Michela - L'affare cinese (parte 2)
di
Smithmarcus
genere
dominazione
L'Affare Cinese (parte 2)
Lady Zhang era seduta nella sua poltrona con aria sorniona e divertita. Io invece nel divano distante pochi metri. Michela, mia moglie, era vicinissima al suo obiettivo. Prendere il preziosissimo contratto firmato dalla malavitosa signora cinese, e abbandonare quella suite del lussuoso hotel dove poco prima la marpiona le era venuta in faccia senza nessun rispetto. Ma fra lei e il tavolo su cui era poggiato quel contratto c'era la giovane e timida interprete, Qing, nella realtà schiavetta di lady Zhang.
La pazienza di Michela era però ormai praticamente nulla.
"Ti sposti??" le disse con tono molto seccato.
"Padrona dice che tu devi essere schiava di schiava, signora Michela. Io devo dominare te." rispose quella, finora sempre molto timida e rispettosa.
"Ma vaffanculo!" le gridò lei, spintonandola via.
Qing sbattè schiena al muro. Ero sinceramente ammirato che mia moglie si stesse finalmente facendo rispettare, anche se l'ossequiosa orientale non era certo una avversaria temibile, Ma comunque vederla così tonica e grintosa mi riempiva di orgoglio. Pur se quasi completamente nuda, aveva un portamento quasi nobile.
"Mi dispiace, tu devi essere schiava di schiava. Così ha detto padrona." ribadì però Qing.
"Ora mi hai veramente rotto, ragazza!" fece Michela afferrandole i capelli lisci e neri. La giovane interprete subiva senza reagire gli strattonamenti che Michela le infliggeva. Ma solo fino a che lady Zhang non le fece un cenno con la mano.
Infatti non appena potè, la giovane asiatica lasciò partire una secca combinazione di pugnetti alle tettone di mia moglie, che arretrò subito imprecando. Era già in difficoltà, adesso sì che la riconoscevo. Michela tentò di nuovo di afferrare i capelli della ragazza orientale, ma Qing le bloccò i polsi, colpendola con una secca ginocchiata nella passera, che le fece sbattere duramente al muro.
Sapevo che per lei era già finita. L'avevo vista già umiliata e sottomessa una marea di volte, praticamente sempre, in ogni occasione in cui si era confrontata con qualsiasi tipo di donna. Ormai attendevo solo quel tipo di finale. Vedere la sua pelle bianchissima e candida maltrattata, diventare rossa, il suo viso pieno di espressioni di sofferenza, tutto mi eccitava da morire.
Infatti Michela scivolò lungo il muro, sofferente, sedendosi a terra. Non aveva alcun tipo di resistenza al confronto fisico. Qing le mise subito la pianta dello stivale in faccia, e lei tirò fuori la lingua, leccandoglielo tutto. Poi la ragazza le infilò il tacco in bocca, costringendola a leccare anche quello. Lei mugolava qualcosa in segno di protesta, ma la ragazza cinese aveva ormai gettato la maschera da interprete, e non aveva nessuna intenzione di essere clemente.
"Lecca, puttana." le disse freddamente. Lady Zhang annuiva soddisfatta.
"Toccati." proseguì la cinesina.
"...ma io...mi...vergogno, non voglio..." protestò Michela, imbarazzatissima.
"Pensi che me ne freghi qualcosa?" disse Qing. E, vedendo che mia moglie non eseguiva quanto lei stesse comandando, le spinse un piede a fondo in un seno. Michela emise un gemito di sofferenza, mugolando pietà.
"...nnnoooouuu...aspetta.... - piagnucolò – va bene, faccio tutto come dici tuuuu...." e fece scivolare subito la mano dentro il perizomino, sfiorandosi il clitoride con le dita. Ormai Qing la aveva completamente in pugno, ed era l'ennesima donna che riusciva a dominarla. Era evidente, che, al di là di quel minimo di ritegno imposto dalle convenzioni sociali, farsi umiliare da altre donne la eccitasse a dismisura. E la ragazza cinese sapeva bene il fatto suo su questo argomento. Si chinò su di lei, prendendo in mano una delle sue grosse tettone, e spingendola verso l'alto, la costrinse a leccarsi il capezzolo abbassando la testa. Michela era dominata e sottomessa. Con la lingua si leccava un seno, mentre con la mano si masturbava, agli ordini della interprete di lady Zhang, che le impartiva ordini, e la insultava continuamente.
