La convalescenza di mia madre (parte seconda)
di
Marco Sala
genere
incesti
All’ultima visita il medico confermò ad Amelia che tutto andava per il meglio e che ormai non era più il caso di tenere ancora le fasciature che le immobilizzavano i polsi. Dopo averla liberata dai suoi impedimenti la salutò con le prescrizioni finali e fissandogli direttamente l’appuntamento con il fisioterapista. Lei era felicissima per la guarigione ma soprattutto perché finalmente, a letto, avrebbe potuto avrebbe potuto toccare ed accarerezzare il figlio come desiderava. Non vedeva l’ora di fare l’amore completo con il figlio senza preoccuparsi della gamba e dei polsi, voleva sentirlo dentro di se. Mentre il taxi la riportava verso casa, al solo pensiero cominciò a bagnarsi. Appena aperta la porta per prima cosa, ancora con un po’ di fatica salì le scale e andò nella sua camera da letto, si truccò e cerco qualcosa di carino da indossare. Quando Paolo rientrò più tardi fu stupito di constatare quando fosse sexy sua madre. “Amore, sei bellissimo.” Le disse facendogli scivolare le braccia attorno alla vita. Le sembrava ancora strano dire quelle parole, poi guardando il figlio in viso, le loro labbra si incontrarono e si baciarono appassionatamente. Finalmente nell’abbraccio poteva sentire sotto le sue mani l i muscoli tesi delle spalle del figlio. Mentre le loro lingue si intrecciavano, Amelia iniziò, come in una strana danza, a sfregare il proprio pube contro quello del figlio. L’erezione di Paolo fu immediata così come un formicolio nel ventre di Amelia. Quando le loro bocche si staccarono, Amelia senti un gran calore nel basso ventre e la vagina in fiamme dal desiderio. Appena ripresero fiato disse: “Tesoro, che ne dici se stasera ceniamo più tardi?” Paolo le rivorse uno sguardo perplesso. “Voglio che tu mi porti a letto e faccia l’amore con me, è troppo tempo che aspetto questo momento. Sono tua, prendimi!” Lei rise di felicità quando il figlio, prendendola in braccio, la accompagnò in camera deponendola dolcemente sul letto. Lui si tolse la polo restando a petto nudo davanti a lei, quindi cominciò a sbottonare la camicetta della madre, i suoi occhi brillarono quando poterono posarsi sul reggiseno in pizzo indossato da Amelia. Lei si girò affinche lui potesse slacciarglielo lasciandolo cadere a terra, quindi si girò di nuovo verso di lui. Le sue mani, ora libere, si posarono sui pettorali del figlio mentre lui la stringeva se. Paolo si sbarazzò velocemente dei jeans e dei boxer mostrando il suo cazzo che orgogliosamente svettava. Amelia si liberò della gonna che anche lei fece cadere a terra, lasciando che fosse il figlio a togliergli le mutandine. Ora che entrambi erano nudi, Paolo fece sdraiare delicatamente la madre sul letto e, con molta attenzione vista la non ancora perfetta forma fisica di lei, le si sdraiò sopra. Amelia ora poteva sentire il sesso del figlio palpitare contro il suo pube. “Mamma sei pronta?” Guardando negli occhi il figlio annui. “Sono pronta ormai da diverse settimane amore.” Così dicendo, allargò ulteriormente le gambe e prendendo in mano il cazzo del figlio ed indirizzandolo verso la sua fica ormai madida di umori gli disse: “Ti voglio, prendimi, facciamo l’amore. Fai godere la mamma, tesoro.” “Mamma di voglio bene.” “Anche io tesoro mio.” Quando lui la penetrò sentì il suo sesso over size espandere le pareti vaginali come fosse la prima volta, si stava prendendo questa nuova verginità che aveva acquisito da anni di inattività, tanto che emise un gemito di dolore. Incrociò le gambe dietro la schiena del figlio per tirarlo ancor più a se finche le loro pance non furono premute strette l’una contro l’altra. “Mio dio come ce l’hai grosso. Fai piano per favore amore. Ormai è tanto tempo che la mia fica non viene penetrata, lascia che si abitui al tuo bel cazzone.” Allora Paolo cominciò a scoparla dolcemente mentre le loro bocche si