del breve viaggio esplorando l'un il corpo dell'altro. La nostra passione frenetica attrasse l'attenzione di una mezza dozzina di altri passeggeri che erano sul treno con noi. Li vidi, con la coda dell’occhio, guardarci scioccati e disgustati, ma non me ne preoccupai e li lasciai guardare.
Fermi nell'atrio del mio palazzo, aspettando l'ascensore, Sandro mi sbottonò la camicia e cominciò a giocare coi miei capezzoli. Credetti che mi avrebbe spogliato lì se l'avessi lasciato fare, ed io considerai seriamente la cosa. Sandro continuò a cercare il mio corpo mentre camminavamo verso il mio appartamento. La mia vicina di casa, curiosa, sporse la testa dalla sua porta per vedere cosa succedeva. Lei ed il suo barboncino restarono ad occhi spalancati quando videro Sandro che armeggiava nei miei pantaloni mentre io cercavo le chiavi.
"Buona sera signora Belli. Ciao Fluffy" dissi ansando mentre aprivo la porta.
"Buona notte signora Belli. Buona notte, Fluffy" si lamentò Sandro poi mi spinse oltre la soglia e sbatté la porta dietro di noi.
Non avevamo oltrepassato l'atrio che lui mi aveva già denudato e sdraiato sul tavolo dell’ingresso dove avevo lanciato le chiavi quando ero entrato. Non sapevo dove erano le chiavi, ma sapevo dove era la lingua di Sandro, che tracciava una pista sottile e bagnata lungo la mia spina dorsale, verso la fessura del mio culo. Io mi afferrai al tavolo mentre la sua lingua sinuosa si inseriva tra le mie natiche e nel mio buco. Mi piaceva il contatto dei suoi peli facciali che mi graffiavano il culo morbido mentre la sua lingua bagnata sondava il mio buco. Leccò il mio culo con una violenza che non provavo da tempo. Amavo ogni fottuto minuto di quanto accadeva perché sapevo quello che sarebbe seguito.
Sandro smise improvvisamente di leccarmi il culo; lo vidi nello specchio strapparsi la camicia ed armeggiare coi suoi pantaloni. Guardai sopra la mia spalla in tempo per vederlo sputare sul suo venti centimetri, nella sua piccola figura sembrava oscenamente enorme ma nel mio culo era della giusta dimensione. Era lungo e grosso a sufficienza per sentirlo nel mio retto stretto, ma piccolo a sufficienza da permettergli di lavorare il mio culo per ore, se ne avesse avuta la forza. Permettetemi di dirvi che ne aveva la forza.
Sandro mi chiavò con la forza di un uomo di due volte la sua taglia. Era quello che volevo e precisamente ciò di cui avevo bisogno. Ma, a causa della differenza di altezza, il suo cazzo sbatteva dentro di me con un angolo strano, non doveva essere molto comodo per lui, così suggerii di metterci sul pavimento. Sandro estrasse l’uccello a sufficienza per permettermi di sdraiarmi sullo stomaco dopo di che si sdraiò sopra di me e spinse di nuovo il suo cazzo ansioso nel mio culo. Mi chiavò con sempre maggior forza per almeno venti minuti; il suo ritmo non rallentò mai e la sua passione non diminuiva. Ooh ed ah uscivano dalla mia gola mentre il suo torace peloso e lo stomaco mi raschiavano il didietro. Quando il ritmo del suo fottere divenne irregolare, dopo mezz’ora di spinte, io capii che stava per sborrare. Gli dissi che volevo sentire l'interno del mio culo rivestito del suo seme spesso. Lui fu felice di accontentarmi ed alcune spinte più tardi vuotò il contenuto delle sue noci gonfie nel mio culo ben chiavato. Sentii il peso del suo corpo su di me quando si rilassò e le ultime gocce di sperma uscirono dal suo cazzo.
Mi fece rotolare e posò la sua testa sul mio stomaco, accanto al mio cazzo che pulsava. Ne prese la punta in bocca e le sue dita cercarono il mio buco del culo. Trovato il suo obiettivo fece scivolare due dita nel buco pieno di sborra. Io mi lamentai, lui si lamentò, e le sue dita si bagnarono più profondamente nella mia condotta appiccicosa. Ero già stato lavorato e non ci volle molto, le mie palle si strinsero contro il mio corpo e pomparono fuori una buona dose di sperma nella bocca di Sandro. Lui lo bevve velocemente quanto io lo spruzzavo e non ne sprecò una goccia. Dopo che ebbi rilasciato i mio carico e mi fui rilassato, Sandro tolse le dita e le leccò per pulirle. Si sdraio sul mio corpo, mi diede un bacio profumato di sperma e poi rimase con la testa sul mio torace. Esauriti e soddisfatti c'addormentammo rapidamente uno nelle braccia dell'altro.
Fui il primo a svegliarmi, dal mio orologio vidi che mi ero addormentato solamente da un paio di ore, ma la mia schiena era rigida ed il mio braccio si era addormentato. Mi spostai in una posizione più comoda e finii svegliare Sandro. Carezzò la pista di peli che scendevano al mio tesoro e mi guardò.
"Ti amo" disse.
"È solo il sesso a parlare" dissi io. "Dicono sempre così i ragazzi dopo averti chiavato."
"Smettila di essere così cinico... io sono serio. Io ti amo. Sei l’uomo più incredibile che abbia mai incontrato e voglio stare con te... per sempre."
"Cosa stai dicendo?"
"Sto dicendo che voglio stare con... essere il tuo uomo... essere il tuo amore... comunque tu voglia chiamarlo. Voglio essere nella tua vita."
"E il tuo amico?" Era una cosa stonata quella domanda ma avevo bisogno di una chiarificazione. Chiamatemi egoista, ma non ero disposto a dividerlo, non se stava parlando di una relazione seria.
"È finita tra di Luca e me, glielo dirò domani." Volli credergli. "Lo chiamerò adesso se tu... "
"No, non sarebbe corretto. Se vuoi farla finita per rispetto glielo devi dire in faccia."
"Va bene... Hai ragione. Ma voglio che tu mi creda quando dico che sono pronto ad avviare la mia vita con te."
"Ti credo" dissi posandogli un morbido bacio ed accarezzandogli i capelli. "Io ti credo."
Chiamammo di nuovo, sempre nel mio atrio, non fu furioso come la prima volta ma fu più intenso e due volte meglio. Sandro era un chiavatore incredibile, lavorò il mio culo tanto a lungo che ancora adesso mi copro di sudori freddi al pensiero; poi si fece fottere. Era la prima volta che aveva un uccello della mia taglia nel suo piccolo culo, ma io sapevo una cosa o due su come maneggiare quell'arma mortale e presto mi implorò per averne di più.
Ci svegliammo più tardi quella mattina, fottemmo di nuovo e poi facemmo insieme una bella, lunga doccia. Era sabato, non avevamo impegni. Mi offrii di cucinare colazione, ma lui disse che voleva andare a definire la cosa col suo amico; lo capii e lo baciai per salutarlo. Mi sentivo male per Luca, mi sentivo come un distruggi famiglie. Decisi di andare in palestra per lavare via la sensazione nauseabonda che avevo nello stomaco, e la palestra spazzò via rapidamente tutti i miei problemi.
Quando ritornai Sandro era seduto nell'atrio con un paio di valigie.
"Cosa sono quelle valigie?" Chiesi, anche se già sapevo quella che sarebbe la risposta.
"Luca non l’ha presa molto bene, mi ha cacciato fuori di casa."
"Non sapevo che vivevate insieme."
"Sì... così ora devo trovare un posto dove stare."
"Starai con me, chiaramente" dissi afferrando una delle valigie.
"Sei sicuro? È una cosa un po’ improvvisa."
"Sì, non mi aspettavo di convivere così presto, ma non c’è problema. Penso che ora siamo insieme ufficialmente" dissi con un sorriso.
Anche lui sorrise, mi diede un bacio e disse "Baby, noi eravamo ufficialmente insieme il primo giorno che ti vidi."
Sapeva cosa dire per farmi squagliare il cuore, lo devo ammettere. Portammo le sue borse in casa, si spogliò e passammo il resto del fine settimana facendo sesso, con brevi interruzioni per mangiare, dormire e prenderci cura delle altre questioni personali.
Sandro era l'amico perfetto, era dolce, premuroso ed affezionato, era premuroso e tenero e, sopratutto, era un amante esperto ed insaziabile. Quando io andavo via per un servizio fotografico, riempiva la mia casella di posta con dozzine di e-mail ogni giorno, dicendomi quanto gli mancavo. Sebbene la cosa fosse eccessiva, mi faceva sentire amato e desiderato. Quando ritornavo mi aspettava un buon pasto ed una notte di "bentornato" di sesso.
Non era passati due mesi che nella nostra relazione le cose hanno cominciato a cambiare. Lui era dolce e premuroso come lui era sempre stato, ma non lo era più come prima. Quando andavo via ero fortunato se ricevevo un e-mail da lui. Quando ero a casa non aveva tempo per pranzare insieme e ci “incontravamo” per una cosa alla svelta di mattina prima del lavoro. Come ero felice a ricevere le sue attenzioni, anche via e-mail e telefonate, così fui preoccupato per l’improvvisa mancanza di attenzione. Ma cercai di non pensarci, come si dice la luna di miele era finita, stavamo insieme da un paio di mesi e la novità della relazione si era affievolita, accade ad ogni relazione; perché il nostro caso avrebbe dovuto essere diverso?
Mi preoccupai, invece, quando non venne a vedere la mia premiazione per il mio primo grande premio di giornalismo; ne parlavo da settimane e lui sapeva quanto fosse importante per me. Non c'erano scuse, a meno di incidenti che gli fossero successi o di lutti in famiglia, non era perdonabile. Non era neppure in casa quando vi tornai, girai per l'appartamento aspettando il suo ritorno. Alle 11 e 30 sentii la chiave girare nella serratura. Non appena aprì la porta e vide l'espressione sulla mia faccia capì che ero arrabbiato.
"Dove sei stato?" Attaccai. "Sapevi quanto fosse importante questa sera per me; avresti dovuto esserci! C’erano tutti eccetto te!"
"Lo so, baby! Mi dispiace... ma... è successa una cosa e..."
"Cos’è successo? Che cosa? Cosa cazzo è successo di più importante del mio premio?"
"Non posso parlartene adesso; sei troppo sconvolto."
"Hai perso uno dei più importanti eventi della mia vita e tutto quello che sai dire è 'È successa una cosa.' io non sono arrabbiato, io sono furioso!"
"Gian Paolo, mi spiace. Non posso cambiare il tuo dispiacere, posso solo tentare di migliorarlo. Farei qualsiasi cosa per migliorarlo perché ti amo. Ti amo tanto da soffrire nel vederti così. Baby andiamo, non essere arrabbiato. Ti prometto che non ti deluderò mai più."
Mi stava accarezzando un braccio, avrei dovuto spingerlo via, ma non lo feci e poiché non lo feci, lui scivolò verso di me e mi baciò. Fu un piccolo bacio, morbido e dolce sulle mie labbra sporgendo le sue labbra, ne seguì un altro. Ero ancora arrabbiato, ma tutto quello che ricordo era che non volevo che smettesse di baciarmi, e lui non lo fece. Continuò a baciarmi mentre le sue mani mi sbottonavano lentamente la camicia. Io non tentai di fermarlo, né gli resistetti quando mi slacciò i pantaloni.
Gli eventi che seguirono sono solo un vago ricordo, ma ricordo che finii sul letto, abbracciato ai cuscini mentre Sandro riempiva il mio culo col suo bel cazzo. Ad ogni dolce spinta lui bisbigliava "Per favore perdonami." Io gemetti più e più volte il suo perdono. Era solo uno stupido premio di giornalismo, vero? Si scusò e promise lui non avrebbe mai più fatto una cosa così; cosa poteva fare di più? Sono venuto sulle lenzuola proprio nel momento in cui lui spruzzava il suo sperma caldo dentro di me. Mi addormentai nella pozza di sborra col peso di Sandro sulla mia schiena ed il suo cazzo ancora seppellito nel mio culo. E tutto andava bene.
Era solo uno stupido premio, vero? Si scusò e promise che non l’avrebbe fatto mai più; questa era la cosa importante, vero? La cosa non mi sembrò così forzata allora, perché io l'amavo e lui mi amava... vero?
Alcune sere dopo tornai da un breve viaggio in Canada; Sandro non era in casa. Era presto e lui non si aspettava che tornassi tanto presto, pensai che avesse deciso di andare al bar con degli amici. Era quello che di solito faceva quando ero via, non mi aspettavo certamente che stesse in casa finché io non ritornavo. Onestamente ero contento che non fosse in casa, ero esaurito e tutto quello che volevo era una doccia calda e strisciare a letto, proprio quello che feci.
Dormii come un sasso e non mi accorsi quando Sandro arrivò... perché lui non arrivò. Rotolai nella sua parte e mi accorsi che il letto non era stato toccato. Pensai che era un po' strano, mi alzai ed andai in cucina a preparare il caffè. Nel momento in cui mi sedetti sentii la chiave nella porta e vidi Sandro entrare. Sembrava aver avuto una notte pesante, ma era sempre sexy.
Mi vide e chiese "Cosa fai a casa? Pensai che il tuo volo sarebbe arrivato stanotte."
"Abbiamo finito presto e così ho cambiato volo."
"Hai viaggiato bene?" chiese avvicinandosi e dandomi un bacio sulla guancia. Profumava di baldoria.
"Sì... dove diavolo sei stato? Odori come una fabbrica di birra."
"Sono andato fuori a bere con Bruno e Sergio. Mi sentivo solo così sono rimasto a casa di Sergio" spiegò. "Se avessi saputo che tornavi prima sarei rimasto qui. Mi sei mancato tanto." Mi baciò delicatamente sul punto del collo che mi faceva impazzire.
"Anche tu mi sei mancato" dissi piano, perso in quel momento. "Mi piacerebbe tanto rimanere con te, ma tu non dovresti essere pronto per andare al lavoro?"
"Penso che mi darò ammalato."
"Non sono sicuro che sia una buona idea."
"Perché no; non vuoi che stia a casa con te?" La sua mano scivolò lentamente sulla mia coscia finché venne a riposarsi sul mio cazzo che stava ancora dormendo. Il suo tocco fece quello che tre tazze di caffè non avrebbero potuto fare. Bagnò il mio collo di baci e diede una stretta gentile al mio uccello.
"Penso che un giorno di vacanza non ti farebbe male" borbottai.
Sandro mi fece roteare sullo sgabello e mi aprì l’accappatoio. Dopo avere fatto scorrere gli occhi sul mio corpo seminudo per un po’, fece scivolare le dita nella cintura dei miei boxer e li fece scivolare via. Si curvò e cominciò a succhiarmi il cazzo prima che i boxer fossero arrivati sul pavimento. Ragazzi come succhiava un cazzo! Sandro era eccellente sotto ogni aspetto di sesso. Il suo modo di amare creava dipendenza. Anche se io non l'avrei mai ammesso, c'erano notti, quando eravamo separati, che io non potevo dormire perché non avevo avuto il mio quotidiano “servizio”, tutto andava bene quando Sandro mi fotteva, mi succhiava o mi cavalcava.
Mi appoggiai indietro contro il mobile della cucina e lasciai che Sandro usasse la sua magia orale sul mio uccello dolorante. Le sue tonsille afferrarono fermamente la grossa cappella mentre la sua lingua turbinava intorno all'asta solida. Mi piacevano i rumori di soffocamento e risucchio che lui faceva. Mi stupì sempre quanto rapidamente riuscisse a farmi venire la prima volta; quel giorno non fu un’eccezione. Era come se stesse succhiando lo sperma direttamente dalle mie palle. Sentendo la tensione nelle mie anche, estrasse il mio cazzo dalla sua bocca ed cominciò a masturbarlo. Volteggiò sulla punta rossa con la bocca aperto e pronta ad accettare il mio carico. Il vederlo era l'incentivo di cui avevo bisogno. Con un ringhio selvaggio schizzai la mia sborra sulla sua faccia, sui capelli, sulla camicia e sulla cravatta.
"Aw, Sandro è così dannatamente eccitante" dissi guardando la sua faccia schizzata di sperma.
Lui si leccò i labbra e disse "Sì, ma ora ho veramente bisogno di una doccia."
"Hai bisogno di qualcuno che ti lavi la schiena?" chiesi.
Sogghignò e mi prese per il cazzo molle guidandomi in bagno dove passammo delle ore esplorando l'uno il corpo dell'altro in ogni posizione concepibile. Alla fine della giornata eravamo ambedue distrutti e ci accoccolammo a letto. Quando posai la testa sul cuscino cominciai a pensare alle cose che erano accadute quel giorno. Qualche cosa non mi tornava... ma non sapevo cosa, ma ben presto sprofondai nel sonno.
Col passare del tempo Sandro divenne anche meno attento nei miei confronti ed anche più irresponsabile, ritornava a tutte le ore della notte o non tornava affatto. Quando era a casa non voleva quasi fare sesso come era solito e solamente quando l’iniziativa veniva da lui. Non c'erano più e-mail quando ero via e non c’era alcun “bentornato” di sesso al mio ritorno. Gliene chiesi la ragione alcune volte e lui alzò le spalle o mi disse che si sentiva “stressato”. Quando gli offersi il mio aiuto disse che poteva uscirne da solo. C'erano poi le chiamate notturne sul suo cellulare mentre stavamo dormendo. Lui scivolava silenziosamente fuori della stanza per rispondere alla chiamata, non sapendo che il campanello mi aveva svegliato.
Divenne impossibile negarlo a me stesso, Sandro mi stava ingannando. Fui frustrato più che adirato, lo amavo troppo e volevo che le cose tornassero come prima.
Il nodo venne al pettine una sera, Sandro ed io avevamo avuto un grosso litigio, bestemmiando e gridando per ore. Alla fine decise che ne aveva avuto abbastanza delle mie "accuse e dei miei interrogatori" e si catapultò fuori dell'appartamento. Anch’io ne avevo avuto abbastanza, era finita! Ero adirato con lui, ma ero furioso con me; furioso per non aver visto quello che stava accadendo e furioso per non essere stato abbastanza forte per troncare tutto prima. Ma ora basta! Feci una doccia ed andai a letto, mi dissi che non c'era alcun bisogno di aspettarlo, non sarebbe ritornato presto comunque.
Mi sdraiai nel letto, girandomi e rigirandomi, guardando lentamente le ore che passavano. Con mio orrore e sorpresa sentii la chiave nella porta. Durante gli ultimi mesi ero stato condizionato da quel rumore; bramavo sentirlo, seppe che volle dire chel mio Sandro era a casa. Nonostante tutto il litigi e tutte le cattive sensazioni, quella notte ero ancora felice di sentire il clic della serratura.
“No! Non questa volta!” mi dissi. “Deve finire!” Ma ero come paralizzato, incapace di muovermi o parlare quando sentii i suoi passi sul pavimento di legno. Mi sdraiai silenziosamente mentre lui entrava nella stanza e si spogliava lentamente. Scivolò sotto le coperte e si accoccolò vicino a me, la sua durezza pigiò contro la mia schiena, ed io ero indifeso. La mia mente mi diceva di allontanarmi, ma il mio corpo non rispondeva; aveva solo un padrone e lui stava carezzandolo delicatamente in tutti i punti che lui sapeva gli piaceva essere carezzato.
