Seduta di Psicanalisi - 4
di
Smithmarcus
genere
dominazione
Sono le 23.00. L'auto di Michela si ferma. A bordo, insieme a lei, c'è la dottoressa Rebecca Rossi, sua terapista. La dottoressa la sottoporrà al test finale per provare l'efficacia della sua cura, che sconfiggerà la pericolosa tendenza della paziente a farsi sottomettere fisicamente, e a eccitarsi sessualmente per questo.
Ma Michela non è troppo convinta dei metodi poco ortodossi usati fino a qui dalla psicologa. Forti dubbi attraversano la sua mente.
"Dottoressa, perchè siamo venute qui? Non mi piace...Normalmente le nostre sedute si sono sempre svolte nel suo studio. E a orari ben diversi da questo..."
"Oggi è necessario un approccio diverso, Michela. Come ti ho già detto, è un test. E come tale richiede un contesto, e una location, diversi dal solito."
La risposta della psicologa non tranquillizza affatto la giovane milf. Una notevole ansia la accompagna fino all'ingresso del posto prescelto.
'CENTRO WELLNESS E BENESSERE' è la scritta luminosa a caratteri cubitali.
"Ma, dottoressa Rossi, a quest'ora questo posto dovrebbe essere chiuso, no?"
"Oh sì, certo. Ma oggi è un'occasione speciale. E lo tengono aperto per noi."
Le due donne entrano e camminano fino ad arrivare a un banco reception dove un elegante signore consegna loro due pacchetti e si rivolge alla psicologa.
"Prego, dottoressa, accomodatevi pure nello spogliatoio in fondo."
Michela assiste in silenzio, pervasa da un forte senso di curiosità, ma anche di inquietudine.
"Ti vedo un po' sulle spine, cara. Mi permetto di consigliarti la maggior tranquillità possibile." dice la psicologa, affabilmente.
"Tranquillità, dottoressa? E come potrei? Cosa c'è in quei pacchetti?" risponde invece lei, piuttosto seccata.
"Oh, non lo hai capito, cara? Siamo invitate a una festa. Ed è una festa che richiede un certo dress code."
"Dress code??" replica Michela sbigottita.
"Certo. E' una festa a tema, tesoro. Ne hai organizzato diverse anche tu, no?"
Michela arrossisce. Effettivamente è vero, nella sua vita, spesso, si era divertita a proporre feste a tema, con canoni di abbigliamento particolari. Ma sempre, ovviamente, con dress code di gran classe. Mentre scartando il suo pacchetto, dentro trova soltanto uno striminzito bikini nero, un collarino, e una piccola maschera, tale da fasciare giusto zigomi e contorno occhi.
"Io non ho mai organizzato feste dove la gente dovesse vestirsi in questo modo, dottoressa!" esclama furiosa e imbarazzata.
"Intanto, calmati. - risponde la psicologa, glaciale – e indossa subito quei vestiti."
"Ma sono indecenti!"
"Come ti ho detto, è una festa a tema. Ed è proprio ciò che ci serve. In queste settimane hai superato brillantemente, o ehm, quasi, tutti gli step della mia terapia. Oggi, in un contesto volutamente estremo, quasi provocatorio se vogliamo, dovremo vedere se tutto ha funzionato perfettamente. Sono stata chiara?"
"Ma io..."
"Sono stata chiara?!"
Gli occhi della psicologa sono due fessure taglienti, è davvero infastidita, e Michela conviene che abbia ragione. Effettivamente, al netto di qualche piccolo intoppo, la terapia sembra funzionare. Quindi, sbuffando, si siede sulla panchina dello spogliatoio, e decide di avventurarsi in questa oscena esperienza. Si leva tutti i vestiti, restando completamente nuda. La dottoressa la squadra, studiandola. E' la prima volta che la vede così, al naturale. Osserva le sue gambe lunghe e affusolate, il suo sedere rotondo, ma non grosso, e le sue tette esplosive.
"Non si direbbe che tu abbia quarant'anni, e due gravidanze, Michela. Hai un corpo stupendo, sei davvero bella."
"G-grazie, dottoressa..." in un altro contesto un tale complimento le avrebbe fatto molto piacere. Qui invece un brivido le percorre la schiena. Si sente una preda, e per di più molto pregiata.
Di contro anche Michela nota il fisico della psicologa. A suo modo anch'essa molto piacente. Un corpo sicuramente più androgino, ma molto tonico. E' evidente come la donna frequenti la palestra. La dottoressa Rossi indossa un costume intero nero in latex. Michela nota come l'indumento della dottoressa esponga molto meno agli sguardi rispetto al suo micro bikini, che infatti ha solo un triangolino davanti, e dietro lascia completamente scoperti i glutei. La parte sopra, poi, consta di due coppe incapaci di contenere il suo ampio seno, lasciando fuori mezzo capezzolo.
"L-lei, dottoressa...vuole davvero che io...esca così...?"
"Ma certo cara! Sei splendida! Hai capito quale è il tema della festa? Si chiama 'Pool party – schiav*/padron*'. In sostanza ci si presenta in coppia, non importa di quale sesso. Un elemento della coppia è il padrone, e l'altro naturalmente è lo, o la, schiava."
"E...e io sarei...la schiava, ne deduco..."
"Ma sì, tesoro! La maschera però, ci garantirà l'anonimato, no?"
"Sì, dottoressa, ma...io ho tutto il culo e mezzo capezzolo fuori...la taglia..."
"Oh, è stato un vezzo mio...ho volutamente richiesto un reggiseno piccolo. L'ho fatto per esporti ancora un po' di più, agli sguardi e ai palpeggiamenti. L'ho fatto per creare le condizioni più complicate possibili alla tua resistenza. E' una scelta funzionale alla prova, ovviamente."
Michela non riesce a crederci, si sente quasi mancare. Sta accettando di uscire pubblicamente in condizioni di completa indecenza, e, ciò che è più assurdo, è che lo stia facendo seguendo una terapia data dalla sua psicologa, che sembra funzionare.
"...oddio, dottoressa...io ho...ho paura...in cosa consiste la prova..."