baciavano. Lentamente aumentò il ritmo e la forza dei suoi colpi di reni. Amelia sentiva la sua eccitazione crescere, il suo corpo stava rivivendo, rispondeva ad ogni colpo che il figlio le dava. “Più forte, più veloce tesoro, ti prego.” Amelia aveva dimenticato quanto fosse bello fare sesso, ora, unita al brivido e all’ecitazione di farlo con il proprio figlio, sentiva il piacere crescergli dentro ad una velocità vertiginosa. Quando Paolo le mise una mano sul seno, senti aumentare ed arrivare ancora più velocemente il piacere, e quando lui cominciò a torcergli un capezzolo ebbe un orgasmo fulminante. Neanche il tempo si far sopire le contrazioni causate dal primo orgasmo che il suo corpo reagì nuovamente alle sollecitazioni del figlio e, gettando la testa indietro inarcando il corpo percorso da un evidente tremito, ebbe un secondo orgasmo ancora più forte del primo. Amelia ora era sempre più a suo agio con il grosso sesso di Paolo. Mentre lui la scopava con l’amore che solo un figlio può provare, la sua eccitazione stava raggiungendo nuovamente il culmine. Pronta per godere per la terza volta sentì il cazzo del figlio gonfiarsi sempre di più, qualsiasi remora o timore che potesse aver avuto prima relativamente a questa sua relazione incestuosa, scomparvero immediatamente. Il suo corpo iniziò ad avere delle convulsioni e tremare quando percepì i segnali del piacere imminente del figlio. Quando poi sentì il suo sperma inondargli le profondità del suo ventre, senti il suo cervello esplodere ed ebbe il terzo orgasmo contemporaneamente a lui. Quasi trent’anni senza fare sesso con uomo e oggi in meno di un’ora era esplosa tre volte. Erano ancora così nella stessa posizione, con il cazzo moscio dentro di lei, quando si addormentarono abbracciati. Quanche ora più tardi Amelia fu risvegliata dalle mani del figlio che le stuzziacavano i seni ed i capezzoli. Questa volta gli si mise a cavalcioni con le cosce vergognosamente divaricate, afferrò il cazzo di Paolo di nuovo in erezione e si impalò infilandoselo tutto fino in fondo. Non si riconosceva più, ora era lei che si stava scopando il figlio. In questa posizione, il cazzo enorme di Paolo le arrivava sino in fondo alla sua vagina, e non ci vollero più di tre minuti affinchè Amelia inondasse degli umori dell’ennesimo orgasmo la verga del figlio. Visto il rapporto che si era creato con la mamma, Paolo decise di vendere il proprio appartamento e di trasferirsi in pianta stabile dalla mamma. Per i vicini Paolo era un figlio che, dopo un grave incidente, aveva deciso di prendersi cura della mamma, ma appena chiusa la porta di casa erano dei focosi amanti. Paolo ormai passava le sue notti nel letto della mamma, diventato ormai un’alcova bollente dove provavano tutte posizioni possibili per fare sesso. Amelia era avida di novità e sempre desiderosa del sesso del figlio, sembrava volesse recuperare i trent’anni di castità e di sesso perduto. Lentamente la ripresa fisica si completò e lei riprese fiducia in se stessa. Acquistò una nuova auto per essere più indipendente e facilitasi gli spostamenti legati al lavoro ed alle comuni attività. Passò l’inverno e la primavera, ormai la loro relazione incestuosa durava da un anno. Amelia trovava sempre più difficile vedere Paolo come proprio figlio, e sempre più lo considerava un amante. Appena erano soli non perdevano occasione di fare sesso, ogni luogo della casa andava bene ad Amelia, sul divano, sul tappeto davanti al camino, sul tavolo da pranzo e ovviamente sotto la doccia. Lei si sentiva la giovane donna di una volta. Finalmente arrivo il periodo delle ferie per Paolo. Non erano interessati a lunghi viaggi, amavano gironzolare nei posti ameni poco lontani da casa, una gita al mare, una sulle colline, qulche passegiata in montagna e via, niente di complicato. Quel giorno Amelia si era vestita per l’occasione, scarpe da ginnastica, gonna di jeans e una