Ho lesbicato con la ragazza di mio figlio
di
Marco Sala
genere
incesti
Questa è una storia vera, tuttora in essere, raccontatami da una frequentatrice e lettrice del sito a seguito del bisogno di condividere con qualcuno questo suo pericoloso segreto che, se fosse scoperto, minerebbe i suoi equilibri familiari. Ovviamente luoghi e nomi dei protagonisti sono inventati. Ve la propongo in prima persona così come la protagonista l’ha raccontata a me. Grazie e buona lettura.
A volte sai che stai facendo qualcosa che va contro la tua morale o i tuoi tabù, ma il fuoco che c’è dentro di te è più forte di ogni convinzione e ti lasci trasportare solo dall’istinto animale e primordiale che c’è in ognuno di noi, dimenticando tutto il resto. Scusate, mi presento, mi chiamo Gigliola, Lola per gli amici. Sono una donna sposata con un figlio. 56 anni portati molto bene, capelli corti e neri che si stagliano su un corpo minuto ma tonico, bel culetto sodo grazie alla palestra che cerco di frequentare il più regolarmente possibile e due tettine piccole adornate da dei capezzoli che sono pronti ad erigersi ad ogni minima stimolazione. Ho una posizione sociale molto interessante, infatti sono una manager di una grande multinazionale, tale posizione mi porta a viaggiare spesso ma, ciò che vi racconterò, è successo proprio dentro le mura di casa. Ma partiamo dall’inizio, vi racconto qualcosa di ma per poter capire il mio percorso. Già da piccola sentivo fuoco ardere dentro di me. Tutto ciò che aveva a che fare con il sesso mi eccitava e stimolava. Appena potevo spiavo i miei genitori mentre erano nudi e, soprattutto, quando erano nella loro intimità. La mia crescita sessuale fu coltivata da mia cugina Carla, di qualche anno più grande di me, fu lei a rendermi edotta sulle pratiche sessuali per potersi dare piacere, mi insegno a masturbarmi quando ero ancora in quinta elementare, poi qualche anno dopo addirittura vivemmo una vacanza d’estate da perfette amanti dove, ci davamo piacere reciprocamente. I ragazzini non mi consideravano perché, come sono minuta oggi, ero minuta ed acerba anche da ragazzina, la loro attenzioni erano tutte per le compagne di scuola già formate e formose. I miei zii e mia cugina in seguito, per ragioni di lavoro cambiarono città, così persi l’unica persona interessata a me da punto di vista sessuale. Inutile dire che la masturbazione per me era diventata una pratica quotidiana, le mie fantasie vagavano tra i momenti passati tra le braccia di Carla e la voglia di giocare con il pisello di qualche compagno di scuola più grande di me. Non c’era distinzione, mi eccitavano sia le ragazzine, sia i maschietti. Ma ahimè ancora i maschietti non mi consideravano. Forse perché mi vestivo sempre con i soliti jeans e una maglietta che purtroppo non faceva “immaginare tutto” tanto per citare Baglioni, in quanto c’era poco da immaginare poi, con i capelli corti, sembravo più un maschietto che una femminuccia. Al liceo legai molto con Paola, la mia compagna di banco. Una ragazza dolcissima, molto pudica e riservata, forse per questo diventammo amiche. Con lei condividevo sia le ore di lezione in classe e, siccome abitavamo molto vicine, che anche quasi tutti i pomeriggi a casa. Fu proprio durante questi pomeriggi che iniziammo ad entrare molto in confidenza e ad aprirci l’una con l’altra. Parlavamo di tutto, dei nostri amori platonici, dei nostri cantanti preferiti e di altre mille cose, ma sopratutto io le raccontavo del sesso e delle mie esperienze in merito. Le raccontai della mia iniziazione curata da mia cugina Carla, poi dell’estate caldissimo, in tutti i sensi, passato con lei, e le mie fantasie e masturbazioni. Quando poi toccò a lei a raccontare, divenne rossa e si chiuse in se stessa. “Paola, qualcosa non va?” le chiesi. “No Lola, è che mi vergogno un po’.” “Eddai, certe cose le abbiamo fatte tutte.” “Appunto, ma io certe cose non le ho mai fatte, neanche mi masturbo, so che così dicendo potrò sembrarti un’imbranata totale. Non vorrei che tu non volessi più essere amica proprio per questo.” E scoppiò a piangere. Nel vederla così contrita mi venne naturale abbracciarla e riempirle di baci le guance. Lei, singhiozzando, lasciò che io la baciassi poi, girandosi verso di me, iniziò anche lei a baciarmi, ma questa volta sulle bocca. Inizialmente rimasi un po’ stupita, poi infilai la mia lingua tra le sue labbra nel più focoso bacio alla francese che mai ebbi dato. Lei sembrava che non aspettasse altro e ricambiò subito il favore. Quel giorno ricordo che continuammo a baciarci per forse un’ora. Baci sulle labbra, baci teneri sul collo, leccatine ai lobi delle orecchie, insomma, quando fu il momento di tornare a casa avevo tutte le labbra rosse tanto che dovetti passare in farmacia a prendere del “burro cacao” per lenire il bruciore. Quel giorno non ci parlammo, tacitamente avevamo posticipato tutte le spiegazioni al giorno dopo. A scuola qualche cenno d’intesa ma nessun commento. Finalmente venne l’ora in cui mi recai da lei. Lei, come sempre, era sola in casa, infatti i suoi genitori entrambi lavoravano. Appena Paola mi vide mi corse incontro, mi abbraccio e mi baciò sulle labbra. “Vorrei scusarmi per quello che è successo ieri.” “Scusarti di cosa, anzi, tra di noi c’è stato un bel momento di tenerezza, ma ora mi incuriosisci. Tu non hai mai fatto veramente niente? Parlo del sesso.” A queste mie parole sembrò intristirsi di nuovo. “No, io non ho nessun parente vicino, i mie cugini sono tutti di giù, non riusciamo a vederci neanche nelle feste comandate.” Si va bene, ma avrai avuto altre amichette con le quali parlare e condividere le tue esperienze?” Mi