La lezione
di
Digge
genere
etero
La lezione
Erano le 7,30 in punto e Marco suonò alla porta. Attese un attimo prima che la porta si aprisse. Con sua sorpresa non era Elisa ad aprire, ma Laura, la bambina, come la mamma la chiamava ogni volta che ne parlava. Marco rimase un po’ interdetto, era sempre Elisa ad aprire quando lui veniva per gli incontri che si protraevano da quella prima volta, più di un anno fa, quando si videro in Procura e la loro relazione ebbe inizio. Erano stati compagni di università ed avevano per qualche tempo frequentato lo stesso ambiente, ma lei si era presto fidanzata e poi sposata. “E la mamma?”, chiese un po’ inquieto Marco, timoroso di aver frainteso le parole della donna con cui da ormai oltre un anno faceva l’amore tre-quattro volte al mese. “La mamma è in ritardo. Mi ha telefonato e mi ha detto di farti sedere e di aspettarla. Aveva dei clienti, mi ha detto. Comunque ha già tutto pronto in cucina”. Ogni volta che si incontravano a casa di Elisa lei preparava sempre qualcosa di sfizioso. Aveva un buon repertorio ed in cucina era brava. Sul tavolo metteva sempre non molte cose, ma buone e saporite. Ne avevano parlato spesso del buon effetto che il cibo saporito faceva per gli appetiti sessuali e lei sapeva quali erano gli ingredienti meglio indicati. Quando era lui ad attenderla in casa sua, erano invece i vari ristoranti della zona a riceverli, se non era un rider dalla pizzeria.
Marco si sedette in poltrona dopo aver messo sul tavolo da pranzo la solita bottiglia di vino che lui sempre portava con sé. Tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e cominciò distrattamente a giocherellarci mentre pensava. Porca miseria, che ragazza! si disse. Ogni volta che lui si presentava in quella casa Laura appariva quando era il momento di mangiare. Era piuttosto alta e slanciata, con belle gambe, lunghe e ben fatte con le quali si muoveva a passi lunghi e misurati, quasi da indossatrice. I capelli erano di un castano chiaro che le cascavano lunghi sulla schiena. Il suo volto era ben squadrato, con gli zigomi alti e una bella bocca carnosa e gli occhi erano di uno stupendo colore verde smeraldo. Aveva poi una piccola fossetta che le fregiava il mento, che la faceva molto sexy. Almeno così la vedeva lui. Ma quanti anni avrà avuto, si domandò. Molte volte nella sua mente aveva fatto qualche pensierino su di lei, soprattutto quando la vedeva alzarsi dal tavolo da pranzo e andarsene con quei suoi passi ondeggianti che mettevano in risalto le curve del suo sottoschiena. Ma forse aveva solo sedici, diciassette anni, la “bambina”. No, non era un pedofilo, lui, meglio non pensarci. Ci avrebbe pensato la madre, che anche lei non scherzava quanto a curve, a soddisfare i suoi pensieri erotici.
Erano già trascorsi oltre venti minuti e Marco cominciava a sentire un po’ di languore allo stomaco. Era la prima volta che gli succedeva di aspettarla in casa sua, ma non si preoccupò. Sapeva cosa voleva dire essere avvocato ed avere clienti. Ad un tratto vide Laura arrivare con il cellulare in mano. “La mamma ti vuole parlare”, disse tranquillamente. “Mi devi scusare, Marco”, disse la voce di Elisa, “ma qui le cose si sono complicate. Ne avrò ancora per un bel po’. Il mangiare è già pronto in cucina e io ho già detto a Laura cosa deve fare. Voi intanto mangiate. Io appena ho finito vengo, aspettami, mi raccomando, non voglio perderti oggi per colpa di questo imprevisto. Ti telefono appena ho finito. Ho preparato cose che ti piaceranno, vedrai. Buon appetito.” Roberto rimase un po’ sorpreso. “Ma no, Elisa, senti, torno un altro giorno. Anche a me scoccia non vederti. Non fa niente, dai. Ci vediamo un altro giorno”. “No, Marco, io non farò tanto ritardo e poi non ho tanta fame. Tu mangia con Laura, poi vedrai che io arrivo e ci facciamo una bella....serata”, disse ridendo e lo lasciò senza aggiungere altro.
Marco si mise il cellulare in tasca pensieroso e si diresse in cucina, dove Laura stava raccogliendo le cose da portare a tavola. La aiutò, poi prese dal solito cassetto il cavatappi e aprì la bottiglia che aveva messo sul tavolo da pranzo. “Allora, mia bella Laura, la tua mamma ci augura buon appetito. Andiamo a mangiare!”, disse con aria autoritaria. Aveva fame ora e si mise subito seduto al tavolo. Dopo un attimo arrivò Laura, che Marco guardò con un po’ di sorpresa. Si era cambiata d’abito e ora aveva addosso, anzichè i jeans, un semplice abito leggero che le lasciava scoperte le spalle e la schiena e che le arrivava a metà coscia. Non portava reggiseno e i capezzoli sul seno ancora acerbo si intravvedevano sotto il leggero tessuto. Perchè mai vestirsi in quel modo proprio adesso, pensò Marco. Laura, la “bambina” di Elisa, aveva finora fatto solo da comparsa durante i loro pasti in comune. Non aveva mai detto molte cose e si era sempre limitata a sedersi con loro, osservarli mentre loro parlavano e poi, finito di mangiare, aveva preso il suo piatto ed era sparita nella sua camera senza più farsi vedere. A parte il fisico formidabile e quella giovinezza sfrontata che trapelava dalla sua presenza, di lei Marco si era formato l’idea di una ragazza che si faceva i fatti suoi senza dare mai fastidio. C’era però sempre stata in lei un non so che di spavalderia e sicurezza che lo aveva un po’ impressionato data l’età. Ma ancora una volta, quanti anni avrà avuto questa ragazza? Gli sarebbe proprio piaciuto saperlo. Comunque la presenza e l’attenzione costante di Elisa quando lui si trovava in quella casa non gli dava tanto tempo per pensarci.
Laura intanto, da quando la mamma aveva telefonato, non stava più nella pelle dall’emozione. Stare sola con lui, l’uomo che si scopava la mamma, pensava. Non aveva paura di lui, anzi con lui per qualche ragione si sentiva sicura, non come con il padre di cui da sempre aveva avuto soggezione. Sentiva per Marco una strana attrazione e decise che voleva cambiarsi. Voleva farsi sexy e fare colpo su di lui. Si, quell’abito leggero sarebbe stato perfetto. Se lo mise in un attimo.
“Tu bevi vino, vero? – le chiese Marco – “Si, grazie, un po’”. Laura ora si trovava a suo agio. Non aveva mai avuto problemi con i ragazzi che frequentava, sapeva da tempo di piacere agli uomini e questo aveva sempre reso normali i suoi rapporti con l’altro sesso. Ma era avida di esperienza. I ragazzi che aveva frequentato, fra i tanti che le stavano dietro, dopo il primo momento di entusiasmo l’avevano sempre delusa e resa insoddisfatta. Ne aveva parlato, di questo, con la madre, che le aveva sempre detto di avere pazienza con il sesso. Presto lo avrebbe scoperto per davvero.
