Seduta di Psicanalisi - 3
di
Smithmarcus
genere
dominazione
Breve riassunto: Michela, splendida quarantenne, ha fatto una terribile scoperta. Il dolore fisico, le botte e le umiliazioni di ogni tipo la eccitano in modo incontenibile. Vista la sua elevata posizione sociale, decide di provare a risolvere il problema, consultando la specialista psicologa, dottoressa Rebecca Rossi, esperta nel settore. La dottoressa, dopo due sedute di psicanalisi e aver studiato il caso, pensa di provare una cura che preveda l'utilizzo, per ben otto ore al giorno, di dolorosissime pinzette per capezzoli, collegate con una catenina, che iperstimolino le terminazioni nervose della paziente, di fatto anestetizzandola e liberandola, di conseguenza, dallo stimolo sessuale. Dopo una settimana...
*******
Per la terza volta Michela entra nello studio della dottoressa Rossi. L'atmosfera questa volta è un po' tesa. Ma la dottoressa non se ne preoccupa più di tanto, mostrando una certa noncuranza, e continuando a leggere le sue carte senza sollevare lo sguardo.
"Buonasera, Michela – esordisce la psicologa – Allora come è andata?"
La donna non risponde immediatamente. Si siede. Apre la borsetta, estrae le pinzette, e le poggia nervosamente sulla scrivania della dottoressa.
"Questi arnesi infernali non voglio vederli più. Odio queste dannate pinzette!" sibila lei.
"Michela, sapevi quale fosse l'importanza di indossarle per quel numero di ore al giorno, come ti ho detto. Lo hai fatto?"
"Sì! Sì, l'ho fatto, cazzo! E ora mi fa malissimo tutto!"
"Capisco. E capisco che in questo momento tu abbia anche un po' di rabbia, di stizza diciamo, nei miei confronti. E' plausibile. Ma un lieve dolore fisico non ti deve preoccupare, è semplicemente transitorio, spero questo sia chiaro. E allora ripeto la domanda iniziale: come è andata?"
"B-bene..." mormora Michela timidamente.
"Dimmi tutta la verità. E' andata davvero bene? Sempre bene?" insiste la psicologa.
"Io...io..."
"Rispondi, Michela. Se non tiri fuori la verità, nessuna cura potrà mai essere efficace."
"Ok...è andata sempre bene, o quasi...io ho indossato le pinzette per otto ore, mentre ero al lavoro, così che dietro la mia scrivania i rischi fossero molto minori. E...e così è stato. Quasi sempre."
"Bene, bene. Questo è gia positivo. Ora spiegami quel 'quasi sempre bene'..."
"Sì, certo...un giorno...è venuto a trovarmi in ufficio un mio amico, un amico mio e di Roby in verità. Il suo nome è Maurizio. Tra noi l'amicizia è sempre stata molto al limite, perchè c'è sempre stata una forte attrazione fisica. E di questo Roby ne è sempre stato un po' geloso, anche se io non l'ho mai tradito, giuro."
"Non hai bisogno di giustificarti con me, Michela. Continua pure."
"Sì, ecco...ero in grandissima difficoltà. Lo guardavo mentre sorseggiavamo il caffè...facevo pensieri strani...e quelle dannate pinzette...mi mandavano scosse elettriche tremende...mi sembrava che dai capezzoli si irradiassero in tutto il corpo...mi vergognavo da morire, il mio respiro era affannoso..."
"Interessante. E lui?"
"Lui all'inizio mi guardava incuriosito, come se non capisse...stavamo chiacchierando del più e del meno, e si è interrotto...è stato zitto, e mi fissava negli occhi...mi sembrava di sbriciolarmi, mi sono poggiata spalle al muro, credo che stessi sudando copiosamente...mi ha chiesto se andasse tutto bene...io non ho risposto subito, ma ho tirato un gran respiro...quando ho inspirato, non ha potuto fare a meno di guardarmi all'altezza del petto, presumo che le mie tette gli siano sempre piaciute molto...e, notando qualcosa di rigido sotto la camicetta, un po' in imbarazzo, mi ha chiesto cosa avessi nel seno...volevo scomparire...o saltargli addosso...o meglio, che lui mi saltasse addosso..."
"E poi cos'è successo?"
"Io non ho detto nulla, ma sono diventata rossa in viso...molto visibilmente...e non mi veniva fuori nessuna scusa..."
"Oh Michela..."
"E lui, che è un bastardo, si è avvicinato, ridacchiando...cazzo, era così vicino...mi vergognavo da morire, ma ero spalle al muro, con lui quasi incollato...vedendomi in così evidente difficoltà, mi ha abbracciato, teoricamente per consolarmi...e..."
Michela abbassa lo sguardo a terra, decisamente ancora scossa da quanto sta raccontando. La dottoressa Rossi le fa un gesto con la mano, come a invitarla a continuare.