rispose con un’alzata di spalle. “Ho capito, sarò per te quello che mia cugina Carla è stato per me.” Subito le si illuminò il viso mi abbracciò e mi baciò di nuovo sulle labbra, questa volta infilandoci la lingua. Non sto a dilungarmi ma con lei ripercorsi tutte le strade che avevo già percorso con mia cugina, questa volta però nella parte di conducente. L’idillio con Paola durò l’anno della prima e seconda liceo. All’inizio del terzo anno il mio corpo, seppur in ritardo, cominciava a cambiare. Il mio culetto si arrotondava e le tettine cominciavano a crescere. Qualche ragazzino mostrava interesse per me, anzi più di uno, era quello che desideravo da anni. Paola però sembrava gelosa di queste attenzioni. Questo suo atteggiamento mi metteva a disagio, fu così che lentamente la nostra amicizia scemò, finché lei cambiò scuola e così non ci vedemmo più. Le attenzioni dei ragazzi mi avevano resa molto più sicura di me. Capivo che ora potevo realizzare quelle fantasie che accompagnavano le mie sedute di masturbazione quasi quotidiana. Il fortunato fu il fratello di un’amica. Lui aveva 20 anni e già aveva la patente. Il tutto accadde una sera quando fu precettato dai loro genitori per accompagnarci ad una festa in discoteca. Al ritorno, dopo aver lasciato la sorella a casa, si accinse ad accompagnare anche me. Ad un certo punto mi chiese: ”Lola ti va di andare a fare due chiacchiere in un localino qui vicino?” “No Marco, ti ringrazio è già tardi.” Non so perché gli risposi in quel modo, non vedevo l’ora di stare sola con lui, allora aggiunsi: “Comunque se ti va di fare due chiacchiere, prima di casa mia c’è un supermercato, possiamo fermarci 10 minuti nel parcheggio a parlare, tanto a quest’ora di notte non c’è nessuno.” “Va bene.” Mi rispose subito. Evviva mi ero salvata in corner. Ci fermammo e inizialmente nessuno parlava, poi senza dirci altro, ad un certo punto ci trovammo abbracciati con le lingue attorcigliate. Mentre ci baciavamo le sue mani correvano sul mio corpo avanti e indietro, passava dalle tettine al mio culetto senza trascurare la mia patatina ormai umida e grondante, raggiunta facilmente grazie alla minigonna che portavo. Ad un certo punto sentii le sue dita farsi spazio tra le mie mutandine roride dei mie umori e penetrare la mia intimità. Ero eccitatissima, era il primo uomo che violava la mia fichettina, ci vollero pochi secondi perché io potessi dimostragli tutta la mia voglia godendo e irrorando le sue mani ed il sedile della sua auto di tutti i miei liquidi vaginali. Lasciò che mi riprendessi per qualche momento poi, senza parlare, si aprì i pantaloni e offrì il suo cazzo turgido alle mie voglie. Era di grandi dimensioni, forse 20 cm, lo presi tra le mani e cominciai ad accarezzarlo, baciarlo, masturbarlo. Si vedeva che era pronto per scoppiare. Provai a prenderlo in bocca. Prima un po’ goffamente poi, anche su sua indicazione, cominciai a spompinarlo come meglio potevo. Più continuavo e meglio affinavo la tecnica. Sentivo solo i suoi ansimi e i suoi sospiri e qualche . Poi, ad un certo punto, la mano che accompagnava i movimenti della mia testa, divenne più pesante spingendo il suo cazzo sempre più in profondità nella mia bocca e, contemporaneamente, una copiosa serie di spruzzi di sperma inondo la mia gola. Anche se non volevo, fui costretta a deglutire il tutto. Dopo essersi riavuto Marco mi guardò e disse “Hai visto la piccola Lola che bella porcellina che è?” In quel momento lo considerai il miglior complimento che poteva farmi. Volevo rispondergli che ancora non aveva visto niente ma mi trattenni per pudore. Il fatto di sapere di averlo soddisfatto appieno, inorgogliva la zoccola che albergava nel mio profondo. “E adesso non sparire dai radar, io e te ci dobbiamo incontrare di nuovo.” “Certo.. certo..” Risposi sommessamente. Non sparii dai radar, dopo qualche settimana Marco si prese anche la mia verginità, si fa per dire, infatti fu il primo cazzo ad entrare nella mia fica, ma verdure giocattoli ed altri ammennicoli l’avevano violata ormai da anni. Da allora divenne il mio “trombamico”, non eravamo insieme ufficialmente ma appena potevamo, eravamo pronti ad incontrarci per sfogare e soddisfare le nostre voglie. La nostra relazione continuò fino alla fine del liceo, poi io mi trasferì a Milano per frequentare la prestigiosa università Bocconi. Gli anni dell’università furono anni di grande promiscuità sessuale. Vivevo in un appartamento di 200 mq con altre tre coinquiline e, proprio perché l’appartamento era molto grande, era il luogo preferito dalla nostra cerchia di amici per organizzare feste e bagordi. Il comune denominatore di queste feste era: cibo, chiacchiere, musica e abbondanti fiumi di alcool, ed il tutto finiva sempre in vere e proprie orge dove il copione era sempre lo stesso, cominciavamo noi donne a lesbicare poi dopo ci facevamo scopare dai ragazzi. Anche quando non c’erano le feste, tra noi quattro ci scappava qualcosa, soprattutto tra due delle mie coinquiline che condividevano oltre la camera anche il lettone matrimoniale. Per fortuna mi accorsi che questo ritmo di vita era deleterio per me e per il mio piano di studi. Alla fine del secondo anno lasciai questo gruppo di amiche e trovai un piccolo appartamentino con due camere, una soggiorno-cucina ed un bagno che condividevo con una ragazza iscritta al primo anno. Iris era una ragazza molto timida, riservata, molto ordinata, nella sua camera non c’era niente fuori posto, a differenza della mia che sembrava sempre un campo di battaglia. Si occupava lei di tenere in ordine i locali comuni e spesso si offriva per mettere in ordine anche la mia camera ma, dopo due