Marco cominciò a servirsi nel piatto, poi dopo aver bevuto un sorso di vino le fece la domanda che da tempo gli frullava per la testa: “Dimmi un po’, Laura, ma tu a che scuola vai?”, le chiese. Lei lo guardò sorpresa. “Io le scuole le ho già finite, ora vado all’università”, rispose un po’ risentita. Marco la guardò incredulo. “Ma scusa, quanti anni hai?” “Ne ho già fatti 18”, rispose lei con un sorriso un po’ canzonatorio. “Quanti anni credevi che avessi? E’ stata la mamma a farti credere che fossi ancora una minorenne?” “Si, forse si”, si scusò lui. “Lei parla sempre della sua bambina e così io mi ero immaginato che tu fossi più giovane, ma ora che ti guardo bene devo scusarmi. I tuoi 18 anni si vedono tutti”. “Dove?” chiese lei ridendo. Lui la guardò divertito. Porca miseria, pensò, Questa ragazza è davvero sveglia.
Il cibo era buono, come da promesse e il vino anche. Dopo un paio di bicchieri, che Marco si bevette quasi di un fiato, lui cominciò a sentirsi più allegro e disteso. Aveva per il momento dimenticato Elisa e sentiva sempre più allettante la presenza della figlia. Le fece qualche domanda sui suoi gusti, sui viaggi che aveva fatto con la madre, poi d’un tratto la guardò negli occhi e le disse “Non ti avevo mai vista così, con questo vestito sei splendida”. Poi però ci ripensò “Cosa sto facendo ora? Le faccio la corte? No. Non poteva farlo. Calma, si disse.
Laura se lo mangiava intanto con gli occhi. Marco era alto e magro, i capelli erano folti e neri e i lineamenti del volto erano scolpiti, con un naso e un mento ben pronunciati. Lo avrebbe voluto toccare, stargli più vicino, sentirne l’odore. Ma la mamma sarebbe venuta tra poco, meglio stare tranquille, si disse. L’umidiccio che si sentiva da un po’ tra le gambe avrebbe dovuto sfogarselo da sola, più tardi.
Continuarono a mangiare e lui seguitava a farle domande. Cosa studiava, cosa avrebbe voluto diventare da grande, se faceva qualche sport, se leggeva. Non potè fare a meno di domandarle se avesse un ragazzo. Alla domanda Laura rispose seria che trovava tutti i ragazzi che frequentava piuttosto puerili. Poi lo guardò negli occhi e gli disse con un pò di civetteria: “Sono di gusto difficile, io”.
Lui continuò a condurre la conversazione e a scherzare e si accorse presto di sentirsi a proprio agio. Lei era simpatica, per nulla timida e rispondeva sempre a tono. Ora non la vedeva piú come una bambina. Davvero una bella sorpresa. Ma meglio stare tranquilli. Continuava intanto a guardarla. Lo affascinava la sicurezza, la naturalezza di quella ragazza, la vivacità e l’espressività dei suoi occhi, la sua voce calda. E questo suo bel corpo, che emanava un profumo dolce e discreto. “Che buon profumo che hai” – le disse. “Ti sta molto bene”. “Grazie”, disse lei semplicemente, poi si alzò dal tavolo e aggiunse: “Vado a prendere il dolce, l’ho fatto io perchè la mamma non faceva in tempo”. Alzandosi l’abito le salì sulle coscie e per un attimo lui notò il triangolino delle mutandine.
Mentre era in cucina Laura si sentì soffocare dal desiderio. Tutto le sembrava irreale. Avere quell’uomo, l’uomo della mamma, lí, accanto a lei, ma non poterlo toccare. Si sentiva sempre più umida lì dentro. Istintivamente si toccò. Ma l’avrebbe presa, lui, se avesse potuto? Forse lei era troppo giovane e inesperta, forse a lui non interessava, forse si faceva scrupoli. La sua sicurezza sparì per un attimo. E poi non c’era tempo. La mamma sarebbe venuta tra un po’! Decise di mettere un po’ di musica e infilò una cassetta nella radio in cucina. Quando tornò al tavolo da pranzo vide Marco con il cellulare all’orecchio. “Capisco” disse lui, “Mi telefoni poi tu quando sei più libera. Ciao” – e infilò il cellulare in tasca. Poi, rivolto a Laura le spiegò: “Sembra che le cose si siano complicate per la tua mamma e ora mi ha detto che farà molto tardi. Che facciamo? Mi vuoi ancora qui o vuoi che me ne vado?” disse sorridendo. Poi aggiunse “Comunque il dolce che hai fatto tu ora ce lo mangiamo, poi si vedrà”. Laura lo guardò con occhi strani. No, rimaniamo soli! Oddio, pensò. La sua eccitazione salì alle stelle.
Marco si sentì improvvisamente libero. Tutti i discorsi, le domande, i complimenti che aveva fatto a Laura erano stati fatti quasi per scherzo, anche se c’era dietro molta verità. Ora però si rendeva conto che quel semplice intrigo di parole, di gesti, di ammiccamenti che lui le aveva rivolto, ma anche l’atteggiamento piuttosto consenziente e ammiccante di Laura, avevano creato un’atmosfera di attesa da cui non poteva distogliersi. Ma poteva farlo? Gli era consentito? Cosa avrebbe detto Elisa se avesse saputo che lui stava tramando di portarsi a letto la figlia? E Laura? Cosa avrebbe fatto lei? Come avrebbe reagito? L’avrebbe detto alla madre? Erano solo abbagli quegli ammiccamenti che gli era sembrato di vedere? Ma. Forse doveva finire lí, accontentarsi di queste semplici schermaglie e andarsene a casa. Decise di mangiare prima il dolce, poi avrebbe deciso.
Laura era rimasta come paralizzata, ora che sapeva di essere sola con lui e che lo avrebbe potuto essere ancora per un lungo momento, visto che la mamma non arrivava. Desiderava quell’uomo che era lí a due passi da lei ed era ora anche disponibile. Cosa poteva fare per trattenerlo, per fargli dimenticare tutti i suoi scrupoli? In quel momento dalla cassetta venne il suono di un ritmo sudamericano. Laura era brava a ballare ed aveva il ritmo nel sangue. Aveva bevuto l’ultimo goccio di vino che era rimasto nella bottiglia. Si sentiva un po’ stordita, ma era eccitata. Accennò a qualche movimento con le anche. Si era levati i sandali ed ora a piedi nudi si muoveva sensualmente, le mani sui fianchi. L’abito le era salito ora sui fianchi.
Marco stette un attimo a guardarla poi, avvinto, con due passi la raggiunse e le afferrò una mano. Gli era sempre piaciuto ballare e per i ritmi sudamericani aveva anche lui una certa passione. Un paio di minuti si mossero assieme, intrecciando i loro passi. Poi, d’un tratto, lei cadde nelle sue braccia. Le labbra si congiunsero, le lingue si allacciarono l’una all’altra, le braccia si strinsero, quelle di lui ad afferrarla da dietro, quelle di lei a stringersi al suo collo.
In un attimo si erano trascinati sul divano, sempre avvolti, sempre cercandosi l’un l’altro con le mani. Poi ad un tratto Marco si alzò e la prese in braccio. “Andiamo in camera di tua mamma?” le disse, ma non era una domanda perchè un attimo dopo era già lí e l’aveva stesa sul letto. Laura era rimasta inerte, non aveva mai vissuto un momento così eccitante, esaltante. Rimase un attimo sul letto e con quel poco di pudore che le era rimasto teneva ancora le gambe strette come per coprirsi. Ma fu Marco, con decisione, ad aprirle le gambe ed a gettarsi con il volto a cercarla lí sotto, dove già lei si sentiva pronta a riceverlo. Le sfilò le mutandine, poi lei sentì gemendo la sua lingua che la cercava lí, tra le gambe. La leccava tutto attorno a quella nocciolina al centro della clitoride che ora le si era inturgidita. Sentì le sue mani accarezzarle il ventre, sfiorarle con le dita il boschetto scuro che le ricopriva il pube. Poi rabbrividì quando sentì la sua bocca soffermarsi su un capezzolo, mentre con una mano le accarezzava l’altra tetta.