“Mi spiace,” bisbigliò e, come un missile tele guidato, il suo uccello trovò il mio buco. Una spinta e fu seppellito completamente dentro di me ed io non avevo speranza di salvezza. Grugnì come un maiale e mi inculò com corte, potenti spinte; il modo che mi piace. Era bello… era veramente bello! Io venni rapidamente e potentemente.
Thai
Thai aveva il corpo di un dio; magro ma con i muscoli che si increspavano in tutti i punti giusti. Amavo svegliarmi col suo corpo perfetto contro il mio, il mio cazzo duro incuneato tra le sue natiche sode. Con lui ce l’avevo sempre duro, pronto a fottere anche se l'avevamo già fatto tre o quattro volte quella la notte. Anche lui era sempre pronto. Non si lagnava mai di essere troppo stanco o di aver male da quache parte. non dicev mai che non era dell'umore. Molte volte era a letto e si agitava, sospetto intenzionalmente, e questo mi eccitava in primo luogo e mi metteva dell’umore per gli eventi per seguivano.
“Oh, sei sveglio,” aveva detto stirandosi, sbadigliando e pigiando il suo culo carnoso contro il mio inguine. Non faceva accenno alla mia erezione, ma io sapevo che lui sapeva che c’era.
Facevo correre le dita sui suoi addominali tesi, arruffando il cespuglio di peli sottili che circondavano il suo ombelico e seguendo il suo stomaco fino al cespuglio ben regolato. Avvolgevo le mie dita intorno alla sua virilità palpitante. Il suo cazzo era duro, lungo e grosso come il mio. Se non fosse stato per il suo grosso prepuzio avrei pensato che era il mio uccello. Gli baciavo la spalla e continuavo a carezzarlo finché la mia mano non diventava appiccicosa per la sua pre eiaculazione. Di solito non ci voleva molto.
“Posso?” Bisbigliavo.
“Te l’ho mai negato?”
“No, ma c'è una prima volta in tutto.”
“Mai,” Rispondeva.
Il mio pene duro come pietra stava già aspettando al suo ingresso. Sapevo che lo voleva quanto me, ma mi piaceva la seduzione. Volevo sentirlo dire quanto era voglioso. Permesso accordato, io scivolavo in lui e sospiravo. Il suo buco era ancora aperto dall'ultima volta che l’avevo inculato, ma mi stringeva ancora. Il suo cazzo si gonfiava a nuove dimensioni quando toccavo il fondo della sua caverna. Qualche volta sentivo l'ultimo carico che avevo lasciato circondare la mia asta. Amavo in forma speciale quella sensazione.
Cominciavo a spingere delicatamente dentro di lui. Era diverso dal sesso della notte prima che era ansioso ed aggressivo perché non ci vedevamo da un po’. Ma ora io non ero di futia; volevo che durasse; volevo la sua strettezza calda intorno a me per sempre.
“Unh…si…inculami. Mm, sì…così.”
Io smettevo di carezzargli il cazzo. Volevo che durasse per potermi rendere più tardi il favore. Per ora toccava a lui e le mie mani avevano altri modi per essere occupate. Potevo pizzicare delicatamente i suoi capezzoli; cosa che lo faceva sempre diventare selvaggio. Potevo fargli succhiare i suoi succhi dalle mie dita, cosa che gli piaceva fare. Sapevo che avrebbe preferito succhiare la cosa vera, ma in quel momento era occupata in un altro buco. Qualche volta gli alzavo una gamba per trovare un angolo migliore ed andare più profondamente. Penso che gli piacesse molto. Ogniqualvolta cominciavo coi colpi profondi e lunghi, lui cominciava con lamenti udibili e piagnucolii.
“Ti piace, baby?”
“Unh…oooh... ssssiiiiiiii,” era tutto quello che diceva. Io sapevo cosa voleva dire.
Thai aveva un collo lungo che sembrava fatto per essere leccato e baciato. Fortunatamente quelli erano alcuni dei miei passatempi favoriti. Non riuscivo a prodigarmi a lungo con labbra e lingua sul suo collo perché, appena cominciavo, scattava verso l’alto e cominciava a spingere il suo sedere verso di me. Sapevo che era il momento di finire, afferravo le sue anche e mi giravo sulla schiena. Senza interrompere il nostro ritmo, lui mi seguiva fino a ritrovarsi seduto sul mio inguine col mio cazzo piantato fermamente nel suo sedere.
Lui rimbalzava su e giù, alcune volte sino a metà, altre volte si lasciava cadere fino in fondo dimenando le anche per essere sicuro di averlo tutto. Quando sentivo le sue noci gonfi rotolare sulle mie e sentivo la pressione che nasceva giù nella mia pelvi, ci voleva tutto il mio autocontrollo per non scoppiare. Non era ancora il momento. Volevo sentirlo incularsi da solo col mio cazzo ancora per qualche minuto. Volevo vedere il suo bel sedere che rimbalzava su e giù e vedere la mia grossa verga luccicante scomparire più e più volte nel suo buco allargato. Thai era insaziabile ed accanito. Poteva cavalcare il mio cazzo per sempre ed io sarei stato felice del fatto.
“Lento, baby…” dicevo, ma lui non mi ascoltava mai. Diceva che gli piaceva troppo il continuo svap del suo sedere contro la mia pelvi per rallentare. Più di qualsiasi cosa amava sentire il mio sperma rivestire i suoi interni. Lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere la mia sborra e, gettando giù il suo sedere su di me così, gli garantiva di averne a secchi.
Io grugnivo e ringhiavoi in risposta alla lussuria animalesca di Thai. Era contagioso. Quando afferravo le sue anche e cominciavo ad andare incontro alle sue spinte, lui capiva che il suo premio era vicino. Si chinava in avanti, alzava le anche e mi permetteva di incularlo alla morte.
“Unnnnhhhh! Sto per sborrare!” l’avvertivo, ma lui già lo sapeva che stava per accadere.
Litri di sperma fuoriuscivano dal mio cazzo, non importava quante volte l’avevo inculato prima. Thai aveva la garanzia di avere sempre un grande carico succoso da me! Anch’io sarei rimasto male se non fosse successo. Continuavo a miovere il mio uccello dentro di lui mentre ruscelli di sperma fuoriuscivano dal suo buco adoperato. Vedere le bolle che si formavano intorno alla mia asta che si immergeva era sufficiente a farmi desiderare di ricominciare da capo, ma c'era tempo più tardi per quello. Era il mio turno di essere inculato.
Thai era riluttante ad abbandonare il suo posto sul mio cazzo finché non gli ricordai quello che lo aspettava di ritorno. L'opportunità di seppellire il suo osso nel mio sedere era tutto l'incentivo di cui aveva bisogno. Mi misi a quattro zampe e gli proposi il mio buco per farne quello che voleva.
Thai capì ed apprezzò l'importanza di stuzzicarmi quanto volevo. Ecco perché spese molto più del solito a penetrarmi con la lingua e leccare il mio sedere. Cominciò con alcune botte della lingua sul mio buco, seguiti da alcuni colpi gentili, circolari intorno all'anello corrugato con un dito. Mi tormentava spingendo leggermente contro l'apertura stretta ma mai con tanta forza da rompere il sigillo. Io mi voltai con occhi imploranti e vidi un ghigno malizioso nei suoi occhi. Dal suo grosso cazzo rigido colava abbondante pre eiaculazione sulle lenzuola. Voleva dannatamente incularmi ma voleva sentirmelo chiedere, implorare che lo facessi. Io metterei su una lotta sempre, ma c'era solamente così molto un uomo potrebbe prendere.
“Forza Thai…smettila di giocare e inculami,” gridai.
“Sei sicuro?” Chiese mentre finalmente faceva scivolare un dito nella mia condotta.
“Unhhh…mmm.” Non riuscivo a concentrarmi col suo dito che contro il mio punto.
“Cosa hai detto?” E spinse il dito più profondamente.
“Ho detto sì! Per favore inculami!” emisi.
Portai le mani dietro di me e mi allargai le natiche per permettergli di puntare il suo solido 25 centimetri contro il mio buco. Era una mossa non necessaria; Thai conosceva ogni centimetro del mio corpo come se fosse il suo e scivolò nel mio sedere invitante finché il suo pube non si trovò il mio morbido sedere. Thai aveva un bel cazzo lungo con una testa enorme che stirava il mio culo al massimo della sua capacità mentre scavava profondamente dentro di me. Era l'attrezzo perfetto per fottere e Thai era un esperto ad usarlo.
Mi piaceva pigiare la faccia ed il torace contro il letto così che il mio sedere era completamente aprerto al suo uccello. Lui mi stava inculando profondamente e con calma, che era l'opposto delle nostre normali sessioni dure e furiose, ma era perfetto per la prima attività del giorno. Le mani di Thai si muovevano sulla mia schiena modellando i miei muscoli rigidi mentre il suo pene continuava il suo assalto metodico al mio retto formicolante. Ad ogni sua spinta io spingevo indietro contro di lui sperando di spingere di più la sua verga divina profondamente dentro di me. Non funzionò mai, ma era dannatamente bello provare. Piaceva anche a lui e, non potendo andare più profondamente, lui muoveva le anche in un cerchio stretto così che la sua grossa cappella potesse colpire e pungolare i nervi che di solito non trovano attenzione. Io strillavo e mi lamentavo per fargli sapere che era un buon lavoro quello che stava facendo, come se lui non lo sapesse.
Mi inculò a lungo, anche se non così a lungo quanto speravo. Talvolta mi girava per poter vedere la mia faccia contorcersi al suo impalare infinito. Diceva che ero sexy, mi diede un bacio bagnato e poi mi inculò più forte. Con le caviglie nella sua presa potente e le gambe gettate alte in aria, tutto quello che potevo fare era rimanere sdraiato e godere della sensazione incredibile del suo cazzo che scivola dentro e fuori di me.
Quando chiuse gli occhi e digrignò i denti, capii che quasi c’era. Capii che stava tentando con ogni fibra del suo essere di farlo durare un po’ di più. Non mi sarebbe importato di sentire per un’altra ora la sua grossa cappella pulsare nei miei intestini, ma volevo anche disperatamente sentire il suo sperma caldo che schizzava nel mio buco completamente allargato. Dopo molte spinte possenti, alla fine Thai vuotò il suo carico dentro di me. I suoi fiotti spessi e caldi non gocciolavano mai o sprizzavano; sgorgavano sempre in torrenti appiccicosi, fusi. Col suo cazzo che già allargava il mio culo alla sua massima capacità, la sua sborra non poteva uscire.Non c’è nulla di più peccaminosamente erotico per me che la sensazione dello sperma del mio innamorato che cola fuori dal mio sedere.
Noi passavamo così la maggior parte delle nostre mattine. Dopo esserci coccolati per alcuni minuti, ci alzavamo, facevamo la doccia ed uscivamo per il resto della giornata. Quelli erano i punti più alti dei nostri infrequenti incontri. Con la sua carriera di modello, Thai viaggiava frequentemente ed altrettanto facevo io, era quasi impossibile coordinare i nostri orari. Ma trovavamo il tempo per stare insieme e, quando succedeva, erano garantiti giorni di selvaggio, esaurente sesso.
Seduto al terminal dell’aeroporto quel piovoso pomeriggio di mercoledì, aspettando impazientemente che il suo volo in ritardo arrivasse, non potevo fare a meno di ripetere nella mia mente il nostro rituale sessuale della mattina. Mi contorsi sulla sedia tentando di sistemare e nascondere la mia erezione di considerevoli dimensioni. Capii che non avrei dovuto mettermi i boxer.
Desideravo troppo vedere Thai. Era un piacere passare il tempo con lui, non solo per il sesso, ma anche per l'amicizia. Noi avevamo molto in comune, dalle nostre carriere, ai nostri interessi ed anche alla nostra eredità birazziale. Thai era mezzo cinese. Questa miscela gli aveva dato caratteristiche squisitamente belle ed esotiche che l'avevano reso così popolare nell'industria dei modelli, ma più importantemente era quello che ci aveva portato insieme la prima volta.
Ora eravamo molto uniti ma non era stato sempre così. Avevo accettato di fare delle foto per un calendario di costumi da bagno come favore ad un amico e no volevo che il progetto fosse scadente. Thai era il modello principale. Quando lo incontrai pensai che lui era solo un altro modello incredibilmente caldo, ma incredibilmente muto. Thai pensò che io fossi un altro fotografo ipocrita e pretenzioso. Lui aveva ragione per quello che mi riguardava, ma io non potevo avere più torto rispetto a lui. Non mi ci volle molto per realizzare che c'erano cervello e carattere sotto la bella confezione. Un giorno cominciammo a parlare, di nulla in particolare, e continuammo a parlare di nulla fino alle ore piccole. È divertente pensare a come rapidamente dimenticammo i nostri forti preconcetti uno per l'altro e cominciammo a piacerci. Per il resto del lavoro fummo inseparabili.
Quando ebbimo finito Thai suggerì di fare un’altra sessione. Io fui d'accordo e lui mi trascinò ad un piccolo stagno annidato nel bosco. Una volta arrivati si svestì e rivelò il costume da bagno più succinto che avessi mai visto. I piccoli scampoli di stoffa argento non facevano niente per nascondere il suo pacco enorme. Io facevo del mio meglio per non guardare, un tentativo sciocco e futile da parte mia. I miei occhi stavano per uscirmi dalla testa ed il mio cazzo cercava di scoppiare fuori dai miei pantaloni. Presi degli scatti uno dopo l’altro di lui nello stagno. Lui si tuffò sotto l'acqua che scendeva a cascata e poi riemerse. La vista dei suoi muscoli dorato-marroni increspati nella luce diffusa era più di quanto la mia mente che voleva sesso potesse accettare.
Smisi di fare fotografie, posai la macchina fotografica e passai a guado l'acqua completamente vestito. Lui non mi chiese nulla mentre mi avvicinavo e non resistette a quando mi chinai per baciarlo. Facemmo del sesso incredibile sulla spiaggia del piccolo lago, al roco suono degli animali e delle piante selvatiche. Il solo pensare alla prima volta che mi inculò con quel cazzo enorme era sufficiente per farmi venire nei pantaloni.
Il mio sogno ad occhi aperti fu interrotto da una voce di donna. “Volo 356, da Londra al gate B-6.”
Saltai fuori dal mio enorme e scomodo sedile di plastica ei in breve fui davanti al gate. Quando lo vidi, decima o undicesima persona a sbarcare, il mio cuore cominciò a correre e le mie mani cominciarono asudare. Era così bello vederlo. Erano passati circa otto mesi da quando ci eravamo visti e la prospettiva di passare una settimana con lui mi stava sommergendo. Non sono abituato ad esternare i miei sentimenti, ma non potevo resistere a correre verso di lui, avvolgendolo tra le mie braccia, e dandogli il più grande, il più lungo, il più bagnato bacio nella storia dei baci.
“Felice di vedermi?” Chiese dopo aver avuto l'opportunità di prendere fiato.
“Non ne hai idea,” dissi anelando. “Prendiamo il tuo bagaglio ed andiamocene.”
Gettammo la sua roba in macchina e ci dirigemmo verso la città. Il traffico era abbastanza intenso per un incidente ed alcuni lavori stradali. Ma passammo facilmente il tempo, non ci parlavamo bene da mesi ed avevamo molto da dirci. C'era anche molto di palpare e baciare che doveva essere fatto. Il tempo di ritornare al mio appartamento ed ero così eccitato che pensavo che sarei scoppiato; ma io avevo un'obbligo come ospite di assicurarmi che il mio ospite fosse ben ricevuto sotto tutti gli aspetti.
“Sei affamato?” chiesi facendolo entrare.
“Sì, sto morendo di fame!” Disse. “Potrei anche farmi una doccia,” aggiunse.
“Ok. Mentre ti lavi preparerò qualche cosa da mangiare.”
“Suona bene,” disse e poi mi diede un bacio morbido e lungo.
Io mi leccai le labbra ed assaggiai il suo sapore mentre lui usciva dalla cucina lasciandomi una strana sensazione di vigore e felicità. Passai i minuti successivi per la cucina a preparare il pasto. Cantarellai al battito del coltello contro l'asse mentre tagliavo l’nsalata. Anche l'acqua bollente sembrava formare bolle vivacemente all’unisono col mio felice motivo. Ero così assorbito dal cantare e cucinare che non mi accorsi che la doccia era stata spenta e Thai era entrato in cucina.
“Rumori ed odori adorabili,” commentò.
“Grazie,” dissi sorridendogli.
Un asciugamano allacciato intorno alle sue anche era tutto ciò che aveva indosso in quel momento, ed era più buono per me. Si avvicinò alla cucina dove stavo lavorando ed avvolse le braccio intorno alla mia vita. Calore irradiava dalla sua pelle umida ed attraverso la mia camicia. Lui mi baciò dolcemente sul collo e disse, “Sembra anche buono.”
Era la prima volta che ci coccolavamo così, se non a letto. Noi avevamo avuto un'amicizia forte ed una relazione sessuale potente ma non avevamo mai gettato un ponte tra l’amicizia ed il desiderio con qualche cosa di romantico. Stare tra le sue braccio, dondolando dolcemente indietro ed avanti mentre cucinavo era una cosa nuova, ma era bello…e mi sembrava giusto.
“Ti piacciono i pomodori essiccati, non è vero?”
“Mmm... Mmm.”
“E gli asparagi?”
“Mmm... Mmm,” rispose di nuovo stringendomi più stretto.
“Sai... se continui così non riuscirò a finire di cucinare.”
“Non sarebbe male,” disse lui e poi mi baciò sul collo proprio nel punto che mi fa diventare molli le ginocchia.
“Thai…”
“Ok, okay…mi comporterò bene.” Lui rilasciò lentamente la presa su di me e corse fuori della stanza.
Ritornò alcuni minuti più tardi con indosso un paio di pantaloncini corti da palestra ed una canottiera con la frase “contiene la nudità” stampato sul torace in piccole lettere bianche. Le parole erano piuttosto adatte considerato che gli indumenti non celavano molto più dell'asciugamano, ma lui non senti lagnanze da parte mia. Ritornò in tempo per aiutarmi ad apparecchiare la tavola e disporre il cibo. Ci sedemmo e Thai ispezionò la piccola festa che avevo preparato per lui.
“Wow! Non posso credere che ti sei tanto disturbato solo per me… io sarei stato felice anche solo con un panino.”
“Volevo impressionarti con le mie abilità culinarie.”
“Tu non hai bisogno di impressionarmi… Sono già colpito.”
Io arrossii e gli passai la ciotola di insalata. Thai non era uno abituato a parole fiorite e sentimenti. Non l'avevo mai sentito prima esprimere i suoi sentimenti per me, mai dire che lui pensava che fossi perfetto. Quindi, sentirlo dire che era colpito era piacevole e sorprendente. La sua dichiarazione mi lasciò ammutolito. Non sapevo come rispondere, così non lo feci. Mangiai in silenzio sperando di trovare qualche cosa che alleviasse la tensione nella stanza.
“Mi sei mancato,” disse Thai. Non era la cosa per allentare la tensione che stavo cercando, ma era un'asserzione che potevo ben maneggiare.
“Anche tu mi sei mancato,” risposi.
“No, voglio dire che mi sei mancato come se mi mancasse il respiro, essere lontano da te tutti questi mesi è stato insopportabile. Alcuni giorni non riuscivo a mangiare o dormire perché mi sentivo così vuoto e solitario senza di te. Non passava giorno da quando ti ho lasciato che non abbia pensato a te e mi chiedessi dov’eri, cosa facevi…con chi eri. Mi svegliavo la notte preoccupato che anche tu non stessi pensando a me, ma le mie paure finivano ogni volta che mi chiamavi o spedivi una e-mail. Questo mi rendeva sicuro di essere nella tua mente ed improvvisamente tutto andava bene. Questo è quanto mi mancavi.”