giorni era tutto come prima. Era una di quelle ragazze cosiddette , al primo colpo d’occhio passava inosservata, poi riguardandola bene cominciavi ad apprezzarla. Biondina, occhi azzurri, capelli alle spalle, una bella bocca carnosa che ti invogliava a baciarla, con qualche kilo in più ma messo nei posti giusti, un bel culetto rotondo ed seno abbondante che si avvicinava alla 4°misura. I primi mesi di convivenza, nonostante si vivesse sotto lo stesso tetto, ci si vedeva poco. Orari diversi con amicizie diverse. Io uscivo ancora tutte le sere con il vecchio gruppo, mentre lei stava sempre in casa a studiare e, alla mattina, un e poi di corsa in università. Qualche volta provai ad invitarla ad uscire con me, più che altro per cortesia, ma lei preferiva rimanere sola. Dopo qualche tempo, un po’ perché capii che stavo riprendendo la brutta strada che avevo deciso di abbandonare e un po’ perché mi dispiaceva lasciarla sempre sola, cominciai a rallentare drasticamente le mie uscite settimanali in modo da restare a in casa più spesso con lei. Dopo una frugale cena, ci mettevamo entrambe sul tavolo della cucina a studiare. I risultati si videro subito tanto che riuscì a dare gli esami arretrati mettendomi in pari con gli stessi. Ma la cosa che più cambiò in me è che mi stavo innamorando di Iris. I suo modi gentili, la sua ritrosia, la sua naturalezza, avevano fatto breccia dentro di me. Non osavo dichiararmi, non sapevo lei come l’avrebbe presa. Con lei c’erano delle tenerezze, ma le solite tenerezze tra amiche. Io avrei voluto qualcosa di più. Ero attratta dal suo corpo morbido e dalla sua bocca. Spesso mi soffermavo a spiarla mentre era sotto la doccia, avrei voluto essere con lei ed insaponarle i glutei rotondi ed il procace seno. Infilarle la lingua tra le labbra della sua patatina con pochi peletti biondi e curati. Vi confesso che più di una notte mi sono masturbata pensando a lei, così vicina ma irraggiungibile. La mia sicurezza si scioglieva davanti a quel visino dolce contornato da i suoi capelli biondi e dai suoi occhioni azzurri finché una sera, durante le nostre sessioni di studio, alzando gli occhi dal libro mi chiese: “Ma Lola, non ti ho mai sentita parlare del tuo ragazzo, sei fidanzata?” Effettivamente in quel periodo, dopo aver mollato le vecchie amicizie, non avevo nessuno, non avevo ne voglia ne tempo di iniziare una storia e di avere un ragazzo fisso. “No, Iris, non te ne ho mai parlato perché non ho un ragazzo.” “E come mai una bella ragazza come te non ha un ragazzo? Non hai nessuno che ti fa il filo o ti corteggia?” Poverina, sentirla usare ancora questi termini tipo, fare il filo, corteggiare, mi inteneriva ancora di più. Sinceramente non riuscivo a risponderle. “Ma.. non so, forse perché non mi va di avere uomini intorno.” Le risposi molto sbrigatamente. “Un vero peccato.” Continuò lei. “Se io fossi un ragazzo, una bella ragazza come te non me la lascerei sicuramente scappare. O forse non ti piacciono i ragazzi…” lasciando il discorso in sospeso. Quindi abbassò la testa, aprì nuovamente il libro e continuò a studiare senza darmi il tempo di replicare. Queste parole sibilline crearono un terremoto dentro di me. Chiusi il libro con la scusa che ero stanca e che non mi sentivo molto bene, la salutai e mi ritirai in camera mia. La mia testa divenne di un turbine di pensieri. Che avrebbe voluto dire Iris? Forse che le piacevo? Voleva assicurarsi che fossi lesbica o quantomeno bsx? E lei? Le piacevano le donne? La sua era solo una innocente battuta o forse sotto c’era qualcosa di più? Quella sera Morfeo era ben lontano dall’accogliermi nelle sue braccia, ma appena riuscii a chiudere gli occhi, delle immagini di me ed Iris nude nell’atto di darsi piacere affollarono subito la mia mente e, senza che me ne accorgessi, mi ritrovai con le mani tra le gambe a masturbarmi, ansimando di piacere ed invocando il suo nome. “Lola.. Lola.. sono Iris..” “Si amore baciami..” Sentivo e dicevo in quel dormiveglia convulso. Poi mi sentii scuotere, aprii gli occhi e vidi Iris davanti a me. “Lola che ti è successo? Ti sentivo gemere e, siccome mi hai detto che non stavi bene sono venuta a vedere.” “E cosa hai visto? O sentito?” “Quello che da tempo speravo e desideravo sentirti dire, Lola” E senza aggiungere altro si chinò verso di me mi diede quel bacio che tanto avevo agognato in quel convulso sogno. Non le domandai nient’altro, lo stesso lei a me. In un attimo, ci trovammo entrambe nude a rotolandoci nel letto. La sua bocca carnosa era un piacere baciarla, e lei sapeva baciare molto bene. La sua lingua entrava e usciva dalla ma cavità orale come un trapano. Mi leccava collo, orecchie poi scese sulle mie tettine, i capezzoli si eressero duri come due noccioline pronti per essere succhiati, un invito esplicito che Iris non si lasciò scappare. Durante questa sua attività, sentivo il suo corpo morbido massaggiare il mio. La sensazione era sublime. La lasciai fare restando immobile e, accidenti se ci sapeva fare la ragazza. Seguendo una strada che sembrava disegnata sul mio ventre arrivò fino al mio pube. La mia patatina, nuda e liscia come quella di una bimba, era completamente offerta a lei. Con maestria, la sua lingua entrò tra le mie labbra ormai madide dei miei umori e, percorrendo la fessura del mio sesso per il lungo ed il largo, arrivò fino al mio clito. Non ho un clitoride molto pronunciato ma è molto sensibile. Sarà stata l’eccitazione o forse la sua abilità, tanto che dopo poco esplosi in un potente orgasmo inondando la sua bocca dei miei fluidi vaginali. Le contrazioni del mio ventre continuarono per diversi secondi, alla fine Iris guadandomi negli