Laura viveva tutto questo come un sogno. Se era questo il vero sesso, non se lo era mai immaginato così intenso, così travolgente. Attese un attimo fremendo, con la bocca ancora spalancata ad assaporare la lingua di Marco, finchè a d’un tratto sentì con ebbrezza la sua pressione su di lei. Si aprì istintivamente ancora di più ma rimase ferma, in attesa, trattenendo il respiro. Poi lui le entrò finalmente dentro, caldo, fremente. Ebbe un tremito. Poi lo sentì muoversi dentro di lei, come volesse solo assaggiarla. Lei si teneva stretta, avvinchiata al suo corpo. Si apriva convulsamente sotto il suo corpo per sentirne il peso e il colpo che le arrivava era come una sferzata di voluttà che le percorreva tutto il corpo. Lo voleva sempre più dentro, sempre più forte, le mani avvinchiate alla sua schiena. Su e giù, il ritmo ora aumentava. Sentiva le vibrazioni che le percorrevano il corpo. Ma lei era ferma, quasi paralizzata dalla veemenza, dal vigore che proveniva dal corpo che la stava possedendo. Ad un tratto sentì le mani di Marco scendere sotto di lei. Un dito la cercò tra le natiche, e si spinse dentro il suo culo umidiccio. Lei ebbe un tremito, un sussulto, si strinse istintivamente al suo corpo e ed ebbe un moto forsennato che d’un tratto finì in uno spasimo che la avvolse, le salì alle tempie e la fece scoppiare in un travolgente orgasmo.
Marco continuò a muoversi dentro di lei, poi d’un tratto si fermò. “Voltati adesso”, le ordinò. Lui la aiutò a mettersi sulle ginocchia, il bel culo in mostra. Glielo accarezzò, poi con la lingua cominciò a percorrerle lentamente la linea tra le due natiche, su e giù, per poi fermarsi sul bel solco che a lui sarebbe tanto piaciuto visitare.
Laura era ancora un po’ stordita, ma piena di sensazioni voluttuose e ansiosa di proseguire. Non aveva mai scopato da dietro. Con i suoi ragazzi, fuori, sulla spiaggia o in macchina il sesso era sempre più o meno lo stesso. Sentì la lingua che la leccava di dietro, sentì le mani che la aprivano e la lingua che le entrava tra le natiche. Le gambe adesso le tremavano e sentiva ora di nuovo il calore che le percorreva la schiena. Gemette e istintivamente si piegò per offrirsi meglio. Poi improvvisamente si sentí penetrare di nuovo. Ora i colpi li sentiva da dietro, era una sensazione diversa. Sentiva in qualche modo maggiore piacere e si mise gemendo al passo, muovendosi con fremenza avanti e indietro, seguendo il ritmo che lui dettava. Sentì presto una nuova ondata di vibrazioni ed un nuovo orgasmo la fece fremere in tutto il corpo.
Marco sentiva ora che era il momento di venire. “Non voglio venirti dentro”, le sussurrò. Lei si fermò un attimo. “Vieni, vieni, te lo prendo in bocca”, disse lei golosamente. Glielo prese con cura in mano e se lo mise in bocca. Sapeva come fare, le labbra bene aperte, morbide, ben chiuse tutto attorno e succhiare, leccare, su e giù giù, dolcemente. Sentiva il suo sapore, misto al suo. Sentì presto il suo pulsare e un getto di sperma le arrivò in bocca. Le era sempre piaciuto quel sapore e non aveva mai disdegnato di inghiottirlo. Lo fece anche adesso.
Si accasciarono tutti e due sul letto senza parlare. Lei gli voltava ora la schiena. Lui le mise una mano sul fianco. “Sei stata stupenda”, le disse. Passò un attimo, poi lei si alzò dal letto e corse in cucina. Quando tornò aveva con sé una birra. “Vuoi?, gli chiese. Senza dire nulla lui si mise il fiasco in bocca e bevve una sorsata, poi restituì la bottiglia a Laura. “Grazie”, le disse.
Stettero un attimo in silenzio. Fu lei a parlare per prima. “Non sapevo che fosse così bello scopare”, disse. “Basta saperlo fare, poi tutto è bello”, rispose lui. Lei rimase in silenzio, ma aveva capito.
Laura si sentiva ora assaziata, c’era tuttavia ancora qualcosa che aveva necessità di sapere sul sesso. L’occasione era unica. “Vorrei chiederti una cosa”, gli disse. Lui la guardò. Quel giovane corpo lo turbava. Dopo un primo attimo di smarrimento Laura con quel suo corpo stupendo lo aveva corrisposto in modo fantastico. Ora ne voleva ancora, non si sentiva ancora sazio. “Si, dimmi”, rispose. “Forse sono perversa, ma nei film porno ho visto ragazze farlo anale. Io non capisco cosa si possa provare lì dietro. Ma che fanno, fanno finta di godere, non gli fa male?”. Marco sorpreso la guardò. Ma sentì subito un fremito assalirlo. “Io l’ho fatto qualche volta ed è sempre piaciuto, ma come ho detto prima, le cose bisogna saperle fare. Ti piacerebbe provare?, le chiese con un sorriso. “Ma non mi fa male?”, fece Laura allarmata. “Dipende, ma si può provare e se non va si lascia stare”, disse Marco e senza indugi le si avvicinò. Le diede un leggero bacio sulla bocca, poi disse: “Aspetta un momento”. Si allontanò verso il bagno. Elisa aveva un posto in bagno dove teneva tutti i suoi giochi per il sesso. Rovistò dappertutto ma non li trovò. Tornò in camera da letto e andò al comodino. Aprì il cassetto, erano tutti lì. Perchè mai li aveva messi lí, lei che ci teneva a non farli vedere a sua figlia. Prese un plug e il lubrificante, e lo spalmò per bene. Poi si avvicinò a Laura “Voltati ora e mettiti sulle ginocchia come prima. Allarga bene le gambe”. Laura ubbidí. Cosa le avrebbe fatto adesso, si chiese tremando di voluttà. Poi sentì del liquido scenderle tra le natiche e le mani di Marco che la spalmavano tutto attorno, e poi nel culo, prima con un dito, poi con due e tutta la mano. “Cerca ora di concentrarti qui sul tuo culetto. Ce l’hai stupendo, ti puó dare tante soddisfazioni, se lo usi per bene”. Così dicendo le infilò il plug delicatamente e gli diede un paio di giri.