conottiera senza reggiseno sotto la quale rimbalzano leggermete i suoi seni mentre camminavano, sembrava una ragazzina. Amavano queste passeggiate nella natura, ma ancor di più amavano quello che facevano durante le loro spedizioni, una volta raggiunto il posto preferito, un luogo isolato dietro una fila di alberi. Al sicuro da sguardi indiscreti si spogliarono e si sdraiarono uno di fianco all’altra. Amelia si girò verso suo figlio ed iniziò a sfregare il suo addome contro il suo, sentendoso subito crescere il cazzo di Paolo contro il suo pube e sua volta lui cominciò a massaggiargli dolcemente i seni. Amelia aveva passato la prima parte dell’estate a prendere il sole nuda nel giardino di casa, e la sua pelle ed i suoi seni erano di un’abbronzatura splendente. Appena capì le intenzioni del figlio, lei si sporse in avanti in modo da offrirgli al meglio i capezzoli affinché li leccasse, li pizzicasse, o le stringesse tra le dita, le piacevano queste piccole torture. Appena riuscì a sentire il cazzo di Paolo ormai in erezione spingere contro le labbra della sua vagina, si rialzò e si mise a cavalcioni e si penetrò. Appena iniziò a dilatarle la vagina, emise un gemito misto di piacere e dolore. Nonostante ormai avessero fatto l’amore centinaia di volte, per lei era sempre una vera delizia ed un piacere quando il sesso del figlio sprofondava nel suo ventre dilatandola a dismisura. Rimase un attimo ferma ad assaporare quel piacere, poi cominciò la cavalcata. Il figlio le afferrò le natiche per aiutarla a risalire e poi ricadere più profondamente per potersi impalare più profondamete. Il suo piacere cresceva sempre di più, sentiva l’orgasmo avvicinarsi ogno volta che il cazzo di Paolo colpiva il fondo della sua vagina. Al massimo del godimento, abbracciò il figlio e venne gridando il suo nome. Prima che potesse riprendersi, Paolo la fece rotolare sotto di se in modo da potersi sdraiare tra le sue cosce. Completamente stordita dal godimento appena avuto, senti le dita del figlio aprirle le labbra del suo sesso e infilarci la lingua per assaporare e leccare gli umori vaginali che ancora colavano in abbondanza. Il suo corpo iniziò a contorcersi e l’eccitazione cominciò a crescere nuovamente quando cominciò a baciargli e succhiargli il clitoride. Lei prese la testa del figlio e se la schiacciò contro la vagina e cominciò a sfregarsi contro la sua bocca. La lingua entrava e usciva dalla sua fichetta come fosse un cazzo in miniatura. Sicura che avrebbe raggiunto l’orgasmo da li a poco disse al figlio: “Tesoro ti prego, scopami e sborra dentro di me.” Ancora una volta senti l’asta del figlio affondare nella sua carne. Strise le sue gambe dietro la schiena del figlio per sentire meglio le contrazioni del pene mentre svuotava il suo seme dentro il suo ventre e, non riuscendo più a coltrollare il proprio corpo, ebbe un nuovo orgasmo accompagnato da abbondanti effluvi dei suoi umori. Paolo continuò a scopare la madre prolungando ancora il suo orgasmo finche non svuoto tutto il suo sperma, poi esausto crollò al fianco di lei. Dopo essersi ripresi si rivestirono e mano nella mano tornarono alla macchina. Amelia mentre camminavano non poteva distogliele lo sgurdo da figlio. “Tesoro, dalla prima volta che abbiamo fatto l’amore mi hai fatto godere dozzine di volte con il tuo stupendo cazzo, dozzine di volte con la tua lingua e dozzine di volte con le tue dita. Tu mi hai mai fatto provare cose e sensazioni che mai avevo provato prima.” “Ohh.. mamma, per me è un piacere baciarti, leccarti, toccarti, accarezzarti, fare l’amore con te. È naturale quando si ama una persona.” “Sei un tesoro, ti amo figlio mio, come mai ti ho amato prima, ma ora voglio andare ancora più lontano con questo amore che ormai ci unisce in modo doppiamente indissolubile.” Cioè?” “Torniamo a casa, e stasera farò l’amore con te a modo mio. L’amore come lo fanno tutti gli amanti su questa