Michela - A cena con Ludovica (parte 1)

di
genere
dominazione

Quella sera sarebbe stata una cena a quattro, a casa nostra. Insieme a me e a mia moglie Michela,ci sarebbero state sua sorella Simona, e Ludovica, la loro cugina.
Era un assortimento un po' strano, a dire il vero, me ne rendo conto, ma Simona aveva voluto formare questo quartetto.
I rapporti tra Michela e Ludovica non erano mai stati eccezionali. Le due donne erano completamente diverse nei modi e nei caratteri. Se Michela era sempre stata molto moderata, sobria nel vestirsi, e fondamentalmente la classica ragazza di buona famiglia, pure se piuttosto altezzosa e aristocratica, viceversa Ludovica era sempre stata una tipa molto sopra le righe. Droghe, alcol, tradimenti pubblici dei suoi uomini...non si era fatta mai mancare nulla, e non si era mai curata neanche di nasconderlo più di tanto. Qualche volta, poi, la mia consorte aveva espresso forte disapprovazione per i comportamenti di sua cugina, reputandola una persona poco seria, e rammaricandosi di quanto questi atteggiamenti pubblici portassero danni di immagine a tutta la famiglia. Ovviamente, frequentando gli stessi ambienti, questi commenti erano arrivati alle orecchie di quell'altra, incrinando i rapporti fra le due donne, che infatti non si sentivano nè parlavano ormai da diverso tempo.
Ma Simona aveva visto bene di invitarla a cena da noi. Sapevo che aveva in mente qualcosa, ed ero curioso di scoprirlo. Di sicuro lo sapeva pure Michela, che infatti era molto sulle spine per tutto il pomeriggio.
Nell'attesa che arrivasse Ludovica, Simona era giunta a casa nostra un po' prima dell'ora di cena. Le aprii. Ci salutammo, e dopo i normali convenevoli, mi chiese subito:
"Dove è tua moglie?"
Si riferiva a Michela, chiamandola 'tua moglie', anzichè 'mia sorella'. Lo considerai un po' prenderne le distanze.
"E' di sopra, credo si stia vestendo." risposi.
Simona non perse tempo, e la raggiunse al piano superiore, dove era la nostra stanza da letto, con la cabina armadio, e la trovò in mutande e reggiseno. Michela infatti, si era appena fatta la doccia, e asciugata i lunghi capelli castani. Si ammirava allo specchio, le lunghe bellissime gambe, e il fisico perfetto, nei suoi quarant'anni. Le sue tette erano grosse e ancora sode, e il suo culo assolutamente bello e rotondo. Ma di sicuro quella sera non si sentiva affatto tranquilla.
Quando vide sua sorella comparire alle sue spalle nello specchio, sobbalzò d'istinto.
"Ti ho spaventato?" le disse Simona, ridacchiando. Ma prima che mia moglie potesse risponderle, le sganciò il gancetto del reggiseno.
Michela si voltò e la fissò con disprezzo.
"Ma cosa vuoi?! Vai via, mi sto vestendo." le disse.
Ma Simona scosse la testa. Non aveva molte intenzioni di discutere con lei. Le rifilò subito un ceffone sulle tette nude, facendola strillare, e lasciandole l'impronta delle cinque dita lateralmente. Quindi uno sul viso, che le fece voltare la faccia di 180 gradi. Michela era un po' disorientata, i capelli arruffati le coprivano il volto. Non si aspettava certo una aggressione di questo genere, così improvvisa e immotivata. Cercava di ritrovare l'equilibrio. Ma Simona la afferrò per i capelli, buttandola fuori dalla lussuosa cabina armadio che avevamo fatto costruire per contenere il suo ricco guardaroba, scagliandola sul nostro lettone. Immediatamente le si tuffò addosso, avvinghiandosi in un groviglio di corpi davvero intenso. Le due si insultavano senza contenersi, e non volevano cedere un millimetro all'altra, mentre io le osservavo appoggiato in piedi al muro. Michela era nuda, ad eccezione di un paio di mutandine, mentre Simona era vestita abbastanza elegante per la cena. Rischiava sicuramente di rovinarsi i vestiti, anche se, in realtà, stava rapidamente prendendo il sopravvento. Era un po' sovrappeso, ma aveva gambe e braccia forti e tornite, che si dimostravano più idonee al combattimento di quelle perfette della mia dolce metà. Michela cercava di divincolarsi, ma si trovava intrappolata nelle prese delle braccia cicciotte della sorella più anziana. Annaspava visibilmente.