occhi mi sussurrò: “Ciao, ci vediamo domattina.” E si ritirò in camera sua. Non ebbi ne la forza di rispondergli ne quella di fermarla tanto era stato forte il mio orgasmo, ma dentro mi pensai: “Si, domani mattina avremo molte cose di cui parlare.” E mi addormentai profondamente. Dormii come un ghiro tutta la notte, non sentii neanche la sveglia tanto che mi svegliai a mattina inoltrata. Mi alzai ancora assonnata. Iris era ovviamente uscita per seguire le lezioni io, ancora barcollante mi preparai un caffè e, mentre lo sorbivo e centellinavo, pensavo a ciò che era successo la sera precedente, non tanto per il fatto che abbia fatto l’amore con la mia coinquilina, ma per quella sorta di dichiarazione che mi aveva fatto Iris. L’avevo sempre giudicata in modo sbagliato. Pensavo fosse una ragazza pudica, timida, remissiva, invece in quel frangente si era rivelata una molto sicura di se, che sapeva cosa voleva, ovvero me. Guardai l’orologio, erano ormai de 10.30. Decisi di non sprecare completamente la mattinata, ne avrei approfittato per fare delle commissioni che da tempo rimandavo. Mi infilai sotto la doccia e, mentre mi insaponavo, non resistetti. Il pensiero della sera prima, ancora molto vivido in me, fece si che le mie mani si soffermarono più del dovuto nell’insaponare la mia patatina tanto che in pochi minuti ebbi un piacevole orgasmo. Mi preparai velocemente e uscii, ma il mio pensiero era a cosa ci saremmo dette io e Iris alla sera. Ero la sua prima ragazza o già aveva avuto esperienze in merito? Da come si era occupata di me, sicuramente non era alla sua prima esperienza. Ero curiosissima ed eccitatissima di ascoltare la sua storia. Rientrai verso metà pomeriggio, Iris ancora non c’era. Avrei voluto accoglierla al suo ritorno con un abbigliamento sexy e provocante ma mi sembrava eccessiva la cosa, decisi di vestirmi come normalmente vesto in casa, con qualche piccola libertà. Indossai un paio di fuseaux leggermente trasparenti senza intimo, che segnavano e mettevano in evidenza le labbra della mi fichetta formando il classico zoccolo di cammello, quindi una felpina larga con il collo a barchetta che mi lasciava scoperta una spalla, dandomi un’immagine molte sexy. Un’oretta più tardi, mentre stavo studiando, sentii il rumore della chiave nella toppa, mi venne subito un tuffo al cuore, finalmente Iris era tornata. Le andai incontro, lei appena mi vide mi prese il viso tra le mani e mi baciò sulle labbra aggiungendo: “Buonasera Lola, ti ho pensata tutto il giorno. Tu che hai fatto?” Che avevo fatto? Niente, anche io tutto il giorno avevo pensato a lei e a cosa avrei voluto chiedergli appena l’avessi rivista, ma in quel momento mi usci solamente: “Niente, mi sono svegliata tardi per andare in università, allora ne ho approfittato per fare delle commissioni che mi trascinavo da giorni.” Era la verità, non ero riuscita ad aggiungere altro. “Wow… come sei sexy stasera!” Replicò. Tutto procedeva come da copione, ma ancora non trovavo il momento buono per chiederle qualcosa di più su i suoi gusti e la sua educazione sessuale. “Lola, mi faccio una doccia veloce poi mentre prepariamo qualcosa da mangiare parliamo un po’.” Mi disse facendomi l’occhiolino. Ecco l’occasione che cercavo, forse anche lei sentiva il bisogno di raccontarsi. La lasciai libera di andare nella sua camera spogliarsi, io rimasi sul divano a studiare ma, cosa che mai prima mi aveva stuzzicato, mi eccitò l’idea di spiarla sotto la doccia. Per la verità, pur cercando di rispettare la reciproca privacy, spesso ci era capitato di vederci mentre ci facevamo la doccia, ma in quel momento trovai molto intrigante vederla mentre si insaponava le tettone e si lavava la patatina. Aspettai, sempre facendo finta di leggere poi, quando iniziai a sentire l’acqua scorrere, mi avvicinai alla porta del bagno. Indecisa se entrare o spiarla dalla porta socchiusa alla fine ruppi gli indugi ed entrai. La scusa era per chiedergli cosa volesse mangiare alla sera. “Iris, che ne dici se prepariamo un’insalatona Nizzarda? O preferisci due spaghettini leggeri, olio e parmigiano?” Esclamai entrando nel bagno. In attesa di una sua risposta mi sedetti sul water ad ammirare lo spettacolo che stava andando in onda sotto la doccia. Non so se si fosse accorta che la stavo guardando o meno, ma mi sembrò che prolungasse molto di più del solito i tempi dedicati ad insaponarsi e sciacquarsi. Alla fine mi disse: “Visto che sei qui mi aiuti ad indossare l’accappatoio?” Presi l’accappatoio e glielo infilai prima in un braccio, poi nell’altro e glielo chiusi sul davanti abbracciandola languidamente. Non volli esagerare, la lasciai sola affinché finisse di asciugarsi e l’aspettai in cucina. L’opzione spaghettini ebbe la meglio, anche perché rapidi e veloci da preparare e in modo da lasciare più spazio alla nostra conversazione. Alla fine della cena, dopo aver rassettato la cucina fu Iris a iniziare. “Lola, ti si legge in volto che hai qualcosa da chiedermi.” “Si Iris, ciò che è successo ieri sera mi ha sorpresa. Non perché io non abbia mai fatto sesso con una donna anzi, le mie prime esperienze sessuali sono state proprio con una ragazza, mia cugina. Ma perché non pensavo che tu..” “Che tu..? Forse volevi dire che non pensavi che io fossi lesbica? Forse pensavi che dietro al mio modo di essere educato, rispettoso, ordinato, e anche riservato se vogliamo, non poteva esserci una ragazza alla quale piace fare sesso? Ti ha sconvolta sapere che a me piacciono le donne? Oddio, alle medie e alle superiori qualche filarino con dei ragazzi l’ho avuto, ma io sono decisamente attratta dalle donne, in questo momento tu mi stai facendo