"...quando mi ha abbracciato, lui ha sentito che avevo qualcosa nei capezzoli...anche perchè non sono riuscita a trattenere un gemito...mi ha chiesto cosa avessi...era così...difficile...volevo fuggire, ma volevo anche sentire il suo corpo incollato al mio...lui non ha resisitito a sfiorare le pinzette attraverso la camicia, facendole vibrare, quel bastardo...e io non ce l'ho fatta, mi è sfuggito un mugolio, di piacere e di dolore...cazzo, era tutto così eccitante...lui era stupito, piacevolmente stupito...vedendo le mie resistenze ridotte al lumicino, mi ha aperto la camicia...e ha visto quegli arnesi nelle mie tette..."
"E quale è stata la sua reazione?"
"Di stupore, prima di tutto. Ma di stupore perverso. Mi ha detto che...che sognava di vedermi così...io gli ho detto che sbagliava, che non era come pensava...ma...non c'è stato nulla da fare..."
"Cosa ti ha fatto?" la dottoressa fa la domanda con uno scintillio negli occhi.
"Lui mi ha bloccato al muro le mani sopra la testa...ha iniziato a baciarmi sul collo...poi mi ha sollevato, come se fossi una bambola, con entrambe le mani sotto il culo...mi ha sbattuto sulla scrivania...mi ha schiaffeggiato le tette...che male...mi ha insultato, quel figlio di...e poi mi ha voltato e scopato...mi ha letteralmente fottuto duro, tenendomi per i capelli...mi sentivo perduta nelle sue mani...il suo giocattolo sessuale...è stato terribile, terribilmente bello...ho goduto almeno tre volte...mi ha distrutto...è una bestia di quasi cento chili...non ho potuto fare nulla, proprio nulla..."
"Non hai potuto, o non hai voluto fare nulla, Michela?" insinua la psicologa.
"Fa qualche differenza, dottoressa?" replica Michela seccata.
"Fa tutta la differenza di questo mondo, Michela. Rispondi."
Michela schiuma di rabbia. La perentorietà degli ordini dati dalla dottoressa Rossi, il suo tono, come se parlasse a un essere inferiore, a una schiava, le causano un sottofondo di ira, ma non si sente in grado di risponderle a tono. Quindi si impone di ritrovare la calma.
"Non nego che mi sia piaciuto dottoressa...e molto...ma era una cosa sbagliata..."
"Certo. Però non hai fatto nulla contro di lui. Ti sei lasciata scopare, giusto?"
"Dottoressa... - Michela è in grande difficoltà – lui era troppo forte per me. Come può pensare che io possa fermare un uomo di quasi due metr..."
"Ma tu non hai nemmeno provato. La mia domanda è: perchè eri bloccata, o perchè non volevi che lui si fermasse? Ammettilo!"
"Cazzo, va bene! - sbotta Michela quasi in lacrime – Mi stava piacendo da morire, mi stava fottendo come avevo sempre desiderato! Così va bene??"
"Calmati, Michela. Non lasciarti trasportare dalle emozioni negative. E' importante essere sinceri, se no la nostra terapia sarà costruita su cose non veritiere, chiaro?"
"O-ok..mi scusi dottoressa..."
"Procedi."
"...dopo avermi scopato come un animale...lui...lui è andato via...senza dire nulla...ci siamo guardati negli occhi...entrambi abbiamo capito che, la nostra amicizia, se di amicizia si poteva parlare, era...era finita...mi ha lasciato sul tavolo, sfinita...ma io ero ancora troppo eccitata da quanto era appena successo...allora, mi sono levata quelle odiose pinzette dal seno, mi sono adagiata nuda sul divano del mio ufficio, e...può sembrare incredibile, ma...mi sono toccata...avevo voglia ancora di qualche orgasmo..."
"Beh, direi che hai fatto bene."
"No...non proprio...in quel momento è entrata la mia segretaria, Raffaella...con il suo tailleur e i suoi occhialini da precisina...aveva sentito rumore, quando Maurizio era dentro, e voleva controllare che fosse tutto a posto..."
"Oh diamine! E quindi cosa è successo?"
"...io...io...le ho detto di uscire e chiudere la porta...ma lei è entrata ugualmente, e solo allora ha chiuso la porta...maledetta...ha visto sul tavolo le pinzette per capezzoli che mi ero appena tolta...le ha prese, ridendo, chiedendomi cosa fossero...io ero confusa, mi vegognavo...me le ha nuovamente applicate al seno...che dolore...l'ho supplicata di fermarsi, ma non ero in condizione di oppormi...mi ha detto all'orecchio che sapeva che io fossi una porca, ma ora ne aveva le prove...che aveva sempre sognato di dominarmi così...le ho risposto, piagnucolando, di andarsene, di uscire dall'ufficio, che l'avrei licenziata...ma qualla odiosa strega mi ha chiesto se volessi che aprisse la porta per far vedere a tutto il personale cosa stesse succedendo...l'ho pregata di non farlo, ovviamente...mi sono piegata a lei..."