Il plug Laura l’avevo visto usare nei film porno, ma pensava fosse solo tutta scena. Quando se lo sentì entrare dentro provò uno strano piacere. Rimase ad attendere impaziente. Se la mamma solo mi vedesse, pensò. Provò a concentrarsi su quel plug, che ora sentiva caldo. Il sangue le pulsava e per incanto era come se fosse il plug a pulsarle dentro. Ebbe un brivido di voluttà. Ma come sarà con un cazzo duro e lungo tutto dentro? Si chiese. Se l’era posta, questa domanda, un sacco di volte. Non poteva certo chiederlo alla mamma. Ma lo faceva, la mamma, visto che aveva quegli arnesi nel comodino? Forse proprio con Marco? Se lo fa lei lo posso fare anch’io, si disse e istintivamente si mise a gambe aperte, come le aveva chiesto Marco. Mentre lui l’aiutava a spostarsi gli vide il cazzo, già turgido e fremente. L’avrebbe voluto avere in bocca ancora una volta, le era piaciuto. Ma non ebbe tempo per pensarci, Sentì di nuovo la sua lingua cercarla tra le gambe, viscida, sinuosa e lunghi brividi le percorsero la schiena. Seguitò così per un po’ mentre lei si sentiva annegare in una nuova ondata di piacere. Laura gemette. Poi Marco si sdraiò vicino a lei. “Vieni qui adesso”, le disse attirandola a sé e facendola accovacciare sopra di lui a gambe larghe. “Scopami adesso”, le disse prendendola per i fianchi e aiutandola nel movimento. Laura ubbidì e con una mano lo aiutò a entrare in lei. Sussultò quando se lo sentì tutto dentro. Cominciò a muoversi su e giù ritmicamente. “Sei tu a scoparmi adesso”, le disse lui con veemenza. “Mi devi stringere con la tua fica dentro di te, devi sentire il mio cazzo tutto dentro, mi devi sbattere con il tuo culo”. Marco era ora accecato dall’eccitazione, la sculacciò con forza. Laura d’incanto si infiammò e con frenesia cominciò ad agitarsi, su e giù, a un ritmo convulso. Sentiva il cazzo fremergli dentro, si sentiva riempire sempre di più ogni volta che il suo corpo colpiva il corpo che ora le stava sotto. Mentre con forza si muoveva, su e giù, su e giù, Laura sentiva ora la pressione del plug, caldo e le dava un piacere sempre più intenso. Un’onda di piacere cominciò ad invaderla. “Girati adesso, ti voglio con il culo verso di me”, le ordinò e Elisa gli obbedì. Ora aveva chiuso gli occhi e viveva in uno stato di ebbrezza. Sentiva le mani di Marco sui suoi fianchi che la accompagnavano mentre lei scopandolo si contorceva su di lui. Cominciò a sentire gli spasimi che presto le arrivarono alle tempie. Un nuovo orgasmo la invase e la fece sussultare per tutto il corpo. Sentí le mani di Marco stringerle le tette. Lei si abbandonò un attimo affranta indietro. Ma subito sentì la voce di Marco. “Vieni qui adesso” le disse lui. La fece sdraiare su un fianco e le tolse il plug, poi prese su una mano il lubrificante che spalmò con abbondanza tra le sue natiche, fece lo stesso su di lui e si appoggiò delicatamente su di lei senza fare pressione.
Laura, dopo il suo ultimo, intenso orgasmo era rimasta inerte, ma ancora vibrante di voluttà. Si era sdraiata accanto a lui, come lui le aveva chiesto, e rimase un’attimo così, fremente di impazienza. Sentì il plug uscirle da dietro lasciandola dischiusa. Dopo un attimo sentì le dita di Marco entrarle di nuovo delicatamente dentro con nuovo lubrificante. Prima due dita, poi tre, poi tutta la mano. Lei si lasciava ora andare, provava solo piacere. Chiuse di nuovo gli occhi ed attese. Ad un tratto sentì il culo dilatarsi. Marco era entrato in lei. Istintivamente fece resistenza ma una carezza di Marco la fece rilassare. Ora era dentro di lei senza difficoltà. Lei rimase ferma, ora non faceva più resistenza. Dopo un attimo era completamente dentro. Era duro, era caldo e lo sentiva pulsare dentro di sé. Si sentiva ora dominata con il cazzo dentro di lei, ma provava una sensazione strana di piacere. Fece accenno a muoversi un poco. Sentì Il cazzo scivolarle avanti e indietro facilmente. Le piaceva. Era una sensazione gradevole ma indefinibile. Dopo un po’ Marco la fece alzare sulle ginocchia. Con forza ora le scivolò dentro di nuovo. Ora lei lo accoglieva con voluttà. Istintivamentente provò un forte desiderio di masturbarsi. Il ritmo dentro di lei era ora aumentato. Lei continuava a masturbarsi e onde di piacere le attraversavano il corpo. Si sentiva inebriata e ansava muovendosi e gemendo di ebbrezza. Poi lui d’un tratto le esplose improvvisamente dentro e con il peso del suo corpo la trascinò esausto sul letto. Rimasero ambedue fermi per un lungo momento. Fu lui a muoversi per primo con una mano che le scorse lungo la schiena con una carezza. “Spero che ti sia piaciuto. Non ti ho fatto male, vero?”. Laura si voltò verso di lui. “E’ stato fantastico. Se potessi vorrei ricominciare da capo”.
Stettero a lungo in silenzio, storditi. Fu Marco a tornare per primo alla realtà. “E’ stata una bella avventura e tu sei stata molto brava”, disse guardandola. “Spero non lo dirai alla mamma”. Lei lo guardò. Non ci aveva ancora pensato. “Dovrò rimettere il letto a posto, forse devo cambiare le lenzuola”, disse. “Ci pensi tu allora”, disse Marco. Lui si alzò dal letto. Solo ora si rendeva conto di cosa aveva fatto e si sentiva dentro un po’ di colpa. Si rese conto che si era lasciato andare, come gli era successo altre volte. Come sarebbe andata adesso con Elisa? Si salutarono sulla porta con un bacio.
Tornato a casa Marco si spogliò e fece una doccia. Dovette quasi far forza su se stesso però. Sentiva ancora il profumo di Laura sulla sua pelle. Dopo un po’ accese il televisore. Vide distrattamente il notiziario. Andò poi, come faceva sempre la sera, a sedersi al PC per vedere la posta in arrivo. Vide con sorpresa che c’era una mail di Elisa. La lesse, mentre un sorriso rilassato gli appariva sulle labbra. Così lei gli aveva scritto:
Caro Marco,
sono ora a casa ed è tutto in ordine. Laura l’ho trovata bella come al solito e io che sono la sua mamma so che questa sera è felice. Di questo devo dire grazie a te che che ti sei curato così bene di lei. Si, lo so che vi siete scopati e sono stata io a darvene l’occasione. Non ho bisogno di descriverti la mia bambina perchè sai quanto me quanto è bella. Ma era da un po’ che la vedevo infelice perchè si sentiva incompiuta. Da tempo le girano attorno i ragazzi e lei non ha mai fatto altro che scegliere quello tra loro ceh le piaceva di più. Ma è sempre uscita dalle sue storie delusa e insoddisfatta. Poi mi è venuta l’idea di mandarla a lezione. Volevo che imparasse a fare sesso, per conoscere il suo corpo e conoscere se stessa. Chi meglio di te poteva insegnarle a fare sesso?! Ma come fare perchè tutto questo avvenisse? Ho pensato allora a mettere in scena una situazione che vi mettesse assieme e vi ho lasciato agire da soli. Ho sempre visto i tuoi occhi posarsi su Laura quando la vedevi e sapevo quanto tu piacessi a lei e capivo quanto ti desiderasse. Ero sicura che se vi lasciavo soli per per un po’ vi saresti ritrovati a letto. Laura naturalmente non mi ha detto niente, ma mi è bastato qualche piccolo accorgimento per capire che siete andati a letto in camera mia. So anche che hai aperto il cassetto del comodino, sporcaccione!
Come potrai ben capire, il mio è stato un sacrificio, perchè dandoti Laura da allieva non potevo dopo più riprenderti con me. Mi dispiace perchè mi piaceva molto scoparti. Grazie ancora e buona fortuna.