ardere dal desiderio. Dal primo giorno che ti ho vista ho sentito dentro di me un’attrazione nei tuoi confronti. Non ho mai osato dirtelo proprio a causa del mio carattere schivo e riservato, poi ieri sera, le tue parole nel dormiveglia, mi hanno convinta ad osare, ho capito che anche tu mi desideravi ” “Si, ok.. ma quello che volevo capire è se tu hai già avuto esperienze lesbo o io sono stata la prima? Da come ti muovevi nel gioco devo pensare che sei una navigante di lungo corso.” Le dissi sorridendo. Lei scoppiò in una fragorosa risata. “Ebbene si, non era la prima volta, è da quando sono ragazzina che ho dei rapporti regolari con una donna più grande di me.” La mia curiosità montava sempre più. Chissà chi sarà quella fortunata donna? Pensavo dentro di me. “Vedo che sei impaziente di sapere chi mi ha iniziato al sesso saffico.” “Si Iris, non ti dico la curiosità.” “Se te lo dico non è che poi diventi gelosa di lei?” “No, figurati.” “Tu sai che mia mamma mi ha avuta molto giovane, e che è la maggiore di una schiera di fratelli e sorelle. E sai anche che l’ultima sorella di mia madre ha appena sette anni più di me.” “Si, tua zia Giusy, mi pare di averla conosciuta non molto tempo fa quando,di passaggio da Milano, era venuta a trovarti, vero?” Dopo qualche secondo capii tutto. “Nooo… tua zia Giusy?” “Siiii brava, Sei scandalizzata dal fatto che faccio sesso con mia zia? Per me non è una zia, è un’amica. Da piccole, nonostante i sette anni di differenza, giocavamo e stavamo sempre insieme, da lì è nata una complicità che ci ha portate confidarci tutti i nostri piccoli segreti, compresa la nostra attrazione per le donne, anche se a lei piace molto di più il pisello ma, quando è con me però non disdegna una bella lesbicata. Quando l’hai conosciuta tu era si passata per trovarmi, ma anche per fare l’amore con me. Approfittiamo di questi momenti lontane da parenti e conoscenti per farlo senza destare sospetti.” Ecco svelato il mistero, adesso sei soddisfatta Lola?” “Si, ma non del tutto. In questi anni lo hai fatto solo con lei o hai avuto altre storie?” “Diciamo che ho avuto qualche avventura ma da contarsi sulle dita di una mano. In quinta superiore con una compagna di scuola durante una gita scolastica. Più che altro lei era “bicuriosa”. Poi in una vacanza a Riccione, con una vicina d’ombrellone. Decisi di prendermi qualche giorno di relax sola, senza genitori o amiche. Lei era separata con una figlia piccola, ed alloggiava nel mio stesso albergo. Lei molto più grande di me, approfittavamo di quando la piccola dormiva per trovarci nella mia camera. Accidenti se ci sapeva fare, mi faceva godere come una troia, per lei uomini o donne non facevano differenza. Poi una sveltina negli spogliatoi della palestra con una ragazza body builder. Aveva un fisico veramente muscoloso, non so se costruito tutto con il semplice allenamento o frutto di qualche aiutino chimico, fatto sta che aveva un clitoride grosso come il mio mignolo. Una sera, rimaste sole negli spogliatoi, mentre facevamo la doccia non potei non notarlo. Anche lei notò il mio interesse per il suo grilletto. Qualche attimo dopo, mentre eravamo sedute sulle panche ad asciugarci mi disse: E senza aspettare la mia risposta mi prese per la nuca e tirò la mia testa al suo pube. Non stetti a sindacare come sapeva o meno della mia passione per le donne, e non mi feci ripetere l’esortazione un’altra volta, mi attaccai a quello strano capezzolo e cominciai a succhiare e leccare, masturbandomi violentemente, finché non mi squirtò in bocca, godendo poi con lei.” Rimasi ad ascoltare fino alla fine i suoi racconti, ma non riuscivo a vedere in quella ragazza timida, compita, dai modi educati che avevo conosciuto nei primi mesi di convivenza, la Iris che stavo scoprendo ora. “Ed ora Lola, che dice se continuassimo questi discorsi in camera tua?” “Si.. Si.. forse è il caso.” Le risposi strizzandogli l’occhio. “Vai che ti raggiungo subito, vado un attimo in camera mia e sono da te.” Andai in camera ad attenderla, i fuseaux attillati che portavo mi accorsi che erano umidi all’altezza della patatina. I suoi racconti mi avevano fatta bagnare. Mi venne naturale accarezzarmi da sopra il tessuto mentre l’aspettavo. Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta, era Iris, la educazione anche in quel momento era tale. “Vieni Iris, ti sto aspettando.” Quando lei entrò rimasi senza fiato. Legato ai fianchi aveva uno strap-on nero di dimensioni piuttosto notevoli. “Amore, ti piace il mio giocattolino?” Mi disse in un modo molto sensuale. “Ma da dove salta fuori quel coso?” Le risposi tra la divertita ed la sorpresa. “Beh, è il giocattolo che usiamo io e zia Giusy, oggi lo voglio usare anche con te. Preparati.” Sempre di più Iris mi stava sorprendendo. Ora la scoprivo anche mistress. Cosa avvenne quella notte ve lo lascio immaginare, Mi penetrò in tutti i buchi che poteva tappare, poi lo indossai io e lei si concesse in egual modo a me. Ci svegliammo la mattina seguente ad ora tarda, anzi tardissima. L’odore dei nostri sessi e dei nostri umori impregnava la stanza. Restammo abbracciate ancora per diverso tempo poi decidemmo che era ora di alzarsi. Facemmo prendere aria alla stanza e preparammo la colazione anzi, vista l’ora, il pranzo. Dopo qualche giorno trovammo il modo di spostare i due lettini in una sola camera in modo da formare un letto matrimoniale, dando iniziò ufficialmente alla nostra relazione sessuale. Dopo un primo periodo di fuoco, dove il sesso spesso toglieva tempo allo studio, la nostra relazione si normalizzò, anche se almeno una volta al giorno ci davamo piacere in qualche modo, unica trasgressione