“Thai, io…”
“Shhh,” disse mettendo una mano sulla mia gamba. “Non devi dire niente. Ho solo voluto che tu sapessi.”
Finimmo la cena in silenzio. Di quando in quando Thai allungava una mano e mi carezzava una coscia. La sua faccia mostrava un sorriso continuo di appagamento e liberazione. Aveva avuto evidentemente queste sensazioni nel suo petto per tutto il tempo e rivelandoli aveva tolto un grande carico dalla sua anima. Nel fare così, comunque, aveva messo il carico sul mio cuore. Per tutti quegli anni avevo pensato a Thai come a un amico intimo ed un amico di chiavate, niente più, niente meno, perché quello era ciò che io pensavo volesse. Ero soddisfatto di quella sistemazione. Ora mi sentivo costretto a rivalutare e divulgare i miei sentimenti per lui e non ero sicuro di quali fossero, per essere completamente onesto. Io lo amavo…ma non ero sicuro di amarlo così. Era tutto così improvviso.
Il tempo sembrò trascinarsi mentre consideravo questa nuova rivelazione. Finalmente finimmo il nostro pasto e cominciammo a sparecchiare. Io decisi di lavare a mano i piatti per darmi tempo di pensare, ma Thai aveva altri piani. Afferrò il mio braccio e mi girò verso di se.
“I piatti possono aspettare,” disse. “Io no.”
Non c’era bisogno che dicesse i suoi desideri; io sapevo quello che voleva. Anch’io lo volevo. Stavo aspettando da tanto tempo di sentirlo vicino a me, dentro di me. Mi chinai verso di lui e lo baciai sulle labbra. Le sue mani trascinarono impazientemente la mia camicia fuori dei pantaloni e sul mio torace. Io smisi di baciarlo per permettergli di togliermela completamente. Lui la lanciò da parte e ritornò al bacio. Le sue mani furono sui miei pettorali e li modellarono rudemente. I miei capezzoli reagirono immediatamente contraendosi ogni volta che i suoi palmi ci passavano sopra. Io succhiai la sua lingua che pulsava nella mia bocca mentre le mie mani scivolavano giù ai suoi fianchi e nell’elastico dei pantaloncini. Afferrai il suo sodo culo rotondo e gli diedi una stretta potente. Le sue anche spinsero in avanti spingendo il suo pacco contro il mio.
Lui era già duro ed io non ne fui sorpreso. Lui era sempre duro e prontoa fottere che è il solo mio modo di godere. Feci scivolare ulteriormente le mani in giù sul suo sedere liscio e spinsi i suoi pantaloncini oltre le anche. Il suo cazzo saltò fuori libero e mi colpì l’inguine. Interruppi il bacio per guardare il suo mostro rigido. Era passato così tanto tempo da quando avevo guardato il grosso palo dorato...così alungo da quando l’avevo toccato. Thai si lamentò leggermente quando le mie dita avvolsero la sua verga e cominciarono a stringerla. Mi bagnò faccia e collo di baci mentre io estraevo pre eiaculazione dal suo cazzo. Le mie dita erano appiccicose per il suo succo.
“Ti voglio nudo e curvo sul mobile, ora!” disse con forza.
Io ero un po’ deluso di non poter giocare col suo cazzo un po’ più a lungo, ma lui era evidentemente ansioso di riempire il mio sedere, come io ero ansioso di essere riempito. Feci rapidamente e volentieri quello che chiedeva, calciando via le mie scarpe e slacciandomi la cintura. Non riuscivo a togliermi i pantaloni abbastanza in fretta; seguì una lungo ed esaspertante lotta con la chiusura lampo e finalmente fui nudo. Mi voltai, mi chinai sul mobile della cucina e presentai il mio sedere all’ispezione di Thai. Lui prese con forza le mie natiche e le allargò per mettere in mostra il mio anelante buco. Non mi curai di quello che ne faceva finché gli prestò attenzione, ma realmente mi eccitai quando sentii la sua lingua viscida scivolare nella mia piega.
“Oh sì,” mi lamentai incoraggiandolo a leccarmi il sedere.
Ma, come sempre, Thai non aveva bisogno di incoraggiamento. Aveva un dono naturale per tutte le cose sessuali e sfoggiava sempre le sue abilità. La sua lingua lavorò a lungo il mio sedere. Scivolò così profondamente nel mio buco stretto che mi sembrava di essere inculato da un piccolo cazzo. Il mio sfintere vibrava con eccitamento mentre la sua lingua raspava ripetutamente contro la carne tenera. Lui lasciò andare una delle mie natiche e chiuse con forza la mano intorno al mio uccello, dandogli uno strattone come fosse il capezzolo di una vacca e mungendo fuori un notevole ruscello di pre eiaculazione che gocciolò in una pozza gigantesca sul pavimento.
Le lunghe dita snelle di Thai invasero lentamente il mio sedere, uno alla volta finché non ne mise dentro tre. Le sue dita scavarono profonde nel mio buco e lo allargarono, ma quello non era nulla rispetto a quello che il suo cazzo stava per fare. Io ero pronto, volevo dannatamente essere inculato!
“Quasi mi ero dimenticato come è stretto il tuo sedere,” commentò facendo rotolare le sue dita dentro di me.
“Non viene molto usato,” risposi.
“Peccato… credo che dovrò farci qualche cosa.”
“Per favore fallo,” mi lamentai. “Per favore fallo.”
Era l'invito di cui aveva bisogno. Le sue dita scivolarono fuori ed immediatamente furono sostituite dal suo grande pene che scivolò dentro. Ambedue lo volevamo; l'aspettavamo da mesi e Thai non stava perdendo tempo. Il suo uccello si era appena sistemato negli accoglienti confini dei miei intestini e lui lo mise all’opera. Cominciò ad incularmi con forza… con forza. Sentii ogni centimetro tormentoso del suo cazzo scivolare possente fuori della mia porta posteriore prima di arare di nuovo nella mia condotta sensibile.
Mi inculava con tale forza che le mie ginocchia cominciarono a cedere. Dovevo fare appello a tutta la mia forza per stare in piedi, ma ne amavo ogni minuto. Entrò così profondamente nel mio sedere che giuro di averlo sentito contro lo stomaco. Poi, quando alzò la mia gamba sinistra sopra il mobile, fece l'inimmaginabile e penetrò anche più profondamente. Mi abbracciò vicino a se; il calore del suo corpo liscio e sudato era incredibile. Le sue braccia mi avvolsero e le sue dita ballarono sulle mie tette mentre le sue labbra posavano baci delicati sulla mia schiena e sul mio collo.
“Sei l’unico che mi fa sentire così,” bisbigliò nel mio orecchio prima di dargli un piccolo bacio. Un paio di spinte potenti ed allagò il mio sedere col suo sperma caldo ed appiccicoso. Potevo sempre contare su Thai per avere grossi carichi ma uno così non l’avevo mai sentito prima in vita mia. Pensai che non si sarebbe fermato più. Lo sperma sgorgò fuori del mio sedere, gocciolò giù sulle le mie palle e schizzò sul pavimento sotto di me.
“Wow!” dissi io. “L’hai conservato a lungo?”
“Sì… è stato un tempo lungo.”
Ridacchiai per l’espressione delle sue parole. “Anche per me…”
Raccogliendo il suggerimento, Thai tirò fuori dal mio sedere la sua verga ancora mezzo dura, io mi voltai e lo baciai appassionatamente. Lui baciava molto intensamente ed avrei potuto passare ore permettendogli di violare la mia bocca con la sua lingua, ma il mio uccello pulsava, mi faceva male ed implorava attenzione. Istintivamente Thai si lasciò cadere sulle ginocchia ed ingoiò il mio pene duro come pietra. Non aveva ancora imparato le belle arti del “deep throating” ma era molto bravo a succhiare il cazzo. La sua bocca era sempre calda e bagnata; la sua lingua faceva cose che io non avevo mai pensato fossero possibili finché non lo incontrai; ogni volta applicava la giusta quantità di saliva e succhiata; e, mentre saliva e scendeva sul mio bastone rumori di succhiata e di soffocamento, i rumori che amavo.
Era tanto meraviglioso che capii che se avesse continuato non sarebbe passato molto tempo ed avrebbe ingoiato la mia sborra. Sarebbe stato bello, ma io veramente volevi incularlo. Afferrai i lati della sua faccia e lo strappai via dal mio pene. Mi gettai sul pavimento con lui e lui mi venne incontro con un altro bacio bruciante. Ci mettemmo in posizione con lui sulla schiena ed annidato tra le sue lunghe gambe dorate. Lui ansò quando la sua pelle calda venne in contatto con le fredde piastrelle.
“Non preoccuparti; ti scalderò.”
Lui sorrise ed avvolse le sue gambe intorno alla mia vita attraendomi più vicino a lui. Il mio cazzo ora era incuneato tra le sue natiche; con un dimenio delle anche ed una bella spinta, affondai nelle calde profondità strette del suo sedere invitante. I suoi occhi rotolarono indietro ed emise un anelito gutturale quando mi immersi sempre più profondamente nel suo passaggio, ma lui voleva di più. Alzando le gambe sulle mie spalle mi permise di scivolare un po’ più profondamente e colpire il punto che prudeva per essere colpita.
Thai ringhiò facendomi sapere che era pronto ad aprire il suo buco. Io ho cominciato con spinte lente, poco profonde per riprendere confidenza col suo bel sedere; ma non passò molto prima che stessi sbattendolo completamente dentro di lui. Thai lo stava prendendolo come un vero passivo ed amava ogni spinta con grugniti di incitamento.
“Uh così…fottimi il sedere! Ora e per sempre è tuo…”
Le sue parole spedirono un brivido giù per la mia spina dorsale e direttamente al mio cazzo martellante. Sbattei dentro di lui con rinnovato vigore facendolo gridare e gemere con tutta la forza dei suoi polmoni. Il sudore cadeva dalla mia fronte sopra le sue labbra e lui lo succhiava avidamente. Lui era un chiavatore caldo e sexy ed io ero l'uomo più fortunato del mondo.
Le miei noci che stavano schiaffeggiando liberamente contro il suo culo, cominciarono a contrarsi e gonfiarsi. Sentii il fiotto di energia salire dalle dita dei piedi e fermandosi nella buca del mio stomaco. Mi morsi un labbro, chiusi gli occhi e tentai di lottare per alcuni momenti. Il sedere di Thai troppo buono. Lui vide l'espressione addolorata sulla mia faccia e capì che l'eruzione era vicina.
“Voglio assaggiare il tuo sperma,” disse.
Strappai fuori il mio cazzo dal suo buco allargato e mi sdraiai indietro. “Forza! Non posso resistere molto più a lungo.”
Thai si arrampicò in posizione e fece appena in tempo a ricevere la prima scarica di sborra calda sul naso. Lui aprì la bocca, avvolse le labbra intorno al mio pene pulsante e prese il resto del mio carico gigantesco in gola. Guardai il suo pomo di Adamo salire e scendere selvaggiamente mentre lui ingoiava la mia crema. Quando gli spasmi diminuirono, si tolse il cazzo dalla sua bocca e spremette fuori le ultime gocce di latte di uomo sopra la sua lingua.
“Ahhh!” disse dopo aver ingoiato.
Mi piegai su di lui, leccai la piccola quantità che gli colava dal naso e lasciai che la leccasse dalla mia lingua. Ci baciammo e condividemmo il mio sapore salato-dolce. Soddisfatto, per il momento, ci alzammo e facemmo una doccia prima di ritornare a lavare i piatti.
“Vorrei non dover andare via così presto,” disse asciugando l'ultimo piatto.
“Lo so… ma hai ancora qualche giorno,” risposi.
“Non abbastanza. Non sono mai abbastanza! Sono stanco di passare solamente alcuni grandi giorni con te e passare i mesi seguenti infelice e solitario.”
“Lo so dolcezza, ma questo è il solo modo possibile,” risposi carezzandogli dolcemente un braccio.
“Sì… Ma mi dispiace… tuttavia.”
Appoggiai il piatto e lo guardai. Per la prima volta non capivo dove voleva arrivare. La sistemazione tra di noi era cominciata da lui, così era difficile cambiare così tardi le regole del gioco e, cosa più importantemente, cambiarle come?
“Io non ho fatto sesso dall'ultima volta che siamo stati insieme,” confessò. “Ho avuto molte offerte e opportunità, ma non erano mai così… così come con te. Io ti amo e tu sei l’unico uomo con cui voglio stare. Io farò qualunque cosa perchè accada, anche se può voler dire smettere il mio lavoro. Io non posso passare un altro giorno senza di te.”
Devo averlo guardato con espressione sciocca e silenziosa. Thai tentò di leggerla ma sono sicuro che l'unica cosa che dedusse fu confusione.
“Huh…silenzio. E’ tutto quello che hai per me?”
“Cosa ti aspetti, Thai? Getti sulle mie spalle questa decisione che cambia la vita e ti aspetti subito una risposta?”
“Speravo che tu mi dicessi almeno come ti sentivi. Non penso che sia chiedere troppo.”
“Se mi stai chiedendo come mi sento nei tuoi confronti, allora… Io ti amo. Ti ho sempre amato. Ma se mi stai chiedendo come mi sento nei confronti dello smettere il tuo lavoro per stare con me… Non so.”
“Vedo,” disse gettando lo strofinaccio sul mobile. “Bene, quando ci avrai pensato, fammi sapere. Io sarò al Fairmont.”
Corse fuori della cucina ed io lo inseguii. “Thai andiamo, parliamone!” gridai, ma lui era già fuori della porta. Avrei dovuto seguirlo, ma era ovvio che lui non voleva parlarne subito ed io non avevo le risposte che lui voleva, così lo lasciai andare.
Il giorno seguente un corriere venne a prendere le cose di Thai. Io gli diedi il bagaglio e prima di andarsene lui mi diede una busta sigillata col mio nome scritto sopra. Riconobbi la scrittura di Thai. Per riguardo verso di lui non entrerò nei dettagli di quello che scrisse ma lui mise tutte le carte in tavola e poi mi disse era toccava a me fare la mossa successiva. Disse che mi avrebbe lasciato tempo e spazio me sarebbe tornato per una risposta.
La mia vita divenne improvvisamente molto più complicato. Ora avevo da guardare dentro di me, prendere decisioni e demoni da affrontare.
Riccardo
Gian Paolo Battista, Direttore Esecutivo Fotografico. Un bel titolo non è vero? Lo pensavo anche quando Adamo mi offrì il ruolo. Dopo 40 anni di servizio per la società, il nostro adorato Antonio Cafulli aveva deciso di smetterla e di passare il resto della vita su di un'isola tropicale in mezzo al Pacifico dove non c'erano giornali. A quel punto Adamo aveva deciso di rivedere la struttura della società ed aveva creato due nuove posizioni: Direttore Fotografico e Direttore Editoriale. Questi direttori riportavano direttamente a lui e sorvegliavano la parte scritta e fotografica di tutti i periodici. L’ha proposto a me e Jake ed ambedue abbiamo accettato immediatamente.
Lo devo ammettere, ero un po’ preoccupato a lavorare così vicino ad Adamo. I miei sentimenti per lui erano ancora intatti, con un paio di livello di categoria tra noi, era facile per me negare ed ignorare quei sentimenti ma ora che lo avrei visto e gli avrei parlato pressoché ogni giorno, io avevo paura che quei sentimenti cominciassero a riemergere. Era un rischio che ero disposto a correre, specialmente perché la promozione prevedeva un consistente aumento di salario ed un enorme ufficio d’angolo con vista sul parco.
L'ufficio di Jake era in comunicazione col mio e mi aspettavo che avremmo passato i primi giorni gettandoci palline di carta l'un l'altro. Invece fummo bombardati con pile di lettere, promemoria, fax che elencavano problemi, iniziative... ed era solamente il nostro primo giorno di quel lavoro. Guardai Jake alla sua scrivania che leggeva la sua pila di documenti. Ero felice di vedere che stava prendendo il suo nuovo lavoro molto seriamente e motivato dalla sua tenacia, afferrai un’altra cartelletta e cominciai a leggere.
Alcuni minuti più tardi vi fu un tonfo sulla mia scrivania accompagnato dal solito triste annuncio "Posta". Alzai lo sguardo per vedere chi mi aveva portato l’ultima pila di documenti da Adamo. Singhiozzai e lo ringraziai; lui alzò gli occhi al cielo e si allontanò, non capivo cosa significasse quell’atteggiamento ma, francamente, non avevo tempo per curarmene.
Ritornai alla mia lettura quando improvvisamente il ragazzo della posta chiese, "È vero quello che si dice di lei?"
Alzai gli occhi dalla mia lettura e dissi "Scusi?"
"Beh... che lei è gay o roba del genere."
"Bene, sì, se lo vuoi sapere, io sono gay. Qualche cosa in contrario?"
"Non so, solo mi sembra una cosa strana."
"Bene, non ci pensare."
"Come faccio? Ogni volta che le sarò vicino penserò che sta guardando il mio culo o il mio inguine o qualche cosa del genere. Mi sembra una cosa così... sporca!"
Lo fissai incredulo, la mia reazione iniziale fu di congedarlo e tornare ai miei affari ma, per una ragione imperscrutabile, decisi di continuare quella conversazione infantile.
"Non preoccuparti" dissi dandogli un'occhiata rapida. "Non c'è niente nel tuo aspetto esterno che mi farebbe venir voglia di guardarti."
Il ragazzo diventò rosso ed iniziò a balbettare qualche cosa di inintelligibile, ma non proseguì col discorso, prese il suo carrello della posta e si precipitò fuori dal mio ufficio. Mentre si allontanava verificai il suo culo, era grassoccio, ma sodo e sembrava gridasse fottimi. Il vedere il suo corpo nei pantaloni neri mi provocò una lieve erezione. "Non va, non è gay" pensai.
Voltai lo sguardo e vidi Jake scuotere la testa ghignando, evidentemente mi aveva visto esaminare il piccolo. Gli feci l'occhiolino, dissi "Scommettiamo?" e ritornai alla mia lettura.
La mattina seguente vidi il ragazzo passare col carrello da una scrivania all’altra; lo chiamo 'ragazzo' perché, comparato a me, era precisamente quello, un ragazzo. Dubitavo fosse maggiorenne, ma era tuttavia un bel ragazzo, da farsi più volte in una notte. Oltre a quel bel culo, aveva un corpo che sembrava scolpito da Michelangelo stesso, anche attraverso la camicia di cotone bianco larga, potevo vedere la definizione del torace e delle braccia. Aveva l’aspetto del ragazzo della porta accanto ad eccezione del suo sorriso subdolo. Arrivò ai nostri uffici; prima lasciò la posta di Jake poi attraversò la sala fino alla mia scrivania.
"Il capo vi vuole bene oggi". Il suo tentativo di conversazione sembrava rigido ed artificiale, ma era molto meglio del suo solito annuncio.
"Grazie, Riccardo" dissi prendendo la pila di posta dalla sua mano.
"Come fa a conoscere il mio nome?" sbottò fuori.
Ho chiesto in giro. Ho pensato che poiché ci vedremo ogni giorno, dovevo conoscere almeno il tuo nome. Non pensavo che te ne avessi a male" dissi con un sogghigno astuto sul viso.
"Beh, io...io, no, non ne ho a male" balbettò.
"Bene" dissi io e cominciai ad ordinare la mia posta. Con la coda dell’occhio vidi che Riccardo stava ancora davanti alla mia scrivania, ma finsi di non notarlo.
