Evelina

di
genere
pulp

I

Gesti quotidiani, di tutti i giorni. Evelina esce dalla doccia, si ferma davanti allo specchio ora appannato. La sua immagine è un’ombra di nebbia. Con una mano spanna il vetro, si osserva, sorride. Il brutto anatroccolo, sulla soglia dei quaranta, capelli corti biondo cenere, fianchi larghi, seno cascante, culo un po’ flaccido. Si tocca il seno, si accarezza, porta la mano verso il basso. Evelina l’insipida, così la chiamavano a scuola. Una vecchia anche quando era giovane che vestiva abiti vecchi di qualche decade, che stava sempre piegata sui libri, che i ragazzi si giravano dall’altra parte quando incrociavano lei. L’insipida, a cui nessuno aveva mai chiesto di uscire
Eppure, qualcuno, alla fine, lo aveva trovato. L’Osvaldo Trebbiani, un bel ragazzo, alto, corpo robusto, sguardo deciso. L’aveva invitata a cena e si erano messi a parlare di tutto e di più. Una serata piacevole che era culminato con un bacio sotto le fronde di un vecchio salice.
Ad Evelina non era parso vero che, finalmente, a qualcuno interessasse uscire con l’insipida Evelina.
Si erano visti molte volte ancora. Una sera erano quasi diventati intimi. Lui si era fatto audace e aveva cominciato a baciarla, con la lingua che saettava tra le labbra e le mani che le stringevano i seni. Diavolo, che fremito aveva avuto e si sentiva bruciare, soprattutto lì, in fondo, tra le sue gambe, desiderosa di fare quel sesso che tanto aveva sentito e avrebbe voluto provare “Solo dopo il matrimonio” aveva detto l’Osvaldo
Matrimonio. Ad Evelina non sembrò vera quell’affermazione. “Vuoi tu Evelina Alda Terenzi prendere in sposa Osvaldo Cristiano Trebbiani..”
Il viaggio di nozze era un bungalow in vista mare. Lui l’aveva sollevata tra le braccia e accompagnata direttamente in camera da letto dove, finalmente, avevano fatto sesso. Irruento e selvaggio, passionale e travolgente. E sentire lui che entrava in lei, muovendo i suoi fianchi, ansimandole sul collo. Non le sembrò vero. E lui che le affondava la faccia tra le gambe. E lei che si inginocchiava sul sesso di lui e ne suggeva ogni goccia. Cose che non avrebbe mai sospettato di sapere e potere fare
Tre anni. Poi, non sapeva come o perché, l’Osvaldo si era fatto più disinteressato. Il sesso di ogni giorno era diventato di una settimana, poi di un mese. Il carattere mutò, si fece più cupo, scostante, aggressivo. E lei, che di carattere non era mai stata tonica, si era chiusa nel suo angolino, aspettando che il marito tornasse ad essere la mite persona che aveva conosciuto.
“Stasera stinco” diceva lui entrando in casa. Niente ciao. Niente baci. Niente fiori. Solo lo stinco a cui piaceva tanto e che, se poteva, si metteva ad inzuppare nel caffè latte la mattina
Ed Evelina preparava lo stinco, fuori dal frigo, diritto nel forno e poi servito all’affamato Osvaldo.
E il sesso era ancora meno. Il massimo che facevano era quello orale. Lui arrivava e diceva “Che ne diresti di un bel pompino, cara” Quel cara con una nota deferente e per nulla desiderabile. Come una banale donna di strada con lui che estraeva l’attrezzatura e lei che si metteva a succhiarglielo per bene. Poi,lui si alzava, andava in bagno e poi a dormire.
Evelina si convinse che avesse un’altra. Una sera raccolse tutto il suo coraggio e gli chiese “Ti vedi con un’altra?”
“E anche se fosse?”
“Beh.. siamo..noi siamo..”
“Sposati” ed era scoppiato a ridere “Quanto sei scema”
E la cosa era andata avanti ancora per un po’. Con l’Osvaldo che usciva presto la mattina e rientrava tardi la sera. Con lui che si faceva una doccia e con l’Evelina che gli preparava lo stinco
Una sera vennero invitati a cena fuori, dai Zenotti. Loro, gente di successo: lui medico, lei avvocato. Due divi del cinema, belli da fare invidia ai divi di Hollywood. Evelina si sentiva fuori posto. Parlò poco, lasciando il campo all’Osvaldo e ai due coniugi. Aveva notato gli sguardi che si scambiava con la Veronica Zenotti. Certo, bella era bella ma, flirtare con lei presente. E il marito non se ne accorgeva. O faceva finta di niente.
Tornando in auto, lei disse “E’ lei?”
Lui rispose con un tzè “Una gran vacca da monta” scoppiò a ridere
“Attento!” gridò Evelina. Un tizio con l’aspetto trasandato era sbucato così dal nulla e l’Osvaldo aveva sbandato e frenato. Mentre Evelina sbatteva di faccia contro il finestrino laterale. Osvaldo era sceso ed era andato verso il tizio ma, invece di aiutarlo, chiederli se stava bene, lo insultò e lo prese a pugni. Evelina, sconvolta, non poté fare a meno di rimanere lì ad osservare impietrita quella scena.
Quando rientrarono a casa, lui non la guardò neppure. Chiese solo lo stinco. Andò a farsi una doccia ed uscì andando di filato in cucina “Dove cazzo è il mio stinco?”
Evelina prese la sua decisione in un attimo. Si levò i vestiti.

