La trasformazione di zia Lisa
di
reginella24
genere
incesti
Questo racconto fa parte del periodo in cui mi consideravo un eterosessuale convinto. La trasformazione avvenne dopo qualche anno.
Era un luglio di una caldissima estate. Avevo 19 anni, e mi ero appena diplomato. Allora suonavo in un gruppo Rock (chitarre) e per questo, la notte, facevo molto tardi. Dopo le prove, ci attardavamo spesso a bere un po' troppo nel bar vicino a dove ci trovavamo per suonare.
Quella notte, quando tornai a casa alquanto ubriaco, trovai un messaggio di mia madre che mi informava del fatto che per una settimana, di mattina, la zia Lisa sarebbe venuta a fare le pulizie di casa. Zia Lisa era sposata con il fratello più giovane di mio padre. Aveva 38 anni, senza figli, e vestiva solitamente in modo assai ordinario. Sembrava quel tipo di donna che, dalla vita, non si aspettava ormai più nulla. Probabilmente, il carattere dominante del marito l'aveva resa alquanto succube e amorfa. Parlava poco, e si trascinava dietro quel marchio di tristezza che più di una volta aveva suscitato in me un'autentica compassione.
Andai a letto, finestre aperte, e conclusi la serata con una canna di ottima erba. Con la testa che mi girava, mi trovai a pensare alla zia. Seno piccolo, culo abbondante, poco curata. Pensai a lei con sconforto.
Feci un sonno senza sogni, e il mattino dopo mi svegliai con lo stomaco sottosopra e l'uccello duro. Erano circa le 9, e mi aveva svegliato il rumore dell'aspirapolvere proveniente dal salotto. La zia era già all'opera. I miei lavoravano entrambi. Partivano presto e tornavano a sera inoltrata. Una strana idea si impossessò di me. L'eccitazione dovuta alle libagioni della sera prima, portava il mio pensiero alla zietta.
Non avevo mai parlato molto con lei. Il suo carattere riservato la portava ad evitare qualunque dialogo con le persone.
L'idea era quella di darle degli stimoli.
Scostai il leggero lenzuolo che mi copriva. Avevo l'abitudine di dormire completamente nudo. Volutamente, mi scoprii lasciando in bella vista il mio cazzo in erezione. Lo scappellai per bene e attesi. Gli scuri alle finestre erano completamente aperti, e la stanza era inondata di luce.
Dopo una ventina di minuti, la zia aprì la porta ed entrò. Probabilmente non si aspettava di trovarmi a letto. Io, naturalmente, fingevo di dormire.
Uscì subito e richiuse la porta.
Dopo una mezz'oretta, mi alzai. Ero curioso di sapere se era turbata, arrabbiata, o semplicemente incolore come sempre.
Dopo essermi vestito, mi avviai verso la cucina. La incrociai nel corridoio e la salutai con un poco credibile "ciao zia".
Mi tremava la voce. Lei non mi guardò. Sguardo basso, si limitò a rispondere con un "ciao" inespressivo.
Preparai il caffè. "Zia! Vuoi del caffè?" chiesi.
Lei rispose con il solito tono insulso: "no grazie".
Dopo la colazione, tornai in camera mia.
Quando sentii la zia andarsene senza salutare, ebbi la conferma che era rimasta abbastanza impressionata alla vista del mio cazzo duro.
Tornai fuori e, mentre la sentivo scendere le scale, mi misi attento alla finestra. La vidi avvicinarsi alla sua utilitaria. Si fermò. Sguardo perso.
Tirò fuori dalla borsetta un pacchetto di sigarette e ne accese una. Rimasi sorpreso. Non sapevo fumasse. Aspirava nervosamente e il suo sguardo era perso nel vuoto. La mano le tremava leggermente. Buttò il mozzicone e partì. Mi riproposi, per la mattina dopo, di spingermi un po' oltre.
Andai in bagno. Mi sparai una gran sega pensando a zia Lisa.
Il mio obiettivo era sapere se una giovane donna come lei poteva provare genuine emozioni. Ne aveva bisogno. L'avrebbero aiutata a risalire la china della triste vita in cui era precipitata. Ma forse mi sbagliavo.
Quella sera, mia madre mi disse: "Ho sentito zia Lisa al telefono prima".