"E aiutami, no?" sibilò in notevole difficoltà rivolta a me.
"Neanche per sogno, tesoro. - le risposi. - Sai bene che te la devi cavare da sola..."
Simona la stava sottomettendo duramente. Si era seduta sul suo pancino e le aveva bloccato i polsi al materasso. Ora poteva giocare con lei. Le forzò le braccia lungo il corpo, immobilizzandogliele con le gambe, e seduta a cavalcioni sopra di lei, comiciò a divertirsi un po'. Vidi il volto di Michela. Era nel panico. Bloccata sotto Simona e oltretutto con le sue tettone che ballavano libere senza alcuna difesa, davanti all'altra che aveva ora tutte e due le mani libere.
"Quanto tempo ci ho messo a batterti, sorellina?" le chiese, prendendo fra pollici e indici i due capezzoli, e cominciando a temperarli.
"ouhhh...ahhhh...pochissimooo..." gemette Michela, sentendoseli immediatamente inturgidire.
"Allora sarà meglio che tu stasera faccia tutto ciò che ti dico, senza ribellarti, sono stata chiara?"
Michela si agitava, ma senza nessun costrutto. Simona rimaneva tranquillamente seduta sopra di lei. E iniziò a strizzarle un po' i capezzoli, dandole anche leggeri schiaffetti, che le causavano gemiti di dolore.
"Ahiiiiiiii...no, dai, Simo, mi fai male..." si lamentò Michela.
Ammirai come in pochissimi attimi, Simona avesse distrutto l'atteggiamento orgoglioso e arrogante di mia moglie. Ed era evidente che avesse intenzione di farlo ancora di più. Si levò le scarpe e sedendosi dietro di lei le prese i due polsi tirandole le braccia dietro la schiena. Michela urlò di dolore.
"ahhhhhhh...cazzo faiiii...mi stacchi le braccia!"
Viceversa io notai che in quella posizione le sue grandi tettone ballassero libere senza controllo. E che Simona stesse provando delle prese di lotta, divertendosi un mondo a usare lo splendido corpo di sua sorella come un manichino. Mi chiesi dove le avesse imparate queste mosse così cattive ed efficaci. Infatti, a seguire, le catturò un braccio fra le sue cosce grosse e potenti, con Michela stesa schiena sul materasso, e le mise i piedi in faccia. Senza grazia e senza rispetto. Semplicemente le spingeva i suoi piedi, per nulla piacevoli, nel collo, e nelle guance, costringendola a muovere la faccia in modo da limitare i danni al viso. Michela era completamente devastata, nuda, usata come una bambola di pezza, senza riuscire a difendersi in alcun modo. Simona giocava con il suo corpo a piacimento, divertendosi un mondo a metterle gli alluci in bocca, o a bloccarle i polsi, e a darle calcetti di lato alle tette facendogliele sbattere l'una con l'altra, o schiacciandogliele con i piedoni. Ogni pestone era un urlo della mia sconfitta compagna. E devo dire che avevo la sensazione, che a ogni suo urlo, il cazzo mi diventasse sempre un po' più duro. Era un effetto per me irresistibile, evidentemente. Non c'era niente da fare.
"bastaaaaa...mi arrendo, Simo...sei più forte...hai vinto..." piangeva Michela, completamente inerme.
"Bene. - disse quell'altra soddisfatta – Volevo solo mettere un po' le cose in chiaro. Sai com'è. Con te un po' va fatto."
E le diede un calcione facendola rotolare sul materasso singhiozzante.
Notai come mia moglie fosse davvero bellissima anche in quella posizione, tutta raggomitolata sul lettone. Simona però, aveva pensieri meno dolci dei miei, nei suoi confronti. Infatti la risollevò dal letto, e le consentì di indossare solo due stivaletti corti che arrivavano poco sopra la caviglia, e un perizoma. Il suo abbigliamento per la cena sarebbe stato questo. Michela, rendendosene conto, sprofondò nell'umiliazione, e nella paura. Presentarsi così davanti a Ludovica era come mostrare una pecorella indifesa a un lupo assatanato. E proprio in quel momentò Ludovica suonò al campanello.
"Apri." le ordinò Simona.
"M-ma, Simo...sono praticamente nuda..." provò a obiettare Michela.
"Hahah! Tua cugina apprezzerà!" rise di gusto Simona, spintonandola verso la porta.