Elisa
Erano le 7,30 in punto e Marco suonò alla porta. Attese un attimo prima che la porta si aprisse. Con sua sorpresa non era Elisa ad aprire, ma Laura, la bambina, come la mamma la chiamava ogni volta che ne parlava. Marco rimase un po’ interdetto, era sempre Elisa ad aprire quando lui veniva per gli incontri che si protraevano da quella prima volta, più di un anno fa, quando si videro in Procura e la loro relazione ebbe inizio. Erano stati compagni di università ed avevano per qualche tempo frequentato lo stesso ambiente, ma lei si era presto fidanzata e poi sposata. “E la mamma?”, chiese un po’ inquieto Marco, timoroso di aver frainteso le parole della donna con cui da ormai oltre un anno faceva l’amore tre-quattro volte al mese. “La mamma è in ritardo. Mi ha telefonato e mi ha detto di farti sedere e di aspettarla. Aveva dei clienti, mi ha detto. Comunque ha già tutto pronto in cucina”. Ogni volta che si incontravano a casa di Elisa lei preparava sempre qualcosa di sfizioso. Aveva un buon repertorio ed in cucina era brava. Sul tavolo metteva sempre non molte cose, ma buone e saporite. Ne avevano parlato spesso del buon effetto che il cibo saporito faceva per gli appetiti sessuali e lei sapeva quali erano gli ingredienti meglio indicati. Quando era lui ad attenderla in casa sua, erano invece i vari ristoranti della zona a riceverli, se non era un rider dalla pizzeria.
Marco si sedette in poltrona dopo aver messo sul tavolo da pranzo la solita bottiglia di vino che lui sempre portava con sé. Tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e cominciò distrattamente a giocherellarci mentre pensava. Porca miseria, che ragazza! si disse. Ogni volta che lui si presentava in quella casa Laura appariva quando era il momento di mangiare. Era piuttosto alta e slanciata, con belle gambe, lunghe e ben fatte con le quali si muoveva a passi lunghi e misurati, quasi da indossatrice. I capelli erano di un castano chiaro che le cascavano lunghi sulla schiena. Il suo volto era ben squadrato, con gli zigomi alti e una bella bocca carnosa e gli occhi erano di uno stupendo colore verde smeraldo. Aveva poi una piccola fossetta che le fregiava il mento, che la faceva molto sexy. Almeno così la vedeva lui. Ma quanti anni avrà avuto, si domandò. Molte volte nella sua mente aveva fatto qualche pensierino su di lei, soprattutto quando la vedeva alzarsi dal tavolo da pranzo e andarsene con quei suoi passi ondeggianti che mettevano in risalto le curve del suo sottoschiena. Ma forse aveva solo sedici, diciassette anni, la “bambina”. No, non era un pedofilo, lui, meglio non pensarci. Ci avrebbe pensato la madre, che anche lei non scherzava quanto a curve, a soddisfare i suoi pensieri erotici.
Erano già trascorsi oltre venti minuti e Marco cominciava a sentire un po’ di languore allo stomaco. Era la prima volta che gli succedeva di aspettarla in casa sua, ma non si preoccupò. Sapeva cosa voleva dire essere avvocato ed avere clienti. Ad un tratto vide Laura arrivare con il cellulare in mano. “La mamma ti vuole parlare”, disse tranquillamente. “Mi devi scusare, Marco”, disse la voce di Elisa, “ma qui le cose si sono complicate. Ne avrò ancora per un bel po’. Il mangiare è già pronto in cucina e io ho già detto a Laura cosa deve fare. Voi intanto mangiate. Io appena ho finito vengo, aspettami, mi raccomando, non voglio perderti oggi per colpa di questo imprevisto. Ti telefono appena ho finito. Ho preparato cose che ti piaceranno, vedrai. Buon appetito.” Roberto rimase un po’ sorpreso. “Ma no, Elisa, senti, torno un altro giorno. Anche a me scoccia non vederti. Non fa niente, dai. Ci vediamo un altro giorno”. “No, Marco, io non farò tanto ritardo e poi non ho tanta fame. Tu mangia con Laura, poi vedrai che io arrivo e ci facciamo una bella....serata”, disse ridendo e lo lasciò senza aggiungere altro.
Marco si mise il cellulare in tasca pensieroso e si diresse in cucina, dove Laura stava raccogliendo le cose da portare a tavola. La aiutò, poi prese dal solito cassetto il cavatappi e aprì la bottiglia che aveva messo sul tavolo da pranzo. “Allora, mia bella Laura, la tua mamma ci augura buon appetito. Andiamo a mangiare!”, disse con aria autoritaria. Aveva fame ora e si mise subito seduto al tavolo. Dopo un attimo arrivò Laura, che Marco guardò con un po’ di sorpresa. Si era cambiata d’abito e ora aveva addosso, anzichè i jeans, un semplice abito leggero che le lasciava scoperte le spalle e la schiena e che le arrivava a metà coscia. Non portava reggiseno e i capezzoli sul seno ancora acerbo si intravvedevano sotto il leggero tessuto. Perchè mai vestirsi in quel modo proprio adesso, pensò Marco. Laura, la “bambina” di Elisa, aveva finora fatto solo da comparsa durante i loro pasti in comune. Non aveva mai detto molte cose e si era sempre limitata a sedersi con loro, osservarli mentre loro parlavano e poi, finito di mangiare, aveva preso il suo piatto ed era sparita nella sua camera senza più farsi vedere. A parte il fisico formidabile e quella giovinezza sfrontata che trapelava dalla sua presenza, di lei Marco si era formato l’idea di una ragazza che si faceva i fatti suoi senza dare mai fastidio. C’era però sempre stata in lei un non so che di spavalderia e sicurezza che lo aveva un po’ impressionato data l’età. Ma ancora una volta, quanti anni avrà avuto questa ragazza? Gli sarebbe proprio piaciuto saperlo. Comunque la presenza e l’attenzione costante di Elisa quando lui si trovava in quella casa non gli dava tanto tempo per pensarci.
Laura intanto, da quando la mamma aveva telefonato, non stava più nella pelle dall’emozione. Stare sola con lui, l’uomo che si scopava la mamma, pensava. Non aveva paura di lui, anzi con lui per qualche ragione si sentiva sicura, non come con il padre di cui da sempre aveva avuto soggezione. Sentiva per Marco una strana attrazione e decise che voleva cambiarsi. Voleva farsi sexy e fare colpo su di lui. Si, quell’abito leggero sarebbe stato perfetto. Se lo mise in un attimo.
“Tu bevi vino, vero? – le chiese Marco – “Si, grazie, un po’”. Laura ora si trovava a suo agio. Non aveva mai avuto problemi con i ragazzi che frequentava, sapeva da tempo di piacere agli uomini e questo aveva sempre reso normali i suoi rapporti con l’altro sesso. Ma era avida di esperienza. I ragazzi che aveva frequentato, fra i tanti che le stavano dietro, dopo il primo momento di entusiasmo l’avevano sempre delusa e resa insoddisfatta. Ne aveva parlato, di questo, con la madre, che le aveva sempre detto di avere pazienza con il sesso. Presto lo avrebbe scoperto per davvero.
