L'ospite (l'incestuosa voglia di Monica) - cap. 3

di
genere
orge

La seconda notte l’ho invece passata nel letto matrimoniale tra Monica e Christian. Per questo ora Paolo fa il sostenuto e rifiuta le mie avance.
Ieri sera mi ha vista mentre civettuola mi intrufolavo nella loro camera e ha subito capito, come tutti del resto, quali fossero le mie intenzioni.
Io e sua madre intuivamo la sua presenza dietro la porta, il suo occhio nel buco della serratura, e anche se in realtà non siamo sicure che ci abbia spiato davvero mentre abbiamo iniziato ad accarezzarci - o quando suo padre e sua madre si sono attaccati ai miei capezzoli come vitellini affamati - la sua probabile partecipazione voyeuristica aumentava la nostra dissolutezza.
Non può però non aver sentito il nostro piacere esplodere più volte (io una sola a dire il vero, come sempre, Christian due e Monica addirittura quattro) o gli incitamenti di sua madre quando galvanizzata perdeva totalmente il controllo (“Non ti fermare. Non ti fermare. Pizzicami... Più forte. Sì, lì! Ecco...” “Ti piace sfondarla, eh? Forza, dacci più forte. Ancora di più... E tu lecca, puttanella, lecca e godi...”).
Ho anche lasciato che spingesse il marito a consumare con me un rapporto anale - non che abbia faticato molto a convincerlo - per poi tenermi immobilizzata sedendosi di fronte a lui sulla mia schiena, mentre si abbracciavano e si baciavano come non l’avessero mai fatto.
Non può Paolo - e nemmeno sua sorella, barricata nella sua camera, intenta a far cosa lo scoprirò poi - non aver sentito nel silenzio della notte anche la mia piccola vendetta: le sculacciate che io e Christian infliggevamo impietosi a sua madre rimbombavano come amabili esplosioni, subito seguite dai suoi lamenti smorzati. Che ridere vedere le sue chiappe diventare rosse come un tramonto in cartolina!
Sorrido ripensandoci. Appoggio la testa sulla spalla di Paolo, serissimo, e inizio ad accarezzargli il collo con le labbra.
“Sei tu il mio preferito, sai?” gli mormoro all’orecchio. Cerco di baciarlo. Lui non partecipa, ma mi lascia fare. Gli infilo la lingua in bocca. Cerco la sua. Cerco di convincerlo a sentirsi coinvolto. Ci riesco.
Le sue mani non resistono alla tentazione. Si insinuano sotto il mio vestito.
“Ti ho vista stanotte...” biascica già in balia della libidine mentre i suoi tentacoli vogliosi non più trattenuti dalla forza di volontà s’approfittano del mio corpo.
“Lo so.” Lo guardo negli occhi.
“Fino alla fine...” Quindi anche mentre dimostravo a suo padre come può essere piacevole un dito estraneo nel culo mentre scopi tua moglie.
“Ti sei eccitato?” La domanda chiave. Intanto appuro che adesso lo è eccome.
Accenna un sì col capo.
Ottimo.
“Facciamo un gioco...” Mi guarda interrogativo. “Sdraiati, così...” Lo faccio stendere sul suo letto, poi mi allungo verso uno dei suoi cassetti, lo apro e frugo tra i suoi capi d’abbigliamento.
“Mari, io...” pensando stia per dichiararmi il suo amore lo zittisco subito. Non è quello che voglio.
“Ecco!” Prendo un paio di tubolari lunghi e andando a cavalcioni sul suo petto li uso per legargli i polsi alla sponda del letto.
Mentre lui allunga il viso per arrivare al mio pube gli bendo gli occhi con una sciarpa. Faccio due giri, per sicurezza.
“Ma...”
“Fidati.”
Gli slaccio i pantaloni e lo denudo sotto la cintura.
Il suo enorme pene è sempre una visione stravolgente.
“Hai il cazzo più bello ch’io abbia mai visto...” E gli rivolgo tutte le mie attenzioni. In pochi secondi si erge alto e verticale davanti alla mia faccia, anatomico menhir da venerare. Quasi mi dispiace mettere in atto ciò che ho escogitato di fare.
Faccio un cenno a Monica che, come suo figlio ha fatto ieri notte, ci sta spiando dal buco della serratura. Conoscendola deve essere già eccitata come una cagna in calore (perdonate la fine metafora zoologica).
Apre lentamente la porta ed entra quatta quatta. Si toglie l’accappatoio rimanendo completamente nuda.
In silenzio mi scosto da suo figlio e la invito con un elegante cenno a sostituirmi.
