Hard Boiled & Blues
di
Vandal
genere
pulp
Hard Boiled & Blues
I-Notte Blues
Non ho sonno. I miei sogni sono agitati come gatti irrequieti. La pioggia frusta i vetri opachi della mia stanza. La luce di un neon giallo sfarfalla nella stanza contorno in maniera irreale il contorno degli oggetti. Un gemito alle mie spalle, la forma nuda di una ragazza che si muove tra le lenzuola umide di sesso consumato in fretta e l’odore di esso che galleggia nell’aria insieme alla polvere.
Blues. Mi viene in mente un’immagine noir, alla Philip Marlowe. Un qualcosa di malinconico, un blues come lo cantava Bessi Smith “Mi sono svegliato stamattina con la testa dolorante..”
La donna nuda nel mio letto si muove e si gira a pancia in su. Ha grosse tette, così piacevoli da dormirci sopra dopo averci fatto l’amore. Dalla lenzuola di sotto spunta il suo pube scuro e riccio. Mary Crabs, la cantante del Blues Bar, trentacinque anni, capelli neri a casco. La donna più desiderata di questa parte della città. E, alla fine, il suo letto e il suo sesso sono andati a me.
Vorrei fumare ma non posso. In mutande lancio uno sguardo all’esterno, verso la luce che tremola incerta nella notte.
“Lou Ferris se n’è andato e voglio che tu lo ritrovi” questa era stata la richiesta di Mary quando mi aveva convocato al Blues bar “Ha preso i soldi dell’incasso di una settimana ed è fuggito con la giovane Betty Lou. Riporta il pulcino a casa”
Betty Lou, Lou Ferris, Blues Bar: nomi di una canzone blues per una notte umida di pioggia e sesso. “Oh baby, vieni qui, voglio farti conoscere il Mondo. Oh baby, il tuo corpo è uno sballo e io sono qui per te” canticchio
Lei si sveglia e si alza a sedere sul letto. Così bella, così piena, così florida. “Cosa fai sveglio?”
“Nulla. Pensieri vorticanti nel mio cervello”
“Vieni qui uomo. Ora che sono sveglia, ho voglia di sentirti dentro ancora”
Non me lo faccio dire due volte. Via i boxer, l’abbraccio, la bacio, la amo. Dentro di lei, gli occhi intrecciati ai suoi, non la deludo con il sesso. Lei urla e geme come una cagna in calore. Mi morde la spalla delicatamente, mi incita a darci dentro.
Esplodo dentro di lei e poi mi lascio cadere al suo fianco, esausto e felice “Dimmi ancora cosa è successo ieri sera” dice lei in un sussurro
“Ieri sera” dico..
II-la ragazza con la 38
La sera in cui trovai Lou Ferris in uno squallido motel a Tulpa City, riverso in una pozza di sangue e la giovane Betty Lou nuda, accanto a lui, con una 38 stretta in pugno.
Non credo fosse stata lei ad ucciderlo ma, l’istinto del momento me lo fece supporre. Donna con pistola uguale guai. Avevo già estratto la Bertha dalla fondina che porto sotto l’ascella.
La porta era socchiusa. Dentro, la stanza classica, squallida e poco pulita. In mezzo alla stanza, riverso a pancia all’aria, nudo, c’era il corpo di Lou Ferris, con un fiore rosso al centro del petto. E la giovane Betty Lou, un fisico da giunco di palude, pallida e spaventata, che reggeva tremante una Walther P 38 “Giù la pistola baby” le puntai contro la pistola. Mi sentivo come il rude Mike Hammer in quel momento. Hard Boiled e Blues vanno sempre d’accordo. Ci voleva un Harlem Nights in quel momento. Sguardo da duro, baffo nero spiovente e la grande Bertha stretta tra le mani. Bella dimostrazione da duro contro una ragazza nuda, spaventata e disorientata
“Non sono stata io” pianse ma la pistola non la mollò
“Tu metti giù il gingillo e poi vediamo di parlare un po’”
“Sei un poliziotto?”