"Oh, è molto semplice. Ora usciremo fuori, e ci troveremo in una piscina bassa, ottanta centimetri massimo, calda, confortevole... Interagiremo con le altre coppie. Tu come schiava sarai oggetto di attenzioni. Chiunque potrà farti ciò che vorrà. Ti guarderanno, ti toccheranno, ti sottoporranno a mille piccole torture, tormenti. E tu non potrai fare nulla. La consapevolezza di ciò creerà in te un fortissimo senso di debolezza, impotenza, fragilità, paura. Dovrai resistere agli impulsi sessuali che ne deriveranno, importi su di loro. Potranno picchiarti, sottometterti, farti di tutto, ma tu non dovrai eccitarti, capito?"
"...io...io ci proverò, dottoressa..."
"Brava, tesoro..." così dicendo la psicologa si inumidisce i polpastrelli, sfregandoli contro i capezzoli di Michela, facendola sobbalzare, e vergognare profondamente per l'inturgidimento evidente della parte. Le afferra i polsi, portandole le braccia dietro la schiena, e ammanettandola. Michela si sente completamente inerme, una parte di lei vorrebbe piangere e fuggire, ma sa che non può farlo. La dottoressa per enfatizzare il proprio dominio sulla preda, già sconvolta, la sbatte spalle al muro, e premendo il proprio corpo sul suo, la bacia in bocca. Michela è sgomenta, non sa cosa fare, pensa di ridurre i danni, aprendo la bocca e collaborando al caldo bacio. Ma subito la dottoressa Rossi le morde il labbro, facendola gemere di dolore. Poi le rifila due schiaffi sul viso e sul seno, giusto per ricordarle i rispettivi ruoli. Michela, sbalordita e spaventata, sgrana gli occhioni azzurri. Si sente talmente umiliata che non le viene fuori nessuna parola, neanche di protesta.
"Questo serve per creare in te la consapevolezza di essere la mia schiava, tesoro." le ribadisce la dottoressa. Quindi le applica il collarino, il guinzaglio e, con un piccolo strattone, la tira dietro di sè.
*****************
Una sottile inquietudine attraversa il corpo di Michela, mentre la dottoressa Rossi la trascina seminuda fino al bordopiscina. L'ambiente è davvero elegante, la piscina con l'acqua bassa e calda garantisce un totale comfort, mentre su un grande tavolo è possibile consumare cibi e bevande, naturalmente solo per i padroni. Effettivamente ci sono una trentina di persone, uomini e donne, padroni e padrone, schiavi e schiave. Le schiave donne, nota Michela, sono tutte vestite come lei, mentre il costume da uomo schiavo è particolarmente imbarazzante, consistendo solo di un microperizoma in pelle nera, che copre solo i genitali, o almeno parte di essi. La mascherina intorno agli occhi, garantisce realmente un certo anonimato. Ma nella mente di Michela si fa strada l'idea che, se ci fosse una persona conosciuta o familiare, osservandone la fisionomia, potrebbe essere possibile riconoscerla. Allora cerca di sfruttare questo fattore, il concentrarsi sulla curiosità, cercando di eliminare dalla sua testa gli stimoli sessuali creati dal camminare in mezzo alle persone, così esposta e inerme. Ogni tanto passando a fianco alla gente, uomini o donne, si sente sfiorata, toccata. La schiaffeggiano, la palpano senza nessun rispetto, o le rifilano uno sculaccione, ma lei, stoicamente, cancella ogni pulsione che richiami al sesso, stringendo i denti. E' uno sforzo enorme, ma la sua concentrazione e determinazione, sono ai massimi livelli.
"Vedi che stai andando benissimo, schiava?" le dice in tono rassicurante la dottoressa Rossi.
"...huh...sì, dottoressa..." risponde lei, imbarazzata dal sentirsi definire in questo modo.
Ma subito la psicologa le da un potente ceffone sul culo, facendole emettere un urletto.
"Non sbagliare, schiava. Qui, per te, sono padrona, non dottoressa."
Michela si mordicchia un labbro. Ora in lei, oltre ad ansia, inquietudine, paura, vergogna, e un pochino di dolore si affacciano anche rabbia, e, deve ammetterlo a sè stessa, un filo di eccitazione sessuale. Che aumenta ancora di più nel momento in cui una padrona, biondina, sui quaranta anni, le afferra il perizoma tirandoglielo su e facendole entrare il filetto di stoffa dentro la passera, costringendola a camminare pateticamente a passetti piccoli in punta di piedi.
"Hai fatto la monella, bonazza? E la padroncina ti ha punito vero? Comportati bene, o passerai guai tutta la sera..." le sussurra la biondina irridendola minacciosamente.
Michela è sconvolta dall'approccio della sconosciuta, cerca di ricomporsi, e di arginare gli stimoli, la voglia di cazzo che si sta facendo sempre più impellente in lei. Vorrebbe almeno potersi toccare, o che qualcuno lo facesse per lei. L'istinto è quello di ancheggiare sinuosamente fino a sfiorare una padrona o un padrone che possa arrabbiarsi e punirla duramente. Ma facendosi grandissima forza, scaccia ancora via i cattivi pensieri. E si ritrova a fare un grande respiro e a essere orgogliosa di esserci riuscita ancora una volta.
"Brava schiava." le sussurra la dottoressa all'orecchio, leccandole il lobo. Nuovamente i suoi capezzoli si inturgidiscono oscenamente. Michela vorrebbe implorarla di toccarle la passera, ma sa bene che proprio nel resistere a ciò consiste la sua prova, e quindi stringe i denti, e tace.
Dopo qualche secondo, tirando un nuovo sospiro di sollievo, si concentra nuovamente nell'osservazione degli altri presenti. E immediatamente non riesce a trattenere un'esclamazione di stupore, identificando una fisionomia molto familiare. Non molto lontano da lei, infatti, nota uno schiavo, un bell'uomo, moro, abbastanza alto. Più lo guarda, più gli sembra proprio lui. Il panico si fa strada in lei. La dottoressa la guarda, capisce, e le sorride con nonchalance. Michela la supplica con occhi pieni di terrore, ma quando si volta, lo schiavo a lei molto familiare è proprio di fronte a lei. Lo sguardo di lui è umiliato tanto quanto quello di lei.
"R-roby....?!" dice lei riconoscendo perfettamente il suo uomo.
"Michela ?!" mormora lui sprofondando nella vergogna.
"Non posso crederci! - esclama lei furiosa – Cosa ci fai qui???"
"Suppongo...lo stesso che ci fai tu." obietta lui con lo sguardo rivolto fisso a terra.