Marco cominciò a servirsi nel piatto, poi dopo aver bevuto un sorso di vino le fece la domanda che da tempo gli frullava per la testa: “Dimmi un po’, Laura, ma tu a che scuola vai?”, le chiese. Lei lo guardò sorpresa. “Io le scuole le ho già finite, ora vado all’università”, rispose un po’ risentita. Marco la guardò incredulo. “Ma scusa, quanti anni hai?” “Ne ho già fatti 18”, rispose lei con un sorriso un po’ canzonatorio. “Quanti anni credevi che avessi? E’ stata la mamma a farti credere che fossi ancora una minorenne?” “Si, forse si”, si scusò lui. “Lei parla sempre della sua bambina e così io mi ero immaginato che tu fossi più giovane, ma ora che ti guardo bene devo scusarmi. I tuoi 18 anni si vedono tutti”. “Dove?” chiese lei ridendo. Lui la guardò divertito. Porca miseria, pensò, Questa ragazza è davvero sveglia.
Il cibo era buono, come da promesse e il vino anche. Dopo un paio di bicchieri, che Marco si bevette quasi di un fiato, lui cominciò a sentirsi più allegro e disteso. Aveva per il momento dimenticato Elisa e sentiva sempre più allettante la presenza della figlia. Le fece qualche domanda sui suoi gusti, sui viaggi che aveva fatto con la madre, poi d’un tratto la guardò negli occhi e le disse “Non ti avevo mai vista così, con questo vestito sei splendida”. Poi però ci ripensò “Cosa sto facendo ora? Le faccio la corte? No. Non poteva farlo. Calma, si disse.
Laura se lo mangiava intanto con gli occhi. Marco era alto e magro, i capelli erano folti e neri e i lineamenti del volto erano scolpiti, con un naso e un mento ben pronunciati. Lo avrebbe voluto toccare, stargli più vicino, sentirne l’odore. Ma la mamma sarebbe venuta tra poco, meglio stare tranquille, si disse. L’umidiccio che si sentiva da un po’ tra le gambe avrebbe dovuto sfogarselo da sola, più tardi.
Continuarono a mangiare e lui seguitava a farle domande. Cosa studiava, cosa avrebbe voluto diventare da grande, se faceva qualche sport, se leggeva. Non potè fare a meno di domandarle se avesse un ragazzo. Alla domanda Laura rispose seria che trovava tutti i ragazzi che frequentava piuttosto puerili. Poi lo guardò negli occhi e gli disse con un pò di civetteria: “Sono di gusto difficile, io”.
Lui continuò a condurre la conversazione e a scherzare e si accorse presto di sentirsi a proprio agio. Lei era simpatica, per nulla timida e rispondeva sempre a tono. Ora non la vedeva piú come una bambina. Davvero una bella sorpresa. Ma meglio stare tranquilli. Continuava intanto a guardarla. Lo affascinava la sicurezza, la naturalezza di quella ragazza, la vivacità e l’espressività dei suoi occhi, la sua voce calda. E questo suo bel corpo, che emanava un profumo dolce e discreto. “Che buon profumo che hai” – le disse. “Ti sta molto bene”. “Grazie”, disse lei semplicemente, poi si alzò dal tavolo e aggiunse: “Vado a prendere il dolce, l’ho fatto io perchè la mamma non faceva in tempo”. Alzandosi l’abito le salì sulle coscie e per un attimo lui notò il triangolino delle mutandine.
Mentre era in cucina Laura si sentì soffocare dal desiderio. Tutto le sembrava irreale. Avere quell’uomo, l’uomo della mamma, lí, accanto a lei, ma non poterlo toccare. Si sentiva sempre più umida lì dentro. Istintivamente si toccò. Ma l’avrebbe presa, lui, se avesse potuto? Forse lei era troppo giovane e inesperta, forse a lui non interessava, forse si faceva scrupoli. La sua sicurezza sparì per un attimo. E poi non c’era tempo. La mamma sarebbe venuta tra un po’! Decise di mettere un po’ di musica e infilò una cassetta nella radio in cucina. Quando tornò al tavolo da pranzo vide Marco con il cellulare all’orecchio. “Capisco” disse lui, “Mi telefoni poi tu quando sei più libera. Ciao” – e infilò il cellulare in tasca. Poi, rivolto a Laura le spiegò: “Sembra che le cose si siano complicate per la tua mamma e ora mi ha detto che farà molto tardi. Che facciamo? Mi vuoi ancora qui o vuoi che me ne vado?” disse sorridendo. Poi aggiunse “Comunque il dolce che hai fatto tu ora ce lo mangiamo, poi si vedrà”. Laura lo guardò con occhi strani. No, rimaniamo soli! Oddio, pensò. La sua eccitazione salì alle stelle.
Marco si sentì improvvisamente libero. Tutti i discorsi, le domande, i complimenti che aveva fatto a Laura erano stati fatti quasi per scherzo, anche se c’era dietro molta verità. Ora però si rendeva conto che quel semplice intrigo di parole, di gesti, di ammiccamenti che lui le aveva rivolto, ma anche l’atteggiamento piuttosto consenziente e ammiccante di Laura, avevano creato un’atmosfera di attesa da cui non poteva distogliersi. Ma poteva farlo? Gli era consentito? Cosa avrebbe detto Elisa se avesse saputo che lui stava tramando di portarsi a letto la figlia? E Laura? Cosa avrebbe fatto lei? Come avrebbe reagito? L’avrebbe detto alla madre? Erano solo abbagli quegli ammiccamenti che gli era sembrato di vedere? Ma. Forse doveva finire lí, accontentarsi di queste semplici schermaglie e andarsene a casa. Decise di mangiare prima il dolce, poi avrebbe deciso.
Laura era rimasta come paralizzata, ora che sapeva di essere sola con lui e che lo avrebbe potuto essere ancora per un lungo momento, visto che la mamma non arrivava. Desiderava quell’uomo che era lí a due passi da lei ed era ora anche disponibile. Cosa poteva fare per trattenerlo, per fargli dimenticare tutti i suoi scrupoli? In quel momento dalla cassetta venne il suono di un ritmo sudamericano. Laura era brava a ballare ed aveva il ritmo nel sangue. Aveva bevuto l’ultimo goccio di vino che era rimasto nella bottiglia. Si sentiva un po’ stordita, ma era eccitata. Accennò a qualche movimento con le anche. Si era levati i sandali ed ora a piedi nudi si muoveva sensualmente, le mani sui fianchi. L’abito le era salito ora sui fianchi.
Marco stette un attimo a guardarla poi, avvinto, con due passi la raggiunse e le afferrò una mano. Gli era sempre piaciuto ballare e per i ritmi sudamericani aveva anche lui una certa passione. Un paio di minuti si mossero assieme, intrecciando i loro passi. Poi, d’un tratto, lei cadde nelle sue braccia. Le labbra si congiunsero, le lingue si allacciarono l’una all’altra, le braccia si strinsero, quelle di lui ad afferrarla da dietro, quelle di lei a stringersi al suo collo.
In un attimo si erano trascinati sul divano, sempre avvolti, sempre cercandosi l’un l’altro con le mani. Poi ad un tratto Marco si alzò e la prese in braccio. “Andiamo in camera di tua mamma?” le disse, ma non era una domanda perchè un attimo dopo era già lí e l’aveva stesa sul letto. Laura era rimasta inerte, non aveva mai vissuto un momento così eccitante, esaltante. Rimase un attimo sul letto e con quel poco di pudore che le era rimasto teneva ancora le gambe strette come per coprirsi. Ma fu Marco, con decisione, ad aprirle le gambe ed a gettarsi con il volto a cercarla lí sotto, dove già lei si sentiva pronta a riceverlo. Le sfilò le mutandine, poi lei sentì gemendo la sua lingua che la cercava lí, tra le gambe. La leccava tutto attorno a quella nocciolina al centro della clitoride che ora le si era inturgidita. Sentì le sue mani accarezzarle il ventre, sfiorarle con le dita il boschetto scuro che le ricopriva il pube. Poi rabbrividì quando sentì la sua bocca soffermarsi su un capezzolo, mentre con una mano le accarezzava l’altra tetta.