“Detective privato. Mi manda Mary Crabs”
“Oh” fa lei “Oh” lasciò la pistola, cadde in ginocchio, scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani
Entrai dentro svelto e chiusi la porta alle spalle. Mi chinai sul corpo e ne constatai il decesso “Ancora caldo” guardo verso Betty Lou “Dimmi cosa diavolo è successo qui”
“Io.. non lo so.. Non lo so”
“Diavolo, siete nudi nella stanza medesima. Lui è morto e tu qui, con la 38 in mano”
“Non sono stato io. Io non”
L’afferrai un po’ rudemente e la portai in bagno, gettandola sotto una doccia. Lei fece per protestare ma non le diedi tempo di farlo. Getto di acqua gelata, lei che urlava. Poi acqua calda e una asciugamano che l’ avvolse quel corpo esile. Forse, non fosse stato per il corpo sanguinante di Lou, ci avrei fatto un pensierino “Ora, dall’inizio. Dopo che siete scappati dal Blues Bar, cosa è succeso?”
“Siamo scappati dalla città il più in fretta possibile”
III-Il racconto di Betty Lou
Lou si è fermato ad una tavola calda sulla provinciale 67. Ricordo che c’era solo un tizio mezzo ubriaco al bancone del bar e un paio di cameriere che pulivano i tavoli. Lou è andato a parlare con una di loro. Non so cosa si sono detti ma io sono rimasta ad aspettarlo con una tazza di caffè tra le mani. Avevo paura che qualcuno arrivasse a prenderci, che Mary Crabs ci avesse sguinzagliato addosso qualche mastino.
Il caffè faceva schifo. La cameriera mi ha guardato male quando ho fatto la faccia schifata nel berlo.
Lou è arrivato venti minuti dopo con l’aria di uno che si era fatto una sveltina nel retrobottega. = Andiamo = disse lanciando sul tavolo dieci dollari
= che è successo là dietro, Lou?= ho chiesto
=Nulla. Debito saldato. Ora andiamo dal becchino=
=Il becchino?=
=E’ uno con cui non vorresti avere dei debiti=
=perché lo chiamano il becchino?=
=perché ha il brutto vizio di seppellire la gente senza necessariamente essere defunti=
Dunque, il becchino mette i brividi. Alto, secco come un palo da pollaio, la faccia lugubre di uno che partecipa ad un funerale. Vestito di nero, con occhialini scuri e tondi poggiati su un naso piccolo, cappello largo, come quelli dei preti. Fa venire i brividi. Dietro di lui ci sono due tizi stranissimi: uno alto e grosso con l’espressione da gorilla. L’altro basso, con la faccia da topo. I suoi impresari funebri. Se ne stavano davanti ad un vetro dove, al di là di esso, un uomo e due donne nudi, facevano sesso. Nell’aria c’era una canzone di Duke Wellinghton, un po’ fuori tono. =Ah, mi hai portato un giocattolo nuovo= sorrise appena mentre mi osservava eseguendo movimenti lenti e studiati con le mani guantate
=Ho i soldi. Lei non è in vendita =
= Peccato=
Lou pose la borsa coi soldi sulla scrivania davanti al Becchino. Lui, molto lentamente, afferrò la borsa e ci guardò dentro. Afferrò una mazzetta, la fece scorrere, annuì =Ok. A chi li hai fregati?=
= Li ho guadagnati=
Lui emise un vero che doveva essere una risata =Uh, certo, onestà e Lou Ferris accoppiata vincente =
Ce ne andammo di corsa. Quel posto non piaceva a Lou e nemmeno a me. Siamo venuti in questo hotel e abbiamo fatto sesso. Diavolo se mi piaceva quando Lou entrava dentro di me. Mi faceva sentire speciale. Lui mi guardava negli occhi mentre o faceva. Non era come gli altri uomini o donne. A loro non interessa a guardarmi negli occhi. Loro vogliono un buco morbido e umido dove poter infilare i loro uccellini.