In quel momento la rabbia di Michela farebbe esplodere il mondo. Lo insulterebbe fino al giorno dopo, sapendo che lei è qui solo per seguire una terapia, mentre lui per puro diletto. Ma in questo contesto prevale la gelosia pura, e sposta lo sgurdo fulminante verso la padrona che sta usando il suo uomo come schiavo. E ciò che vede la fa letteralmente schiumare ancora più di rabbia.
"Barbara!! Maledetta schifosa!"
Già, Barbara, l'ha riconosciuta benissimo anche mascherata. E' la loro vicina di casa, nonchè sua amica di infanzia. O meglio ex amica. Fino a qualche anno prima quando la loro amicizia era finita nel classico litigio tra vicini. Dei lavori, eseguiti in casa di Michela a orari poco consoni, avevano spinto la sua amica a dirle di smetterla, prima gentilmente e poi facendo seguire la lettera di un avvocato. Questo aveva ovviamente cambiato radicalmente i rapporti tra di loro, e si può dire che la loro amicizia fosse finita lì, seppellita fra carte bollate e ricorsi. Ma, tutto si sarebbe aspettata Michela, tranne che la sua cara ex amica si scopasse il suo uomo, usandolo peraltro come zerbino. O come schiavo personale. Questo era veramente troppo.
"Non ci credo...sei Michela! - sorride Barbara scuotendo con soddisfazione i propri riccioli neri raccolti – E finalmente direi che qualcuno ti ha messo a posto come meriti, figlia di papà che non sei altra! Wow!! Sei bona come sempre amica"
Le parole pungenti della ex amica mettono ancora più disagio Michela. Non si sa se la infastidisca di più essere apostrofata come figlia di papà, o lo sguardo malizioso che indugia sulle sue forme femminili ampiamente esposte. La rabbia si impadronisce totalmente di lei e la porta ad agire immediatamente. E molto sconsideratamente.
"Lurida stronza! Ti faccio vedere io cosa meriti tu!" sibila scattando verso l'odiata rivale. Ma evidentemente dimentica di essere mezza nuda, con un guinzaglio al collo, e soprattutto ammanettata dietro la schiena.
"Oh, direi che abbiamo una schiava un po' ribelle, vero?" dice Barbara sorniona rivolta verso la dottoressa, vedendo Michela diretta verso di sè.
"Forse puoi provare a educarla tu come si deve." sogghigna la psicologa.
"Provaci!" strilla Michela.
Ma ben presto è ovvio che la sua boria non ha ragione di essere, Barbara con facilità estrema le allarga le coppe del reggiseno, pinzandole e torcendole i capezzoli grossi e turgidi. Michela si rende immediatamente conto con sgomento di quale errore abbia commesso, e la sua spavalderia si trasforma presto in dolore, e terrore. L'odiata ex amica avanza come un coltello nel burro nelle sue difese. Roby assiste attonito e dispiaciuto. Sa di essere colpevole e di avere combinato un bel casino. Si rende conto che nulla potrà essere più come prima. Vede la sua padrona sottomettere senza alcuna pietà, anzi con enorme cattiveria la propria donna, strizzandole i capezzoli fino a farla urlare e piangere.
"Dai, Miky, facci vedere come supplica e implora una figlia di papà tettona e incapace!" dice Barbara digrignando i denti con determinazione mentre le torce ancora di più le punte dei seni.
"nnnooo....aspetta, ragioniamo...siamo amicheeeee....ooohhh...non è giusto, sono ammanettata....mi fai maleeee...." strilla Michela piagnucolando. Sente le gambe che quasi si piegano.
"Un momento. - interviene la dottoressa Rossi – La mia schiava non è libera di difendersi. E non voglio che abbia scuse."
Così dicendo, la libera dalle manette. Ora Michela può controbattere. Ma nei suoi pensieri si affaccia ancora la sensazione di inadeguatezza al confronto fisico. Ma questa volta cerca di reagire. Prova a schiaffeggiare la sua ex amica, purtroppo senza nessun effetto evidente. E il risultato è ancora più sconcertante. Barbara la afferra, stringendola con le braccia, letteralmente stritolandola. Michela si sente inerme, la sua odiata ex amica è troppo forte, il suo corpo è completamente schiacciato nella morsa della sua avversaria, le costole scricchiolano, in faccia è completamente rossa e sudata.
"Ohhhhhh....Barby...nnnoooohhhh...mi stritoli...."
"Oh sì, lo sento. Il tuo bel corpaccione è mio, Miky. Nonostante il tuo metro e settanta per sessanta chili, ho sempre saputo che sei una pappamolla."
"....nnhhhh....p-pietà...ti prego...mi fai troppo male..."
"Le schiave ribelli vanno punite, amica."
Michela scuote la testa senza riuscire a proferire nulla. Due lacrime le scendono lungo le guance.
La dottoressa si avvicina, e allunga una mano fra le cosce della sua paziente. E la trova completamente fradicia. I suoi umori colano letteralmente in mezzo alle gambe. Roby è assalito dall'indignazione per ciò che la sua donna sta subendo.
"Basta! Lasciatela, cazzo!" strilla, alzandosi in piedi.
"Scusa, Barbara, - dice la dottoressa – visto che tu sei impegnata a educare la mia schiava, io penso a educare il tuo."
La psicologa si avvicina a Roby e, fissandolo dritto negli occhi, lo soprende con una terribile ginocchiata nelle palle. L'uomo, ammanettato dietro la schiena, non può proteggersi in nessun modo, e crolla a terra come un sacco di patate. La dottoressa Rossi allora col piedino gli schiaccia con forza e cattiveria, cazzo e palle. Roberto urla disperato, sottomettendosi e chiedendo pietà. Che non ottiene. La dottoressa lo afferra per i capelli, voltandolo faccia a terra, e calpestandogli il viso. Quindi estrae dal cinturino lo strap-on, che tutte le padrone hanno in dotazione, come fosse il manganello della polizia, e lo indossa.
"Sai cosa ti succede ora, schiavo?" gli chiede.
"No, no, no...questo no..." supplica l'uomo terrorizzato.
Ma la dottoressa non vuole sentire ragioni, e gli abbassa il perizomino, guardando con disprezzo Michela che assiste ipnotizzata e impotente, stretta nella presa di Barbara. Senza nessun riguardo, si avvicina al culo di Roby, e glielo spinge dentro, tutto.