"Cattivella la tua segretaria, Michela."
"Sì, ho sempre sospettato che fosse invidiosa...oltretutto non sempre io sono affabile sul lavoro, quindi un po' di risentimento era possibile che ci fosse...ma che arrivasse a queste punte di cattiveria..."
"Cosa ti ha fatto?"
"Mi ha umiliato come un animale...prima mi ha fatto fare un giro dell'ufficio completamente nuda, tirandomi per la catenella che unisce le due pinzette...davvero doloroso e degradante...la stronza rideva di gusto ai miei gemiti...poi mi ha fatto mettere a quattro zampe, e mi ha tirato per la coda dei capelli come se fossi il suo cane...e infine...oh Dio..."
La dottoressa Rossi si accorge che Michela si vergogna completamente di ciò che sta per dire.
"Finisci il racconto." le dice, come al solito senza ammettere repliche. E come al solito, Michela cede.
"...si è seduta sulla mia poltrona...quella del capo dell'azienda...si è levata i pantaloni del tailleur...e...e, afferrandomi per la coda dei capelli mi ha costretto a leccargliela...non godeva mai quella odiosa...lo ha fatto durare per almeno mezz'ora...volevo morire...che umiliazione..."
"Sì, non c'è dubbio."
Ora c'è ancora un po' di tensione. Michela è fortemente amareggiata da quanto ha appena raccontato.
"E ciò che hai subito da lei, ti eccitava? Dal tuo tono direi di no." riprende la psicologa.
"Solo poco. Molto poco, un minimo, direi."
"Bene, questo è un ottimo risultato."
"Oh bè! - ribatte Michela non molto convinta - ...rimane che quella stronza mi ha usato come la sua schiavetta!"
"Forse. Ma ci fa anche capire, che i tuoi stimoli sessuali partono, probabilmente, dal subire fisicamente, non da semplici condizioni di inferiorità."
"...dice, dottoressa?"
La psicologa fa una lunga pausa, scrutando Michela negli occhi verdi.
"Alzati, e vieni qua, di fronte a me." le dice.
Michela è un po' stupita, anche dal tono usato dalla dottoressa Rossi per l'ennesima volta. Ma si alza, e, malvolentieri, esegue.
"Ora inginocchiati davanti a me."
"Cosa?? - risponde Michela stizzita – Lei è pazza, mi scusi! Sono una sua paziente, non la sua sottomessa!"
La dottoressa Rossi si alza, fissando Michela a pochi centimetri di distanza, attraverso le lenti dei propri occhiali da vista. Le due donne si guardano per un paio di interminabili secondi, senza proferire parola.
"Ho bisogno, cara Michela, - sibila la psicologa in tono ufficiale – di eseguire test e di avere certezze sulla tua condizione, non lo capisci?"
"M-ma io ho solo..."
"Zitta!! Devo capire come reagisci ad alcune situazioni, che io devo creare! Te lo vuoi ficcare in testa??"
"Aspetti dottoressa...è...è troppo vicina... - sussurra Michela, facendo un passetto indietro. - io...io farò come dice..."
La dottoressa Rebecca Rossi rimane in piedi, e osserva come Michela, sommessamente, si inginocchi davanti a lei.
"Molto bene." dice. Poi si solleva la gonna, mostrando delle toniche gambe avvolte dai collant.
"C-cosa sta facendo?" chiede Michela preoccupata.
"Trovi che io abbia delle belle gambe, Michela?"
"Sì, dottoressa. Ha davvero delle belle gambe, ma...ma cosa c'entra..."
"Bene. Avverti del desiderio nei miei confronti? Qualche impulso sessuale?"
"N-no, dottoressa...nonostante tutte le mie disavventure...io sono decisamente eterosessuale..."
"Molto bene, davvero."
la dottoressa si siede sulla poltrona, sempre con Michela in ginocchio davanti a sè. Allunga le sue belle gambe, avvolte da collant, attorno al collo della sua attonita paziente, che sgrana gli occhi, sgomenta.
"Ora cosa provi, Michela?"
"...gggkkkk...r-respiro male...mi stringe un po'..."
"Già. E ora?"
"...hhgggghhh...s-stringe di più...le sue gambe sono davvero...f-forti, dottoressa..."
"Certo, è per questo che vado in palestra."
"...m-mi stritola il collo....d-dottoressa...ghhhhh..."
"E questo come ti fa sentire? Inerme? In mio potere? Dimmelo."
