Magda: La mia vita da travestita

di
genere
trans

(Storia vera)

Era da molto tempo che volevo confidarmi, aprirmi, raccontare la storia della mia vita, ora finalmente mi sento pronta. Mi presento usando il nome che più mi rappresenta, Magda, ho 45 anni vissuti tutti pericolosamente, tra amicizie discutibili e azioni ancora peggiori, ma ora forse ho trovato una mia serenità. Io mi sono sempre sentita femminuccia, fin da bambino, anzi bambina, provavo attrazione per i maschietti, solo che ho sempre avuto paura approcciare i mie amichetti per paura di situazioni imbarazzanti. Il mio primo amichetto fu il figlio del mio dirimpettaio di pianerottolo. Lui era un padre separato e spesso il figlio veniva a trovarlo. Quando era dal padre giocavamo sempre insieme, prima innocenti giochi da ragazzini, poi cominciammo con giochi esplorativi della nostra sessualità, forse lui la sua ancora gli era sconosciuta, io, la mia, l’avevo già esplorata da tempo. Ci toccavamo a vicenda, anzi io toccavo lui, mi piaceva vedere in suo cazzo che diventava duro sotto le mie carezze, e lui si lasciava fare volentieri. Un giorno presa dall’eccitazione glielo presi in bocca. Lo succhiai per bene e lui godeva come non lo avevo mai visto fare in quei giochi, allora presi coraggio, abbassai i pantaloncini e gli chiesi se voleva scoparmi. A quell’età avevo già scoperto la mia vera indole e mi sentivo pronta, ma lui si ritirò sgarbatamente dicendomi che quelli erano giochi da froci. Rimasi allibita, lo salutai e scappai subito a casa. Qualche giorno dopo, incrociai il padre sul pianerottolo. Vedendomi un po’ mogia ed abbattuta mi chiese cosa avessi. Cercai di glissare sull’argomento, ma lui insistette. “Su entra un attimo, di devo dire una cosa.” Incuriosita lo segui. Ci accomodammo sul divano e dopo una lunga pausa di silenzio mi disse senza girare intorno all’argomento: “L’altro giorno vi ho visti.” Feci finta di non capire, “Su dai, ti ho visto mentre glielo prendevi in bocca. Perché lo hai fatto?” Senza specificare gli risposi che in quel momento mi andava di farlo. “Ho visto anche che ti ha mandato via malamente, non capisce nulla, è stronzo come la madre. Lo hai mai fatto con un adulto?” A questa sua domanda mi prese un po di angoscia, capii subito dove volesse arrivare, ero allo stesso tempo, impaurita ed eccitata. “No, non l’ho mai fatto con uno grande, anzi era la prima volta anche con un mio coetaneo.” Senza dire altro si calò i pantaloni e mi presentò il suo arnese ad altezza del mio viso, in quanto ero ancora seduta. “Se vuoi toccarlo e giocarci fallo pure, non essere vergognoso con me.” Presi coraggio e cominciai a toccarglielo ed ad accarezzarglielo e subito divenne duro. Allora cominciai a fargli una sega. Sarà stata l’eccitazione che c’era in quel momento o la situazione nuova, tanto che non durò moltissimo, venne subito nelle mie mani. Dopo un attimo di silenzio mi disse dolcemente: “Complimenti sei stato molto bravo. Sai dove abito, quando vuoi, puoi tornare.” Questa sua disponibilità mista a dolcezza mi intrigò molto. Lo salutai e tornai nel mio appartamento. La sera, nel mio lettino pensai a quell’esperienza, ancora fremevo dall’emozione tanto che non potei resistere e mi masturbai al pensiero dell’avventura avuta in giornata. Dopo qualche giorno lo incrociai di nuovo sulle scale, stava rientrando a casa. Mi vide, mi fece l’occhiolino ed entrò in casa lasciando la porta semichiusa. Ci pensai un attimo poi, assicurandomi che nessuno mi vedesse, mi feci coraggio ed entrai. Lui era seduto sul divano già senza pantaloni e boxer. “Sei venuto per questo immagino.” Mi disse. Io riposi timidamente in modo affermativo. Mi sedetti al suo fianco e cominciai ad accarezzargli le palle ed il cazzo subito divenne duro, allora cominciai a masturbarlo lentamente. Dopo un po’ mi disse: “Non ti piacerebbe farmi quello che hai fatto a mio figlio?” Capii che voleva che glielo prendessi in bocca. Feci finta di non sentire, tergiversavo. Si, lo avevo succhiato al figlio, ma era la prima volta, non sapevo bene come fare, intanto continuai a masturbarlo. “Non aver paura di essere inesperto, prenditi il tuo tempo e provaci.” Incoraggiato da queste sue parole, avvicinai il mio viso al suo sesso e lentamente, come avevo visto nei video, cominciai a leccagli le palle, poi salii, sempre leccando, lungo la sua asta, ed infine cominciai a leccare e massaggiare la cappella con lingua e labbra. Nonostante fosse la prima volta che lo facevo, lo sentivo mugolare di piacere, la mia bocca si distaccò dalla sua cappella solo per dirgli di non venirmi in bocca, l’idea di ricevere il suo sperma in bocca allora mi faceva schifo. Ad un certo punto lo sentii fare un respiro più forte, mi allontanò la bocca dal suo cazzo e, continuando a masturbarlo, lo feci schizzare sulla sua pancia. Mi guardò con uno sguardo misto