Ad un certo punto della notte sono andata in bagno. Avevo voglia di fare pipì e avevo anche sete. Mi sono vestita e sono uscita per andare al distributore di bibite. Stavo tornando e li ho visti. Erano i due sgherri del Becchino che entravano a forza nella nostra camera. Mi sono spaventata e mi sono nascosta. Sentivo urla, qualcuno che chiedeva =Dove diavolo è Flea?=. E poi Lou con =Andate al diavolo!= e poi rumori di lotta e BANG. Mi sono spaventata e mi sono nascosta. Poi, i due sono usciti di corsa. Io sono rientrata e l’ho trovato così
IV- Yoghi e Bubu
Scoppia a piangere il pulcino. Non mi sento più tanto rude. Io, in piedi, con la schiena poggiata al lavabo. Lei, nel piatto doccia, nuda e un asciugamano che la copre parzialmente.
I due sgherri del Becchino. Perché diavolo ha mandato Yoghi e Bubu a far fuori Lou nonostante abbia ricevuto il pagamento. La storia non è chiara ma, forse, una fiammella di candela si è accesa in un angolo remoto del mio cervello e, rischia di diventare un incendio. “Aspetta” esco, cerco i vestiti della ragazza, rientro in bagno e glieli getto addosso “Vestiti che andiamo”
“Vuoi riportarmi da Mary?” preoccupazione e paura
“No, sono i soldi che vuole Mary” la fiamma della candela è appena diventata una torcia “O forse no”
Mentre siamo in auto, mano il cellulare, telefonata anonima alla polizia. In breve, quel tugurio sarebbe diventato peggio di un rave party ad una festa di vergini.
Mentre guido nel traffico inesistente della città, cullato dalle note di =Ruler of my heart=, con Betty accartocciata sul sedile del passeggero, cerco di indirizzare la mia torcia nel cervello prima che diventi un incendio.
Due fari saettano verso di me. Sterzo bruscamente, rischio un incedente =Che succede?= fa spaventata Betty
“Yoghi e Bubu ci hanno trovato” dico a denti stretti
“Yoghi e Bubu?”
“I due sgherri del Becchino. Ti vogliono baby, lo capisci questo?”
“Perché vogliono me. Io non ho visto nulla. Non voglio guai”
“Non hai capito? Non erano i soldi che volevano. E nemmeno Lou. Sei tu, pulcino”
“Io, perché?”
“Perché qualcuno ti desidera così tanto per uccidere”
“Non capisco”
“Io sì” eseguo un testacoda, apro lo sportello in fretta, posizione di tiro, Bertha alla mano. Yoghi e Bubu mi puntano come segugi su un fagiano. La Bertha tuona la sua rabbia, le gomme dell’auto esplode, perdono il controllo, volano fuori strada, rumori di metallo che si accartoccia, vetri che si infrangono. Anche lì, la polizia avrà da fare. O forse gli avvoltoi della Morgue. Non mi preoccupo di loro. Risalgo in auto, metto in moto e mi allontano “Sono morti?”
“Non mi importa saperlo. Temo che il Becchino dovrà cercarsi altri due sgherri da guinzagliare”
“Ma perché il Becchino mi vuole morta?”
“Nessuno ti vuole morta, baby. Almeno, per il momento. E non il Becchino che ha mandato gli sgherri”
“E chi?”
V
Una ragazza mostra le tette ad un ragazzo. Sotto la luce tremolante del lampione, il ragazzo allunga cinquanta dollari e la ragazza lo prende per mano “Dunque” Mary Crabs seduta sul letto, magnificamente nuda, mi osserva impugnando la mia Bertha
“Dunque. Non sono Sherlock Holmes ma ho fatto la mia deduzione. Yoghi e Bubu che cercano il pulcino. Betty Lou è il pulcino e sei tu che la chiami in quel modo. Hai avvertito il Becchino che, se mai Lou si fosse fatto vedere, di mettergli dietro i suoi sgherri e di recuperare Betty Lou, il pulcino” lei arma il cane della Bertha “Loro lo seguono fino al motel ma, Betty non c’è, è uscita a prendersi una bibita. C’è un litigio, parte un colpo, ciao Lou. I due geni scappano, poi arrivo io e trovo Betty piangente sul corpo di Lou. Mi ha raccontato un po’ di cose e lì, mi sono arrampicato sugli specchi. Ma è stato quel pulcino a mettermi nel pollaio giusto”
Il rumore di una pistola che viene armata “E nonostante tutto, hai preferito farti una scopata?”