terra.” “Ma è l’amore che già facciamo!” “Non dire sciocchezze, lo so che non hai mai avuto il coraggio di chiedermelo perché sono tua madre, ma non voglio più essere tua madre quando facciama l’amore, voglio essere la tua amante, la tua troia, la tua cagna.” “Mamma!” “Su, torniamo a casa, voglio davvero offrirti quelle che gli uomini vogliono da un’amante.” Non dissero più una parola a proposito finché non arrivarono a casa. Appena chiusa la porta Amelia spinse il figlio contro la porta, gli infilò entrambe le mani nei pantaloncini e cominciò ad accarezzargli il cazzo che sentiva diventare sempre più duro sotto le sue dita. Vedendo lo sguardo stupito del figlio gli disse: “Non ho mai succhiato un cazzo così grosso in tutta la mia vita, non so neanche se riuscirò a prenderlo interamente in bocca, ma ti prometto che non lo lascerò andare finchè non sentiro il getto del suo sperma inondarmi la gola. È dal primo giorno che voglio succhiare questa meraviglia. Sei pronto?” “Ma mamma non devi..” Non aveva fatto neppure in tempo a finire la frase che Amelia era in ginocchio davanti a lui ed aveva già infilato la cappella in bocca, e mentre se la toglieva per riprendere fiato disse “Non sarà facile con un cazzo così ma ce la farò, dai andiamo sul letto, là sarò più comoda.” E tenendolo per il pisello come fosse un guinzaglio, lo accompagnò in camera e lo spinse sul letto togliendogli subito pantaloncini e boxer. “Mio dio come sei bello, amore mio.” Gli disse spogliandosi nuda, quindi, mettendosi in ginocchio tra le sue gambe, cominciò a masturbarlo. “A mio figlio piace quello che le sta facendo sua madre?” “Se continui così non ci inpiegherò molto a godere.” “Lo spero.” Aprì la bocca e cominciò a leccare la cappella da dove sgorgavano le prime gocce di precum, quindi lo inghiottì finché non lo sentì toccare il fondo della gola. Le vennero dei conati di vomito, cominciò a tossire e sputare, con le lacrime agli occhi tirò fuori dalla bocca quel cazzo mostruoso. Guardò il figlio, poi di nuovo ingoiò quell’asta gocciolante di saliva. Era la prima volta che si trovava davanti ad un cazzo così, lo stava succhiando profondamente e voleva letteralmente aspirargli fuori tutta la sua essenza di uomo. “Mamma fermati, sto per venire.” Come aveva fatto con le sue precedenti conquiste, Paolo le mise entrambe le mani sulla nuca della mamma e con una spinta glielo affondò profondamente in gola. Il modo in cui la teneva per i capelli era un nuovo modo per lei di accettare di essere una ed era quello che esattamente desiderava dall’inizio della loro relazione incestuosa, era il ruolo che voleva avere con lui, era diventata una cosa. Mentre continuava a succhiarglielo gli prese i testicoli con l’altra mano, e fu quando sentì che il figlio cercava di tiragli il pene fuori dalla bocca che capì che sarebbe ben presto venuto. “Con gli occhi inondati di lacrime dallo sforzo gli disse: “ Voglio che tu mi venga in bocca, voglio bere tutto il tuo succo.” Ed iniziò a succhiarlo sempre più velocemente. Lo sperma, schizzo dopo schizzo, le inondò la gola e la bocca, tanto che un rivolo di quel liquido le scese dalle labbra fin sul mento e sul seno. Deglutendo quello che le era rimasto in gola, si tirò fuori il cazzo del figlio ancora sporco di saliva e di sperma e, come la più esperta delle zoccole, lo leccò e ripulì fino all’ultima goccia. Quando il cazzo cominciò ad ammosciarsi, si sdraiò amorevolmente sul corpo del figlio. “Amore ti è piaciuto?” “Per una che non aveva dimestichezza con questi calibri sei stata fantastica.” “wow… grazie amore, sai una cosa? Il tuo sperma ha ottimo un sapore, non vorrò più perdermi una tale squisitezza. Ora dormiamo, oggi ho avuto una giornata estenuante a causa di un ragazzo cattivo che mi ha fatto fare delle cose molto brutte.” Risero abbracciandosi e baciandosi teneramente prima di cadere nelle braccia di morfeo in un sonno ristoratore.
