Sara e Alberto - parte 2
di
Enry-55
genere
etero
Mi presento. Mi chiamo Sara ed ho 24 anni e da quattro lavoro come addetta alla sistemazione dei prodotti e alla cassa. Sono assieme ad Alberto, che ha la mia stessa età, da diversi anni e tre mesi fa è nato Mattia, la cosa più bella che assieme abbiamo fatto. Alberto lavora come contabile in un’azienda di trasporti. Oggi essendo domenica siamo entrambi a casa e ci stiamo prendendo le nostre libertà.
Ho conosciuto Alberto in prima superiore sui banchi di scuola. Eravamo compagni di classe all’Istituto Tecnico Commerciale. Ricordo ancora il primo giorno di scuola. Io ero arrivata per tempo, come mio solito, ed avevo occupato il banco in seconda fila accanto alla finestra. Accanto a me c’era rimasto un banco vuoto.
Lui, come suo solito, è arrivato appena in tempo prima che iniziasse la prima ora di lezione. Mi ha chiesto gentilmente se il banco accanto al mio fosse occupato e se poteva accomodarsi. Con un’occhiata gli ho risposto di Sì. Da quel giorno è sempre stato il mio compagno di banco.
Non era il più bel ragazzo della classe, ce n’erano altri certamente migliori, ma mi è rimasto da subito simpatico per il suo modo di fare. Del resto anch’io non ero la migliore della classe: Alta 160, occhi marroni e capelli castani appena mossi non ero certamente paragonabile ad alcune compagne con le gambe magrissime e completamente piatte. Non potevo dirmi grassa anche se una leggero arrotondamento alla pancia c’era e due cosce un po’ più abbondanti del normale. Inoltre portavo, e porto ancora, gli occhiali a causa di una leggera miopia.
La cosa che mi piaceva di lui era il suo atteggiamento semplice, quasi un po’ timido, sobrio, sincero, sempre attento e disponibile e la sua dedizione allo studio. In questo mi assomigliava. Anche a me, pur non essendo la classica secchiona, mi è sempre piaciuto apprendere e studiare.
Soprattutto non ho mai amato i ragazzi sbruffoni a cui piace vantarsi, mettersi in mostra, fare i gradassi. L’atteggiamento tenuto da Alberto collimava perfettamente al tipo di ragazzo che immaginavo di avere al mio fianco.
Ovviamente queste cose non le ho scoperte in lui il primo giorno di scuola ma man mano ho imparato a conoscerlo. Passavamo spesso gli intervalli seduti ai nostri banchi a chiacchierare e notavo in lui una persona capace di fare ragionamenti maturi per la nostra età. Entrambi eravamo e siamo tutt’ora amanti dello sport e tifosi della stessa squadra di calcio: l’Inter. Il lunedì quando commentavamo le partite notavo la serenità nel dare la valutazione all’avvenimento. Quasi quasi la più sfegatata ero io rispetto a lui.
Abitando nella stessa zona eravamo soliti fare il percorso di ritorno da scuola assieme raccontandoci quello che facevamo e ridendo assieme. Era modo piacevole per fare il rientro a casa.
Il primo anno di scuola è passato così.
Nel frattempo il mio corpo ha compiuto il suo completo sviluppo. Il mio seno è cresciuto arrivando quasi ad una terza ed i miei fianchi ed mil mio sedere si sono torniti meglio. Mi sentivo osservata sia da lui che da molti altri ragazzi. La cosa non poteva che farmi piacere.
Non avevo mai avuto un ragazzo fino a quel momento. Mi chiedevo cosa aspettasse a chiedermi di essere la sua ragazza. Non le piacevo o era la sua riservatezza e timidezza a bloccarlo?
Un sabato pomeriggio in primavera siamo usciti assieme. Superato il centro del paese ammirando le vetrine dei negozi ci siamo diretti verso il parco. Seduti su una panchina in un luogo un po’ appartato ho deciso di prendere io l’iniziativa. Mi sono detta: “O la va o la pacca!!!”. Mentre chiacchieravamo, gli ho detto: “Posso confessarti una cosa…” “Certo dimmi pure…” mi ha risposto Con un po’ di imbarazzo e vergogna gli ho detto: “tu mi piaci molto e mi piace tanto stare con te”. Lui mi ha risposto: “anche tu mi piaci molto e anch’io sto molto bene con te. Non ti ho mai chiesto di essere la mia ragazza per paura di rompere il rapporto di amicizia e di confidenza che tra noi si è creata. Ho sempre avuto paura della tua reazione di fronte a una richiesta di questo genere. Mi ha fatto piacere sia stato tu a dirmelo”
Ci siamo presi le mani e guardati teneramente negli occhi. I suoi erano splendidi ed in quel momento avrei voluto perdermi dento. Si è avvicinato a me dopo avermi dato un bacio su entrambe le guance, ha baciato a stampo teneramente le mie labbra”. Era il primo bacio romantico che ricevevo da un ragazzo. L’ho trovato dolcissimo. Avrei voluto conservare in quello stato le mie labbra per non togliere più il piacere e l’ebrezza che ho provato.
