L'eroe di Michele

di
genere
gay

La cassetta per lettere sbattè e meno di un secondo dopo che il postino se n’era andato, Michele volò giù dai gradini ed afferrò la lettera; era quello che stava aspettando. La busta era intestata “Univesità degli Studi”. Michele lacerò la busta per aprirla ed analizzò la lettera.
Caro Sig. Appi
Grazie ecc per la sua domanda, ecc.
Noi, orgoglioosi della nostra eccellenza accademica blah, blah, blah.
Ah, è qui .
Siamo lieti di informarLa che lei è stato accettato. Per favore si presenti per una breve riunione il 25 agosto per gli accordi finali per il suo arrivo a settembre.
Molte congratulazioni,
Stefano Maddi, Preside.
“Sì!” Michele diede un pugno all'aria. Era stato preso, un’università di standard altissimi per l’ingresso alla quale c’era una dura competizione. Le vacanze estive volarono e prima che se ne rendesse conto arrivò il giorno della riunione, passò ed era il momento di iniziare.
Michele prese l'autobus ed in 10 minuti fu all'università; quando arrivò fu introdotto in una grande stanza.
Quando l'ultimo dei nuovi studenti fu arrivato, il Preside Maddi entrò e fece segno di fare silenzio. Cominciò a dire agli studenti di come erano fortunati ad essere stati ammessi. Dopo poco Michele perse interesse alla presentazione e cominciò a guardarsi intorno, quando i suoi occhi caddero su qualcosa (o qualcuno) che attirò la sua attenzione, un atletico ragazzo nella seconda fila. Il ragazzo aveva capelli castani lunghi, ma non molto, dopo tutto aveva un aspetto rispettabile. Quello che notò oltre al fatto che fosse molto ben sviluppato per la sua età ed al colore dei suoi capelli, fu che la camicia non era infilata e rivelava la parte superiore delle mutande nere. Decise che era necessaria un’ispezione più da vicino; i suoi occhi osservarono le fattezze del ragazzo e scoprì che la sua destra era nella sinistra di una ragazza. Lo infastidì il fatto che l'unico uomo grazioso fosse non solo etero, ma anche impegnato. Il discorso di accoglienza finì ed il gruppo dei nuovi si disperse.
La mattina fu spesa a conoscere agli alri studenti, Michele parlò con molte persone che sembravano abbastanza belle, ma non fu attirato da qualcuno particolarmente e sfortunatamente quello fu il tono di tutto il giorno. A pranzo si sedette da solo, ma poi vide il bel ragazzo seduto con la stessa ragazza, allora si alzò ed andò a sedersi con loro. Durante la conversazione che seguì apprese che il bel ragazzo si chiamava Paolo e la ragazza con cui stava, Annamaria e che, effettivamente, con grande delusione di Michele, erano una coppia. Il resto del primo giorno passò senza alcun evento notevole e lui ritornò a casa. Quella sera si sdraiò sul letto riflettendo sugli eventi del giorno, in breve i suoi pensieri si rivolsero a Paolo e prima che se ne rendesse conto la sua mano era scesa a sud e stava stringendo la sua virilità. Nei suoi pantaloni si formò una protuberanza; abbassò la cerniera della patta e liberò il pene che ora era eretto ed in attesa. Cominciò a strofinarsi l’uccello, immagini di Paolo comparvero nella sua mente. Strinse la presa e cominciò la scala completa della masturbazione. Fortunatamente sua madre non era ancora tornata, così si permise la libertà di alcuni gemiti. Mentre se lo menava si rese conto che non avrebbe saputo come rimuovere una macchia di sperma dai vestiti e fece una pausa per toglierseli. Li accatastò sul pavimento e si sdraiò sul letto nudo e pensoso. Era alto per la sua età ed abbastanza magro. La sua pelle era pallida e fredda, ma si scaldò presto quando riprese la sua ricerca dell’orgasmo. Un minuto o due passarono, le immagini di Paolo e di cosa gli sarebbe piaciuto fargli gli ronzavano nella testa a velocità straordinaria. Le dita dei piedi si contrassero, il respiro divenne più profondo, i suoi muscoli si tesero e poi lui venne. Lo sperma sprizzò dall’asta e corse sopra la sua mano. Si asciugò la sborra sopra il membro ed immaginò che fosse Paolo, ma era stanco e non venne una seconda volta. Si pulì e si rivestì rapidamente sentendo sua madre aprire la porta d’ingresso.