fu che ogni tanto si univa a noi zia Giusy, raddoppiando il piacere di entrambe. Come detto, ero avanti due anni rispetto a lei con gli studi ed, ovviamente, mi laureai prima. Fresca di la laurea, grazie ad una Head Hunters che mi aveva contattata poco prima della discussione della tesi, trovai un impiego in un’azienda dalle parti di casa. mentre lei rimase a Milano per concludere il suo ciclo di studi. Appena potevo tornavo a trovarla ma, come spesso succede, anche i grandi amori non resistono all’assenza dell’amata, così il nostro rapporto si intiepidì fino a concludersi, però non ci perdemmo di vista, tuttora ci sentiamo per gli auguri nelle feste comandate. Al paese iniziai una nuova vita sessuale prevalentemente etero, rividi Marco, il mio primo ragazzo, lui ormai era sposato ma intrecciò con me una relazione segreta che mi fece riassaporare il gusto di un bel cazzo vero anziché di un dildo, anche se qualche bella lesbicata ogni tanto me la facevo. Dopo il mio primo impiego, mia carriera lavorativa ebbe un’ascesa velocissima grazie ad Anna, così si chiamava la Head Hunters che mi procurò la mia prima occupazione. Apprezzando la mia preparazione professionale e gli ottimi feedback che riceveva sul mio conto, in pochi anni mi portò nell’azienda dove lavoro tuttora. In confidenza ebbe modo di apprezzare altre mie doti. Bella donna, sulla cinquantina, molto elegante e con molto charme, non mi fu per niente indifferente, ed io a lei. Sposata senza figli, con lei non ebbi una vera e propria relazione, ma quando mi invitava a cena per parlare del lavoro e delle nuove opportunità, finivamo sempre per fare del sesso sfrenato. La mia attività lavorativa con questa azienda, mi portava girare l’Europa ed il mondo e ciò mi permetteva di avere, in questi miei lunghi viaggi di lavoro, diverse avventure, sia con uomini che con donne, che poi finivano con il rientro alla base, finché un bel giorno a Berlino, incontrai Daniele, anche lui in viaggio di lavoro e anche lui residente a Milano, come me. Questa vicinanza ci permise di frequentarci anche quando eravamo a casa e alla fine divenne mio marito e padre di mio figlio. Ed ora eccoci ai giorni nostri. Come detto all’inizio, ora sono la responsabile di una multinazionale con sede a Milano e, nonostante abbia diversi collaboratori, spesso sono ancora io a dover girare il mondo per chiudere contratti e accordi. Quando sono a casa cerco di sfruttare al massimo il tempo che ho a disposizione per stare vicina a mio marito e mio figlio. Cerco di coinvolgerli nelle mie attività e cerco di farmi coinvolgere nelle loro. Qualche mese fa, eravamo verso la fine di maggio, mio figlio Leonardo di 22 anni, l’ho avuto a 34 anni, ha voluto che conoscessi la sua nuova ragazza, una compagna di università. Leonardo ha preso tutto dal padre, alto e ben messo, da quando è ragazzino pratica arti marziali, insomma un bel ragazzo. Io non ho mai dato peso a questi amori giovanili, si sa che spesso gli amori e le infatuazioni vanno e vengono, ma visto che lui insisteva ho acconsentito. Forse, per il primo incontro, sarebbe stato meglio una cosa informale quindi, anziché invitarla a casa, gli proposi allora prendere un caffè insieme in centro, presso lo Starbucks di piazza Cordusio, posto molto apprezzato dai giovani. L’idea piacque anche a Leonardo e così ci organizzammo per tale incontro. “Ma dimmi Leonardo, com’è la tua ragazza?” “Mamma, è bellissima!” Su questo non avevo dubbi, quando si è innamorati a quell’età, non ci sono vie di mezzo. “Dai descrivimela un pochino.” “Vediamo.. biondina, occhi chiari, una bella bocca carnosa, non molto alta ma formosa. Sai a chi potrebbe assomigliare un pochino? A Scarlett Johansson.” “Accidenti.. se è come me l’hai descritta, ci credo che è bellissima.” Dopo questa descrizione ardevo dalla curiosità di conoscerla. Ci accordammo di vederci verso metà pomeriggio del sabato successivo, durante la settimana mi sarebbe stato impossibile per i miei impegni lavorativi. Il sabato, dopo aver sbrigato alcune faccende presi un taxi e mi recai al luogo dell’incontro. Siccome ero in anticipo entrai da sola, ordinai un cappuccio e mi sedetti ad un tavolo in attesa dei due piccioncini. Dopo una decina di minuti squilla il cellulare: “Mamma dove sei? Siamo davanti al locale.” “Amore sono già dentro seduta ad un tavolino sulla destra, vi stavo aspettando, entra che mi vedi.” Detto questo mi alzai in piedi per farmi notare meglio e cercare di curarli mentre entravano. Vidi Leonardo entrare e quando scorsi quella che pareva la sua ragazza mi venne un tuffo al cuore. Se non fosse che per motivi d’età non poteva essere lei l’avrei scambiata per Iris. Assomigliantissima di viso, stesso fisico, stessi occhi, stesso colore dei capelli e soprattutto stesso modo di fare. Una miriadi di pensieri e ricordi in un attimo affollarono la mia mente. “Ciao mamma, eccoci qui, lei è Deborah.” Io ero rimasta in piedi come impalata, non riuscivo a spiccicare una parola. Fu Deborah a farmi riprendere da quello stato catatonico sfoggiando un sorriso solare: “Buongiorno signora, è un piacere conoscerla.” “Piacere mio Deborah, ma per favore non chiamarmi chiamami pure Gigliola, anzi Lola, come mi chiamano tutti.” Poi lei rivolgendosi a Leonardo ma guardando me disse: “Leonardo, perché non mi hai detto di avere una mamma così carina?” E mi strizzò l’occhio. Rabbrividii. Un fremito mi percorse tutta la schiena, neanche quando diedi il mio primo bacio senti quella scossa per il corpo. Ci sedemmo, ordinarono anche loro qualcosa, poi iniziò la conversazione. Si parlò di musica, scarpe, abiti, di costume, insomma niente di particolare poi al