Infatti quando mia moglie aprì, Ludovica la fissò per qualche secondo, un po' perplessa, ma indubbiamente divertita dal suo non-abbigliamento. La squadrò da capo a piedi come se avesse i laser negli occhi, soffermandosi ovviamente sulle sode tettone.
Michela era ovviamente in fortissimo disagio. Sentirsi gli occhi verdi di Ludovica che la ispezionavano in ogni centimetro del suo corpo le dava una sensazione di estrema inquietudine. Sentì i suoi capezzoli inturgidirsi, e questo la umiliò ancora di più.
"Ciao cuginona." le disse Ludovica, sfiorandola apposta con le dita proprio in quel punto.
Istintivamente mia moglie si tirò indietro. Ma Simona, piuttosto cattivella, la spinse sulla schiena, indirizzandola nuovamente verso Ludovica.
"Non vuoi abbracciare tua cugina, Miky? Non vi vedete da molto..." le disse.
Ludovica, donna piuttosto intelligente, capì subito tutti i meccanismi e gli equilibri di quella situazione. E decise subito di partecipare attivamente. Così abbracciò Michela, stringendo forte il corpo nudo di mia moglie. Le sue mani andavano dovunque, esplorando la schiena, il culo, il retro delle sue lunghe coscione, trovando sempre ampi spazi di carne da toccare. E la toccava senza nessuna grazia, come se volesse affondare le dita e le unghie nella pelle candida e delicata della mia consorte.
"Ti mancavo, cuginona? Di' la verità." le sussurrò all'orecchio, mordicchiandole il lobo.
"No, pervertita del cazzo..." provò a rispondere orgogliosamente Michela. Ma mi resi conto subito che non fosse un confronto alla pari. Ludovica aveva una tale cattiveria e perversione interiore che, notando come la mia dolce metà avesse un perizoma, glielo afferrò, tirandolo verso l'alto con forza. Il filo dell'indumento le penetrò completamente nella figa, facendole spalancare le bocca e urlare di dolore.
"Ehm, entriamo... - dissì, constatando come fossimo ancora sulla soglia dell'uscio di casa – Al vicino piacerebbe molto, sono sicuro, ma, essendo anziano, potrebbe venirgli un infarto."
Quindi accompagnai all'interno le due, con Ludovica che continuava a tirare in su il perizoma, che devastava le parti intime della mia giunonica moglie.
"Mi fai malissimo, brutta stronzaaaaa...." protestò Michela.
Ma, e non c'era dubbio, in modo completamente inutile. Ludovica non usava maniere gentili. La sbattè spalle al muro, e senza complimenti, cominciò a schiaffeggiarle le tette. Era la seconda volta che succedeva in neanche mezz'ora. Sembrava che quelle morbide meraviglie naturali costituissero un bersaglio irresistibile per le sue vicine parenti.
"Questo volevo farlo da quando eravamo ragazze, cuginona." le diceva Ludovica tra uno schiaffo e l'altro. Michela cercava di ripararsi un pochino, mettendo le mani avanti, ma quell'altra non sentiva ragioni. I ceffoni sulla carne tenera delle sue tettone facevano un sonoro CIAFF! all'impatto.
Totalmente sopraffatta, la mia consorte non seppe trovare rimedio migliore della fuga. Il coraggio e l'orgoglio mostrati prima erano già evaporati, notai. E d'altra parte, sua cugina era una vera belva, un serpente a sonagli. Le fece lo sgambetto, facendola cadere goffamente. Michela si trovò pancia a terra, e imprecò verso l'altra.
"Brutta stronza..." le disse.
Ma insultare Ludovica era una pessima idea. Infatti quella le salì subito con i tacchi sulla schiena, calpestandola con cattiveria. Schiacciata a terra, la mia povera compagna, sentiva i due tacchi entrarle nella carne dei dorsali come coltelli. Iniziò a urlare senza tenersi più.
"AAAAHHHHHHHH!!! TU SEI PAZZAAAAA!!! MI FAI MALEEEEE...."
Ma Ludovica non si scompose, neanche vedendole pestare una mano a terra in segno di resa.
"Lecca per terra." le ordinò.
Michela non era assolutamente in grado di disobbedirle, e immediatamente tirò fuori la lingua, e cominciò a leccare il pavimento, come la sua nuova aguzzina le aveva comandato.
Allora, solo allora, Ludovica scese dalla sua schiena, lasciandola a terra, singhiozzante.