Le urla e i gemiti dell'uomo, sodomizzato dalla psicologa, scuotono Michela dal torpore. Barbara la lascia, e lei crolla a terra come un pupazzo, vuota di energie. Per fermare quella dolorosa punizione, pateticamente si butta ai piedi di Barbara e comincia a baciarglieli e leccarglieli. Spera di avere un po' di benevolenza. Ma quando vede la sua vicina di casa indossare anche lei lo strap-on sa che non ha scampo neppure lei. Sa che quella della stronza probabilmente sognava di farle ciò fin da quando erano ragazze. E questo pensiero la eccita oscenamente ancora di più. Senza dire nulla la sua ex amica le va dietro, affonda le mani nei suoi fianchi morbidi, e la penetra, fottendole duramente il culo. Lei urla, ma contemporaneamente non resiste, e comincia a toccarsi il clitoride. Gli orgasmi si susseguono rapidi e inarrestabili. Barbara ride di gusto sentendola urlare di piacere ripetutamente, in suo potere. Dentro di sè, Michela prende coscienza che non c'è nulla da fare, sa che non potrà liberarsi mai delle sue debolezze. E con questa tragica consapevolezza, sfinita, crolla a terra. L'odiosa vicina le infila completamente l'alluce in bocca, e lei lo ciuccia senza ormai più nessuna resistenza. Barbara la osserva con un sorrisetto di malcelata soddisfazione. La grande Michela, gran donna della città, distrutta sotto ogni punto di vista, ridotta sotto i suoi piedi.
"Sai Miky? Mi sono scopata il tuo uomo, e l'ho schiavizzato solo per farti dispetto, ma ora...beh ora avervi tutti e due schiavi in mio potere, beh, è il paradiso. Apre scenari stupendi, non trovi?"
Michela, con la sua pianta del piede della sua amica completamente sul viso e in bocca, sdraiata sul bordo piscina, esausta, non ha la forza di rispondere nulla. Nella sua mente passano un milione di pensieri che la accompagnano rapidamente a perdere conoscenza.
*********************
Quando si sveglia, poco dopo, è adagiata sulla panchina degli spogliatoi. La dottoressa è seduta a fianco a lei. Michela ha bisogno di qualche secondo per realizzare dove si trovi e cosa le sia successo, ma, tutto sommato, fa in fretta a riprendersi. Scuote la testa, furiosa e schifata. O forse disperata.
"Se penso a ciò che ho dovuto subire... - dice quasi in lacrime di rabbia – mi verrebbe da dire che questa esperienza con lei sia stata un enorme fallimento. E la colpa è tutta sua, dottoressa."
Senza attendere una replica da parte della psicologa, afferra un telo asciugamano e si dirige verso la doccia.
"Io penso esattamente il contrario, Michela." ribatte la dottoressa Rossi, sempre seduta sulla panchina, e immobile.
"Ah davvero?" sibila Michela, voltandosi e fulminandola con lo sguardo.
"Sì, esatto. Penso che questa terapia sia stata un grande successo. E ovviamente che i meriti siano miei."
"Ma che diamine dice, dottoressa?!?! Doveva essere un test, e invece...ho finito per essere fottuta nel culo dalla mia ex amica e vicina di casa! La persona che odio di più sulla faccia della terra, se ne rende conto?!?!"
"E' vero. Ma vedi il lato positivo della cosa. Primo: hai capito che questa tua debolezza è dentro di te, non la puoi curare in nessun modo. Puoi soltanto tenerla a bada, accettarla, e periodicamente assecondarla, no? Secondo: hai scoperto che tu e il tuo compagno avete una...'passione' in comune."
Michela arrossisce, enormemente umiliata dalle parole della psicologa. Ma dentro di sè non può negare che siano vere. Apre l'acqua della doccia, e si butta dentro. Vuole dimenticare tutto. In pochi istanti si lascia avvolgere dalla piacevole sensazione dell'acqua tiepida che scorre sulla pelle, perdendosi nei proipri pensieri.
Ma dopo pochi istanti, i suoi pensieri vengono bruscamente interrotti.
"Hai capito ciò che ti ho detto, troia?" le sussurra all'orecchio la dottoressa Rossi, che si è introdotta nel vano doccia, sotto l'acqua, totalemente nuda, esattamente come lei.
"Oh! Esca immediatamente dalla doccia, dottoressa!!" strilla Michela furiosa ai limiti dell'isterismo.
Ma in tutta risposta la dottoressa le afferra un polso, girandole il braccio dietro la schiena, e spingendola di petto contro il muro della doccia.
"Da quando in qua le schiave danno ordini, Michela?" le mormora all'orecchio.
"Ahiii...mi fa male, dottoressa!" protesta lei.
"Lecca il muro, per farmi capire che hai capito chi comanda!" ordina la psicologa.
Michela pensa di resistere, ma la dottoressa Rossi la spinge ancora più forte, premendola con forza contro le mattonelle. Mentre geme, cercando di opporre resistenza, non si rende neanche conto che incomincia ad ancheggiare, a muovere il culo sinuosamente.
"...m-mi lasci...la prego..." ansima.
La dottoressa sa di averla già in pugno. E' per lei una preda fin troppo facile. Prende il barattolo del bagnoschiuma, con la punta perfettamente arrotondata, e comincia a passarlo fra le cosce della milf, tra passera e culo. Michela non resiste, è devastata, completamente bagnata, e non solo per l'acqua della doccia che le scroscia addosso. Mugola indegnamente, sentendole il tappo rotondo e bagnato che le scivola dentro, penetrandoile la figa. Istintivamente allarga le cosce. La dottoressa Rossi stringe il braccio ancora più forte. Ancora una volta Michela si sente completamente sottomessa, sa che la sua avversaria può farle ciò che vuole. Tira fuori la lingua e lecca le mattonelle bagnate, come ordinato dalla dottoressa.
"Brava puttana, hai capito quale è il tuo ruolo, eh?"