L'ansia si impadronì di me. Continuò: "Era dispiaciuta perché stamattina, facendo le pulizie, è entrata in camera tua senza bussare. Poverina.. era desolata. Pensava di averti disturbato. Sai cosa le ho detto? Ho detto che deve entrare nella tua stanza senza problemi quando vuole, così ti alzi e non poltrisci fino a mezzogiorno. Non puoi oziare tutto il tempo! Fai qualcosa!"
Le ricordai che di notte suonavo con il gruppo. Lei si limitò a borbottare: " Suoni.. Fai solo quello. Datti da fare!". Poi mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò a guardare la TV con il mio silenzioso padre.
Alle otto della mattina dopo, li sentii uscire.
Feci la doccia e mi profumai. Parti intime comprese. Mi depilai perfettamente cazzo e coglioni, e attesi.
L'aspirapolvere ruggiva. Come il mattino precedente, lasciai uscire completamente il mio corpo dal lenzuolo che lo copriva. Aspettai.
La sentii indugiare fuori dalla porta. Poi, con passo felpato, entrò.
Richiuse. Maneggiava un piumino con il quale iniziò, silenziosamente, a spolverare i mobili. Io ero immobile. La mia testa era leggermente piegata sulla destra. Quando arrivò al lato sinistro del letto, sentii che mi scrutava. O meglio, scrutava il mio uccello. Portai la testa in posizione centrale e lei, sussultando, continuò le pulizie. Rimase almeno mezz'ora. Il mio cazzo era di una tale solidità da suscitare in lei un continuo interesse. con gli occhi socchiusi, vedevo quelle occhiate fugaci destinate al mio giovane membro. Come l'altra volta, se ne andò velocemente. Dalla finestra, la spiai ancora. Sigaretta, fumata nervosa, e poi via.
Quella sera, la mia arrabbiata mammina rincarò la dose: "Sai cosa mi ha detto zia Lisa!? "Ecco.." Pensai. "Sono stato un idiota. Adesso faccio la figura del depravato". Fuori di sé continuò: " La zia è entrata nella tua stanza e per tutto il tempo che è rimasta dentro tu non ti sei accorto di niente! A che ora sei tornato stanotte? Ma ti sembra normale? Una di queste sere ti farò parlare con tuo padre! Poi vediamo se ti dai una mossa!"
Solito bacino sulla guancia ed espressione sardonica sul mio viso.
Cominciai ad intravedere la possibilità di fottermi la zietta.
La mattina seguente, zia Lisa iniziò le pulizie dalla mia stanza. La parte che recitavo era sempre quella. Però, ora, qualcosa era cambiato.
Zietta vestiva una corta gonna che lasciava intuire un fantastico reggicalze. Portava scarpe con il tacco alto. La camicetta, sbottonata, metteva in evidenza le piccole ma sode mammelle.
Era ben truccata. I capelli raccolti a coda di cavallo.
Si era tinta le unghie delle mani e dei piedi. Emanava una tale carica erotica che la rendeva irriconoscibile. Avevo fatto una buona azione. Si era staccata momentaneamente dalla sua lugubre vita e, in quella stanza, era emersa la vera zia Lisa rimasta nascosta per anni.
Ora ammirava il mio cazzone più spudoratamente. Aveva preso una decisione.
La vidi spolverare di malavoglia. La sua attenzione era rivolta esclusivamente al mio cazzo duro.
Poi, successe l'imprevedibile. Si tolse la gonna rivelando che non portava le mutandine e la gettò sulla sedia. Piumino in mano, si avvicinò. Io ero perfettamente immobile e continuavo la mia patetica dormita. Sentii le piume passare, volando, sulla mia verga.
Lei parlò: "Guarda che lo so che non stai dormendo. E poi ti vedo quando mi spii dalla finestra. Non sono mica scema..". Il tono era stranamente autoritario. Arrogante. Non conoscevo quella zia Lisa.
Aprii gli occhi dicendo stupidamente: " Sei bellissima zia!".
Lei sorrise. Un sorriso triste. Si inginocchiò e lo prese in bocca.
Cominciò un gran lavoro di lingua e di mano. La sua abilità mi sconcertava. Non era un semplice pompino. Sentivo che si applicava devotamente e con voracità. Mugolava. Con l'altra mano si toccava clitoride e buco del culo.
Si girò sempre inginocchiata. "Fammi vedere cosa sai fare!" Comandò.