“Giusto per soddisfazione” mi giro appena verso di lei. Impugna la mia Bertha a due mani e la tiene diritta verso il centro del mio petto “E’ scarica”
Lei sbuffa e preme il grilletto che va a vuoto “Cazz”
“te l’avevo detto”
Lei mi getta la pistola addosso e si lancia sul cassetto del comodino. Arrivo prima e l’afferro per i polsi. Lei si divincola e soffia come una gatta rabbiosa. La mando a gambe all’aria sul letto e recupero delle manette dalla tasca interna della mia giacca. Pochi secondi ed è ammanettata al letto. Anche furiosa, è sempre una gran figa: “Maledetta,piccola ingrata” soffia “L’ho raccattata dalla strada, l’ho pulita, nutrita, servita..amata. E lei come mi ripaga? Fugge con quel fallito, con i miei soldi. Diavolo lei, diavolo Lou, diavolo te, maledetto cagnaccio”
Mi rivesto in fretta, recupero la Bertha, la ricarico e faccio per andarmene “Quando usciranno dall’ospedale, Yoghi e Bubu si faranno una lunga vacanza a Tortuga Bay. E tu, magari tu te la cavi. O forse no. Cio’ nonostante, la piccola Betty Lou è sotto la mia protezione. Fossi in te, rimarrei in disparte e volterei pagina”
“Mi riprenderò ciò che è mio”
“Lei non è un oggetto, Mary. Lei è una giovane donna, forse un po’ ingenua ma, pur sempre una persona in grado di decidere con la propria testa”
“Te la sei scopata , vero?”
“Non ancora” esco. La lascio alla sua rabbia, alla sua frustrazione, al suo odio. Meravigliosamente nuda. Magnifica scopata, devo dire. La parte che prediligo in questo lavoro: prima o poi, una scopata con qualche sventola la rimedio.
Esco nella notte, sotto la luce tremolante del lampione, accompagnato dalle notte di Harlem Night. E dai gemiti di gatti in calore, di una coppietta appartata nel buio del vicolo.
=Fine=
I-Notte Blues
Non ho sonno. I miei sogni sono agitati come gatti irrequieti. La pioggia frusta i vetri opachi della mia stanza. La luce di un neon giallo sfarfalla nella stanza contorno in maniera irreale il contorno degli oggetti. Un gemito alle mie spalle, la forma nuda di una ragazza che si muove tra le lenzuola umide di sesso consumato in fretta e l’odore di esso che galleggia nell’aria insieme alla polvere.
Blues. Mi viene in mente un’immagine noir, alla Philip Marlowe. Un qualcosa di malinconico, un blues come lo cantava Bessi Smith “Mi sono svegliato stamattina con la testa dolorante..”
La donna nuda nel mio letto si muove e si gira a pancia in su. Ha grosse tette, così piacevoli da dormirci sopra dopo averci fatto l’amore. Dalla lenzuola di sotto spunta il suo pube scuro e riccio. Mary Crabs, la cantante del Blues Bar, trentacinque anni, capelli neri a casco. La donna più desiderata di questa parte della città. E, alla fine, il suo letto e il suo sesso sono andati a me.
Vorrei fumare ma non posso. In mutande lancio uno sguardo all’esterno, verso la luce che tremola incerta nella notte.
“Lou Ferris se n’è andato e voglio che tu lo ritrovi” questa era stata la richiesta di Mary quando mi aveva convocato al Blues bar “Ha preso i soldi dell’incasso di una settimana ed è fuggito con la giovane Betty Lou. Riporta il pulcino a casa”
Betty Lou, Lou Ferris, Blues Bar: nomi di una canzone blues per una notte umida di pioggia e sesso. “Oh baby, vieni qui, voglio farti conoscere il Mondo. Oh baby, il tuo corpo è uno sballo e io sono qui per te” canticchio
Lei si sveglia e si alza a sedere sul letto. Così bella, così piena, così florida. “Cosa fai sveglio?”