"Succhiati le tettone, troia che non sei altra! - le diceva – E toccati, mugolando come la puttana che sei!"
Rimanevo sempre shockato nel vederla, capelli sul viso, espressione di profonda umiliazione, quasi in lacrime, ma ansimare e gemere, mentre raggiungeva inesorabilmente un orgasmo intensissimo.
Qing l'aveva costretta a toccarsi e a godere, non c'era dubbio...
Abbandonata sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro, Michela faticava a rialzarsi. Il piacere l'aveva pervasa completamente, e mi chiedevo se fosse il momento in cui potesse riprendersi il contratto che Lady Zhang aveva firmato, e andarsene. Ma non era così.
Qing infatti aveva già indossato uno strap-on, e capivo benissimo che per mia moglie fosse imminente una nuova punizione. Mi chiedevo se potesse in qualche modo reagire, o ribellarsi ai maltrattamenti della giovane ragazza orientale, ma ebbi presto la risposta.
"Cosa vuoi farmi con quello??" chiese.
"Indovina." rispose Qing che ora non era più affatto timida.
"Non osare..." si lamentò Michela in tono quasi minaccioso.
"Che paura." fece quell'altra.
E avvicinandosi, la colpì con un secco ceffone sul viso, che lasciò la guancia di Michela completamente rossa. Poi la afferrò per i capelli, costringendola a gattonare per la stanza, fino a portarla esattamente di fronte a lady Zhang. L'esperta boss asiatica aprì le cosce, e Qing spinse il viso di mia moglie giusto in mezzo alle sue gambe, affondandole la faccia nei genitali della sua padrona, tenendogliela premuta con forza contro. Le braccia di Michela erano abbandonate sulle gambe di lady Zhang, e mi chiesi se quelle due la stessero facendo almeno respirare bene.
Da come leccava la passera della matura donna capii che mia moglie stesse respirando più che bene, ma anche che i suoi guai non fossero finiti. Infatti da dietro, Qing la penetrò con lo strap-on. Michela sobbalzò, ma sapeva di non avere nessuna speranza, quindi si lasciò fottere nuovamente senza opporre alcuna resistenza. La giovane interprete era spietata e priva di ogni rispetto. Infatti mentre la fotteva, vedevo che le infilava le dita dentro il buchetto del culo, senza nessuna pieta, schiaffeggiandole e graffiandole i glutei con cattiveria. Michela ogni tanto si voltava, in lacrime, supplicandola di smettere, ma quella colpiva ancora più forte, mentre lady Zhang le riportava subito il viso sulla sua vagina costringendola a leccare, senza interruzioni. La boss cinese, lavorata perfettamente da mia moglie, venne in pochissimo tempo, ma Michela la seguì dopo pochi istanti, crollando a terra singhiozzante ed esausta, anche se indubbiamente appagata.
Lady Zhang non disse nulla, era soddisfatta. Aveva concluso l'affare a suo modo, usando la mia dolce metà come giocattolo sessuale, e facendola usare anche dalla sua assistente. Mi fece cenno di raccogliere Michela, prendere il contratto e levarci dalle scatole.
E io senza esitare, lo feci. Non volevo stare lì un minuto di più anche se devo ammettere che lo spettacolo era stato davvero molto eccitante.
Ci ritrovammo pochi istanti dopo nell'ascensore dell'hotel, io e Michela. Lei non aveva il coraggio di dire nulla. Aveva ottenuto ciò che doveva, ma a caro prezzo. E ora mi guardava con sguardo di rimprovero.
"Vuoi dirmi qualcosa?" le dissi in tono provocativo.
"Non hai mosso un dito per difendermi da quelle due." sibilò.
"Vuoi dirmi che ti è dispiaciuto? - le feci – Hai goduto come una troia due volte."
"C-come ti permetti di parlarmi così??" protestò indignata riempendosi di vergogna.
Le afferrai i capelli, voltandole il viso contro lo specchio dell'ascensore.
"Guardati in faccia, e dimmi che non sei una grande troia." le dissi.
Provò a balbettare qualcosa, ma ormai pareva che non avesse più nessuna difesa. Bloccai l'ascensore, le strappai i bottoni della camicia scoprendole una delle sue tettone. Le sollevai la gonna, non si era nemmeno rimessa le mutandine.
"Tu sei pazzo..." gemette.