II
L’ispettore Cardone osservò Evelina con aria afflitta. Stava sorseggiando il caffè che la donna aveva preparato: macchiata con poco zucchero “Dunque, Evelina, come è andata veramente?”
“Gliel’ho detto. Non lo so. Ero in doccia, ci sono stata dieci minuti. Osvaldo era qui in cucina che aspettava il suo stinco. Qualcuno avrà suonato alla porta e lui è andato ad aprire” spostò lo sguardo a terra dove un tecnico della scientifica stava effettuando dei rilievi attorno alla sagoma disegnata con il gesso “C’era un tizio, stavamo tornando dalla casa degli Zenotti. E’ sbucato così e momenti finivamo fuori strada. Osvaldo è sceso ed è andato dal tizio ma, invece di soccorrerlo lo ha picchiato. Poi è rientrato come se nulla fosse e siamo tornati a casa”
“Chi era questo tizio?”
“Non lo so. Un tizio” scosse la testa “Oh, giusto Cielo” si alzò “Mi scusi, ho lo stinco nel forno”
“Evelina..” l’ispettore si alzò
“Uh, buon profumo” disse uno degli agenti presenti
“Il mio stinco.. Ne vuol un po’?”
“Oh, non vorrei approfittarne”
“Ma no, che dice. All’Osvaldo piaceva tanto.. Mi farebbe piacere”
“Evelina” l’ispettore la raggiunse
“Ne vuole un po’ anche lei, ispettore?”
“No, grazie, ho già mangiato”
“Gliene taglio qualche fetta da portare a casa” sorrise Evelina
“Evelina.. E’ proprio sicura che non ha sentito nulla? Visto nulla?”
“Gliel’ho detto ispettore. Ero in doccia”
“Lei crede che questo tizio che Osvaldo ha picchiato, vi abbia seguito e si sia vendicato?”
“Certo che sì, deve essere andata così”
“Ispettore, noi abbiamo finito” disse uno della scientifica
“Arma del delitto?”
“Stiamo cercando”
“MM, buon” fece l’agente masticando un pezzo di stinco
“Agente Carli, per favore”
“Mi scusi ispettore ma, non avevo ancora mangiato..”
“Ecco qua” disse Evelina porgendo le fette di stinco all’ispettore
“Evelina. Com’erano i rapporti con Osvaldo?”
Lei rimase interdetta per un attimo “Ottimi, direi”
“Ci risulta che, begli ultimi tempi, l’Osvaldo si vedesse con un’altra donna”
“Ma che assurdità” rise nervosa
“Ho visto Osvaldo con un’altra donna, infilarsi in un camera di motel che io sto sorvegliando da qualche tempo. E credimi, non erano lì per discutere del tempo”
Evelina non disse nulla. Qualcosa, dentro di lei, cominciò ad incrinarsi. Contò mentalmente fino a dieci “Io ero in doccia ispettore”
“E quel tizio, vuoi farmi credere, che sia entrato in casa, abbia ucciso suo marito e risparmiato lei?”
“Era con l’Osvaldo che aveva avuto discussione”
“E Osvaldo avrebbe fatto entrare uno sconosciuto che, tra l’altro aveva appena picchiato e si sarebbe fatto uccidere così”
Evelina si strinse nelle spalle
“Vede Evelina, io penso che lei mi stia mentendo”
“Ma cosa dice.. Io e l’Osvaldo..”
“Io penso che lo abbia ucciso lei e che poi sia andata a farsi una doccia per lavarsi via il sangue dell’Osvaldo. Poi ci ha chiamato e ha intessuto il teatrino della vedova affranta”
Evelina non disse niente. Si limitò a ripetere quanto aveva detto fino ad ora “Agatha Christie insegna che ci vogliono le prove non le ipotesi. E senza arma del delitto”
“E’ una confessione?”
“Se non ha altro da chiedermi, vorrei ritirarmi, ispettore” gli porse lo stinco

Salito in macchina, l’ispettore si mise ad osservare lungamente Evelina che, dalla soglia di casa, li osservava a sua volta. La vide sorridere “Crede sia stata lei?” chiese l’agente Carli
“Di certo non ci sta dicendo la verità”
“Sul tizio aggredito e picchiato abbiamo una notifica dal pronto soccorso. Un clochard che ha rilasciato la dichiarazione di essere stato aggredito e picchiato da un tizio che corrisponde alla descrizione di Osvaldo. Lo andiamo ad arrestare?”
“No, manda qualcuno a raccogliere la deposizione” guardò ancora una volta Evelina. Poi, mise in moto e si allontanò

Evelina sorrise e rientrò in casa. L’arma del delitto “Era molto buona”
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scritto il
2021-12-06
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