"...ohhh...nnnhh...io...io...non riesco a reagire...a a fare nullaaah...m-mi sento...perduta...completamente in suo...potere...d-dottoressa...ooohhhh"
"Oh, vedi. E dimmi, le mie splendide coscie, che stritolano il tuo collo aristocratico, facendoti sentire totalmente dominata, in mio potere, cosa ti causano?"
"...sofferenza...ghhh...."
"E poi, Michela? Solo sofferenza?"
"...mi...mi eccitano...nhhh....maledizione..."
"Aah, vedi che ci siamo? Ti eccitano molto?"
"....ouhhh...m-molto...moltissimooooo..."
"Ahh, e vorresti toccarti, vero? Qui e ora, ammettilo."
"...io...io...ghhh...ssssìììììììì....la prego dottoressa, mi lasciiiiiii.....non resisto...ohhh...v-voglio toccarmi...."
La dottoressa Rossi, dalla poltrona, osserva il bellissimo viso, ora paonazzo e sudato, di Michela, totalmente annichilita.
"Toccati, Michela."
"N-no...no, non voglio farlo....io...io...non resisto..."
La dottoressa, con evidente agilità, scivola giù dalla poltrona, sedendosi a terra, ma con le gambe sempre ben serrate al collo della sua paziente. La sua posizione costringe Michela a sdraiarsi completamente schiena a terra.
"Brava, puttana, resisti."
"...ohhh...d-dottoressa...non mi insulti la pregoooo..."
La psicologa vede però che la mano di Michela scivola lentamente sotto la gonna nera.
"Ho detto di resistere, puttana aristocratica."
"...ouuhhhh...non ce la faccio, dottoressa...."
"Sei una puttana, Michela. Se continui così dovrò prescriverti un'altra settimana con le pinzette sui capezzoli."
"oh no....la prego...no...." la mano di Michela ormai si sta toccando senza ritegno. E l'orgasmo sembra già vicino.
"Oh sì, cara."
"No...nnnooo....nnooooooooo!!!" Michela viene quasi subito, senza riuscire più a controllarsi, esplodendo in un fragoroso orgasmo, che la lascia prosciugata a terra. La dottoressa si rialza, osservando la bellissima milf raggomitolata a terra, per qualche minuto.
"Alzati." le ordina con sprezzo. Michela è sconvolta. Raccoglie le poche forze rimaste, e si tira su in piedi, ma con equilibrio malfermo.
"Accomodati." le dice la dottoressa.
Michela è distrutta. I capelli le coprono una parte del viso per nasconderla dalla ennesima vergogna.
"Bene, tesoro. Dobbiamo fare il punto della situazione: è evidente che hai ancora delle grosse debolezze, su cui dobbiamo lavorare. Ma, al netto di questo, ci sono anche dei notevoli progressi."
"D-davvero, dottoressa?"
"Ma certo. I test mostrano come ora tu stia sviluppando una certa resistenza agli impulsi che ti arrivano...Una buona resistenza, certo, ma, purtroppo, non ancora sufficiente. Il tuo istinto del godere nel subire è ancora forte."
"E...cosa devo fare?"
"Questa settimana andremo a lavorare sui tuoi punti deboli maggiori, le terminazioni sensoriali che conducono ai tuoi istinti sessuali più deleteri."
"E...cioè?"
"Questo elastico nero lo dovrai portare sul collo."
Michela lo prova subito.
"nnhh...stringe un po'..."
"Esatto. Simula lo strangolamento leggero. Dovrai portarlo per 6 ore al giorno."
"O-ok..."
"Poi questo elastico più spesso e grosso. Dovrai metterlo nel torace, intorno alle tette, all'altezza del capezzolo, 6 ore al giorno."
"Oh no, ma sarà una tortura dottoressa..."
"Esatto, Michela. Ma spero proprio che tu capisca l'importanza di queste che tu definisci torture. E soprattutto che tu capisca il fatto che siamo in un momento fondamentale della terapia."
"...huh, sì, dottoressa, certo..."
"Bene. E infine, questo piccolo micro ovetto, dotato di batteria autonoma."
Michela sgrana gli occhioni terrorizzata, intuendo dove possa andare a finire quell'ovetto.
"Non mi faccia questo, dottoressa...."
"Oh sì, cara. Lo dovrai infilare proprio lì. Per tutte le sei ore in cui terrai i due elastici costringenti, sul collo e sul seno. Si attiverà ogni mezz'ora per dieci secondi, vibrando dentro di te. Dovrai essere forte, e resistere, senza cedere all'orgasmo. Scacciare via ogni pensiero, ed essere impermeabile agli stimoli sessuali."
Michela abbassa gli occhi, senza sapere bene cosa rispondere. Si figura già una settimana al lavoro molto complicata. Ma la dottoressa Rossi la leva dall'imbarazzo.
"Mia cara, se tutto andrà bene, la prossima settimana potrebbe concludersi tutto. Faremo l'ultimo test, quello definitivo."