A Paolo non restavano che pochi giorni di vacanza prima di riprendere il lavoro, entrambi volevano sfruttare al massimo il tempo rimanente per divertirsi insieme a fare sesso. Amelia sapeva che la loro relazione non poteva durare per sempre, sarebbe stato impensabile che Paolo rimanesse con la ammma per sempre, e lei, ormai over 50, sapeva che non poteva sostenere il ritmo di un giovane focoso come il figlio. Un giorno, mentre tornavano a casa da una delle loro passeggiate, chiese a figlio: “Mi sembra che tu non abbia più avuto una ragazza recentemente.” “Una fidanzata per cosa? Perché dovrei aver bisogno di una ragazza quando ho te, la donna più bella e sexy che conosca.” Sempre più innamorato della madre, non riusciva a vedere la loro differenza di età e avrebbe voluto che il loro rapporto continuasse per sempre. Non è che non guardasse le altre donne, è che stava scoprendo un qualcosa di più maturo nella figura della madre che attirava la sua attenzione. Un giorno mentre erano in centro per lo shopping, mentre Amelia osservava una vetrina, lui fece qualche passo indietro per ammirare le gambe e soprattutto il glutei magistralmente fasciati da una gonna aderente. Nel riflesso del vetro lei notò il suo sguardo e cominciò a sgridarlo ridendo: “Ma ti sembra questo il modo di guardare il lato B della mamma?” Lui gli avvicinò e le sussurrò all’orecchio: “Non te l’ho mai detto, ma hai delle gambe ed un culo da urlo, come vorrei scopartelo!” Accidenti, non le aveva mai detto , sentendosi apostrofare in questo modo, arrossì un poco mentre la sua vagina cominciò a bagnarsi. Appena arrivati a domicilio, mentre salivano le scale interne di casa, Paolo fece scivolare la mani sotto la gonna della mamma e comincio ad accarezzargli i glutei e la tutto il resto. Amelia si girò e gli disse: “Prima hai detto che ho un bel culo e vuoi scoparmelo?” “Si mamma, confermo.” Si fermò, si sedette su un gradino e alzando entrambe le gambe disse: “Su, toglimi le mutandine, ma prima leccale.” Accomodatosi su qualche gradino più in basso, infilò la testa tra le gambe della madre e cominciò a leccargli le mutandine già roride dei suoi umori, così da poterne gustare il sapore leggermente salato. A quel punto gliele tolse per assaporarne meglio il sapore e gli si aprì una fessura di carne rosa, umida e profumata. Amelia cominciò a gemere sotto i colpi di lingua del figlio, quindi lo prese per la nuca e lo tirò a se in modo che potesse infilarle la lingua profondamente e succhiargli il clitoride. Il cazzo di Paolo era turgido e le prime gocce di precum lo bagnavano, si abbassò i pantaloni e i boxer con l’intento di infilarlo nella fica della mamma già fradicia e gocciolante. “No, non così tesoro, prendimi in braccia e portami dentro.” Ubbidì e appenna entrato chiuse la porta con un calcio. Una volta in casa, si fece posare a terra, quindi prendendo in mano il cazzo del figlio come un guinzaglio gli disse: “Vieni tesoro, seguimi.” Incapace di fare a meno di obbedirle la seguì nella camera da letto, lei appoggiandosi con le mani sul letto e mostrando il culo al figlio gli disse: “Vuoi ancora scoparmelo?” “Si mamma, lo voglio.” Allora Amelia, alzandosi la gonna, allargò ulteriormente le gambe e si piegò offendo alla vista del figlio il suo anello pighettato. “E’ l’unico posto vergine che mi è rimasto, voglio farti il regalo che ogni uomo brama dalla sua donna.” “Sicura? E se ti faccio male?” “Amore, guarda lo stato in cui sono, la mia fica lo sta bagnando come un fiume, non avrai bisogno neanche del lubrificante per incularmi. Sto morendo dalla voglia, su sbrigati a prenderti la mia verginità anale.” Allora si appoggiò con i gomiti sul letto, inarcò la schiena al massimo aprendo le natiche aspettando con ansia, ed anche con un po’ di paura, la penetrazione dell’enorme pene del figlio. Lui gli si inginocchiò dietro, con le mani le aprì delicatamente le natiche e cominciò a baciarle, accarezzarle e leccare il buchino insalivandolo ulteriormente. “Oooooohhh… dio mio quanto è bello amore, perché non me lo hai mai fatto prima.” Quando diceva che la sua fica si stava bagnando come un fiume, non era un eufemismo, sulle cosce le correvano rivoli di quel miele che poi colava dappertutto. Alzandosi mise le mani sui glutei della madre e con un colpo seco ed improvviso, infilò