Una calda estate -1- (continua)
di
LanA
genere
orge
Abito in una città del nord, però d'estate fa caldo, molto caldo, da fare invidia alle città del sud.
O meglio, dirò che non ha nulla da perdere rispetto al sud Italia.
Oggi a luglio inoltrato, ci sono 35 gradi e un vento caldo, che non invita ad allontanarsi dal fresco di un condizionatore.
Eppure esco, devo farlo, ho un appuntamento da rispettare e a me non piace "tirare il pacco".
Non mi piace neanche arrivare tardi.
Quindi eccomi in strada, con questo caldo pazzesco.
La testa mi gira, e sono in motorino, ma non aiuta perché il vento che mi arriva addosso è bollente.
Probabilmente l'asfalto lo scalda, fatto è che mi gira la testa.
Per fortuna non devo andare lontano, e pochi chilometri da dove sono, ci sta casa tua, dove ci incontreremo.
Ti ho incontrata per caso, mentre ero al lavoro alla cassa, come tutti i giorni.
Un viso interessante, incorniciato da lunghi e lisci capelli castani.
Un vestito leggero, che però non metteva molto in risalto il tuo corpo longilineo.
C’era poca gente al supermercato in questo periodo, ed ho potuto parlarti, scoprire che vieni da Torino, che non sei friulana, ma che sei qui per lavoro, che ti fermerai per un annetto "poi si vedrà".
È una settimana ormai che ci frequentiamo, ti vengo a prendere in motorino.
Poi insieme andiamo a sederci su una panchina del vicino "parco Moretti" e chiacchieriamo del più e del meno.
Parliamo delle nostre famiglie, della vita insomma.
Finiamo sempre con l'eccitarci a raccontarci le nostre esperienze passate, o quello che ci piacerebbe fare ora.
A te non piace l'idea di farlo davanti ad altri, ma per me faresti qualsiasi cosa, me l'hai detto così tante volte che ci credo come se l'avessi detto io stessa.
Un giorno mi dicesti che ti ecciterebbe sapere che qualcuno ti sta guardando mentre fai sesso con qualcuno, e io ti baciai sulla panchina senza preoccuparmi di chi ci potesse vedere.
Diventasti rossa in volto, ma allo stesso tempo, guardando i tuoi occhi, compresi che la cosa ti aveva eccitata a dismisura.
Infatti, quel giorno quando facemmo l'amore, tu eri davvero su di giri.
Da quel giorno ti propongo cose sempre più spinte, che mai faremo probabilmente, ma che a te eccitano anche solo immaginare di fare.
Oggi indossi solo una canottiera di un viola prugna, con spalline sottili e pantaloncini cortissimi denim, su scarpe da ginnastica bianche.
Ti ricordi che te lo proposi io, e tu accettasti?
Era una delle mie "proposte sconce", come tu stessa le hai chiamate.
Sei uscita di casa così conciata, avrai incrociato persone.
Sicuramente almeno un conoscente, che si sarà soffermato a guardarti, a rimirarti, guardare le tue lunghe gambe o i piccoli seni, con quei capezzoli sempre a punta, che vogliono dire "eccomi ci sono anche io, guardami".
E avranno immaginato di toccarli.
CONTINUA ...
O meglio, dirò che non ha nulla da perdere rispetto al sud Italia.
Oggi a luglio inoltrato, ci sono 35 gradi e un vento caldo, che non invita ad allontanarsi dal fresco di un condizionatore.
Eppure esco, devo farlo, ho un appuntamento da rispettare e a me non piace "tirare il pacco".
Non mi piace neanche arrivare tardi.
Quindi eccomi in strada, con questo caldo pazzesco.
La testa mi gira, e sono in motorino, ma non aiuta perché il vento che mi arriva addosso è bollente.
Probabilmente l'asfalto lo scalda, fatto è che mi gira la testa.
Per fortuna non devo andare lontano, e pochi chilometri da dove sono, ci sta casa tua, dove ci incontreremo.
Ti ho incontrata per caso, mentre ero al lavoro alla cassa, come tutti i giorni.
Un viso interessante, incorniciato da lunghi e lisci capelli castani.
Un vestito leggero, che però non metteva molto in risalto il tuo corpo longilineo.
C’era poca gente al supermercato in questo periodo, ed ho potuto parlarti, scoprire che vieni da Torino, che non sei friulana, ma che sei qui per lavoro, che ti fermerai per un annetto "poi si vedrà".
È una settimana ormai che ci frequentiamo, ti vengo a prendere in motorino.
Poi insieme andiamo a sederci su una panchina del vicino "parco Moretti" e chiacchieriamo del più e del meno.
Parliamo delle nostre famiglie, della vita insomma.
Finiamo sempre con l'eccitarci a raccontarci le nostre esperienze passate, o quello che ci piacerebbe fare ora.
A te non piace l'idea di farlo davanti ad altri, ma per me faresti qualsiasi cosa, me l'hai detto così tante volte che ci credo come se l'avessi detto io stessa.
Un giorno mi dicesti che ti ecciterebbe sapere che qualcuno ti sta guardando mentre fai sesso con qualcuno, e io ti baciai sulla panchina senza preoccuparmi di chi ci potesse vedere.
Diventasti rossa in volto, ma allo stesso tempo, guardando i tuoi occhi, compresi che la cosa ti aveva eccitata a dismisura.
Infatti, quel giorno quando facemmo l'amore, tu eri davvero su di giri.
Da quel giorno ti propongo cose sempre più spinte, che mai faremo probabilmente, ma che a te eccitano anche solo immaginare di fare.
Oggi indossi solo una canottiera di un viola prugna, con spalline sottili e pantaloncini cortissimi denim, su scarpe da ginnastica bianche.
Ti ricordi che te lo proposi io, e tu accettasti?
Era una delle mie "proposte sconce", come tu stessa le hai chiamate.
Sei uscita di casa così conciata, avrai incrociato persone.
Sicuramente almeno un conoscente, che si sarà soffermato a guardarti, a rimirarti, guardare le tue lunghe gambe o i piccoli seni, con quei capezzoli sempre a punta, che vogliono dire "eccomi ci sono anche io, guardami".
E avranno immaginato di toccarli.
CONTINUA ...
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