Michela scuote la testa, cercando di negare l'evidenza, ma contemporaneamente non riesce a contenere l'orgasmo che ormai la pervade. Stimolata nelle parti intime, gode senza nessun ritegno, il suo corpo sembra percorso da scosse elettriche. Quindi, sfinita, singhiozzando, si accascia a terra, sotto la doccia battente. Senza dirle nulla, la dottoressa Rebecca Rossi la osserva con disprezzo dall'alto in basso. Quindi si volta, si asciuga e, lasciandola distrutta e in lacrime, se ne va.
smithmarcus97030@yahoo.it
Ma Michela non è troppo convinta dei metodi poco ortodossi usati fino a qui dalla psicologa. Forti dubbi attraversano la sua mente.
"Dottoressa, perchè siamo venute qui? Non mi piace...Normalmente le nostre sedute si sono sempre svolte nel suo studio. E a orari ben diversi da questo..."
"Oggi è necessario un approccio diverso, Michela. Come ti ho già detto, è un test. E come tale richiede un contesto, e una location, diversi dal solito."
La risposta della psicologa non tranquillizza affatto la giovane milf. Una notevole ansia la accompagna fino all'ingresso del posto prescelto.
'CENTRO WELLNESS E BENESSERE' è la scritta luminosa a caratteri cubitali.
"Ma, dottoressa Rossi, a quest'ora questo posto dovrebbe essere chiuso, no?"
"Oh sì, certo. Ma oggi è un'occasione speciale. E lo tengono aperto per noi."
Le due donne entrano e camminano fino ad arrivare a un banco reception dove un elegante signore consegna loro due pacchetti e si rivolge alla psicologa.
"Prego, dottoressa, accomodatevi pure nello spogliatoio in fondo."
Michela assiste in silenzio, pervasa da un forte senso di curiosità, ma anche di inquietudine.
"Ti vedo un po' sulle spine, cara. Mi permetto di consigliarti la maggior tranquillità possibile." dice la psicologa, affabilmente.
"Tranquillità, dottoressa? E come potrei? Cosa c'è in quei pacchetti?" risponde invece lei, piuttosto seccata.
"Oh, non lo hai capito, cara? Siamo invitate a una festa. Ed è una festa che richiede un certo dress code."
"Dress code??" replica Michela sbigottita.
"Certo. E' una festa a tema, tesoro. Ne hai organizzato diverse anche tu, no?"
Michela arrossisce. Effettivamente è vero, nella sua vita, spesso, si era divertita a proporre feste a tema, con canoni di abbigliamento particolari. Ma sempre, ovviamente, con dress code di gran classe. Mentre scartando il suo pacchetto, dentro trova soltanto uno striminzito bikini nero, un collarino, e una piccola maschera, tale da fasciare giusto zigomi e contorno occhi.
"Io non ho mai organizzato feste dove la gente dovesse vestirsi in questo modo, dottoressa!" esclama furiosa e imbarazzata.
"Intanto, calmati. - risponde la psicologa, glaciale – e indossa subito quei vestiti."
"Ma sono indecenti!"
"Come ti ho detto, è una festa a tema. Ed è proprio ciò che ci serve. In queste settimane hai superato brillantemente, o ehm, quasi, tutti gli step della mia terapia. Oggi, in un contesto volutamente estremo, quasi provocatorio se vogliamo, dovremo vedere se tutto ha funzionato perfettamente. Sono stata chiara?"
"Ma io..."
"Sono stata chiara?!"
Gli occhi della psicologa sono due fessure taglienti, è davvero infastidita, e Michela conviene che abbia ragione. Effettivamente, al netto di qualche piccolo intoppo, la terapia sembra funzionare. Quindi, sbuffando, si siede sulla panchina dello spogliatoio, e decide di avventurarsi in questa oscena esperienza. Si leva tutti i vestiti, restando completamente nuda. La dottoressa la squadra, studiandola. E' la prima volta che la vede così, al naturale. Osserva le sue gambe lunghe e affusolate, il suo sedere rotondo, ma non grosso, e le sue tette esplosive.
"Non si direbbe che tu abbia quarant'anni, e due gravidanze, Michela. Hai un corpo stupendo, sei davvero bella."
"G-grazie, dottoressa..." in un altro contesto un tale complimento le avrebbe fatto molto piacere. Qui invece un brivido le percorre la schiena. Si sente una preda, e per di più molto pregiata.
Di contro anche Michela nota il fisico della psicologa. A suo modo anch'essa molto piacente. Un corpo sicuramente più androgino, ma molto tonico. E' evidente come la donna frequenti la palestra. La dottoressa Rossi indossa un costume intero nero in latex. Michela nota come l'indumento della dottoressa esponga molto meno agli sguardi rispetto al suo micro bikini, che infatti ha solo un triangolino davanti, e dietro lascia completamente scoperti i glutei. La parte sopra, poi, consta di due coppe incapaci di contenere il suo ampio seno, lasciando fuori mezzo capezzolo.
"L-lei, dottoressa...vuole davvero che io...esca così...?"
"Ma certo cara! Sei splendida! Hai capito quale è il tema della festa? Si chiama 'Pool party – schiav*/padron*'. In sostanza ci si presenta in coppia, non importa di quale sesso. Un elemento della coppia è il padrone, e l'altro naturalmente è lo, o la, schiava."
"E...e io sarei...la schiava, ne deduco..."
"Ma sì, tesoro! La maschera però, ci garantirà l'anonimato, no?"
"Sì, dottoressa, ma...io ho tutto il culo e mezzo capezzolo fuori...la taglia..."
"Oh, è stato un vezzo mio...ho volutamente richiesto un reggiseno piccolo. L'ho fatto per esporti ancora un po' di più, agli sguardi e ai palpeggiamenti. L'ho fatto per creare le condizioni più complicate possibili alla tua resistenza. E' una scelta funzionale alla prova, ovviamente."
Michela non riesce a crederci, si sente quasi mancare. Sta accettando di uscire pubblicamente in condizioni di completa indecenza, e, ciò che è più assurdo, è che lo stia facendo seguendo una terapia data dalla sua psicologa, che sembra funzionare.
"...oddio, dottoressa...io ho...ho paura...in cosa consiste la prova..."
"Oh, è molto semplice. Ora usciremo fuori, e ci troveremo in una piscina bassa, ottanta centimetri massimo, calda, confortevole... Interagiremo con le altre coppie. Tu come schiava sarai oggetto di attenzioni. Chiunque potrà farti ciò che vorrà. Ti guarderanno, ti toccheranno, ti sottoporranno a mille piccole torture, tormenti. E tu non potrai fare nulla. La consapevolezza di ciò creerà in te un fortissimo senso di debolezza, impotenza, fragilità, paura. Dovrai resistere agli impulsi sessuali che ne deriveranno, importi su di loro. Potranno picchiarti, sottometterti, farti di tutto, ma tu non dovrai eccitarti, capito?"