Glielo sbattei dentro, costringendola a guardarsi allo specchio, e la fottei duramente facendola venire ancora una volta in pochissimi minuti.
smithmarcus97030@yahoo.com
Lady Zhang era seduta nella sua poltrona con aria sorniona e divertita. Io invece nel divano distante pochi metri. Michela, mia moglie, era vicinissima al suo obiettivo. Prendere il preziosissimo contratto firmato dalla malavitosa signora cinese, e abbandonare quella suite del lussuoso hotel dove poco prima la marpiona le era venuta in faccia senza nessun rispetto. Ma fra lei e il tavolo su cui era poggiato quel contratto c'era la giovane e timida interprete, Qing, nella realtà schiavetta di lady Zhang.
La pazienza di Michela era però ormai praticamente nulla.
"Ti sposti??" le disse con tono molto seccato.
"Padrona dice che tu devi essere schiava di schiava, signora Michela. Io devo dominare te." rispose quella, finora sempre molto timida e rispettosa.
"Ma vaffanculo!" le gridò lei, spintonandola via.
Qing sbattè schiena al muro. Ero sinceramente ammirato che mia moglie si stesse finalmente facendo rispettare, anche se l'ossequiosa orientale non era certo una avversaria temibile, Ma comunque vederla così tonica e grintosa mi riempiva di orgoglio. Pur se quasi completamente nuda, aveva un portamento quasi nobile.
"Mi dispiace, tu devi essere schiava di schiava. Così ha detto padrona." ribadì però Qing.
"Ora mi hai veramente rotto, ragazza!" fece Michela afferrandole i capelli lisci e neri. La giovane interprete subiva senza reagire gli strattonamenti che Michela le infliggeva. Ma solo fino a che lady Zhang non le fece un cenno con la mano.
Infatti non appena potè, la giovane asiatica lasciò partire una secca combinazione di pugnetti alle tettone di mia moglie, che arretrò subito imprecando. Era già in difficoltà, adesso sì che la riconoscevo. Michela tentò di nuovo di afferrare i capelli della ragazza orientale, ma Qing le bloccò i polsi, colpendola con una secca ginocchiata nella passera, che le fece sbattere duramente al muro.
Sapevo che per lei era già finita. L'avevo vista già umiliata e sottomessa una marea di volte, praticamente sempre, in ogni occasione in cui si era confrontata con qualsiasi tipo di donna. Ormai attendevo solo quel tipo di finale. Vedere la sua pelle bianchissima e candida maltrattata, diventare rossa, il suo viso pieno di espressioni di sofferenza, tutto mi eccitava da morire.
Infatti Michela scivolò lungo il muro, sofferente, sedendosi a terra. Non aveva alcun tipo di resistenza al confronto fisico. Qing le mise subito la pianta dello stivale in faccia, e lei tirò fuori la lingua, leccandoglielo tutto. Poi la ragazza le infilò il tacco in bocca, costringendola a leccare anche quello. Lei mugolava qualcosa in segno di protesta, ma la ragazza cinese aveva ormai gettato la maschera da interprete, e non aveva nessuna intenzione di essere clemente.
"Lecca, puttana." le disse freddamente. Lady Zhang annuiva soddisfatta.
"Toccati." proseguì la cinesina.
"...ma io...mi...vergogno, non voglio..." protestò Michela, imbarazzatissima.
"Pensi che me ne freghi qualcosa?" disse Qing. E, vedendo che mia moglie non eseguiva quanto lei stesse comandando, le spinse un piede a fondo in un seno. Michela emise un gemito di sofferenza, mugolando pietà.
"...nnnoooouuu...aspetta.... - piagnucolò – va bene, faccio tutto come dici tuuuu...." e fece scivolare subito la mano dentro il perizomino, sfiorandosi il clitoride con le dita. Ormai Qing la aveva completamente in pugno, ed era l'ennesima donna che riusciva a dominarla. Era evidente, che, al di là di quel minimo di ritegno imposto dalle convenzioni sociali, farsi umiliare da altre donne la eccitasse a dismisura. E la ragazza cinese sapeva bene il fatto suo su questo argomento. Si chinò su di lei, prendendo in mano una delle sue grosse tettone, e spingendola verso l'alto, la costrinse a leccarsi il capezzolo abbassando la testa. Michela era dominata e sottomessa. Con la lingua si leccava un seno, mentre con la mano si masturbava, agli ordini della interprete di lady Zhang, che le impartiva ordini, e la insultava continuamente.