di piacere e ringraziamento, poi aggiunse: “Quando vuoi, la mia porta è sempre aperta.” Così cominciammo a vederci più o meno regolarmente. Ma io mi sentivo femmina, approfittavo dei pomeriggi sola in casa, mentre i miei erano al lavoro, per vestirmi con gli abiti di mamma. Mi ammiravo allo specchio con il suo intimo addosso. Mi mettevo le sue scarpe e sculettavo come una zoccoletta. Adoravo il mio culetto tondo che, con i perizomi di mamma, era veramente sexy. Iniziai a masturbarmi il buchino ed infilarci dei piccoli oggetti capendo che potevo provare piacere anche da quel gioco. Intanto la mia relazione con il vicino continuava. Fino allora lui si era limitato a farsi succhiare e niente altro. Un giorno mentre gli praticavo il mio solito servizio, sempre sul divano di casa sua, mi fermò e mi chiese di spogliarmi, al momento provai imbarazzo a questa sua richiesta, ma poi in silenzio cominciai a togliermi i vestiti. Lui seduto sul divano ed io in piedi davanti a lui. Mi tirò a se e cominciò a succhiarmi i capezzolini, provai una sensazione di piacere che prima non avevo mai provato. Poi, con la mani, scese lungo la schiena e cominciò a massaggiarmi i glutei, instintivamente aprii le gambe. Per lui fu un chiaro segnale, mi girò di fianco e cominciò a toccarmi con una mano il pisello con l’altra il mio buchino. Qundo mi toccò il pisello ebbi una sensazione di disagio, non mi piaceva che me lo toccassero, gli tolsi la mano, ma mi girai di schiena, chinandomi un poco, offrendogli nel modo più osceno il mio buchino. Cominciò a massaggiarmelo lentamente, poi inumidì un dito con la saliva e cominciò a penetrarmi delicatamente. Il mio piacere stava crescendo sempre di più. In men che non si dica ci ritrovammo sul divano nella posizione del 69 dove io avevo tutto il suo cazzo in bocca, mentre lui masturbava con le dita, ora diventate due, il mio culetto. Più io lo succhiavo e più lui mi penetrava violentemente, dopo pochi minuti mi avvertì che stava godendo, mi tolsi ed un abbondante getto inondò la sua pancia. Andò a lavarsi e quando tornò io ero ancora nuda sul divano. “wow.. sei stato bravissimo oggi, ti va di continuare?” Io risposi di si da quanto ero eccitata. Allora si alzò, lascio il salotto un attimo e ritornò con un tubetto di crema. Pià tardi scoprii che era vaselina. Ricominciò a succhiarmi i capezzoli, questa volta mordicchiandoli un pochino, poi mi girò e mi mise la crema sul buchino quindi un po’ sulle dita e ricominciò a sditalinarmi il culetto ma, questa volta, in modo più profondo. Ci ritrovammo nuovamente nella posisione del 69. Presi di nuovo in bocca il suo cazzo ancora gocciolante di sborra, così assaggiai lo sperma per la mia prima volta, non era schifoso come pensassi. Con una mano impugnavo il suo cazzo e con l’altra dietro spingevo le sue dita sempre pù dentro, gemevo dal piacere come una puttanella. Quando mi disse che stava per godere, questa volta non mi tolsi dal suo cazzo , la volli tutta in bocca. Il suo getto caldo mi eccitò ulteriormente e, deglutita con piacere, mentre ancora lui mi sditalina il culo mi masturbai da sola godendo e sborrando tantissimo anche io. Avevo il viso rosso come un peperone, un po’ per l’eccitazione, un po’ per il calore e forse anche un po’ per la vergogna. Lui capì qualcosa e mi chiese: “Ma lo hai fatto altre volte questo gioco?” Gli risposi ovviamente di no, e che lo ringraziavo perchè mi aveva fatto provare un piacere come mai avevo provato. Lo salutai e quasi fuggii via. Intanto io, sfruttando i pomeriggi sola in casa, continuavo travestirmi con gli abiti di mamma ed imparai anche a truccarmi. Quando non era via per lavoro, il mio rapporto con il mio vicino di casa continuava. Un pomeriggio, dopo che come al solito mi aveva lasciato la porta succhiusa per poter entrare, mi presentai da lui vestito da donna e leggermente truccata. Per lui fu una graditissima sorpresa. Iniziò a baciarmi da tutte le parti, spogliandomi piano piano, mi leccò i capezzoli, poi culetto e infine il buchino. Quando, dopo aver preso la crema, si preparava per sditalinarmi il culetto, gli chiesi se questa volta non avrebbe voluto scoparmi con il cazzo, sarebbe stato bello per entrambi, non se lo fece ripetere due volte. Sempre sul divano, mi mise alla pecorina in ginocchio sullo stesso. A quell’età ero magrina ma vevo un culetto ed una schiena molto sexy, come mi diceva lui, cosa che lo eccitò ulteriormente. Dopo avermi lubrificata per bene, in piedi da dietro, mi penetrò. Pensavo ormai di essere abitatuata e dilatata abbastanza dalle sue dita e dagli oggetti che mi infilavo da sola, ma nonstante questo fu un poco doloroso. Avevo male ma era bello, stavo scoprendo un piacere diverso. Lui eccitato per la novità non resistette molto, dopo poco lo sentii sfilarsi ed un getto caldo mi inondò la schiena. Da allora iniziò a scoparmi