Non me lo feci ripetere. Cominciai a leccare fica e buco del culo. Dio! Era perfettamente rasata! Sentivo il sapore di zia. L'eccitazione mi faceva girare la testa. Lei, alla pecorina, culo alto, cosce divaricate urlò: " Fottimi! Ti prego!" Appoggiai la cappella e spinsi maldestramente fino in fondo. A lei piacque. La fica, completamente bagnata, emanava odori liberatori. Ora la stavo montando bene. Lei gemeva invitandomi a non smettere, a resistere. Mi stupì quando disse, decisa: "Inculami!".
Pensai velocemente.
Corsi in cucina, aprii il frigo e presi un bel pezzo di burro.
Tornai sempre di corsa. Lei aspettava, paziente.
A contatto del mio cazzo, il burro si sciolse velocemente. Con due mani lo distribuii sull'uccello, senza dimenticare la cappella.
Il culone che avevo davanti mi stava chiamando. Con gran foga, eretto sulle piante dei piedi, appoggiai il duro manganello sull'invitante orifizio.
Spinsi fino in fondo. Lei urlò. Iniziai l'inculata. Lenta e profonda.
Dalla sua fica, gocciolavano caldi umori. Aumentai il ritmo. Dopo venti minuti, lei, con un sussulto, venne. Stavo per sborrare anch'io. Lei se ne accorse. Urlò: " esci presto!". Obbedii. Caddi di schiena sul letto e la zietta, rapidissima dopo essersi voltata, prese un gran fiotto di sperma in bocca. Il getto di sborra era talmente abbondante, che gran parte colava lungo i fianchi del cazzo. La sua lingua, precisa e obbediente raccoglieva con ingordigia ogni fiocco del bianco lattice. Quando ebbe finito sentenziò: "Cazzo che montata! Non avevo ricordi. Sei bravo sai?" "Io bravo, zia Lisa? Tu lo sei! Sei fantastica! Sei la mia troia vero?" Sorrise: "Certo che lo sono. E siamo solo agli inizi. Vorrai scoparmi ancora, tesoro?" "Tutte le volte che vorrai, zia!". Mi hai sorpreso zietta! Ti vedevo talmente rassegnata.. Invece dentro di te c'è ancora la voglia di vivere.. e di fottere!"
Si coricò vicino a me. "La vita con tuo zio non è facile, sai? Non perde occasione per umiliarmi. Sempre. E lo sai perché? Te lo dico io perché. Da parecchi anni non gli tira più l'uccello. Non è mai stato un gran stallone, anzi.
Siamo passati dalla scopata fatta (male) ogni due mesi al nulla. E se la prende con me. Non parliamo mai. Lui fa il galletto solo davanti agli altri. A letto è una merda.
E io soffro. Ho sofferto sino ad oggi. Tu mi hai fatta sentire femmina, troia, puttana e vacca da inculare. Era la prima volta che lo prendevo in culo, sai? Subito mi hai fatto un po' male, ma poi era puro piacere. Ma quanto sborri, tesoro..? Dio! Quanto amo il sapore del tuo sperma! A queste parole, il mio uccello era nuovamente in tiro. Mi buttai su di lei, a divorarle la fica. Lei lo prese in gola. La stavo scopando in bocca mentre titillavo con la lingua il suo turgido clitoride. Lei, non disdegnava forti leccate ai miei coglioni gonfi. Sgusciò fuori. Mi montò. Si muoveva come un'ossessa, urlando. Era instancabile. Mi scopò per una buona mezz'ora. Ora non resistevo più. Urlò: " Sborrami in culo ti prego! Ero già in posizione. I potenti e profondi colpi che le diedi, la fecero venire. La sua fica zampillava come una fontana. Venni anch'io. Il senso di onnipotenza che mi diede quella gran sborrata nel culo di zia Lisa, è indescrivibile.
La possedevo. Era solo mia. Dal suo buco del culo sgorgava sborra fresca, e lei ne godeva. Ripetutamente, la raccolse con un dito e la mangiò avidamente. Ci sdraiammo vicini. "Posso fumare?" Chiese.
Certo zia. Puoi fare tutto ciò che vuoi.
Quando se ne andò, era un po' triste. "Lo rifaremo, vero tesoro?" Mi disse.
"Certo zia! Tutte le volte che vorrai!"