il suo cazzone nella fica ormai lurida ed appiccicosa della madre. Stringendo forte le lenzuola con le mani, Amelia non potè trattenersi dal gridare. “Oohh dio mio quanto sei lungo, si dai scopami.” Dopo vari colpi ben assestati e profondi, estrasse il suo pene gocciolante di precum e degli umori della madre, e indirizzo la cappella verso la l’anello pieghettato che continuava aprirsi e contrarsi, poi con un movimento dolce ma deciso spinse verso la rosellina della mamma, e piano piano fece scivolare il suo cazzone nell’ano di Amelia. Sentì l’anello cedere e la cappella venir risucchiata. Sebbene fosse preparata, non potè fare a meno di urlare quando sentì questa carne calda riempirle il ventre. “Aaaaahhhh… amore, mi stai aprendo in due. Quanto è grosso!” Paolo si fermò un attimo quasi spaventato dall’urlo della madre, gli si avvicinò all’orecchio e gli chiese: “Mamma vuoi che mi fermi? Ti sto facendo troppo male?” “No.. no amore, fermati un attimo, ma non toglierlo. Lascia che il mio buchino si abitui e si adatti al tuo cazzone.” Allora infilandole una mano siìotto la pancia cominciò a sgrillettarle il clitoride che si era gonfiato a dismisura. “Oohhh.. si tesoro, accarezzalo… pizzicalo.. mmmmm..” Accompagnando le carezze di Paolo, Amelia cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, permettendo al cazzo del figlio di penetrarla più profondamente. “Dai, ora spingi forte tesoro, ti voglio completamente dentro di me.” Quando lui la penetrò profondamente, il dolore divenne troppo forte. Quel cazzo era troppo grande per il suo buchino vergine. Voleva gridare, fermarlo, dire che un figlio non poteva fare queste cose ad una madre ma, purtroppo per lei, il cazzone di Paolo continuava inesorabilmente ad esplorare il suo ventre. L’isieme di queste cose, il massaggio del clitoride, i cazzone che la penetrava a fondo, gli spasmi di dolore e di piacere che aveva ebbero l’effetto di procurarle l’orgasmo più deflagrante della sua vita. Le contrazioni del piacere stringevano ritmicamente il pene di Paolo che si era fermato di pompare per assaporare meglio il godimento della mamma. Ormai era talmente in profondità che Amelia sentiva i peli pubici e le palle del figlio battergli contro la sua fica fradicia. Quando le aveva proposto di sodomizzarla tutto sommato aveva pensato di soffrire molto di più, aveva temuto di non riuscire a resistere invece accompagnava i colpi andandogli incontro con i movimenti del bacino. Ora stava aspettando he il figlio riprendesse a pomparla, aspettava nuovamente che l’asta le penetrasse nel profondo delle viscere in attesa del godimento di Paolo. Lui accelerò, le spinte erano sempre più veloci e il suo respiro sempre più affannoso. “Ohh.. mamma, sto per godere nel tuo culo.. “ Oohh.. si tesoro, gioia del mio cuore, godi nel culo della amma, riempimi del tuo succo caldo.” “Ooooohhh.. mamma si sto venendo… sto venendo…” “Siii… ti sento… Ooohhh… Aaaahhh… si svuota i coglioni… ahhhh… godo anch’io…” Ti voglio bene mamma.” Ooohhh.. si ti amo anch’io, intanto scopami forte… Aaaahhh..” Amelia crollò con il viso sul cuscino e con ancora il cazzo del figlio nel culo. Paolo si sdraio delicatamente sopra di lei, baciando il collo della mamma. “Oohh.. mamma non hao mai goduto così tanto, spero sia piaciuto anche a te.” Intanto lo sfintere di Amelia si contraeva attorno al pene che cominciava ad ammosciarsi. “Se mi è piaciuto? Tesoro, spero che tu abbia intenzioni di scoparmi il culo regolarmente adesso.” Ma certo mamma, almeno due o tre volte al mese.” “Io avrei pensato almeno due o tre volte alla settimana, amore.” “Facciamo una volta al giorno così non ne parliamo più.” “Ohh.. si, così è perfetto.” E risero entrambi di gusto mentre Amelia con, contraendo i muscoli dei glutei stringeva il cazzo del figlio. “Non riesco a credere come mi piace sentire il tuo cazzo dentro di me in questo buchino.” Essere ancora dentro e sentire questo particolare massaggio il suo cazzo ricominciò a crescere. “Invece di chiederci quante volte al giorno dovremmo farlo, perché non ricominciamo subito adesso?” Il semplice fatto, di sentirlo indurire nuovamente nel culo, la fica di Amelia ricominciò a palpitare e bagnarsi. “Amore, farai bene a scoparmi subito, o godo da sola senza di te. Su, aprimi il culo ancora.” “Si mamma, ti voglio bene.”