tutte le volte che potevamo incontrarci, per il suo ed il mio piacere. Dopo un anno purtroppo lui si dovette trasferire e finirono i nostri incontri. Intanto la mia trasformazione in donna continuava. Come detto ero magrina ma con un bel culetto, poca barba e pochi peli, quando mi travestivo e mi truccavo ero proprio carina. Mi piaceva guardarmi allo specchio vestita come si vestiva mia mamma. Indossavo i suoi abiti, avevamo la stessa taglia, poi li riponevo con cura affinché non si accorgesse. In quel periodo successe una piccola rivoluzione nella mia vita familiare. Causa il lavoro di mio padre, sempre fuori a volte anche per mesi, i miei decisero di prendersi la cosiddetta pausa di riflessione e si separarono. Mia madre dopo la separazione ebbe un cambiamento di stile di vita notevole. Cominciò ad uscire con le amiche alla sera, mio padre non la portava mai fuori, e forse anche con amici. Cominciò ad acquistare abitini e intimo molto sexy. Io me la godevo perché potevo indossarli quando ero sola in casa, avevamo le stesse misure, tette a parte ovviamente, sia di abiti che di scarpe. Addirittura quando sapevo che rimaneva fuori molto provavo anche a truccarmi in modo anche molto marcato. Nel giro di poco tempo fui in grado di trasformarmi in una ragazza perfetta. In quel momento, la mia sessualità, viveva il sesso come un qualcosa di troppo coinvolgente, forse avrei dovuto viverlo in modo più easy. A farmi capirè ciò fu involontariamente proprio mia madre. In alcuni giorni della settimana avevo lezione al pomeriggio, quel giorno, causa l’indisposizione di una professoressa ci mandarono a casa alla fine delle ore mattutine saltando le lezioni del pomeriggio. Arrivata a casa vidi parcheggiata la macchina di mia mamma, rimasi stupita perché pensavo fosse al lavoro. Incuriosita salii in casa facendo piano, non so perché, entrai e subito sentii delle voci provenire dalla camera. Mi avvicinai e capii che non era sola, era con un uomo. La camera di mia mamma era in un angolo dell’appartamento dove si poteva spiare senza essere visti, così mi nascosi e rimasi li a gurdare. Li vidi sdraiati sul letto che si baciavano, lei non era nuda ma indossava un intimo molto sexy, guepiere e reggicalze, insomma le cose tipiche da zoccola, lui invece tutto nudo, un gran bel maschio con un bel cazzone. “Rita aveva proprio ragione, sei davvero dotato.” La sentii dire poco prima che si infilasse qual cazzone in bocca. Io vidi tutto tra lo shock di vedere mia madre in quella situazione e l’eccitazione provocatami dalla situazione stessa. Dopo averlo succhiato per un bel po’ gli montò sopra e lo cavalcò fino a farlo godere. Quello che mi stupì è che dopo, senza ritegno gli disse: “Ti andrebbe di tornare a trovarmi tu ed il tuo bel cazzone? Vedo che avevi bisogno di una bella scopata.” “Si, ne avevo proprio bisogno, sai con mia moglie facciamo poco o niente” Poi mia madre riprese: “Ma tua moglie te lo da il culo? Perché se torni te lo do io.” E lui: “E se te lo chiedessi adesso?” E lei: “Porcellino impaziente, va bene, ma poi torni comunque, mi piace troppo il tuo cazzone.” Lui ovviamente rispose in modo affermativo così iniziò ad incularsela. Lei era un tutto: “Ahi.. fai piano.” Alternato con: “Si spaccami il culo.” Io ero in delirio alla vista di quella scena. Appena lo vidi sborrare ne culo di mia madre, silenziosamente come ero entrata uscii e scappai in garage dove mi masturbai super eccitata. Quel giorno mia madre mi fece capire che il sesso andava preso con leggerezza che alla fine era solo un gioco. Non le dissi mai di quel fatto, anche perché il mio rapporto con lei era molto bello, stavamo spesso insieme, parlavamo di tutto anche se non sapeva della mia indole, o forse lo sospettava. Un giorno mentre l’accompagnavo al supermercato incrociammo un amico suo e di papà, un amico che non frequentava più. Al suo saluto lei fece finta di non vederlo, poi dopo che le si parò davanti lo salutò freddamente. Allora le chiesi perché lo aveva trattatato in quel modo. “Perché è uno stronzo, ha sempre tenuto le parti di tuo padre, poi Marco, si chiama così, è un suo amico, non mio.” Io non potei notare come fosse comunque un bell’uomo, sulla cinquantina, dall’apetto molto giovanile. Era il periodo di carnevale, mia madre aveva organizzato con le amiche un viaggio di qualche giorno a Venezia per vedere il carnevale veneziano. Mi chiese per scrupolo se avessi avuto dei problemi stare sola. Figuratevi, era quello che speravo, avevo voglia di trasformarmi indossando il suoi abiti sexy ed il suo intimo. Poi ormai sapevo badare a me stessa, cucinavo, lavavo, stiravo, insomma una perfetta donna di casa. Appena la mamma usci di casa il venerdì sera, cominciò la mia traformazione. Andai a cercare i suoi abiti più sexy e li indossai. Un trucco leggero e iniziai a specchiarmi e a sculettare per la