“Nulla. Pensieri vorticanti nel mio cervello”
“Vieni qui uomo. Ora che sono sveglia, ho voglia di sentirti dentro ancora”
Non me lo faccio dire due volte. Via i boxer, l’abbraccio, la bacio, la amo. Dentro di lei, gli occhi intrecciati ai suoi, non la deludo con il sesso. Lei urla e geme come una cagna in calore. Mi morde la spalla delicatamente, mi incita a darci dentro.
Esplodo dentro di lei e poi mi lascio cadere al suo fianco, esausto e felice “Dimmi ancora cosa è successo ieri sera” dice lei in un sussurro
“Ieri sera” dico..
II-la ragazza con la 38
La sera in cui trovai Lou Ferris in uno squallido motel a Tulpa City, riverso in una pozza di sangue e la giovane Betty Lou nuda, accanto a lui, con una 38 stretta in pugno.
Non credo fosse stata lei ad ucciderlo ma, l’istinto del momento me lo fece supporre. Donna con pistola uguale guai. Avevo già estratto la Bertha dalla fondina che porto sotto l’ascella.
La porta era socchiusa. Dentro, la stanza classica, squallida e poco pulita. In mezzo alla stanza, riverso a pancia all’aria, nudo, c’era il corpo di Lou Ferris, con un fiore rosso al centro del petto. E la giovane Betty Lou, un fisico da giunco di palude, pallida e spaventata, che reggeva tremante una Walther P 38 “Giù la pistola baby” le puntai contro la pistola. Mi sentivo come il rude Mike Hammer in quel momento. Hard Boiled e Blues vanno sempre d’accordo. Ci voleva un Harlem Nights in quel momento. Sguardo da duro, baffo nero spiovente e la grande Bertha stretta tra le mani. Bella dimostrazione da duro contro una ragazza nuda, spaventata e disorientata
“Non sono stata io” pianse ma la pistola non la mollò
“Tu metti giù il gingillo e poi vediamo di parlare un po’”
“Sei un poliziotto?”
“Detective privato. Mi manda Mary Crabs”
“Oh” fa lei “Oh” lasciò la pistola, cadde in ginocchio, scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani
Entrai dentro svelto e chiusi la porta alle spalle. Mi chinai sul corpo e ne constatai il decesso “Ancora caldo” guardo verso Betty Lou “Dimmi cosa diavolo è successo qui”
“Io.. non lo so.. Non lo so”
“Diavolo, siete nudi nella stanza medesima. Lui è morto e tu qui, con la 38 in mano”
“Non sono stato io. Io non”
L’afferrai un po’ rudemente e la portai in bagno, gettandola sotto una doccia. Lei fece per protestare ma non le diedi tempo di farlo. Getto di acqua gelata, lei che urlava. Poi acqua calda e una asciugamano che l’ avvolse quel corpo esile. Forse, non fosse stato per il corpo sanguinante di Lou, ci avrei fatto un pensierino “Ora, dall’inizio. Dopo che siete scappati dal Blues Bar, cosa è succeso?”
“Siamo scappati dalla città il più in fretta possibile”
III-Il racconto di Betty Lou
Lou si è fermato ad una tavola calda sulla provinciale 67. Ricordo che c’era solo un tizio mezzo ubriaco al bancone del bar e un paio di cameriere che pulivano i tavoli. Lou è andato a parlare con una di loro. Non so cosa si sono detti ma io sono rimasta ad aspettarlo con una tazza di caffè tra le mani. Avevo paura che qualcuno arrivasse a prenderci, che Mary Crabs ci avesse sguinzagliato addosso qualche mastino.
Il caffè faceva schifo. La cameriera mi ha guardato male quando ho fatto la faccia schifata nel berlo.