Mi baciò, appassionatamente, lingua in bocca, e tornò alla sua vita meschina e solitaria.
reginella2462@virgilio.it
Era un luglio di una caldissima estate. Avevo 19 anni, e mi ero appena diplomato. Allora suonavo in un gruppo Rock (chitarre) e per questo, la notte, facevo molto tardi. Dopo le prove, ci attardavamo spesso a bere un po' troppo nel bar vicino a dove ci trovavamo per suonare.
Quella notte, quando tornai a casa alquanto ubriaco, trovai un messaggio di mia madre che mi informava del fatto che per una settimana, di mattina, la zia Lisa sarebbe venuta a fare le pulizie di casa. Zia Lisa era sposata con il fratello più giovane di mio padre. Aveva 38 anni, senza figli, e vestiva solitamente in modo assai ordinario. Sembrava quel tipo di donna che, dalla vita, non si aspettava ormai più nulla. Probabilmente, il carattere dominante del marito l'aveva resa alquanto succube e amorfa. Parlava poco, e si trascinava dietro quel marchio di tristezza che più di una volta aveva suscitato in me un'autentica compassione.
Andai a letto, finestre aperte, e conclusi la serata con una canna di ottima erba. Con la testa che mi girava, mi trovai a pensare alla zia. Seno piccolo, culo abbondante, poco curata. Pensai a lei con sconforto.
Feci un sonno senza sogni, e il mattino dopo mi svegliai con lo stomaco sottosopra e l'uccello duro. Erano circa le 9, e mi aveva svegliato il rumore dell'aspirapolvere proveniente dal salotto. La zia era già all'opera. I miei lavoravano entrambi. Partivano presto e tornavano a sera inoltrata. Una strana idea si impossessò di me. L'eccitazione dovuta alle libagioni della sera prima, portava il mio pensiero alla zietta.
Non avevo mai parlato molto con lei. Il suo carattere riservato la portava ad evitare qualunque dialogo con le persone.
L'idea era quella di darle degli stimoli.
Scostai il leggero lenzuolo che mi copriva. Avevo l'abitudine di dormire completamente nudo. Volutamente, mi scoprii lasciando in bella vista il mio cazzo in erezione. Lo scappellai per bene e attesi. Gli scuri alle finestre erano completamente aperti, e la stanza era inondata di luce.
Dopo una ventina di minuti, la zia aprì la porta ed entrò. Probabilmente non si aspettava di trovarmi a letto. Io, naturalmente, fingevo di dormire.
Uscì subito e richiuse la porta.
Dopo una mezz'oretta, mi alzai. Ero curioso di sapere se era turbata, arrabbiata, o semplicemente incolore come sempre.
Dopo essermi vestito, mi avviai verso la cucina. La incrociai nel corridoio e la salutai con un poco credibile "ciao zia".
Mi tremava la voce. Lei non mi guardò. Sguardo basso, si limitò a rispondere con un "ciao" inespressivo.
Preparai il caffè. "Zia! Vuoi del caffè?" chiesi.
Lei rispose con il solito tono insulso: "no grazie".
Dopo la colazione, tornai in camera mia.
Quando sentii la zia andarsene senza salutare, ebbi la conferma che era rimasta abbastanza impressionata alla vista del mio cazzo duro.
Tornai fuori e, mentre la sentivo scendere le scale, mi misi attento alla finestra. La vidi avvicinarsi alla sua utilitaria. Si fermò. Sguardo perso.
Tirò fuori dalla borsetta un pacchetto di sigarette e ne accese una. Rimasi sorpreso. Non sapevo fumasse. Aspirava nervosamente e il suo sguardo era perso nel vuoto. La mano le tremava leggermente. Buttò il mozzicone e partì. Mi riproposi, per la mattina dopo, di spingermi un po' oltre.
Andai in bagno. Mi sparai una gran sega pensando a zia Lisa.
Il mio obiettivo era sapere se una giovane donna come lei poteva provare genuine emozioni. Ne aveva bisogno. L'avrebbero aiutata a risalire la china della triste vita in cui era precipitata. Ma forse mi sbagliavo.
Quella sera, mia madre mi disse: "Ho sentito zia Lisa al telefono prima".