stanza. Ero proprio carina, bel culetto, belle gambe, un viso dolce per niente mascolino, iniziai a chiedermi se qualcuno avesse potuto scambiarmi per una ragazza vera. Mentre ero assorta in questi pensieri mi venne una pazza idea. La sera successiva, per il carnevale, un locale della zona aveva organizzato un festa in maschera, decisi di andarci vestita da ragazza, volevo mettermi alla prova, prendermi questo rischio. Il giorno dopo passai tutta la giornata a pensare e preparare l’abbigliamento. Nel pomeriggio mi feci un bagno con i sali profumati che usava mamma e intanto mi depilai i pochi peli che avevo sul corpo, petto, gambe braccia e soprattutto pube. Mi cosparsi tutta della sua crema corpo profumata, era un piacere accarezzare il mio corpo liscio, poi mi diedi lo smalto sulle unghie di mani e piedi e comiciai a truccarmi. Ormai ero diventata abilissima anche ne trucco. Appena finito cominciò la mia vestizione. La mamma aveva uno bellissimo abito da sera, stretto, lungo poco sotto le ginocchia ma con uno spacco quasi inguinale. Sopra non era molto scollato ma con del pizzo sul davanti che creava un intrigante gioco di vedo non vedo. Sotto ovviamente calze nere con la riga dietro, sorrette dal reggicalze, perizoma di pizzo, e reggiseno coordinato imbottito. Per finire la mia trasformazione una parrucca di capelli neri lunghi che mia mamma, non so per qule motivo, teneva nascosta nell’armadio. Immancabili infine un paio di décolleté tacco 10. Ormai camminare sui tacchi ci ero abituata, viste le ore perse a sculettare per la casa con le scarpe della mamma. Finii la mia traformazione con della bigiotteria, sempre di mia madre. Mi guardai allo specchio così abbigliata e mi congratualai con me stessa. Ora ero pronta per uscire. Presi in cappotto di mamma e chiamai un taxi, ovviamento facendo la voce sottile. Appena arrivò il taxi gli diedi l’indirizzo del locale, sempre parlando con voce sottile. Non so se avesse capito qualcosa o mi avesse scambiata per una vera ragazza, fatto sta che il taxista non tolse mai gli occhi dallo specchietto retrovisore. Io apposta facevo la smorfiosetta. Arrivati al locale scesi ed entrai. Per prima cosa mi assicurai che non ci fosse nessuno che mi conoscesse, in ogni caso ero mimetizzata nelle luci soffuse e tra le centinaia di maschere presenti. Ordinai subito un drink, con il bicchiere in mano, giravo serena tra divanetti e poltrone notando occhiate furtive sia di uomini che di donne. Mi piaceva mostrarmi, era la mia prima uscita “en femme” godevo di ogni attimo di questa mia nuova esperienza, finché non vidi lui, Marco, l’amico dei miei incontrato al supermercato. Sperai che non mi vedesse, accidenti, la mia serata era rovinata. Con la coda dell’occhio lo cercavo, in modo di evitarlo ma ad un certo punto me lo ritrovai davanti. “Ciao, ma che carina che sei, posso offrirti qualcosa?” Cercai di rimanere tranquilla ed accettai la sua offerta. Parlammo e bevemmo per circa mezzora, io rispondevo sempre con voce sottile sperando non mi avesse riconosciuta. Ad un certo punto partirono dei lenti e lui mi invitò a ballare. Mentre mi abbracciava ebbi un fremito, poi avvicinandosi all’orecchio mi disse sussurrò: “Sei bellissima, però si vede che non è una abito di carnevale, sei troppo perfetta, sembri veramente una donna.” Aggiungendo alla fine della frase il mio vero nome. Mi paralizzai all’istante. Lui si accorse e subito aggiunse: “Stai tranquilla, sarà un nostro segreto, non lo saprà mai nessuno. Anzi se ne vuoi parlarne sono a tua disposizione. Magari usciamo e ne parliamo in macchina qui c’è troppo casino per parlare di queste cose. Ti va?” Ci pensai un attimo poi accettai la sua proposta. Gli dissi di andare che lo avrei raggiunto, quindi andai in bagno, ovviamente delle signore, mi rifeci il trucco, soprattutto il rossetto che con il drink se ne era andato. Ritirai cappotto e borsetta e uscii. Lui mi stava aspettando in auto proprio davanti all’entrata del locale. Salii e ci spostammo in una zona più tranquilla del parcheggio. In auto mi chiese di me. Il suo tono dolce mi rilassò e così mi sciolsi e gli raccontai quasi tutto. Mi accorsi che mi guardava la coscia perché il reggicalze usciva dallo spacco, istintivamente mi coprii. Era molto dolce, non sembrava quell’uomo stronzo descrittomi da mia madre, il suo modo di parlare mi metteva a mio agio. Poi aggiunse: “ Ma lo sai che sei davvero molto carina? Hai mai avuto un ragazzo?” Gli dissi la verità, ovvero che non avevo mai avuto nessun legame sentimentale, ma che avevo avuto una relazione con un uomo che mi aveva iniziata al sesso. Mi prese le mani tra le sue, poi mi sposto i capelli e mi baciò sul collo. Ero in estasi, girai la testa e cercai la sua bocca, lui me la concesse e cominciammo baciarci profondamente. Era la prima volta che baciavo un uomo, con il mio vicino di casa non c’erano mai state queste effusioni, era bellissimo. Lui cominciò ad accarezzarmi le cosce, lo lasciai fare, mi piacevano le sue carezze. Quindi mi fece scendere un poco il vestito dalle spalle, scostò il reggiseno e cominciò a giocare con i miei capezzoli. Li non capii più niente. Misi una mano sul suo pacco, era gonfio e pulsante. Allora gli chiesi spudoratamente: “Ti va di fare l’amore con me?”