"Quando fece quel commento sul mio aspetto esterno ieri, cosa voleva dire precisamente?"
Lo guardai e sventolai con noncuranza la mano. "Oh nulla" risposi.
"No, realmente... Io voglio sapere" mi esortò. "Sì, il più sinceramente possibile, so dicono che i gay hanno gli stessi gusti delle ragazze"
"Io non dovrei dirlo perché è solo la mia opinione, ma... no, niente, dimentica."
"No! Avanti! Mi dica!"
Ho sospirato. "Va bene, ma prometti di non prenderlo nel modo sbagliato."
"Lo prometto."
"È solo che sembri un ragazzo con una camicia enorme ed i pantaloni abbassati sulle anche. Vuoi sembrare professionale o no, deciditi dopo di che piacerai alle ragazze."
"Veramente? La pensa così?"
"Completamente" dissi.
"Grazie signor Battista!"
"Per favore, chiamami Gian Paolo" gli dissi e mentre usciva diedi un altro sguardo al suo culo per buona misura. Mi aggiustai il cazzo formicolante e ripresi ad ordinate la mia posta.
Il giorno seguente alle 8 in punto Riccardo arrivò per la prima consegna di posta del giorno. Non mi accorsi che stava venendo , mise la posta sulla mia scrivania e rimase lì silenziosamente per un paio di minuti.
"Quindi, che ne pensa?" poi chiese.
Stava in piedi di fronte alla mia scrivania con le braccio distese per la mia ispezione, il povero ragazzo non sapeva che l'avevo già ispezionato. Già prima andava bene ma quel giorno era assolutamente perfetto; i pantaloni andavano meglio, tirati su dove dovevano stare, ed accentuavano il suo culo da amare. La sua camicia era un po’ più stretta, ma non troppo stretta, e esaltava il suo fisico potente. Aveva anche una cravatta! Era una cravatta a tinta unita e raffinata con un'ombra sbalorditiva di blu ghiaccio simile ai suoi occhi. Niente male per un ragazzo etero. Mi appoggiai indietro ed appoggiai le mani tra le gambe come se stessi prendendo tempo per ponderare la situazione. In verità stavo tentando di celare il mio cazzo che si stava esaltando nel sogno di poter pugnalare quella gioventù.
"Mmm, sì, ora andiamo bene" affermai con solo un accenno di libidine negli occhi e nella voce.
Riccardo diventò color barbabietola e sembrò estremamente disturbato dal mio commento. "Cosa non va? Non è l'effetto che volevi?" chiesi.
"Sì, ma non da Lei!"
"Perché no? Se io penso che tu sembri eccitante, anche le ragazze lo penseranno, non pensi?"
"Lo penso... ma mi sembra una cosa sporca sentirlo da un altro ragazzo."
"Un complimento è un complimento, e tu dovresti sentirti onorato specialmente perché io non distribuisco complimenti così a chiunque."
Mi sembrò non gli piacesse l’idea che lo trovassi desiderabile, ma comunque mi ringraziò. Riprese il suo fare allegro e non lo rividi fino al giro pomeridiano. Quella fu la routine per i due giorni seguenti. Riccardo si precipitava nel mio ufficio per permettermi di ispezionare la sua tenuta. Io gli dicevo quanto era piacevole, lui mi ringraziava e spariva per resto del giorno. Dalla fine della settimana, però, cominciò a fare anche delle piccole conversazioni dopo la mia ispezione; nulla di troppo profondo, solo chiacchiere. Si fermava anche durante il giro pomeridiano per chiacchierare un po'. Lo trovavo un ragazzo veramente bello, anche se era dolorosamente omofonico, seppi che aveva giocato a calcio al liceo e ciò spiegava il suo fisico, voleva diventare un disegnatore grafico (un artista... interessante).
Alcune settimane più tardi le ispezioni erano diventate la normalità, gli dissi che aveva acquistato gusto e la mia approvazione non era più necessaria, comunque si fermò due volte al giorno per parlare. Le nostre conversazioni divennero più lunghe, più profonde e più personali ogni giorno e, presto, iniziammo a chiacchierare come vecchi amici.
Il nuovo stile evidentemente stava funzionando, le ragazze lo guardavano ed era tutto un ronzio fra i ragazzi gay dell'ufficio, ma questo decisi di non dirgliela, l'idea che tanti ragazzi lo osservavano gli avrebbe dato un aneurisma.
Un giorno si sedette e cominciò a parlare di un appuntamento che aveva avuto con una bella brunetta poi cominciò a spiegare la sua esperienza sessuale e selvaggia in dettaglio. Per non essere battuto da un diciannovenne, decisi di raccontargliene uno dei miei. Non ero neppure a metà quando mi interruppe.
"Ehi, aspetti... non voglio sentire questa merda!" gemette.
"Perché no? Io ho ascoltato la tua storia di fica."
"Quello è diverso; non è sporco."
"Lo è per me."
Si fermò a pensare a quello che avevo detto. Con un'espressione addolorata sulla faccia, disse, "Penso lei abbia ragione. Quello che è giusto è giusto."
"Dimentica se ti dispiace..."
"No, è giusto. Se dobbiamo essere amici io mi devo abituare a questo."
Gli chiesi se ne fosse sicuro, lui disse di si, così io continuai a parlare di una notte di sesso selvaggio sulla spiaggia con un surfista ed il suo amico. Riccardo fu preso dalla mia storia molto esplicita di sesso caldo tra tre giovani, eccitati uomini. Rimase seduto, a bocca aperta ed occhi sbarrati e quando ho finito tutto quello che riuscì a dire fu "merda!"
Guardai il mio orologio. "Cazzo! Mi dispiace, devo mandarti via, ho una riunione."
"Sì... sicuro... nessun problema" disse e si alzò. Io non potei fare a meno di osservare il bel bozzo nella parte anteriore dei suoi pantaloni prima che lui si girasse per allontanarsi.
Lo seguii con lo sguardo e lo vidi tentare di aggiustare di nascosto il pacco. "A presto" disse spingendo il carrello fuori dal mio ufficio.
Chiusi la porta dietro di lui e borbottai "Tu certamente lo desideri."
Non parlammo molto quel pomeriggio, ma la mattina seguente Riccardo aveva una nuova storia su quella pervertita brunetta. Ascoltai con disgusto come raccontava il suo ultimo episodio di conquista vaginale, la cosa non fu interessante finché non parlò di sesso anale. Quella era una cosa in cui avevo esperienza.
"Non lo crederà! Le piace prenderlo sul culo!" disse in un bisbiglio.
"Buondio, anch’io lo faccio" obiettai facendo fremere Riccardo di disgusto. "Mi spiace, non volevo metterti a disagio."
"È tutto a posto" disse, poi rimanemmo seduti silenziosi per un minuto. Non sapevo cosa c’era nella sua mente, ma stavo pensando ad un modo per cambiare il soggetto della conversazione in qualche cosa d’altro che non fosse il sesso. Poi divenne ovvio che la sua mente era ancora fermamente su quel soggetto.
"Quindi, le piace prenderlo?" chiese.
Rimasi scioccato, non dalla domanda ma dalla sua sincerità. Lui sembrava volerlo sapere sinceramente. Prima di allora mi aveva ascoltato controvoglia parlare di cose gay. "Sicuro... qualche volta mi piace anche darlo. Tutto dipende dal ragazzo."
"Cosa di sente? Voglio dire... Mmm... ad essere fottuti."
"È difficile spiegarlo, veramente. Può fare un po’ male qualche volta, ma la maggior parte delle volte la sensazione è incredibile... specialmente se il ragazzo sa come colpire il Punto."
"Il Punto?"
"Sì... il tuo Punto G... la tua prostata." Sembrò confuso. "Nessuno ti ha mai infilato un dito mentre ti faceva un pompino?"
"No" Gli lanciai uno sguardo di incredulità. "OK, una volta appena appena ma io non le ho permesso di farlo un’altra volta."
"OK... e non ricordi una sensazione di formicolio?"
"Sì" disse poi arrossì comprendendo di aver confessato inconsapevolmente che qualcuno aveva giocato con il suo culo.
"Bene quello è il tuo punto G. Se le avessi permesso di mettere dentro il suo dito, lei l’avrebbe colpito e sarebbe stato cento volte meglio".
Aggrottò le ciglia e scosse la testa. Alzai gli occhi. "Ascolta, Riccardo, io devo finire questo piano di bilancio per domani, così probabilmente starò qui tutta la notte, così è meglio che mi dia da fare."
"Va bene. Vuole che non le porti la sua posta questo pomeriggio?"
"No, non sarò in grado di conversare come faccio di solito, ma questo non vuole dire che non ti puoi fermare a salutarmi."
Lui sorrise. "Eccezionale. Ci vediamo questo pomeriggio." Agitò la mano e se ne andò con la stessa protuberanza nei suoi pantaloni del giorno prima.
Il bilancio era uno degli aspetti del nuovo lavoro che Adamo si era dimenticato di menzionare quando mi aveva offerto la direzione. Non mi piaceva anche se la cosa era bilanciata dal libretto degli assegni, certamente progettare un bilancio era una cosa senza la quale avrei potuto vivere, ma doveva essere fatto. Mi concentrai tanto che saltai anche il pranzo, lavorai tutto la mattina ed il pomeriggio, fermandomi di tanto in tanto a guardare Jake lottare col suo dannato bilancio, e poi di nuovo al lavoro finché Riccardo non arrivò con la posta del pomeriggio.
"Gesù! Sono solamente le 3? Mi sembra di aver lavorato tutto il giorno su questo dannato bilancio!" Mi lagnai col ragazzo.
"Veramente sono le 7 e mezza, ha lavorato tutto il giorno."
Guardai il mio orologio e poi il sole fuori dalla finestra. L'ufficio era vuoto. Anche Jake aveva abbandonato ed era andato a casa; non lo avevo sentito salutarmi... o forse era troppo stanco e non lo aveva detto affatto.
"Wow! Non avevo idea di quanto fosse tardi" confessai. "Cosa stai facendo così tardi qui?"
"Sono venuto per la sua posta."
"Alle 7 e mezza sera?"
"Sembrava tanto compreso nel suo lavoro che ho pensato di portargliela un po’ più tardi. Poi ho pensato che probabilmente avrebbe avuto fame, così sono uscito a prenderle la cena" disse mettendo un sacchetto sul mio tavolo delle riunioni. "Le piace la cucina tailandese non è vero?"
"Sì, è una delle mie favorite... è veramente bello da parte tua. Quanto ti devo?"
"Per ora non si preoccupi, ora si affretti... sto morendo di fame!"
"Ti unisci a me?"
"Se non le dispiace."
"Per niente" dissi facendogli segno di sedersi.
Ci sedemmo e mangiammo, a dire il vero io mi ingozzai mentre lui mangiò. Se lui stava morendo di fame, io dovevo patire di malnutrizione. Facevamo un po’ di conversazione, soprattutto lui parlava dei soldi che stava risparmiando per andare a scuola, non voleva rimanere un addetto alla posta che vive con la madre per il resto della sua vita. La conversazione non ci impediva di mangiare, cosa che abbiamo fatto fino al punto di essere troppo pieni per muoverci. Siamo rimasti seduti sulle nostre sedie fissandoci l'un l'altro con un sorriso di appagamento inciso sul viso.
"Era eccellente!" Dissi. "Grazie di nuovo."
"Di niente... era il minimo che potessi fare. Lei è stato veramente gentile con me anche se io sono stato una sega."
"Non direi, non sei stato una sega... un buco di culo forse, ma non una sega."
Abbiamo riso per un minuto prima di precipitare in un altro silenzio.
"Ho una confessione da fare" disse. Io ero tutto orecchi mentre lui continuava, "io uscivo con quella ragazza a cui piaceva toccare il mio culo, ma non ho sentito niente di particolarmente piacevole; l'unica ragione per cui le ho permesso di farlo è stato perché lei era ben disposta verso di me ed io non volevo smettesse di darmela."
"Come sei romantico" dissi. "Mi spiace che tu non ne abbia tratto piacere... lei probabilmente lo faceva nella maniera sbagliata."
Lui alzò le spalle. "No, io non penso di essere quel genere di merda."
"Che genere di merda?"
"Sa... essere gay."
"Avere qualcuno che si diverte col tuo culo non è essere gay. Conosco tonnellate di uomini etero a cui piacce avere un dito o due su per il culo."
"Sì, ma io non sono uno di quelli!"
"OK, OK. Sto dicendo solo che se lei te l’avesse infilato nella maniera giusta, tu ora avresti una visione diversa della cosa."
Lui mi fissò, la sua era un’occhiata tra l'indignazione e disgusto. Io non avevo pensato che la cosa fosse così importante per lui, ma evidentemente lo era.
"Pensa che lei riuscirebbe a farlo meglio?" chiese fissandomi intensamente.
"So di poterlo fare." E lo fissai con altrettanta intensità, uno sguardo che voleva dire che non credevo avesse il fegato di fare ciò che stava proponendo.
"Lo provi." Si leccò le labbra e fece l’occhiolino; il suo coraggio stava già venendo meno. "Io le permetterò di toccarmi il culo ed io scommetto io non diventerò neppure un po’ rigido."
"Non so" dissi io tentando di fargli avere la sensazione che fossi io a non avere il coraggio e che lui avesse il controllo della situazione, non volevo privarlo di tutta la sua virilità.
"No, lei ha sollevato la questione, così vediamo quello che sa fare." Così giovane, così credulone.
"È una cosa stupida."
"Lei ha solo paura che non mi piacerà e farà la figura dello stupido."
"Non è così."
"Allora lo faccia."
Finsi di pensarci anche se la mia decisione era già stata presa quando aveva prospettato la cosa. "Va bene, facciamolo."
Vidi sorpresa nei suoi occhi, pensava che io non avrei accettato, ma quel culo mi eccitava da settimane, ma non avevo mai pensato seriamente all’occasione di averlo. Ed ora lui era intrappolato, non poteva indietreggiare senza sembrare un cagasotto.
"OK" disse alzandosi e mettendo le mani sulla fibbia della cintura.
Io guardai fingendo disinteresse mentre lui allentava la fibbia e slacciava i pantaloni. Quando caddero dalla vita alle caviglie, per la prima volta fui in grado di vedere il suo pacco nerboruto. Era coperto parzialmente dai lembi della camicia ma ero in grado di vedere abbastanza e potevo vedere come fosse affollata la borsa delle mutande dalla sua attrezzatura.
"Come lo vuole fare?" chiese. Sentivo l'incertezza nella sua voce, ma dovevo fare in modo che quasi tutte le sue preoccupazioni sparissero.
"Non ha importanza... Probabilmente però ti piacerà di più se ti volti e ti chini in avanti un po’."
Accennò col capo e si girò così il suo bel culo era girato verso di me. Si chinò sul tavolo da riunione ed aspettò le ulteriori istruzioni. Tutto ciò che si frapponeva tra me ed il bel culo rotondo del giovane erano la sua camicia, la sua biancheria intima e circa una spanna d’aria. Mi leccai le labbra ed alzai lentamente il primo ostacolo per trovare che era l’unico, lui portava i sospensori! Con la camicia alzata, il suo bel di culo bronzeo finalmente mi si rivelava; ed era come me lo aspettavo e anche di più! Aveva il più grande, più rotondo, più sodo culo che avessi mai avevo visto su di un uomo. Era completamente senza peli ed abbronzato come il resto della sua pelle. Immediatamente afferrai quel culo duro come pietra e gli diedi una bella stretta.
"Ehi! Non così... solo quello che abbiamo concordato!" abbaiò.
Strinsi le labbra, finalmente avevo quel culo perfetto a mia disposizione e lui non mi permetteva di apprezzarlo pienamente. Gliel’ avrei insegnata io! Aprii le due colline carnose e magnifiche e vi ficcai la lingua.
"Aspetti un attimo! Cosa cazzo sta facendo?" protestò.
"Sto lubrificandoti, non vorrai che conficchi il dito asciutto, vero? Ora sta zitto e voltati.
"Bene" disse imbronciato e si voltò di nuovo per permettermi di finire. "Ma non esageri."
"Va bene, va bene!" Acconsentii anche se non avevo nessuna intenzione di tenere conto della sua richiesta.
Gli aprii di nuovo le chiappe e circondai il suo buco vergine con la mia lingua bagnata e piatta; sentii il suo corpo tendersi a quella sensazione strana. Bagnai il buco con la mia lingua finché non fu fradicio poi piegai la lingua in un punto e circondai delicatamente l’increspatura stretta e rosea. Il suo culo si strinse ancora di più ma io ero implacabile nella mia stimolazione. Solleticai i piccoli peli che circondavano lo sfintere finché non lo sentii allentarsi; dapprima leggermente, ma sempre più ad ogni passaggio della mia lingua affamata. Avevo tutta la notte ed avrei potuto spenderne il resto leccando il suo culo muschiato.
"Nessuno me l’aveva mai leccato prima" commentò mentre il suo sfintere lentamente mi dava accesso alle sue profondità interne.
"Hmm, Mm", io canterellai.
Prendendo al volo quell'opportunità doro, spinsi la punta della lingua nel suo buco stretto. Le gambe di Riccardo si scossero ed io lo sentii borbottare vagamente "Oh merda!" Approfittando di quella risposta positiva, cominciai a fotterlo con la lingua lubrificandolo e allentandolo sempre più. Dai rumori sibilanti e dai lamenti che emetteva, era evidente che non aveva più obiezioni a quel modo di procedere e chiaramente mi dava licenza di muovermi al livello seguente.
Era il momento di presentargli il suo punto G. Con la lingua ancora sepolta nel suo grosso turacciolo, feci scivolare dentro come casualmente un dito, ma per un culo vergine una cosa del genere non può essere casuale. Riccardo era completamente consapevole del mio dito conficcato dentro di lui ed il suo culo immediatamente si chiuse stringendo con forza il mio dito e la mia lingua. Roteai il dito tentando di muoverlo nella sua strettezza incredibile, ma lui mi resistette ad ogni più piccolo movimento.
"Va bene; non voglio continuare" uggiolò.
Io avevo la mia mano nel vaso di Pandora, letteralmente, e doveva essere pazzo a pensare che avrei abbandonato il suo dolce culo senza lottare, avevo un'opportunità per riuscirci.
Angolai il dito, lo raddrizzai e lo spinsi con la maggior forza possibile nel suo culo provocante. Entrò completamente, fino alla nocca, e trovò il suo obiettivo. Trovai il punto, Riccardo ansò e vibrò e chiuse il retto aperto su di me.
"Vuoi ancora voglia che mi fermi?" Chiesi spingendo e solleticandogli la prostata sensibile con la punta del dito.
Non rispose. Il suo orgoglio era non gli permetteva di ammettere che c’ero riuscito così facilmente, ma io sapevo la verità. Sentii il suo corpo tremare ogni volta che colpivo delicatamente la sua ghiandola; sentii il suo respiro diventare più pesante ogni volta che il mio dito scivolava indietro nella sua condotta; vidi il suo cazzo indurirsi e riempire i sospensori. Oh sì, capii.
Feci scivolare un altro dito nel suo buco ora avido. Non fece obiezioni a questa ultima intrusione, infatti il suo culo si aprì ulteriormente ed obbedientemente per accettare il secondo dito. Mentre raggiungevo un buon ritmo facendo scivolare le mie dita dentro e fuori del suo buco stretto, mi ero eccitato dannatamente, abbassai le mani e mi aprii i pantaloni per liberare la mia bestia adirata dalla sua prigione. Implorava di essere seppellito nelle profondità oscure di Riccardo, ma doveva accontentarsi della presa stretta del mio pugno. Mi accarezzai la verga fantasticando di usarla per aprire Riccardo invece delle mie dita.