Una luce di speranza compare negli occhi di Michela.
"E se lo fallisco, dottoressa." chiede ritornando alla realtà.
"Oh se lo fallisci, Michela, - risponde con un sorrisino mefistofelico la dottoressa Rossi poggiandole le mani sulle spalle – dovremo naturalmente proseguire ancora un po' la terapia, non credi?"
smithmarcus97030@yahoo.it
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Per la terza volta Michela entra nello studio della dottoressa Rossi. L'atmosfera questa volta è un po' tesa. Ma la dottoressa non se ne preoccupa più di tanto, mostrando una certa noncuranza, e continuando a leggere le sue carte senza sollevare lo sguardo.
"Buonasera, Michela – esordisce la psicologa – Allora come è andata?"
La donna non risponde immediatamente. Si siede. Apre la borsetta, estrae le pinzette, e le poggia nervosamente sulla scrivania della dottoressa.
"Questi arnesi infernali non voglio vederli più. Odio queste dannate pinzette!" sibila lei.
"Michela, sapevi quale fosse l'importanza di indossarle per quel numero di ore al giorno, come ti ho detto. Lo hai fatto?"
"Sì! Sì, l'ho fatto, cazzo! E ora mi fa malissimo tutto!"
"Capisco. E capisco che in questo momento tu abbia anche un po' di rabbia, di stizza diciamo, nei miei confronti. E' plausibile. Ma un lieve dolore fisico non ti deve preoccupare, è semplicemente transitorio, spero questo sia chiaro. E allora ripeto la domanda iniziale: come è andata?"
"B-bene..." mormora Michela timidamente.
"Dimmi tutta la verità. E' andata davvero bene? Sempre bene?" insiste la psicologa.
"Io...io..."
"Rispondi, Michela. Se non tiri fuori la verità, nessuna cura potrà mai essere efficace."
"Ok...è andata sempre bene, o quasi...io ho indossato le pinzette per otto ore, mentre ero al lavoro, così che dietro la mia scrivania i rischi fossero molto minori. E...e così è stato. Quasi sempre."
"Bene, bene. Questo è gia positivo. Ora spiegami quel 'quasi sempre bene'..."
"Sì, certo...un giorno...è venuto a trovarmi in ufficio un mio amico, un amico mio e di Roby in verità. Il suo nome è Maurizio. Tra noi l'amicizia è sempre stata molto al limite, perchè c'è sempre stata una forte attrazione fisica. E di questo Roby ne è sempre stato un po' geloso, anche se io non l'ho mai tradito, giuro."
"Non hai bisogno di giustificarti con me, Michela. Continua pure."
"Sì, ecco...ero in grandissima difficoltà. Lo guardavo mentre sorseggiavamo il caffè...facevo pensieri strani...e quelle dannate pinzette...mi mandavano scosse elettriche tremende...mi sembrava che dai capezzoli si irradiassero in tutto il corpo...mi vergognavo da morire, il mio respiro era affannoso..."
"Interessante. E lui?"
"Lui all'inizio mi guardava incuriosito, come se non capisse...stavamo chiacchierando del più e del meno, e si è interrotto...è stato zitto, e mi fissava negli occhi...mi sembrava di sbriciolarmi, mi sono poggiata spalle al muro, credo che stessi sudando copiosamente...mi ha chiesto se andasse tutto bene...io non ho risposto subito, ma ho tirato un gran respiro...quando ho inspirato, non ha potuto fare a meno di guardarmi all'altezza del petto, presumo che le mie tette gli siano sempre piaciute molto...e, notando qualcosa di rigido sotto la camicetta, un po' in imbarazzo, mi ha chiesto cosa avessi nel seno...volevo scomparire...o saltargli addosso...o meglio, che lui mi saltasse addosso..."
"E poi cos'è successo?"
"Io non ho detto nulla, ma sono diventata rossa in viso...molto visibilmente...e non mi veniva fuori nessuna scusa..."
"Oh Michela..."
"E lui, che è un bastardo, si è avvicinato, ridacchiando...cazzo, era così vicino...mi vergognavo da morire, ma ero spalle al muro, con lui quasi incollato...vedendomi in così evidente difficoltà, mi ha abbracciato, teoricamente per consolarmi...e..."
Michela abbassa lo sguardo a terra, decisamente ancora scossa da quanto sta raccontando. La dottoressa Rossi le fa un gesto con la mano, come a invitarla a continuare.
"...quando mi ha abbracciato, lui ha sentito che avevo qualcosa nei capezzoli...anche perchè non sono riuscita a trattenere un gemito...mi ha chiesto cosa avessi...era così...difficile...volevo fuggire, ma volevo anche sentire il suo corpo incollato al mio...lui non ha resisitito a sfiorare le pinzette attraverso la camicia, facendole vibrare, quel bastardo...e io non ce l'ho fatta, mi è sfuggito un mugolio, di piacere e di dolore...cazzo, era tutto così eccitante...lui era stupito, piacevolmente stupito...vedendo le mie resistenze ridotte al lumicino, mi ha aperto la camicia...e ha visto quegli arnesi nelle mie tette..."