. E lui: “Si ma non qui, andiamo a casa mia.” Ci ricomponemmo e senza dirci altro ci dirigemmo verso la sua casa. Appena entrati creò un po’ di atmosfera con delle luci soffuse, quindi mi offrì un altro drink. Ricominciammo a baciarci nuovamente. Mentre ci baciavamo, fece scorrere la zip che chiudeva il vestito e lo fece scivolare a terra. Rimasi solo in intimo e scarpe. Le sue mani si insinuarono subito nel perizoma e fece scivolare giù anche lui. Le sue mani mi toccavano dappertutto, gli feci capire subito che non amavo che mi toccassero il pisello, lui virò subito sul mio culetto e cominciò a massaggiami il buchino. Anche io non rimasi con le mani in mano, gli slacciai la patta dei pantaloni dal quale spuntò un cazzo splendido. Allora subito, senza dirmi niente, se li abbassò restando in piedi davanti a me con il cazzo eretto, era troppo invitante. Mi avventai sul cazzo e iniziai a succhiarlo con molta avidità. Sarà stata l’eccitazione o forse perché, vorrei sperare, ero brava io nel farlo, tanto che mi riempì subito la bocca del suo sperma. Non disse niente, solo: “Oddio che bocca!” Mente lui si riprendeva dal periodo refrattario parlammo un pochino, da parte sua solo complimenti. “Sei davvero bellissima e soprattutto sei un fuoco. Nessuna mi ha mai succhiato come hai fatto tu. Ma come devo chiamarti in questi momenti? Lo hai già un nome femminile? Dai se vuoi lo troviamo insieme.” Nel frattempo mi sfilò il reggiseno e cominciò di nuovo a leccarmi e succhiarmi i capezzoli. Appena vidi che il suo cazzo indurisrsi per la seconda volta mi ci si avventai e cominciai a succhiarlo con la stessa foga di prima. Quando fu duro al punto giusto gli dissi: “Ho voglia di fare l’amore con te adesso.” E senza aspettare la sua risposta, solo con reggicalze e tacchi a spillo, mi sedetti sopra di lui e mi penetrai. Comiciò allora una danza che ci portò a provare diverse posizioni, prima a cavallo, poi alla pecorina quindi alla missionaria e, mentre mi scopava nell’ultima posizione, cominciammo a limonare di nuovo come due ragazzini, alla fine lo sentii uscire e vidi un getto caldo inondare il mio petto, alcuni schizzi arrivarono fino sul viso. Rimanemmo per qualche minuto abbracciati poi andammo in bagno a lavarci. “Amore grazie, sei stata splendida, ora ti riporto a casa.” Ovviamente accettai il passaggio ma prima, un po’ da civettuola, volli rifarmi il trucco. Lui mi osservava mentre mi truccavo alla fine uscì con un grande complimento: “Lo sai che sei più femmina tu che molte donne che ho conosciuto.” Accettai di buon grado e ricambiai, gli confessai che era un bell’uomo che non mi dispiaceva affatto. Mi rivestii e mi riaccompagnò. Questa volta in macchina parlammo molto, non c’era più il silenzio di prima. Arrivati da me, prima che scendessi mi disse: “Ti va di darmi un ultimo bacio?” Proprio come due adolescenti innamorati. Ed io di rimando: “Perché invece non sali da me, ho voglia di dormire con te?” Senza pensarci accettò la mia proposta. In silenzio aprii il portone del palazzo, quindi la porta di casa. Appena entrati subito le nostre bocche iniziarono a cercarsi come se non si fossero mai baciate. Dopo qualche minuto gli dissi: “Aspetta voglio farlo nel lettone dei miei, aspettami lì.” Andai in bagno e mi tolsi il trucco, non volevo lasciare segni di cosmesi su cuscino e lenzuola, ma tenni la parrucca. Indossai un civettuolo baby doll di mia madre sopra il perizoma e lo raggiunsi. Lui si era già spogliato, era solo con i boxer. Cominciammo a scambiarci nuovamente baci di fuoco, quindi mi sfilò il perizoma, ed io i boxer, mi sdraiò sul letto e si mise le mie gambe sulle spalle e mi penetrò in quella posizione. Finalmente stavamo facendo l’amore, quello vero. Mentre mi scopava mi parlava: “Sei bellissima, mi sa che sto perdendo la testa per te.” Io ero in estasi nel sentire quelle parole. “Vorrei che tu fossi la mia donna, solo mia.” Il fatto che cominciava a parlarmi sempre al femminile mi riempì ancora di più di gioia. “Perché non me lo chiedi allora?” Gli risposi. E lui: “Vuoi essere la mia donna?” Ed io: “Siiiii… lo voglio. Mi piaci da morire. Mi sei piaciuto fin dalla prima volta che ti ho visto al supermercato con mamma, voglio essere la donna, la tua amante, la tua zoccola, sarò per te tutto quello che mi chiederai.” Fu la mia risposta. Intanto feci scivolare le mi gambe dalle sue spalle e gliele strinsi attorno alla vita tirandolo a me così da poterci baciare