"Bene, bene. - disse – E' ora di completare un po' il tuo abbigliamento. Mettiti a quattro zampe, cagna!"
Il suo ordine era perentorio, e Michela sapeva bene cosa le sarebbe successo a non obbedire. I due lividi viola nella schiena le sarebbero rimasti qualche giorno, a memoria di quanto facessero male i tacchi di sua cugina. Quindi si mise nella posizione indicata da Ludovica. La quale, tirò fuori dalla pochette un collarino di pelle nera, e glielo mise subito al collo. Michela strabuzzò gli occhioni azzurri, inorridita, ma solo per sentire, dopo un attimo, che al collare fosse stato collegato pure un guinzaglio. Ludovica diede uno strattone, solo per verificarne il funzionamento.
"Ti prego...non sono un cane..." pianse Michela.
"Sei una cagna, invece. E ora te lo dimostro." la zittì Ludovica.
Quindi tirò fuori due palline rosse, unite da una cordicella, e ne spinse una dentro la figa, e una dentro il buchetto del culo.
"Ora sei perfetta, cuginona!" le disse, riposizionando perfettamente il filetto del perizoma tra i due glutei rotondi della mia bella. La portò in girò per la sala proprio come un animale, e Michela la seguì docilmente, ormai completamente sottomessa. Con lo stimolo delle due palline, posizionate nelle sue parti intime più sensibili, muoveva il culo molto sensualmente. Non sapevo se mi eccitava di più il suo corpo, che era pressochè perfetto, o il fatto di vederla così brutalmente soggiogata da Ludovica.
Sentimmo di nuovo il campanello.
"Oh no... - gemette Michela, cercando di riaversi un attimo da quanto le stava succedendo – è...è il catering...rispondete voi!"
Era ovviamente nel panico totale. Ma Ludovica la tranquillizzò. A modo suo.
"Andiamo ad aprire, cuginona." le disse, tirandola col guinzaglio. Michela piagnucolava disperata, seguendo la sua perversa parente. Ma notai anche che muovesse il culo, per assecondare il movimento delle due palline poste nei suoi due orifizi. Ludovica la portò con sè fino alla porta. Quindi aprì al ragazzo del catering.
Il quale vedendosi mia moglie, a quattro zampe, con le tettone nude a penzoloni, rimase ovviamente senza parole.
"Buonasera." gli disse Ludovica, togliendolo un po' dall'imbarazzo.
"B-buonasera..." rispose quello timidamente.
"Questa è la mia nuova cagna. Ti piace?" gli disse.
Il ragazzo la guardò non sapendo bene cosa rispondere. Quindi provò a essere sincero.
"Wow! E'...bellissima." fece.
"Vediamo se dici la verità." sogghignò Ludovica.
E, senza chiedere il permesso, gli palpò il pacco, trovandolo effettivamente bello duro.
"Sì, ti piace, si sente..." confermò Ludovica.
"Ludo...ti prego...ti supplico...ferma questo oltraggio..." implorò Michela, vergognandosi forse come non mai in vita sua.
"Dai, Miky... - le disse sua cugina, sfiorandole l'incavo della schiena con un dito, e causandole brividi che le fecero venire la pelle d'oca e i capezzoli come chiodi – Questo ragazzo è stato così bravo da portarci da mangiare, e tu, ingrata, vorresti mandarlo via così?"
Michela tentò di rispondere, ma le due palline che si muovevano nel suo culo e nella sua figa, ormai bagnata, e il dito di Ludovica che scorreva delicato, percorrendole tutta la colonna vertebrale, le ottenebravano la mente, impedendole di fare ragionamenti sensati.
"nnnooo, Ludo...io...nhhhh....non...ouhhhh..." farfugliò.
"Ti vedo un po' confusa." ridacchiò Ludovica, soddisfatta per averla portata in quelle penose condizioni. Senza porsi alcun problema, slacciò il jeans del ragazzo, tirandogli fuori l'uccello duro. Glielo maneggiò un pochino, avvicinandolo al viso di mia moglie, che non osava guardare.
"Apri gli occhi, cagna." le ordinò.
Michela lo fece, e vide il cazzo del ragazzo a pochi centimetri da sè.
"Fai come le cagne. Tirati su sulle zampe posteriori, poggia quelle anteriori su di lui. E succhiaglielo." comandò ancora Ludovica.