Laura viveva tutto questo come un sogno. Se era questo il vero sesso, non se lo era mai immaginato così intenso, così travolgente. Attese un attimo fremendo, con la bocca ancora spalancata ad assaporare la lingua di Marco, finchè a d’un tratto sentì con ebbrezza la sua pressione su di lei. Si aprì istintivamente ancora di più ma rimase ferma, in attesa, trattenendo il respiro. Poi lui le entrò finalmente dentro, caldo, fremente. Ebbe un tremito. Poi lo sentì muoversi dentro di lei, come volesse solo assaggiarla. Lei si teneva stretta, avvinchiata al suo corpo. Si apriva convulsamente sotto il suo corpo per sentirne il peso e il colpo che le arrivava era come una sferzata di voluttà che le percorreva tutto il corpo. Lo voleva sempre più dentro, sempre più forte, le mani avvinchiate alla sua schiena. Su e giù, il ritmo ora aumentava. Sentiva le vibrazioni che le percorrevano il corpo. Ma lei era ferma, quasi paralizzata dalla veemenza, dal vigore che proveniva dal corpo che la stava possedendo. Ad un tratto sentì le mani di Marco scendere sotto di lei. Un dito la cercò tra le natiche, e si spinse dentro il suo culo umidiccio. Lei ebbe un tremito, un sussulto, si strinse istintivamente al suo corpo e ed ebbe un moto forsennato che d’un tratto finì in uno spasimo che la avvolse, le salì alle tempie e la fece scoppiare in un travolgente orgasmo.
Marco continuò a muoversi dentro di lei, poi d’un tratto si fermò. “Voltati adesso”, le ordinò. Lui la aiutò a mettersi sulle ginocchia, il bel culo in mostra. Glielo accarezzò, poi con la lingua cominciò a percorrerle lentamente la linea tra le due natiche, su e giù, per poi fermarsi sul bel solco che a lui sarebbe tanto piaciuto visitare.
Laura era ancora un po’ stordita, ma piena di sensazioni voluttuose e ansiosa di proseguire. Non aveva mai scopato da dietro. Con i suoi ragazzi, fuori, sulla spiaggia o in macchina il sesso era sempre più o meno lo stesso. Sentì la lingua che la leccava di dietro, sentì le mani che la aprivano e la lingua che le entrava tra le natiche. Le gambe adesso le tremavano e sentiva ora di nuovo il calore che le percorreva la schiena. Gemette e istintivamente si piegò per offrirsi meglio. Poi improvvisamente si sentí penetrare di nuovo. Ora i colpi li sentiva da dietro, era una sensazione diversa. Sentiva in qualche modo maggiore piacere e si mise gemendo al passo, muovendosi con fremenza avanti e indietro, seguendo il ritmo che lui dettava. Sentì presto una nuova ondata di vibrazioni ed un nuovo orgasmo la fece fremere in tutto il corpo.
Marco sentiva ora che era il momento di venire. “Non voglio venirti dentro”, le sussurrò. Lei si fermò un attimo. “Vieni, vieni, te lo prendo in bocca”, disse lei golosamente. Glielo prese con cura in mano e se lo mise in bocca. Sapeva come fare, le labbra bene aperte, morbide, ben chiuse tutto attorno e succhiare, leccare, su e giù giù, dolcemente. Sentiva il suo sapore, misto al suo. Sentì presto il suo pulsare e un getto di sperma le arrivò in bocca. Le era sempre piaciuto quel sapore e non aveva mai disdegnato di inghiottirlo. Lo fece anche adesso.
Si accasciarono tutti e due sul letto senza parlare. Lei gli voltava ora la schiena. Lui le mise una mano sul fianco. “Sei stata stupenda”, le disse. Passò un attimo, poi lei si alzò dal letto e corse in cucina. Quando tornò aveva con sé una birra. “Vuoi?, gli chiese. Senza dire nulla lui si mise il fiasco in bocca e bevve una sorsata, poi restituì la bottiglia a Laura. “Grazie”, le disse.
Stettero un attimo in silenzio. Fu lei a parlare per prima. “Non sapevo che fosse così bello scopare”, disse. “Basta saperlo fare, poi tutto è bello”, rispose lui. Lei rimase in silenzio, ma aveva capito.
Laura si sentiva ora assaziata, c’era tuttavia ancora qualcosa che aveva necessità di sapere sul sesso. L’occasione era unica. “Vorrei chiederti una cosa”, gli disse. Lui la guardò. Quel giovane corpo lo turbava. Dopo un primo attimo di smarrimento Laura con quel suo corpo stupendo lo aveva corrisposto in modo fantastico. Ora ne voleva ancora, non si sentiva ancora sazio. “Si, dimmi”, rispose. “Forse sono perversa, ma nei film porno ho visto ragazze farlo anale. Io non capisco cosa si possa provare lì dietro. Ma che fanno, fanno finta di godere, non gli fa male?”. Marco sorpreso la guardò. Ma sentì subito un fremito assalirlo. “Io l’ho fatto qualche volta ed è sempre piaciuto, ma come ho detto prima, le cose bisogna saperle fare. Ti piacerebbe provare?, le chiese con un sorriso. “Ma non mi fa male?”, fece Laura allarmata. “Dipende, ma si può provare e se non va si lascia stare”, disse Marco e senza indugi le si avvicinò. Le diede un leggero bacio sulla bocca, poi disse: “Aspetta un momento”. Si allontanò verso il bagno. Elisa aveva un posto in bagno dove teneva tutti i suoi giochi per il sesso. Rovistò dappertutto ma non li trovò. Tornò in camera da letto e andò al comodino. Aprì il cassetto, erano tutti lì. Perchè mai li aveva messi lí, lei che ci teneva a non farli vedere a sua figlia. Prese un plug e il lubrificante, e lo spalmò per bene. Poi si avvicinò a Laura “Voltati ora e mettiti sulle ginocchia come prima. Allarga bene le gambe”. Laura ubbidí. Cosa le avrebbe fatto adesso, si chiese tremando di voluttà. Poi sentì del liquido scenderle tra le natiche e le mani di Marco che la spalmavano tutto attorno, e poi nel culo, prima con un dito, poi con due e tutta la mano. “Cerca ora di concentrarti qui sul tuo culetto. Ce l’hai stupendo, ti puó dare tante soddisfazioni, se lo usi per bene”. Così dicendo le infilò il plug delicatamente e gli diede un paio di giri.