di nuovo. Tutte queste dichiarazioni d’amore portarono la nostra eccitazione al massimo finche non lo sentii dire: “Amore sto godendo dentro di te.” Ed uno spruzzo caldo inondò il mio ventre. Sentii una sensazione incredibile, strinsi di più le gambe attorno a lui per sentire appieno ogni suo colpo, accompagnato dagli spuzzi del suo sperma. Provai un piacere indicibile tanto che venni anche io. Non avevo mai goduto così, tanto che scoppiai a piangere dalla gioia. Lui stava per dirmi qualcosa per sapere cosa avessi ma lo fermai subito: “Sono felice, baciami!” Dopo un attimo di relax, ci lavammo e poi di nuovo a letto ci addormentammo abbaracciati. La mattina mi svegliai prima di lui e gli portai la colazione a letto. “Buongiorno amore.” Gli dissi presentandomi con del caffè, una spremuta e dello yogurt. Lui apri gli occhi e baciandomi mi disse: “Ciao tesoro.” Poi aggiunse: “Senti, te l’ho già chiesto ieri sera, ce l’hai un nome femminile con il quale possa chiamarti? Non mi va di chiamarti con tuo nome maschile.” Ci pensai un attimo poi gli risposi: “Chiamami Magda, come mia madre.” In quel momento nacque Magda. Dopo colazione facemmo di nuovo l’amore così come prima di mezzoggiorno. Quindi gli preparai qualcosa per pranzo, ero già molto brava a cucinare, poi ci salutammo dandoci l’appuntamento per i giorni successivi. Il resto del pomeriggio lo passai a stirare gli abiti di mamma, così da riporli come se non li avessi indossati. Mi tolsi lo smalto la aspettai al ritorno dalla sua gita, felice come mai lo fossi stata. Il mio rapporto segreto con lui durò qualche anno, poi mi trasferii per l’università, spesso veniva a trovarmi ma poi lui decise di interrompere la nostra relazione perché ci stavano scoprendo, così finì il mio periodo felice, dopo di lui solo squallore.
Dopo la fine della mia realazione con Marco, cominciò per me un periodo di grande depressione. I miei si rimisero insieme con la conseguenza che mia madre abbandonò le sue uscite serali, immagino con amanti occasionali, e di conseguenza abitini ed intimo sexy, mi ritirai dall’università, e fu così che cominciò per me un periodo di altalenante squallore. Iniziai ad avere relazione basate solo sul sesso ed a volte anche poco brillanti e pericolose. Spesso mi infilavo nei cinema porno o giravo nei parcheggi dei camionisti, sesso occasionale vestita da uomo, che sfogava il mio arrapamento ma poi mi ritrovavo più triste e depressa di prima. Ma io volevo sentirmi femmina fino in fondo. Un giorno, immersa nella totale depressione, chiamai una trans escort trovata su un sito di incontri ed organizzai per farmi scopare vestita “en femme”. Arrivai da lei con i miei abiti nello zaino, poi lei mi aiutò a vestirmi e truccarmi, quindi facemmo l’amore. Fu molto eccitante, lei bellissima e dotatissima, 23 cm., mi parlava e mi baciava mentre lo facevamo, mi pareva di essere tornata indietro di qualche anno, tanto che ebbi un orgasmo molto intenso. Prima di andarmene ovviamente la pagai, ma prima che me ne andassi mi fermò e mi disse: “Ti andrebbe di venire a trovarmi più spesso?” Io ribattei che mi era piaciuto molto fare sesso con lei ma che le mie finanze non potevano permettermelo. Lavoravo, ma era un lavoro impiegatizio non molto bene retribuito. “No, lo faremo solo per nostro piacere, non mi dovrai pagare.” Anche se non era la relazione che sognavo le dissi di si. Per un periodo lo facemmo spesso e con gusto, lei si era invaghita di me ed io di lei, la prassi era sempre la stessa, andavo da lei, mi vestivo da donna e poi facevamo l’amore, finchè un giorno non ci beccò il suo pappone. Dire che era incazzato era un eufemismo, veramente ebbi timore per la mia vita. Dopo aver capito cosa chiedevo alla sua protetta, prendendoni per un braccio mi disse: “Ora vieni con me.” Mi strattonò, mi caricò in macchina a forza e mi portò nel suo appartamento. “Tu non devi più farti scopare da lei, per lei è un lavoro. Non deve farlo per il tuo piacere e basta, lo deve fare per soldi, se vuoi farti scopare vestita da donna ci penso io, ma lei lasciala stare.” Mi portò in una camera dove c’era un armadio pieno di vestiti da donna. “Su, cercane uno e vestiti.” Così dicendo si spogliò, era grasso e peloso ma almeno aveva un bel cazzo, e così facemmo l’amore. Alla fine mi disse “Ma che brava che sei stata, torna ancora a trovarmi.” Così quando ero in crisi andavo da lui e cominciai a frequentarlo assiduamente, tanto che mi feci prendere dal suo modo di fare, a volte burbero e a volte dolce, così dopo sei mesi di frequentazione, mi trasferii da lui. Ai miei dissi che ero andata a vivere con un amico perché più vicina al posto di lavoro. Lui mi regalava vestiti e scarpe che io non avrei mai potuto permettermi, ed io lo ricambiavo dandogli me stessa. Con lui non c’era l’amore che avevo avuto per Marco, ma per il momento mi andava