Ho conosciuto Alberto in prima superiore sui banchi di scuola. Eravamo compagni di classe all’Istituto Tecnico Commerciale. Ricordo ancora il primo giorno di scuola. Io ero arrivata per tempo, come mio solito, ed avevo occupato il banco in seconda fila accanto alla finestra. Accanto a me c’era rimasto un banco vuoto.
Lui, come suo solito, è arrivato appena in tempo prima che iniziasse la prima ora di lezione. Mi ha chiesto gentilmente se il banco accanto al mio fosse occupato e se poteva accomodarsi. Con un’occhiata gli ho risposto di Sì. Da quel giorno è sempre stato il mio compagno di banco.
Non era il più bel ragazzo della classe, ce n’erano altri certamente migliori, ma mi è rimasto da subito simpatico per il suo modo di fare. Del resto anch’io non ero la migliore della classe: Alta 160, occhi marroni e capelli castani appena mossi non ero certamente paragonabile ad alcune compagne con le gambe magrissime e completamente piatte. Non potevo dirmi grassa anche se una leggero arrotondamento alla pancia c’era e due cosce un po’ più abbondanti del normale. Inoltre portavo, e porto ancora, gli occhiali a causa di una leggera miopia.
La cosa che mi piaceva di lui era il suo atteggiamento semplice, quasi un po’ timido, sobrio, sincero, sempre attento e disponibile e la sua dedizione allo studio. In questo mi assomigliava. Anche a me, pur non essendo la classica secchiona, mi è sempre piaciuto apprendere e studiare.
Soprattutto non ho mai amato i ragazzi sbruffoni a cui piace vantarsi, mettersi in mostra, fare i gradassi. L’atteggiamento tenuto da Alberto collimava perfettamente al tipo di ragazzo che immaginavo di avere al mio fianco.
Ovviamente queste cose non le ho scoperte in lui il primo giorno di scuola ma man mano ho imparato a conoscerlo. Passavamo spesso gli intervalli seduti ai nostri banchi a chiacchierare e notavo in lui una persona capace di fare ragionamenti maturi per la nostra età. Entrambi eravamo e siamo tutt’ora amanti dello sport e tifosi della stessa squadra di calcio: l’Inter. Il lunedì quando commentavamo le partite notavo la serenità nel dare la valutazione all’avvenimento. Quasi quasi la più sfegatata ero io rispetto a lui.
Abitando nella stessa zona eravamo soliti fare il percorso di ritorno da scuola assieme raccontandoci quello che facevamo e ridendo assieme. Era modo piacevole per fare il rientro a casa.
Il primo anno di scuola è passato così.
Nel frattempo il mio corpo ha compiuto il suo completo sviluppo. Il mio seno è cresciuto arrivando quasi ad una terza ed i miei fianchi ed mil mio sedere si sono torniti meglio. Mi sentivo osservata sia da lui che da molti altri ragazzi. La cosa non poteva che farmi piacere.
Non avevo mai avuto un ragazzo fino a quel momento. Mi chiedevo cosa aspettasse a chiedermi di essere la sua ragazza. Non le piacevo o era la sua riservatezza e timidezza a bloccarlo?
Un sabato pomeriggio in primavera siamo usciti assieme. Superato il centro del paese ammirando le vetrine dei negozi ci siamo diretti verso il parco. Seduti su una panchina in un luogo un po’ appartato ho deciso di prendere io l’iniziativa. Mi sono detta: “O la va o la pacca!!!”. Mentre chiacchieravamo, gli ho detto: “Posso confessarti una cosa…” “Certo dimmi pure…” mi ha risposto Con un po’ di imbarazzo e vergogna gli ho detto: “tu mi piaci molto e mi piace tanto stare con te”. Lui mi ha risposto: “anche tu mi piaci molto e anch’io sto molto bene con te. Non ti ho mai chiesto di essere la mia ragazza per paura di rompere il rapporto di amicizia e di confidenza che tra noi si è creata. Ho sempre avuto paura della tua reazione di fronte a una richiesta di questo genere. Mi ha fatto piacere sia stato tu a dirmelo”
Ci siamo presi le mani e guardati teneramente negli occhi. I suoi erano splendidi ed in quel momento avrei voluto perdermi dento. Si è avvicinato a me dopo avermi dato un bacio su entrambe le guance, ha baciato a stampo teneramente le mie labbra”. Era il primo bacio romantico che ricevevo da un ragazzo. L’ho trovato dolcissimo. Avrei voluto conservare in quello stato le mie labbra per non togliere più il piacere e l’ebrezza che ho provato.
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