Il giorno seguente iniziarono le lezioni regolari, chiaramente ad un ritmo ridotto e la maggior parte degli studenti erano lieti di aver poco da lavorare. Fra gli altri c’era un certo Samuele, uno di quelli ‘io sotutto’, era di altezza media e largo di spalle. Aveva un po’ la forma di tino, ma nessuno aveva intenzione di dirglielo. Durante il pranzo Samuele, insieme ad alcuni dei suoi amici, si avvicinò a Michele e lo spinse, dicendo poi che si trattava di un incidente. Michele l'ignorò ma quando lo spinse di nuovo, più forte questa volta, non potè farne a meno, gli si rivolse e disse: “Stai attento a dove vai!” Al che Samuele rispose: “OK, ma anche tu stai attento!”
Michele non disse niente e si girò per allontanarsi. Un secondo più tardi Samuele lo prese per le spalle e lo fece girare: “Non devi girarmi le spalle, piccolo...” cominciò ma fu interrotto da un'altra voce: “Ehi, lascialo in pace!”
Il cuore di Michele sobbalzò. Era Paolo che veniva a liberarlo. Si girò verso la voce e lo vide, bello come non mai, gli sembrò in un’armatura argentea, avvicinarsi su di un cavallo bianco con lo scudo della verità e la spada della giustizia, Ser Paolo. In realtà era vestito normalmente. Prima che Samuele potesse fare o dire qualche cosa, Paolo gli si avvicinò e lo prese per la cravatta così strettamente che il nodo si restrinse alle dimensioni di una nocciolina. Paolo prese Michele per una spalla e lo condusse fuori della mensa.
“Grazie molte!” biascicò Michele, ancora scioccato. “Posso ricambiare in qualche modo?”
“Non preoccuparti:” Disse Paolo.
“Oh, ma io voglio fare qualche cosa per te.” e senza pensarci gli uscì. “Dei soldi?”
“Soldi?” Disse di rimando Paolo. “Non era quello che volevi dire” Michele stette silenzioso.
“Non sono stupido, ho visto come mi guardi.”
Michele rimase silenzioso, ma arrossì.
“Penso che tu mi desideri.”
“È così ovvio?” Esclamò Michele mentre la sua faccia si contorceva per l’orrore.
“Beh, effettivamente lo è. Guarda, la cosa mi lusinga, ma io non me la faccio coi ragazzi, ok? Nel caso tu non l’abbia notato, io esco con Annamaria. Questo non vuol dire che ti sputtanerò” Aggiunse vedendo una preoccupazione crescente sul viso di Michele: “Ad ogni modo il pranzo è quasi finito, rientriamo.”
Ritornarono alla lezione di matematica, ma Michele non riusciva a concentrarsi, al pensiero del suo eroe aveva un palo nei pantaloni; non poteva farne a meno. Senza darlo a vedere si strofinò la testa del cazzo attraverso pantaloni e mutande. Venne senza che nessuno lo notasse.
Il giorno seguente decise di tenersi a distanza da Paolo sentendosi ancora imbarazzato per il giorno precedente. La giornata fu senza incidenti fino a che, dopo la quarta ora, che era italiano, si incrociarono alla quinta. Michele tentò di non incrociare lo sguardo con quello del ragazzo, ma lui aveva altre idee. Quando passarono uno vicino all’altro Paolo gli tirò una manica. Michele si girò e lo vide Paolo al suo fianco.
“Cosa c’è?” chiese.
“Incontriamoci alla fine delle lezioni.” Disse Paolo e si allontanò.
La campana finale suonò e Michele si diresse dove gli aveva detto e Paolo lo stava aspettando.
“Cosa c’è?”
Paolo cominciò: “A proposto di ieri, sono sicuro che tu sei gay e mi desideri, giusto?”
Michele arrossì e rimase zitto, si limitò ad accennare col capo.
“Ben ed io ho piacere di accettare la tua offerta.”
“Cosa?” Biascicò Michele.
“Ci ho pensato bene. Posso aiutarti perché scommetto che ti piacerebbe vedermelo, vero? Dopo tutto un pompino è un pompino. Quindi accetto.”
A Michele sembrò che tutto il corpo gli si spegnesse mentre assorbiva quello che aveva appena
sentito.
“Seguimi.” Disse Paolo. Michele obbedì e Paolo lo condusse fuori della scuola alla fermata dove presero l'autobus ed andarono a casa del ragazzo.