Lei, emozionata come ad un primo appuntamento tardoadolescenziale, si sistema al posto che le ho tenuto caldo e dopo un breve tentennamento allunga le mani verso l’assoluto protagonista delle sue fantasie, l’ossessione segreta e incestuosa che da mesi la fa impazzire. Lo cinge con le dita; è letteralmente estasiata.
Io quasi mi commuovo.
Lo masturba con delicatezza, direi addirittura con rispetto, soppesandogli i testicoli.
“Ciucciamelo, ti prego...” le chiede lui convinto di parlare con me.
Monica mi guarda; le sorrido e le faccio cenno di accontentarlo.
Si mette carponi tra le sue gambe muscolose. Impossibile non notare quanto sia eccitata: la sua vagina è, poeticamente parlando, in un bagno di fiamme.
È quasi solenne il momento in cui abbassa il viso sul priapeo organo del figlio e le sue labbra carnose si spalancano per avvolgerlo. Paolo emette un gemito, paralizzato dal piacere che il calore della bocca di sua madre gli procura.
Quando inizia a succhiarlo - da vera professionista, devo dire - dalla bocca del ragazzo esce una lunga vocale aperta.
Non resisto a rimanere fuori da questo idilliaco quadretto. Mi avvicino al sedere sollevato di Monica e ci affondo dentro il viso. Me lo lordo dei suoi pervertiti umori. Spingo la mia lingua nei suoi meandri. Lecco famelica le sue intimità, più in profondità che riesco.
Viene per la prima volta così, con il sovraeccitato clitoride nella mia bocca e il tanto agognato enorme pene di suo figlio nella sua, inverosimilmente piccola al confronto.
Ormai la conosco. Non ha alcun periodo refrattario. Non mi fermo e so già che presto non le basterò più.
Vorrà sentire in sé qualcosa di più consistente. E questa volta avrà di che saziarsi.
Si decide. Interrompe la fellatio e si sottrae dal cunnilingus. Si sistema a gambe aperte a cavalcioni di Paolo, che ansima eccitato quanto lei. Appoggia il suo fiore già schiuso sull’organo del figlio e lentamente abbassa il bacino, accogliendolo nella sua carne, la stessa da cui è uscito circa diciotto anni fa.
Avere dentro un fallo di quelle dimensioni è, lo so già dall’altra notte per esperienza, davvero impressionante. Ti senti “piena” oltre il limite massimo, invasa da qualcosa di smodato.
Quando l’affondo è completo le scappa un breve sbuffo (mi chiedo cosa succederebbe se le sfuggisse qualcosa di più e lui ora la riconoscesse, ma per fortuna o purtroppo non accade).
Rimane immobile qualche eterno momento, poi inizia a far salire e scendere le anche, in un movimento cadenzato, quasi ipnotico.
Vedere quel portento fattosi carne scorrere alternativamente in entrambe le direzioni, nascondendosi alla mia vista inghiottito dalla vagina divaricata all’estremo di colei che lo generò e poi riapparendo, è uno spettacolo unico.
Sarebbe troppo egoista da parte mia non condividerlo.
Esco dalla stanza di Paolo e senza chiedere permesso entro in quella di Francesca.
Lei, sdraiata sul suo letto, solleva gli occhi dallo schermo del cellulare e mi guarda interrogativa.
Mi avvicino e allungo una mano per prendere la sua. La invito con un gesto a seguirmi e lei mi accontenta.
Mano nella mano la accompagno nel corridoio, fin davanti alla porta della camera di suo fratello. È aperta.
Gli occhi della ragazza inviano al cervello le immagini a cui questo non può credere.
Rimane impietrita. Sua madre è sopra Paolo, lo sta amando con passione, con una dolcezza e un trasporto ch’io non credo riuscirei mai ad avere. Dalla nostra posizione non può vedere che lui è legato e bendato. Inoltre i loro genitali che si incuneano l’uno nell’altro catalizzano tutta l’attenzione.
Monica si china sul figlio, con una mano si tiene i capelli a coda sopra la testa, perché lui non scopra il nostro scambio, e lo bacia, a lungo, come ha sempre sognato di fare.
Mi giro ad osservare il giovane viso di Francesca. È allibita e immobile, completamente rapita dalla scena.
Agisco d’istinto. Dopotutto condivide lo stesso ceppo genetico dei suoi lascivi famigliari...
Mentre Monica viene per la seconda volta, spingendo i lombi contro l’inguine del figlio nell’allucinante tentativo di inglobarsi interamente la sua smisurata particolarità, io mi sposto dietro a Francesca, le cingo delicatamente i fianchi e le do un bacio leggero sul collo.