momento di salutarci Leonardo mi disse: “Mamma, visto l’approssimarsi dell’estate, Deborah voleva andare a comprarsi dei costumi da bagno. Che ne dici di accompagnarci?” “Sai, mi farebbe piacere, ma non vorrei essere il terzo incomodo.” Allora Deborah: “Tutt’altro, avrei piacere che venissi anche tu anzi, se ci andassimo da sole? Tu Leonardo non dovevi andare da Decathlon per prendere delle cose per la palestra? Vacci pure da solo, ci vediamo a casa stasera.” Rimasi senza parole, era la prima volta che ci vedevamo e già era entrata così in sintonia con me. Mi rifiutai di pensare che ci fosse altro se non il solo piacere di conoscermi meglio, quindi messi entrambi di fronte al fatto compiuto, Leonardo ci salutò e noi come due amiche intime ci dirigemmo in centro, direzione Rinascente per comprare i costumi da bagno. Lei mi prese a braccetto, mi piaceva questa sua intimità, io però ogni volta che la guardavo vedevo Iris. Arrivati al piano iniziammo a guardare ciò che era esposto. “Lola che costume dovrei prendere? Io ne volevo uno con una coppa rigida ed il ferretto sotto, sai porto una quarta misura, anche se sono ancora belle sode forse è meglio aiutarle in qualche modo a stare su, tu che ne dici?” Mi disse sorridendo. “Certo.. certo.. magari sbizzarrisciti sul pezzo inferiore.” “Su quello non c’è gara, perizoma tutta la vita,” E ridemmo di gusto entrambe. Dopo mezzora di prove varie Deborah trovò tre costumi che le piacevano e che soprattutto le sostenevano bene il seno e li acquistò, poi mi disse: “A te non servono dei costumi? Già che ci siamo..” “Sai che non è una brutta idea?” Io fui molto più veloce, con il mio seno piccolo era più semplice scegliere. “Deborah, anche io perizoma tutta la vita sotto..” E di nuovo a ridere come due ragazzine adolescenti. Pagammo, prendemmo un taxi e via verso casa. Sul taxi Deborah cominciò a nutrire dubbi su un costume che aveva acquistato. “Lola, sai che il costume rosso a pois bianchi non mi convince? Forse sono stata un po’ troppo veloce nel provarlo.” “A me sembra che ti stia benissimo. Sai cosa facciamo? Appena a casa li proviamo tutti di nuovo, sia i tuoi che i miei, così ci togliamo ogni pensiero.” “Si, dai, bella idea.” Dopo qualche secondo mi accorsi che forse non era una bella idea, il suo occhiolino, lei che mi ricordava Iris in ogni suo movimento, la sua voce soave quando pronunciava il mio nome, stavano facendo crescere in me un desiderio insano. Dopotutto era la ragazza di mio figlio. Tornate a casa Leonardo non era ancora arrivato. Prima cosa ci liberammo di scarpe e borsette e la accompagnai nella mia camera da letto, li avevo un armadio a sei ante tutte di specchi. Buttammo le borse sul letto e Deborah, senza dire altro, cominciò a spogliarsi davanti a me come se fosse la cosa più normale ed in un attimo resto nuda. Aveva veramente un corpo da favola. Due gambe ben tornite, vitino stretto, culetto rotondo e sporgente, per non parlare del seno, una quarta misura che, nonostante le dimensioni, sfidava la forza di gravità. “Lola per favore mi passi il costume nero? Ma tu non li provi i costumi?” Quasi balbettando le risposi: “Si.. si..ora mi spoglio.” Le passai il costume che mi aveva chiesto e iniziai a spogliarmi. “Ecco questo mi piace, mi va bene, era quello a pois che mi lasciava qualche dubbio. Me lo passi per favore?” Sembrava una scena irreale, io nuda dietro di lei, ancora non avevo indossato nessun costume, che la guardavo mentre provava ed indossava i costumi acquistati. “Eccolo, provalo ben con calma, soprattutto il reggiseno.” Indossò il reggiseno quindi mi disse mentre si specchiava nelle ante. “Lola, secondo te me lo sostiene bene? Prova a sentire. Avvicinati e metti le mani sotto e dimmi cosa ne pensi.” Da dietro, sempre nuda, mi avvicinai come mi aveva detto, le passai le braccia intorno alla vita e, con le mani, provai a sostenerle il seno per vedere se era ben saldo. In quel momento, lei prese le mie mani e le strinse attorno al suo seno in modo più forte, poi arretrò fino ad avere il suo corpo contro il mio, passò le sue mani dietro la mia schiena i mi prese per i glutei. Rimasi impietrita, il calore del suo corpo, il suo profumo inebriante mi fecero perdere la testa, mi venne naturale baciarla sul collo. Lei piegò leggermente la testa per permettermi di baciarla meglio, poi dopo qualche secondo, si girò e vogliosamente cercò la mia bocca. Io feci lo stesso e subito le nostre lingue si intrecciarono tra di loro nel più profondo dei baci alla francese. Le nostre mani cominciarono a cercare le zone erogene del corpo dell’altra. Era un piacere accarezzare la sua pelle liscia ed il suo corpo burroso. Sempre abbracciate cademmo su letto. Appena il tempo di togliere le coperte e mi ritrovai sotto di lei a farmi massaggiare dai suo seni. Piano piano la sua bocca scese sulle mie tettine, subito i capezzoli si eressero duri come noccioline. Mentre ne succhiava uno, con la mano strizzava l’altro, un misto di piacere e dolore fecero vibrare il mio corpo. La mai fica era già bagnatissima, avevo voglia della sua lingua. Con le mani le spinsi la testa verso il basso, lei capì subito quello che volevo e mi accontentò. Arrivata nella mia zona genitale cominciò a baciarmi prima l’interno coscia, poi il pube, mi leccava con dei colpi di lingua magistrali l’inguine scendendo fino al perineo. Finalmente sentii la sua lingua violare le mie labbra. La sentivo salire piano piano finché non arrivò al mio clitoride. Come vi ho già accennato non è molto grosso ma in compenso è sensibilissimo. Iniziò a lavorarlo con una maestria impensata, lo titillava, lo succhiava, lo leccava, io ero al settimo cielo. La