"E quale è stata la sua reazione?"
"Di stupore, prima di tutto. Ma di stupore perverso. Mi ha detto che...che sognava di vedermi così...io gli ho detto che sbagliava, che non era come pensava...ma...non c'è stato nulla da fare..."
"Cosa ti ha fatto?" la dottoressa fa la domanda con uno scintillio negli occhi.
"Lui mi ha bloccato al muro le mani sopra la testa...ha iniziato a baciarmi sul collo...poi mi ha sollevato, come se fossi una bambola, con entrambe le mani sotto il culo...mi ha sbattuto sulla scrivania...mi ha schiaffeggiato le tette...che male...mi ha insultato, quel figlio di...e poi mi ha voltato e scopato...mi ha letteralmente fottuto duro, tenendomi per i capelli...mi sentivo perduta nelle sue mani...il suo giocattolo sessuale...è stato terribile, terribilmente bello...ho goduto almeno tre volte...mi ha distrutto...è una bestia di quasi cento chili...non ho potuto fare nulla, proprio nulla..."
"Non hai potuto, o non hai voluto fare nulla, Michela?" insinua la psicologa.
"Fa qualche differenza, dottoressa?" replica Michela seccata.
"Fa tutta la differenza di questo mondo, Michela. Rispondi."
Michela schiuma di rabbia. La perentorietà degli ordini dati dalla dottoressa Rossi, il suo tono, come se parlasse a un essere inferiore, a una schiava, le causano un sottofondo di ira, ma non si sente in grado di risponderle a tono. Quindi si impone di ritrovare la calma.
"Non nego che mi sia piaciuto dottoressa...e molto...ma era una cosa sbagliata..."
"Certo. Però non hai fatto nulla contro di lui. Ti sei lasciata scopare, giusto?"
"Dottoressa... - Michela è in grande difficoltà – lui era troppo forte per me. Come può pensare che io possa fermare un uomo di quasi due metr..."
"Ma tu non hai nemmeno provato. La mia domanda è: perchè eri bloccata, o perchè non volevi che lui si fermasse? Ammettilo!"
"Cazzo, va bene! - sbotta Michela quasi in lacrime – Mi stava piacendo da morire, mi stava fottendo come avevo sempre desiderato! Così va bene??"
"Calmati, Michela. Non lasciarti trasportare dalle emozioni negative. E' importante essere sinceri, se no la nostra terapia sarà costruita su cose non veritiere, chiaro?"
"O-ok..mi scusi dottoressa..."
"Procedi."
"...dopo avermi scopato come un animale...lui...lui è andato via...senza dire nulla...ci siamo guardati negli occhi...entrambi abbiamo capito che, la nostra amicizia, se di amicizia si poteva parlare, era...era finita...mi ha lasciato sul tavolo, sfinita...ma io ero ancora troppo eccitata da quanto era appena successo...allora, mi sono levata quelle odiose pinzette dal seno, mi sono adagiata nuda sul divano del mio ufficio, e...può sembrare incredibile, ma...mi sono toccata...avevo voglia ancora di qualche orgasmo..."
"Beh, direi che hai fatto bene."
"No...non proprio...in quel momento è entrata la mia segretaria, Raffaella...con il suo tailleur e i suoi occhialini da precisina...aveva sentito rumore, quando Maurizio era dentro, e voleva controllare che fosse tutto a posto..."
"Oh diamine! E quindi cosa è successo?"
"...io...io...le ho detto di uscire e chiudere la porta...ma lei è entrata ugualmente, e solo allora ha chiuso la porta...maledetta...ha visto sul tavolo le pinzette per capezzoli che mi ero appena tolta...le ha prese, ridendo, chiedendomi cosa fossero...io ero confusa, mi vegognavo...me le ha nuovamente applicate al seno...che dolore...l'ho supplicata di fermarsi, ma non ero in condizione di oppormi...mi ha detto all'orecchio che sapeva che io fossi una porca, ma ora ne aveva le prove...che aveva sempre sognato di dominarmi così...le ho risposto, piagnucolando, di andarsene, di uscire dall'ufficio, che l'avrei licenziata...ma qualla odiosa strega mi ha chiesto se volessi che aprisse la porta per far vedere a tutto il personale cosa stesse succedendo...l'ho pregata di non farlo, ovviamente...mi sono piegata a lei..."
"Cattivella la tua segretaria, Michela."
"Sì, ho sempre sospettato che fosse invidiosa...oltretutto non sempre io sono affabile sul lavoro, quindi un po' di risentimento era possibile che ci fosse...ma che arrivasse a queste punte di cattiveria..."
