La malata
di
Angri
genere
sadomaso
Capitolo ventisettesimo
Gabriella era in cura da ormai un anno e quando meno se lo aspettava il dottore le disse che era guarita. Finalmente niente più iniezioni, niente più clisteri, niente più docce gelate. Ma i suoi genitori non avevano nessuna intenzione di rinunciare alla loro schiava. D'altro canto Gabriella sapeva che suo padre era una persona influente e non avrebbe trovato nessuno disposto ad aiutarla. Puoi anche andartene le disse suo padre ma dovrai farlo nuda, anche le mutande che indossi le abbiamo comprate io e tua madre. Decise così di restare. Tante ore di duro lavoro in cambio di un tetto e un pasto oltre ad una doccia appena tiepida una volta la settimana. Per quanto riguarda il cibo, non le davano più i biscotti e croccantini per cani ma la situazione non migliorò di molto. Un bicchiere di latte la mattina, 2 biscotti a metà mattina, un piatto di pasta non più scotta ma rigorosamente scondita senza neppure un po' d'olio a pranzo, 2 biscotti a merenda e un piatto di cicoria amara con un pezzo di pane di almeno due giorni a cena. Il pane fresco le era interdetto. Senza denti mangiare il pane non era facile ma doveva adattarsi per evitare di restare digiuna e di essere punita. I genitori qualche volta la facevano uscire con loro ma solo in occasione di noiose visite a vecchie zie. Le facevano indossare vecchi vestiti fuori moda della nonna senza un filo di trucco e i capelli cortissimi, del resto suo padre la rapa a quasi a zero ogni 15 giorni. Per il resto le erano interdette pranzi, cene, riunioni con amici, ricevimenti, banchetti e qualsiasi tipo di divertimento. In queste occasioni il padre la faceva spogliare completamente, la bendava, la imbavagliava, le ammanettava mani e piedi dietro la schiena e la rinchiudeva in un umido sottoscala dove restava per delle ore. Se per caso la festa era a casa sua, le toccava prima preparare e quando tutti erano andati via lavare montagne di piatti e ripulire tutto. Se invece i suoi genitori dovevano assentarsi per più giorni restava li tutto il tempo. La mattina veniva il nonno, le faceva fare i bisogni e senza nemmeno ripulirla la rinchiudeva di nuovo. La sera, tornava, le toglieva un attimo il bavaglio, le imboccava qualche cucchiaio di brodaglia, le faceva fare i bisogni e andava via. Se si faceva di sopra restava in mezzo ai suoi escrementi per tutto il tempo e quando tornavano i suoi genitori veniva punita. Le punizioni non le mancavano ed erano sempre pesantissime. Sapendo che nel vocabolario dei suoi genitori non esisteva la parola perdono cercava di rigare dritto, ma qualche errore ogni tanto lo commetteva ed era subito severamente punita. Poi un giorno arrivò la svolta, ma questa è un'altra storia.
Gabriella era in cura da ormai un anno e quando meno se lo aspettava il dottore le disse che era guarita. Finalmente niente più iniezioni, niente più clisteri, niente più docce gelate. Ma i suoi genitori non avevano nessuna intenzione di rinunciare alla loro schiava. D'altro canto Gabriella sapeva che suo padre era una persona influente e non avrebbe trovato nessuno disposto ad aiutarla. Puoi anche andartene le disse suo padre ma dovrai farlo nuda, anche le mutande che indossi le abbiamo comprate io e tua madre. Decise così di restare. Tante ore di duro lavoro in cambio di un tetto e un pasto oltre ad una doccia appena tiepida una volta la settimana. Per quanto riguarda il cibo, non le davano più i biscotti e croccantini per cani ma la situazione non migliorò di molto. Un bicchiere di latte la mattina, 2 biscotti a metà mattina, un piatto di pasta non più scotta ma rigorosamente scondita senza neppure un po' d'olio a pranzo, 2 biscotti a merenda e un piatto di cicoria amara con un pezzo di pane di almeno due giorni a cena. Il pane fresco le era interdetto. Senza denti mangiare il pane non era facile ma doveva adattarsi per evitare di restare digiuna e di essere punita. I genitori qualche volta la facevano uscire con loro ma solo in occasione di noiose visite a vecchie zie. Le facevano indossare vecchi vestiti fuori moda della nonna senza un filo di trucco e i capelli cortissimi, del resto suo padre la rapa a quasi a zero ogni 15 giorni. Per il resto le erano interdette pranzi, cene, riunioni con amici, ricevimenti, banchetti e qualsiasi tipo di divertimento. In queste occasioni il padre la faceva spogliare completamente, la bendava, la imbavagliava, le ammanettava mani e piedi dietro la schiena e la rinchiudeva in un umido sottoscala dove restava per delle ore. Se per caso la festa era a casa sua, le toccava prima preparare e quando tutti erano andati via lavare montagne di piatti e ripulire tutto. Se invece i suoi genitori dovevano assentarsi per più giorni restava li tutto il tempo. La mattina veniva il nonno, le faceva fare i bisogni e senza nemmeno ripulirla la rinchiudeva di nuovo. La sera, tornava, le toglieva un attimo il bavaglio, le imboccava qualche cucchiaio di brodaglia, le faceva fare i bisogni e andava via. Se si faceva di sopra restava in mezzo ai suoi escrementi per tutto il tempo e quando tornavano i suoi genitori veniva punita. Le punizioni non le mancavano ed erano sempre pesantissime. Sapendo che nel vocabolario dei suoi genitori non esisteva la parola perdono cercava di rigare dritto, ma qualche errore ogni tanto lo commetteva ed era subito severamente punita. Poi un giorno arrivò la svolta, ma questa è un'altra storia.
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