Michela esitò un attimo, ma poi eseguì anche questo ordine. Senza usare le mani, poggiate sui fianchi del ragazzo, gli prese l'uccello tutto in bocca. Per divertirsi un po', Ludovica prese entrambe le palle del garzone in mano, reggendogliele e giocandoci tranquillamente. Con l'altra mano afferrò i capelli di Michela, forzandole i movimenti della testa, e facendo entrare il cazzo violentemente fra le sue labbra carnose. Con quel ritmo e con quella foga, bastarono sette, forse otto movimenti della bocca di mia moglie per far venire il ragazzo. Michela tentò di scostarsi, ma Ludovica la costrinse a prendere tutto il suo seme in bocca e a berlo tutto. Che disastro per la mia consorte. Dovette essergliene finito anche di traverso, perchè cominciò a tossire disperatamente, poggiandosi coi gomiti a terra. Mi chiesi perchè non sentissi alcuna gelosia, per quanto appena successo. Ma forse la causa era che Michela in quel momento era solo un giocattolo sessuale nelle mani della sua perversa cuginetta, non una donna che stesse deliberatamente tradendo suo marito.
"Non è finito il tuo compito, cagna! - le disse seccamente Ludovica. E le infilò una banconota da 100€ in bocca. - Paga il ragazzo."
Michela sommessamente fece quanto le era stato ordinato, porgendo con la bocca la banconota al garzone, che si era intanto risistemato i pantaloni, e che avrebbe avuto qualcosa da raccontare da qui per molti anni a venire.
Ludovica, infatti, lo vide andarsene via più che soddisfatto. Allora poggiò le due teglie piene di cibo sulla schiena di Michela, strattonandola col guinzaglio per riportarla dal pianerottolo della villa a dentro casa.
"Andiamo. E se osi rovesciare le teglie...sei finita." le disse. Michela era terrorizzata da questa eventualità, e cercava di camminare a quattro zampe con moltissima attenzione. Ma il tavolo era molto lontano dall'ingresso, davvero tanto, e le palline che si muovavano dentro di lei non le davano tregua, tenendola in uno stato eccitatorio che progressivamente cresceva, secondo dopo secondo. Lo sentivo dal suo respiro, sempre più ritmato, dal suo sguardo, perso nel vuoto, e dal suo inarcare la schiena e muovere il culo. Santo cielo, pensai, sta per venire. E se verrà, rovescerà tutto. E Ludovica la ucciderà.
Michela cercava di resistere, stoicamente, al piacere. Era una lotta disperata. Si muoveva lentamente sul parquet di casa, perchè le palline non si muovessero troppo, riempiendola di godimento. Ormai le mancavano solo pochi metri al tavolo. Ansimava, ma ancora si opponeva. Fino a che non si ritrovò davanti Simona, sua sorella, a ostruirle il passaggio.
"No, Simo...nooo...t-toglitiiii...." supplicò.
Ma Simona non si tolse affatto. Incastrò la testa di mia moglie fra le sue coscione, e cominciò con le mani a toccarla. Prima gli ampi, sodi, glutei, pizzicandoli, sculacciandoli e graffiandoli con le unghie. Michela cercava di tenere l'equilibrio nonostante la situazione disperata. Le due teglie ondeggiavano paurosamente. Urlava.
"Fermatiiiiiii...Brutta stronza!"
Ma in tutta risposta, Simona cominciò a picchiettarle il clitoride leggermente, ma con precisione, con i polpastrelli delle dita. Erano colpetti leggeri, ritmati, che inducevano piccoli scatti, nel corpo della mia consorte, che stava lentamente, ma inesorabilmente venendo pervasa da un orgasmo incontrollabile. Ovviamente, ben presto, Michela cedette di schianto agli stimoli, e godette senza riuscire più ad avere la benchè minima dignità di sè stessa. L'orgasmo fu devastante, le teglie si rovesciarono completamente, cospargendo di cibo il parquet di casa nostra.
"Beh, ragazze. Credo che mangeremo domani..." commentai.
Michela, distrutta, si racchiuse in posizione fetale, illudendosi di proteggersi così, mentre sul volto di Ludovica, evidenziato dalle sue sopracciglia, perfettamente definite, e dai capelli nerissimi a caschetto, che sembravano copiati da Cleopatra, si disegnò un sorrisetto che sembrava ispirato dal Diavolo. (fine prima parte)

smithmarcus97030@yahoo.it
scritto il
2021-03-05
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