"Cosa ti ha fatto?"
"Mi ha umiliato come un animale...prima mi ha fatto fare un giro dell'ufficio completamente nuda, tirandomi per la catenella che unisce le due pinzette...davvero doloroso e degradante...la stronza rideva di gusto ai miei gemiti...poi mi ha fatto mettere a quattro zampe, e mi ha tirato per la coda dei capelli come se fossi il suo cane...e infine...oh Dio..."
La dottoressa Rossi si accorge che Michela si vergogna completamente di ciò che sta per dire.
"Finisci il racconto." le dice, come al solito senza ammettere repliche. E come al solito, Michela cede.
"...si è seduta sulla mia poltrona...quella del capo dell'azienda...si è levata i pantaloni del tailleur...e...e, afferrandomi per la coda dei capelli mi ha costretto a leccargliela...non godeva mai quella odiosa...lo ha fatto durare per almeno mezz'ora...volevo morire...che umiliazione..."
"Sì, non c'è dubbio."
Ora c'è ancora un po' di tensione. Michela è fortemente amareggiata da quanto ha appena raccontato.
"E ciò che hai subito da lei, ti eccitava? Dal tuo tono direi di no." riprende la psicologa.
"Solo poco. Molto poco, un minimo, direi."
"Bene, questo è un ottimo risultato."
"Oh bè! - ribatte Michela non molto convinta - ...rimane che quella stronza mi ha usato come la sua schiavetta!"
"Forse. Ma ci fa anche capire, che i tuoi stimoli sessuali partono, probabilmente, dal subire fisicamente, non da semplici condizioni di inferiorità."
"...dice, dottoressa?"
La psicologa fa una lunga pausa, scrutando Michela negli occhi verdi.
"Alzati, e vieni qua, di fronte a me." le dice.
Michela è un po' stupita, anche dal tono usato dalla dottoressa Rossi per l'ennesima volta. Ma si alza, e, malvolentieri, esegue.
"Ora inginocchiati davanti a me."
"Cosa?? - risponde Michela stizzita – Lei è pazza, mi scusi! Sono una sua paziente, non la sua sottomessa!"
La dottoressa Rossi si alza, fissando Michela a pochi centimetri di distanza, attraverso le lenti dei propri occhiali da vista. Le due donne si guardano per un paio di interminabili secondi, senza proferire parola.
"Ho bisogno, cara Michela, - sibila la psicologa in tono ufficiale – di eseguire test e di avere certezze sulla tua condizione, non lo capisci?"
"M-ma io ho solo..."
"Zitta!! Devo capire come reagisci ad alcune situazioni, che io devo creare! Te lo vuoi ficcare in testa??"
"Aspetti dottoressa...è...è troppo vicina... - sussurra Michela, facendo un passetto indietro. - io...io farò come dice..."
La dottoressa Rebecca Rossi rimane in piedi, e osserva come Michela, sommessamente, si inginocchi davanti a lei.
"Molto bene." dice. Poi si solleva la gonna, mostrando delle toniche gambe avvolte dai collant.
"C-cosa sta facendo?" chiede Michela preoccupata.
"Trovi che io abbia delle belle gambe, Michela?"
"Sì, dottoressa. Ha davvero delle belle gambe, ma...ma cosa c'entra..."
"Bene. Avverti del desiderio nei miei confronti? Qualche impulso sessuale?"
"N-no, dottoressa...nonostante tutte le mie disavventure...io sono decisamente eterosessuale..."
"Molto bene, davvero."
la dottoressa si siede sulla poltrona, sempre con Michela in ginocchio davanti a sè. Allunga le sue belle gambe, avvolte da collant, attorno al collo della sua attonita paziente, che sgrana gli occhi, sgomenta.
"Ora cosa provi, Michela?"
"...gggkkkk...r-respiro male...mi stringe un po'..."
"Già. E ora?"
"...hhgggghhh...s-stringe di più...le sue gambe sono davvero...f-forti, dottoressa..."
"Certo, è per questo che vado in palestra."
"...m-mi stritola il collo....d-dottoressa...ghhhhh..."
"E questo come ti fa sentire? Inerme? In mio potere? Dimmelo."
"...ohhh...nnnhh...io...io...non riesco a reagire...a a fare nullaaah...m-mi sento...perduta...completamente in suo...potere...d-dottoressa...ooohhhh"
"Oh, vedi. E dimmi, le mie splendide coscie, che stritolano il tuo collo aristocratico, facendoti sentire totalmente dominata, in mio potere, cosa ti causano?"
"...sofferenza...ghhh...."
"E poi, Michela? Solo sofferenza?"
"...mi...mi eccitano...nhhh....maledizione..."