Riccardo guardò in basso per vedere quello che stavo facendo. "Buona idea" disse, diede uno strattone al suo cazzo ed alle palle per farli uscire dai sospensori e cominciò ad accarezzarlo.
"Bella attrezzatura" commentai occhieggiando il suo gagliardo cazzo e le sue noci enormi e pelose.
"Grazie" disse. "Non bello come il suo tuttavia."
Fui sorpreso che facesse commenti sulla taglia del mio cazzo, solo ad udirlo mi eccitai. Feci scivolare le dita ancora più profondamente per mostrare il mio apprezzamento. In risposta Riccardo afferrò il suo uccello e cominciò a masturbarlo. Le sue grosse palle ondeggiavano al ritmo della pompa; non potevo fare a meno di sporgermi a leccarle e succhiarle ogni volta che penzolavano verso di me. Prima le bagnavo di saliva e poi le succhiavo asciugandole. Riccardo pompò il suo cazzo sempre più velocemente finché il suo sacco non venne a schiaffeggiare le mie labbra.
"Rallenta, Tigre" dissi estraendo le dita dal suo culo. "Cos’è questa fretta?"
"È così maledettamente bello" disse tirando la sua verga di considerevoli dimensioni.
Se volevo che il tutto durasse, dovevo prendere la questione nelle mie mani. "Voltati" comandai.
Si voltò e quasi mi accecò col suo attizzatoio duro. Io ridacchiai per fargli sapere che era eccezionale, lo aiutai ad uscire dai sospensori e poi ingoiai il suo cazzo giù nella mia gola.
"Gesù!" esclamò quando sentì la sua verga scivolare oltre le mie tonsille.
Il suo corpo rabbrividì e le sue anche si spinsero in avanti per alimentarmi ulteriormente della sua carne che io accettai volentieri. Lanciai la sua cravatta al di là della sua spalla perché non mi intralciasse e poi cominciai a pompare il suo cazzo. Mi concentrai per permettergli di apprezzare completamente l’effetto del mio pompino esperto. Penso, dai suoi gemiti selvaggi, che apprezzasse veramente le mie abilità. Una volta sicuro che fosse contento del pompino, reintrodussi le mie dita nel suo culo trascurato. L'assalto a due facce fu sufficiente per estrarre un ruggito possente dal giovane impiegato; non sapeva se continuare a spingere il cazzo nella mia gola o spingere il buco del culo contro le mie dita invadenti. Bloccai le sue anche con la mano libera e raddoppiai i miei sforzi.
Dopo alcuni minuti di succhiare e spingere le dita, sentii la mano di Riccardo abbassarsi alle mie dita che lo sondavano, all'improvviso sentii una delle sue dita unirsi alle mie nei confini stretti del suo culo di vergine. Le nostre dita spingevano all’unisono ed allargavano il buco a limiti nuovi, ma ancora non era sufficiente. Lui aggiunse un altro dito nel culo avido e cominciò a muoverli febbrilmente.
Mi tolsi il cazzo dalla bocca e guardai il lascivo giovane cucciolo. I suoi occhi erano chiusi e stava veramente godendo. Non penso che avesse notato o si fosse preoccupato che non stavo più succhiando il suo cazzo, non finché il suo culo non fosse stato riempito.
"Quindi, ti piace la sensazione, huh?" chiesi.
"Cazzo sì!" rispose tenendo gli occhi chiusi e mentre le sue dita non smettevano di colpire il suo buco.
"Vuoi qualche cosa di più grosso?"
Riccardo si lamentò un po' mentre si concentrava sul suo buco eccitato. Improvvisamente i suoi occhi si sgranarono quando si rese conto di quello che stavo proponendo. Guardò il mio cazzo che ora stavo pompando lentamente ed un'espressione di panico attraversò la sua faccia.
"Dannazione no! Non lascerò che nessun uomo mi fotta!"
"Perché no? Hai lasciato che un uomo ti succhiasse il cazzo e ti infilasse le dita nel culo. Infatti, le dita di quel tizio sono ancora nel tuo culo e sono unite a due delle tue."
"Io non sono gay!" protestò ma non fece nessun tentativo di spostarsi.
"No, tu non sei gay... ma evidentemente ti piace quello che stiamo facendo. Perché non smetti?"
Spinsi profondamente nei suoi intestini ed accarezzai il punto che rende tutti gli uomini deboli. Riccardo non era un’eccezione. Senza alcuna ulteriore protesta estrasse le sue dita dal buco, si voltò e mi propose silenziosamente il suo culo vergine. Normalmente gli avrei chiesto se era sicuro, ma questa volta non volevo lasciarlo fuggire. Prima che potesse cambiare idea, sputai sul suo buco lievemente aperto e rivestii l’apertura di saliva con le mie dita. Sputai sul mio cazzo alcune volte e lo resi ben scivoloso, poi mi misi dietro a Riccardo e spinsi il mio pistone nel suo cilindro.
"È probabile che faccia un po' male " lo avvertii prima di spingere nelle sue profondità.
Ho già spiegato che piacere si prova a sfottere un culo vergine (vedi Jake). Ora prendete quella sensazione e moltiplicatela per tre ed avrete il piacere che provai scivolando dentro Riccardo. La soddisfazione fisica e normale di aprire il culo di quello stallone fu amplificata dalla soddisfazione della conquista. Quel ragazzo era solo poche settimane prima, omofobico; solo il pensiero di qualsiasi cosa gay lo rendeva isterico. Ora aveva il mio cazzo da ventitre centimetri che scivolava lentamente nel suo culo molto stretto, molto dolce.
Alzai la sua camicia per non avere la visuale ostruita della mia verga che spingeva nella sua strettezza calda. Ero così assorbito nel penetrare le sue profondità che non pensai a come lui la stava prendendo finché non fui completamente seppellito dentro di lui.
"Tutto OK?" chiesi.
Lui accennò col capo lentamente. Direi che faceva male, ma lui era troppo macho per ammetterlo ed era troppo eccitato per chiedermi di fermarmi. Ed io facevo quello che gli uomini gay e compassionevoli farebbero nella mia situazione, lo chiavavo. Il suo culo era mio, era squisito, ed io non ci rinunciavo. Si sarebbe adattato abbastanza presto, pensai, e lui lo fece. Dopo un po' allargò le gambe, si arcuò indietro e cominciò a spingere sul mio cazzo che lo trafiggeva. Era il suo modo di chiedere di più senza compromettere la sua virilità, io ero disposto a giocare a lungo ed aderire alla sua richiesta.
Gli afferrai le spalle e cominciai a fotterlo con maggior forza. Riccardo piagnucolò ogni volta che le mie anche schiaffeggiavano contro il suo bel culo, i due rumori erano come musica alle mie orecchie. Imparò rapidamente come aprire il culo per accettare il mio cazzo che sbatteva dentro di lui, e stringere i suoi muscoli incredibilmente potenti. Mi munse il cazzo come un professionista. Troppo presto sentii il formicolio nel mio inguine che annunciava il mio orgasmo.
Avrei dovuto estrarlo ma non lo feci, non potevo lasciarlo. "Solo alcuni altri colpi" dissi a me stesso ma i colpi divennero pochi e, prima che potessi capirlo, stavo esplodendo profondamente nei suoi intestini. Era un grosso carico, non venivo da un mese, sparato fuori con forza estrema nel culo di Riccardo che non se lo aspettava. Quando si rese conto di quello che stava avvenendo, io avevo già scaricato mezzo litro di crema di uomo ed stavo per servire l’altro mezzo litro.
"Cazzo! Mi sei venuto nel culo!" gridò.
"Spiacente, ragazzo, non sono riuscito a resistere. Il tuo culo era troppo invitante." Lui era troppo sconvolto per apprezzare il complimento così io gli offrii un'altra forma di conforto. "Se la cosa ti può far piacere ti permetterò di farlo a me."
Vidi una luce nei suoi occhi e capii che tutte le mie trasgressioni erano state perdonate. "Sì?" chiese. Io risposi slacciandomi i pantaloni e lasciandoli precipitare ai miei piedi. Andai ancheggiando alla tavola, diedi uno strattone in giù alla mia biancheria intima e mi misi in posizione. Riccardo non sprecò tempo a lubrificare la sua verga e spingerla nel mio condotto.
Mi chiavò con tutta la fragilità ed arroganza che uno si aspetterebbe da un etero. Non fu la miglior fottuta che avessi mai avuto, ma capii che stava facendo del suo meglio. Non parliamo di capacità di resistenza! Oh, essere di nuovo giovane. Quando ebbe finito lo estrasse e crollammo ambedue esauriti sul pavimento. Lui immediatamente cominciò a sentire la colpa e l'ansia per aver avuto il suo primo incontro sessuale uomo contro uomo. Gli dissi che era naturale per dei ragazzi etero volere sperimentare e che lui era ancora lo stesso giovane che inseguiva le fiche, etero che avevo incontrato alcune settimane prima. Sembrò felice delle mie parola. Ci vestimmo e ci salutammo. Lui mi permise anche di dargli un piccolo bacio sulle labbra.
La mattina seguente le cose ritornarono normali... in gran parte. Riccardo venne a portarmi la posta la mattina e a conversare. Era un po' più amichevole del normale, ma per il resto si comportò come lo stesso vecchio ragazzo che conoscevo ed amavo. Jake entrò alla fine della nostra conversazione e dovette osservare la sottile differenza perché, appena Riccardo andò via, si rivolse a me con un'occhiata esasperata sulla faccia.
"L’hai etichettato, non è vero?" chiese.
"Yep! Paga, credulone" io risposi tenendo la mano.
Jake estrasse cinquanta euro dalla tasca. "Io non so come fai" commentò dandomi di malavoglia i soldi.
Io ammiccai d’intesa prima che lui si precipitasse fuori del mio ufficio.
Riccardo ed io non lo facemmo più, ma non importa. Io avevo vinto la mia scommessa con Jake e trasformato un omofobo in un amico. Ora se solamente potessi finire quel bilancio.
Sandro
Ricordo chiaramente il giorno che ho incontrato Sandro per la prima volta. È come inciso permanentemente nel mio io come la capacità di parlare o di allacciarmi le scarpe. Non succede spesso che tu veda qualcuno che lavora in un ufficio e comprendi che lui è l'uomo con cui vorresti passare il resto della tua vita. Momenti speciali come questo rimangono con te per sempre, che tu lo voglia o no. Va bene, forse sto drammatizzando troppo. Non sapevo quale ruolo Sandro avrebbe avuto nella mia vita, tutto quello sapevo era che volevo conoscerlo,con tutte le mie forze.
Sandro era nuovo nella società, o perlomeno doveva essere nuovo perché mi sarei ricordato prima di una tale perfezione. Non era molto alto ma l’aura che lo circondava era molto più grande, riempiva la stanza e ti costringeva ad accorgerti della sua presenza. Trasudava intimità come un potente faro che spediva segnali diritto al mio cuore ed al mio inguine; ed una volta preso in trappola dal suo carisma, era impossibile ignorarlo. Chi non avrebbe voluto fissare i suoi begli occhi marrone chiaro; o essere accecato dal suo sorriso che brillava ed ascolta la sua risata contagiosa; o guardarlo far scorrere le dita nella massa di capelli spessi, ricci e neri o carezzarsi la barbetta a punta ben regolata? Non potevo immaginare nessuno che fosse così sciocco. Io non avevo la forza di volontà di distogliere gli occhi dalla sua bellezza divina. Solamente la vergogna che avrei provato se lui mi avesse scoperto a fissarlo era abbastanza forte da farmi girare altrove.
Io afferrai Johnny per un braccio quando entrò e lo tirai da parte, Johnny è la fonte principale di informazioni gay in società. Se tu lavori per la ditta ed hai atteggiamenti che deviano dalla norma, lui ti cataloga subito. Di solito non davo retta ai suoi pettegolezzi, ma questa volta speravo che avesse delle informazioni sulla nuova bellezza.
"Cosa sai su quella cosa eccitante che c’è in quei 411 di Armani?"
Superato lo shock del mio avvicinarmi per una domanda, Johnny seguì il mio sguardo, poi si girò verso di me e, nel suo consueto mormorio, disse, "Oh sì, il tuo gusto in fatto di uomini è buono come il tuo gusto in fatto di vestiti. Il nome di quel piccolo ciondolo è Sandro. È nuovo, è qui da tre settimane. Lavora in contabilità ed è chiaramente gay... ma ho sentito dire che è una principessa di ghiaccio. Hanno già fallito Michele, Edoardo e Vittorio, vuoi entrare anche tu nel club?"
"No, penso di poter gestire la cosa da solo. Grazie, Johnny."
"Di niente, dolcezza... ma se non funziona tra te ed il piccolo stallone, io sono sempre disponibile."
"Forse in un'altra vita" dissi tra di me. Ridacchiai e lo ringraziai di nuovo. Lui mi soffiò un bacio come per condividere la magia delicata con un altro uomo gay in angoscia, lasciandomi a preparare un piano di attacco. Cosa mi preoccupava? Avevo mai avuto un problema ad avvicinare qualcuno; perché avrebbe dovuto essere una cosa diversa?
Avanzai fiduciosamente verso Sandro e mi presentai. Lui sorrise e si presentò. Disse che aveva sentito molto parlare di me, che io ero una celebrità nell'ufficio e che lui era contento di avermi finalmente conosciuto. Smisi di respirare per un momento ed il mio cuore sobbalzò. Riguadagnando la calma sfoderai il mio fascino e cominciai il mio gioco col ragazzo nuovo della città. Parlammo per un po', le solite cose ma con la mia capacità di incantare. Stava andando bene, penso. Lui sembrava sinceramente interessato alla conversazione, ma non sembrava interessato a me. Era abbastanza amichevole, ma non c'era quel flirtare sottile; nessuno sguardo furtivo al mio inguine; nessun linguaggio del corpo o indicazioni audio che lui era in me come io ero in lui.
Pensai che forse era timido, o che non avevo colto i segnali, quindi decisi di uscire allo scoperto e mettere le carte sul tavolo. L'invitai a pranzare, o a cena, cose che lui declinò cortesemente dicendo che aveva altri impegni. Capii, era una bugia; avrebbe potuto avere impegni, ma quella non era la vera ragione del rifiuto. Con la scusa di una riunione mi cavai dall’impaccio tentando di salvare faccia.
Che cosa umiliante, ero già stato rifiutato prima di allora, non spesso, ma il rifiuto di Sandro era come una pugnalata brutale nel mio cuore. Cos’era questa ossessione per lui? Non era solo libidine, avevo esperimentato quel sentimento migliaia di volte nella mia vita e non mi ero sentito mai così. E non era amore; io non conoscevo per niente il ragazzo. Qualunque cosa fosse, fu il rifiuto più duro da digerire, non posso negarlo.
Il giorno seguente partii per un servizio in Brasile. Mia madre venne con me, era la prima volta che viaggiavamo insieme ed era la prima volta che ritornava alla sua terra natia dopo più di 15 anni. Avrebbe dovuto essere un'opportunità l’emozione del ritorno a casa di mia madre, ma io passai la maggior parte del mio tempo a covare pensieri su Sandro, cercando di capire quello che non era andato bene e contando i giorni che mancavano al ritorno per riprovare. Come solamente madri sanno, mia mamma si accorse del mio problema di cuore ma non aveva disponibili i soliti saggi consigli.
"Sento che stai cercando qualche cosa" disse. "Questo Sandro di cui continui a parlare... Sembri pensare a lui, più che a tutto il resto."
"Cosa sto cercando?"
"Lo devi trovare da solo; la mamma non sa tutto."
Pensai a quello che mi aveva detto e, quando mi ripresi, decisi di tentare di nuovo con Sandro. Non ero sicuro di quello che volevo da lui, ma ero disposto a scoprirlo anche se rischiavo un altro rifiuto umiliante per il mio ego. Fortunatamente non fu quello che io trovai; Sandro accettò felice il mio invito a pranzo. Forse mi ero sbagliato prima; forse non aveva altre scuse. Non mi importava, ciò che ora mi importava era che lui aveva detto di sì. Passai il resto di quella mattina a pensare al pranzo, solo perché lui aveva accettato di venire a pranzo con me non voleva dire che era pronto a cedere i suoi “beni”. Era sembrato ancora un po' scostante, così ho capito che dovevo fare una buona impressione a pranzo se volevo portare la cosa al livello successivo.
Suggerii un bistro quieto vicino alla piazza, ma Sandro chiese di prendere un panino e mangiarcelo per la strada. La cosa mi sembrò quasi romantica, come potevo resistere? Quindi ci fermammo alla panineria preferita di Sandro e ci spostammo al parco. Era una bella giornata primaverile, il profumo dei fiori di ciliegio era diffuso dalla calda brezza ed il parco era pieno di vita. Mentre mangiavamo guardammo una partita di rugby estemporanea che stavano giocando sull'altro lato del laghetto e commentammo i fisici sbalorditivi dei giocatori. Dopo esserci saziati restammo seduti e cominciammo a parlare seriamente.
Il pranzo era terminato troppo presto quel giorno, io avrei potuto passare ore a parlare con Sandro. Era un ragazzo eccezionale, c'era molto più in lui della bellezza esterna che per prima cosa aveva attirato la mia attenzione. Era intelligente, divertente, fiducioso ed incredibilmente dolce e mentre parlavamo, mi trovai ad essere innamorato di lui. Non si trattava solo di voler dormire con lui, anche se la cosa mi attirava ancora, ma io stavo sinceramente innamorandomi di lui, e nel giro di un’ora capii quello che voleva dire mia madre. Quella cosa che mi mancava nella vita era l’amore, essere amato ed essere innamorato. Era una cosa che io non avevo più sentito da... Adamo.
Il ricordo di Adamo era stato con me sempre, appariva in lontananza nella mia mente ogni volta che incontravo qualcuno, non permettendomi di godere una relazione sana. Dopo anni dimenticai per la prima volta Adamo con Sandro, e fu bello. Misi la mia mano su quella di Sandro e la lisciai leggermente col pollice, sperando che lui sentisse la stessa cosa.
Andammo a pranzo insieme il giorno seguente ed il giorno dopo, e poi in ogni giorno della settimana. Ridemmo, parlammo e guardammo i giocatori di rugby. Sembravano bambini che camminano vicini in una visita ad un museo e parlano dei loro sogni di avere una famiglia un giorno. Durante una conversazione particolarmente profonda ed emotiva, Sandro smise di parlare e mi guardò; non disse niente ed i suoi occhi non diedero un indizio di quello che stava pensando. Agendo d’istinto, mi sporsi in avanti per dargli un bacio ma, invece della dolcezza delle sue labbra, assaggiai solamente il sapore amaro del rifiuto quando lui si ritirò.
"Devo andare" disse afferrando il suo sacchetto e scappando.
"Sandro, aspetta!" Lui continuò ad allontanarsi ed io non lo seguii.
Passai il resto del giorno seduto sull'erba sperando che il sole avrebbe sciolto il mio dolore o che un giocatore di rugby mi calpestasse e mi togliesse dal mio disagio. Non accadde nessuna di quelle cose, così io presi il sacchetto degli avanzi e quello che se n’era andato del mio cuore e mi sbarazzai di ambedue le cose. Era evidente che Sandro non aveva alcun interesse romantico per me e che probabilmente non mi avrebbe più parlato.