“I miei genitori torneranno tardi, allora andiamo”
Michele lo seguì nella sua stanza, si guardò intorno e pensò quanto era sorprendente essere lì, sentirne il profumo.
Paolo si sedette sull'orlo del letto e disse: “Bene, siamo pronti.” Fece scivolare via le scarpe e le gettò di fianco, poi fece lo stesso con le calze. Si appoggiò indietro e si alzò la camicia rivelando uno stomaco piatto ed una piccola quantità di peli sulla pancia. Continuò slacciando il bottone della patta ed abbassando la cerniera dei pantaloni. Michele lo guardava, Paolo se ne accorse e gli piacque essere il centro dell’attenzione. Si alzò a metà e fece scivolare i pantaloni alle ginocchia, poi si sedette, le spinse intorno alle caviglie e si sdraiò indietro a gambe larghe. Michele fissava bramosamente la protuberanza nei boxer. Paolo mise le mani ai i boxer e li tirò giù alle caviglie coi pantaloni. L’uccello era là molle ed esanime mentre quello di Michele stava quasi per fare un buco nei pantaloni. Anche da flaccido il pene di Paolo era enorme comparato col suo. Senza un ulteriore scambio di parole Michele si inginocchiò, prese l’uccello in mano e quello si contorse mentre il pensiero di fare un pompino gli riempiva la mente. Michele tenne il pene nelle sue mani per qualche momento. Era bello; molle e tuttavia forte; respirò profondamente e se ne mise la testa in bocca. Era caldo ed aveva un buon sapore, ma Michele sentì un brivido passare attraverso il suo corpo. Fece scivolare l'uccello dentro il più possibile e poi fuori di nuovo. Succhiò la virilità nuda fino a che Paolo non cominciò a vibrare. Michele tolse il pene brevemente, ci rotolò sopra un preservativo e poi lo reinserì. Succhiò e leccò a tutta forza finché Paolo non esplose, gemette ad alta voce ed alla fine si rilassò.
“Gesù Michele, è stato magnifico!” Esclamò Paolo.
Mentre lui stava sdraiato per riprender fiato con il cazzo penzolante, Michele estrasse il suo uccello e si masturbò furiosamente. Venne molto rapidamente a causa dell'eccitazione della situazione. Si vestirono e Michele se ne andò proprio nel momento in cui la macchina dei suoi genitori parcheggiava.
Passarono alcuni giorni senza che accadesse nulla fuori dell’ordinario, i due ragazzi avevano altre cose a cui pensare, Michele era concentrato sul loro primo incontro e Paolo stava cercando di ricordarsi di essere eterosessuale, e c’era un solo modo che lui conoscesse. Fu durante una di questi sessioni di promemoria che accadde qualche cosa che avrebbe cambiato il corso della vita di Paolo per sempre.
Era sdraiato sul letto accanto ad Annamaria, nudo come il giorno che era nato. Lei era sdraiata accanto a lui e gli carezzava le braccia muscolose. La sua mano scese attraverso il torace fino all’inguine. Annamaria toccò il suo solido pilastro di pietra e cominciò a strofinarlo, poi scomparve sotto le lenzuola e cominciò a succhiare Paolo che, per qualche ragione, recentemente aveva cominciato a chiedere sesso orale piuttosto che il solito sesso. Il ragazzo si avvicinò rapidamente all’orgasmo.
Una volta là, il suo membro palpitante sprizzò il succo bianco nella punta del preservativo e lui gridò “Agh! Michele! Gesù che bello!”
Il silenzio che seguì era assordante. Per un minuto o due Annamaria fissò Paolo, poi lo schiaffeggiò con forza sulla faccia.
“Bastardo!” Gridò. “Fottuto bastardo!” Poi raccolse i suoi vestiti e lasciò la stanza, le lacrime scendevano a cascata sulla sua faccia. Paolo rimase seduto sul letto a pensare, sentiva la ragazza che si vestiva in bagno il più rapidamente possibile ed alcuni secondi più tardi andarsene sbattendo la porta dietro di se. Paolo scese dal letto e, nonostante facesse molto caldo, un brivido gli attraversò il corpo. Si tolse il preservativo, si pulì e si vestì; sapeva cosa doveva fare.
Michele sentì bussare alla porta e fu sorpreso nel vedere che era Paolo.
“Ehi, cosa succede?”