L'ansia si impadronì di me. Continuò: "Era dispiaciuta perché stamattina, facendo le pulizie, è entrata in camera tua senza bussare. Poverina.. era desolata. Pensava di averti disturbato. Sai cosa le ho detto? Ho detto che deve entrare nella tua stanza senza problemi quando vuole, così ti alzi e non poltrisci fino a mezzogiorno. Non puoi oziare tutto il tempo! Fai qualcosa!"
Le ricordai che di notte suonavo con il gruppo. Lei si limitò a borbottare: " Suoni.. Fai solo quello. Datti da fare!". Poi mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò a guardare la TV con il mio silenzioso padre.
Alle otto della mattina dopo, li sentii uscire.
Feci la doccia e mi profumai. Parti intime comprese. Mi depilai perfettamente cazzo e coglioni, e attesi.
L'aspirapolvere ruggiva. Come il mattino precedente, lasciai uscire completamente il mio corpo dal lenzuolo che lo copriva. Aspettai.
La sentii indugiare fuori dalla porta. Poi, con passo felpato, entrò.
Richiuse. Maneggiava un piumino con il quale iniziò, silenziosamente, a spolverare i mobili. Io ero immobile. La mia testa era leggermente piegata sulla destra. Quando arrivò al lato sinistro del letto, sentii che mi scrutava. O meglio, scrutava il mio uccello. Portai la testa in posizione centrale e lei, sussultando, continuò le pulizie. Rimase almeno mezz'ora. Il mio cazzo era di una tale solidità da suscitare in lei un continuo interesse. con gli occhi socchiusi, vedevo quelle occhiate fugaci destinate al mio giovane membro. Come l'altra volta, se ne andò velocemente. Dalla finestra, la spiai ancora. Sigaretta, fumata nervosa, e poi via.
Quella sera, la mia arrabbiata mammina rincarò la dose: "Sai cosa mi ha detto zia Lisa!? "Ecco.." Pensai. "Sono stato un idiota. Adesso faccio la figura del depravato". Fuori di sé continuò: " La zia è entrata nella tua stanza e per tutto il tempo che è rimasta dentro tu non ti sei accorto di niente! A che ora sei tornato stanotte? Ma ti sembra normale? Una di queste sere ti farò parlare con tuo padre! Poi vediamo se ti dai una mossa!"
Solito bacino sulla guancia ed espressione sardonica sul mio viso.
Cominciai ad intravedere la possibilità di fottermi la zietta.
La mattina seguente, zia Lisa iniziò le pulizie dalla mia stanza. La parte che recitavo era sempre quella. Però, ora, qualcosa era cambiato.
Zietta vestiva una corta gonna che lasciava intuire un fantastico reggicalze. Portava scarpe con il tacco alto. La camicetta, sbottonata, metteva in evidenza le piccole ma sode mammelle.
Era ben truccata. I capelli raccolti a coda di cavallo.
Si era tinta le unghie delle mani e dei piedi. Emanava una tale carica erotica che la rendeva irriconoscibile. Avevo fatto una buona azione. Si era staccata momentaneamente dalla sua lugubre vita e, in quella stanza, era emersa la vera zia Lisa rimasta nascosta per anni.
Ora ammirava il mio cazzone più spudoratamente. Aveva preso una decisione.
La vidi spolverare di malavoglia. La sua attenzione era rivolta esclusivamente al mio cazzo duro.
Poi, successe l'imprevedibile. Si tolse la gonna rivelando che non portava le mutandine e la gettò sulla sedia. Piumino in mano, si avvicinò. Io ero perfettamente immobile e continuavo la mia patetica dormita. Sentii le piume passare, volando, sulla mia verga.
Lei parlò: "Guarda che lo so che non stai dormendo. E poi ti vedo quando mi spii dalla finestra. Non sono mica scema..". Il tono era stranamente autoritario. Arrogante. Non conoscevo quella zia Lisa.
Aprii gli occhi dicendo stupidamente: " Sei bellissima zia!".
Lei sorrise. Un sorriso triste. Si inginocchiò e lo prese in bocca.
Cominciò un gran lavoro di lingua e di mano. La sua abilità mi sconcertava. Non era un semplice pompino. Sentivo che si applicava devotamente e con voracità. Mugolava. Con l'altra mano si toccava clitoride e buco del culo.
Si girò sempre inginocchiata. "Fammi vedere cosa sai fare!" Comandò.