Lou è arrivato venti minuti dopo con l’aria di uno che si era fatto una sveltina nel retrobottega. = Andiamo = disse lanciando sul tavolo dieci dollari
= che è successo là dietro, Lou?= ho chiesto
=Nulla. Debito saldato. Ora andiamo dal becchino=
=Il becchino?=
=E’ uno con cui non vorresti avere dei debiti=
=perché lo chiamano il becchino?=
=perché ha il brutto vizio di seppellire la gente senza necessariamente essere defunti=
Dunque, il becchino mette i brividi. Alto, secco come un palo da pollaio, la faccia lugubre di uno che partecipa ad un funerale. Vestito di nero, con occhialini scuri e tondi poggiati su un naso piccolo, cappello largo, come quelli dei preti. Fa venire i brividi. Dietro di lui ci sono due tizi stranissimi: uno alto e grosso con l’espressione da gorilla. L’altro basso, con la faccia da topo. I suoi impresari funebri. Se ne stavano davanti ad un vetro dove, al di là di esso, un uomo e due donne nudi, facevano sesso. Nell’aria c’era una canzone di Duke Wellinghton, un po’ fuori tono. =Ah, mi hai portato un giocattolo nuovo= sorrise appena mentre mi osservava eseguendo movimenti lenti e studiati con le mani guantate
=Ho i soldi. Lei non è in vendita =
= Peccato=
Lou pose la borsa coi soldi sulla scrivania davanti al Becchino. Lui, molto lentamente, afferrò la borsa e ci guardò dentro. Afferrò una mazzetta, la fece scorrere, annuì =Ok. A chi li hai fregati?=
= Li ho guadagnati=
Lui emise un vero che doveva essere una risata =Uh, certo, onestà e Lou Ferris accoppiata vincente =
Ce ne andammo di corsa. Quel posto non piaceva a Lou e nemmeno a me. Siamo venuti in questo hotel e abbiamo fatto sesso. Diavolo se mi piaceva quando Lou entrava dentro di me. Mi faceva sentire speciale. Lui mi guardava negli occhi mentre o faceva. Non era come gli altri uomini o donne. A loro non interessa a guardarmi negli occhi. Loro vogliono un buco morbido e umido dove poter infilare i loro uccellini.
Ad un certo punto della notte sono andata in bagno. Avevo voglia di fare pipì e avevo anche sete. Mi sono vestita e sono uscita per andare al distributore di bibite. Stavo tornando e li ho visti. Erano i due sgherri del Becchino che entravano a forza nella nostra camera. Mi sono spaventata e mi sono nascosta. Sentivo urla, qualcuno che chiedeva =Dove diavolo è Flea?=. E poi Lou con =Andate al diavolo!= e poi rumori di lotta e BANG. Mi sono spaventata e mi sono nascosta. Poi, i due sono usciti di corsa. Io sono rientrata e l’ho trovato così
IV- Yoghi e Bubu
Scoppia a piangere il pulcino. Non mi sento più tanto rude. Io, in piedi, con la schiena poggiata al lavabo. Lei, nel piatto doccia, nuda e un asciugamano che la copre parzialmente.
I due sgherri del Becchino. Perché diavolo ha mandato Yoghi e Bubu a far fuori Lou nonostante abbia ricevuto il pagamento. La storia non è chiara ma, forse, una fiammella di candela si è accesa in un angolo remoto del mio cervello e, rischia di diventare un incendio. “Aspetta” esco, cerco i vestiti della ragazza, rientro in bagno e glieli getto addosso “Vestiti che andiamo”
“Vuoi riportarmi da Mary?” preoccupazione e paura
“No, sono i soldi che vuole Mary” la fiamma della candela è appena diventata una torcia “O forse no”
Mentre siamo in auto, mano il cellulare, telefonata anonima alla polizia. In breve, quel tugurio sarebbe diventato peggio di un rave party ad una festa di vergini.
Mentre guido nel traffico inesistente della città, cullato dalle note di =Ruler of my heart=, con Betty accartocciata sul sedile del passeggero, cerco di indirizzare la mia torcia nel cervello prima che diventi un incendio.
Due fari saettano verso di me. Sterzo bruscamente, rischio un incedente =Che succede?= fa spaventata Betty
“Yoghi e Bubu ci hanno trovato” dico a denti stretti
“Yoghi e Bubu?”
“I due sgherri del Becchino. Ti vogliono baby, lo capisci questo?”
“Perché vogliono me. Io non ho visto nulla. Non voglio guai”
“Non hai capito? Non erano i soldi che volevano. E nemmeno Lou. Sei tu, pulcino”
“Io, perché?”