"...io...io ci proverò, dottoressa..."
"Brava, tesoro..." così dicendo la psicologa si inumidisce i polpastrelli, sfregandoli contro i capezzoli di Michela, facendola sobbalzare, e vergognare profondamente per l'inturgidimento evidente della parte. Le afferra i polsi, portandole le braccia dietro la schiena, e ammanettandola. Michela si sente completamente inerme, una parte di lei vorrebbe piangere e fuggire, ma sa che non può farlo. La dottoressa per enfatizzare il proprio dominio sulla preda, già sconvolta, la sbatte spalle al muro, e premendo il proprio corpo sul suo, la bacia in bocca. Michela è sgomenta, non sa cosa fare, pensa di ridurre i danni, aprendo la bocca e collaborando al caldo bacio. Ma subito la dottoressa Rossi le morde il labbro, facendola gemere di dolore. Poi le rifila due schiaffi sul viso e sul seno, giusto per ricordarle i rispettivi ruoli. Michela, sbalordita e spaventata, sgrana gli occhioni azzurri. Si sente talmente umiliata che non le viene fuori nessuna parola, neanche di protesta.
"Questo serve per creare in te la consapevolezza di essere la mia schiava, tesoro." le ribadisce la dottoressa. Quindi le applica il collarino, il guinzaglio e, con un piccolo strattone, la tira dietro di sè.
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Una sottile inquietudine attraversa il corpo di Michela, mentre la dottoressa Rossi la trascina seminuda fino al bordopiscina. L'ambiente è davvero elegante, la piscina con l'acqua bassa e calda garantisce un totale comfort, mentre su un grande tavolo è possibile consumare cibi e bevande, naturalmente solo per i padroni. Effettivamente ci sono una trentina di persone, uomini e donne, padroni e padrone, schiavi e schiave. Le schiave donne, nota Michela, sono tutte vestite come lei, mentre il costume da uomo schiavo è particolarmente imbarazzante, consistendo solo di un microperizoma in pelle nera, che copre solo i genitali, o almeno parte di essi. La mascherina intorno agli occhi, garantisce realmente un certo anonimato. Ma nella mente di Michela si fa strada l'idea che, se ci fosse una persona conosciuta o familiare, osservandone la fisionomia, potrebbe essere possibile riconoscerla. Allora cerca di sfruttare questo fattore, il concentrarsi sulla curiosità, cercando di eliminare dalla sua testa gli stimoli sessuali creati dal camminare in mezzo alle persone, così esposta e inerme. Ogni tanto passando a fianco alla gente, uomini o donne, si sente sfiorata, toccata. La schiaffeggiano, la palpano senza nessun rispetto, o le rifilano uno sculaccione, ma lei, stoicamente, cancella ogni pulsione che richiami al sesso, stringendo i denti. E' uno sforzo enorme, ma la sua concentrazione e determinazione, sono ai massimi livelli.
"Vedi che stai andando benissimo, schiava?" le dice in tono rassicurante la dottoressa Rossi.
"...huh...sì, dottoressa..." risponde lei, imbarazzata dal sentirsi definire in questo modo.
Ma subito la psicologa le da un potente ceffone sul culo, facendole emettere un urletto.
"Non sbagliare, schiava. Qui, per te, sono padrona, non dottoressa."
Michela si mordicchia un labbro. Ora in lei, oltre ad ansia, inquietudine, paura, vergogna, e un pochino di dolore si affacciano anche rabbia, e, deve ammetterlo a sè stessa, un filo di eccitazione sessuale. Che aumenta ancora di più nel momento in cui una padrona, biondina, sui quaranta anni, le afferra il perizoma tirandoglielo su e facendole entrare il filetto di stoffa dentro la passera, costringendola a camminare pateticamente a passetti piccoli in punta di piedi.
"Hai fatto la monella, bonazza? E la padroncina ti ha punito vero? Comportati bene, o passerai guai tutta la sera..." le sussurra la biondina irridendola minacciosamente.
Michela è sconvolta dall'approccio della sconosciuta, cerca di ricomporsi, e di arginare gli stimoli, la voglia di cazzo che si sta facendo sempre più impellente in lei. Vorrebbe almeno potersi toccare, o che qualcuno lo facesse per lei. L'istinto è quello di ancheggiare sinuosamente fino a sfiorare una padrona o un padrone che possa arrabbiarsi e punirla duramente. Ma facendosi grandissima forza, scaccia ancora via i cattivi pensieri. E si ritrova a fare un grande respiro e a essere orgogliosa di esserci riuscita ancora una volta.
"Brava schiava." le sussurra la dottoressa all'orecchio, leccandole il lobo. Nuovamente i suoi capezzoli si inturgidiscono oscenamente. Michela vorrebbe implorarla di toccarle la passera, ma sa bene che proprio nel resistere a ciò consiste la sua prova, e quindi stringe i denti, e tace.
Dopo qualche secondo, tirando un nuovo sospiro di sollievo, si concentra nuovamente nell'osservazione degli altri presenti. E immediatamente non riesce a trattenere un'esclamazione di stupore, identificando una fisionomia molto familiare. Non molto lontano da lei, infatti, nota uno schiavo, un bell'uomo, moro, abbastanza alto. Più lo guarda, più gli sembra proprio lui. Il panico si fa strada in lei. La dottoressa la guarda, capisce, e le sorride con nonchalance. Michela la supplica con occhi pieni di terrore, ma quando si volta, lo schiavo a lei molto familiare è proprio di fronte a lei. Lo sguardo di lui è umiliato tanto quanto quello di lei.
"R-roby....?!" dice lei riconoscendo perfettamente il suo uomo.
"Michela ?!" mormora lui sprofondando nella vergogna.
"Non posso crederci! - esclama lei furiosa – Cosa ci fai qui???"
"Suppongo...lo stesso che ci fai tu." obietta lui con lo sguardo rivolto fisso a terra.
In quel momento la rabbia di Michela farebbe esplodere il mondo. Lo insulterebbe fino al giorno dopo, sapendo che lei è qui solo per seguire una terapia, mentre lui per puro diletto. Ma in questo contesto prevale la gelosia pura, e sposta lo sgurdo fulminante verso la padrona che sta usando il suo uomo come schiavo. E ciò che vede la fa letteralmente schiumare ancora più di rabbia.