Socchiude per un momento gli occhi; anche lei, come tutti gli altri membri della sua famiglia, mi lascia fare.
Le mie labbra accarezzano il suo orecchio e le mie mani scivolano lentamente sotto la cintura della sua tuta. Lei inclina la testa e allarga leggermente le gambe, sempre con lo sguardo fisso su madre e fratello. Le mie dita entrano negli slip, passano sulla peluria morbida, seguono i solchi dell’inguine fino ad affondare tra le labbra più intime. L’altra mano si alza carezzando il suo ventre piatto sotto la maglietta; arriva al seno e non resisto alla tentazione di avvolgerlo e delicatamente comprimerlo.
La masturbo. E so di essere brava.
Il suo corpo risponde ai miei stimoli, la sua bocca si apre e il respiro si fa più veloce. Monica e Paolo intanto hanno ricominciato a muoversi, sempre l’uno nel corpo dell’altra, quasi a volersi fondere in un’unica estatica entità.
“Sto per venire...” avverte lui con un filo di voce.
Monica si sfila e rimanendo seduta sulle cosce muscolose del figlio, il clitoride ancora gonfio premuto contro lo scroto, gli tiene il pene come fosse il proprio e conclude con le mani ciò che la sua bocca e la sua vagina hanno iniziato.
Non so se la quantità di liquido seminale espulso sia in qualche modo proporzionale alle dimensioni dell’organo genitale e quindi non dovrei sbigottirmi, ma non posso farne a meno vedendo lo sperma di Paolo fioccare copioso sui seni della madre, tre abbondanti volte consecutive.
Finalmente si fermano, appagati probabilmente ben oltre i limiti della loro immaginazione.
Senza spostare la mano dalla sua impudica posizione riaccompagno Francesca verso la sua camera. Procede a piccoli passi, con le mie dita infilate dentro.
Si ferma prima. Appoggia la schiena al muro del corridoio e si abbassa alle ginocchia tuta e mutandine. Ne tende l’elastico al limite allargando le cosce per darmi spazio. Evidentemente vuole di più.
Mi inginocchio e sempre con un buon numero di falangi affondate nella sua giovane carne inizio a leccarle e succhiarle il piccolo clitoride eccitato.
Prima che raggiunga l’orgasmo ci raggiunge però Monica. Io, con la faccia piantata nel pube della figlia, me ne accorgo solo dal suo sussulto.
Ci guarda in silenzio, e Francesca non ha la forza, o la voglia, di fermarmi. Fissando negli occhi la madre continua ad accogliere il piacere che le sto offrendo, probabilmente amplificato proprio da quello sguardo così famigliare e anomalo al contempo.
Alzo gli occhi e vedo il braccio di Monica proteso dietro la nuca di Francesca. Guardandosi devono essersi comunicate mute qualcosa. Qualcosa che è difficile descrivere. Vedo la testa della ragazza abbassarsi sul seno nudo e ancora sporco della madre. Vedo il suo viso strusciarglisi contro, passare da una mammella all’altra, e la sua lingua solcare il seme del fratello e raccoglierlo.
Sento alcune gocce cadere sulla mia testa.
Una mi scende lungo la guancia.
Il piacere massimo le arriva in quel momento. Irrigidisce le gambe e pochi secondo dopo il suo corpo si affloscia appoggiandosi alle spalle di sua madre, smorzando il gemito nel suo petto.
Io da sotto continuo a guardarle, mentre continuo ad assaporare i fluidi vaginali.
Poi mi alzo. Guardo entrambe negli occhi, fiera. Bacio Francesca. A lungo. Mi piace la sua lingua e già so che nei giorni a venire mi darà grandi soddisfazioni...
Ci stacchiamo a fatica, come due adolescenti. Mi volto e bacio Monica; siamo praticamente strette in un unico abbraccio.
Tiro a noi anche la testa di Francesca e appena sento le sue labbra contro le nostre le cedo il posto.
“Siete bellissime...” sussurro; e mi incanto a guardarle: le due bocche fuse una sull’altra come fossero stare create solo per quello, i capezzoli premuti ognuno contro l’opposto, che, noto meravigliata, coincidono perfettamente...
“Ma che cazzo...?” La voce di Paolo frantuma l’idillio. Ci voltiamo tutte verso di lui.
Lasciato solo da Monica dopo il coito è riuscito a slegarsi, si è sbendato ed è venuto a cercarmi.
Be’, mi ha trovata subito... Ed è impossibile non si accorga del suo sperma, che ancora cola sulla nostra pelle, sui corpi di tutt’e tre.
di
scritto il
2022-01-10
3 . 3 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

Webcam
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.