A Paolo non restavano che pochi giorni di vacanza prima di riprendere il lavoro, entrambi volevano sfruttare al massimo il tempo rimanente per divertirsi insieme a fare sesso. Amelia sapeva che la loro relazione non poteva durare per sempre, sarebbe stato impensabile che Paolo rimanesse con la ammma per sempre, e lei, ormai over 50, sapeva che non poteva sostenere il ritmo di un giovane focoso come il figlio. Un giorno, mentre tornavano a casa da una delle loro passeggiate, chiese a figlio: “Mi sembra che tu non abbia più avuto una ragazza recentemente.” “Una fidanzata per cosa? Perché dovrei aver bisogno di una ragazza quando ho te, la donna più bella e sexy che conosca.” Sempre più innamorato della madre, non riusciva a vedere la loro differenza di età e avrebbe voluto che il loro rapporto continuasse per sempre. Non è che non guardasse le altre donne, è che stava scoprendo un qualcosa di più maturo nella figura della madre che attirava la sua attenzione. Un giorno mentre erano in centro per lo shopping, mentre Amelia osservava una vetrina, lui fece qualche passo indietro per ammirare le gambe e soprattutto il glutei magistralmente fasciati da una gonna aderente. Nel riflesso del vetro lei notò il suo sguardo e cominciò a sgridarlo ridendo: “Ma ti sembra questo il modo di guardare il lato B della mamma?” Lui gli avvicinò e le sussurrò all’orecchio: “Non te l’ho mai detto, ma hai delle gambe ed un culo da urlo, come vorrei scopartelo!” Accidenti, non le aveva mai detto , sentendosi apostrofare in questo modo, arrossì un poco mentre la sua vagina cominciò a bagnarsi. Appena arrivati a domicilio, mentre salivano le scale interne di casa, Paolo fece scivolare la mani sotto la gonna della mamma e comincio ad accarezzargli i glutei e la tutto il resto. Amelia si girò e gli disse: “Prima hai detto che ho un bel culo e vuoi scoparmelo?” “Si mamma, confermo.” Si fermò, si sedette su un gradino e alzando entrambe le gambe disse: “Su, toglimi le mutandine, ma prima leccale.” Accomodatosi su qualche gradino più in basso, infilò la testa tra le gambe della madre e cominciò a leccargli le mutandine già roride dei suoi umori, così da poterne gustare il sapore leggermente salato. A quel punto gliele tolse per assaporarne meglio il sapore e gli si aprì una fessura di carne rosa, umida e profumata. Amelia cominciò a gemere sotto i colpi di lingua del figlio, quindi lo prese per la nuca e lo tirò a se in modo che potesse infilarle la lingua profondamente e succhiargli il clitoride. Il cazzo di Paolo era turgido e le prime gocce di precum lo bagnavano, si abbassò i pantaloni e i boxer con l’intento di infilarlo nella fica della mamma già fradicia e gocciolante. “No, non così tesoro, prendimi in braccia e portami dentro.” Ubbidì e appenna entrato chiuse la porta con un calcio. Una volta in casa, si fece posare a terra, quindi prendendo in mano il cazzo del figlio come un guinzaglio gli disse: “Vieni tesoro, seguimi.” Incapace di fare a meno di obbedirle la seguì nella camera da letto, lei appoggiandosi con le mani sul letto e mostrando il culo al figlio gli disse: “Vuoi ancora scoparmelo?” “Si mamma, lo voglio.” Allora Amelia, alzandosi la gonna, allargò ulteriormente le gambe e si piegò offendo alla vista del figlio il suo anello pighettato. “E’ l’unico posto vergine che mi è rimasto, voglio farti il regalo che ogni uomo brama dalla sua donna.” “Sicura? E se ti faccio male?” “Amore, guarda lo stato in cui sono, la mia fica lo sta bagnando come un fiume, non avrai bisogno neanche del lubrificante per incularmi. Sto morendo dalla voglia, su sbrigati a prenderti la mia verginità anale.” Allora si appoggiò con i gomiti sul letto, inarcò la schiena al massimo aprendo le natiche aspettando con ansia, ed anche con un po’ di paura, la penetrazione dell’enorme pene del figlio. Lui gli si inginocchiò dietro, con le mani le aprì delicatamente le natiche e cominciò a baciarle, accarezzarle e leccare il buchino insalivandolo ulteriormente. “Oooooohhh… dio mio quanto è bello amore, perché non me lo hai mai fatto prima.” Quando diceva che la sua fica si stava bagnando come un fiume, non era un eufemismo, sulle cosce le correvano rivoli di quel miele che poi colava dappertutto. Alzandosi mise le mani sui glutei della madre e con un colpo seco ed improvviso, infilò il suo cazzone nella fica