"Barbara!! Maledetta schifosa!"
Già, Barbara, l'ha riconosciuta benissimo anche mascherata. E' la loro vicina di casa, nonchè sua amica di infanzia. O meglio ex amica. Fino a qualche anno prima quando la loro amicizia era finita nel classico litigio tra vicini. Dei lavori, eseguiti in casa di Michela a orari poco consoni, avevano spinto la sua amica a dirle di smetterla, prima gentilmente e poi facendo seguire la lettera di un avvocato. Questo aveva ovviamente cambiato radicalmente i rapporti tra di loro, e si può dire che la loro amicizia fosse finita lì, seppellita fra carte bollate e ricorsi. Ma, tutto si sarebbe aspettata Michela, tranne che la sua cara ex amica si scopasse il suo uomo, usandolo peraltro come zerbino. O come schiavo personale. Questo era veramente troppo.
"Non ci credo...sei Michela! - sorride Barbara scuotendo con soddisfazione i propri riccioli neri raccolti – E finalmente direi che qualcuno ti ha messo a posto come meriti, figlia di papà che non sei altra! Wow!! Sei bona come sempre amica"
Le parole pungenti della ex amica mettono ancora più disagio Michela. Non si sa se la infastidisca di più essere apostrofata come figlia di papà, o lo sguardo malizioso che indugia sulle sue forme femminili ampiamente esposte. La rabbia si impadronisce totalmente di lei e la porta ad agire immediatamente. E molto sconsideratamente.
"Lurida stronza! Ti faccio vedere io cosa meriti tu!" sibila scattando verso l'odiata rivale. Ma evidentemente dimentica di essere mezza nuda, con un guinzaglio al collo, e soprattutto ammanettata dietro la schiena.
"Oh, direi che abbiamo una schiava un po' ribelle, vero?" dice Barbara sorniona rivolta verso la dottoressa, vedendo Michela diretta verso di sè.
"Forse puoi provare a educarla tu come si deve." sogghigna la psicologa.
"Provaci!" strilla Michela.
Ma ben presto è ovvio che la sua boria non ha ragione di essere, Barbara con facilità estrema le allarga le coppe del reggiseno, pinzandole e torcendole i capezzoli grossi e turgidi. Michela si rende immediatamente conto con sgomento di quale errore abbia commesso, e la sua spavalderia si trasforma presto in dolore, e terrore. L'odiata ex amica avanza come un coltello nel burro nelle sue difese. Roby assiste attonito e dispiaciuto. Sa di essere colpevole e di avere combinato un bel casino. Si rende conto che nulla potrà essere più come prima. Vede la sua padrona sottomettere senza alcuna pietà, anzi con enorme cattiveria la propria donna, strizzandole i capezzoli fino a farla urlare e piangere.
"Dai, Miky, facci vedere come supplica e implora una figlia di papà tettona e incapace!" dice Barbara digrignando i denti con determinazione mentre le torce ancora di più le punte dei seni.
"nnnooo....aspetta, ragioniamo...siamo amicheeeee....ooohhh...non è giusto, sono ammanettata....mi fai maleeee...." strilla Michela piagnucolando. Sente le gambe che quasi si piegano.
"Un momento. - interviene la dottoressa Rossi – La mia schiava non è libera di difendersi. E non voglio che abbia scuse."
Così dicendo, la libera dalle manette. Ora Michela può controbattere. Ma nei suoi pensieri si affaccia ancora la sensazione di inadeguatezza al confronto fisico. Ma questa volta cerca di reagire. Prova a schiaffeggiare la sua ex amica, purtroppo senza nessun effetto evidente. E il risultato è ancora più sconcertante. Barbara la afferra, stringendola con le braccia, letteralmente stritolandola. Michela si sente inerme, la sua odiata ex amica è troppo forte, il suo corpo è completamente schiacciato nella morsa della sua avversaria, le costole scricchiolano, in faccia è completamente rossa e sudata.
"Ohhhhhh....Barby...nnnoooohhhh...mi stritoli...."
"Oh sì, lo sento. Il tuo bel corpaccione è mio, Miky. Nonostante il tuo metro e settanta per sessanta chili, ho sempre saputo che sei una pappamolla."
"....nnhhhh....p-pietà...ti prego...mi fai troppo male..."
"Le schiave ribelli vanno punite, amica."
Michela scuote la testa senza riuscire a proferire nulla. Due lacrime le scendono lungo le guance.
La dottoressa si avvicina, e allunga una mano fra le cosce della sua paziente. E la trova completamente fradicia. I suoi umori colano letteralmente in mezzo alle gambe. Roby è assalito dall'indignazione per ciò che la sua donna sta subendo.
"Basta! Lasciatela, cazzo!" strilla, alzandosi in piedi.
"Scusa, Barbara, - dice la dottoressa – visto che tu sei impegnata a educare la mia schiava, io penso a educare il tuo."
La psicologa si avvicina a Roby e, fissandolo dritto negli occhi, lo soprende con una terribile ginocchiata nelle palle. L'uomo, ammanettato dietro la schiena, non può proteggersi in nessun modo, e crolla a terra come un sacco di patate. La dottoressa Rossi allora col piedino gli schiaccia con forza e cattiveria, cazzo e palle. Roberto urla disperato, sottomettendosi e chiedendo pietà. Che non ottiene. La dottoressa lo afferra per i capelli, voltandolo faccia a terra, e calpestandogli il viso. Quindi estrae dal cinturino lo strap-on, che tutte le padrone hanno in dotazione, come fosse il manganello della polizia, e lo indossa.
"Sai cosa ti succede ora, schiavo?" gli chiede.
"No, no, no...questo no..." supplica l'uomo terrorizzato.
Ma la dottoressa non vuole sentire ragioni, e gli abbassa il perizomino, guardando con disprezzo Michela che assiste ipnotizzata e impotente, stretta nella presa di Barbara. Senza nessun riguardo, si avvicina al culo di Roby, e glielo spinge dentro, tutto.