"Aah, vedi che ci siamo? Ti eccitano molto?"
"....ouhhh...m-molto...moltissimooooo..."
"Ahh, e vorresti toccarti, vero? Qui e ora, ammettilo."
"...io...io...ghhh...ssssìììììììì....la prego dottoressa, mi lasciiiiiii.....non resisto...ohhh...v-voglio toccarmi...."
La dottoressa Rossi, dalla poltrona, osserva il bellissimo viso, ora paonazzo e sudato, di Michela, totalmente annichilita.
"Toccati, Michela."
"N-no...no, non voglio farlo....io...io...non resisto..."
La dottoressa, con evidente agilità, scivola giù dalla poltrona, sedendosi a terra, ma con le gambe sempre ben serrate al collo della sua paziente. La sua posizione costringe Michela a sdraiarsi completamente schiena a terra.
"Brava, puttana, resisti."
"...ohhh...d-dottoressa...non mi insulti la pregoooo..."
La psicologa vede però che la mano di Michela scivola lentamente sotto la gonna nera.
"Ho detto di resistere, puttana aristocratica."
"...ouuhhhh...non ce la faccio, dottoressa...."
"Sei una puttana, Michela. Se continui così dovrò prescriverti un'altra settimana con le pinzette sui capezzoli."
"oh no....la prego...no...." la mano di Michela ormai si sta toccando senza ritegno. E l'orgasmo sembra già vicino.
"Oh sì, cara."
"No...nnnooo....nnooooooooo!!!" Michela viene quasi subito, senza riuscire più a controllarsi, esplodendo in un fragoroso orgasmo, che la lascia prosciugata a terra. La dottoressa si rialza, osservando la bellissima milf raggomitolata a terra, per qualche minuto.
"Alzati." le ordina con sprezzo. Michela è sconvolta. Raccoglie le poche forze rimaste, e si tira su in piedi, ma con equilibrio malfermo.
"Accomodati." le dice la dottoressa.
Michela è distrutta. I capelli le coprono una parte del viso per nasconderla dalla ennesima vergogna.
"Bene, tesoro. Dobbiamo fare il punto della situazione: è evidente che hai ancora delle grosse debolezze, su cui dobbiamo lavorare. Ma, al netto di questo, ci sono anche dei notevoli progressi."
"D-davvero, dottoressa?"
"Ma certo. I test mostrano come ora tu stia sviluppando una certa resistenza agli impulsi che ti arrivano...Una buona resistenza, certo, ma, purtroppo, non ancora sufficiente. Il tuo istinto del godere nel subire è ancora forte."
"E...cosa devo fare?"
"Questa settimana andremo a lavorare sui tuoi punti deboli maggiori, le terminazioni sensoriali che conducono ai tuoi istinti sessuali più deleteri."
"E...cioè?"
"Questo elastico nero lo dovrai portare sul collo."
Michela lo prova subito.
"nnhh...stringe un po'..."
"Esatto. Simula lo strangolamento leggero. Dovrai portarlo per 6 ore al giorno."
"O-ok..."
"Poi questo elastico più spesso e grosso. Dovrai metterlo nel torace, intorno alle tette, all'altezza del capezzolo, 6 ore al giorno."
"Oh no, ma sarà una tortura dottoressa..."
"Esatto, Michela. Ma spero proprio che tu capisca l'importanza di queste che tu definisci torture. E soprattutto che tu capisca il fatto che siamo in un momento fondamentale della terapia."
"...huh, sì, dottoressa, certo..."
"Bene. E infine, questo piccolo micro ovetto, dotato di batteria autonoma."
Michela sgrana gli occhioni terrorizzata, intuendo dove possa andare a finire quell'ovetto.
"Non mi faccia questo, dottoressa...."
"Oh sì, cara. Lo dovrai infilare proprio lì. Per tutte le sei ore in cui terrai i due elastici costringenti, sul collo e sul seno. Si attiverà ogni mezz'ora per dieci secondi, vibrando dentro di te. Dovrai essere forte, e resistere, senza cedere all'orgasmo. Scacciare via ogni pensiero, ed essere impermeabile agli stimoli sessuali."
Michela abbassa gli occhi, senza sapere bene cosa rispondere. Si figura già una settimana al lavoro molto complicata. Ma la dottoressa Rossi la leva dall'imbarazzo.
"Mia cara, se tutto andrà bene, la prossima settimana potrebbe concludersi tutto. Faremo l'ultimo test, quello definitivo."
Una luce di speranza compare negli occhi di Michela.
"E se lo fallisco, dottoressa." chiede ritornando alla realtà.
"Oh se lo fallisci, Michela, - risponde con un sorrisino mefistofelico la dottoressa Rossi poggiandole le mani sulle spalle – dovremo naturalmente proseguire ancora un po' la terapia, non credi?"
smithmarcus97030@yahoo.it
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