Ma avevo torto, lunedì mattina lo vidi avvicinarsi alla mia scrivania. Raramente i ragazzi dalla contabilità venivano al piano della produzione, così capii che stava venendo per me. Avevo avuto un fine settimana per pensare a quello che era successo il venerdì e rendermi conto di quanto lui mi piacesse realmente. Ma mi aveva già rifiutato due volte, non volevo succedesse ancora. Mentre si avvicinava il mio cuore mi arrivò in gola e mi sentii sul punto di svenire.
"Ciao" disse.
"Ciao" dissi rimanendo il più impassibile possibile.
"Possiamo parlare... da soli?"
Ci pensai e poi dissi "Va bene. Dove?"
Suggerì di andare nel deposito, accettai e lo seguii; chiuse la porta a chiave dietro a noi, pensai fosse un po' esagerato ma pensai che volesse mantenere un riserbo assoluto.
"Ti ho cercato per scusarmi di essere scappato l’altro giorno. È solo che... io non posso stare con te ora. Non è che non voglio ma vedi... io adesso sono con qualcun altro."
"Non mi hai mai parlato di un amico."
"Lo so. Le cose non stanno andando molto bene ultimamente tra di noi. Infatti penso che voglia separarsi da me, ma io non voglio fare nulla che sia una mancanza di rispetto verso di lui. Capisci?"
"Sì, capisco... ma perché mi dici tutto ciò? Penso che sarei stato più felice se fossi stato convinto di non piacerti. Ora stai dicendomi che non posso solo averti."
"Lo so e mi dispiace. Tu non sai quanto avrei voluto baciarti quel pomeriggio... e adesso."
Eravamo così vicini nella piccola stanza, io potevo sentire il calore del suo corpo che saliva alla mia faccia. Perché mi stava facendo questo? Una parte di me stava dicendo "Che si fotta il suo amico, è un suo problema" ma non era nel mio stile. Aprii la porta ed uscii rapidamente dalla stanza.
Cazzo! Lui avrebbe potuto essere quello giusto, lui mi avrebbe potuto aiutare a dimenticare Adamo. Invece si aggiungeva all'elenco degli altri. Tentai, con poco successo, di farlo uscire dalla mia mente. Il mio dolore fu distratto temporaneamente dall'arrivo del mio nuovo protetto, Elio. Decisi di dedicare tutto il mio tempo ed energia nel suo sviluppo come fotografo. Il viaggio in Svizzera mise della distanza tra Sandro e me e questo mi aiutò ad alleviare il disagio.
Mi sentii un po’ meglio al pensiero di essere riuscito a dimenticarlo, finché lui non si presentò, all'improvviso, alla festa di Elio. Il vederlo di nuovo fece crescere di nuovo tutti i sentimenti per lui, era passato troppo poco tempo, precipitai di nuovo. Dio, com’era bello con la camicia e la cravatta allentate che mostravano i piccoli ciuffi di peli del torace. Perché era là? Non conosceva Elio e non andava quasi mai con persone dell'ufficio. Provai a mischiarmi alla folla ma, prima che io potessi scappare, lui era di fronte al bar accanto a me.
"Pensavo che saresti stato qui" disse pagando il cameriere per la sua birra.
"Stavi cercandomi?" Lui prese un sorso della sua birra ed accennò col capo. "Perché?"
"Volevo vederti." e mise una mano sulla mia schiena. Io sentii il calore attraverso la camicia ed un formicolio nei miei lombi.
"Hai detto che non volevi essere coinvolto, Sandro ed io sono stato d’accordo. Quindi perché sei qui? Perché stai facendo questo?"
"So quello che ho detto, ma so anche quello che io sento; Gian Paolo sei la migliore cosa che mi sia accaduta da tanto tempo... sarei uno sciocco a lasciarla andare."
"Io non voglio essere l'altro uomo."
"Lo so, baby, e non lo sarai, tu meriti qualcosa di meglio di quello. Ma adesso non dirmi che non senti quello che io sto sentendo."
"Nausea?"
"Se non hai sentimenti per me, dimmelo adesso. Io mi allontanerò e non ti infastidirò più... ma non farlo alla leggera."
Avrei voluto dirgli che non l'amavo, avrebbe fatto le cose più semplici, ma sarebbe stata una bugia. Ci eravamo conosciuti per poco, ma io sentivo un collegamento innegabile con lui.
"Balli con me" disse. Io scossi la testa. "Su, solo un ballo... sarò buono; lo prometto."
Sapevo che sarebbe stato buono, ingoiai il mio gin tonic. "Va bene, ma solo un ballo."
Lui afferrò la mia mano e mi condusse sulla pista. La musica era un lento, quel genere che garantisce movimenti intimi tra partner di ballo. Sandro non esitò nell'approfittarne e presto aveva il corpo pigiato contro il mio. Dio, era una così bella sensazione ed aveva un profumo così buono. Sentii il suo alito contro le mie labbra poco prima che lui mi baciasse. Non so quanto tempo rimanemmo là, ballando e baciandoci, tre canzoni, forse quattro, ma non sembrò lungo a sufficienza. Sufficiente comunque per farci sapere quello che avremmo fatto poi.
"Usciamo di qui" suggerì Sandro.
"Va bene." L'avrei seguito anche sull'orlo di una rupe.
Abbandonammo il club in fretta, non perdemmo tempo neppure a salutare i nostri amici. Prendemmo la metropolitana che portava a casa mia ed occupammo il tempo del breve viaggio esplorando l'un il corpo dell'altro. La nostra passione frenetica attrasse l'attenzione di una mezza dozzina di altri passeggeri che erano sul treno con noi. Li vidi, con la coda dell’occhio, guardarci scioccati e disgustati, ma non me ne preoccupai e li lasciai guardare.
Fermi nell'atrio del mio palazzo, aspettando l'ascensore, Sandro mi sbottonò la camicia e cominciò a giocare coi miei capezzoli. Credetti che mi avrebbe spogliato lì se l'avessi lasciato fare, ed io considerai seriamente la cosa. Sandro continuò a cercare il mio corpo mentre camminavamo verso il mio appartamento. La mia vicina di casa, curiosa, sporse la testa dalla sua porta per vedere cosa succedeva. Lei ed il suo barboncino restarono ad occhi spalancati quando videro Sandro che armeggiava nei miei pantaloni mentre io cercavo le chiavi.
"Buona sera signora Belli. Ciao Fluffy" dissi ansando mentre aprivo la porta.
"Buona notte signora Belli. Buona notte, Fluffy" si lamentò Sandro poi mi spinse oltre la soglia e sbatté la porta dietro di noi.
Non avevamo oltrepassato l'atrio che lui mi aveva già denudato e sdraiato sul tavolo dell’ingresso dove avevo lanciato le chiavi quando ero entrato. Non sapevo dove erano le chiavi, ma sapevo dove era la lingua di Sandro, che tracciava una pista sottile e bagnata lungo la mia spina dorsale, verso la fessura del mio culo. Io mi afferrai al tavolo mentre la sua lingua sinuosa si inseriva tra le mie natiche e nel mio buco. Mi piaceva il contatto dei suoi peli facciali che mi graffiavano il culo morbido mentre la sua lingua bagnata sondava il mio buco. Leccò il mio culo con una violenza che non provavo da tempo. Amavo ogni fottuto minuto di quanto accadeva perché sapevo quello che sarebbe seguito.
Sandro smise improvvisamente di leccarmi il culo; lo vidi nello specchio strapparsi la camicia ed armeggiare coi suoi pantaloni. Guardai sopra la mia spalla in tempo per vederlo sputare sul suo venti centimetri, nella sua piccola figura sembrava oscenamente enorme ma nel mio culo era della giusta dimensione. Era lungo e grosso a sufficienza per sentirlo nel mio retto stretto, ma piccolo a sufficienza da permettergli di lavorare il mio culo per ore, se ne avesse avuta la forza. Permettetemi di dirvi che ne aveva la forza.
Sandro mi chiavò con la forza di un uomo di due volte la sua taglia. Era quello che volevo e precisamente ciò di cui avevo bisogno. Ma, a causa della differenza di altezza, il suo cazzo sbatteva dentro di me con un angolo strano, non doveva essere molto comodo per lui, così suggerii di metterci sul pavimento. Sandro estrasse l’uccello a sufficienza per permettermi di sdraiarmi sullo stomaco dopo di che si sdraiò sopra di me e spinse di nuovo il suo cazzo ansioso nel mio culo. Mi chiavò con sempre maggior forza per almeno venti minuti; il suo ritmo non rallentò mai e la sua passione non diminuiva. Ooh ed ah uscivano dalla mia gola mentre il suo torace peloso e lo stomaco mi raschiavano il didietro. Quando il ritmo del suo fottere divenne irregolare, dopo mezz’ora di spinte, io capii che stava per sborrare. Gli dissi che volevo sentire l'interno del mio culo rivestito del suo seme spesso. Lui fu felice di accontentarmi ed alcune spinte più tardi vuotò il contenuto delle sue noci gonfie nel mio culo ben chiavato. Sentii il peso del suo corpo su di me quando si rilassò e le ultime gocce di sperma uscirono dal suo cazzo.
Mi fece rotolare e posò la sua testa sul mio stomaco, accanto al mio cazzo che pulsava. Ne prese la punta in bocca e le sue dita cercarono il mio buco del culo. Trovato il suo obiettivo fece scivolare due dita nel buco pieno di sborra. Io mi lamentai, lui si lamentò, e le sue dita si bagnarono più profondamente nella mia condotta appiccicosa. Ero già stato lavorato e non ci volle molto, le mie palle si strinsero contro il mio corpo e pomparono fuori una buona dose di sperma nella bocca di Sandro. Lui lo bevve velocemente quanto io lo spruzzavo e non ne sprecò una goccia. Dopo che ebbi rilasciato i mio carico e mi fui rilassato, Sandro tolse le dita e le leccò per pulirle. Si sdraio sul mio corpo, mi diede un bacio profumato di sperma e poi rimase con la testa sul mio torace. Esauriti e soddisfatti c'addormentammo rapidamente uno nelle braccia dell'altro.
Fui il primo a svegliarmi, dal mio orologio vidi che mi ero addormentato solamente da un paio di ore, ma la mia schiena era rigida ed il mio braccio si era addormentato. Mi spostai in una posizione più comoda e finii svegliare Sandro. Carezzò la pista di peli che scendevano al mio tesoro e mi guardò.
"Ti amo" disse.
"È solo il sesso a parlare" dissi io. "Dicono sempre così i ragazzi dopo averti chiavato."
"Smettila di essere così cinico... io sono serio. Io ti amo. Sei l’uomo più incredibile che abbia mai incontrato e voglio stare con te... per sempre."
"Cosa stai dicendo?"
"Sto dicendo che voglio stare con... essere il tuo uomo... essere il tuo amore... comunque tu voglia chiamarlo. Voglio essere nella tua vita."
"E il tuo amico?" Era una cosa stonata quella domanda ma avevo bisogno di una chiarificazione. Chiamatemi egoista, ma non ero disposto a dividerlo, non se stava parlando di una relazione seria.
"È finita tra di Luca e me, glielo dirò domani." Volli credergli. "Lo chiamerò adesso se tu... "
"No, non sarebbe corretto. Se vuoi farla finita per rispetto glielo devi dire in faccia."
"Va bene... Hai ragione. Ma voglio che tu mi creda quando dico che sono pronto ad avviare la mia vita con te."
"Ti credo" dissi posandogli un morbido bacio ed accarezzandogli i capelli. "Io ti credo."
Chiamammo di nuovo, sempre nel mio atrio, non fu furioso come la prima volta ma fu più intenso e due volte meglio. Sandro era un chiavatore incredibile, lavorò il mio culo tanto a lungo che ancora adesso mi copro di sudori freddi al pensiero; poi si fece fottere. Era la prima volta che aveva un uccello della mia taglia nel suo piccolo culo, ma io sapevo una cosa o due su come maneggiare quell'arma mortale e presto mi implorò per averne di più.
Ci svegliammo più tardi quella mattina, fottemmo di nuovo e poi facemmo insieme una bella, lunga doccia. Era sabato, non avevamo impegni. Mi offrii di cucinare colazione, ma lui disse che voleva andare a definire la cosa col suo amico; lo capii e lo baciai per salutarlo. Mi sentivo male per Luca, mi sentivo come un distruggi famiglie. Decisi di andare in palestra per lavare via la sensazione nauseabonda che avevo nello stomaco, e la palestra spazzò via rapidamente tutti i miei problemi.
Quando ritornai Sandro era seduto nell'atrio con un paio di valigie.
"Cosa sono quelle valigie?" Chiesi, anche se già sapevo quella che sarebbe la risposta.
"Luca non l’ha presa molto bene, mi ha cacciato fuori di casa."
"Non sapevo che vivevate insieme."
"Sì... così ora devo trovare un posto dove stare."
"Starai con me, chiaramente" dissi afferrando una delle valigie.
"Sei sicuro? È una cosa un po’ improvvisa."
"Sì, non mi aspettavo di convivere così presto, ma non c’è problema. Penso che ora siamo insieme ufficialmente" dissi con un sorriso.
Anche lui sorrise, mi diede un bacio e disse "Baby, noi eravamo ufficialmente insieme il primo giorno che ti vidi."
Sapeva cosa dire per farmi squagliare il cuore, lo devo ammettere. Portammo le sue borse in casa, si spogliò e passammo il resto del fine settimana facendo sesso, con brevi interruzioni per mangiare, dormire e prenderci cura delle altre questioni personali.
Sandro era l'amico perfetto, era dolce, premuroso ed affezionato, era premuroso e tenero e, sopratutto, era un amante esperto ed insaziabile. Quando io andavo via per un servizio fotografico, riempiva la mia casella di posta con dozzine di e-mail ogni giorno, dicendomi quanto gli mancavo. Sebbene la cosa fosse eccessiva, mi faceva sentire amato e desiderato. Quando ritornavo mi aspettava un buon pasto ed una notte di "bentornato" di sesso.
Non era passati due mesi che nella nostra relazione le cose hanno cominciato a cambiare. Lui era dolce e premuroso come lui era sempre stato, ma non lo era più come prima. Quando andavo via ero fortunato se ricevevo un e-mail da lui. Quando ero a casa non aveva tempo per pranzare insieme e ci “incontravamo” per una cosa alla svelta di mattina prima del lavoro. Come ero felice a ricevere le sue attenzioni, anche via e-mail e telefonate, così fui preoccupato per l’improvvisa mancanza di attenzione. Ma cercai di non pensarci, come si dice la luna di miele era finita, stavamo insieme da un paio di mesi e la novità della relazione si era affievolita, accade ad ogni relazione; perché il nostro caso avrebbe dovuto essere diverso?
Mi preoccupai, invece, quando non venne a vedere la mia premiazione per il mio primo grande premio di giornalismo; ne parlavo da settimane e lui sapeva quanto fosse importante per me. Non c'erano scuse, a meno di incidenti che gli fossero successi o di lutti in famiglia, non era perdonabile. Non era neppure in casa quando vi tornai, girai per l'appartamento aspettando il suo ritorno. Alle 11 e 30 sentii la chiave girare nella serratura. Non appena aprì la porta e vide l'espressione sulla mia faccia capì che ero arrabbiato.
"Dove sei stato?" Attaccai. "Sapevi quanto fosse importante questa sera per me; avresti dovuto esserci! C’erano tutti eccetto te!"
"Lo so, baby! Mi dispiace... ma... è successa una cosa e..."
"Cos’è successo? Che cosa? Cosa cazzo è successo di più importante del mio premio?"
"Non posso parlartene adesso; sei troppo sconvolto."
"Hai perso uno dei più importanti eventi della mia vita e tutto quello che sai dire è 'È successa una cosa.' io non sono arrabbiato, io sono furioso!"
"Gian Paolo, mi spiace. Non posso cambiare il tuo dispiacere, posso solo tentare di migliorarlo. Farei qualsiasi cosa per migliorarlo perché ti amo. Ti amo tanto da soffrire nel vederti così. Baby andiamo, non essere arrabbiato. Ti prometto che non ti deluderò mai più."
Mi stava accarezzando un braccio, avrei dovuto spingerlo via, ma non lo feci e poiché non lo feci, lui scivolò verso di me e mi baciò. Fu un piccolo bacio, morbido e dolce sulle mie labbra sporgendo le sue labbra, ne seguì un altro. Ero ancora arrabbiato, ma tutto quello che ricordo era che non volevo che smettesse di baciarmi, e lui non lo fece. Continuò a baciarmi mentre le sue mani mi sbottonavano lentamente la camicia. Io non tentai di fermarlo, né gli resistetti quando mi slacciò i pantaloni.
Gli eventi che seguirono sono solo un vago ricordo, ma ricordo che finii sul letto, abbracciato ai cuscini mentre Sandro riempiva il mio culo col suo bel cazzo. Ad ogni dolce spinta lui bisbigliava "Per favore perdonami." Io gemetti più e più volte il suo perdono. Era solo uno stupido premio di giornalismo, vero? Si scusò e promise lui non avrebbe mai più fatto una cosa così; cosa poteva fare di più? Sono venuto sulle lenzuola proprio nel momento in cui lui spruzzava il suo sperma caldo dentro di me. Mi addormentai nella pozza di sborra col peso di Sandro sulla mia schiena ed il suo cazzo ancora seppellito nel mio culo. E tutto andava bene.
Era solo uno stupido premio, vero? Si scusò e promise che non l’avrebbe fatto mai più; questa era la cosa importante, vero? La cosa non mi sembrò così forzata allora, perché io l'amavo e lui mi amava... vero?
Alcune sere dopo tornai da un breve viaggio in Canada; Sandro non era in casa. Era presto e lui non si aspettava che tornassi tanto presto, pensai che avesse deciso di andare al bar con degli amici. Era quello che di solito faceva quando ero via, non mi aspettavo certamente che stesse in casa finché io non ritornavo. Onestamente ero contento che non fosse in casa, ero esaurito e tutto quello che volevo era una doccia calda e strisciare a letto, proprio quello che feci.
Dormii come un sasso e non mi accorsi quando Sandro arrivò... perché lui non arrivò. Rotolai nella sua parte e mi accorsi che il letto non era stato toccato. Pensai che era un po' strano, mi alzai ed andai in cucina a preparare il caffè. Nel momento in cui mi sedetti sentii la chiave nella porta e vidi Sandro entrare. Sembrava aver avuto una notte pesante, ma era sempre sexy.
Mi vide e chiese "Cosa fai a casa? Pensai che il tuo volo sarebbe arrivato stanotte."
"Abbiamo finito presto e così ho cambiato volo."
"Hai viaggiato bene?" chiese avvicinandosi e dandomi un bacio sulla guancia. Profumava di baldoria.
"Sì... dove diavolo sei stato? Odori come una fabbrica di birra."
"Sono andato fuori a bere con Bruno e Sergio. Mi sentivo solo così sono rimasto a casa di Sergio" spiegò. "Se avessi saputo che tornavi prima sarei rimasto qui. Mi sei mancato tanto." Mi baciò delicatamente sul punto del collo che mi faceva impazzire.
"Anche tu mi sei mancato" dissi piano, perso in quel momento. "Mi piacerebbe tanto rimanere con te, ma tu non dovresti essere pronto per andare al lavoro?"
"Penso che mi darò ammalato."
"Non sono sicuro che sia una buona idea."
"Perché no; non vuoi che stia a casa con te?" La sua mano scivolò lentamente sulla mia coscia finché venne a riposarsi sul mio cazzo che stava ancora dormendo. Il suo tocco fece quello che tre tazze di caffè non avrebbero potuto fare. Bagnò il mio collo di baci e diede una stretta gentile al mio uccello.