mia fica rispondeva bagnandosi sempre di più. Quando Deborah capì che il mio respiro diventava sempre più corto, ci infilò due dita e iniziò un veloce vai e vieni, in un attimo ebbi un orgasmo tale che il mio corpo sussultò per diversi secondi. Tutto questo accadde senza che nessuna delle due dicesse una parola in merito. Lei era estremamente eccitata, appena il mi respiro ritornò il normale, si mise una mia gamba sulla sua spalla e mi cavalcò nella posizione della forbice. I nostri due sessi depilati erano a contatto tra di loro, lo sciacquio delle nostre vagine ormai inondate dei nostri umori scandiva i suoi movimenti pelvici. Ormai eravamo entrambe vicine al godimento, un gemito più intenso del solito, accompagnato da uno spruzzo di liquidi vaginali, mi fece capire che era arrivata all’acme del piacere, io la seguii immediatamente. I nostri gridi e gemiti si fusero in un'unica sinfonia. Entrambe sfinite dagli intensi orgasmi avuti, restammo distese sul letto abbracciate senza parlare per qualche minuto. Immediatamente mi resi conto di ciò che avevo fatto: “Oddio cosa ho combinato.. Scusami Deborah, non volevo.. Ti prego, perdonami.” E scoppiai a piangere dalla vergogna. “Su dai Lola, non fare così. Non è colpa tua, piuttosto sono stata io a circuirti” Mi disse Deborah che nel frattempo mi baciava e accarezzava il viso per consolarmi. “Si, Deborah, è vero, ma io non dovevo cedere alle tue lusinghe. La mia posizione non avrebbe dovuto permettermelo.” “Lo so, non so perché ma ho capito, appena tu mia hai vista, di aver provocato in te una reazione di particolare, diversa dalla sorpresa di aver visto la ragazza di tuo figlio. E anche tu, se devo essere sincera, non mi sei stata per niente indifferente. Cosa ti è successo? Forse ti ricordo qualcuna?” Ormai decisi di giocare a carte scoperte, in poche parole le raccontai della sua somiglianza con Iris e della relazione che ebbi con lei. Come risposta Deborah mi abbracciò più intensamente ricoprendomi il viso di teneri baci. Ora una curiosità bruciava dentro di me: “Perdonami Deborah, ma da come ti sei mossa tra le lenzuola poco fa, mi pare di capire che anche tu non sei alle prime armi. Hai già avuto storie lesbo?” “Ebbene si, da qualche anno ho una relazione, seppur saltuaria, con una mia amica, un’amica che quando era piccina mi faceva da baby sitter.” Scusa? Ho capito bene? La tua baby sitter?” “Si, ha capito bene, non so se Leonardo ha già avuto modo di dirtelo, i miei genitori hanno una fabbrica di meccanica di precisione in Brianza. Il papà si occupa della parte tecnologica e la mamma della parte finanziaria e, a causa del loro lavoro molto oberante, quando ero piccola mi ha sempre seguita la nonna materna poi, verso i sette anni, la nonna venne a mancare allora si offri di curarmi la figlia del portinaio della ditta. Lei, Silvia, aveva 15 anni, faceva la prima superiore, mi veniva a prendere a scuola e mi seguiva nei compiti fino alla sera quando, i miei genitori passavano a prendermi. Con lei ho instaurato un rapporto di amicizia complice. Le prime pulsioni sessuali, i primi amori, il primo fidanzatino, era a lei che raccontavo tutto, una vera sorella maggiore, e lei mi spiegava e mi dava consigli anche sulle cose più intime. Quando fui più grande e in grado badare a me stessa, non smisi mai di andare da lei a fare i compiti, anche perché lei era molto brava in italiano, la materia che io zoppicavo maggiormente, ora infatti è laureata in lettere e filosofia. Dopo le superiori non ci vedevamo più così frequentemente ma a volte, quando lei era libera da supplenze ed io dallo studio, andavo da lei a come da ragazzina per passare un pomeriggio insieme. Un pomeriggio di qualche anno fa, non so come sia successo, ad un certo punto ci siamo ritrovate nude a letto. Era la prima volta con una donna per entrambe e la cosa ci piacque molto. Ecco, tutto qui. Silvia è stata la prima e unica donna con la quale ho fatto sesso, l’ho tradita con te.” Concluse sorridendo. Poi aggiunse: “Per il rapporto che ho con lei penso che le dirò ciò che è successo oggi.” “O mio dio, raccontalo pure ad Silvia ma non lasciarti sfuggire neanche una sillaba con Leonardo.” “No.. no.. so che succederebbe un finimondo, poi non pensare che quello che è successo oggi possa restare un fatto isolato, è stato troppo coinvolgente. Voglio provare di nuovo l’ebbrezza della trasgressione che ho provato oggi. Preparati a diventare la mia suocera-amante.” Disse ridendo. “E tu la mia nuora-amante.” E tutte due ridemmo di gusto. Allegre e felici, mentre lei si faceva una doccia veloce, riassettai e feci prendere aria alla camera, poi la raggiunsi sotto la doccia. Purtroppo non avevamo tempo per replicare, solo qualche tenerezza e via a rivestirci. Dopo una mezzoretta arrivò Leonardo. “Ecco le due donne della mia vita. Avete fatto conoscenza? Vi siete divertite insieme?” Certo che avevamo fatto conoscenza, anche in senso biblico e ci eravamo proprio divertite. Dopo quella volta io e Deborah ci siamo incontrate altre due volte. Abbiamo cercato di vederci al di fuori delle mura domestiche per non dare il minimo sospetto. Si, ormai ho metabolizzato questa nostra relazione ma ogni volta che la vedo mi viene il dubbio di aver fatto qualcosa che non avrei dovuto fare. I ricordi che sblocca in me questa ragazza sono veramente piacevoli. So che la nostra relazione non potrà continuare per anni ma intanto godiamo entrambe del presente. Domani è un altro giorno.
Se anche voi avete una storia che vorreste diventasse un racconto, contattatemi alla mai marco.sala56@hotmail.it Grazie e buona lettura.
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