“Perché qualcuno ti desidera così tanto per uccidere”
“Non capisco”
“Io sì” eseguo un testacoda, apro lo sportello in fretta, posizione di tiro, Bertha alla mano. Yoghi e Bubu mi puntano come segugi su un fagiano. La Bertha tuona la sua rabbia, le gomme dell’auto esplode, perdono il controllo, volano fuori strada, rumori di metallo che si accartoccia, vetri che si infrangono. Anche lì, la polizia avrà da fare. O forse gli avvoltoi della Morgue. Non mi preoccupo di loro. Risalgo in auto, metto in moto e mi allontano “Sono morti?”
“Non mi importa saperlo. Temo che il Becchino dovrà cercarsi altri due sgherri da guinzagliare”
“Ma perché il Becchino mi vuole morta?”
“Nessuno ti vuole morta, baby. Almeno, per il momento. E non il Becchino che ha mandato gli sgherri”
“E chi?”
V
Una ragazza mostra le tette ad un ragazzo. Sotto la luce tremolante del lampione, il ragazzo allunga cinquanta dollari e la ragazza lo prende per mano “Dunque” Mary Crabs seduta sul letto, magnificamente nuda, mi osserva impugnando la mia Bertha
“Dunque. Non sono Sherlock Holmes ma ho fatto la mia deduzione. Yoghi e Bubu che cercano il pulcino. Betty Lou è il pulcino e sei tu che la chiami in quel modo. Hai avvertito il Becchino che, se mai Lou si fosse fatto vedere, di mettergli dietro i suoi sgherri e di recuperare Betty Lou, il pulcino” lei arma il cane della Bertha “Loro lo seguono fino al motel ma, Betty non c’è, è uscita a prendersi una bibita. C’è un litigio, parte un colpo, ciao Lou. I due geni scappano, poi arrivo io e trovo Betty piangente sul corpo di Lou. Mi ha raccontato un po’ di cose e lì, mi sono arrampicato sugli specchi. Ma è stato quel pulcino a mettermi nel pollaio giusto”
Il rumore di una pistola che viene armata “E nonostante tutto, hai preferito farti una scopata?”
“Giusto per soddisfazione” mi giro appena verso di lei. Impugna la mia Bertha a due mani e la tiene diritta verso il centro del mio petto “E’ scarica”
Lei sbuffa e preme il grilletto che va a vuoto “Cazz”
“te l’avevo detto”
Lei mi getta la pistola addosso e si lancia sul cassetto del comodino. Arrivo prima e l’afferro per i polsi. Lei si divincola e soffia come una gatta rabbiosa. La mando a gambe all’aria sul letto e recupero delle manette dalla tasca interna della mia giacca. Pochi secondi ed è ammanettata al letto. Anche furiosa, è sempre una gran figa: “Maledetta,piccola ingrata” soffia “L’ho raccattata dalla strada, l’ho pulita, nutrita, servita..amata. E lei come mi ripaga? Fugge con quel fallito, con i miei soldi. Diavolo lei, diavolo Lou, diavolo te, maledetto cagnaccio”
Mi rivesto in fretta, recupero la Bertha, la ricarico e faccio per andarmene “Quando usciranno dall’ospedale, Yoghi e Bubu si faranno una lunga vacanza a Tortuga Bay. E tu, magari tu te la cavi. O forse no. Cio’ nonostante, la piccola Betty Lou è sotto la mia protezione. Fossi in te, rimarrei in disparte e volterei pagina”
“Mi riprenderò ciò che è mio”
“Lei non è un oggetto, Mary. Lei è una giovane donna, forse un po’ ingenua ma, pur sempre una persona in grado di decidere con la propria testa”
“Te la sei scopata , vero?”
“Non ancora” esco. La lascio alla sua rabbia, alla sua frustrazione, al suo odio. Meravigliosamente nuda. Magnifica scopata, devo dire. La parte che prediligo in questo lavoro: prima o poi, una scopata con qualche sventola la rimedio.
Esco nella notte, sotto la luce tremolante del lampione, accompagnato dalle notte di Harlem Night. E dai gemiti di gatti in calore, di una coppietta appartata nel buio del vicolo.
=Fine=
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La Befana vien di notteracconto sucessivo
Getto Mattutino
Commenti dei lettori al racconto erotico