"Penso che un giorno di vacanza non ti farebbe male" borbottai.
Sandro mi fece roteare sullo sgabello e mi aprì l’accappatoio. Dopo avere fatto scorrere gli occhi sul mio corpo seminudo per un po’, fece scivolare le dita nella cintura dei miei boxer e li fece scivolare via. Si curvò e cominciò a succhiarmi il cazzo prima che i boxer fossero arrivati sul pavimento. Ragazzi come succhiava un cazzo! Sandro era eccellente sotto ogni aspetto di sesso. Il suo modo di amare creava dipendenza. Anche se io non l'avrei mai ammesso, c'erano notti, quando eravamo separati, che io non potevo dormire perché non avevo avuto il mio quotidiano “servizio”, tutto andava bene quando Sandro mi fotteva, mi succhiava o mi cavalcava.
Mi appoggiai indietro contro il mobile della cucina e lasciai che Sandro usasse la sua magia orale sul mio uccello dolorante. Le sue tonsille afferrarono fermamente la grossa cappella mentre la sua lingua turbinava intorno all'asta solida. Mi piacevano i rumori di soffocamento e risucchio che lui faceva. Mi stupì sempre quanto rapidamente riuscisse a farmi venire la prima volta; quel giorno non fu un’eccezione. Era come se stesse succhiando lo sperma direttamente dalle mie palle. Sentendo la tensione nelle mie anche, estrasse il mio cazzo dalla sua bocca ed cominciò a masturbarlo. Volteggiò sulla punta rossa con la bocca aperto e pronta ad accettare il mio carico. Il vederlo era l'incentivo di cui avevo bisogno. Con un ringhio selvaggio schizzai la mia sborra sulla sua faccia, sui capelli, sulla camicia e sulla cravatta.
"Aw, Sandro è così dannatamente eccitante" dissi guardando la sua faccia schizzata di sperma.
Lui si leccò i labbra e disse "Sì, ma ora ho veramente bisogno di una doccia."
"Hai bisogno di qualcuno che ti lavi la schiena?" chiesi.
Sogghignò e mi prese per il cazzo molle guidandomi in bagno dove passammo delle ore esplorando l'uno il corpo dell'altro in ogni posizione concepibile. Alla fine della giornata eravamo ambedue distrutti e ci accoccolammo a letto. Quando posai la testa sul cuscino cominciai a pensare alle cose che erano accadute quel giorno. Qualche cosa non mi tornava... ma non sapevo cosa, ma ben presto sprofondai nel sonno.
Col passare del tempo Sandro divenne anche meno attento nei miei confronti ed anche più irresponsabile, ritornava a tutte le ore della notte o non tornava affatto. Quando era a casa non voleva quasi fare sesso come era solito e solamente quando l’iniziativa veniva da lui. Non c'erano più e-mail quando ero via e non c’era alcun “bentornato” di sesso al mio ritorno. Gliene chiesi la ragione alcune volte e lui alzò le spalle o mi disse che si sentiva “stressato”. Quando gli offersi il mio aiuto disse che poteva uscirne da solo. C'erano poi le chiamate notturne sul suo cellulare mentre stavamo dormendo. Lui scivolava silenziosamente fuori della stanza per rispondere alla chiamata, non sapendo che il campanello mi aveva svegliato.
Divenne impossibile negarlo a me stesso, Sandro mi stava ingannando. Fui frustrato più che adirato, lo amavo troppo e volevo che le cose tornassero come prima.
Il nodo venne al pettine una sera, Sandro ed io avevamo avuto un grosso litigio, bestemmiando e gridando per ore. Alla fine decise che ne aveva avuto abbastanza delle mie "accuse e dei miei interrogatori" e si catapultò fuori dell'appartamento. Anch’io ne avevo avuto abbastanza, era finita! Ero adirato con lui, ma ero furioso con me; furioso per non aver visto quello che stava accadendo e furioso per non essere stato abbastanza forte per troncare tutto prima. Ma ora basta! Feci una doccia ed andai a letto, mi dissi che non c'era alcun bisogno di aspettarlo, non sarebbe ritornato presto comunque.
Mi sdraiai nel letto, girandomi e rigirandomi, guardando lentamente le ore che passavano. Con mio orrore e sorpresa sentii la chiave nella porta. Durante gli ultimi mesi ero stato condizionato da quel rumore; bramavo sentirlo, seppe che volle dire chel mio Sandro era a casa. Nonostante tutto il litigi e tutte le cattive sensazioni, quella notte ero ancora felice di sentire il clic della serratura.
“No! Non questa volta!” mi dissi. “Deve finire!” Ma ero come paralizzato, incapace di muovermi o parlare quando sentii i suoi passi sul pavimento di legno. Mi sdraiai silenziosamente mentre lui entrava nella stanza e si spogliava lentamente. Scivolò sotto le coperte e si accoccolò vicino a me, la sua durezza pigiò contro la mia schiena, ed io ero indifeso. La mia mente mi diceva di allontanarmi, ma il mio corpo non rispondeva; aveva solo un padrone e lui stava carezzandolo delicatamente in tutti i punti che lui sapeva gli piaceva essere carezzato.
“Mi spiace,” bisbigliò e, come un missile tele guidato, il suo uccello trovò il mio buco. Una spinta e fu seppellito completamente dentro di me ed io non avevo speranza di salvezza. Grugnì come un maiale e mi inculò com corte, potenti spinte; il modo che mi piace. Era bello… era veramente bello! Io venni rapidamente e potentemente.
Thai
Thai aveva il corpo di un dio; magro ma con i muscoli che si increspavano in tutti i punti giusti. Amavo svegliarmi col suo corpo perfetto contro il mio, il mio cazzo duro incuneato tra le sue natiche sode. Con lui ce l’avevo sempre duro, pronto a fottere anche se l'avevamo già fatto tre o quattro volte quella la notte. Anche lui era sempre pronto. Non si lagnava mai di essere troppo stanco o di aver male da quache parte. non dicev mai che non era dell'umore. Molte volte era a letto e si agitava, sospetto intenzionalmente, e questo mi eccitava in primo luogo e mi metteva dell’umore per gli eventi per seguivano.
“Oh, sei sveglio,” aveva detto stirandosi, sbadigliando e pigiando il suo culo carnoso contro il mio inguine. Non faceva accenno alla mia erezione, ma io sapevo che lui sapeva che c’era.
Facevo correre le dita sui suoi addominali tesi, arruffando il cespuglio di peli sottili che circondavano il suo ombelico e seguendo il suo stomaco fino al cespuglio ben regolato. Avvolgevo le mie dita intorno alla sua virilità palpitante. Il suo cazzo era duro, lungo e grosso come il mio. Se non fosse stato per il suo grosso prepuzio avrei pensato che era il mio uccello. Gli baciavo la spalla e continuavo a carezzarlo finché la mia mano non diventava appiccicosa per la sua pre eiaculazione. Di solito non ci voleva molto.
“Posso?” Bisbigliavo.
“Te l’ho mai negato?”
“No, ma c'è una prima volta in tutto.”
“Mai,” Rispondeva.
Il mio pene duro come pietra stava già aspettando al suo ingresso. Sapevo che lo voleva quanto me, ma mi piaceva la seduzione. Volevo sentirlo dire quanto era voglioso. Permesso accordato, io scivolavo in lui e sospiravo. Il suo buco era ancora aperto dall'ultima volta che l’avevo inculato, ma mi stringeva ancora. Il suo cazzo si gonfiava a nuove dimensioni quando toccavo il fondo della sua caverna. Qualche volta sentivo l'ultimo carico che avevo lasciato circondare la mia asta. Amavo in forma speciale quella sensazione.
Cominciavo a spingere delicatamente dentro di lui. Era diverso dal sesso della notte prima che era ansioso ed aggressivo perché non ci vedevamo da un po’. Ma ora io non ero di futia; volevo che durasse; volevo la sua strettezza calda intorno a me per sempre.
“Unh…si…inculami. Mm, sì…così.”
Io smettevo di carezzargli il cazzo. Volevo che durasse per potermi rendere più tardi il favore. Per ora toccava a lui e le mie mani avevano altri modi per essere occupate. Potevo pizzicare delicatamente i suoi capezzoli; cosa che lo faceva sempre diventare selvaggio. Potevo fargli succhiare i suoi succhi dalle mie dita, cosa che gli piaceva fare. Sapevo che avrebbe preferito succhiare la cosa vera, ma in quel momento era occupata in un altro buco. Qualche volta gli alzavo una gamba per trovare un angolo migliore ed andare più profondamente. Penso che gli piacesse molto. Ogniqualvolta cominciavo coi colpi profondi e lunghi, lui cominciava con lamenti udibili e piagnucolii.
“Ti piace, baby?”
“Unh…oooh... ssssiiiiiiii,” era tutto quello che diceva. Io sapevo cosa voleva dire.
Thai aveva un collo lungo che sembrava fatto per essere leccato e baciato. Fortunatamente quelli erano alcuni dei miei passatempi favoriti. Non riuscivo a prodigarmi a lungo con labbra e lingua sul suo collo perché, appena cominciavo, scattava verso l’alto e cominciava a spingere il suo sedere verso di me. Sapevo che era il momento di finire, afferravo le sue anche e mi giravo sulla schiena. Senza interrompere il nostro ritmo, lui mi seguiva fino a ritrovarsi seduto sul mio inguine col mio cazzo piantato fermamente nel suo sedere.
Lui rimbalzava su e giù, alcune volte sino a metà, altre volte si lasciava cadere fino in fondo dimenando le anche per essere sicuro di averlo tutto. Quando sentivo le sue noci gonfi rotolare sulle mie e sentivo la pressione che nasceva giù nella mia pelvi, ci voleva tutto il mio autocontrollo per non scoppiare. Non era ancora il momento. Volevo sentirlo incularsi da solo col mio cazzo ancora per qualche minuto. Volevo vedere il suo bel sedere che rimbalzava su e giù e vedere la mia grossa verga luccicante scomparire più e più volte nel suo buco allargato. Thai era insaziabile ed accanito. Poteva cavalcare il mio cazzo per sempre ed io sarei stato felice del fatto.
“Lento, baby…” dicevo, ma lui non mi ascoltava mai. Diceva che gli piaceva troppo il continuo svap del suo sedere contro la mia pelvi per rallentare. Più di qualsiasi cosa amava sentire il mio sperma rivestire i suoi interni. Lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere la mia sborra e, gettando giù il suo sedere su di me così, gli garantiva di averne a secchi.
Io grugnivo e ringhiavoi in risposta alla lussuria animalesca di Thai. Era contagioso. Quando afferravo le sue anche e cominciavo ad andare incontro alle sue spinte, lui capiva che il suo premio era vicino. Si chinava in avanti, alzava le anche e mi permetteva di incularlo alla morte.
“Unnnnhhhh! Sto per sborrare!” l’avvertivo, ma lui già lo sapeva che stava per accadere.
Litri di sperma fuoriuscivano dal mio cazzo, non importava quante volte l’avevo inculato prima. Thai aveva la garanzia di avere sempre un grande carico succoso da me! Anch’io sarei rimasto male se non fosse successo. Continuavo a miovere il mio uccello dentro di lui mentre ruscelli di sperma fuoriuscivano dal suo buco adoperato. Vedere le bolle che si formavano intorno alla mia asta che si immergeva era sufficiente a farmi desiderare di ricominciare da capo, ma c'era tempo più tardi per quello. Era il mio turno di essere inculato.
Thai era riluttante ad abbandonare il suo posto sul mio cazzo finché non gli ricordai quello che lo aspettava di ritorno. L'opportunità di seppellire il suo osso nel mio sedere era tutto l'incentivo di cui aveva bisogno. Mi misi a quattro zampe e gli proposi il mio buco per farne quello che voleva.
Thai capì ed apprezzò l'importanza di stuzzicarmi quanto volevo. Ecco perché spese molto più del solito a penetrarmi con la lingua e leccare il mio sedere. Cominciò con alcune botte della lingua sul mio buco, seguiti da alcuni colpi gentili, circolari intorno all'anello corrugato con un dito. Mi tormentava spingendo leggermente contro l'apertura stretta ma mai con tanta forza da rompere il sigillo. Io mi voltai con occhi imploranti e vidi un ghigno malizioso nei suoi occhi. Dal suo grosso cazzo rigido colava abbondante pre eiaculazione sulle lenzuola. Voleva dannatamente incularmi ma voleva sentirmelo chiedere, implorare che lo facessi. Io metterei su una lotta sempre, ma c'era solamente così molto un uomo potrebbe prendere.
“Forza Thai…smettila di giocare e inculami,” gridai.
“Sei sicuro?” Chiese mentre finalmente faceva scivolare un dito nella mia condotta.
“Unhhh…mmm.” Non riuscivo a concentrarmi col suo dito che contro il mio punto.
“Cosa hai detto?” E spinse il dito più profondamente.
“Ho detto sì! Per favore inculami!” emisi.
Portai le mani dietro di me e mi allargai le natiche per permettergli di puntare il suo solido 25 centimetri contro il mio buco. Era una mossa non necessaria; Thai conosceva ogni centimetro del mio corpo come se fosse il suo e scivolò nel mio sedere invitante finché il suo pube non si trovò il mio morbido sedere. Thai aveva un bel cazzo lungo con una testa enorme che stirava il mio culo al massimo della sua capacità mentre scavava profondamente dentro di me. Era l'attrezzo perfetto per fottere e Thai era un esperto ad usarlo.
Mi piaceva pigiare la faccia ed il torace contro il letto così che il mio sedere era completamente aprerto al suo uccello. Lui mi stava inculando profondamente e con calma, che era l'opposto delle nostre normali sessioni dure e furiose, ma era perfetto per la prima attività del giorno. Le mani di Thai si muovevano sulla mia schiena modellando i miei muscoli rigidi mentre il suo pene continuava il suo assalto metodico al mio retto formicolante. Ad ogni sua spinta io spingevo indietro contro di lui sperando di spingere di più la sua verga divina profondamente dentro di me. Non funzionò mai, ma era dannatamente bello provare. Piaceva anche a lui e, non potendo andare più profondamente, lui muoveva le anche in un cerchio stretto così che la sua grossa cappella potesse colpire e pungolare i nervi che di solito non trovano attenzione. Io strillavo e mi lamentavo per fargli sapere che era un buon lavoro quello che stava facendo, come se lui non lo sapesse.
Mi inculò a lungo, anche se non così a lungo quanto speravo. Talvolta mi girava per poter vedere la mia faccia contorcersi al suo impalare infinito. Diceva che ero sexy, mi diede un bacio bagnato e poi mi inculò più forte. Con le caviglie nella sua presa potente e le gambe gettate alte in aria, tutto quello che potevo fare era rimanere sdraiato e godere della sensazione incredibile del suo cazzo che scivola dentro e fuori di me.
Quando chiuse gli occhi e digrignò i denti, capii che quasi c’era. Capii che stava tentando con ogni fibra del suo essere di farlo durare un po’ di più. Non mi sarebbe importato di sentire per un’altra ora la sua grossa cappella pulsare nei miei intestini, ma volevo anche disperatamente sentire il suo sperma caldo che schizzava nel mio buco completamente allargato. Dopo molte spinte possenti, alla fine Thai vuotò il suo carico dentro di me. I suoi fiotti spessi e caldi non gocciolavano mai o sprizzavano; sgorgavano sempre in torrenti appiccicosi, fusi. Col suo cazzo che già allargava il mio culo alla sua massima capacità, la sua sborra non poteva uscire.Non c’è nulla di più peccaminosamente erotico per me che la sensazione dello sperma del mio innamorato che cola fuori dal mio sedere.
Noi passavamo così la maggior parte delle nostre mattine. Dopo esserci coccolati per alcuni minuti, ci alzavamo, facevamo la doccia ed uscivamo per il resto della giornata. Quelli erano i punti più alti dei nostri infrequenti incontri. Con la sua carriera di modello, Thai viaggiava frequentemente ed altrettanto facevo io, era quasi impossibile coordinare i nostri orari. Ma trovavamo il tempo per stare insieme e, quando succedeva, erano garantiti giorni di selvaggio, esaurente sesso.
Seduto al terminal dell’aeroporto quel piovoso pomeriggio di mercoledì, aspettando impazientemente che il suo volo in ritardo arrivasse, non potevo fare a meno di ripetere nella mia mente il nostro rituale sessuale della mattina. Mi contorsi sulla sedia tentando di sistemare e nascondere la mia erezione di considerevoli dimensioni. Capii che non avrei dovuto mettermi i boxer.
Desideravo troppo vedere Thai. Era un piacere passare il tempo con lui, non solo per il sesso, ma anche per l'amicizia. Noi avevamo molto in comune, dalle nostre carriere, ai nostri interessi ed anche alla nostra eredità birazziale. Thai era mezzo cinese. Questa miscela gli aveva dato caratteristiche squisitamente belle ed esotiche che l'avevano reso così popolare nell'industria dei modelli, ma più importantemente era quello che ci aveva portato insieme la prima volta.
Ora eravamo molto uniti ma non era stato sempre così. Avevo accettato di fare delle foto per un calendario di costumi da bagno come favore ad un amico e no volevo che il progetto fosse scadente. Thai era il modello principale. Quando lo incontrai pensai che lui era solo un altro modello incredibilmente caldo, ma incredibilmente muto. Thai pensò che io fossi un altro fotografo ipocrita e pretenzioso. Lui aveva ragione per quello che mi riguardava, ma io non potevo avere più torto rispetto a lui. Non mi ci volle molto per realizzare che c'erano cervello e carattere sotto la bella confezione. Un giorno cominciammo a parlare, di nulla in particolare, e continuammo a parlare di nulla fino alle ore piccole. È divertente pensare a come rapidamente dimenticammo i nostri forti preconcetti uno per l'altro e cominciammo a piacerci. Per il resto del lavoro fummo inseparabili.
Quando ebbimo finito Thai suggerì di fare un’altra sessione. Io fui d'accordo e lui mi trascinò ad un piccolo stagno annidato nel bosco. Una volta arrivati si svestì e rivelò il costume da bagno più succinto che avessi mai visto. I piccoli scampoli di stoffa argento non facevano niente per nascondere il suo pacco enorme. Io facevo del mio meglio per non guardare, un tentativo sciocco e futile da parte mia. I miei occhi stavano per uscirmi dalla testa ed il mio cazzo cercava di scoppiare fuori dai miei pantaloni. Presi degli scatti uno dopo l’altro di lui nello stagno. Lui si tuffò sotto l'acqua che scendeva a cascata e poi riemerse. La vista dei suoi muscoli dorato-marroni increspati nella luce diffusa era più di quanto la mia mente che voleva sesso potesse accettare.
Smisi di fare fotografie, posai la macchina fotografica e passai a guado l'acqua completamente vestito. Lui non mi chiese nulla mentre mi avvicinavo e non resistette a quando mi chinai per baciarlo. Facemmo del sesso incredibile sulla spiaggia del piccolo lago, al roco suono degli animali e delle piante selvatiche. Il solo pensare alla prima volta che mi inculò con quel cazzo enorme era sufficiente per farmi venire nei pantaloni.
Il mio sogno ad occhi aperti fu interrotto da una voce di donna. “Volo 356, da Londra al gate B-6.”
Saltai fuori dal mio enorme e scomodo sedile di plastica ei in breve fui davanti al gate. Quando lo vidi, decima o undicesima persona a sbarcare, il mio cuore cominciò a correre e le mie mani cominciarono asudare. Era così bello vederlo. Erano passati circa otto mesi da quando ci eravamo visti e la prospettiva di passare una settimana con lui mi stava sommergendo. Non sono abituato ad esternare i miei sentimenti, ma non potevo resistere a correre verso di lui, avvolgendolo tra le mie braccia, e dandogli il più grande, il più lungo, il più bagnato bacio nella storia dei baci.