bene così. Alla mattina andavo al lavoro, facevo il part time, poi al pomeriggio a casa tornavo ad essere Magda. Ogni tanto mi faceva vestire e truccare di tutto punto e mi pertava fuori a cena “en femme”, mi piaceva, così potevo dar sfogo a tutta la mia femminilità. Poi dopo circa sei mesi di convivenza arrivò la classica doccia fredda, un fatto inaspettato. Ricordo ancora che era domenica, lui venne a casa e mi disse: “Magda ho bisogno di un piacere, le ragazze sono impegnate ed ho un grosso cliente, devi soddisfarlo tu. Vai nell’appartamento al 4° piano, lui viene, ti scopa, ti paga e basta.” Io gli risposi: “ Guarda che hai sbagliato capire, io non sono una delle tue zoccole. Non sono qui per fare la troia.” Senza degnarmi di una risposta mi rifilò un sonoro ceffone, poi aggiunse: “ Lurida ingrata, ti ho coperta di regali, ti faccio fare la bella vita da mesi e tu cosa mi hai dato in cambio? O ti fai sbattere da lui o ti sbatto fuori casa e ti sputtano a vita. Stronza!” Tra le lacrime accettai, fu la mia prima marchetta. Tornai da lui in piena notte, appena mi vide con il suo solito modo sdolcinato mi disse: “Ciao amore, vieni da me, che brava che sei. Guarda cosa ho preso per te, se fai il tuo dovere lo sai che io ti sono grato.” In una scatola c’era un nuovo paio di scarpe. Capivo che quello stronzo stava manipolando. Poi volle fare l’amore. Da quel giorno i “piaceri” si susseguirono, divennero due, tre, quattro ed in capo a tre mesi ero diventata una puttana come tutte le altre. Avevo il mio appartamento, il mio telefono e la fila di clienti fuori dalla porta. Orrendi, vecchi e bavosi, raramente qualcuno che mi piacesse ma comunque non riuscivo a godere lo stesso. Non mi piaceva fare la troia part time ma ero obbligata da lui, alla mattina avevo il mio lavoro impiegatizio da ragazzo insospettabile, il pomeriggio e la notte diventavo Magda la zoccola. Arrivai a prendere fino a sei cazzi al giorno e quasi tutto l’incasso andava al mio pappone. Ormai questa storia durava da sei mesi, non ce la facevo più, appena gli dicevo che volevo smettere mi copriva di sberle ed insulti, ed anche minacce pesanti. Poi il destino mi aiutò, anche se per me fu una cosa molto triste. Mio padre fu ricoverato in ospedale, dopo lunghe richieste mi fu permesso di trasferirmi dai miei per qualche giorno. Presi tutte le mie cose da ragazzo, lasciando il ricco corredo femminile, e tornai a casa. “Ricordati di non fare la furba, perché so dove abiti e dove lavori, posso venirti a prendere quando voglio.” Fu il suo saluto quando lo lasciai. Siccome il papà peggiorava, rimasi più del previsto, alla fine purtroppo ci lasciò. Io volli e voglio pensare che sia stato l’ultimo favore che mi fece mio padre. Quando tornai al mio appartamento trovai tutto chiuso, mi informai e mi dissero che qualche giorno prima avevano fatto una retata e avevano arrestato il pappone ed altre persone a lui collegate. Ringraziando il cielo, per questa opportunità insperata, tornai subito a casa e per un certo periodo rimasi tranquilla fino a quando conobbi una donna. Matura ma molto sexy, non so cosa mi prese, forse pensavo che Magda ormai fosse morta, tanto che mi misi con lei. Era la prima donna che frequentavo, ero un giovanotto molto carino e lei si era invaghita di me. Accettai le sue avances, e andai a convivere. Scoprii dopo poco, quanto era porca, mentre io ero fuori per lavoro, lei si faceva scopare da diversi uomini, quando lo venni a sapere anziché arrabbiarmi mi eccitai, tanto che cominciai a spiarla. Lei scoprì il mio gioco e, sapere che la spiavo quando scopava con altri, la eccitava ulteriormente. Quando non potevo spiarla, mi faceva trovare prove del suo tradimento tanto che io mi masturbavo al pensiero, o addirittura mentre scopavamo le facevo raccontare dei suoi incontri e dei suoi amanti. Il fatto che volessi sempre sapere se i suoi amanti fossero bravi, dotati o porci scopatori, forse la insospettì sulla mia eterosessualità finche un giorno mi chiese apertamente se avevo attrazione anche per gli uomini, sinceramente gli dissi che in passato avevo avuto delle relazioni con degli uomini, lei si intrigò ancora di più, da quel giorno cominciammo a fare giochi diversi. Una sera mi volle trasformare in una donna, non lo facevo più da tempo, mi aiutò a depilarmi, quindi mi truccai e mi abbigliai a dovere. Mi portò in un bar così vestita, lei mi si presento con abiti maschili. Li mi corteggiò come se fossimo due sconosciuti, poi nel bagno mi scopò con lo strap on dicendomi che ero una lurida troia che girava bar in cerca di cazzi. La cosa mi eccitò molto tanto che ebbi un orgasmo mentre mi penetrava. A casa avevo un mio reaprto nell’armadio dove custodivo gli abiti e gli accessori femminili che mi regalava. Spesso, anche quando facevamo l’amore tra di noi mi faceva vestire da donna e mi scopava