Le urla e i gemiti dell'uomo, sodomizzato dalla psicologa, scuotono Michela dal torpore. Barbara la lascia, e lei crolla a terra come un pupazzo, vuota di energie. Per fermare quella dolorosa punizione, pateticamente si butta ai piedi di Barbara e comincia a baciarglieli e leccarglieli. Spera di avere un po' di benevolenza. Ma quando vede la sua vicina di casa indossare anche lei lo strap-on sa che non ha scampo neppure lei. Sa che quella della stronza probabilmente sognava di farle ciò fin da quando erano ragazze. E questo pensiero la eccita oscenamente ancora di più. Senza dire nulla la sua ex amica le va dietro, affonda le mani nei suoi fianchi morbidi, e la penetra, fottendole duramente il culo. Lei urla, ma contemporaneamente non resiste, e comincia a toccarsi il clitoride. Gli orgasmi si susseguono rapidi e inarrestabili. Barbara ride di gusto sentendola urlare di piacere ripetutamente, in suo potere. Dentro di sè, Michela prende coscienza che non c'è nulla da fare, sa che non potrà liberarsi mai delle sue debolezze. E con questa tragica consapevolezza, sfinita, crolla a terra. L'odiosa vicina le infila completamente l'alluce in bocca, e lei lo ciuccia senza ormai più nessuna resistenza. Barbara la osserva con un sorrisetto di malcelata soddisfazione. La grande Michela, gran donna della città, distrutta sotto ogni punto di vista, ridotta sotto i suoi piedi.
"Sai Miky? Mi sono scopata il tuo uomo, e l'ho schiavizzato solo per farti dispetto, ma ora...beh ora avervi tutti e due schiavi in mio potere, beh, è il paradiso. Apre scenari stupendi, non trovi?"
Michela, con la sua pianta del piede della sua amica completamente sul viso e in bocca, sdraiata sul bordo piscina, esausta, non ha la forza di rispondere nulla. Nella sua mente passano un milione di pensieri che la accompagnano rapidamente a perdere conoscenza.
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Quando si sveglia, poco dopo, è adagiata sulla panchina degli spogliatoi. La dottoressa è seduta a fianco a lei. Michela ha bisogno di qualche secondo per realizzare dove si trovi e cosa le sia successo, ma, tutto sommato, fa in fretta a riprendersi. Scuote la testa, furiosa e schifata. O forse disperata.
"Se penso a ciò che ho dovuto subire... - dice quasi in lacrime di rabbia – mi verrebbe da dire che questa esperienza con lei sia stata un enorme fallimento. E la colpa è tutta sua, dottoressa."
Senza attendere una replica da parte della psicologa, afferra un telo asciugamano e si dirige verso la doccia.
"Io penso esattamente il contrario, Michela." ribatte la dottoressa Rossi, sempre seduta sulla panchina, e immobile.
"Ah davvero?" sibila Michela, voltandosi e fulminandola con lo sguardo.
"Sì, esatto. Penso che questa terapia sia stata un grande successo. E ovviamente che i meriti siano miei."
"Ma che diamine dice, dottoressa?!?! Doveva essere un test, e invece...ho finito per essere fottuta nel culo dalla mia ex amica e vicina di casa! La persona che odio di più sulla faccia della terra, se ne rende conto?!?!"
"E' vero. Ma vedi il lato positivo della cosa. Primo: hai capito che questa tua debolezza è dentro di te, non la puoi curare in nessun modo. Puoi soltanto tenerla a bada, accettarla, e periodicamente assecondarla, no? Secondo: hai scoperto che tu e il tuo compagno avete una...'passione' in comune."
Michela arrossisce, enormemente umiliata dalle parole della psicologa. Ma dentro di sè non può negare che siano vere. Apre l'acqua della doccia, e si butta dentro. Vuole dimenticare tutto. In pochi istanti si lascia avvolgere dalla piacevole sensazione dell'acqua tiepida che scorre sulla pelle, perdendosi nei proipri pensieri.
Ma dopo pochi istanti, i suoi pensieri vengono bruscamente interrotti.
"Hai capito ciò che ti ho detto, troia?" le sussurra all'orecchio la dottoressa Rossi, che si è introdotta nel vano doccia, sotto l'acqua, totalemente nuda, esattamente come lei.
"Oh! Esca immediatamente dalla doccia, dottoressa!!" strilla Michela furiosa ai limiti dell'isterismo.
Ma in tutta risposta la dottoressa le afferra un polso, girandole il braccio dietro la schiena, e spingendola di petto contro il muro della doccia.
"Da quando in qua le schiave danno ordini, Michela?" le mormora all'orecchio.
"Ahiii...mi fa male, dottoressa!" protesta lei.
"Lecca il muro, per farmi capire che hai capito chi comanda!" ordina la psicologa.
Michela pensa di resistere, ma la dottoressa Rossi la spinge ancora più forte, premendola con forza contro le mattonelle. Mentre geme, cercando di opporre resistenza, non si rende neanche conto che incomincia ad ancheggiare, a muovere il culo sinuosamente.
"...m-mi lasci...la prego..." ansima.
La dottoressa sa di averla già in pugno. E' per lei una preda fin troppo facile. Prende il barattolo del bagnoschiuma, con la punta perfettamente arrotondata, e comincia a passarlo fra le cosce della milf, tra passera e culo. Michela non resiste, è devastata, completamente bagnata, e non solo per l'acqua della doccia che le scroscia addosso. Mugola indegnamente, sentendole il tappo rotondo e bagnato che le scivola dentro, penetrandoile la figa. Istintivamente allarga le cosce. La dottoressa Rossi stringe il braccio ancora più forte. Ancora una volta Michela si sente completamente sottomessa, sa che la sua avversaria può farle ciò che vuole. Tira fuori la lingua e lecca le mattonelle bagnate, come ordinato dalla dottoressa.
"Brava puttana, hai capito quale è il tuo ruolo, eh?"
Michela scuote la testa, cercando di negare l'evidenza, ma contemporaneamente non riesce a contenere l'orgasmo che ormai la pervade. Stimolata nelle parti intime, gode senza nessun ritegno, il suo corpo sembra percorso da scosse elettriche. Quindi, sfinita, singhiozzando, si accascia a terra, sotto la doccia battente. Senza dirle nulla, la dottoressa Rebecca Rossi la osserva con disprezzo dall'alto in basso. Quindi si volta, si asciuga e, lasciandola distrutta e in lacrime, se ne va.
smithmarcus97030@yahoo.it
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