“I tuoi genitori sono in casa?”
“No, non ancora, perché?”
“Bene, c’è qualche cosa di cui ti devo parlare, posso entrare?”
“Sicuro.”
Il cuore di Michele correva all'idea di fare sesso a casa sua.
Paolo si sedette in soggiorno e Michele andò a recuperare della coca cola. Nei minuti seguenti Paolo raccontò a Michele tutto quello che era accaduto.
“Così vedi, ho bisogno di scoprire se sono veramente gay, o bisex o qualunque cosa. E, dato che tu sei gay ho pensato che tu potevi aiutarmi a scoprirlo.” Concluse Paolo.
“Oh, ok.” Disse Michele esitante. “ Bene cosa ti aspetti che faccia?”
Paolo si avvicinò a Michele e si inginocchiò fra le sue ginocchia.
“Cosa succede?” inspirò quasi silenziosamente Michele, poi gli balenò cosa stava succedendo. Sentì il bottone della patta aprirsi. Sentì la cerniera abbassarsi. Sentì una morbida, calda mano sulla cintura dei boxer che venivano abbassati. Chiuse gli occhi e sentì una mano circondare il suo uccello rigido che saltò fuori dall’elastico dei boxer. Sentì poi la mano lasciare la presa, rotolare un preservativo sul membro esposto e poi il suo uccello scivolò in mezzo alle labbra di Paolo. Presto fu chiaro che il ragazzo non aveva idea di quello che doveva fare. Michele mise le mani sulla sua testa e prese il controllo. Trovò presto il ritmo giusto e Michele cominciò a giocare coi suoi capelli amorevolmente. Poi Paolo accelerò un po’.
Michele lasciò cadere le mani ai suoi fianchi e gettò indietro la testa. Cominciò a muovere le anche per rendere più veloce il pompino, lui strinse le natiche e gli chiavò la faccia, la sua bocca spalancata per trovare aria sufficiente, finché esplose, come mai non gli era successo prima, 3 grossi fiotti di sperma. Una mano di Paolo era infilata nei boxer tra le natiche di Michele e lo sentiva rilassarsi, Paolo smise di succhiare ed indietreggiò rivelando l’erezione di Michele luccicante e bagnata. Avendolo ancora duro Michele spinse Paolo sul pavimento.
“Ora tocca a te!” Disse.
“Fermati!” Ordinò Paolo con tale forza che Michele si tirò indietro.
“Cosa c’è?” Paolo non disse niente, ma si tolse i jeans rivelando una macchia bagnata sui boxer. Paolo sembrava piuttosto felice.
“Non mi era mai accaduto con Annamaria, non senza che mi facesse qualche cosa.” Spiegò Paolo. “Così sembra che io sia gay dopo tutto. “ Si sorrisero l’un l’altro, poi Michele disse “Non puoi tornare a casa così, toglieteli e mettiamoli a bagno nel lavandino. Paolo si tolse i pantaloni, poi i boxer e li diede a Michele. Il suo pene pendeva, pieno di sangue ma rilassato. Michele andò a pulirsi e vestirsi. Ispezionò le mutande di Paolo con grande gioia. Erano dei boxer rossi elasticizzati con una fessura, senza abbottonatura. Michele vi guardò dentro e vide che erano coperti di sperma. “Gesù! Da dove arriva tutta questa roba” Pensò Michele. Ce n'era così tanto che pensò che Paolo doveva essere sessualmente più maturo di lui. Si guardò intorno nella sua stanza e poi vide quello che stava cercando. Prese una scatola di poliestere vuota, ci mise i boxer di Paolo, la mise nel cassetto sotto il letto. Prese un paio dei suoi boxer nel cassetto della biancheria e ritornò in soggiorno. Paolo gli sorrise. “Grazie.” Disse e cominciò a mettersi i boxer, erano un po’ stretti perché Michele era più magro di lui. Si mise jeans, calze e scarpe, dopo di che salutò l’amico e si avviò verso casa.
Nei mesi seguenti Michele e Paolo divennero molto più intimi e poco prima delle vacanze estive, cominciarono ad uscire insieme come una coppia. Vivevano insieme e facevano sesso su base quasi quotidiana. Ma quando Paolo non c’era, Michele apriva il cassetto sotto il letto, tirava fuori un paio di boxer rossi elasticizzati e se li strisciava sulla faccia.
di
scritto il
2012-05-13
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