Non me lo feci ripetere. Cominciai a leccare fica e buco del culo. Dio! Era perfettamente rasata! Sentivo il sapore di zia. L'eccitazione mi faceva girare la testa. Lei, alla pecorina, culo alto, cosce divaricate urlò: " Fottimi! Ti prego!" Appoggiai la cappella e spinsi maldestramente fino in fondo. A lei piacque. La fica, completamente bagnata, emanava odori liberatori. Ora la stavo montando bene. Lei gemeva invitandomi a non smettere, a resistere. Mi stupì quando disse, decisa: "Inculami!".
Pensai velocemente.
Corsi in cucina, aprii il frigo e presi un bel pezzo di burro.
Tornai sempre di corsa. Lei aspettava, paziente.
A contatto del mio cazzo, il burro si sciolse velocemente. Con due mani lo distribuii sull'uccello, senza dimenticare la cappella.
Il culone che avevo davanti mi stava chiamando. Con gran foga, eretto sulle piante dei piedi, appoggiai il duro manganello sull'invitante orifizio.
Spinsi fino in fondo. Lei urlò. Iniziai l'inculata. Lenta e profonda.
Dalla sua fica, gocciolavano caldi umori. Aumentai il ritmo. Dopo venti minuti, lei, con un sussulto, venne. Stavo per sborrare anch'io. Lei se ne accorse. Urlò: " esci presto!". Obbedii. Caddi di schiena sul letto e la zietta, rapidissima dopo essersi voltata, prese un gran fiotto di sperma in bocca. Il getto di sborra era talmente abbondante, che gran parte colava lungo i fianchi del cazzo. La sua lingua, precisa e obbediente raccoglieva con ingordigia ogni fiocco del bianco lattice. Quando ebbe finito sentenziò: "Cazzo che montata! Non avevo ricordi. Sei bravo sai?" "Io bravo, zia Lisa? Tu lo sei! Sei fantastica! Sei la mia troia vero?" Sorrise: "Certo che lo sono. E siamo solo agli inizi. Vorrai scoparmi ancora, tesoro?" "Tutte le volte che vorrai, zia!". Mi hai sorpreso zietta! Ti vedevo talmente rassegnata.. Invece dentro di te c'è ancora la voglia di vivere.. e di fottere!"
Si coricò vicino a me. "La vita con tuo zio non è facile, sai? Non perde occasione per umiliarmi. Sempre. E lo sai perché? Te lo dico io perché. Da parecchi anni non gli tira più l'uccello. Non è mai stato un gran stallone, anzi.
Siamo passati dalla scopata fatta (male) ogni due mesi al nulla. E se la prende con me. Non parliamo mai. Lui fa il galletto solo davanti agli altri. A letto è una merda.
E io soffro. Ho sofferto sino ad oggi. Tu mi hai fatta sentire femmina, troia, puttana e vacca da inculare. Era la prima volta che lo prendevo in culo, sai? Subito mi hai fatto un po' male, ma poi era puro piacere. Ma quanto sborri, tesoro..? Dio! Quanto amo il sapore del tuo sperma! A queste parole, il mio uccello era nuovamente in tiro. Mi buttai su di lei, a divorarle la fica. Lei lo prese in gola. La stavo scopando in bocca mentre titillavo con la lingua il suo turgido clitoride. Lei, non disdegnava forti leccate ai miei coglioni gonfi. Sgusciò fuori. Mi montò. Si muoveva come un'ossessa, urlando. Era instancabile. Mi scopò per una buona mezz'ora. Ora non resistevo più. Urlò: " Sborrami in culo ti prego! Ero già in posizione. I potenti e profondi colpi che le diedi, la fecero venire. La sua fica zampillava come una fontana. Venni anch'io. Il senso di onnipotenza che mi diede quella gran sborrata nel culo di zia Lisa, è indescrivibile.
La possedevo. Era solo mia. Dal suo buco del culo sgorgava sborra fresca, e lei ne godeva. Ripetutamente, la raccolse con un dito e la mangiò avidamente. Ci sdraiammo vicini. "Posso fumare?" Chiese.
Certo zia. Puoi fare tutto ciò che vuoi.
Quando se ne andò, era un po' triste. "Lo rifaremo, vero tesoro?" Mi disse.
"Certo zia! Tutte le volte che vorrai!"
Mi baciò, appassionatamente, lingua in bocca, e tornò alla sua vita meschina e solitaria.
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