"Succhiati le tettone, troia che non sei altra! - le diceva – E toccati, mugolando come la puttana che sei!"
Rimanevo sempre shockato nel vederla, capelli sul viso, espressione di profonda umiliazione, quasi in lacrime, ma ansimare e gemere, mentre raggiungeva inesorabilmente un orgasmo intensissimo.
Qing l'aveva costretta a toccarsi e a godere, non c'era dubbio...
Abbandonata sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro, Michela faticava a rialzarsi. Il piacere l'aveva pervasa completamente, e mi chiedevo se fosse il momento in cui potesse riprendersi il contratto che Lady Zhang aveva firmato, e andarsene. Ma non era così.
Qing infatti aveva già indossato uno strap-on, e capivo benissimo che per mia moglie fosse imminente una nuova punizione. Mi chiedevo se potesse in qualche modo reagire, o ribellarsi ai maltrattamenti della giovane ragazza orientale, ma ebbi presto la risposta.
"Cosa vuoi farmi con quello??" chiese.
"Indovina." rispose Qing che ora non era più affatto timida.
"Non osare..." si lamentò Michela in tono quasi minaccioso.
"Che paura." fece quell'altra.
E avvicinandosi, la colpì con un secco ceffone sul viso, che lasciò la guancia di Michela completamente rossa. Poi la afferrò per i capelli, costringendola a gattonare per la stanza, fino a portarla esattamente di fronte a lady Zhang. L'esperta boss asiatica aprì le cosce, e Qing spinse il viso di mia moglie giusto in mezzo alle sue gambe, affondandole la faccia nei genitali della sua padrona, tenendogliela premuta con forza contro. Le braccia di Michela erano abbandonate sulle gambe di lady Zhang, e mi chiesi se quelle due la stessero facendo almeno respirare bene.
Da come leccava la passera della matura donna capii che mia moglie stesse respirando più che bene, ma anche che i suoi guai non fossero finiti. Infatti da dietro, Qing la penetrò con lo strap-on. Michela sobbalzò, ma sapeva di non avere nessuna speranza, quindi si lasciò fottere nuovamente senza opporre alcuna resistenza. La giovane interprete era spietata e priva di ogni rispetto. Infatti mentre la fotteva, vedevo che le infilava le dita dentro il buchetto del culo, senza nessuna pieta, schiaffeggiandole e graffiandole i glutei con cattiveria. Michela ogni tanto si voltava, in lacrime, supplicandola di smettere, ma quella colpiva ancora più forte, mentre lady Zhang le riportava subito il viso sulla sua vagina costringendola a leccare, senza interruzioni. La boss cinese, lavorata perfettamente da mia moglie, venne in pochissimo tempo, ma Michela la seguì dopo pochi istanti, crollando a terra singhiozzante ed esausta, anche se indubbiamente appagata.
Lady Zhang non disse nulla, era soddisfatta. Aveva concluso l'affare a suo modo, usando la mia dolce metà come giocattolo sessuale, e facendola usare anche dalla sua assistente. Mi fece cenno di raccogliere Michela, prendere il contratto e levarci dalle scatole.
E io senza esitare, lo feci. Non volevo stare lì un minuto di più anche se devo ammettere che lo spettacolo era stato davvero molto eccitante.
Ci ritrovammo pochi istanti dopo nell'ascensore dell'hotel, io e Michela. Lei non aveva il coraggio di dire nulla. Aveva ottenuto ciò che doveva, ma a caro prezzo. E ora mi guardava con sguardo di rimprovero.
"Vuoi dirmi qualcosa?" le dissi in tono provocativo.
"Non hai mosso un dito per difendermi da quelle due." sibilò.
"Vuoi dirmi che ti è dispiaciuto? - le feci – Hai goduto come una troia due volte."
"C-come ti permetti di parlarmi così??" protestò indignata riempendosi di vergogna.
Le afferrai i capelli, voltandole il viso contro lo specchio dell'ascensore.
"Guardati in faccia, e dimmi che non sei una grande troia." le dissi.
Provò a balbettare qualcosa, ma ormai pareva che non avesse più nessuna difesa. Bloccai l'ascensore, le strappai i bottoni della camicia scoprendole una delle sue tettone. Le sollevai la gonna, non si era nemmeno rimessa le mutandine.
"Tu sei pazzo..." gemette.
Glielo sbattei dentro, costringendola a guardarsi allo specchio, e la fottei duramente facendola venire ancora una volta in pochissimi minuti.
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