ormai lurida ed appiccicosa della madre. Stringendo forte le lenzuola con le mani, Amelia non potè trattenersi dal gridare. “Oohh dio mio quanto sei lungo, si dai scopami.” Dopo vari colpi ben assestati e profondi, estrasse il suo pene gocciolante di precum e degli umori della madre, e indirizzo la cappella verso la l’anello pieghettato che continuava aprirsi e contrarsi, poi con un movimento dolce ma deciso spinse verso la rosellina della mamma, e piano piano fece scivolare il suo cazzone nell’ano di Amelia. Sentì l’anello cedere e la cappella venir risucchiata. Sebbene fosse preparata, non potè fare a meno di urlare quando sentì questa carne calda riempirle il ventre. “Aaaaahhhh… amore, mi stai aprendo in due. Quanto è grosso!” Paolo si fermò un attimo quasi spaventato dall’urlo della madre, gli si avvicinò all’orecchio e gli chiese: “Mamma vuoi che mi fermi? Ti sto facendo troppo male?” “No.. no amore, fermati un attimo, ma non toglierlo. Lascia che il mio buchino si abitui e si adatti al tuo cazzone.” Allora infilandole una mano siìotto la pancia cominciò a sgrillettarle il clitoride che si era gonfiato a dismisura. “Oohhh.. si tesoro, accarezzalo… pizzicalo.. mmmmm..” Accompagnando le carezze di Paolo, Amelia cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, permettendo al cazzo del figlio di penetrarla più profondamente. “Dai, ora spingi forte tesoro, ti voglio completamente dentro di me.” Quando lui la penetrò profondamente, il dolore divenne troppo forte. Quel cazzo era troppo grande per il suo buchino vergine. Voleva gridare, fermarlo, dire che un figlio non poteva fare queste cose ad una madre ma, purtroppo per lei, il cazzone di Paolo continuava inesorabilmente ad esplorare il suo ventre. L’isieme di queste cose, il massaggio del clitoride, i cazzone che la penetrava a fondo, gli spasmi di dolore e di piacere che aveva ebbero l’effetto di procurarle l’orgasmo più deflagrante della sua vita. Le contrazioni del piacere stringevano ritmicamente il pene di Paolo che si era fermato di pompare per assaporare meglio il godimento della mamma. Ormai era talmente in profondità che Amelia sentiva i peli pubici e le palle del figlio battergli contro la sua fica fradicia. Quando le aveva proposto di sodomizzarla tutto sommato aveva pensato di soffrire molto di più, aveva temuto di non riuscire a resistere invece accompagnava i colpi andandogli incontro con i movimenti del bacino. Ora stava aspettando he il figlio riprendesse a pomparla, aspettava nuovamente che l’asta le penetrasse nel profondo delle viscere in attesa del godimento di Paolo. Lui accelerò, le spinte erano sempre più veloci e il suo respiro sempre più affannoso. “Ohh.. mamma, sto per godere nel tuo culo.. “ Oohh.. si tesoro, gioia del mio cuore, godi nel culo della amma, riempimi del tuo succo caldo.” “Ooooohhh.. mamma si sto venendo… sto venendo…” “Siii… ti sento… Ooohhh… Aaaahhh… si svuota i coglioni… ahhhh… godo anch’io…” Ti voglio bene mamma.” Ooohhh.. si ti amo anch’io, intanto scopami forte… Aaaahhh..” Amelia crollò con il viso sul cuscino e con ancora il cazzo del figlio nel culo. Paolo si sdraio delicatamente sopra di lei, baciando il collo della mamma. “Oohh.. mamma non hao mai goduto così tanto, spero sia piaciuto anche a te.” Intanto lo sfintere di Amelia si contraeva attorno al pene che cominciava ad ammosciarsi. “Se mi è piaciuto? Tesoro, spero che tu abbia intenzioni di scoparmi il culo regolarmente adesso.” Ma certo mamma, almeno due o tre volte al mese.” “Io avrei pensato almeno due o tre volte alla settimana, amore.” “Facciamo una volta al giorno così non ne parliamo più.” “Ohh.. si, così è perfetto.” E risero entrambi di gusto mentre Amelia con, contraendo i muscoli dei glutei stringeva il cazzo del figlio. “Non riesco a credere come mi piace sentire il tuo cazzo dentro di me in questo buchino.” Essere ancora dentro e sentire questo particolare massaggio il suo cazzo ricominciò a crescere. “Invece di chiederci quante volte al giorno dovremmo farlo, perché non ricominciamo subito adesso?” Il semplice fatto, di sentirlo indurire nuovamente nel culo, la fica di Amelia ricominciò a palpitare e bagnarsi. “Amore, farai bene a scoparmi subito, o godo da sola senza di te. Su, aprimi il culo ancora.” “Si mamma, ti voglio bene.”
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