con dildo, strap on e giocattoli vari. Cominciò anche a portare a casa suoi amici che ci scopavano entrambe. Questa nostra storia continuò per circa due anni e l’asticella si alzava sempre più. Tra i vari giochi cominciò anche a provare piacere nel riprendersi con una telecamera, soprattutto quando non c’ero io, per poi farmi vedere le sue performance. Un giorno, mentre ero fuori per lavoro, mi chiamò e mi disse che si era fatta scopare da due senegalesi conosciuti al mercato. Mi raccontò per filo e per segno ciò che aveva fatto tanto che mi masturbai al telefono. Poi aggiunse che mi aveva lasciato la prova filmata. Tornata a casa, approfittando del week end solo, lei era in giro a prendere cazzi, decisi rilassarmi e passare due giorni vestita da donna, cosa che non facevo da tempo, così con grembiule, fascia attorno alla testa da tipica casalinga, calze autoreggenti e perizoma, mi misi a fare i mestieri in casa. Mentre spolveravo trovai una videocassetta con scritto “negri”, capii subito che era la prova filmata che mi aveva lasciato. La inserii ne video registratore e mi misi a guardare. Lo spettacolo era estremamemnte eccitante, loro non solo erano molto dotati, ma se la stavano scopando in entrambi i pertugi contemporaneamente. Eccitata andai a prendere un grosso dildo nero, giusto per l’occasione, e cominciai a penetrarmi. Eccitata da tutto ciò non mi accorsi che nel frattempo era entrato suo padre per dei lavoretti che doveva fare, aveva la chiave. Quando lo vidi rimasi paralizzata, lui invece esclamò: “Ma guarda che famiglia di troie e puttane mi sono ritrovato.” Così dicendo, già eccitato, si abbassò i pantaloni e prendendomi un po’ bruscamente, mi scopò mentre guardava il video della figlia. Il maiale mi riempi il culo di sborra, poi prima di andarsene mi disse: “Adesso che lo so, tornerò spesso a scoparti, cagna vogliosa.” Così mi ero trovata un nuovo amante, di tanto in tanto veniva, mi usava e poi se ne andava, non mi piaceva come uomo ma mi eccitava la sua animalità, finchè un giorno non fummo beccati dalla figlia. Non fece scenate da film, c’erano troppe cose da spiegare, ci lasciammo e basta. Io e suo padre ci rivedemmo diverse volte, ma alla fine la relazione terminò. La mamma nel frattempo aveva ereditato una casa a due piani dai nonni, così, su sua richiesta, tornai da lei. Ci sistemammo con lei al primo piano, ed io al secondo. Ormai erano passati diversi anni, non riuscivo più nascodere la mia parte femminile, il mio futuro doveva essere Magda. Avevo avuto diverse relazioni, più o meno lunghe, che per ragioni diverse mi lasciavano solo vuoto e tristezza. Inseguivo ancora un amore giovanile come quello con Marco, anche se ormai non ero più una ragazzina. Ricominciai a frequentare i cinema porno dove spesso passavo le mie giornate a succhiare cazzi, un giorno ne succhiai 15 in un pomeriggio, ero diventata una tossica del sesso. Purtroppo ero sempre vestita da maschio, volevo ritornare ad essere Magda. Un giorno volli provarci. Andai al cinema con una tuta da ginnastica dove sotto avevo già indossato calze e intimo femminile. Una volta dentro, andai in bagno, mi truccai, estrassi dallo zainetto vestito, scarpe con il tacco e parrucca, quindi ritornai in sala. Non c’erano molte persone, solo in un angolo c’era un piccolo assembramento. Ahimè mi accorsi più tardi che erano i più porci. Fui presa con forza mentre succhiavo uno accovacciata tra le poltrone del cinema e in nel giro di mezzora minuti fui stuprata da otto persone, uno dopo l’altro, anche due extracomunitari che, dal dolore che provai provato, dovevano avere dei cazzi asinini. Abusarono di me senza scrupoli. Dopo essersi svuotati tutti almeno una volta, mi portarono di peso in bagno dove mi fecero sedere dentro un orinatoio quindi mi fecero tutti oggetto della loro pioggia dorata. Non avevo più la forza di reagire, rimasi per ore a piangere finché la maschera, nel suo giro di controllo a fine giornata mi trovò seduta con le braccia sulle ginocchia e la testa su di esse. L’esperienza mi segnò molto. Ne rimasi veramente impaurita sia per il rischio fisico sia per la paura di aver preso delle malattie. Passai un periodo a fare tutta una serie di esami per scongiurare questa eventualità, poi tranquillizzatami, decisi che avrei smesso quel tipo di vita. Smisi di uscire “en femme”, lo ritenevo troppo rischioso, e diventai molto più selettiva nella ricerca dei miei partner. Amo sempre vestirmi da donna, truccarmi, sculettare per la casa e truccarmi, quando sono sola o quando incontro qualche amico, ma ormai sono solo incontri esclusivamente finalizzati al sesso senza trasporto amoroso, nessuno potrà mai sostituire il vero e unico amore giovanile che ho provato per Marco.
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2024-01-30
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