Il plug Laura l’avevo visto usare nei film porno, ma pensava fosse solo tutta scena. Quando se lo sentì entrare dentro provò uno strano piacere. Rimase ad attendere impaziente. Se la mamma solo mi vedesse, pensò. Provò a concentrarsi su quel plug, che ora sentiva caldo. Il sangue le pulsava e per incanto era come se fosse il plug a pulsarle dentro. Ebbe un brivido di voluttà. Ma come sarà con un cazzo duro e lungo tutto dentro? Si chiese. Se l’era posta, questa domanda, un sacco di volte. Non poteva certo chiederlo alla mamma. Ma lo faceva, la mamma, visto che aveva quegli arnesi nel comodino? Forse proprio con Marco? Se lo fa lei lo posso fare anch’io, si disse e istintivamente si mise a gambe aperte, come le aveva chiesto Marco. Mentre lui l’aiutava a spostarsi gli vide il cazzo, già turgido e fremente. L’avrebbe voluto avere in bocca ancora una volta, le era piaciuto. Ma non ebbe tempo per pensarci, Sentì di nuovo la sua lingua cercarla tra le gambe, viscida, sinuosa e lunghi brividi le percorsero la schiena. Seguitò così per un po’ mentre lei si sentiva annegare in una nuova ondata di piacere. Laura gemette. Poi Marco si sdraiò vicino a lei. “Vieni qui adesso”, le disse attirandola a sé e facendola accovacciare sopra di lui a gambe larghe. “Scopami adesso”, le disse prendendola per i fianchi e aiutandola nel movimento. Laura ubbidì e con una mano lo aiutò a entrare in lei. Sussultò quando se lo sentì tutto dentro. Cominciò a muoversi su e giù ritmicamente. “Sei tu a scoparmi adesso”, le disse lui con veemenza. “Mi devi stringere con la tua fica dentro di te, devi sentire il mio cazzo tutto dentro, mi devi sbattere con il tuo culo”. Marco era ora accecato dall’eccitazione, la sculacciò con forza. Laura d’incanto si infiammò e con frenesia cominciò ad agitarsi, su e giù, a un ritmo convulso. Sentiva il cazzo fremergli dentro, si sentiva riempire sempre di più ogni volta che il suo corpo colpiva il corpo che ora le stava sotto. Mentre con forza si muoveva, su e giù, su e giù, Laura sentiva ora la pressione del plug, caldo e le dava un piacere sempre più intenso. Un’onda di piacere cominciò ad invaderla. “Girati adesso, ti voglio con il culo verso di me”, le ordinò e Elisa gli obbedì. Ora aveva chiuso gli occhi e viveva in uno stato di ebbrezza. Sentiva le mani di Marco sui suoi fianchi che la accompagnavano mentre lei scopandolo si contorceva su di lui. Cominciò a sentire gli spasimi che presto le arrivarono alle tempie. Un nuovo orgasmo la invase e la fece sussultare per tutto il corpo. Sentí le mani di Marco stringerle le tette. Lei si abbandonò un attimo affranta indietro. Ma subito sentì la voce di Marco. “Vieni qui adesso” le disse lui. La fece sdraiare su un fianco e le tolse il plug, poi prese su una mano il lubrificante che spalmò con abbondanza tra le sue natiche, fece lo stesso su di lui e si appoggiò delicatamente su di lei senza fare pressione.
Laura, dopo il suo ultimo, intenso orgasmo era rimasta inerte, ma ancora vibrante di voluttà. Si era sdraiata accanto a lui, come lui le aveva chiesto, e rimase un’attimo così, fremente di impazienza. Sentì il plug uscirle da dietro lasciandola dischiusa. Dopo un attimo sentì le dita di Marco entrarle di nuovo delicatamente dentro con nuovo lubrificante. Prima due dita, poi tre, poi tutta la mano. Lei si lasciava ora andare, provava solo piacere. Chiuse di nuovo gli occhi ed attese. Ad un tratto sentì il culo dilatarsi. Marco era entrato in lei. Istintivamente fece resistenza ma una carezza di Marco la fece rilassare. Ora era dentro di lei senza difficoltà. Lei rimase ferma, ora non faceva più resistenza. Dopo un attimo era completamente dentro. Era duro, era caldo e lo sentiva pulsare dentro di sé. Si sentiva ora dominata con il cazzo dentro di lei, ma provava una sensazione strana di piacere. Fece accenno a muoversi un poco. Sentì Il cazzo scivolarle avanti e indietro facilmente. Le piaceva. Era una sensazione gradevole ma indefinibile. Dopo un po’ Marco la fece alzare sulle ginocchia. Con forza ora le scivolò dentro di nuovo. Ora lei lo accoglieva con voluttà. Istintivamentente provò un forte desiderio di masturbarsi. Il ritmo dentro di lei era ora aumentato. Lei continuava a masturbarsi e onde di piacere le attraversavano il corpo. Si sentiva inebriata e ansava muovendosi e gemendo di ebbrezza. Poi lui d’un tratto le esplose improvvisamente dentro e con il peso del suo corpo la trascinò esausto sul letto. Rimasero ambedue fermi per un lungo momento. Fu lui a muoversi per primo con una mano che le scorse lungo la schiena con una carezza. “Spero che ti sia piaciuto. Non ti ho fatto male, vero?”. Laura si voltò verso di lui. “E’ stato fantastico. Se potessi vorrei ricominciare da capo”.
Stettero a lungo in silenzio, storditi. Fu Marco a tornare per primo alla realtà. “E’ stata una bella avventura e tu sei stata molto brava”, disse guardandola. “Spero non lo dirai alla mamma”. Lei lo guardò. Non ci aveva ancora pensato. “Dovrò rimettere il letto a posto, forse devo cambiare le lenzuola”, disse. “Ci pensi tu allora”, disse Marco. Lui si alzò dal letto. Solo ora si rendeva conto di cosa aveva fatto e si sentiva dentro un po’ di colpa. Si rese conto che si era lasciato andare, come gli era successo altre volte. Come sarebbe andata adesso con Elisa? Si salutarono sulla porta con un bacio.
Tornato a casa Marco si spogliò e fece una doccia. Dovette quasi far forza su se stesso però. Sentiva ancora il profumo di Laura sulla sua pelle. Dopo un po’ accese il televisore. Vide distrattamente il notiziario. Andò poi, come faceva sempre la sera, a sedersi al PC per vedere la posta in arrivo. Vide con sorpresa che c’era una mail di Elisa. La lesse, mentre un sorriso rilassato gli appariva sulle labbra. Così lei gli aveva scritto:
Caro Marco,
sono ora a casa ed è tutto in ordine. Laura l’ho trovata bella come al solito e io che sono la sua mamma so che questa sera è felice. Di questo devo dire grazie a te che che ti sei curato così bene di lei. Si, lo so che vi siete scopati e sono stata io a darvene l’occasione. Non ho bisogno di descriverti la mia bambina perchè sai quanto me quanto è bella. Ma era da un po’ che la vedevo infelice perchè si sentiva incompiuta. Da tempo le girano attorno i ragazzi e lei non ha mai fatto altro che scegliere quello tra loro ceh le piaceva di più. Ma è sempre uscita dalle sue storie delusa e insoddisfatta. Poi mi è venuta l’idea di mandarla a lezione. Volevo che imparasse a fare sesso, per conoscere il suo corpo e conoscere se stessa. Chi meglio di te poteva insegnarle a fare sesso?! Ma come fare perchè tutto questo avvenisse? Ho pensato allora a mettere in scena una situazione che vi mettesse assieme e vi ho lasciato agire da soli. Ho sempre visto i tuoi occhi posarsi su Laura quando la vedevi e sapevo quanto tu piacessi a lei e capivo quanto ti desiderasse. Ero sicura che se vi lasciavo soli per per un po’ vi saresti ritrovati a letto. Laura naturalmente non mi ha detto niente, ma mi è bastato qualche piccolo accorgimento per capire che siete andati a letto in camera mia. So anche che hai aperto il cassetto del comodino, sporcaccione!
Come potrai ben capire, il mio è stato un sacrificio, perchè dandoti Laura da allieva non potevo dopo più riprenderti con me. Mi dispiace perchè mi piaceva molto scoparti. Grazie ancora e buona fortuna.
Elisa
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