“Felice di vedermi?” Chiese dopo aver avuto l'opportunità di prendere fiato.
“Non ne hai idea,” dissi anelando. “Prendiamo il tuo bagaglio ed andiamocene.”
Gettammo la sua roba in macchina e ci dirigemmo verso la città. Il traffico era abbastanza intenso per un incidente ed alcuni lavori stradali. Ma passammo facilmente il tempo, non ci parlavamo bene da mesi ed avevamo molto da dirci. C'era anche molto di palpare e baciare che doveva essere fatto. Il tempo di ritornare al mio appartamento ed ero così eccitato che pensavo che sarei scoppiato; ma io avevo un'obbligo come ospite di assicurarmi che il mio ospite fosse ben ricevuto sotto tutti gli aspetti.
“Sei affamato?” chiesi facendolo entrare.
“Sì, sto morendo di fame!” Disse. “Potrei anche farmi una doccia,” aggiunse.
“Ok. Mentre ti lavi preparerò qualche cosa da mangiare.”
“Suona bene,” disse e poi mi diede un bacio morbido e lungo.
Io mi leccai le labbra ed assaggiai il suo sapore mentre lui usciva dalla cucina lasciandomi una strana sensazione di vigore e felicità. Passai i minuti successivi per la cucina a preparare il pasto. Cantarellai al battito del coltello contro l'asse mentre tagliavo l’nsalata. Anche l'acqua bollente sembrava formare bolle vivacemente all’unisono col mio felice motivo. Ero così assorbito dal cantare e cucinare che non mi accorsi che la doccia era stata spenta e Thai era entrato in cucina.
“Rumori ed odori adorabili,” commentò.
“Grazie,” dissi sorridendogli.
Un asciugamano allacciato intorno alle sue anche era tutto ciò che aveva indosso in quel momento, ed era più buono per me. Si avvicinò alla cucina dove stavo lavorando ed avvolse le braccio intorno alla mia vita. Calore irradiava dalla sua pelle umida ed attraverso la mia camicia. Lui mi baciò dolcemente sul collo e disse, “Sembra anche buono.”
Era la prima volta che ci coccolavamo così, se non a letto. Noi avevamo avuto un'amicizia forte ed una relazione sessuale potente ma non avevamo mai gettato un ponte tra l’amicizia ed il desiderio con qualche cosa di romantico. Stare tra le sue braccio, dondolando dolcemente indietro ed avanti mentre cucinavo era una cosa nuova, ma era bello…e mi sembrava giusto.
“Ti piacciono i pomodori essiccati, non è vero?”
“Mmm... Mmm.”
“E gli asparagi?”
“Mmm... Mmm,” rispose di nuovo stringendomi più stretto.
“Sai... se continui così non riuscirò a finire di cucinare.”
“Non sarebbe male,” disse lui e poi mi baciò sul collo proprio nel punto che mi fa diventare molli le ginocchia.
“Thai…”
“Ok, okay…mi comporterò bene.” Lui rilasciò lentamente la presa su di me e corse fuori della stanza.
Ritornò alcuni minuti più tardi con indosso un paio di pantaloncini corti da palestra ed una canottiera con la frase “contiene la nudità” stampato sul torace in piccole lettere bianche. Le parole erano piuttosto adatte considerato che gli indumenti non celavano molto più dell'asciugamano, ma lui non senti lagnanze da parte mia. Ritornò in tempo per aiutarmi ad apparecchiare la tavola e disporre il cibo. Ci sedemmo e Thai ispezionò la piccola festa che avevo preparato per lui.
“Wow! Non posso credere che ti sei tanto disturbato solo per me… io sarei stato felice anche solo con un panino.”
“Volevo impressionarti con le mie abilità culinarie.”
“Tu non hai bisogno di impressionarmi… Sono già colpito.”
Io arrossii e gli passai la ciotola di insalata. Thai non era uno abituato a parole fiorite e sentimenti. Non l'avevo mai sentito prima esprimere i suoi sentimenti per me, mai dire che lui pensava che fossi perfetto. Quindi, sentirlo dire che era colpito era piacevole e sorprendente. La sua dichiarazione mi lasciò ammutolito. Non sapevo come rispondere, così non lo feci. Mangiai in silenzio sperando di trovare qualche cosa che alleviasse la tensione nella stanza.
“Mi sei mancato,” disse Thai. Non era la cosa per allentare la tensione che stavo cercando, ma era un'asserzione che potevo ben maneggiare.
“Anche tu mi sei mancato,” risposi.
“No, voglio dire che mi sei mancato come se mi mancasse il respiro, essere lontano da te tutti questi mesi è stato insopportabile. Alcuni giorni non riuscivo a mangiare o dormire perché mi sentivo così vuoto e solitario senza di te. Non passava giorno da quando ti ho lasciato che non abbia pensato a te e mi chiedessi dov’eri, cosa facevi…con chi eri. Mi svegliavo la notte preoccupato che anche tu non stessi pensando a me, ma le mie paure finivano ogni volta che mi chiamavi o spedivi una e-mail. Questo mi rendeva sicuro di essere nella tua mente ed improvvisamente tutto andava bene. Questo è quanto mi mancavi.”
“Thai, io…”
“Shhh,” disse mettendo una mano sulla mia gamba. “Non devi dire niente. Ho solo voluto che tu sapessi.”
Finimmo la cena in silenzio. Di quando in quando Thai allungava una mano e mi carezzava una coscia. La sua faccia mostrava un sorriso continuo di appagamento e liberazione. Aveva avuto evidentemente queste sensazioni nel suo petto per tutto il tempo e rivelandoli aveva tolto un grande carico dalla sua anima. Nel fare così, comunque, aveva messo il carico sul mio cuore. Per tutti quegli anni avevo pensato a Thai come a un amico intimo ed un amico di chiavate, niente più, niente meno, perché quello era ciò che io pensavo volesse. Ero soddisfatto di quella sistemazione. Ora mi sentivo costretto a rivalutare e divulgare i miei sentimenti per lui e non ero sicuro di quali fossero, per essere completamente onesto. Io lo amavo…ma non ero sicuro di amarlo così. Era tutto così improvviso.
Il tempo sembrò trascinarsi mentre consideravo questa nuova rivelazione. Finalmente finimmo il nostro pasto e cominciammo a sparecchiare. Io decisi di lavare a mano i piatti per darmi tempo di pensare, ma Thai aveva altri piani. Afferrò il mio braccio e mi girò verso di se.
“I piatti possono aspettare,” disse. “Io no.”
Non c’era bisogno che dicesse i suoi desideri; io sapevo quello che voleva. Anch’io lo volevo. Stavo aspettando da tanto tempo di sentirlo vicino a me, dentro di me. Mi chinai verso di lui e lo baciai sulle labbra. Le sue mani trascinarono impazientemente la mia camicia fuori dei pantaloni e sul mio torace. Io smisi di baciarlo per permettergli di togliermela completamente. Lui la lanciò da parte e ritornò al bacio. Le sue mani furono sui miei pettorali e li modellarono rudemente. I miei capezzoli reagirono immediatamente contraendosi ogni volta che i suoi palmi ci passavano sopra. Io succhiai la sua lingua che pulsava nella mia bocca mentre le mie mani scivolavano giù ai suoi fianchi e nell’elastico dei pantaloncini. Afferrai il suo sodo culo rotondo e gli diedi una stretta potente. Le sue anche spinsero in avanti spingendo il suo pacco contro il mio.
Lui era già duro ed io non ne fui sorpreso. Lui era sempre duro e prontoa fottere che è il solo mio modo di godere. Feci scivolare ulteriormente le mani in giù sul suo sedere liscio e spinsi i suoi pantaloncini oltre le anche. Il suo cazzo saltò fuori libero e mi colpì l’inguine. Interruppi il bacio per guardare il suo mostro rigido. Era passato così tanto tempo da quando avevo guardato il grosso palo dorato...così alungo da quando l’avevo toccato. Thai si lamentò leggermente quando le mie dita avvolsero la sua verga e cominciarono a stringerla. Mi bagnò faccia e collo di baci mentre io estraevo pre eiaculazione dal suo cazzo. Le mie dita erano appiccicose per il suo succo.
“Ti voglio nudo e curvo sul mobile, ora!” disse con forza.
Io ero un po’ deluso di non poter giocare col suo cazzo un po’ più a lungo, ma lui era evidentemente ansioso di riempire il mio sedere, come io ero ansioso di essere riempito. Feci rapidamente e volentieri quello che chiedeva, calciando via le mie scarpe e slacciandomi la cintura. Non riuscivo a togliermi i pantaloni abbastanza in fretta; seguì una lungo ed esaspertante lotta con la chiusura lampo e finalmente fui nudo. Mi voltai, mi chinai sul mobile della cucina e presentai il mio sedere all’ispezione di Thai. Lui prese con forza le mie natiche e le allargò per mettere in mostra il mio anelante buco. Non mi curai di quello che ne faceva finché gli prestò attenzione, ma realmente mi eccitai quando sentii la sua lingua viscida scivolare nella mia piega.
“Oh sì,” mi lamentai incoraggiandolo a leccarmi il sedere.
Ma, come sempre, Thai non aveva bisogno di incoraggiamento. Aveva un dono naturale per tutte le cose sessuali e sfoggiava sempre le sue abilità. La sua lingua lavorò a lungo il mio sedere. Scivolò così profondamente nel mio buco stretto che mi sembrava di essere inculato da un piccolo cazzo. Il mio sfintere vibrava con eccitamento mentre la sua lingua raspava ripetutamente contro la carne tenera. Lui lasciò andare una delle mie natiche e chiuse con forza la mano intorno al mio uccello, dandogli uno strattone come fosse il capezzolo di una vacca e mungendo fuori un notevole ruscello di pre eiaculazione che gocciolò in una pozza gigantesca sul pavimento.
Le lunghe dita snelle di Thai invasero lentamente il mio sedere, uno alla volta finché non ne mise dentro tre. Le sue dita scavarono profonde nel mio buco e lo allargarono, ma quello non era nulla rispetto a quello che il suo cazzo stava per fare. Io ero pronto, volevo dannatamente essere inculato!
“Quasi mi ero dimenticato come è stretto il tuo sedere,” commentò facendo rotolare le sue dita dentro di me.
“Non viene molto usato,” risposi.
“Peccato… credo che dovrò farci qualche cosa.”
“Per favore fallo,” mi lamentai. “Per favore fallo.”
Era l'invito di cui aveva bisogno. Le sue dita scivolarono fuori ed immediatamente furono sostituite dal suo grande pene che scivolò dentro. Ambedue lo volevamo; l'aspettavamo da mesi e Thai non stava perdendo tempo. Il suo uccello si era appena sistemato negli accoglienti confini dei miei intestini e lui lo mise all’opera. Cominciò ad incularmi con forza… con forza. Sentii ogni centimetro tormentoso del suo cazzo scivolare possente fuori della mia porta posteriore prima di arare di nuovo nella mia condotta sensibile.
Mi inculava con tale forza che le mie ginocchia cominciarono a cedere. Dovevo fare appello a tutta la mia forza per stare in piedi, ma ne amavo ogni minuto. Entrò così profondamente nel mio sedere che giuro di averlo sentito contro lo stomaco. Poi, quando alzò la mia gamba sinistra sopra il mobile, fece l'inimmaginabile e penetrò anche più profondamente. Mi abbracciò vicino a se; il calore del suo corpo liscio e sudato era incredibile. Le sue braccia mi avvolsero e le sue dita ballarono sulle mie tette mentre le sue labbra posavano baci delicati sulla mia schiena e sul mio collo.
“Sei l’unico che mi fa sentire così,” bisbigliò nel mio orecchio prima di dargli un piccolo bacio. Un paio di spinte potenti ed allagò il mio sedere col suo sperma caldo ed appiccicoso. Potevo sempre contare su Thai per avere grossi carichi ma uno così non l’avevo mai sentito prima in vita mia. Pensai che non si sarebbe fermato più. Lo sperma sgorgò fuori del mio sedere, gocciolò giù sulle le mie palle e schizzò sul pavimento sotto di me.
“Wow!” dissi io. “L’hai conservato a lungo?”
“Sì… è stato un tempo lungo.”
Ridacchiai per l’espressione delle sue parole. “Anche per me…”
Raccogliendo il suggerimento, Thai tirò fuori dal mio sedere la sua verga ancora mezzo dura, io mi voltai e lo baciai appassionatamente. Lui baciava molto intensamente ed avrei potuto passare ore permettendogli di violare la mia bocca con la sua lingua, ma il mio uccello pulsava, mi faceva male ed implorava attenzione. Istintivamente Thai si lasciò cadere sulle ginocchia ed ingoiò il mio pene duro come pietra. Non aveva ancora imparato le belle arti del “deep throating” ma era molto bravo a succhiare il cazzo. La sua bocca era sempre calda e bagnata; la sua lingua faceva cose che io non avevo mai pensato fossero possibili finché non lo incontrai; ogni volta applicava la giusta quantità di saliva e succhiata; e, mentre saliva e scendeva sul mio bastone rumori di succhiata e di soffocamento, i rumori che amavo.
Era tanto meraviglioso che capii che se avesse continuato non sarebbe passato molto tempo ed avrebbe ingoiato la mia sborra. Sarebbe stato bello, ma io veramente volevi incularlo. Afferrai i lati della sua faccia e lo strappai via dal mio pene. Mi gettai sul pavimento con lui e lui mi venne incontro con un altro bacio bruciante. Ci mettemmo in posizione con lui sulla schiena ed annidato tra le sue lunghe gambe dorate. Lui ansò quando la sua pelle calda venne in contatto con le fredde piastrelle.
“Non preoccuparti; ti scalderò.”
Lui sorrise ed avvolse le sue gambe intorno alla mia vita attraendomi più vicino a lui. Il mio cazzo ora era incuneato tra le sue natiche; con un dimenio delle anche ed una bella spinta, affondai nelle calde profondità strette del suo sedere invitante. I suoi occhi rotolarono indietro ed emise un anelito gutturale quando mi immersi sempre più profondamente nel suo passaggio, ma lui voleva di più. Alzando le gambe sulle mie spalle mi permise di scivolare un po’ più profondamente e colpire il punto che prudeva per essere colpita.
Thai ringhiò facendomi sapere che era pronto ad aprire il suo buco. Io ho cominciato con spinte lente, poco profonde per riprendere confidenza col suo bel sedere; ma non passò molto prima che stessi sbattendolo completamente dentro di lui. Thai lo stava prendendolo come un vero passivo ed amava ogni spinta con grugniti di incitamento.
“Uh così…fottimi il sedere! Ora e per sempre è tuo…”
Le sue parole spedirono un brivido giù per la mia spina dorsale e direttamente al mio cazzo martellante. Sbattei dentro di lui con rinnovato vigore facendolo gridare e gemere con tutta la forza dei suoi polmoni. Il sudore cadeva dalla mia fronte sopra le sue labbra e lui lo succhiava avidamente. Lui era un chiavatore caldo e sexy ed io ero l'uomo più fortunato del mondo.
Le miei noci che stavano schiaffeggiando liberamente contro il suo culo, cominciarono a contrarsi e gonfiarsi. Sentii il fiotto di energia salire dalle dita dei piedi e fermandosi nella buca del mio stomaco. Mi morsi un labbro, chiusi gli occhi e tentai di lottare per alcuni momenti. Il sedere di Thai troppo buono. Lui vide l'espressione addolorata sulla mia faccia e capì che l'eruzione era vicina.
“Voglio assaggiare il tuo sperma,” disse.
Strappai fuori il mio cazzo dal suo buco allargato e mi sdraiai indietro. “Forza! Non posso resistere molto più a lungo.”
Thai si arrampicò in posizione e fece appena in tempo a ricevere la prima scarica di sborra calda sul naso. Lui aprì la bocca, avvolse le labbra intorno al mio pene pulsante e prese il resto del mio carico gigantesco in gola. Guardai il suo pomo di Adamo salire e scendere selvaggiamente mentre lui ingoiava la mia crema. Quando gli spasmi diminuirono, si tolse il cazzo dalla sua bocca e spremette fuori le ultime gocce di latte di uomo sopra la sua lingua.
“Ahhh!” disse dopo aver ingoiato.
Mi piegai su di lui, leccai la piccola quantità che gli colava dal naso e lasciai che la leccasse dalla mia lingua. Ci baciammo e condividemmo il mio sapore salato-dolce. Soddisfatto, per il momento, ci alzammo e facemmo una doccia prima di ritornare a lavare i piatti.
“Vorrei non dover andare via così presto,” disse asciugando l'ultimo piatto.
“Lo so… ma hai ancora qualche giorno,” risposi.
“Non abbastanza. Non sono mai abbastanza! Sono stanco di passare solamente alcuni grandi giorni con te e passare i mesi seguenti infelice e solitario.”
“Lo so dolcezza, ma questo è il solo modo possibile,” risposi carezzandogli dolcemente un braccio.
“Sì… Ma mi dispiace… tuttavia.”
Appoggiai il piatto e lo guardai. Per la prima volta non capivo dove voleva arrivare. La sistemazione tra di noi era cominciata da lui, così era difficile cambiare così tardi le regole del gioco e, cosa più importantemente, cambiarle come?
“Io non ho fatto sesso dall'ultima volta che siamo stati insieme,” confessò. “Ho avuto molte offerte e opportunità, ma non erano mai così… così come con te. Io ti amo e tu sei l’unico uomo con cui voglio stare. Io farò qualunque cosa perchè accada, anche se può voler dire smettere il mio lavoro. Io non posso passare un altro giorno senza di te.”
Devo averlo guardato con espressione sciocca e silenziosa. Thai tentò di leggerla ma sono sicuro che l'unica cosa che dedusse fu confusione.
“Huh…silenzio. E’ tutto quello che hai per me?”
“Cosa ti aspetti, Thai? Getti sulle mie spalle questa decisione che cambia la vita e ti aspetti subito una risposta?”
“Speravo che tu mi dicessi almeno come ti sentivi. Non penso che sia chiedere troppo.”
“Se mi stai chiedendo come mi sento nei tuoi confronti, allora… Io ti amo. Ti ho sempre amato. Ma se mi stai chiedendo come mi sento nei confronti dello smettere il tuo lavoro per stare con me… Non so.”
“Vedo,” disse gettando lo strofinaccio sul mobile. “Bene, quando ci avrai pensato, fammi sapere. Io sarò al Fairmont.”
Corse fuori della cucina ed io lo inseguii. “Thai andiamo, parliamone!” gridai, ma lui era già fuori della porta. Avrei dovuto seguirlo, ma era ovvio che lui non voleva parlarne subito ed io non avevo le risposte che lui voleva, così lo lasciai andare.
Il giorno seguente un corriere venne a prendere le cose di Thai. Io gli diedi il bagaglio e prima di andarsene lui mi diede una busta sigillata col mio nome scritto sopra. Riconobbi la scrittura di Thai. Per riguardo verso di lui non entrerò nei dettagli di quello che scrisse ma lui mise tutte le carte in tavola e poi mi disse era toccava a me fare la mossa successiva. Disse che mi avrebbe lasciato tempo e spazio me sarebbe tornato per una risposta.
La mia vita divenne improvvisamente molto più complicato. Ora avevo da guardare dentro di me, prendere decisioni e demoni da affrontare.
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